Operazione:
"Sbarazziamoci di zia
Muriel"
«È
un incubo, zia Muriel» disse Ron, asciugandosi la fronte con
una manica. «Veniva tutti gli anni per Natale, poi grazie al
cielo si è offesa
perché Fred e George le hanno fatto esplodere una Caccabomba
sotto la sedia a
cena».
Harry
Potter e i Doni della Morte,
capitolo 8
«Ragazzi
è pronto!», la voce di Molly si diffuse per la
tromba delle scale.
Una
testa rossa si sporse dalla camera di Ron: «Arriviamo
mamma!», rispose la
piccola Ginny. Richiuse la porta in silenzio, un gran sorriso stampato
sul
volto.
Fred
e George stavano al centro della stanza, sorridendo sornioni.
Ronald
era seduto sul letto, a braccia conserte e imbronciato: «Come
mai questa
improvvisa voglia di una riunione familiare? In camera mia poi. Ho
fame,
lasciatemi scendere!».
«Sei
lamentoso quanto il demone che vive di sopra, Ron», lo
rimbeccò Fred.
«Ora
zitto e ascolta il nostro piano geniale», concluse George.
«Geniale», borbottò
Ron.
«Signori
e signorina», cominciò George ammiccando alla
sorella, «diamo il via
all'operazione "Sbarazziamoci di zia
Muriel"!».
«La
cosa?», strabuzzò gli occhi il fratello minore.
I
gemelli lo ignorarono. «Abbiamo intenzione di regalarle un
Natale indimenticabile, chi
è con noi?», i loro
occhi brillarono maliziosi.
«Pensavo
aveste preparato qualcosa per fare in modo che non venisse
più al cenone ogni
anno», mormorò Ron deluso.
«E'
esattamente questo che intendono fare, genio»,
trillò Ginevra, che pendeva letteralmente dalle labbra dei
gemelli.
«Oh!»,
s'illuminò Ronald, iniziando ad ascoltare attentamente la
loro spiegazione.
«Ragazzi,
il tacchino si fredda!», li chiamò Molly.
«Avete
capito, gente?», si assicurò Fred.
«Mi
raccomando, acqua in bocca con Perce, o tutto verrà
rovinato».
Ginny fece finta di chiudersi le
labbra con la
cerniera, Ron si limitò a borbottare tra sé.
«Fred,
George, Ronald e Ginevra! Scendete
immediatamente!»,
urlò la madre dal
pian terreno.
«Eccoci,
mamma!», esclamò George pochi secondi
più tardi, balzando giù dagli ultimi
gradini con un salto.
Un
donna eccessivamente in carne stava già seduta a capotavola:
il naso a becco,
gli occhi arrossati e il gran cappello di piume rosa erano
inconfondibili.
«Salve,
cara zia Muriel»,
salutarono in coro
i gemelli.
La
signora li squadrò tutti e quattro da capo a piedi.
«Onestamente Molly, cosa cucini
a questi ragazzi? Paiono più scialbi e ossuti ogni volta che
li vedo».
«Crescono
molto in fretta, Muriel», rispose Molly con noncuranza.
«Guarda
Ginevra, ha un pessimo portamento e atteggiamenti mascolini».
Molly
sorrise suo malgrado mentre Arthur e Percy, già seduti a
tavola, dispiegavano i
tovaglioli e se li poggiavano sulle gambe.
Ginny
ignorò le critiche, infilzando la forchetta nel petto di
tacchino che sua madre
le aveva servito nel piatto.
Anche
Molly si sedette a tavola, iniziando a mangiare.
«Allora
Arthur, hai ricevuto qualche promozione al lavoro?»,
domandò l'ospite, la labbra
sporche di pezzi di carne.
«No»,
rispose il signor Weasley, tranquillo.
«Lavoro ancora all'Ufficio per l'Uso Improprio dei Manufatti
dei Babbani».
«Ancora?», lo schernì
Muriel, «Come pensi
di mantenere la tua famiglia - tutti questi figli! - se lavori ancora
lì?».
«Arthur
riesce a mantenerci più che egregiamente»,
sbottò Molly.
