Solo tu puoi
sentirmi
#31
“L’oscurità inghiotte la luce, e
piega l’animo impuro dell’uomo.
Brilla nell’era, così come ordina la
canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere
solitario. Una luce nell’oscurità.”
La guardava con gli occhi di chi, sopraffatto dal dolore,
non riusciva ad accettare quella realtà. Lo sguardo perso nel vuoto, velato, non
poteva darsi pace, non riusciva a credere che lei non fosse più in questo mondo.
Gli sembrava di impazzire, di perdere il controllo di qualsiasi azione, non fu
neppure in grado di parlare, aveva urlato troppo quel nome, e per troppe volte.
Era rimasto senza fiato, ma non gli era servito a nulla, era sconvolto,
frustrato.
Lui non l’aveva protetta, non ci era
riuscito, e ora si sentiva una persona inutile, un fallito.
Come aveva potuto, pensò distrutto
dal dolore, lasciarla andar via? Avrebbe dovuto lottare contro
quel fato, avrebbe dovuto trattenerla in questo mondo ad ogni costo, con
ogni mezzo.
Eppure aveva perso quella
battaglia. Forse una delle più importanti della sua vita.
Sapeva già che il dolore per quella perdita così improvvisa
lo avrebbe annientato, ma nonostante tutto, nonostante quei mille pensieri,
quelle mille sensazioni, non poteva darsi pace.
Avrebbe voluto violare perfino la volontà di Dio pur di riaverla
indietro, eppure sapeva che non era possibile, ma lui non
riusciva a smettere di pensare, di sperare.
La vita gli aveva tolto tutto.
Prima Rin, sua madre.
Poi Taiga, suo padre.
E adesso lei, l’unica donna che
dopo la scomparsa dei suoi genitori gli aveva insegnato ad amare.
Era certo che non sarebbe più riuscito ad andare avanti ora
che quella ragazza dal sorriso abbagliante non c’era più.
Senza Kaoru non ce
l’avrebbe fatta.
- Kouga – disse una voce,
spezzando in un sol colpo il silenzio. Apparteneva a Zarba.
– Kaoru… - premise, pronunciando distintamente quel
nome - lei è ancora viva! – esclamò, sotto l’attenzione e lo stupore dei
presenti. Kouga guardò subito l’anello con occhi tutt’altro che spenti, ma forse preso
alla sprovvista da quella rivelazione inaspettata e pervaso dall’agitazione non
riuscì ad aggiungere nulla. – Anche se flebile, sento
ancora la sua energia. – specificò in seguito il magico anello.
Jabi si avvicinò di corsa alla
ragazza, per constatare di persona. Quando ebbe
appurato la verità, guardando Kouga con una luce
raggiante negli occhi annuì subito.
Sì, lei era ancora viva!
- Ha scelto di aspettarti, sta lottando contro l’energia
distruttiva che dilaga nel suo corpo. – dichiarò a quel punto la Sacerdotessa
del Makai.
Non c’era tempo da perdere: bisognava agire subito.
Il tempo di guardare Kaoru, poi Kouga ebbe uno scatto improvviso. Adesso sapeva cosa fare!
Si avvicinò a Rei, con uno sguardo sbrigativo gli chiese: - Dov’è l’Ottava Stella del Makai?
Senza aggiungere altro, l’amico aveva già capito quali fossero le sue reali intenzioni. Si infilò
una mano nella tasca interna del soprabito, poco prima di consegnarli l’oggetto
ebbe un attimo di esitazione. – E’ davvero questo ciò che vuoi?
Abbassando il capo, il figlio di Taiga gli rispose senza
nessun’incertezza. - Non voglio perderla. – Era questo ciò che Kouga voleva per davvero. E nient’altro.
Lui rivoleva la sua Kaoru.
Rei sorrise, la frase lo aveva profondamente colpito. Forse
perché sapeva che in fin dei conti pur di riportare indietro Shizuka sarebbe stato disposto a
commettere qualsiasi pazzia. Almeno Kaoru doveva vivere, pensò, ricordando ancora una volta il sorriso
dell’amata sorella. Senza avere più esitazioni, gli consegnò il prezioso
oggetto.
Alla svelta, Kouga si diresse
verso il centro della sala. Il resto del gruppo, avendo intuito ciò che a breve
sarebbe successo, lo guardava con profonda apprensione.
- Ahriman ti costringerà
senz’altro a ritornare con lui. – intervenne Tsubasa,
certo della cosa, ma lui anziché rispondere, proseguì dritto per la sua strada.
Solo Ahriman poteva espellere l’energia
distruttiva dal corpo di Kaoru. Non c’era nessun
altro, nessun’altra soluzione, e non poteva di certo
sperare in un fortuito miracolo.
Certo che avrebbe accettato qualsiasi condizione impostagli
dall’essere demoniaco, iniziò alla svelta il rituale magico.
Si accorciò la manica destra del soprabito, stese bene il
braccio e con una delle punte di quella stella si procurò un taglio sulla pelle.
Rin fu colta dallo spavento, Jabi cercò di tranquillizzarla, ma la verità era che
nemmeno lei riusciva a smettere di tremare.
Per chiamare Ahriman mancava ancora
un passaggio, l’ultimo: Doveva recitare a voce alta ciò che si trovava impresso
sulla stella.
Si trattava di una frase scritta con caratteri appartenuti
ad una vecchia lingua che secoli fa spadroneggiava nelle terre del Makai.
Si schiarì la voce, respirò a fondo, e con l’oggetto
d’innanzi a sé lesse a gran voce: - “Vidia Zema Moficia
Dei Jitana Rah” – scandì quella frase in maniera impeccabile, il
cuore gli batteva forte in petto, ma nonostante tutto si sentiva pronto a
ricevere il mostro senza indugi, paure. Guardò Kaoru,
poi comprese che era lei a dargli quella forza.
Si udì un boato nella sala, seguito da un raggio di luce. Il
fascio si diffuse ampiamente ma con una grazia fuori del comune.
La luce era calda, benevola, non sembrava appartenere allo Spirito
Malvagio, definito da tutti un portatore di immani catastrofi.
Quando il bagliore andò via via
scemando, sia Kouga che
tutti gli altri intravidero una figura possente dall’aspetto austero che tuttavia
dava l’impressione di dissociarsi in qualche modo da Ahriman,
grazie all’aura che spandeva nella sala.
Poteva mai, Ahriman il
distruttore, infondere un senso di pace?
Quando Kouga
si fu del tutto calmato, osservando l’essere dinnanzi a sé, poté rendersi conto
di un particolare che prima d’ora gli era sfuggito.
Il colore dell’armatura che rivestiva interamente il corpo
dello Spirito Malvagio tendeva al cremisi, una tinta
nettamente forte, di predominanza assoluta, che non aveva nulla a che vedere
con quella tenue e dalle sfumature cerulee di questo nuovo e misterioso essere.
- Tu non sei Ahriman! – dichiarò a
quel punto il giovane Cavaliere, cogliendo tutti alla sprovvista. Rei sguainò preventivamente le armi, Silva gli intimò seduta
stante di riporle.
I Madougu conoscevano quella creatura imponente.
- Lui è Spenta Mainyu,
il “Sacro Spirito”, gemello di Angra Mainyu, lo “Spirito Malvagio”, ovvero Ahriman.
– proferì Zarba, che in più occasioni aveva dato prova di conoscere l’argomento.
- Angra Mainyu, in quanto alleato della Menzogna rappresenta il
male, a differenza di Spenta Mainyu, alleato della
Verità, che ha scelto di schierarsi dalla parte del bene, dando così vita al
conflitto cosmico tra Verità e Menzogna. – continuò Goruba,
approfondendo l’argomento.
Kouga scosse il capo, era confuso.
– Non capisco… sono certo di non aver commesso errori,
quella frase… - L’imponente voce del Sacro Spirito sovrastò le sue parole
permettendo così di essere ascoltata per la prima volta. – Non è stato un tuo errore – proferì, la cadenza altisonante
riecheggiò nella stanza fino ad oltrepassare le pareti. Era un suono di
dominanza assoluta. - Le sacre scritture incise sull’Ottava Stella del Makai permettono a colui che
detiene l’oggetto di richiamare in questo mondo il mio gemello. Tuttavia, se
chi formula quelle parole è mosso da uno spirito
nobile che nemmeno il male è in grado di corrompere, la Menzogna, sopraffatta
dalla potenza di quello stesso individuo, lascia spazio alla Verità. – Spenta Mainyu puntò un dito lungo ed ossuto in direzione di Kaoru. Kouga ebbe
un sussulto, poi lo seguì attentamente. – Quella giovane fanciulla ha sacrificato sé stessa per salvare la vita di
colui che ama. – spostò lo sguardo fermo e penetrante verso Kouga, additò anch’egli. – Tu ti sei offerto allo
Spirito Malvagio per liberare colei che ami e che ora giace esanime d’innanzi a
te. Entrambi avete scelto di scarificare le proprie
vite in nome di un sentimento chiamato “amore”. Kouga
Saejima – tuonò all’improvviso,
senza staccargli lo sguardo di dosso - la mia venuta su questa terra non è
dettata semplicemente dal caso. Io salverò questa fanciulla
estirpando l’energia distruttiva dal suo corpo, ma ti chiederò qualcosa in
cambio. Sei disposto ad accettare? - Kouga non
sembrava intimorito da quella richiesta improvvisa. Proprio come aveva fatto
con Ahriman, lui non si sarebbe tirato indietro.
Annuì con decisione, e fu solo a quel punto che la creatura rivestita da una
corazza cerulea gli rivelò le sue condizioni: - Dovrai aiutarmi a fermare Angra Mainyu.
La richiesta così singolare lo spiazzò. Nessuno mai, prima
d’ora, era riuscito a battersi contro Ahriman, colui che aveva di sua spontanea scelta deciso di allearsi
con il male.
- Io… - biascicò il giovane Cavaliere, pensando che non ce l’avrebbe mai fatta – non ho tutto questo potere.
