Note:
i
membri dei
Muse e Tom Kirk (facciamo i membri dei Muse e basta, va’, che
dopo “I would
like to thank Charles Darwin” Kirky è
definitivamente in da friendship) non mi
appartengono, non sono miei, proprio, zero, tutto quel che segue
è più falso
della faccia di Patty Pravo e io non ne guadagno nulla (anche se vorrei
ç_ç).
…Ho
messo Patty Pravo e i Muse nello stesso periodo. That’s quite
something. XDDD
Spostò
il peso da un piede all’altro e tirò un lungo,
nervoso sospiro davanti alla
porta.
-
Con tutta la scelta che c’era, proprio da quella
più stronza della classe
dovevamo andare? – mugolò affranto.
Accanto
a lui Andy raccolse
le sue numerose
treccine in una voluminosa coda e prese a fissare il campanello con
aria
corrucciata.
-
Scherzi, Matt? Tutto torna. – Appoggiò il dito sul
pulsante e lo schiacciò
brevemente tre volte.
-
Emma Howard ha sempre creduto di essere il centro
dell’universo. Una cosa così
istituzionale e ridicola come l’anniversario della
maturità si poteva fare solo
da lei. – spiegò in tono ragionevole.
La
vide mordicchiarsi il labbro, in attesa. Matt prese a far dondolare
spazientito
la bottiglia di spumante che teneva in mano.
-
Rievochiamo qualche storiella sul professor Harlow, ci scoliamo tutto
l’alcool
che riusciamo umanamente a contenere senza rimettere l’anima
e prima di
mezzanotte siamo a casa. Ok? –
Andy
sorrise senza guardarlo, giocherellando coi propri anelli.
-
Davvero preferisci quella lagna della tua fidanzata a un party in casa
di Emma
Howard? Mio Dio, Mattie, devi esserti proprio costretto a venire qua.
– disse
in tono più innocente possibile.
Lo
sentì sbuffare e rovistarsi nelle tasche.
-
Andy, per favore, in questo momento ci manca solo ricominciare a
discutere su Kate.
– Tamburellò nervosamente le dita sul muro. - Ma
quanto ci mette quella stupida
ad aprire?! – sbottò ad alta voce.
-
Non lo so, d’altronde è sempre stata
defi… Emma, mio Dio, quanto tempo! –
-
Andrea, tesooooro! –
Matt
piegò le labbra in una smorfia schifata. Se Andy aveva finto
entusiasmo giusto
il minimo indispensabile per non sembrare maleducata, Emma le era
praticamente
saltata al collo e le stava miagolando convenevoli commossi come se
fosse davvero contenta di vederla
dopo tutti
quegli anni.
E
ora sarebbe toccata per forza anche a lui.
-
Matthew! – Sobbalzò al suono acuto della sua voce,
alzando su di lei uno
sguardo che sperava sembrasse abbastanza neutro. Non era cambiata per
niente:
sempre bionda, sempre scollata fino all’ombelico, sempre con
quell’espressione
sfacciata e impicciona in faccia. Lo stereotipo fatto e finito della
gallina di
successo, insomma. – Come sei ingrassato, Matthew! E questi
occhiali? Hai
optato definitivamente per il look intellettuale? –
Matt
borbottò un “Merda!” sottovoce e si
sfilò gli occhiali dal naso, ficcandoseli
goffamente in tasca. Al lavoro era costretto a tenerli sempre addosso e
per la
fretta si era dimenticato di toglierseli.
-
No no, io, ecco, li ho sempre od- Come stai? – Si interruppe
a metà della
frase, pensando che non gliene doveva fregare proprio un accidenti del
rapporto
che aveva coi suoi occhiali. Si scambiarono due baci sulla guancia,
Matt
imbarazzatissimo, lei ridacchiante come una cretina. – Ho
portato dello
spumante. – disse, sollevando il braccio che reggeva la
bottiglia a mo’ di
garanzia.
-
Oooooh, ma non dovevi! Non dovevate! – Fece un passo indietro
e liberò loro la
via, un sorriso eccitato che le andava da un orecchio
all’altro. – Dentro,
dentro, che sono già arrivati quasi tutti e non vedono
l’ora di vedervi! –
Sì,
non vedono
l’ora di ricominciare a riempirmi di coppini fino a farmi
bruciare il collo.
