-Angolo
Autrice-
Eccomi
col famoso (?) spinoffino! Riveduto e corretto, spero senza
erroracci.
Non
è necessario aver letto la storia principale, anche se qualche
riferimento c'è... in fondo questi due c'erano, seppur come
amebe di sfondo. *rotola*
Tanto
amore e paturnie come sempre, spero vi piaccia. *^* ♥
«Hey,
Lukas, guarda! Guarda!»
Il
ragazzo obbedisce, chiedendosi per l'ennesima volta perché
abbia accettato di andare. Tino sembrava tenerci molto a regalargli
il suo biglietto, eppure quel sabato era previsto che Matt andasse
con i suoi due migliori amici, non con lui.
Non
è stato invitato da Matt, tanto per cominciare. Non conta che
sembrasse davvero contento (e sorpreso?) nello scoprire che quella
giornata l'avrebbero passata insieme. Non lo ha invitato
personalmente.
Agli
occhi di Lukas, quell'Essere irritante è soltanto felice di
non vedere i suoi progetti sfumare. Per lui conterà far fede
al disegno che si era fatto del sabato al luna park, poco importa con
chi.
Cosa
dovrebbe pensare, altrimenti?
«Wow,
quella va davvero in alto, eh?», lo
sente mormorare pieno di meraviglia, il naso all'insù.
«Sarebbe stato divertente costringere
Ber a salirci contro la sua volontà. Mh, ma forse non l'avrei
fatto, ha davvero paura...»
Torna
a guardarlo, catturando per un istante, in quella sfumatura bassa, la
sincera delusione per l'assenza dell'amico.
Si
sente in colpa per il pensiero formulato poco prima, ma solo un po'.
Non ha dubbi che sia dispiaciuto di non essere con i suoi amici, ma
questo aumenta la convinzione di non essere stato invitato poiché
non particolarmente gradito.
Si
sente un rimpiazzo. Non è mai la prima scelta quando si tratta
del Trio Nordico.
«Avresti
potuto rimandare», sbotta innervosito.
«Quella
era l'idea», sospira Matt,
tornando a guardarlo e sorridendo improvvisamente. «Ma
possiamo rimediare un'altra volta. Mi sembrava grandioso stare con
te, oggi!»
Mi
sembrava grandioso stare con te? Se fosse vero mi avresti chiesto di
accompagnarvi dal principio, scemo.
Lukas
mugugna qualcosa ed interrompe il contatto visivo, turbato dalla
luminosità di quel sorriso e maledicendosi di nuovo per aver
ceduto agli occhioni convincenti di Tino. Obiettivamente, però,
Matt sembra sempre contento di stargli intorno. Quando sono a scuola
o quando tornano a casa, gli si affianca volentieri ed inizia a
parlare di qualsiasi cosa. Non lo costringe di certo.
Quel
lato del suo carattere è sia fastidioso (e sta diventando
oggetto di studio Lukesco: è davvero possibile dire
qualsiasi cosa passi per la testa senza averci pensato dieci secondi
politici?) che affascinante.
Matt
è tutto ciò che non è lui; in qualche modo,
invece di sentirsi a disagio, è in pace con se stesso. È
anche uno dei pochi ragazzi a non avere soggezione dei suoi silenzi,
dei suoi sguardi imperscrutabili, delle frasi saccenti che spesso gli
escono. Non si fa problemi a toccarlo, mentre altri sobbalzano solo a
sfiorarlo.
Poi,
anche se a volte lo offende, Matt continua a ridere come se non gli
importasse niente, come se non avesse sensibilità. È
passata da un po' la convinzione che quel modo di essere sia
stupidità. No, non è stupido ed in quanto a sensibilità
ne ha moltissima, solo che non si lascia ferire dai suoi modi
scontrosi. Si è abituato?
Crede
che in fondo Matt lo capisca, che sappia che non intende essere
sgarbato od offensivo, che quello è solo uno dei tanti modi
che ha per nascondersi e spesso si dispiace di una frase pungente
subito dopo averla pronunciata.
Lukas
non è solo molto introverso e discreto, è anche
fragile.