Spenta Mainyu si avvicinò a Kaoru, il suono di quei passi prodotto dall’armatura
possente vibrò nell’aria. – Al momento opportuno lo troverai. – rispose soltanto,
regalando a quella frase un alone di mistero. – In un mondo in cui la maggior
parte degli esseri viventi ha scelto di schierarsi dalla parte del male, Angra Mainyu è diventato perfino
più potente di me, ma finché ci sarà anche una sola persona disposta a credere
nella Verità, io continuerò a combattere. Se non
sbaglio, questo è anche il credo di voi Cavalieri Mistici. – fece una pausa,
socchiuse gli occhi fissandolo. – Sappi che sei libero di scegliere, non mi
servirò di questa ragazza per obbligarti ad accettare. Qualunque sia il tuo responso, la salverò ugualmente. – sollevò il
braccio in direzione di Kaoru, chiuse gli occhi e
prima ancora che potesse aspirare l’energia distruttiva Kouga prese una decisione.
- In quanto Cavaliere Mistico, è
mio dovere andare fino infondo a questa storia, perciò accetto. – affermò,
certo che avrebbe portato a termine quel compito. Lui era Garo,
il Cavaliere d’Oro, e aveva una missione da compiere: proteggere gli esseri
umani da ogni pericolo.
Spenta Mainyu sembrò
sorridere, poi facendo appello a tutto il suo potere assorbì l’energia
distruttiva dal corpo della giovane convogliandola nella propria mano. I flussi
negativi evaporarono purificati dalla forza benevola emanata dal Sacro Spirito,
e il cambiamento fu immediato.
Il cuore di Kaoru, che prima batteva
con un incedere debole, riprese il suo ritmo naturale. Il colore di quella
pelle così pallida iniziò a ravvivarsi, le labbra persero quel tono violaceo e
ritornarono le stesse di un tempo, proprio quelle che Kouga
ricordava.
– Riprenderà conoscenza tra non molto. – gli rivelò lo
spirito della Verità, e lentamente iniziò a scomparire. – Porta il mio gemello
alla controparte terrena del Ponte del Giudizio. – disse poco prima di svanire
del tutto in una luce abbagliante. I presenti si coprirono gli occhi con il
dorso delle mani per non venirne accecati. L’energia
rilasciata da Spenta Mainyu aveva una purezza senza
uguali. Era unica nel suo genere, in quanto rappresentava l’energia creativa,
il bene assoluto, opposta a quella distruttiva, ovvero
il male.
Quando tutto ritornò pian pianino
alla normalità, una volta abbassato la mano dal viso, Kouga
si rese conto che Kaoru stava riaprendo gli occhi.
Fu colto dall’agitazione, avvicinandosi a lei si fletté
verso il basso, pensò che il cuore gli sarebbe schizzato
via dal petto da un momento all’altro, ma nell’attimo in cui la vide
riprendersi da quel torpore destinato a portarsela via, fu come ritrovarsi per
la prima volta fuori da un incubo e quando ella guardandolo con estrema
dolcezza sorrise, non fu più in grado di trattenersi, e preso da una forte
emozione si gettò verso di lei per cingerla tra le sue braccia.
Non riuscì a dire nulla, era troppo rapito da quell’attimo,
da quella situazione, voleva solo stringerla a sé, poterle sfiorare i capelli,
il colorito pulsante e non più cereo di quel viso
radioso, e quelle labbra…
- Mi dispiace – fuoriuscì proprio
da quella bocca – ti avevo promesso che non mi sarei più cacciata nei guai, ma
per l’ennesima volta non ho dato ascolto alle tue parole.
- Non farlo più – rispose Kouga, a stento tratteneva il pianto – ti prego, non
farmi più preoccupare. – biascicò con voce tremante, senza vergognarsi di
quella fragilità emotiva che era riemersa all’improvviso, senza curarsi di quel
limpido velo che gli offuscava la vista, di quella voce sporcata da un pianto
sommesso ma ugualmente tangibile. – Senza di te non riesco ad andare avanti. – disse
con quanto più trasporto avesse dentro, con tutto
l’amore che nutriva per lei, e mentre la stringeva sempre di più a sé, Kaoru sentì qualcosa di bagnato caderle sul dorso della
mano. Lo guardò, vide che aveva il volto rigato dalle lacrime di quel pianto
che non era riuscito ad arginare. Con garbo gli lambì una guancia, l’unica cosa
che fece fu prendergli la mano e sorridere, come aveva sempre fatto, per
scaldare il suo cuore ed asciugare le lacrime.
Solo lei poteva compiere un simile miracolo, e anche
stavolta ci era riuscita, mano nella mano, mentre lo
guardava con occhi grandi ed immensamente dolci.
Quando la giovane si rimise finalmente
in piedi fu subito accolta dal resto gruppo. Gonza per l’emozione si era tolto
gli occhiali e di tanto in tanto si tamponava gli occhi con un fazzolettino
color porpora, Rei la guardava soddisfatto senza smettere di sorridere, anche Tsubasa, ragazzo rigido e tutto d’un
pezzo si era lasciato andare. Jabi le posò una mano
sulla spalla e Rin corse da lei per abbracciarla
forte. La piccola del gruppo piangeva a dirotto, nello stesso istante però si sentì sollevata ora che tutto era ritornato
alla normalità.
Tuttavia…
Il felice attimo ebbe vita breve.
Un boato attirò l’attenzione dei presenti che colti alla
sprovvista sussultarono. Il pavimento sotto ai loro
piedi vibrò pericolosamente, sembrava un terremoto, poi un bagliore accecante li
colse ulteriormente di sorpresa.
Corsero in giardino, la luce proveniva da lì, un miasma li
investì brutalmente.
In quel cerchio magico, proprio nel bel mezzo di quelle
candele rosse predisposte a terra, apparve affiorando dal sottosuolo una sagoma
spettrale.
Ci fu un disappunto assoluto quando capirono che si trattava
addirittura di Ahriman, lo Spirito Malvagio.
- Tu…?! – tuonò Kouga in preda
allo stupore, mentre appoggiando una mano sull’elsa della spada sospinse Kaoru dietro di sé.
- Si è servito del portale magico creato da Rin per arrivare qui. – gli disse Zarba, poi si udì la voce
furente di Rei.
- Che cosa vuoi ancora?!
Ahriman sapeva bene che quel
maledetto cerchio gli impediva di muoversi, se fosse stato
il contrario senza ombra di dubbio li avrebbe sterminati tutti, tranne uno. Puntò il dito ossuto verso Kouga, lo
investì con uno sguardo minaccioso. – Se non
fosse stato per quello stupido eremita e per quei due ragazzini presuntuosi tu
non saresti mai riuscito a scappare!
- Eremita…? – biascicò il figlio di Taiga, senza
comprendere. Gonza ebbe un sussulto, si era appena
ricordato di una cosa.
- Vostra cugina Souka e quel
Cavaliere… Jin! Sì, loro hanno chiesto a Denemon di fare qualcosa…! – intervenne prontamente,
riferendo al signorino l’accaduto.
Finalmente fu tutto più chiaro a Tsubasa
e gli altri. Ahriman, quando Kouga
fu tratto in salvo, non si trovava nel suo regno perché qualcosa lo aveva
trattenuto al di fuori contro la sua volontà.
- Tu sei mio, mi appartieni, rispetta i patti e torna subito
da me! – tuonò ancora il potente Spirito, che non avrebbe mai rinunciato al suo
prezioso tesoro, ma l’umano fu altrettanto ostinato.
- Non torno sui miei passi. – rispose, era
perfino pronto a battersi con lui in quello stesso istante, se necessario.
- Hai firmato un contratto, non puoi rifiutarti, devi adempiere al tuo dovere! – ringhiò
l’essere, poi facendo appello alla sua potente magia, dopo aver tracciato con
le lunghe dita artigliate dei simboli a mezz’aria, iniziò a recitare una
strana formula. La nenia durò pochi attimi, quando scese il silenzio sotto lo
stupore generale di tutti, Kouga vide la sua
abitazione svanire nel nulla.
Si guardò intorno con fare frenetico, ma tutto quello che
aveva costruito suo padre ormai non c’era più. Scosse il capo, non riusciva a darsi una risposa, tutto ciò non aveva un senso,
era impossibile. Guardò Ahriman dritto negli occhi,
senza farsi intimorire da esso. – Che cosa hai fatto?! – urlò, pretendendo una risposta.
Un ghigno affiorò sul volto dello Spirito Malvagio. – Mediante
le mie arti magiche ora un potente sortilegio grava su di te e su ciò che hai
di più caro al mondo. Se non rispetterai i patti, le
persone che ti stanno accanto inizieranno poco per volta a scomparire. Ti
consiglio di ritornare sui tuoi passi, se non vuoi restare solo. – sorrise
ancora con perfidia, poi svanì nel nulla lasciandolo senza parole.
- Che significa tutto ciò? – chiese
Rin al fratello, spaventata da quello che sarebbe
potuto accadere, ma Tsubasa non se la sentì di
rispondere.
- Dobbiamo trovare un modo per spezzare il sortilegio. –
intervenne Rei, non c’era un solo istante da perdere, ma Silva, la sua compagna
frenò tutto il suo entusiasmo.
- Solo Ahriman può neutralizzare
la propria magia, ricordi?
- Ma allora… cosa possiamo fare? –
il giovane Suzumura cadde preda del panico.
Più il tempo passava, e più c’era il rischio che qualcuno di
loro iniziasse a scomparire.
- Devo affrontarlo. – disse ad un tratto Kouga.
Si sentì posare lo sguardo degli altri su di sé. – Devo affrontare Ahriman.
- Ma… non puoi! – urlò all’improvviso
Kaoru, andandogli d’innanzi.
Kouga si flette
di poco per poterla guardare meglio negli occhi, le posò ambedue le mani
sulle spalle. – Questa volta non mi accadrà nulla, te lo
prometto. – le assicurò, poi si rivolse a Zarba
– Dove si trova la controparte terrena del Ponte del
Giudizio?
Il Madougu ci pensò su, e dopo un
istante giunse il verdetto: - Nel posto in cui tu ed Ikuo
vi affrontaste per la prima volta.
Kouga annuì, si ricordava di quel
luogo, un ponte sospeso tra cielo e terra, in effetti
poteva ricordare vagamente il vero Ponte del Giudizio che si ergeva nel Makai. – Devo andare – disse
guardando prima Kaoru, poi i suoi amici.
