Amortentia: profumo di neve, di libri e...

di Onlyna
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Amortentia: profumo di neve, di libri e...



IX.

Ascoltare di nuovo Theodore parlare fu come
ricominciare a respirare dopo essere stato in apnea per giorni.


Da quanto?
La mia voce uscì più flebile di quanto pensassi, ma fu perfettamente udibile nel silenzio che era sceso tra di noi dopo che Theodore aveva finito di parlare; forse era una domanda stupida, la mia, ma sentivo il disperato bisogno di capire quando si era reso conto che il sentimento che lo legava a me non era solo amicizia.

Quattro anni, – rispose in un sussurro, mentre scrutava con occhi sfuggenti il cielo sopra di noi; sembrava che quella confessione l'avesse imbarazzato più di tutto il resto. – Anche se all'inizio non riuscivo a capire cosa fosse. Pensavo di essere sbagliato, sai, nessuno mi aveva mai parlato della possibilità che non mi piacessero le ragazze. Non credo che tu possa capirlo, ma questi anni sono stati davvero pieni di confusione: ho provato ad ignorare la cosa, mi sono convinto che doveva essere una fase, ho provato a far finta di nulla mettendomi con Heather... ma non è andata bene. Non mi piaceva baciarla, non mi piaceva il suo odore, non mi piaceva lei. Mi sono sentito uno schifo quando l'ho lasciata, l'ho presa in giro per verificare se davvero quella che passavo era una fase o no, ma non potevo continuare. Era come se stessi tradendo me stesso, oltre che la sua fiducia. Non ha reagito come pensavo, però, lo sai? Ha capito, anche se evidentemente non ne era felice, e mi ha persino spinto ad accettare la realtà. È stata la prima persona a cui ho confessato tutto, probabilmente se non fosse stato per lei non avrei mai avuto il coraggio di baciarti, l'altro giorno. Forse è stato un male, Draco, so che quello che ho fatto ha rovinato per sempre la nostra amicizia, ma... è stato bello potersi liberare di quel peso: mi sono innamorato di te, sono riuscito ad accettarlo e non mi pento di averti baciato, qualsiasi cosa deciderai di fare.
Ascoltai tutto senza parlare, chiedendomi come avessi fatto a non accorgermi di niente, in tutto quel tempo: quattro anni, per quattro anni non avevo capito nulla.
Si voltò a guardarmi, finalmente, ed il sorriso triste che piegò le sue labbra mi fece capire che il mio silenzio era stato per lui come una conferma di tutti i suoi timori.
Forse fu proprio quello, quell'espressione dolente ma comprensiva, che mi spinse ad avvicinarmi al suo volto e baciarlo. Non era pietà, la mia, speravo che se ne rendesse conto senza farmi domande.
Il profumo della sua pelle era familiare e dolce, le sue labbra sottili e morbide: spinto dalla curiosità e dal desiderio di conoscere il loro sapore dischiusi la bocca e le sfiorai con la punta della lingua. Era strano baciare il mio migliore amico di mia iniziativa, ma sentivo che era giusto così. Non sarei riuscito, in nessun modo, a rinunciare alla sua presenza nella mia vita.





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