Certe
volte ha così paura di dire quello che veramente pensa che non
può fare a meno di tacere, tenendosi tutto dentro; altre volte
dice l'opposto di ciò che vorrebbe e poi ci rimugina per
giorni, incapace di chiarirsi.
E
alle volte pensa cose davvero strane.
Gli
è capitato di provare un inspiegabile senso di sofferenza al
centro dello stomaco ogni volta che Matt abbraccia i suoi amici. Oh,
non dovrebbe irritarsi per certe cose, non è che Matt sia una
sua proprietà e non ha nessun diritto di fargli pesare quei
gesti.
È
affettuoso ed espansivo, qualche volta alza il braccio e stringe
anche lui, sogghignando mentre parlano tutti insieme. In quei
momenti, il cuore di Lukas salta dei battiti, ed è felice,
intimamente, che quel braccio sia lì per lui e non per Tino.
Certe volte resiste e finge di non notarlo, continuando ad ascoltare
e rispondere quando tocca a lui, ma altre glielo deve levare e
chiedergli con calma assoluta perché debba sempre mettere le
mani addosso agli altri.
Per
qualche secondo lo sguardo di Matt sembra ferito (ma potrebbe essere
una sua impressione), prima di sparare qualche risposta stupida e
riacciuffarlo con un ghigno.
Vuole
essere toccato, vuole il braccio sulle spalle, ma... non lo
regge dentro e non vuole volerlo.
Diventa
ancora più difficile quando gli scappa una lunga occhiata e
dall'angolazione più bassa in cui si trova vede le sue labbra
socchiuse, mentre ascolta qualche compagno spiegargli una lezione che
non ha studiato, e Lukas, fatalmente, pensa a quanto sarebbe fuori di
testa e pazzesco tirarlo per la cravatta e baciarlo. Chissà
cosa proverebbe a quel contatto?
Quei
pensieri stanno diventando sempre più frequenti.
Si
può dire che abbia capito di avere una preferenza per il sesso
maschile proprio grazie a Matt. La sua prima cotta? È così
che si dice? Perché di certo parlare di primo amore
sarebbe... assurdo.
Non
intende cedere a quei desideri senza senso. Non ha significato
pensare a quanto stia bene con lui intorno o a quanto lo trovi bello
e speciale.
Inoltre,
a condire il casino emotivo in cui versa da quando ha scoperto
quell'interessamento non proprio amichevole, ha iniziato ad
accorgersi di alcuni dettagli scomodi. Ha notato (sospetta, in
verità) che anche gli altri due membri del gruppo sono
innamorati di lui.
Innamorati
anche? Lui non... non è... insomma, non...
Quanto
è stupido, se ci pensa. Com'è potuto succedere per un
motivo così? Tutto per cosa?
Un
sussurro. Niente di più.
Stava
guardando un meraviglioso Stradivari posto in vetrina, chiedendosi se
un giorno sarebbe stato in grado di tenere quello strumento sulla
spalla davanti ad un pubblico numeroso senza farsi venire un colpo,
quando Matt, notando il suo sguardo intento, si era chinato e gli
aveva parlato direttamente nell'orecchio con voce bassa. Suadente.
Non
voleva essere provocante, Lukas sa che aveva parlato così
soltanto per non farsi sentire da nessun altro eccetto lui. (Motivo
ulteriore per imbarazzarsi.)
Un
giorno te lo regalerò, Luk.
Era
arrossito violentemente.
Congelato
da un brivido potentissimo, si era voltato con espressione piatta,
dicendogli di finirla con quelle sciocchezze, perché mai nella
sua vita avrebbe potuto comprare un oggetto di tale valore. Cosa se
ne usciva con certe promesse?
La
frase, però, gli aveva dato il colpo di grazia.
O
gli era servita per capire meglio qualcosa di già presente, in
sordina?
Si
era rilassato dicendosi che lo avrebbe detto anche a Tino, se lo
avesse visto morire davanti ad un fucile e magari grattare il vetro
dell'armeria guaendo. Pensieri dolorosi, in un certo senso, perché
Matt era buono e generoso con tutti. Tutti. Gli amici per lui
erano una parte del cuore, questo Lukas lo sapeva bene.