Tsubasa, Rei e Jabi
fecero un passo avanti.
- Noi veniamo con te. – disse quest’ultima,
anche Kaoru e Rin
raggiunsero gli altri tre, facendogli capire che nessuno lo avrebbe lasciato
solo.
Gonza fece per accodarsi al gruppo, non avrebbe mai e poi
mai abbandonato il suo signorino, ma qualcosa andò storto. Iniziò a sparire,
prima lentamente poi sempre di più.
- Gonza…! – urlò Kouga, colto alla
sprovvista sgranò gli occhi, ma non fece in tempo a raggiungerlo. Il
maggiordomo si dissolse nell’aria e di lui non rimase
più nessuna traccia. – Gonza… - biascicò ancora, ma questa volta lo disse con
un tono flebile, amareggiato. Strinse le mani a pugno, socchiuse forte gli
occhi, e infine motivato più che mai si decise a portare a termine quel
maledetto incarico.
***
Il tragitto per arrivare al ponte non era poi molto, però da
subito si erano accorti che qualcuno li aveva seguiti.
Quando Tsubasa
finalmente si voltò, capì che non erano soli. Con la lancia sguainata partì
all’attacco verso un gruppo di Orrori. Trasformatosi
in Dan, iniziò il duello. Kouga
voleva intervenire, ma Rei posando una mano sul suo braccio, sguainò con l’altra una delle sue
spade. - Conserva le forze per dopo. – gli disse, poco prima di lanciarsi
all’attacco.
Trasformatosi in Zero, la Zanna d’Argento, il combattimento durò poco, in due non ci misero molto ad eliminare quel
fastidioso gruppetto di mostri.
- Li avrà mandati Ahriman? – disse
Tsubasa, sospettoso.
- Non credo – rispose subito Jabi - lo Spirito Malvagio non sa che Kouga
ha incontrato il suo gemello.
- Gli Orrori sanno ciò che Kouga
sta per fare. Ogni creatura del Makai
che vive qui sulla terra ha percepito l’aura benevola di Spenta Mainyu. – spiegò Zarba,
poi ammise franco – Ormai è questione di attimi. Tra
non molto ne arriveranno altri.
- Dovete sbrigarvi – convenne
Silva, gli umani annuirono all’unisono.
Fecero per rimettersi in cammino, ma un urlo inaspettato da
parte di Rin li fece girare.
Tsubasa stava iniziando a
scomparire.
- Non andartene! – strepitò abbracciando il suo amato fratello
– Non mi lasciare!
Il giovane Yamagatana le posò
affettuosamente una mano sul capo. – Anni fa ho promesso a nostra madre che non
mi sarei mai allontanato da te. Vedrai che tornerò. –
le disse con un sorriso, e prima di sparire del tutto rivolse il suo ultimo
sguardo in direzione di Jabi. Quest’ultima
si sentiva tremendamente agitata, anche se non aveva detto nulla, Tsubasa aveva in qualche modo capito quale fosse in verità il suo reale stato d’animo.
Nessuno riuscì a dire nulla, non se la
sentirono. E così tutto tacque.
Adesso erano rimasti in cinque.
Si guardarono in faccia pensando a chi sarebbe
toccato, e dopo pochi isolati arrivò il responso.
- A quanto pare, sono arrivato al
capolinea. – esclamò ad un tratto Rei Suzumura,
arrivando perfino a sdrammatizzare sull’accaduto. Rise,
infilandosi le mani in tasca guardò Kouga. –
Vedi di riportarmi indietro e anche di non farti ammazzare!
- Finalmente avrò un attimo di pace. – enfatizzò
Zarba, chiaramente si stava riferendo a Silva.
- Sei il solito cafone! – reagì quest’ultima, una manciata di
secondi prima di sparire, ma l’anello ebbe comunque il tempo di emettere ancora una replica.
- Quando torni sarò lieto di
invitarti a cena. – fece, e parve addirittura sorridere, ma in realtà anche Zarba era molto preoccupato.
- Spariremo tutti… - balbettò la piccola Rin,
aveva paura soprattutto perché non sapeva ancora quando
sarebbe toccato a lei. Si sentì posare una mano sulla spalla. Era Kaoru.
- Kouga ci riporterà indietro. –
le disse, poi fissò il ragazzo e sorrise – Siamo in
buone mani!
Kaoru aveva fiducia in lui, ciononostante
Kouga iniziò a dubitare della sua forza, delle sue
capacità. Si vergognava ad ammetterlo, eppure aveva anche lui paura di fallire quel
compito che sembrava essere così importante, troppo. Non sapeva se sarebbe
riuscito a riportare indietro le persone che amava, e ciò gli dava quasi il
tormento.
Jabi lo destò da quei pensieri.
Aveva appena avvistato due Orrori.
- Abbiamo visite. – disse, preparandosi a sguainare le sue
rosse bandiere. Si voltò appena verso gli altri. – Voi andate,
ci penso io a loro.
Kouga sarebbe voluto restare, ma
sapeva che ormai mancava poco tempo, e seppur a malincuore fu
costretto a darle retta.
Si allontanarono lasciandola lì. Rin
urlò qualcosa, forse voleva restare con lei, ma ormai la donna era già corsa via, in direzione del nemico.
Grazie alle sue arti magiche riuscì a tenere dignitosamente
testa a quelle infide creature, volteggiò in aria, sopra le
loro teste, i drappi delle bandiere vibrarono mossi dal vento, come in
una sorta di danza, e la magia fece il resto.
Gli Orrori cercarono di reagire agli incantesimi, tuttavia
la loro inferiorità gli costò cara, e furono sconfitti. La Sacerdotessa del Makai aveva portato a termine il suo compito. Riprese
fiato, adesso non le restava che raggiungere gli altri ma il sortilegio si
abbatté su di lei, senza darle la possibilità di reagire.
Girandosi, augurò buona fortuna al ragazzo che un tempo
giocava a Barchess con lei, e con le rosse bandiere
agitate dal vento, svanì anch’ella nel nulla.
Correvano su per quella stradina che li avrebbe portati alla
meta. Ormai mancava poco. Solo alcuni isolati, il
ponte si scorgeva in lontananza, solo pochi metri e poi... Poi Kouga si sarebbe trovato faccia a faccia con Ahriman in persona.
Non sapeva se sentirsi a disagio e prepararsi al peggio,
oppure fidarsi di Spenta Mainyu, e credere nelle
proprie capacità.
Quando arrivarono ai piedi del ponte
si fermarono per riprendere fiato. Erano esausti, Kouga
si guardò intorno, non c’era nessuno nei paraggi.
Ripresosi interpellò l’anello. – Come faccio ad attirare Ahriman in questo posto? – Zarba
mugugnò qualcosa, prima di rispondere.
- Dovrai usare l’Ottava Stella del Makai,
tuttavia… - si trattenne, sapeva che a Kouga non
avrebbe fatto piacere ascoltare il resto della frase – la sua magia non ha più effetto.
– Zarba aveva visto giusto. Al ragazzo quelle parole
non piacquero.
- Cosa intendi dire?
- E’ stata usata troppe volte. In passato da Shiro, poi successivamente da quel
ragazzo, Ikuo, infine da te.
- Mi stai dicendo che ha perso il
suo potere? – chiese, l’anello non poté che annuire. – Che alternativa
mi proponi?
- Le alternative sono due –
rettificò Zarba – Recuperare una seconda Stella,
oppure…
Rin non lo lasciò finire. –
Distruggere questa e liberare tutto il suo potere!
- La ragazzina ci sa fare…! – scherzò
prontamente il Madougu, poi con un sospiro tornò
serio. – La Stella è composta da un Animetallo purissimo, difficile da rompere.
- E’ vero, però esiste lo scioglimento degli elementi!
- Conosci quella tecnica? – domandò con meraviglia l’anello.
Rin annuì soddisfatta.
- Me l’ha insegnata Jabi la
settimana scorsa.
- Presumo che tu non abbia ancora avuto modo di provarla…
L’aspirante Sacerdotessa reclinò il capo con fare mogio. –
Non ne ho avuto il tempo… però sono certa di poterci
riuscire! – si voltò in direzione di Kouga. – Lasciami provare, ti prego! – In quegli occhi c’era così
tanta determinazione che il giovane Cavaliere del Makai
non se la sentì di respingere quella richiesta. Oltretutto Kouga
riponeva grande fiducia nella piccola Rin.
Annuì, e consegnandole tra le mani l’antica stella le lasciò
il campo libero.
La sorella di Tsubasa questa volta
doveva concentrarsi. Più del dovuto. Sapeva bene che ora tutto dipendeva da
lei. Forse si sentiva agitata per questo, ma una brava Sacerdotessa del Makai doveva dimostrare in qualsiasi circostanza di avere
un autocontrollo senza pari.
Rin si posizionò
al centro esatto del ponte, abbassò le palpebre e cercò la giusta
concentrazione. Tra le mani stringeva l’Ottava Stella del Makai,
schiuse le dita, la lasciò stesa su entrambi i palmi per qualche secondo finché
non iniziò a fluttuare a mezz’aria.
La formula da recitare era semplice, tuttavia richiedeva una
padronanza lodevole del proprio potere, gli errori non erano ammessi in quella
circostanza. Scandì le parole a voce alta, poi con l’aiuto del pennello magico
tracciò dei segni scintillanti d’innanzi a sé, e l’oggetto fu completamente
avvolto da una sfera luminosa che lo racchiuse al suo
interno, fino ad inglobarlo del tutto. Poco prima che Rin aprisse gli occhi, Zarba
emise una sottile risata, segno che la procedura era andata completamente in
porto. Fiera per ciò che aveva fatto guardò Kouga,
questi l’accolse con un sorriso benevolo, che
successivamente si trasformò in una smorfia di terrore.
La ragazzina stava iniziando a scomparire.
-Rin…!? – biascicò subito, voleva
fare qualcosa per lei, ma sapeva fin dall’inizio che non avrebbe potuto
aiutarla.
La sorellina di Tsubasa scosse il capo quasi a volergli dire “non fa niente, è tutto
ok”. – Sono riuscita a portare a termine il rituale.
