Nota legale: La qui
presente storia originale è da considerarsi
proprietà esclusiva dell'autrice;
pertanto, non può essere riprodotta - totalmente o
parzialmente -
senza il consenso di quest'ultima.
Avvertimenti:
deathfic, violenza.
Note:
Perdonate la pretesa di fingermi scrittrice.
Una
bella giornata
C'è
la città chiamata Los Angeles
anche
se nessuno riesce a vedere
che
cosa possa averci a che fare con gli angeli.
(Jack
Kerouac)
Quando parli di Los Angeles, la gente immagina sempre Marilyn Monroe e
Angelina Jolie.
Ricordano Hollywood, i
negozi di Rodeo Drive, i motori rombanti di auto costose.
la spiaggia di
Malibù, le luci troppo forti che illuminano la notte.
Nessuno pensa mai alla
Los Angeles sfortunata, alla parte che con gli angeli ha ben
poco a che fare.
Il vicolo che stava
percorrendo l’uomo, faceva parte di quel mondo dimenticato.
Portava un giaccone
pesante, infeltrito, scuro, nonostante facesse un caldo infernale.
Camminava velocemente,
portando i piedi, stretti in scarpe consunte, uno davanti
all’altro, in linea retta.
Era ben piazzato, le
spalle aperte e larghe.
Il volto aveva
un’espressione accigliata, la barba era stata rasata da poco,
e gli occhi puntavano verso terra.
Sembravano stanchi,
troppo.
Sembrava
più grande della sua età, ma, osservandolo, i
tratti del viso erano ancora morbidi, fanciulleschi.
Un ragazzo sui
vent’anni, forse.
Alzò piano
la testa; era arrivato alla meta.
Aprì la
porta a vetro dinanzi a lui ed entrò nel locale, un piccolo
pub gestito da un immigrato irlandese.
Il posto era umido e
sudicio. Puzza di piscio e birra, pensò il giovane. Ma non
gli importava.
Si sedette ad un
tavolino laccato di vernice verde.
Gli occhi iniziarono a
scrutarsi intorno, con irrequietezza febbrile, e si fermarono su una
figura minuta.
L’aveva
trovata.
Fissò a
lungo la ragazza; se la ricordava calda e morbida, come crema. Dolce e
bollente.
Lavorava ancora come
cameriera, ma il suo turno scadeva presto, verso mezzanotte.
Il ragazzo aveva in
programma di attendere pazientemente, ordinando due birre ghiacciate.
Non aveva ancora
finito la prima quando la giovane prese la giacca lilla ed
uscì dal locale.
La seguì.
Camminarono a lungo, fra le stradine contorte di quell’angolo
di città, fin quando la bottiglia di birra che il ragazzo
aveva continuato a bere lungo il tragitto, rotolò a terra,
spaccandosi.
Si voltò,
la piccola donna, gli occhi aperti in maniera artificiosa, sorpresi.
«Daniel, sei
tu?» lo riconobbe, scandendo il suo nome in un sussurro.
«Quando sei tornato? Io..io … sei ancora
infuriato?» quanta ingenuità in quelle parole,
quanta. Sorrise, Daniel, avvicinandosi alla ragazza.
Era un ghigno di
vittoria, quello dipinto sul suo volto.
«Non ti
preoccupare. Sono venuto a salutarti. Prima della tua
partenza».
«No, Dan, ti
sei informato male. Non vado da nessuna parte».
«Sei
sicura?» le sue mani, grosse e callose, aggredirono il collo
pallido della donna.
Lo sguardo di lei ora,
era carico di paura. Terrore puro.
Ma era troppo veloce,
forte, e lei non poteva scapppare.
Lui spinse. Strinse
con tutte le sue forze, più forte, sempre più
forte, mentre il viso della vittima si contorceva.
Voleva vederla
dibattersi, supplicare aria, supplicare lui. Sentì nelle sue
man una nuova forza, un poter assoluto. Sì, era un Dio, lo
era sempre stato, anche se Lei non se n’era mai accorta.
L’aveva
lasciato perché voleva di più. Non era
abbastanza. Abbastanza bello, abbastanza ricco, abbastanza
intelligente. Voleva fare l’attrice, e Los Angeles era il
luogo giusto per poter sfondare. Per essere come Marilyn, la
“Zucchero candito” di “ A qualcuno piace
caldo”. Perché questo è il
primo nome che viene in mente, quando pensi alla città.
Aveva dato amore,
troppo amore, e in cambio gli avevano dato solo merda. Merda e dolore.
Quello che provava ogni volta che vedeva coppie felici, o famiglie
unite. Perché lui non avrebbe mai potuto avere niente di
questo.
Non avrebbe mai
vissuto la bella vita della Los Angeles per bene.
Solo sangue, buio,
sofferenza. Lacrime.
Merda.
In un lasso di tempo
troppo breve, pensò Daniel, il capo della donna si
reclinò all’indietro. Morta.
La prese in braccio,
chiudendole gli occhi. Iniziò a camminare per la strada,
calmo, finalmente, un sorriso quieto sul volto.
Era quasi
l’alba.
Un vecchio
mattiniero li vide. Guarda quel giovane innamorato, che rientra a casa
scortando la sua bella addormentata. Inarcò gli angoli della
bocca all’insù.
Era bello
l’amore.
Quella sarebbe stata
una buona giornata.
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