Scommetto che nel vuoto e nella noia delle loro vite di adesso gli
è mancato un
sacco.
Andy
sfoderò il sorriso più falso del suo repertorio.
-
Bene! Anche noi. – e la seguì
all’interno della casa, ridacchiando quando Matt
le sillabò silenziosamente “disgustoso”
senza che Emma potesse vederli.
*
Matthew
non era andato a casa degli Howard nemmeno una volta in cinque anni di
liceo – d’altronde
sarebbe mai stato possibile, lui,
lo sfigato, a prendere il tè dalla ragazza più
popolare della scuola?... -
e fu costretto ad ammettere con una punta di fastidio che era molto
bella. Il
soggiorno era amplissimo e luminoso, arredato con mobili antichi che si
sposavano benissimo con le vecchie stampe alle pareti e con quattro
imponenti
piante di beniamino poste davanti alle grandi finestre. Lì,
allineati in piedi
davanti a un lunghissimo tavolo di legno scuro coperto di ogni ben di
dio,
stavano tutti i suoi ex-compagni di liceo in piena fase di chiacchiera
selvaggia.
L’inferno
dantesco, praticamente.
-
Guardate chi è arrivatoooo! – strillò
entusiasta la padrona di casa,
sventolando le braccia in aria come una tifosa particolarmente
agguerrita. Matt
intercettò lo sguardo già esausto che Andy aveva
rivolto al cielo: ma perché
doveva dire ogni cosa come se annunciasse la novità
più eccitante del momento?
-
Mio Dio, Bellamy, non ci posso credere. – sussurrò
genuinamente stupefatto
Miles Crawford, un uomo grande come un armadio che gli aveva reso
impossibile
il ritorno a casa per cinque terribili anni. – Sei finalmente
riuscito a
vincere l’anoressia? – disse, tutto soddisfatto
della sua brillante battuta,
stringendogli le dita fino a fargliele scrocchiare. La maggior parte
dei maschi
e qualche ragazza, che era oca al liceo e oca era rimasta anche alla
soglia dei
trent’anni, risero divertiti; Matt gli rivolse una smorfia
compassionevole.
-
Miles, che piacere. Vedo che invece le tue menomazioni cerebrali
continuano a
darti problemi. –
Andy
mascherò un sogghigno vittorioso dietro al suo bicchiere di
vino. Il sorriso
dell’uomo si incrinò leggermente.
-
Sei sempre stato uno stronzetto arrogante, Bellamy. –
ringhiò, passandogli una
bottiglia di birra con fare minaccioso. Matt lo ringraziò
sottovoce e la alzò
per un brindisi.
-
E tu un gran coglione. Ben ritrovati! – disse sarcastico, e
cominciò la sua
opera di ubriacamento.
*
-
A quanto sei? – gli sussurrò Andy con la migliore
delle sue voci strascicate.
Matt sbattè più volte le palpebre.
-
Tre birre, mezzo litro di vino, un bicchiere di whisky. –
-
Idem, più o meno. –
-
Ma è ancora troppo poco. –
-
Non me lo dire. Georgiana e la sua cricca di amichette imbecilli hanno
appena
finito di parlare dei loro figli, e io ero indecisa se mettermi due
dita in
gola o provare pietà nei confronti di quelle povere
creature. –
Matt
lasciò andare la testa contro la poltrona e
ridacchiò piano, gli occhi chiusi.
Andy riprese a parlare concitata, le guance rosse per
l’alcool e lo sguardo
stralunato.
-
Ah, e Jimmy Cowell mi ha chiesto il numero di telefono! Mi ha chiesto
di uscire
insieme, per parlare dei vecchi tempi! Non so come ho fatto a non
scoppiargli a
ridere in faccia. –
Matt
ora sghignazzava senza controllo. Jimmy Cowell, un figlio di
papà con il
quoziente intellettivo di un cucchiaino da caffè, ci aveva
provato con Andy a intervalli
regolari per tutti gli anni del liceo, sempre in maniera a dir poco
grezza – e
di fronte ad ogni puntuale rifiuto aveva reagito spargendo in giro la
voce che
lei era frigida e incapace persino a baciare senza lingua. Il fatto che
non gli
fosse ancora passata quella fissa senza speranza e che ancora credesse
di avere
qualche possibilità con lei dopo averle rovinato di
proposito la reputazione
plurime volte lo faceva piegare in due dalle risate.