Questo è ciò che conta. – rispose con un bel sorriso. E
con lo stesso entusiasmo corse verso i due, per poterli abbracciare ancora una
volta. E mentre si stringeva a loro, continuando a
sorridere svanì del tutto.
Kaoru reclinò il capo, si sentiva
tremendamente amareggiata per quanto accaduto, il sortilegio le aveva concesso il lusso, se così si poteva chiamare, di scomparire
per ultima. Non le restava che attendere il suo turno, ora.
Kouga sapeva che presto o tardi
sarebbe dovuta sparire anche lei, tuttavia cercava di non pensarci.
- Cosa facciamo adesso? – si sentì
presto chiedere dalla ragazza.
Guardò l’oggetto prezioso consumarsi, proprio come una
candela, all’interno del nucleo cristallino creato da Rin.
– Quando si sarà del tutto sciolta,
il suo potere attirerà Ahriman in questo mondo. – Dal
tono della voce Kaoru capì che doveva essere molto
agitato.
- Hai paura? – gli chiese a quel punto, ma lui non rispose anche se in realtà avrebbe voluto farlo, perché Kouga aveva paura, ma non di Ahriman.
Ciò che più lo spaventava era il timore di non riuscire a riportare indietro i
suoi cari, di non riuscire a vincere quell’ultima battaglia. Mentre
pensava a quella tragica ipotesi, si sentì ad un tratto afferrare la mano.
Girandosi vide che Kaoru lo guardava con un amabile
sorriso. – Io credo in te, ci riuscirai! – disse. In
un certo qual modo era riuscita a leggergli dentro, ad
entrare nei suoi pensieri, nei suoi timori più profondi.
Kouga le posò una mano sulla
guancia, Kaoru si lasciò quasi cullare da quel gesto,
socchiuse le palpebre, si sentì sfiorare il mento con un gesto delicato che
raggiunse le labbra dolcemente, e poi quel tocco sparì all’improvviso.
Quando riaprì gli occhi si rese
conto che la mano di Kouga era passata attraverso il
suo corpo, e che, alla fine, anche per lei era giunto il momento di andarsene.
- A quanto pare non potrò fare il
tifo per te! – esclamò, quasi scherzando, mentre il ragazzo la fissava con aria
atterrita.
- Non andartene…! – replicò, in preda al panico,
all’agitazione. Voleva fare qualcosa, intervenire, però nello stesso tempo
sapeva che non c’erano vie di fuga, Kaoru si sarebbe dissolta nel nulla esattamente come gli altri. Era
difficile per lui da accettare, ma purtroppo non poteva farci nulla, non questa
volta. L’unica cosa che poteva fare, era sconfiggere Ahriman.
Mentre la osservava farsi sempre più tersa, come un fine velo di stoffa, si vide posare una mano in petto.
- Anche se non sarò qui, sappi che
continuerò ad incoraggiarti. Ascolta la mia voce attraverso il tuo cuore, e
vedrai che andrà tutto bene, perché solo tu puoi sentirmi! – Kaoru svanì completamente dopo aver detto quelle parole. Parole che colpirono profondamente Kouga.
Nel medesimo attimo, il destino volle che, ultimato il
processo di scioglimento, l’Ottava Stella del Makai
finisse per portare a termine il suo ultimo compito:
richiamare Ahriman in questo mondo.
Kouga fu investito da una luce
improvvisa, si udì un boato possente, poi una folata di vento sollevandosi
nell’aria lo costrinse a pararsi il viso con un
braccio.
La raffica si placò, la luce smise di brillare, e davanti
allo sguardo sbalordito del giovane, lo Spirito Malvagio fece il suo ingresso.
- Come hai osato convocarmi in questo mondo?! – tuonò l’essere, lanciandogli uno sguardo torvo. – Ti
avevo intimato di tornare da me, cosa stai aspettando?!
Kouga sapeva già cosa rispondere.
– Ho preso la mia decisione – disse, senza mostrare su quel volto una sola
linea di terrore, di angoscia. Era deciso ad andare
fino in fondo. Ora più che mai non poteva tirarsi indietro, e lui non voleva
farlo. – Verrò con te solo se accetterai le mie condizioni.
- Mi stai forse proponendo un patto? – ribatté la belva,
sembrando interessata ma nello stesso tempo innervosita
da quella richiesta.
- Ti propongo un duello. Se vinco, tu libererai tutte le
anime che hai raccolto nel corso degli anni,
lasciandole libere di raggiungere il Paradiso, ma se perdo, allora rispetterò
il tuo patto e verrò con te. – Kouga era stato
chiaro, aveva illustrato le sue condizioni nel migliore dei modi,
ma Ahriman non era particolarmente interessato
a quella stupida richiesta.
- Hai firmato un contratto, tu mi appartieni comunque, perché mai dovrei accettare? – affermò, tuttavia
quel profondo senso di sicurezza che Kouga aveva nei
suoi occhi lo fece dubitare. Iniziò a guardarsi intorno, poi
improvvisamente capì tutto. Ma non ne fu
entusiasta. – La controparte terrena del Ponte del Giudizio… - constatò. –
Questo posto mi impedisce di ritornare nel mio mondo,
sono bloccato qui. – fissò lo sguardo sulla mano sinistra del
ragazzo, in particolar modo l’attenzione gli ricadde su Zarba. – Solo quel Madougu è in grado di aprire un passaggio, e se io non accetto il tuo
insignificante patto, tu non gli ordinerai mai di creare uno. – La
spaventosa creatura si sentì quasi vittima dei suoi stessi tranelli. A questo
punto doveva fare una scelta. – Ho intenzione di assorbire tutto il tuo potere
per sconfiggere Meshia, la mia forza unita alla tua
non avrà più eguali nel Makai, ma per fare ciò, tu mi
servi vivo. Sii realista, piccolo umano, come farai a tenermi testa? Hai forse
dimenticato chi sono io?
No, Kouga non lo
aveva affatto dimenticato. Ahriman era il
demone della menzogna, della distruzione, colui che
aveva ucciso davanti ai suoi occhi Shiro ed Ikuo, e con una facilità impressionante. Sapeva bene che
quello scontro che si preannunciava sempre più imminente sarebbe stato tutt’altro che facile, sapeva a cosa stava per andare
incontro, con chi si sarebbe dovuto battere, o per meglio dire con cosa avrebbe
dovuto lottare. La Distruzione in persone, una forza senza
eguali, un’energia che non temeva il confronto con nessuno.
Preferì non rispondere alla domanda nettamente provocatoria
del demone, perciò, con sicurezza e prestanza impugnò saldamente l’elsa della
spada e sfilandola dal fodero rosso gli fece capire che non aveva nessuna intenzione di tirarsi indietro.
Ahriman sorrise. Tutto sommato quello stupido umano non poteva che essere un
pazzo. – Se questo è ciò che vuoi, allora sarai
accontentato. – tuonò, poco prima di impugnare la sua lancia.
Kouga fece roteare la punta della
spada esattamente sopra la sua testa. Il fascio di luce lo investì ricoprendolo
con quella corazza d’oro. Garo sfoderò finalmente i
suoi artigli, e sopra quel ponte sospeso tra cielo e terra si diede il via ad
un epico scontro.
***
Il primo a partire all’attacco fu il Cavaliere
Dorato dell’Est.
Ahriman riuscì senza neanche
spostarsi dal punto in cui si trovava a respingere sapientemente il colpo, ma Garo non si lasciò scoraggiare e ripartì subito.
Cercava in tutti i modi di trovare un punto debole, sperava
che Ahriman abbassasse la guardia per poter mandare a
segno almeno un colpo di spada. Si muoveva con maestria, era
rapido, ma non troppo. Il nemico riusciva a precederlo durante gli spostamenti,
e ad anticipare le sue mosse.
Ogni attacco gli fu parato, ogni fendete
fu deviato dall’asta di quella lunga lancia, e tutto ciò ad un ritmo
incalzante.
Il Cavaliere d’Oro sapeva che non poteva fermarmi a
riprendere fiato, mirava a sfiancare il mostro, ma
cosa assai più bizzarra è che quest’ultimo mirava a
stancare lui.
Non si stava impegnando molto lo Spirito Malvagio. Zarba se ne era reso conto, così
come aveva capito che, al contrario, Kouga stava
dando fondo a tutte le sue energie senza ottenere nulla in cambio.
- Così non va – disse dapprima
l’anello parlante, nel momento in cui l’umano riprendeva fiato – tra non molto
resterai senza energie. – Zarba aveva
ragione, pensò il giovane duellante. Doveva trovare un modo per
distrarre Ahriman, per fargli abbassare la guardia.
Ma doveva essere un qualcosa di estremamente valido,
altrimenti il demone non si sarebbe mai lasciato trarre in inganno.
- Quando sarò abbastanza vicino a
lui, apri un portale. – disse svelto.
- In questo modo darai ad Ahriman
ciò che vuole, ovvero ritornare nel suo mondo. – gli
ricordò il Madougu, ma di questo lui ne era consapevole.
- Non ho altra scelta – rispose,
preparandosi ad un nuovo contrattacco- devo rischiare. – finì la frase nel
momento in cui si lanciò verso il nemico, era ad un passo dalla creatura quando Zarba eseguì gli
ordini e, proprio come sperato da Kouga, Ahriman si lasciò per qualche breve istante distrarre dalla
luce di quel portale apparso d’innanzi a lui. La lama della Garoken
si mosse con estrema sveltezza, e senza taluna difficoltà affondò nel costato
del mostro. Lo Spirito Malvagio gemette, ma più che un urlo di dolore il suo
sembrava un ruggito collerico.
Afferrò Garo per
il collo, e con la sola forza di un braccio lo sollevò da terra.
Era fuori di sé.
Accecato dalla rabbia lo scaraventò nel portale magico
eretto da Zarba, e subito dopo con un balzo lungo
oltre dieci metri vi entrò anch’egli.
Garo cadde rovinosamente a terra,
si fermò pochi metri più in la dopo una serie di ruzzoloni che lo costrinsero
più e più volte a picchiare contro la dura superficie di quell’arido
mondo.
Riuscì ad alzarsi a malapena, sentiva dolore ovunque, e gli parve di fare una fatica impressionante a tenere ben alzata
l’elsa della sua spada.
