Es-senza
di te.
I
was so alone and I owe you so much…
C'era
buio, c'era tristezza, c'erano lacrime.
Appariva
una notte come tutte le altre,
per uno che non sapeva osservare, ma io avevo imparato.
Avevo
imparato ad
osservare dal migliore -il migliore uomo,
il migliore amico.
C'era
buio, c'era malinconia nelle pareti
dell'appartamento.
C'erano
parole stroncate sul nascere e singhiozzi soffocati
da una mano tremante.
Era
morto da molti giorni ormai, così tanti da averli
tracciati come cicatrici sulla pelle -e
nel cuore.
Bruciava
ancora come se fosse appena accaduto e qualcosa dentro
di me mi faceva credere che quelle fiamme non avrebbero mai smesso di
bruciarmi
le viscere.
C'era
buio, nel soggiorno del 221 B di Baker Street e non soltanto
perché la luna aveva preso il suo legittimo posto nel cielo,
ma perché nessuno
riusciva ad illuminare una stanza come faceva Sherlock Holmes.
C'era
un velo di
solitudine posato sopra ogni cosa, un velo che gravava anche su di me,
minaccioso.
Erano
passati minuti interi da quando era caduto, minuti che
pesavano come montagne.
Erano
passate ore intere da quando l'avevo visto
disteso, senza vita, ore che pesavano come pianeti.
Tutte
le notti facevo lo
stesso, medesimo incubo -la caduta, insieme a lui, per sempre. Ero
arrivato
più volte a sperare che fosse reale, ero arrivato a
desiderare di morire, così
da far cessare ogni pensiero, ogni lacrima. Erano passati molti giorni
da
quando era morto -definitivamente,
completamente e non riuscivo ancora a farmene una
ragione.
Così
mi
ritrovavo ogni notte sulla poltrona dove solitamente lo osservavo, tra
una
pagina e l'altra di qualche quotidiano, e piangevo.
Ero
un uomo ma tremavo come
un bambino.
Rifiutavo
l'idea che mi avesse lasciato, odiavo l'idea che avesse
deciso per conto suo, che si fosse lasciato morire.
Non
sarebbe dovuta finire
così.
E
me lo ripetevo, me lo ripetevo incessantemente, rannicchiato sulla
poltrona, come se questo potesse farmi stare meglio, potesse farmi
superare
tutto.
Eppure
non riuscivo a dirgli addio, perché questo avrebbe
significato
lasciarlo andare e, così, dimenticare.
Non
volevo dimenticare nulla di lui, che
era stato la mia ancora e la mia ferita allo stesso tempo.
Un
uomo che non
lasciava spazio a stupidi grigi in una gamma infinita di
colori.
C'era
tristezza in me, John Watson, che era sopravvissuto alla guerra, ma non
ai
sentimenti.
Quelli
letali, che ti spezzano il cuore.
Addio
John.
Addio
John.
A volte mi sembrava di
impazzire, come se
avessi superato quel limite di sopportazione umana che un uomo
può raggiungere.
C'era
rabbia, anche, dentro di me.
Quella
rabbia soffocante, cieca.
Verso
me stesso,
che non l'avevo protetto, che l'avevo visto cadere e non riuscivo a
perdonarmelo, con lui, che mi aveva lasciato, che si era buttato e che
mi aveva
lasciato solo, esposto.
‘C'è qualcosa che non gli ha detto ma che
avrebbe voluto dirgli?’
‘Si.’
‘Che
cosa?’
‘No,
non posso, mi
dispiace, non ce la faccio.’
E
c'erano anche parole mai dette, parole che non erano state dette per
stupidi
ideali e pregiudizi o per orgoglio, forse.
E
c'erano abbracci mai scambiati che
soffocavano i polmoni e minuti persi per litigi inutili.
Fuori
dalla finestra
si intravedevano le primi luci di un nuovo giorno e gli occhi ancora
rossi e
doloranti per il pianto appena commesso -di nascosto, da
codardo.
Un
nuovo
giorno, altre ore, altri minuti, altri momenti inutili a commettere
gesti
noiosi.
Monotona,
scontata, ecco com'era la vita senza Sherlock Holmes.
Mi
alzai in piedi, accarezzando distrattamente il violino poggiato sulla
scrivania, nella sua perfetta immobilità.
Un
respiro, un altro, e poi scacciai
via con forza le lacrime, testimonianza di una fragilità
sciocca, una fragilità
che non mi era permessa, che io non mi permettevo.
Un
dottore, un soldato. E
sarei stato forte, per lui, un'altra volta, per ricordare ogni giorno,
ma per
non crollare mai se non al buio, di notte.
Per
tremare, ancora una volta, come
un bambino, solo.
I
don’t have friends, I’ve just got one.
‘Nobody
could that clever‘ ‘You could’
You are amazing, you are fantastic!
Goodbye John.
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