-
Mezz’ora e poi ce la filiamo. Non ce la faccio
più. – disse, bevendo tre lunghi
sorsi dalla sua quarta birra. Andy annuì freneticamente.
-
Sì, per carità. Ci conviene comunque andare a
parlare con- -
-
Giuro su Dio, Em, è l’ultima volta che ti faccio
da schiavo! –
Entrambi
alzarono la testa incuriositi. Un ragazzo biondo era appena sbucato dal
corridoio, portando in ciascuna mano due voluminosi sacchetti della
spesa che,
a giudicare dal rumore che facevano contro le sue gambe, dovevano
essere pieni
di ulteriore alcool.
Matt
non riusciva a vedergli bene la faccia perché era coperta
per metà da una
pesante sciarpa ma, a giudicare dal colore dei capelli e dal tono
famigliare
con cui la insultava, doveva essere il fratello di Emma.
Questa
gli trotterellava dietro sui tacchi alti miagolando ringraziamenti
acutissimi.
-
Dommie, oh, sei un angelo, grazie grazie grazie! Abbiamo già
finito tutto! –
-
Non ci posso credere. – sussurrò basita Andy. Matt
si girò a guardarla confuso.
– Cazzo, non ci posso credere! – ripetè
in tono eccitato.
-
Che c’è di tanto pazzesco, Andy? –
chiese lui, notando che le brillavano gli
occhi. Lei sospirò teatralmente.
-
Dominic Howard. – tubò deliziata. Matt
arricciò il naso.
-
Il fratello di Emma Howard. Sì, mi dispiace un sacco per
lui. – commentò,
sarcastico. Andy alzò gli occhi al cielo.
-
Ma dai, Matt, non ti ricordi? Ti ho fatto una testa così con
lui in terza!
Avevo una cotta allucinante! –
Matt
riportò lo sguardo sull’oggetto della loro
conversazione, che aveva appoggiato
le borse sul tavolo e distribuiva bottiglie e lattine a tutti
beccandosi
ringraziamenti particolarmente sentiti da parte della componente
femminile. Si
era tolto il cappotto e la sciarpa: notò che era magro, non
particolarmente
alto, e che i vestiti gli stavano addosso molto bene, dandogli
un’aria di
elegante disinvoltura.
-
Se dovessi mettermi a ricordare tutti quelli per cui ti eri presa una
sbandata,
Andy… - ribatté, bevendo un’ulteriore
sorso della sua birra. A qualche metro di
distanza Dominic ne aprì una a sua volta e si accese una
sigaretta, ascoltando
con un sorriso le chiacchiere dei suoi compagni di scuola. Incrociarono
velocemente lo sguardo.
Ha
gli occhi
grigi,
pensò distrattamente Matt, lo sguardo
immediatamente fisso sul tappeto per un motivo che non
sapeva bene
spiegarsi. Non ho mai incontrato nessuno
con gli occhi grigi.
-
E’ ancora più bello di quando aveva
diciott’anni, se possibile. – gorgheggiò
Andy con aria sognante. Matt la guardò sconvolto: era quella
la stessa ragazza
cinica e disinibita che usava gli uomini come fazzolettini usa e getta?
-
Sei regredita a quindici anni? Vuoi rimetterti ad ascoltare gli Spandau
Ballet?... – la provocò con una risata, mettendole
un braccio attorno alle
spalle. Lei arrossì e gli rubò la bottiglia di
birra.
-
Ah, sarebbe tutta fatica sprecata, comunque. –
Mandò giù un breve sorso con
aria afflitta, facendo tintinnare i numerosi braccialetti che portava
ai polsi.
– Oggi come allora. –
Matt
vide Dominic fare lo sgambetto a sua sorella e acchiapparla
all’ultimo prima
che volasse con la faccia sul pavimento. Troppo
buono.
-
Perché? – chiese, sovrappensiero. Andy gli rivolse
un sorriso supponente.
-
Vivevi proprio fuori dal mondo, eh, Matt? Già il fatto che
tu non ti ricordi di
lui ha dell’assurdo. Era uno dei più popolari, a
scuola. –
Lui
fece un gesto con la mano che voleva dire “avrebbe dovuto
importarmi qualcosa?”
e lei sbuffò.