Kouga sapeva di non avere molto
tempo a disposizione. Doveva concludere quella che gli
sembrava una battaglia impossibile da affrontare e vincere senza il minimo
sforzo.
Cercando di essere il più rapido possibile, decise di
avvalersi dell’aiuto di un suo fidato destriero, Goten.
Lo splendido esemplare, ricoperto da una corazza d’oro dal
bagliore sfavillante emise un nitrito ergendosi sulle due zampe posteriori.
Garo gli salì in groppa, la spada
che teneva stretta in una mano si trasformò nell’enorme Garozanba,
forma evoluta e indubbiamente più grossa della Garoken,
e nel medesimo attimo Zarba attirò subito la sua
attenzione con una frase inconsueta. – Sarà un duello a cavallo. – fece, e
solamente quando alzò lo sguardo davanti a sé poté capire quale fosse il vero significato di quella strana esclamazione.
Anche Ahriman,
proprio come il Cavaliere d’Oro, aveva richiamato a sé il suo imponente
destriero.
La bestia in questione era molto più grande di Goten, ricoperta da una corazza cremisi, massiccia, a prima
vista impenetrabile, e quando nitriva non c’era luogo in cui quel suono non potesse arrivare. Quando si alzò
sulle zampe posteriore dando sfoggio di tutto il suo potere con una maestosa
impennata, e sbatté gli zoccoli sul terreno bianco e spoglio, la terra tremò
fortemente. Ahriman saltò in groppa al suo spaventoso
destriero, strinse le redini e con la lancia sguainata partì all’attacco.
Garo ordinò a Goten di fare la medesima cosa, lo scontro tra i duellanti
fu immediato.
Si battevano destreggiandosi abilmente in sella ai loro
destrieri con sapiente maestria. Il bagliore prodotto dalle armi che vibravano
nell’aria generava un susseguirsi di scintille, di lampi accecanti.
Dagli zoccoli del cavallo di Ahriman fuoriuscivano scariche di energia distruttiva,
segno che quel combattimento doveva essere più che serrante. Lo Spirito
Malvagio ordinò all’animale di colpire il suolo con i suoi pesanti zoccoli, la
terra tremò ancora, tanto da far perdere a Goten
l’equilibro. Nonostante l’improvvisa oscillazione
riuscì a non crollare, ma quel breve attimo di smarrimento diede l’aggio ad Ahriman di sferrare un colpo in direzione del nemico. Colpo
che raggiunse Garo
duramente.
Kouga urlò dall’interno dell’armatura,
l’energia distruttiva del mostro lo aveva investito in pieno, e anche se grazie
alla corazza che indossava non c’era pericolo che il suo corpo ne venisse
direttamente a contatto, si ritrovò ugualmente a subire un brutto contraccolpo.
In quell’attimo capì quanto Kaoru avesse
sofferto a causa di quella spaventosa energia, e quel pensiero gli diede
la forza necessaria per reagire a quella ulteriore mossa.
Strinse con vigore l’elsa della Garozanba
e partì senza pensarci in direzione di quel tanto odiato bersaglio. Ahriman non si aspettava una simile
ripresa, era convinto di averlo stordito abbastanza. Dovette ricredersi
e fare i conti con la lama dello spadone, solida ed incombente, che lo travolse
in pieno, arrivando perfino a disarcionarlo. La lunga lancia che teneva in una mano gli volò via, poi egli finì in terra, con una caduta
rovinosa. Il tonfo prodotto dall’armatura che lo rivestiva fu inevitabile e
generò solo frastuono, la terra vibrò ma Garo resistette in sella a Goten,
finalmente era riuscito nel suo intento. Era stanco, esausto,
riprese fiato, e più guardava Ahriman riverso
verso il suolo, più sentiva l’energia ritornargli in corpo.
Si sentì soddisfatto per quel risultato, ma la gioia durò
poco. Finì nel momento in cui vide lo Spirito Malvagio sollevarsi da terra
senza la minima difficoltà.
Servendosi del potere sconfinato che aveva in corpo, manovrò
a distanza la sua lunga lancia, che in quel frangente era riversa al suolo a
molti metri di distanza da quel campo di battaglia. L’oggetto lievitò a
mezz’aria e come una freccia dalle dimensioni smisurate si preparò a centrare
il suo bersaglio.
Garo non fu in grado di scorgere
quell’imminente pericolo che stava per raggiungerlo proprio alle spalle, e ne
fu irrimediabilmente trafitto. La lama affilata riuscì a penetrare nella
corazza d’oro, trapassandola. Si udì un grido di lancinante dolore, cadde in
terra ai piedi di Goten che nitrì con fare nervoso,
la stilettata infertagli fu così forte da fargli abbandonare l’armatura contro
ogni sua volontà. A causa di ciò, anche Goten sparì,
lasciandolo inerme.
Kouga riverso al suolo gemeva, urlava. Vide espandersi sul terreno bianco una
chiazza rossa che si andò via via ad ampliare intorno
a lui. Stava perdendo molto sangue, senza un’adeguata
protezione e ridotto in quello stato non sarebbe riuscito a scamparla.
Con un movimento rapido della mano Ahriman
richiamò a sé la lunga lancia, che si staccò bruscamente dal dorso di Kouga inducendolo ad urlare per l’ennesima volta.
Il ragazzo non aveva nessuna via di scampo. Steso sul
terreno, agonizzante, non fu in grado di rimettersi in piedi. Lo Spirito
Malvagio procedette a passo svelto verso di lui, era
fuori di sé. – Ti assorbirò ora! – tuonò, con uno sguardo minaccioso e la ferma
intenzione di fare ciò che aveva appena detto. Kouga
si ritrovò alla mercè dell’essere che tese una mano affinché potesse assimilare
le ultime energie rimaste dell’umano, ma l’anello guida Zarba
lo respinse colpendolo in viso con un raggio accecante.
- I mie occhi…! – strepitò il demone
dalla corazza cremisi, con le mani ossute premute sulla faccia. – I miei occhi!
– ripeté, dimenandosi.
Zarba era riuscito a guadagnare
istanti preziosi. Li sfruttò per cercare di rianimare Kouga,
ma questi sembrava aver perso completamente i sensi.
Quando riaprì gli occhi si trovava
in un ambiente buio. Forse, pensò con angoscia, doveva essere morto. Sì, non
c’era nessun’altra spiegazione.
Lui aveva fallito.
Provò dentro di sé tanta rabbia. Pensò improvvisamente alla
sua Kaoru e a quella promessa che le aveva fatto. Avrebbe dovuto sconfiggere Ahriman
e riportarla indietro, riportare indietro tutti coloro
che avevano creduto in lui. Fu così tanta la disperazione che cadde vittima
dello sconforto.
In quello stanzone buio, spoglio e gelido, riverso lì su
quel suolo, Kouga desiderò ardentemente di riuscire a
portare a termine il suo compito. Serrò la mano in un pugno, e con tutto il
fiato che aveva in corpo lanciò un grido.
Un flebile bagliore squarciò quel fitto buio, Kouga si sentì posare una mano in petto, provò a guardarsi intorno ma aveva la vista annebbiata. Credette
di vedere una sagoma dai contorni familiari, lì china su di lui, poi udì
distintamente il suono di due voci.
- La nostra energia ci viene dal cuore. – disse la prima,
che aveva un dolce suono.
Proseguì l’altra, dal temperamento più forte ma nello stesso
tempo affettuoso.
- Se vuoi vincere una battaglia non
devi mai dubitare delle tue capacità, altrimenti ti sentirai sconfitto ancor
prima di iniziare.
Kouga le aveva riconosciute
entrambe. Quelle voci appartenevano ai suoi genitori, Rin
e Taiga.
Anche se non riuscì a vedere i loro volti, ebbe come
l’impressione che i suoi cari da tempo ormai scomparsi gli stessero
sorridendo.
Sentì l’energia accrescere in lui, e poi si ricordò delle
parole che gli aveva detto Kaoru
poco prima di svanire.
Chiuse gli occhi provando ad ascoltare il suo cuore, e fu
solo allora che udì distintamente la voce della sua amata che gli ripeteva
senza sosta di non mollare.
Kaoru aveva fiducia in lui, e
continuava tuttora ad averne. Così come Rei, Tsubasa, Jabi e la piccola Rin, ed il suo fidato maggiordomo, Gonza. Kouga non poteva deluderli, non voleva
farlo. Tutto ciò che più desiderava era poter riabbracciare i suoi cari.
Aprì gli occhi all’improvviso, sentendo distintamente la
voce di Zarba che non aveva smesso di chiamarlo per
un solo istante. Quando si fu del tutto ripreso, provò
a rimettersi in piedi, nonostante la brutta ferita che continuava a sanguinare,
ma fu tutto inutile.
- Non ci riesco – biascicò, con la
voce tremante, pallido in viso per via del dolore. Tentò perlomeno di afferrare
la sua spada, ma l’elsa gli scivolò via dalle dita.
Ahriman, che nel frattempo aveva riacquistato la vista, più furioso che
mai avanzò in direzione dell’umano, pronto a riprendersi ciò che gli spettava
di diritto.
Kouga era spacciato. In quelle
condizioni non sarebbe stato in grado di difendersi, ne era
più che consapevole eppure non riusciva a riprendersi, nonostante il desiderio
di farcela fosse forte, intenso.
Proprio quando il demone che si trovava a soli pochi metri
da lui aizzò il braccio in avanti con fare minaccioso, un bagliore apparso dal
nulla si parò d’innanzi all’umano. Il lampo misterioso assunse una forma ben
precisa, lasciando Ahriman senza parole.
Spenta Mainyu, il Sacro Spirito nonché suo gemello, era accorso in aiuto di Kouga.
- Tu…! – ringhiò il demone della menzogna, puntando l’enorme
lancia verso quel tanto odiato antagonista. – Levati di mezzo!
Spenta Mainyu lo investì con un
globo di luce purissima, talmente limpida da stordirlo.
Si voltò in direzione dell’umano riverso a terra, e facendo
uso dei suoi poteri gli sanò la ferita.
