Titolo: Tante
storie per uno scioglilingua!
Nick autore (sia forum che EFP se sono diversi): Airo-pearl (forum),
Koishan Sokujo (efp).
Stella/Citazione: Antares “Non
tutto è scritto, e ognuno può riscrivere la
propria storia e cambiarne il finale.”
Fandom: Pollon.
Personaggi: Pollon, un po’
tutti.
Genere: Comico,
Slice of life.
Rating: Verde.
Avvertimenti: One-shot.
Note dell’Autore: una fiction che avevo
già scritto in precedenza, ma mai
pubblicata.
I personaggi
sono tutti IC, forse Era può non sembrarlo ad
un certo punto, ma io la vedo benissimo nella parte della nonna saggia.
Tante storie per
uno scioglilingua!
Era una splendida giornata di sole
sull’olimpo.
La
gente era felice e
tutti festeggiavano preda della follia generale.
Zeus
correva dietro a
qualche gonnella, Era lanciava tuoni all’indirizzo di
quest’ultimo, Apollo
dormiva sul suo carro, Eros spargeva frecce, Afrodite
s’imbalsamava di cerone
davanti allo specchio, Efesto costruiva qualche nuova invenzione dalla
dubbia
utilità e così via. Insomma, una giornata come le
altre. Mentre la quiete
regnava -si fa per dire- sovrana, una piccola e dolcissima bambina
stava
girovagando per tutto l’olimpo alla ricerca di qualche idiota
a cui dar
fastidio.
Quella
sarebbe stata una
giornata da dimenticare. Difatti trovò subito un bersaglio,
non appena scorse
un bizzarro carretto con tanto di sole dormiente.
<< Papino, papino! >> Pollon
chiamò il padre con la sua acuta
vocina, ma talmente vicino al suo orecchio da farlo sobbalzare e
rischiare che
cadesse di sotto. L’uomo, ormai completamente sveglio, si
rivolse all’amata
figlioletta:
<< Pollon! Sei impazzita? Lo sai o no che potevo
rimetterci la vita? E
poi, si può sapere cos’hai da urlare a
quest’ora del mattino? >> lei lo
guardò coi suoi enormi ed innocenti occhi nocciola.
<< Ma papino, è quasi mezzogiorno! Sei
l’unico che ancora dorme a
quest’ora. >> Apollo diede
un’occhiata alla sua clessidra.
<< Per bacco, hai ragione! Sono in ritardo con la tabella
di marcia, se
Zeus se ne accorge mi toglierà l’incarico.
>> detto questo, prese le
redini e sprono l’obeso ronzino a mettersi al lavoro.
<< Al galoppo
Dosankos, smettila di battere la fiacca. >> il cavallo lo
guardò come a
voler dire: “Che faccia tosta!”. Tuttavia si mise
lentamente in marcia,
prendendo il suo solito cammino.
<< Aspetta, papino. >>
<< Che cosa vuoi ancora, Pollon? Non vedi che ho da fare?
>> la
bambina, a cavallo della sua inseparabile papera, si mise al fianco del
carro
del sole.
<< Mi sai dire chi ha inventato questo scioglilingua?
>>
<< Uno scioglilingua? >>
aggrottò le sopraciglia perplesso.
<< Dimmi di cosa si tratta. >>
<< Pel, figlio di Apollo, fece una palla di pelle di
pollo. Tutti i pesci
salirono a galla per vedere la palla di pelle di pollo, fatta da Pel,
figlio di
Apollo. >>
<< E questo che diamine significa? >>
tirò le redini verso di sé,
in modo che il mezzo si fermasse. << Io non ho nessun
figlio chiamato
Pel, e poi da quando il Dio del sole mette al mondo palle di pelo?
>>
<< Palle di pollo, papino! >>
<< Be è lo stesso. Comunque non ne so niente.
>> detto ciò si
rimise a “lavoro”.
<< Va bene, ho capito. >> la piccola
sospirò sconfitta. <<
Non hai la più pallida idea di cosa io stia parlando,
continuare questa
conversazione è tempo perso. >> fece dietro
front e ritornò verso il
monte Olimpo, lasciando Apollo sempre più perplesso a
rimuginare su quello
strano scioglilingua.