-
E’ gay. – disse solennemente, come se avesse appena
annunciato una terribile
tragedia. “Che spreco” la sentì poi
aggiungere sottovoce, finendo in un sorso il
contenuto della bottiglia.
*
Matt
mosse lentamente il collo avanti e indietro. Doveva subito bere
qualcos’altro:
l’effetto esilarante dell’alcool stava cominciando
a scemare, Andy era stata
catturata nel vortice dei pettegolezzi femminili e lui aveva ripreso ad
annoiarsi terribilmente.
Si
sporse per rovistare tra le varie bottiglie accumulate sul tavolo, in
cerca di
una che fosse minimamente piena. Finalmente trovò del whisky
e se ne versò un
generoso bicchiere con un verso soddisfatto.
-
Ci vuoi dell’acqua? –
Si
girò: Dominic Howard gli sorrideva gentile con una bottiglia
di plastica in
mano.
-
Sì, grazie. – rispose educatamente, allungandogli
un bicchiere vuoto. Lui lo
riempì, se ne riempì uno a sua volta e
alzò in aria il suo whisky per un
brindisi.
-
Alla fine di questa orrenda serata. – dichiarò con
una smorfia provocatoria sul
viso. Matt ridacchiò e fece scontrare i due bicchieri con
soddisfazione.
-
Dio, sì, alla fine di questa orrenda serrata. –
Bevvero
in silenzio. Dominic emise un verso soddisfatto e gli tese una mano.
-
Piacere, Dominic. E scusami per il comportamento poco consono a un
padrone di
casa, ma ho visto che ti annoiavi e ho pensato che dovevi essere uno a
posto. –
Matt
sorrise davanti al calore delle sue parole e gli strinse la mano a sua
volta.
-
Matthew, piacere mio. – Si sedettero. – E hai
perfettamente ragione. Nel senso,
- si corresse subito, impacciato
- non
sul fatto che sono un tipo a posto ma… beh…
rispetto alla noia, ecco. –
Dominic
rise e lui arrossì fino alla punta dei capelli. Maledetto
nervosismo da
socializzazione, gli aveva sempre reso la vita un inferno.
-
Beh, l’ho detto io che sembri un tipo a posto, quindi penso
di essere
abbastanza d’accordo anche su quel punto. A meno di non
essere verbalmente
dissociato. –
Matt
ridacchiò a sua volta. Dominic lo guardava con aria
tranquilla, bevendo di
tanto in tanto un sorso del suo whisky, e il suo atteggiamento
amichevole lo
stava aiutando a rilassarsi per la prima volta nel corso della serata.
-
Conosci qualcuno di loro? – chiese, abbracciando con un gesto
della mano la
stanza vociante. Lui scosse la testa.
-
Non particolarmente, ma ho sempre pensato che mia sorella avesse una
classe del
cazzo. La gente che portava a casa era impresentabile. –
-
Ah, sì, io li odiavo tutti. O quasi. –
Rivolse
uno sguardo affettuoso ad Andy, che era imprigionata in una sorta di
circolo
del cucito con in faccia un’espressione sofferente da martire
cattolica.
Dominic
seguì i suoi occhi e sorrise.
-
E’ molto carina, la tua amica. – disse alzando le
sopracciglia in un gesto
eloquente dietro il suo bicchiere di whisky.
– Ecco, lei rimpiango che non sia mai venuta a
studiare a casa nostra. –
Matt
annuì meccanicamente.
Ma
non era gay?
-
Almeno avrei avuto qualcosa di bello da guardare. –
Calò
un breve silenzio. Matt non sapeva cosa dire: doveva proseguire nel
commentare
l’avvenenza di Andy? No, sarebbe sembrato forzato.
C’era un motivo per cui era
sempre stata la sua migliore amica e niente di più.
Decise
di andare sul classico.
-
Allora, cosa fai nella vita? – chiese, facendo ruotare il
whisky nel bicchiere
per cercare di darsi un contegno. Dominic accavallò le gambe
con un gesto
fluido e si sistemò meglio sulla sedia.