«Ma
se non
avete nemmeno un galeone in tasca!».
La
signora
Weasley respirò profondamente. «Io e mio marito
facciamo economia e a nessuno
dei ragazzi è mai mancato nulla».
«Lo
credo
bene, vivono con lo stretto necessario e non sanno nemmeno cosa
significhi
avere qualche agio in più!».
Molly
infilzò la coscia di pollo con forza. «Non credo
che questi siano affari suoi,
Muriel», rispose, cercando di ponderare le parole.
«Oh,
certo», sbottò la donna. «Stai lontana
dagli affari della famiglia Weasley,
Muriel!», ridacchiò ironica.
Il
silenzio
sopraggiunse in cucina, infranto dal tintinnio di posate che tagliavano
la
carne e infilzavano patate al forno.
Un
rumore
metallico annunciò che qualcosa era caduto a terra.
«Ma
insomma!», esclamò l'ospite contrariata.
«Stai più attento, Fred!»,
rimproverò
acida.
«Sono
George, zietta», fece
notare uno dei
due gemelli, mentre raccoglieva il coltello che era caduto a terra
fragorosamente, schizzando il bordo della gonna di Muriel senza che se
ne
accorgesse.
«Fred
o
George, quello che è. Siete uguali, come si fa a
distinguervi?».
«Sono
uguali probabilmente
perché sono
gemelli», borbottò Ginny mentre Ron ridacchiava
sotto i baffi.
Muriel
si
lisciò l'abito con aria di superiorità e riprese
a mangiare. Fred e George
fecero l'occhiolino ai due complici, non visti dagli altri commensali.
«Chi
è il
prossimo ad andare a Hogwarts?», gracchiò la zia.
«Ronald»,
rispose prontamente la madre, «L'anno prossimo».
«Abiti
e
libri di seconda mano, suppongo», commentò aspra.
«Con un po' di fortuna verrai
smistato a Tassorosso caro, con il
carattere che ti ritrovi».
Ron
avvampò
fino alle orecchie e abbassò la testa, per nascondere
un'occhiata di fuoco
diretta a Muriel. Sua madre non avrebbe approvato.
Molly
si
alzò in piedi per servire altro pollo con patate e la donna
a capotavola
l'osservò minuziosamente. «Vedo che sei
ingrassata, Molly. Un altro pargolo
in forno?», chiese con aria innocente.
La
signora
Weasley sbatté con violenza la paletta nella padella,
schizzi di olio e patate
impiastricciarono il muro e il suo grembiule. «Non
c'è nessun pargolo in forno,
Muriel», rispose a scatti,
come se
fosse un robot. Il suo viso era chiazzato di rosso, pareva sul punto di
esplodere
da un momento all'altro.
«Oh,
tanto
meglio, meno soldi da spendere. Non credo che ce la fareste con un
altro figlio
da mantenere, figuriamoci poi...».
Una
forte
esplosione interruppe il soliloquio di Muriel. Una sostanza dalle
intense
sfumature marroni invase la stanza, appiccicandosi alle pareti e ai
commensali,
impiastricciando i loro abiti e diffondendo un tanfo infernale.
«Che
diavolo...?», esclamò la zia.
Gli
occhi
di Arthur erano spalancati dalla sorpresa. Molly rimase ferma sul
posto, il
muscolo della mascella contratto.
Percy
si
lasciò sfuggire uno strillo, stizzito. «E' una
Caccabomba!».
Fred
e
George si guardarono intorno, fingendo d'essere confusi. Ron e Ginny li
imitarono.
«Queste
sono... feci?», esplose
Muriel. «Feci?»,
ripeté alzandosi di scatto.
«Feci,
escrementi, sterco, più comunemente chiamata pupù»,
spiegò George con aria di superiorità.
«Questo
è
davvero troppo», sibilò l'ospite. «Io me
ne vado. Voi siete matti. Siete tutti matti!»,
gracchiò.
Si
diresse
verso la porta, avanzando tra i cumuli di letame e sbattendola alle
proprie
spalle con forza.
Il
silenzio
sopraggiunse di nuovo nella cucina dei Weasley. Nessuno osò
parlare; tutti
fissavano Molly che stava immobile, come pietrificata, vicino al mobile
della
cucina, la paletta ancora in mano.