Era
egoista, vero?, desiderare di essere oltre quel tutti. Non
voleva un trattamento speciale, ma sarebbe stato bello sapere di
essere considerato un gradino sopra quei tutti. Che guardasse
soltanto lui in un certo modo.
Ma
quello sarebbe stato un trattamento speciale. Che
confusione...
«Lukas,
tieni!»
La
voce di Matt lo distoglie da quei pensieri, facendolo tornare al
presente per notare che gli sta porgendo un'enorme frittella cosparsa
di zucchero. Sgrana leggermente gli occhi, chiedendosi se una cosa
del genere possa ucciderlo. Sua madre non smetterebbe di gridare
l'allarme al futuro diabete se lo vedesse con quel dolce tra le mani.
«Ti
piace?»
Idiota,
lo chiedi dopo avermela comprata?
«Sei
un po' pallido, secondo me hai bisogno di mangiare.»
Ho
bisogno che smetti di starmi così addosso.
«Non
lo so, non ho mai assaggiato una frittella»,
sussurra fissandola con curiosità, allungando il naso come una
specie di cucciolo.
«Non
posso crederci! È un bene che ci sia io a farti vivere!»,
esclama avvicinandola alle sue labbra. «Dai
un morso, coraggio», cinguetta.
«Perché
dovrei lasciarmi imboccare da te?» Avvampa
e prende il dolce tra le mani, iniziando ad assaggiarlo con cautela.
Il
sapore delicato della crema lo rapisce e conquista subito, così
come la pasta morbida, portandolo a mordere bocconi sempre più
grandi sotto lo sguardo divertito di un Matt che, facendogli
compagnia, annuisce contento.
«Lo
sapevo che eri goloso», ridacchia,
scuotendolo un po' per il braccio.
Si
domina e mangia più compostamente, ringraziandolo a bassa voce
ed ignorando le ragazze che, passando loro accanto, non riescono a
trattenersi dal commentare il loro aspetto ed emettere stupide
risatine.
Odia
quel tipo di ragazza.
Lancia
loro un'occhiata perché proprio non sa tenersi oltre e le
fulmina. Pensare a loro serve a distoglierlo dalla sua mano stretta
attorno all'incavo del gomito.
«Hai
davvero un gran successo», sospira
Matt osservandole andar via.
«Che
stai dicendo, guardavano entrambi.»
«Soprattutto
te, però», insiste
dandogli una piccola spallata. «Perché
sei carino e piccolo come Tino. Non oso immaginare voi due insieme
cosa combinereste nell'universo femminile! Ragazzi, che invidia.»
Invidia.
Cosa c'è da invidiare? Gente che passa, ti guarda ed apprezza
il tuo aspetto, senza sapere nemmeno come ti chiami. Senza conoscere
le cose che ami e le cose che odi.
Cosa
c'è da invidiare? Non è così bello essere
considerato in esposizione.
Quel
commento lo abbatte un po' anche per un altro motivo: a Matt
piacciono le ragazze?
Se
ne convince ogni giorno che passa, ogni volta che vede come non si
accorga dei sentimenti che i suoi amici nutrono per lui, di come
lottino silenziosamente per attrarre maggior attenzione.
Ecco
un altro degli ottimi motivi per cui dovrebbe smettere di indugiare
in quei sentimenti, nati per caso, alimentati involontariamente da
ogni piccolo gesto gentile nei suoi confronti, da ogni sorriso.
Se
fosse stato una ragazza si sarebbe confessato? Ah, ma per favore! Per
cosa? Stare con quello? Chi vorrebbe stare con uno così...
così...
Eh.
«Quale
tipo di ragazza ti piace», chiede
lanciandogli un'occhiata di traverso.
«Uh?»
Matt
continua a camminare fino a fermarsi sotto una giostra, fissandola un
po' prima di rispondere.