-
Gestisco un bar con un mio amico. – rispose con un sorriso
soddisfatto; doveva
piacergli molto il suo lavoro. Matt si trovò a invidiarlo
selvaggiamente.
Le
rotelle del suo cervello presero a girare in maniera frenetica.
Dai,
digli
qualcosa di brillante e spiritoso. Fai bella figura con un estraneo per
una
volta nella tua vita.
-
Cocktail, aperitivi, quel campo lì? – si
ritrovò a semi-balbettare, una mano
nervosamente affondata nei capelli. Dominic rise di gusto e a Matt
venne voglia
di sprofondare nel pavimento.
Complimenti
alla
tua iimprevedibilità, Bellamy.
-
Sì, proprio quel campo lì. E tu? –
chiese, un’espressione di educata curiosità
sul viso.
Matt
sentì le spalle precipitargli verso il suolo.
-
Lavoro in una libreria. – borbottò, lo sguardo
fisso sulle proprie mani che
stavano torturando impietosamente i bordi del bicchiere. –
E… - Si interruppe
immediatamente. Ma che cosa gli saltava in testa di scaricare le sue
frustrazioni addosso all’unica persona piacevole che avesse
incontrato quella
sera? - …E basta. –
Dominic
annuì con quello che sembrava sincero interesse.
-
Bello! Mi è sempre piaciuto avere libri intorno. Mi piace il
calore che
trasmettono alle stanze. –
-
Sì… Anche a me. –
E
di nuovo non sapeva cosa dire.
Accavallò
le gambe anche lui, a disagio, e quasi sobbalzò quando
riudì la voce profonda
di Dominic.
-
Mi guarderesti in faccia, se non ti dispiace? –
Cominciò
a sudare freddo. Non sembrava scocciato, dal tono. Sembrava soltanto
molto
curioso.
Gli
obbedì arrossendo. Lui analizzò con estremo
interesse qualcosa sul suo viso per
qualche secondo, poi sorrise lentamente.
-
Ah, ecco. Mi ero sbagliato. – disse sottovoce.
Matt
si sporse in avanti senza rendersene conto.
-
Su che cosa? – domandò, incerto. Dominic si
schiarì la gola e si sistemò il
colletto della camicia con un gesto misurato.
-
Hai gli occhi azzurri. Mi erano sembrati verdi, in un primo momento.
– disse in
tono sicuro.
Matt
arrossì senza sapere davvero perché.
-
B-beh, sì. – Che altro poteva dire a riguardo?
– Sì, sono azzurri. –
-
Sono molto belli. –
Ecco,
adesso sì che sapeva perché arrossire.
Una
gioia inaspettata, esaltante gli si fece strada nel petto a quel
commento. Per
quale motivo quel commento gli faceva tanto piacere? Sapeva che Dominic
era
gay, avrebbe dovuto sentirsi intimorito e minacciato da un suo
approccio così
diretto. A lui mica
interessavano gli-
-
Strano, perché… Perché la prima cosa
che ho pensato di te è che non avevo mai
visto degli occhi come i tuoi. – Respirò
velocemente, cercando di non accavallare
le parole per l’eccitazione. – Non credevo
esistessero davvero gli occhi grigi.
–
Ma
che mi
prende? Che sto dicendo? Meglio tagliarla qui, prima che il whisky
faccia
ulteriori danni.
Rialzò
lo sguardo su di lui. Sembrava piacevolmente colpito dalle sue parole.
-
Io… Grazie, lo prendo come un complimento. –
mormorò, i tanto citati occhi
grigi fissi su di lui.
Matt
deglutì a fatica. Il suo sguardo era esplicito ed esitante a
un tempo, come se
sapesse esattamente dove e in che maniera fissarsi ma avesse delle
riserve nel
farlo.
Ed
era decisamente troppo per lui.
-
Vado in bagno. – fu la sua brusca risposta.
*
Chiuse
le mani a coppa sotto il getto del rubinetto e si buttò
sulla faccia dell’acqua
così gelata che rabbrividì da capo a piedi.
Ma
una doccia fredda gli faceva solo bene.
Perché
le gambe gli tremavano? Perché sorrideva come un imbecille?
Perché gli veniva
voglia di tirare fino a mattina in casa della persona più
irritante del
pianeta, solo per poter parlare di banalità con suo fratello?