Kouga avvertì un senso di
benessere in tutto il corpo, il dolore alla spalla era cessato, adesso poteva
rialzarsi ed impugnare la sua spada senza nessun impedimento.
Il Sacro Spirito lo guardò dritto negli occhi. – Ti darò il
mio potere affinché tu riesca a sconfiggere il mio gemello. – proclamò, e Kouga si tenne pronto a riceverlo.
Spenta Mainyu divenne nuovamente
luce, avvolse il Cavaliere Mistico in un turbinio di
fasci luminosi.
Adesso Kouga era pronto a
trasformarsi in Garo. Per l’ennesima volta. Ma era convinto che tutto si sarebbe svolto per il meglio,
ora aveva fiducia nelle proprie capacità, e non avrebbe mollato.
L’armatura dorata lo rivestì interamente, era più brillante
del solito, emanava una luce straordinaria, fuori dal
comune. Anche la corazza aveva subito alcune modifiche, per certi aspetti le
effigi impresse su di essa potevano assomigliare a
quelle di Spenta Mainyu.
Ahriman fece un passo indietro,
quella luce lo stava accecando, era troppo pura,
incontaminata, non riusciva a sopportarla, lui la detestava così come
detestava il suo gemello, padre della verità, della creazione.
Fece ancora un altro passo indietro, e poi un altro, ma a
nulla gli servì indietreggiare. Garo lo aveva
raggiunto, ed Ahriman si sentì
schiacciato da quella possente energia creativa.
Decise di dare fondo a tutte le sue forze, ed emise un
latrato spaventoso. Richiamò tutto il potere distruttivo che aveva in corpo,
ora più che mai ne aveva bisogno.
I due si fronteggiarono pericolosamente.
Da un lato l’energia creativa emanata dal Cavaliere
Dorato dell’Est, dall’altro l’energia distruttiva emanata dallo Spirito
Malvagio.
La collisione tra i due elementi fu devastante.
Il conflitto generato dalle due forze opposte tra loro causò
lo sgretolamento del territorio circostante. Una folata di vento prese a
volteggiare nell’aria, la roccia si stacco dal suolo, i detriti volteggiarono
verso l’alto, creando un turbine senza precedenti.
Garo fu investito dall’energia
distruttiva, così come Ahriman che venne
preso in pieno da quella creativa.
Nessuno dei due cadde, nessuno dei due
cedette. Il Cavaliere d’Oro non poteva perdere quella battaglia. E mentre si batteva senza sosta, ripensava a tutti i bei
momenti che aveva trascorso nella sua vita, in modo particolare a quelli
vissuti con Kaoru. Di quella volta in cui le aveva dato un bacio sotto una pioggia incessante, di quella volta
in cui la vide scendere dalle scale con indosso l’abito che le aveva regalato,
e di quella sera in cui, lì davanti alle fiamme di un camino acceso, avevano
consolidato il loro amore.
Immaginò dentro di sé il suo sorriso, quei suoi occhi grandi e luminosi, pieni di vita, e fu proprio
quel pensiero a trasmettergli una forza d’animo senza eguali.
Impugnò saldamente l’elsa della sua spada che in quel
momento aveva iniziato a brillare con fervore, Ahriman
si sentì sopraffare da quella luce che non temeva inganni, ma che al contrario
poteva purificare qualsiasi male. Abbassò la guardia, si sentì bloccato, e pagò
a caro prezzo quella sua avversione.
La lama lo trafisse in pieno, la luce generata da essa
si diffuse rapidamente nel corpo dell’essere, che presto ne venne rivestito.
Urlò in preda al dolore, urlò con le sue ultime forze
rimaste, e a poco a poco l’energia distruttiva che aveva dentro fu del tutto
annientata.
Ahriman cadde con le ginocchia in
terra producendo un tonfo che fece vibrare il suolo. La corazza cremisi che lo
rivestiva iniziò a spaccarsi come fragile cristallo, e quando anche l’ultimo
pezzo fu completamente ridotto in frantumi, di quell’essere
così tanto temuto rimase una sola fiammella, il suo spirito.
Kouga uscì dall’armatura.
Era esausto. E al tempo stesso
incredulo.
Con lo sguardo smarrito si guardò intorno, vide una miriade
di sfere luminose fluttuare nell’aria, libere ora più
che mai come il vento.
Erano le anime che Ahriman aveva raccolto in tutti questi anni. Adesso quegli spiriti
finalmente potevano raggiungere il tanto sognato Paradiso.
Anche gli innumerevoli contratti
che lo Spirito Malvagio aveva stipulato erano stati annullati.
Sembrava un sogno, eppure quella era la realtà.
Spenta Mainyu, la forza creativa,
si materializzò ancora una volta, l’ultima, davanti a colui
che aveva reso tutto ciò possibile.
Gli rivolse uno sguardo. Sembrò in qualche modo sorridere. –
Lo spirito di Ahriman
continuerà a diffondere i suoi influssi negativi nel cuore delle persone, ma
finché ci saranno esseri umani disposti a lottare contro una nobile causa, il
mondo non avrà più nulla da temere. – proferì con un tono solenne. Si inchinò davanti a quel giovane per esternargli tutta la
sua gratitudine, ed avvolto da una luce pura e splendente, si librò in alto nel
cielo, scomparendo all’orizzonte.
- Hai fatto un buon lavoro, Kouga.
– disse a quel punto Zarba, cogliendolo impreparato.
Raramente l’anello si complimentava con lui, era più portato a fargli le sue
solite ramanzine per qualcosa di sbagliato, e questo perché vederlo reagire
alle provocazioni in parte lo divertiva parecchio, e poi perché, soprattutto,
mirava a farlo diventare un eccellente Cavaliere
Mistico, forse il migliore.
Kouga sollevò la mano, poi sorrise
a quel Madougu a volte troppo chiacchierone, ma che, tutto sommato, restava il suo più fedele compagno.
Adesso per concludere al meglio
quel momento, gli restava da fare una cosa soltanto.
Chiese a Zarba qualcosa, questi
gli indicò un punto lì, proprio nel Makai. Kouga cominciò a correre
più forte che poteva, su quel territorio bianco e sconfinato. Si fermò davanti
ai piedi dell’imponente ed antico Ponte del Giudizio.
I suoi compagni di vita e di avventura
si trovavano lì.
Rin quando lo vide fece un salto di gioia. Gonza aveva le lacrime agli occhi,
per tutto il tempo non aveva fatto che pregare affinché il suo amato signorino
ne uscisse indenne e vittorioso. Jabi e Tsubasa si guardarono in faccia con aria compiaciuta e
sorrisero in coro.
- Mi sembri tutto intero. – disse una voce dal tono
scherzoso, quella di Rei. Anch’egli proprio come tutti
gli altri era felice di rivederlo.
Ma in quel gruppo mancava qualcuno.
Mancava Kaoru.
Kouga iniziò a cercarla con lo
sguardo, fu solo nel momento in cui Gonza, Rin e Tsubasa si spostarono che egli la vide.
E sorrise.
Rei diede una gomitata a Gonza per
fargli capire che forse era meglio lasciarli soli. Successivamente
chiese alla sua Silva di ricondurli a casa, nel loro mondo. Il Madougu aprì un portale, uno ad uno lo
attraversarono tutti, tranne uno.
Kaoru rimase. Era lì, Kouga la osservava, poi lei sorrise, fu il sorriso più
bello che egli avesse mai visto. Corse
da lui, i capelli mossi dal vento, il volto raggiante e luminoso. Il
ragazzo spalancò le braccia e lei si lasciò avvolgere da quella dolce
stretta.
- Sapevo che saresti tornato! – esclamò, abbracciando quel
giovane con trasporto, con amore profondo.
Kouga le passò una mano sulla
nuca, e premette forte quel capo sul suo petto. – Sono tornato per te, per mantenere
la promessa che ti avevo fatto. – rispose guardandola intensamente negli occhi.
Le prese il viso tra le mani, sorrise con estrema dolcezza e poi la stupì
ancora.
Estrasse la spada dal fodero e tracciò con la punta di
quella lama delle linee a mezz’aria. Il simbolo prese ad illuminarsi e come per
magia davanti allo sguardo estasiato di Kaoru apparve
Goten.
Lo scintillio di quella corazza dorata le danzava negli
occhi. Quando vide che Kouga
si avvicinò a quello splendido destriero per carezzargli affettuosamente il
capo rimase allibita. Sapeva bene che nessuno al mondo poteva sperare di
sfiorare anche solo con un dito l’animetallo senza
uscirne illeso. – Come può essere? – chiese sbalordita.
- Qui nel Makai l’animetallo si raffredda perché questo è il suo ambiente
naturale. – le spiegò, cogliendola alla sprovvista.
L’artista fece un passo in avanti, avvicinandosi al maestoso
destriero. Allungò timidamente un braccio, ma prima ancora rivolse un’occhiata
nei confronti di Kouga. – Posso? – chiese, questi
annuì e Goten si lasciò carezzare dolcemente da lei.
- Gli piaci. – annotò il giovane, vedendo che il destriero
si lasciava sfiorare ben volentieri da Kaoru.
Arrossì lievemente, sfiorando quella criniera rossa e tanto
delicata fino a che Kouga non decise di salire in
groppa a quel magico cavallo.
Quando si trovò in sella, porse una
mano in direzione di Kaoru invitandola a salire. Non
era mai stata su un cavallo prima d’ora, perciò dapprima
si sentì impacciata, ma poi lasciandosi andare afferrò saldamente la mano di Kouga e montò su, sedendosi di sbieco davanti a lui.
Goten si mosse
con andatura lenta, e quel movimento improvviso la fece sussultare. Ebbe
quasi paura di cadere e per riflesso si aggrappò al ragazzo.
- Non avere paura, ti tengo io. – la rassicurò quest’utimo, ed impugnando le redini con una mano, una
volta preso il controllo dell’animale poterono
partire.
Il vento soffiava leggermente lì in quel posto bianco,
spoglio ed immenso. Le lunghe distese parevano non avere fine, e quel cielo
sopra le loro teste era così terso, così infinito. Di
solito nel Makai non regnava un’atmosfera simile.
Oltretutto, per due esseri umani camminare in quel posto poteva avere i suoi
rischi. Si trattava pur sempre di un mondo abitato da creature fameliche, pronte
a divorare chiunque, pronte a cacciare qualsiasi
ignara preda.