«Non
lo so, non ho un tipo. Credo che innamorarsi non dipenda da
strani standard mentali, potrei dirti che mi piacciono le more e poi
mettermi con una bionda. Non sarei credibile, eh?»,
ridacchia, finisce la frittella e getta la carta in un cestino lì
accanto, leccandosi la punta delle dita. «Oppure
potrei dire che amo le persone solari e allegre, per poi essere
attratto spaventosamente da qualcuno di misterioso... forse perché
mi piacerebbe scoprirlo.»
Ha
appena fatto un occhiolino? Leccandosi le dita?
Matt,
dannazione.
Cerca
di non immedesimarsi troppo e di non cercare indizi dove non ci sono,
continuando a ripetersi che se sono lì non è per un
appuntamento e non lo ha invitato.
Quel
fatto lo urta proprio da morire.
«E
tu? Che genere di ragazza preferisci?» Matt
gli rigira la domanda, scrutandolo con occhi vivaci e attenti.
«Credo
vorrei mi capisse e stesse bene insieme a me»,
bofonchia con una debole scrollata di spalle. Una risposta semplice,
ma non gli viene niente di meglio per evitare di entrare nei dettagli
e rischiare di fare la sua descrizione.
«Ah-ah»,
mormora in tono pensieroso. «Io ti
capisco, Luk!»
«Cosa
c'entra! Chi parlava di te!», avvampa
spintonandolo.
«Non
ti arrabbiare, stavo scherzando!»
Certo,
scherzavi.
Matt
gli getta il braccio intorno alle spalle, attirandoselo contro e
continuando a ridacchiare, lasciandolo tra lo sconcerto e
l'imbarazzo.
Lo
guarda e cerca di dirgli qualcosa sul fatto di smetterla di
strapazzarlo sempre, ma si voltano a tempo e rimane bloccato dal suo
sguardo divertito. Resta pietrificato anche dalle dita che salgono a
spolverare lo zucchero che gli decora il contorno della bocca,
facendolo somigliare ad un bambino.
Perché
non riesce a dirgli di piantarla di fare così, che la gente
potrebbe pensare a loro come una coppia?
È
immobile, a fargli fare quello che gli pare come se fosse diventato
un gattino.
Non
gli riesce nemmeno di deglutire, quando un polpastrello resta a
sfiorarlo sempre più lento, seguendo i contorni delle labbra,
e non può fare a meno di pensare che sta usando le stesse dita
che ha ripulito dai granellini di zucchero in quel modo.
Cerca
di catturare i suo occhi per implorarlo almeno con quelli di
smetterla, ma Matt gli sta fissando la bocca e non sembra più
tanto casuale.
Il
cuore di Lukas decide di smettere di battere, così.
Tra
poco diventerà viola e sverrà senza ossigeno? Deve...
respirare... e far ripartire quel muscolo inutile.
«Matt»,
lo chiama pianissimo, proprio nel momento in cui avverte uno
spostamento appena percettibile, come se fosse in procinto di
chinarsi su di lui. Deve essere un abbaglio, Matt non...
«A-Ah,
c'era... c'era dello z-zucchero!», lo
sente blaterare voltando la testa di scatto e rimettendosi ritto.
Per
qualche ragione non si sente dell'umore per insultarlo. Respira per
miracolo, non ce la farebbe.
«So
pulirmi da solo. Bastava dirmelo»,
mormora fissando la sua mandibola di profilo.
«Lo
so, lo so!», ridacchia, tornando
bruscamente il solito. «Ah, Tino mi ha
insegnato qualche trucchetto per sparare come si deve!»,
dichiara, puntando l'indice verso il cielo in una perfetta imitazione
dell'amico. «Desideri qualcosa?
Che ne dici di un peluche?»,
cinguetta, trascinandolo verso un banchetto immenso, stracolmo di
pupazzi di ogni tipo.
«Matt,
seriamente... come pensi che mi piacciano queste cose?»
«Hai
sempre un coniglietto attaccato alle chiavi, no?»
«È
solo un portachiavi, non significa che...»
Pausa, occhi sgranati, cambio di tono improvviso. «Quel
coniglio è enorme.»
Indica
un peluche bianco, grande come un bambino di otto anni. Osserva le
sue orecchie a punta, gli interni rosa foderati che sembrano
morbidissimi, a guardarli, e gli occhioni neri e tondi fatti con due
bottoni lucidi.