Perché
mi sembra
che i pantaloni si siano ristretti di due taglie buone?
Si
guardò allo specchio. Era rosso in faccia, e spettinato. Con
un mugugno tentò
di rimediare, passandosi le dita fra i capelli, ma gli
sembrò di star solo
peggiorando la situazione.
Sobbalzò
leggermente sentendo la porta aprirsi. Si girò: era Dominic.
Dominic
che sorrideva timidamente e chiudeva la porta a chiave con un gesto
cauto.
Tornò
a rivolgere lo sguardo verso le specchio, un singolo, squisito brivido
che gli
scorreva lunga la schiena come una scossa elettrica.
-
Non spaventarti, ti prego, non voglio farti nulla. – lo
sentì cominciare in
tono sommesso, quasi impaurito. Doveva temere una sua reazione
incontrollata –
una preoccupazione comprensibile, per un gay che decida di chiudersi
nel bagno
di casa sua con uno sconosciuto dalla sessualità non meglio
pervenuta.
Prese
un lungo respiro di naso e decise di non incontrare i suoi occhi nello
specchio, non ancora.
Per
quanto si sentisse stupido a fissare il lavandino in un momento come
quello.
-
Immagino che debba ringraziare l’alcool. –
proseguì Dominic, ridacchiando piano
e passandosi una mano fra i capelli. – O forse no, forse
l’avrei fatto
comunque. – dichiarò con rinnovata sicurezza,
forse più a sé stesso che a lui.
- Non riesco a staccarti gli occhi di dosso. – Fece una
brevissima pausa, ed
entrambi trattennero il respiro. – Non volevo che te ne
andassi senza sapere
che ti trovo… bellissimo, e… e… -
Matt
chiuse gli occhi e deglutì rumorosamente, sentendosi molto
leggero. Quando li
riaprì Dominic era due centimetri dietro di lui, le mani
accanto alle sue sul
lavandino.
Sentì
il suo respiro irregolare sui capelli e alzò lo sguardo per
incontrare i suoi
occhi allo specchio.
Erano
grandissimi, vivi, e lo guardavano ansiosi. Tutto il suo viso sembrava
concentrato
nell’attesa di una sua qualsiasi parola, o anche di un
semplice gesto, che gli
desse il via libera.
Ma
lui per ora non riusciva nemmeno a pensare. Era tutto troppo
inaspettato, e
troppo bello, perché fosse capace di reagire in qualsiasi
maniera.
Sentì
le sue dita sfiorargli la mano destra, quasi impercettibili.
-
Non sapevo se ti avrei più rivisto. – gli
sussurrò all’orecchio. – N-non sapevo
se tu… Se potevo… -
Il
suo tono esitante ruppe qualsiasi sua esitazione. Abbandonò
la testa sulla sua
spalla con un gemito sollevato e lo sentì immediatamente
premersi contro di
lui, le braccia che si stringevano sul suo stomaco con una rigidezza
che
tradiva la voglia tenuta a freno.
Sentì
che lo baciava sul collo e gemette ancora. Al primo bacio
seguì un secondo, un
terzo, un quarto, e prima di rendersene conto lo stava stringendo a sua
volta
inarcandosi all’indietro contro il suo inguine, la testa
meravigliosamente leggera
e il cuore che minacciava di uscirgli dal petto.
Riaprì
gli occhi. Nello specchio, Dominic lo cingeva per la vita con una mano
e con
l’altra gli stringeva i capelli in un pugno per fargli
chinare ancora di più la
testa, il viso arrossato premuto sul suo collo. Vide la sua lingua
leccare
lentamente il lembo di pelle sotto al suo orecchio e la fitta di
piacere che
sentì quando lui cominciò a succhiare
sembrò svegliarlo dal suo intorpidimento.
-
Non… Non posso. - mormorò facendosi una violenza
incredibile. La testa di
Dominic scattò subito in alto e i suoi occhi si incatenarono
ai suoi. Respirava
veloce.
-
Come? – chiese pianissimo, allentando di un poco la stretta.
Matt percepì
subito il vuoto provocato dall’improvvisa assenza di calore
farsi strada in
ogni parte del suo corpo.
Si
voltò con lentezza e appoggiò la schiena al marmo
freddo del lavandino.
