Odore di guerra
«Sire,
l’esercito di Velinor ha oltrepassato i nostri
confini. Sono migliaia, armati».
Sir Leon, in piedi davanti
al re, aspettava di ricevere
ordini.
Arthur non poteva dare a
vedere l’angoscia che l’aveva
assalito. Era re da pochi mesi. E ora doveva agire, senza esitare.
«Prepara
l’esercito, partiamo in giornata. Non possiamo
permettergli di invadere la cittadella»
disse serio, e Sir Leon annuì,
andandosene.
*
Merlin aiutava Gaius con i
feriti. Era distante dalla
battaglia, quando decise di avvicinarcisi. Non poteva restarsene a
guardare,
non lui.
Avvisato il suo mentore,
si allontanò dal rifugio cautamente.
Era solo fra l’erba, l’odore di polvere e di
sangue. Odore di guerra.
Fu in quel momento che lo
riconobbe fra la folla, conosceva
a memoria la sua armatura regale. La passione che metteva nei suoi
gesti era
palpabile, la potenza che il suo corpo trasmetteva travolgente. Come
una
ballerina che danza sulle sue note preferite, che si muove
armoniosamente; come
un cigno che apre le ali, mostrandone la maestosità. Ecco,
Arthur stava
lottando.
E attorno a lui corpi
cadevano a terra. Quello era il
momento di vivere, di morire, di combattere.
Merlin sì
avvicinò, nascosto dai cespugli scuri, e combatté
come
solo lui sapeva fare.
*
La giornata era passata,
lenta. I soldati rimasti erano
stravolti, usurati dalla dura battaglia. E Merlin aveva seguito al
solito Arthur
nelle sue stanze.
«Avete
fatto ciò che era giusto»
disse piano. Avevano già
sentito troppe urla quel giorno.
«Sconfiggerò
Velinor domani, faccia a faccia. Niente più
spargimenti di sangue. Tutta quella gente è morta per
… per colpa mia»
sussurrò
il re, bianco in viso.
«No,
Arthur. Chi è morto oggi è morto in onore di
Camelot,
fiero di essere vostro suddito»
continuò Merlin, sfilandogli
l’armatura. Togliendogli anche quel peso.
Ma Arthur
bloccò le sue mani lunghe e sottili, andando a
cingergli i fianchi, facendo cadere a terra il metallo.
«Grazie»
gli
sussurrò, appoggiando la propria fronte sulla sua. «Per tutto, grazie Merlin».
«Dovreste
combattere più spesso, sapete? La guerra vi rende
molto più umano, non mi avevate mai ringraziato prima
d’ora»
disse
lui, con un lieve sorriso sulle labbra.
Ma lo vedeva: Arthur era
troppo stanco anche per
rispondergli con sarcasmo. Era diventato un uomo col peso di altri
mille sul
cuore. E forse lui, Merlin, sapeva come alleviare quel peso.
Posò le proprie
labbra sulle sue, e lo cullò per un tempo
interminabile, le braccia intrecciate dietro al suo collo, fino a che
Arthur
non si scostò.
«E
se fallirò, Merlin? »
chiese, spaventato.
«Non
importa, Arthur. Se fallirete … riproverete, e
fallirete meglio»
rispose lui con il suo sorriso innocente, che faceva
sciogliere i nervi tesi del re, le sue incertezze.
Arthur rise, ma il suo
riso al collo di Merlin parve un soffio
leggero, seguito da lunghi, teneri baci, che lo coccolarono tutta la
notte.
E l’indomani re
Arthur avrebbe vinto. Per i suoi cavalieri,
per i ricchi, gli inopi, i civili, i martiri, le vittime. Per Merlin.
Perché
questa è la guerra.
Note dell'autrice:
Salve a tutti! Ecco la mia prima
Flashfic Merthur :) Devo dirlo, non è stato per niente
facile scriverla! Inizialmente le parole superavano di gran lunga le
1500... ma visto che l'ho scritta partecipando al Create your recipe! Contest,
ecco qui una Flashfic :)
Mi farebbe piacere
sapere cosa ne pensate. E come sempre accetto volentieri
qualsiasi tipo di commento costruttivo :)
Baci, alla prossima!
Mara
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