Stranamente, il territorio sembrava essere deserto. Ma dove erano finiti gli Orrori? Kaoru
provò a chiederselo, tuttavia non trovando risposte rigirò quella domanda a Kouga.
- Non corriamo pericoli restando qui? – disse, aspettando
con curiosità il responso.
- Gli influssi benevoli rilasciati da Spenta Mainyu terranno gli Orrori lontani per un po’. – rispose,
quindi non c’era motivo di preoccuparsi. Buffo a dirsi ma in quel momento nel Makai regnava la quiete assoluta.
Il paesaggio così terso era talmente piacevole che la
giovane si lasciò completamente andare. Chiuse gli
occhi, poi appoggiò il capo sul dorso di Kouga e si
godé il resto della traversata. Si lasciò cullare dall’andatura quieta di Goten, dal rumore dei suoi zoccoli che si battevano sulla
terra bianca e spoglia, e dal respiro del suo ragazzo.
Quando ad un tratto si rese conto che
avevano smesso di muoversi, aprì gli occhi e restò senza fiato.
Una miriade di sfere luccicanti volteggiavano
intorno a loro, dava l’impressione di trovarsi in un banco di lucciole.
Rimasero a lungo in silenzio, a contemplare quello
spettacolo di rara bellezza, certi che avrebbero immortalato quell’attimo nei
loro cuori, per sempre.
Kouga infilò una mano nella tasca
interna del bianco soprabito ed estrasse qualcosa. – Credo che questo sia tuo.
– fece, mostrandole l’anello che ella si era sfilata
dal dito la sera in cui aveva deciso di fuggire via. Kaoru
assentì con un sorriso, poi si vide prendere la mano e senza opporre taluna
resistenza lo lasciò libero di infilarle quell’anello al dito, e lì, in sella
al destriero dalla corazza dorata, mano nella mano restarono
ad osservare l’orizzonte, attorniati da quelle splendide luci pregne di pace e
tanto calore.
***
Varcarono il portale, per tutto il tempo non avevano smesso di tenersi per mano, e all’uscita furono
accolti da sorrisi gioiosi e sguardi allegri.
Gonza, Rei, Tsubasa,
Jabi, Rin e perfino Souka e Jin, erano tutti lì, ad
attenderli.
La prima a corrergli incontro fu la piccola Rin che sorridendo come non mai abbracciò entrambi con una
calorosa stretta.
Kouga sentiva il bisogno di
ringraziare i presenti, senza il loro supporto non ce l’avrebbe
fatta. Tuttavia quando cercò di farlo, si rese conto che non gli uscivano le
parole di bocca, tant’era l’emozione, tant’era impacciato. Rei gli batté amichevolmente una pacca sulla spalla. – Non
sforzarti, ti si legge in faccia che sei emozionato. – scherzò com’era suo
solito fare.
- Sappi che noi non ti avremmo mai
abbandonato. – esclamò Jabi, accogliendolo con
uno splendido sorriso.
- Hai perfino trovato un nuovo amico. – ribadì
Souka, sua cugina, indicando con un cenno degli occhi
Jin, che stava proprio accanto a lei. Questi arrossì
non sapendo cosa dire, e tacque. Al contrario del suo Madougu,
Danda.
- Non mi hai ancora detto la tua età, Silva. – dichiarò,
rivolto alla collana. E proprio come c’era da aspettarselo, lei non gradì affatto.
- Sei un rude, un cafone! – sbottò
inacidita. Zarba rise di gusto.
- Non te lo dirà mai – fece in un
primo momento, ma stranamente non proseguì con una delle sue solite battute. –
Non penso che sia così vecchia, è ancora nel fiore degli anni, dico bene
madamigella?- La collana divenne subito rossa
dall’imbarazzo e non fu nemmeno in grado di biasciare una degna risposta.
Tutti scoppiarono a ridere, dando a quell’atmosfera qualcosa
di unico, di speciale.
Perfino Kouga sorrise. Ora si
sentiva a casa, circondato da persone che avevano saputo conquistare il suo
rispetto, la sua fiducia, attorniato da coloro che avevano
creduto in lui, sempre e comunque. Forse in futuro ci sarebbero state nuove battaglie, ma quel giovane ed intrepido paladino che lottava
con coraggio e profonda dedizione per difendere l’umanità era sempre più
convinto di una cosa: Grazie all’amore dei suoi cari non avrebbe avuto più nulla
da temere, perché ora più che mai sapeva che non sarebbe stato più da solo.
3 anni dopo
Camminava nervosamente giù nella hall
di quella villa enorme ed immersa nel verde, ogni tanto gettava fugace uno
sguardo all’orologio appeso alla parete, poi riprendeva quell’andirivieni
frenetico che perlomeno riusciva a tenere a bada la sua del tutto plausibile
agitazione.
Era così assorto in cento, mille pensieri che le gambe
oramai si muovevano da sole, contro il suo volere.
Aveva anche provato a sedersi, ma dopo nemmeno un battito di
ciglia si era rimesso nuovamente in piedi, pronto a
consumare il pavimento sottostante.
Si era già sentito così, altre volte, ma ora aveva a che
fare con un tipo alquanto differente di agitazione.
Forse era per questo che non riusciva a darsi una
calmata, un contegno. Proprio lui che aveva sempre avuto un atteggiamento
altero nell’affrontare le cose, adesso non sapeva che fare, cosa pensare. Quell’andirivieni incessante era sinonimo anche di una
forte apprensione, nonostante il maggiordomo gli avesse più volte riferito che
stava andando tutto bene, che non doveva preoccuparsi. Sì, ma questo era
successo molte ore fa, e da quell’ultima volta non aveva più ricevuto risposte,
rassicurazioni.
Non gli restava che aspettare e sfogare tutta quell’ansia
con un avanti e indietro propenso per lui, ma deleterio per qualcun’altro.
- Potresti gentilmente smetterla di andare da un capo
all’altro della sala? Mi sta vendendo un forte mal di testa. – intervenne Zarba, l’anello guida parlante
che, poverino, con tutto quel movimento gli sembrava di trovarsi a bordo
di una giostra.
Kouga si fermò in mezzo all’atrio,
ma di certo non lo fece per accontentare la richiesta del Madougu.
Quel gesto gli servì più che altro a guardare, per la forse millesima volta
l’orologio. – Sono più di due ore che stanno chiusi lì dentro. – scoppiò alla
fine, sedendosi nuovamente su di una panca lì vicino.
- Presumo che per queste cose ci voglia tempo. Dovrai avere
pazienza.
- Per quanto ancora? Sono stanco di
aspettare, non ne posso più.
- Per tutto il tempo che sarà necessario. Anche
un giorno intero. – replicò infastidito l’anello. Il ragazzo lo investì con
un’occhiata strana. Era sconvolto ma confuso nello stesso tempo. Un giorno
intero? No, niente affatto. Al massimo avrebbe aspettato per altri cinque minuti,
di questo ne era più che certo. - E comunque,
ti è stato detto che non puoi entrare, perciò non ti resta che attendere qui,
magari stando seduto. – Zarba sperò quasi nel
miracolo, non ne poteva più di vedere Kouga andare
avanti e indietro senza sostanza, e di conseguenza, costringere l’anello che
portava al dito a fare la medesima cosa.
Detto fatto, il ragazzo si alzò ancora, ma questa volta
aveva intenzioni ben diverse.
- Io vado a controllare. – disse all’improvviso, con un tono
concitato, certo che avrebbe salito le scale, percorso il breve andito ed
entrato in quella stanza, ma… Una
voce tuttavia anticipò le sue mosse. Si trattava di Gonza, il buon maggiordomo.
Eh sì, fu una sorpresa per quel ragazzino scontroso che
spesso giocava a fare l’asociale vederlo arrivare a metà tra uno scalino e
l’altro, con un’espressione quasi arruffata ma raggiante allo stesso tempo in
viso, mentre gridava a più riprese e con voce squillante“ E’ nato! E’ nato!”.
Kouga si sentì mancare di colpo il
suolo sotto ai piedi. Con gli occhi
sgranati, le mani sudate e tremanti, tutto il calore del corpo gli salì
al viso, sentì tutta quell’agitazione che aveva accumulato scemare
all’improvviso per lasciare spazio a ben altre emozioni, e mentre il
maggiordomo lo incitava a salire su per le scale, ebbe l’impressione di non
riuscire più a muovere le gambe. Era paralizzato, l’emozione
gli aveva giocato davvero un brutto scherzo.
Si ritrovò chissà come a correre su per quei gradini,
tremava e nello stesso tempo mentre seguiva Gonza non riusciva a smettere di
pensare a ciò che da poco, in quella splendida villa, era avvenuto.
Fu veramente questioni di attimi,
ma a Kouga quando la porta della sua camera da letto si
aprì quel momento parve durare un’eternità.
Kaoru, coperta da una magnifica
veste bianca, era distesa sul letto. L’espressione del viso assai stanca
tuttavia non le aveva fatto perdere splendore, anzi.
Aveva una luce negli occhi davvero intensa, notò subito Kouga,
che si sentì accogliere da uno splendido sorriso. Tra le braccia stringeva
dolcemente un piccolo fagottino avvolto da una coperta bianca e candida.
Ebbe un sussulto, l’ennesimo, e ancora per l’ennesima volta
rimase a metà strada, con le labbra dischiuse non sapeva cosa dire, aveva paura
di non trovare le parole adatte a quell’attimo, aveva
paura di non riuscire a farle capire quello che il cuore gli sussurrava di
urlare. Aveva paura che una semplice frase non sarebbe
mai bastava a descrivere quell’enorme sentimento che ora sentiva accrescere
come una folata di vento impetuoso dentro di sé.
Provò ad avvicinarsi, ebbe un labile attimo di esitazione, le gambe gli tremarono, ma più i suoi occhi
si fermavano su ciò che Kaoru teneva tra le braccia,
più la voglia di avanzare accresceva. Quel forte desiderio l’avvinse, e non appena
si accostò al lato del letto finalmente poté vedere per la prima volta il viso
di suo figlio.