-
Sono impegnato. – ammise a malincuore, alzando velocemente
gli occhi per
incontrare il suo sguardo.
Sembrava
andare oltre al semplice dispiacere; avvertì qualcosa di
più intenso che gli
fece stringere lo stomaco.
-
Scusami. – lo sentì sussurrare dopo alcuni secondi
di pesantissimo silenzio.
Matt allungò meccanicamente le mani in avanti e lo
afferrò per le braccia.
-
No, non scusarti! E’ stato… - niente.
Nemmeno un bacio. Ma Cristo se questo niente è stato bello. -
…Fantastico.
– Lo vide sorridere debolmente. – E credimi, ti ho
fermato unicamente per
scrupoli morali. –
Dominic
rise piano, una risata che sembrava grattargli dolorosamente la gola
per lo
sforzo.
-
Io… Dovevo provarci, tutto qui. –
Matt
ritirò con cautela le mani dal suo corpo. Si guardarono in
silenzio, frustrati.
-
Senti, lo so che non dovrei ma… Posso baciarti? Solo una
volta. – sbottò
Dominic, gli occhi lucidi. – Voglio sapere come sarebbe stato
se… Non devi
neanche ricambiare, se non ti senti. Solo… -
Si
interruppe a metà lasciandosi sfuggire un verso esasperato e
gli prese entrambe
le guance fra le mani, praticamente invitato a nozze dallo sguardo
implorante
di Matt. Che tentò di obbedirgli, almeno
all’inizio, ma mandò tutti i suoi
maledetti scrupoli morali all’aria quando Dominic si fece
strada fra le sue
labbra con la lingua.
Si
aggrappò alle sue spalle e gli si spinse addosso con tutta
la passione che
aveva. Non aveva mai provato tanto piacere per un semplice bacio, non
si era
mai sentito sciogliere in un abbraccio. Lo tirò a
sé per i fianchi e gemette
contro il suo collo quando le loro erezioni si sfregarono
l’una contro l’altra,
allontanandosi di scatto.
-
Non posso. – ripetè in un lamento.
Lanciò un ultimo sguardo addolorato a
Dominic, mimò un “mi dispiace” con le
labbra e afferrò la chiave della porta
per uscire da quel bagno più in fretta che poteva.
Note
dell’autrice:
allora,
la verità è abbastanza semplice: non voglio
finire Entropy. È acclarato XDDD,
quella storia sta per concludersi e io non voglio assolutamente che
ciò accada,
per cui le provo tutte per distrarmi – prima il porn bieco e
becero, ora il
fluff sfarfalleggiante.
Perché
quello che avete appena letto è solo il primo capitolo del
diabete fatto
storia. Davvero, tutti alla fine si amano, tutti si vogliono bene e
viva l’happy
ending e che l’amore trionfi, YAY!
(Scusate,
sono le tre del mattino e sono in generale un po’ turbata da
come questa storia
sa venendo fuori. Cioè, Dom barista e Matt libraio. NON SO
SE CI STIAMO CAPENDO
XDDD)
(La
verità è che devo smetterla di leggere il fandom
straniero, ha una bruttissima
influenza su di me)
È
con viva e vibrante soddisfazione che ringrazio megalomania
per il betaggio, anche se mi ha fatto passare
l’ultimo
quarto d’ora a correggere tutte le e maiuscole accentate che
io prima scrivevo
con l’apostrofo – disonore su di me, disonore sulla
mia mucca! – invece che con
il simbolo apposito che Word tiene in serbo per i puri di cuore. Ora
dovrò
rileggere tutte le mie storie e cambiare ogni fottutissima e *si
strappa i
capelli*
Sara
si merita il mio amore anche per la sua creatività in fatto
di titoli: sua è
stata infatti l’idea di mandare in shuffle l’iPod
fino a trovare qualcosa di
appropriato, e questa storia ha rischiato di chiamarsi, in ordine
- Katherine Kiss Me (lol)
- Public Pervert
-
Green Eyes (seems legit, dopo tutta la pappardella sul grigio e
l’azzurro)
-
Bathroom Acoustics
fino
ad approdare, thank God, ai nostri ragazzi con Yes Please.
Aspetto
trepidante le vostre reazioni *-*
(No,
in realtà ho paura delle vostre reazioni XDDD)
:***
|