Fred
e
George cominciarono ad indietreggiare, mentre Ron e Ginny fissavano
atterriti
la madre, aspettando una sua reazione.
Il
muscolo
della mascella di Molly si decontrasse e, inaspettatamente, la signora
Weasley
si mise a ridere.
Rise
ancora
e ancora, fino alle lacrime. La famiglia si unì a lei e un
boato di ilarità si
diffuse per tutta la Tana.
Fuori,
nel
buio della notte, un'adirata zia Muriel si Smaterializzò con
un sonoro pop.
La fic si
è classificata quarta all' Untold
Stories Contest di
SimplyMe514.
Mi complimento con la giudicia per la sua serietà
professionale v.v
Dovevo
sviluppare la situazione di una citazione (quella all'inizio) e un oggetto (che mi sono scordata
di inserire e quindi medaglia di legno, pazienza).
Spero vi sia
piaciuta e vi abbia fatto un po' sorridere.
Jo
Quarta classificata
Jo_96 / MaryLouise
con
Operazione:
"Sbarazziamoci di zia Muriel"
Grammatica
e sintassi: 9,55/10
Stile
e lessico: 9,5/10
Caratterizzazione
dei personaggi (IC): 9,9/10
Originalità:
9,5/10
Gradimento
personale: 5/5
Utilizzo
del pacchetto: 0/5
Totale:
43,45/50
Grammatica
e sintassi: mi
inchino, ti sei solo persa qualche virgola qua e là e il
resto è impeccabile!
Ti
faccio la lista:
“«Ragazzi
è pronto!», la voce di Molly si diffuse per la
tromba delle scale.” – dopo
“ragazzi”, che è complemento di
vocazione e pertanto andrebbe separato.
“«Arriviamo
mamma!», rispose la piccola Ginny.” –
dopo “arriviamo”, per un motivo simile.
“In
camera mia poi.” – dopo “mia”.
“«Onestamente
Molly, cosa cucini a questi ragazzi? Paiono più scialbi e
ossuti ogni volta che li vedo».” – dopo
“onestamente”.
“«Con
un po' di fortuna verrai smistato a Tassorosso caro, con il carattere
che ti ritrovi».” – ora mi calmo con una
tecnica zen e te lo dico: “caro” andrebbe meglio
come inciso, quindi dopo “Tassorosso”.
Per
puntigliosità estrema, nella frase: “Ginny fece
finta di chiudersi le labbra con la cerniera” dopo il nome
c'è un doppio spazio.
Stile
e lessico: scorrevole
e frizzante come in ogni storia divertente che si rispetti, si legge
d'un fiato, i tempi comici sono grandiosi, ma c'è qualche
dettaglio sparso che trovo doveroso segnalarti: non sono cose che
appesantiscono moltissimo, ma avresti comunque potuto evitarle.
Dividiamole
per categoria. Punto primo: le ovvietà. Ci sono un paio di
punti che ho trovato un pochino ridondanti.
“balzando
giù dagli ultimi gradini con un salto.”
– se dici “balzando”, “con un
salto” è superfluo perché il lettore
già se lo immagina senza che tu lo specifichi, o almeno
questa è stata la mia prima impressione.
“infilzando
la forchetta nel petto di tacchino che sua madre le aveva servito nel
piatto.” – caso molto simile: per me il fatto che
Molly abbia servito a Ginny il tacchino già sottintende il
fatto che la razione sia nel piatto.
Punto
secondo: una singola ripetizioncina che quasi passava inosservata, ma
che è evitabilissima e quindi te la segnalo lo stesso.
“Anche
Molly si sedette a tavola, iniziando a mangiare.” –
se in questa frase non vedi nessun errore, be'... hai ragione.
Però l'espressione “sedersi a tavola”,
variamente coniugata e in un caso con un “capo”
davanti, era già stata usata in precedenza, riferita prima a
Muriel e poi ad Arthur e Percy. Se almeno qui la sostituisci con
“prese posto” o similari, è meno
monotono.