Improvvisamente
lo vuole. Starebbe bene sul letto, accanto a quello più
piccolo e rosa (ormai quasi distrutto) col quale dorme dall'asilo.
«Aggiudicato»,
dichiara Matt, ignorando le rinsavite proteste seguenti ed
imbracciando il fucile. «Sapevo che i
coniglietti ti piacevano!»
«Mi
dispiace», bofonchia con le labbra
infuori. «Temo di aver bisogno di
altre lezioni. Tino lo avrebbe vinto»,
brontola incrociando le braccia al petto, senza smettere di
camminare.
Lukas
guarda il coniglietto di taglia media, beige, infilato tra le proprie
braccia. È senza parole da diversi minuti.
«È
carino anche questo, ma-»
«Andiamo
là! Ho aspettato che venisse buio solo per salire su
quell'affare!», esclama di nuovo
sorridente, prendendolo per mano e trascinandolo avanti.
«Matt,
aspetta un secondo.»
Il
ragazzo si ferma e si gira a guardarlo, incuriosito. Lukas gli mette
il peluche sotto il naso, scuotendolo leggermente.
«Che
cosa stai facendo? Non sono una ragazza.»
«Aah,
ma dai, non devi vergognarti se ti piacciono i pupazzetti.»
«Non
è questo...»
«Lo
so che dormi con quel peluche rosa, ti ho visto in campeggio, quindi
con me non farti problemi, intesi?»
«Ho
detto che non è questo!»
Merda,
sapevo che non avrei dovuto portarlo con me quella settimana.
«Allora
cosa c'è?»
«Tu...
ti comporti in modo strano... sembriamo fidanzati»,
butta fuori, indeciso se avvampare o sembrare più seccato, più
in linea con il suo solito modo di comportarsi.
«Ah...
m-ma...» Matt balbetta ancora
qualcosa, poi si accorge che lo sta tenendo per mano e lo lascia
andare, facendo qualche passo indietro. «Scusa,
è... non volevo, io...»
Il
ragazzo sospira rumorosamente, prima di tornare a sorridere con un
po' di fatica risollevando la testa. «Sono
scemo, eh? Sembri sempre un po' malinconico e allora io cerco di
farti sorridere in qualsiasi modo. Non volevo essere appiccicoso o
infastidirti, p-però sei qui, oggi e io...»
Eh?
«Insomma,
tu in un posto così caotico e confusionario, solo con
me...»
«Non
è il caso di sforzarti tanto. È stata una mia decisione
venire, mi pare.»
«Non
mi sforzo affatto! Sono sin troppo me stesso!»
Sta
cercando di dire che sta davvero bene in sua compagnia? Come se Lukas
non sapesse che preferirebbe cento volte stare con gli altri due.
Loro sono così... facili da gestire.
«Non
ti stai sforzando? Tanto per cominciare non credo di aver sentito un
invito da parte tua, ma se sono qui è solo perché Tino
ha insistito tanto da sfinirmi»
(questa è una bugia: Tino non è una persona invadente e
gliel'ha chiesto solo una volta, pur mettendoci un sacco di “Ti
prego”, “Matt ci tiene”, “Vai con lui”),
«inoltre non fai altro che saltare qua
e là come se volessi evitare di parlarmi veramente!»
Ha
usato un tono un po' troppo scocciato, vero? Farebbe meglio a
calmarsi.
«Non
è così. Io... avrei voluto venirci anche con te, ma
credevo che avresti rifiutato senza farmi finire. A te piacciono cose
più intellettuali e tranquille, come mostre, concerti,
conferenze, librerie... io... pensavo che qui non saresti mai
venuto», parlotta strisciando un
piede. «Perché è un
posto infantile.»
«Avresti
potuto provarci. Un invito non avrebbe ucciso nessuno.»
«Sei
arrabbiato perché non ti ho detto niente, Luk?»
La
meraviglia, seguita da uno sguardo strano e speranzoso, lo lascia
momentaneamente interdetto. Che motivo ha di gongolare tanto?
