L'venka

di Sselene
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La porta si aprì con un lieve rumore e McCoy alzò lo sguardo per vedere chi lo stava disturbando a quell’ora di notte. Si accigliò nel vedere Chekov barcollare dentro la stanza, con le guance rosse e un sorrisetto sulle labbra.
“Guardiamarina Chekov.” Mormorò. “Sta bene?”
“Sono… sono… sono un po’ ubriaco.” Il guardiamarina borbottò, poi rise rumorosamente, quasi perdendo l’equilibrio nel movimento.
“Vedo.” Bones sospirò, passandosi una mano sul viso. “Vieni, siediti.” Ordinò, alzandosi così che il ragazzo potesse sedersi sulla sua sedia.
Pavel ubbidì senza una parola, ridacchiando, stravaccandosi sulla sedia. McCoy si inginocchiò davanti a lui, prendendo il suo viso tra le mani e il giovane rise.
“Leonard…” Cominciò a dire, poi si fermò, pensando a qualcosa. “Leonard.” Ripeté. “Leon… Leone…” Sorrise, ringhiando più come un micetto che come un leone.
Leonard sospirò.
“Sta bene, guardiamarina?” Chiese.
Il Russo rimase in silenzio per un po’, osservando attentamente il viso del dottore. Annuì una volta –sebbene sembrasse più una risposta a una qualche domanda che stava ponendo a sé stesso, che una risposta a McCoy- poi si mosse in avanti, sfiorando le labbra del maggiore con le proprie. McCoy arretrò.
“Che ci fa qui?” Chiese, senza dare troppa importanza al bacio causato dall’alcool.
“E’ un obbligo.” Pavel rispose sinceramente, con un sorriso innocente.
“Un obbligo?” Bones ripeté.
“Sì. Stavamo giocando a Obbligo o Verità e il capitano mi ha obbligato.”
Jim. McCoy doveva immaginare ci fosse lo zampino di Jim.
“Jim ti ha sfidato a baciarmi?” Chiese.
Il guardiamarina rise.
“Nyet, nyet.” Rispose. “Mi ha sfidato a confessarti i miei sentimenti.” Aggiunse, poi cercò ancora di baciare il dottore, che si scostò prima che potesse farlo, alzandosi in piedi.
“Sei ubriaco, Pavel. E hai diciassette anni!”
Pavel sospirò, poi sorrise.
“Ho diciassette anni? Sì. Sono ubriaco? Dio, sì!” Rise. “Sono disperatamente innamorato di te?” Chinò il capo, lanciando un’occhiata al dottore attraverso le ciglia. “Sì.”
“Sei ubriaco.” Bones ripeté
Il guardiamarina sospirò ancora, muovendosi a disagio sulla sedia, guardando attentamente le proprie mani.
“Se… se vengo qui domain… quando non sono ubriaco…” Alzò lo sguardo, incontrando quello di McCou. “Tu ci penserai?”
“Pensare a cosa?” Bones sbottò.
“A noi.” Pavel rispose, fingendo un coraggio che aveva solo grazie all’alcool.
“Hai diciassette anni!” Bones esclamò.
“Lo so!” Il Russo ribatté. “E so anche cosa voglio e voglio te!”
Il dottore non rispose, sospirando profondamente.
“Pavel… va’ a dormire.”
“Promettimi solo che ci penserai.” Pavel implorò.
Bones boccheggiò un paio di volte, poi sospirò.
“Io… io ci penserò.” Lo rassicurò. “Se vieni qui domani, da sobrio, e mi dici le stesse cose, allora ci penserò.”
Il giovane rimase in silenzio per un po’, osservando attentamente il viso del dottore, come cercando di capire se era sincero, poi sorrise e si alzò, barcollando lievemente.
“Ci vediamo domani.” Promise.
Esitò, poi si avvicinò a Bones, invadendo il suo spazio personale, e lo baciò ancora, lievemente.
“Ci vediamo domani, quando sarò sobrio e ancora innamorato di te.” Promise ancora, con un sorriso, poi si allontanò, uscendo dalla stanza.
McCoy lo osservò uscire, poi sospirò, alzando gli occhi al cielo.
Che cosa aveva concordato, esattamente?




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