Punto
terzo: la scelta di parole. Che è praticamente perfetta a
parte due occasioni, eccole:
“come
se fosse un robot” – non so perché, ma
paragonarla a un robot in questo contesto mi è parso
inappropriato; dato che un equivalente magico accettabile non
c'è, prova almeno a usare la parola
“automa”, che ha una patina più antica e
ci sta meglio in quel collage di epoche dal Medioevo all'Ottocento che
è una “normale” casa di maghi.
“Il
silenzio sopraggiunse di nuovo nella cucina dei Weasley.”
– a una seconda lettura riesco quasi a farmi piacere questa
sorta di personificazione del silenzio che
“sopraggiunge” come una presenza viva nella stanza,
ma un più comune “calò” mi
avrebbe lasciata meno perplessa al primo impatto.
Caratterizzazione: con i
gemelli che complottano, Ron che è l'ultimo a capire il
sarcasmo ma non passa proprio per idiota come in certe fic
stereotipate, Muriel che critica non-stop e i due adulti che incassano
le frecciatine come meglio possono, saresti stata dannatamente
perfetta. L'unico neo, e quando ti dico che è microscopico
devi credermi, è questo: “Ginny fece finta di
chiudersi le labbra con la cerniera”. Il senso naturalmente
si capisce ed è anche un momento simpatico, ma ad afferrare
il significato del gesto siamo noi Babbani, che con fior di cerniere e
zip conviviamo tutti i giorni. Ora, non voglio insinuare che essendo
cresciuta come strega fin da quando era in fasce Ginny non sappia cosa
sia una cerniera, soprattutto con il papà fissato che si
ritrova, ma da lì a prendere l'abitudine di dire
“Ho la bocca cucita” facendone l'imitazione secondo
me ce ne passa.
Originalità: dispiace
più a me che a te che il 10 non arrivi, ma sebbene in questa
storia non ci sia nemmeno l'odore della banalità, non
c'è nemmeno quella scena, quell'impostazione o punto di
vista particolare, quel tono, quel dettaglio, quel... je ne sais quoi
che ti dà diritto al massimo. O forse sono io che a
distribuire 10 a piene mani ho paura, ecco.
Gradimento
personale: tesoro,
è dei Weasley che stiamo parlando. E ho riso. Più
di così non potevo chiedere.
Utilizzo
del pacchetto: e qui
ti voglio proprio fare due domande. Uno: hai ricevuto correttamente
tutto il pacchetto, con citazione e oggetto? Due: hai letto a fondo e
compreso la consegna? Ti copio e incollo qui il pacchetto con cui
dovevi lavorare:
Pacchetto
13:
Citazione:
«È un incubo, zia Muriel» disse Ron,
asciugandosi la fronte con una manica. «Veniva tutti gli anni
per Natale, poi grazie al cielo si è offesa
perché Fred e George le hanno fatto esplodere una Caccabomba
sotto la sedia a cena». Harry Potter e i Doni della Morte,
capitolo 8
Oggetto:
borsetta
Sì,
hai parlato di questo episodio e anche bene, ma come ho spiegato nel
bando, i punti a questa voce venivano assegnati in base all'importanza
data all'oggetto associato. Ho riletto la storia dopo aver fatto le
correzioni, nel caso mi fossi persa un passo in cui magari parlavi
della borsetta di zia Muriel, ma non l'ho vista. Mai. Lungi da me
insinuare che tu possa aver capito male cosa dovevi fare: la mia prima
reazione è stata pensare a un errore mio nell'invio del
materiale da cui partire. Ho perfino effettuato una ricerca nel
documento, ma le uniche ricorrenze della parola
“borsetta” che Open Office mi ha trovato sono state
quelle in cui l'ho usata io adesso, nel giudizio. Per come stanno le
cose, sono fisicamente costretta a darti zero in questo punto, ma la
cosa, oltre a farmi male al cuore, mi pare molto, molto strana. Se sei
stata tu a fraintendere, non ho altro da aggiungere. Se sono stata io a
dimenticare magari di copiare e incollare parte del pacchetto
nell'email con cui te l'ho inviato, decidi tu come posso compensarti,
perché in tutta onestà io non lo so. Parliamone.
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