«Lascia
perdere. So benissimo che volevi passare il sabato con i tuoi amici.»
«No,
Lukas!»
Lo
prende afferrandolo dietro il collo con entrambe le mani e se lo
avvicina per guardarlo dritto negli occhi, imbarazzandolo a morte.
«È
vero, volevo tanto stare insieme a loro. Ultimamente si comportano in
modo insolito e pensavo che avessimo bisogno di passare qualche ora
extra insieme, al di fuori della scuola o della sala giochi. Però,
io... sono davvero davvero davvero felice che tu oggi sia qui. Mi
dispiace se non avertelo chiesto ti ha offeso. Non essere più
arrabbiato, va bene?»
«...
Hai detto davvero tre volte.»
Matt
ridacchia e lo libera, permettendogli di respirare di nuovo. «Così
forse mi crederai!»
«D'accordo.
Solo, smettila di saltellare qua e là come se fossi
iperattivo.»
«Ma
io sono iperattivo», ammette,
raddrizzando un orecchio del peluche. «E
non voglio che ti annoi.»
«Sto
bene. Dovresti anche smetterla di comprarmi cose.»
«Per
una frittella e un pupazzetto!», ride,
rimettendogli il braccio sulle spalle e camminando per un po' in
silenzio. Lukas sospira e mantiene il passo accanto a lui, infilando
il peluche dentro la borsa a tracolla.
«Poco
fa hai detto che volevi andare su quell'affare, no? Mi sta bene»,
mormora indicando un'attrazione in alto.
«Sei
sicuro? Non soffri di vertigini?», lo
punzecchia dandogli una piccola testata affettuosa.
«Ho
preso molti aerei, direi che vado sul sicuro. Tu, piuttosto, attento
a non fartela sotto.»
«Ooh,
sembra una sfida!»
Salgono
sulla conchiglia (a Lukas sembra una buona definizione) a due
posti, protetti da una rete di tubi d'acciaio ai quali possono
tenersi.
Matt
sale per primo e si sistema dietro avendo le gambe più lunghe,
mentre lui si accomoda nello spazio vuoto tra di esse.
La
conchiglia si solleva ed inizia a ruotare fino ad arrivare a diversi
metri da terra, avvicinandoli al cielo che verte alle tinte della
sera e avvolgendoli in un turbine di aria fresca.
Lukas
socchiude le palpebre, godendosi il vento sul viso e tra i capelli,
dolorosamente conscio di avere un suo braccio attorno alla vita,
mentre le proprie mani restano aggrappate alla rete senza stringere
troppo.
Riapre
gli occhi e si sporge a guardare le persone, ormai solo piccoli
puntini colorati in movimento, e le luci del luna park, molto più
attraenti da quell'altezza.
«Riesci
a sentirmi?», grida Matt, andando ad
intrecciare le dita della mano libera alla sua.
La
conchiglia è quasi giunta in alto, smette di ruotare con
quella ferocia e ondeggia soltanto, cullandoli con sempre maggior
pigrizia.
«Non
c'è bisogno di grid-», comincia
a rispondergli, voltandosi sulla spalla e trovandolo lì.
Le
loro labbra si sfiorano per sbaglio.
Implode
nell'istante in cui se ne rende conto, ma non riesce ad allontanarsi
o fingere di non averci fatto caso, dal momento che Matt si spinge in
avanti e colma i pochi centimetri di vuoto, premendo le labbra sulle
sue dopo un breve attimo di stasi.
Lukas
rimane fermo con gli occhi spalancati, sentendo il calore improvviso
di quel bacio, mentre l'altra mano di Matt abbandona la stretta alla
vita e sale a tenerlo dietro la nuca. Circondato dall'aria, nel tenue
dondolio, socchiude gli occhi e lo lascia fare, abbandonandosi a lui.
Non
ha alternative.
Quel
gesto improvviso (desiderato) gli ha spento il cervello e non
esiste che possa ritrarsi, anche se sarebbe l'unica cosa sensata da
fare.
Che
gli salta per la testa di non opporsi? E a Matt che ha iniziato?
