0.0 Micky:
Una tenue luce, un tonfo, un forte
sospiro, un esile corpo cercò
di arrampicarsi sulla ripida parete di libri arrivando a stento contro
il quarto
scaffale; ma non si arrese: salì ancora, fino al culmine
delle sue forze,
allungò il braccio verso quel
libro
incastrato tra pezzi d’antiquariato e una lunga tavola di
legno che pareva non
finir più.
Improvvisamente si ritrovò a terrà con il tesoro
tanto ardito in grembo,
chiedendosi per l’ennesima volta perché mai un
tale capolavoro debba trovarsi
proprio sugli scaffali più alti, per lui irraggiungibili se
non aiutato da non
si sa quale forza mistica; soddisfatto strinse il tesoro al petto, con
il cuore
a mille, e si diresse verso la fonte di luce che aveva acceso prima
della sua piccola
arrampicata.
Si sedette, con calma,
tirò un forte respiro per assaporare
l’odore della vecchia carta stampata, con le dita sottili
toccò le scritte
d’oro sulla copertina color borgogna e lesse nella sua mente,
pensando “Sarà la
100esima volta che lo leggo” e a bassa voce
sussurrò “Romeo e Giulietta”
socchiudendo gli occhi come fosse sopraffatto dalla
felicità. Aprì il libro,
leggendo quelle prime fatidiche righe e continuò
così per tutta la notte…
Se una persona come noi, adesso,
fosse entrata nell’enorme
biblioteca del casato Stradivari e si fosse
voltata verso il piccolo Micky, vedendolo di spalle avrebbe pensato
fosse un
mostro con una lunga coda color carne e delle grigie orecchie rotonde,
come
quelle di un topo.
Se il piccolo a questo punto si fosse voltato avreste sicuramente
notato la sua
espressione triste, essendo stato disturbato dalla lettura, delle
adorabili
efelidi in corrispondenza degli zigomi e gli occhi grandi di un colore
soprannaturale che sembrava simile al grigio scuro, ma non era. Il
volto del
17enne sarebbe stato, come al solito, incorniciato da dolci capelli
castano
chiaro, mossi, trattenuti da una parte con due mollettine rosse.
Ma non sarebbe mai accaduto dato che,
persone come noi, non
esistono in questo mondo. Qui tutti hanno un “animale
totem” che si individua nell’aspetto con
coda, occhi e
orecchie. Il
piccolo Micky era un vero e
proprio “topo da biblioteca”.
Il suo amore per la lettura nacque
con lui: sin da
piccolissimo la madre gli leggeva le favole di Italo Calvino, le
struggenti
storie Shakespeariane, educandolo all’amore per il prossimo.
Micky amava quella
donna, amava la donna che l’aveva messo al mondo, la donna
che lo stringeva a
se’ nelle notti di tempesta.
Il piccolo cercò quella
donna per ore nell’enorme residenza, perdendosi
infinite volte, salendo e
scendendo per infiniti scalini. Finalmente raggiunse la stanza della
madre,
chiedendo distrattamente a chiunque passasse per di lì dove
ella fosse. Nessuno
gli rispondeva, nessuno lo guardava, c’era molta agitazione e
Micky iniziava ad
avere paura, allora si aggrappò alla gonna di una serva, che
nervosamente indicava
la strada per la stanza dell’ossessione del bambino ad un
dottore panciuto.
Micky lentamente apriva la bocca trattenendo a stento le lacrime:
“Dov’è la
mamma..?”
La serva si accucciava all’altezza del piccolo di soli tre
anni e stringendolo
forte contro il proprio seno gli sussurrava che sarebbe andato tutto
bene.
Micky non capiva cosa intendesse la giovane, fino quando si rese conto
che la
mamma era andata via. L’unica cosa che gli era rimasto di lei
erano le due
mollettine rosse con cui la donna era solita acconciarsi i capelli
appena
sveglia.
Il piccolo non pianse, si rinchiuse semplicemente in uno “splendido
isolamento” . Nessuno lo cercò,
tantomeno il padre,
sempre occupato con i suoi affari all’estero. Giorno e notte
nell’enorme
biblioteca a leggere libri su libri nella speranza che
“qualcosa” cadesse dal
cielo e cambiasse la sua monotona vita di topo da biblioteca. Nella
speranza
che la madre tornasse da lui.
**Mi scuso infinite volte, ma adesso, dopo aver riletto e sistemato
come ho
potuto i capitoli li riposto nella speranza siano più
scorrevoli e
allettanti!**
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