Amortentia:
profumo di neve, di libri e...
III.
Ricordo
di non aver chiuso occhio, quella notte, sommerso
da
sensi di colpa che cercavo di scacciare senza esito.
Mi
ero trovato a odiare Pansy per non aver tenuto la bocca
chiusa,
odiare lo stesso Theodore per quello strano comportamento
che
aveva avuto durante la nostra conversazione notturna;
avevo
pure odiato me stesso, per non essere riuscito a
trattenere
il mio migliore amico, per aver detto qualcosa
capace
di ferirlo senza nemmeno rendermene conto.
Il
giorno dopo, Theodore ed io non scambiammo neppure
una
parola, per la prima volta nelle nostre vite.
Pansy
continuava a fissarmi, fastidiosa ed irritante come una zanzara in
un'umida serata estiva, mentre prendevo appunti sulla lezione di
Storia della Magia, noiosissima come sempre. La voce pesante e
strascicata del professor Rüf rischiava seriamente di farmi
addormentare, dopo la notte trascorsa in bianco, ma la sensazione
degli occhi di Pansy che cercavano di perforarmi la nuca mi faceva
rimanere sveglio. Naturalmente non le ero grato per niente grato del
gesto, visto che proprio lei, con il suo comportamento, era una delle
cause della mia insonnia.
Segnai
un paio di date di battaglie importanti sull'angolo in alto a destra
della mia pergamena, prima che il professore ci comunicasse che la
lezione era finita.
Ci
fu un forte tramestio di sedie, libri chiudi di colpo e studenti
dalle voci impastate di sonno che blateravano parole senza senso,
sorretti da amici nelle stesse, vergognose condizioni.
Infilai
il grosso tomo di studio nella tracolla che indossavo ogni giorno e
superai tutti gli altri, ancora mezzi addormentati, per uscire
dall'aula affiancato come sempre da Vincent e Gregory.
–
Si
può sapere cos'hai? – sbottò Pansy non
appena mettemmo piede nel
corridoio, appiccicandosi al mio fianco dopo aver sorriso con
distratta gentilezza a Vincent per averle ceduto il posto. La
ignorai, come avevo fatto per tutta la mattina, evitando di
incrociare il suo pressante sguardo pieno di invadente
curiosità.
Come avevo fatto con Theodore, dopotutto.
–
Continua
pure ad ignorami, nessun problema, – aggiunse acida,
innervosendosi
ancora di più per il mio ostinato silenzio. – Che
Salazar mi
pietrifichi all'istante se dico una balla, ma tu e Theodore quando
litigate siete più isterici di me e Daphne messe insieme in
fase
pre-ciclo! Cos'è successo stanotte, eh? Ieri sera eravate
culo e
camicia come sempre, stamattina sprizzate negatività da
tutti i pori
e non vi parlate neppure.
Continuai
a tacere, camminando a spedito verso l'aula di Incantesimi, e
sperando con tutto me stesso che Pansy si arrendesse presto
perché
la mia poca pazienza stava giungendo velocemente alla fine. In un
altro momento avrei sorriso davanti al suo forbito vocabolario, ma in
un altro momento.
–
Voi
sapete che cosa è successo? – domandò,
rivolgendosi a Vince e
Greg, quando finalmente capì che era inutile insistere con
me. Non
mi voltai a guardarli, ma seppi che avevano entrambi scosso la testa
quando sentii Pansy sbuffare e bofonchiare qualcosa riguardo la
stupidità maschile.
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