Dovrebbe
spingerlo via e fingersi sdegnato? Dirgli che due ragazzi, due amici
come loro, non dovrebbero assolutamente comportarsi in quel modo?
Però
lassù sono così distanti dal mondo, così
protetti dagli occhi di tutti, anche da quelli infastiditi dal suo
ingenuo ed entusiastico trascinarlo mano nella mano per tutto il
giorno. Ed è così bello, finché Matt non si
separa.
«Scusa...
non ho resistito. N-non posso fermarmi»,
gli sussurra in quell'attimo, affannato e veloce, prima di
recuperarlo e avvolgerlo col braccio per premerselo contro e
riprendere a baciarlo.
Ad
un certo punto Lukas deve aver chiuso gli occhi, perché ha
solo poche sensazioni alle quali aggrapparsi: le dita intrecciate a
quelle di Matt sulla rete di protezione, l'aria che li circonda, il
corpo caldo attaccato al suo, il profumo sotto le narici e la
sensazione più strana di tutte, la più inafferrabile,
quella che gli sta facendo girare la testa e non per via
dell'altezza.
La
lingua che, gentilmente, gli ha dischiuso le labbra per cercare la
sua e accarezzarla in un modo da stendere le funzioni cerebrali.
Continuano,
senza osare muoversi da quella scomoda posizione, lasciandosi
sfuggire dei piccoli lamenti che vanno perdendosi nell'aria.
Continuano finché non si accorgono, chissà come, che la
giostra si sta abbassando per permettere loro di smontare.
Quando
le labbra si separano, Lukas si volta lentamente verso la rete di
tubi davanti a sé, riapre gli occhi e respira a fatica
sentendosi il viso scottare. Ha un sapore dolce di zucchero in bocca
e non un singolo pensiero di senso compiuto nella mente.
Tutto
vuoto, tutto caos, tutto bianco.
Matt
lo stringe con entrambe le braccia incrociandogliele sul petto, gli
posa la fronte sulla spalla e rimane in silenzio, in attesa di
scendere insieme.
Lukas
non lo allontana.
Sente
il suo cuore battere selvaggiamente contro la schiena e per molti
secondi, lunghi fino all'esasperazione, ha il timore che anche il
proprio sia tanto facilmente udibile, ma come può dirgli di
controllarsi?
Lo
ascolterebbe?
Si
incamminano un po' ciondolanti fino ad una panchina. Si siedono a
tempo senza dire una parola.
«Lukas»,
comincia il più alto, tentennante. «Mh,
mi... mi pia-»
«Sta'
zitto», sbotta, nascondendosi la
faccia dietro il borsone.
Non
sta accadendo, non sta accadendo...
«Bene.»
Deve
dire qualcosa. Qualcosa di intelligente e sensato, qualcosa come “Ti
romperò tutte le ossa e le venderò al mercato nero per
farci il sapone.”
Non
riesce a parlare, ovviamente.
Matt
gli si avvicina pian piano e lo intrappola tra le braccia, gli toglie
il borsone dalla faccia e lascia che si nasconda, se proprio deve,
contro il suo petto. Una mano gli si intrufola tra i capelli e resta
lì a sfiorarli con calma.
Di
nuovo, non può allontanarlo.
«Se
avessi saputo che oggi sarei stato solo con te non avrei dormito per
giorni, sai? È un bene averlo scoperto il giorno stesso, anche
se sono stato più agitato del solito e forse troppo entusiasta
e... scusami, sono tanto felice»,
sussurra, concludendo velocemente e posando la fronte sulla testa di
Lukas. «Mi pia-»
«Ho
detto taci.»
«Ma
tu mi pia-!»
«Ho
detto di tace-», comincia, scuotendosi
ed allontanandosi, solo per restare immobile davanti al sorriso più
fantastico che gli abbia mai visto dipinto in faccia. «-re.»
«Evita
il viso, oppure mia madre non mi lascerà in pace per
settimane. Al di sotto del collo puoi lasciarmi qualsiasi segno.»
«Stai
dicendo cose imbarazzanti senza rendertene conto!»
«Ah...
scusa?»