Fu talmente tanta la gioia che non riuscì a trattenere le
lacrime. Non aveva mai provato prima d’ora un’emozione così grande verso
qualcosa di così piccolo ma unico nel suo genere. Verso qualcuno, verso colui che sarebbe diventato il suo erede. Il suo
primogenito, o perché no, la sua primogenita.
- E’ un maschio o una femmina? – fu la prima cosa che riuscì
a dire, mentre non smetteva di osservare il dolce visino di quella piccola
meraviglia.
- E’ una bambina! – esclamò la sua Kaoru,
illuminandolo con uno di quei sorrisi raggianti.
- Una bambina… - biascicò, l’emozione fu così tanta che fece
fatica ad esprimersi liberamente. – Una bambina… - ripeté
ancora, tanto era forte in lui la meraviglia, la contentezza. - Ha i
tuoi stessi occhi. – disse, notando la palese somiglianza. Sorrise ancora,
senza staccarle l’attenzione di dosso, non ci riusciva. Quella piccola creatura
lo aveva rapito, incantato, lo aveva reso l’uomo più
felice del mondo. La pelle delicata e liscia, le guanciotte
rosa, gli occhi grandi, luminosi e vispi, e la boccuccia così graziosa, gaia.
Ero uno spettacolo. Semplicemente uno spettacolo.
- Congratulazioni – disse ad un tratto Zarba, sentendo il dovere di parlare – Sono
diventato zio. – scherzò, per aggiungere in seguito - Mi auguro
che la piccola non erediti il vostro carattere, altrimenti invecchierò prima
del tempo.
Kouga e Kaoru
risero con gusto, poi quest’ultima
guardando il padre di sua figlia pensò bene di rivolgergli la fatidica domanda:
- Vuoi tenerla?
La richiesta inaspettata lo fece sussultare. Non se la sentiva di prendere quel piccolo fagotto tra le braccia, era
convinto di non essere pronto, di non esserne all’altezza. – Io… - balbettò, la
voce tremante, un po’ roca. Si vide avvicinare la piccola, e
preso alla sprovvista cercò di fare del suo meglio affinché potesse assumere
la giusta posizione.
A sorpresa ci riuscì. Gli venne quasi naturale, forse il
desiderio di tenerla tra le braccia per la prima volta aveva prevalso sopra ogni
cosa, e messo a tacere il senso iniziale di quella che senza
ombra di dubbio era solo una banale paura.
Notò subito che il fagottino era così leggero, così piccolo.
La pelle di quelle manine che non smetteva di agitare era di una deliziosa
morbidezza, così come i capelli che incorniciavano il dolce visino. Più la
guardava e più non riusciva a smettere di sorridere, di farsi incantare da lei.
Aveva iniziato a volerle bene dal primo momento in cui Kaoru
gli aveva detto che aspettava un bambino. E ora, mentre la fissava non poteva credere ai suoi occhi.
- Diventerai un provetto papà. – dichiarò convinta Kaoru, guardandoli con aria spossata ma felice. Kouga si sentì tremendamente imbarazzato, in un primo
momento non rispose, ma pensò che con il tempo lo sarebbe diventato e così
sorrise.
- Sei stanca? – le
chiese poi, non potendo fare a meno di notare quel viso pallido e svigorito.
Annuì, lasciando sprofondare il capo sul bianco cuscino.
Era stanca, Kaoru, ma felice.
Felice di quella famiglia, felice di quel
miracolo che aveva portato in grembo per nove mesi, e felice di avergli regalato
il dono più grande.
Si sentì sfiorare il capo, socchiuse gli
occhi lasciandosi cullare da quella dolce carezza, la mano di Kouga aveva un tocco così caldo, una movenza così delicata.
La premura di quel gesto la ripagò di tutta la fatica che
aveva dovuto affrontare durante il suo primo parto.
Era piacevole, pensò, lasciandosi
cullare dal suo sposo. Essere lì, circondata dall’affetto dei suoi cari, la
faceva sentire come una persona che aveva finalmente trovato la sua felicità.
- Non vorrei proprio interrompere questo momento così
idilliaco, ma… - disse inaspettatamente Zarba, poi
dovette proseguire- a circa 2 chilometri da qui è comparso un Orrore. – dichiarò
alla fine, e fu costretto a farlo dato che quello era uno dei suoi compiti
primari.
Kouga guardò immediatamente Kaoru, e senza pensarci rispose: - Mi faccio sostituire. –
Era intenzionato davvero a farlo, e questo perché desiderava restare al fianco
della sua famiglia. Non se la sentiva di lasciarle proprio ora, in un momento
simile. Voleva restare con loro.
La giovane donna che aveva dato alla luce sua
figlia dissentì. – Tu sei un Cavaliere Mistico, il tuo
compito è quello di salvare le persone che sono in difficoltà. E in questo momento c’è qualcuno là fuori che ha bisogna di
te. – gli posò con estrema dolcezza una mano sul braccio e per dargli tutto il
suo appoggio, proprio come aveva sempre fatto, guardandolo negli occhi con uno
splendido sorriso annuì. – Aspetterò con trepidazione il tuo ritorno,
ma questa volta non sarò più da sola. Nostra figlia mi terrà compagnia,
e sono certa che ancora una volta andrà tutto bene,
perché io, anzi, noi abbiamo fiducia in te! – Le parole di Kaoru
toccarono in maniera significativa il cuore di Kouga. L’amore che provava verso di lei non
si poteva misurare, era senza fine, era unico nel suo genere. Ogni attimo
prezioso della sua esistenza cercava di viverlo appieno e questo perché al suo
fianco c’era colei che giorno dopo giorno gli aveva
fatto capire che l’amore, quello vero, poteva rivoluzionare ogni cosa, riempire
ogni cuore, anche il più arido, e permettere a chi non aveva ali di spiccare
magicamente il volo.
Guardò sua figlia con gli occhi di un padre che osserva il suo bene più prezioso. Era bella come sua madre, eppure
tanto indifesa. Aveva bisogno di attenzioni, di amore,
di essere protetta. Kouga si sarebbe gettato nel
fuoco per lei, anzi, per loro.
Avvicinò la piccola al ventre della madre. Kaoru la raccolse tra le braccia, poco
dopo si sentì posare un bacio sulla fronte.
Gonza sopraggiunse con il bianco soprabito tra le mani. Dopo
averlo indossato, rivolgendo un doveroso inchino a quelle due giovani donne che
con naturalezza gli avevano cambiato la vita, Kouga si
lanciò a capofitto verso la sua prossima avventura.
Pronto ad iniziare una nuova battaglia.
Pronto a dare vita ad una nuova
leggenda.
Fine
I VANEGGIAMENTI
E LE RISPOSTE DI BOTAN:
Caro
lettore, cara lettrice, anzi, cari amici… dopo oltre 3 anni siamo giunta alla
fine. Lo dice la
parola stessa, quella che potete intravedere verso l’alto, verso la fine, per
l’appunto, di una fanfic che mi ha dato tanto. Non è
stato facile per me scrivere quella magica parolina che inevitabilmente ti
porta a versare qualche lacrima, per una come me che
non si commuove facilmente, poi, è il colmo.
Sarò sincera
con voi, così come lo sono sempre stata, perché la verità, ma anche la fiducia
ed il rispetto, come ci ha insegnato la Garo Second Season, dovrebbero trovarsi
alla base di ogni rapporto. Se da un lato sento già la forte mancanza di questa
storia, da un altro per la prima volta in vita mia posso dire di sentirmi fiera
di me. Non ho mai scritto così tanto e con così tanta
dedizione prima d’ora, sapevo che la fanfic andava a
tutti costi terminata prima della messa in onda dell’ultima puntata
dell’originale seconda serie, e così ho lavorato senza sosta affinché tutto ciò
fosse possibile.
Ci sono state
sere in cui quando staccavo dal lavoro (quello vero!)
non mi andava proprio di scrivere, poi però iniziavo a leggere le prime righe
di quei capitoli ancora in costruzione e mi lasciavo cogliere dall’ispirazione
e da quella magia che solo Garo riesce a
trasmettermi.
Volevo dire
tante di quelle cose ma stranamente ho scordato tutto…
l’emozione mi sta giocando brutti scherzi…!
Di una cosa
però non mi sono dimenticata, e cioè di voi. Sì, voi tutti, che mi avete sempre incoraggiato, che mi avete sostenuto
attraverso recensioni e messaggi che mi facevano esultare ogni volta, che mi
spingevano a fare del mio meglio. Ho cercato di trasmettere tutte le mie
emozioni attraverso questa storia, volevo regalare a
tutti quelli che la seguivano un sorriso, perché penso vivamente che non ci sia
cosa più bella che regalare un sogno a qualcuno. Spero proprio di avervi fatto
sognare. Voi ci siete riusciti attraverso l’affetto
che mi avete dimostrato durante tutto questo tempo.
Non voglio che
questo sia un addio… per carità! Io li odio…! Sappiate che continuerò
a scrivere storie su Garo, e forse, in un futuro magari
non troppo lontano, potreste ritrovarvi a leggere un seguito, o una terza
serie, perché no…!
Nel frattempo,
come ogni serie di Garo che si rispetti, non poteva
mancare di certo un episodio gaiden! Nulla a che
vedere con la trama principale, ovviamente, da leggere così, con naturalezza,
proprio come quello della prima stagione, ve lo ricordate? Esilarante da un
lato, ma che sapeva ugualmente incantare il pubblico, me compresa! Arriverà
esattamente dopo quest’ultimo episodio, il tempo di
ultimare alcune cose.
Da parte mia
posso dire che in un certo senso questa fanfic ha portato fortuna alla vera serie di Garo. Ho iniziato a scriverla perché desideravo tanto
vedere un seguito di quella meraviglia creata da Keita
Amemiya, e alla fine così è stato!
Concludo, e mi pesa proprio tanto farlo, sperando
che ognuno di voi riesca a realizzare i suoi sogni, e che, come è giusto che
sia, possa ricevere dalla vita una storia a lieto fine proprio come i nostri
tanto amati Kouga e Kaoru!
A presto ragazzi miei! Mantenetevi allegri, sorridete e
soprattutto tifate sempre Garo!!!
Con profonda
stima e tanto affetto,
Botan