Non
sembra tanto preoccupato, in fondo.
«Lukas,
di' qualcosa. Ho paura.»
«Paura?»
«Mh»,
annuisce continuando a sfiorargli i capelli con dita un po' incerte.
Buffo,
quella è la prima volta che non tenta minimamente di fermare
le sue carezze. Se ne frega anche della gente che li guarda, non
gliene è mai importato meno. E poi: c'è qualcuno oltre
loro due?
«Se
ho rovinato tutto, io...» Matt si
ferma e sospira, incapace di continuare.
Passa
qualche minuto, scandito solo dai loro respiri. Lukas ha lo sguardo
fisso sulla mano che ha posato sul petto dell'altro ragazzo e riesce
a sentire, sotto il palmo, il cuore che continua a battergli forte. È
esattamente il ritmo del proprio, in ogni sfumatura.
«Matt,
sono... non riesco a parlare.»
«Sei
troppo arrabbiato?»
Schifosamente
felice. Felice.
Apre
la bocca per dire qualcosa (non sa ancora cosa), decidendo per una
volta di mettere da parte la fragilità, le bugie, la costante
insicurezza, il timore di essere respinto.
«Mi
piaci», è quello che esce. È
un bisbiglio, ma sono talmente vicini che è certo di essere
udibile. Ora può finalmente sprofondare.
«...
Eh? Ah. Ah! Dici davvero? Ma nel senso che-?!»
«Per
favore, stai zitto.»
Smette
di toccarlo e si scosta, adagio, ma Lukas si riappiccica per non
farsi guardare e lo stringe dietro la felpa. Quel gesto causa una
risatina in Matt, che si alza di scatto e se lo trascina dietro a
passo svelto fino ad appoggiarlo sul retro di una roulotte.
Gli
si getta addosso e lo stringe più forte che può,
chiudendo gli occhi fitti.
«Voglio
stare con te», dichiara con trasporto,
strusciandosi alla sua guancia.
«C-c-ch-»
«Mh...
sono in-» Matt ridacchia ancora,
chiaramente per l'imbarazzo, qualcosa che uno come lui non sembrava
in grado di provare, ed invece c'è.
Gli
mette le mani sulle spalle e si allontana, fissandolo più
seriamente. Ha una faccia che sembra dire “Non sono un
idiota, hey, adesso ascoltami per davvero.”
Lukas
si permette di studiare ogni parte di quel viso, illuminato malamente
dalle luci che filtrano da qualche spiraglio. Si lascia catturare
dagli occhi, così vicini come non crede di averli mai visti...
o almeno, non così a lungo da ridurlo in apnea.
«Sono
innamorato di te», asserisce, con una
gravità tale da farlo rabbrividire, come se le parole non
fossero sufficienti a dargli una legnata secca dietro le ginocchia.
E
adesso? Cosa dovrebbe fare? Dovrebbe rispondere? Dire che anche
lui... anche lui... oh, dannazione, anche lui.
Apre
la bocca, ma non esce alcun suono.
«Non
devi dirmi niente, Lukas»,
mormora, come intuendo il lavorio dentro la sua scatola cranica e
tornando a sfiorargli il viso. «Sono
così felice che potrei morire ai tuoi piedi. Non devi dire
niente, solo lasciarti abbracciare. Io capirò.»
Lukas
lo prende per la felpa e se lo tira contro, aggrappandosi al tessuto
morbido e stringendolo di sua iniziativa per la prima volta.
Quella
sensazione è così bella che rischia lui stesso di
morirgli ai piedi, precedendolo. Si sente leggero e felice, tutte le
precedenti stizze e preoccupazioni non sa dove siano andate a
cacciarsi e sembrano minuscole, davvero ridicole.
Vorrebbe
mettersi a cantare. È completamente impazzito di gioia.
«...»
«Cos'hai
detto?», sussurra Matt, frapponendo
con cura le braccia tra la sua schiena e la roulotte.
«...»
«Non
ti sento», protesta ridacchiando.
Anche
io voglio stare insieme a te. Se ci riesco lo ripeto dopo.
Ora
abbracciami.
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