Arrivata alla dimora degli Dei, si diresse come una forsennata dal
nonno.
L’uomo era seduto alla sua scrivania impegnato a scrivere una
lettera di grande
importanza.
<< … Ti abbraccio mia musa, tuo Zeussino. Un
bacio. >> sigillò la
busta. << Ecco fatto! >>
<< Nonno Zeus! Nonno Zeus, dove sei? >> il
vecchio sobbalzò come se
fosse stato scoperto con le mani nella marmellata e subito nascose la
misteriosa lettera.
<< Pollon, ma sei tu? Mi hai fatto prendere un colpo.
Perché sei venuta
qui? >> ripose il foglio sotto il proprio fondoschiena,
aspettando che la
nipote sloggiasse alla svelta.
<< Vorrei sapere chi ha inventato questo scioglilingua.
>>
<< E sarebbe? >> domando a quel punto
curioso. La piccola ripete lo
stressa frase detta al padre, nella speranza che almeno il suo saggio
parente
potesse aiutarla.
<< Ho capito. >> si toccò i
baffi con fare pensiero.
<< Lo sai, non è vero? >> la
bambina, tutta euforica e felice,
iniziò a blaterare come suo solito. << Lo
sapevo che tu lo sapevi, nonno
Zeus. Tu sei il re degli Dei non puoi non sapere una cosa come questa,
tu sai
tutto! >>
<< Calmati Pollon e smettila di parlare a vanvera. Mi
dispiace deluderti,
ma io non so niente di questo scioglilingua, ti sei rivolta alla
persona
sbagliata. >> vedendo che la nipotina ci era rimasta
male, decise di
darle un piccolo consiglio. << Prova ad andare da Atena,
lei è la
Dea della sapienza,
sicuramente saprà come aiutarti. >> subito la
beniamina degli Dei si
rianimò.
<< Hai ragione, nonnino. Lei saprà aiutarmi.
Grazie di tutto. >> e
subito se ne andò senza neanche voltarsi indietro. Zeus, dal
canto suo, si
accasciò sulla sua poltrona come se fosse stanco e in fin di
vita.
<< Meno male che non si è accorta di niente,
altrimenti sarebbe corsa a
dirlo ad Era. >>
Sempre
sulle ali della
sua inseparabile papera, dopo circa un quarto d’ora, giunse
alla dimora di
Atena. Una splendida casa circondata da alberi di ulivo.
<< Zia Atena, zia Atena, ci sei? >> la
chiamò con la sua consueta
vocina.
<< Chi è che fa tanta confusione?
>> chiese una donna con tanto di
elmo. In giardino vide subito la bambina, che la salutò
esaltata. << Come
mai da questa parti? E poi perché devi sempre urlare? Non
sei capace di parlare
normalmente? >>
<< Scusa zia Atena, ma avrei una cosa da chiederti. Nonno
Zeus mi ha
mandata qui. >> la donna la guardò stupita.
<< Davvero? Deve essere grave. Dimmi ogni cosa.
>> come in
precedenza, Pollon espose il suo piccolo dilemma e la Dea
l’ascoltò attentamente.
Riflette per alcuni minuti col mento tra il pollice e
l’indice, cercando di
fare la sapientona ma senza riuscirci. Alla fine, dopo essersi spremuta
le
meningi per niente, si arrese.
<< Mi dispiace piccola, ma purtroppo non posso aiutarti.
>> la piccola
era visibilmente delusa.
<< Ma come, anche tu? >> stava iniziando ad
innervosirsi. << Uffa!
Possibile che nessuno sappia chi ha inventato un semplice
scioglilingua?
>>
<<
Non so da chi
altro mandarti, mi spiace. >> disse triste. Dopo che se
ne fu andata, continuò
a chiedersi per tutta la giornata dove mai Pollon
avesse pescato una simile storia.
Intanto
la bambina, sconfortata,
tornò alla dimora degli Dei. Mentre camminava, pensando a
chi potesse chiedere
ancora, notò una persona ferma in mezzo al corridoio andare
su e giù come
posseduta da qualche strano demonio.
<< Nonna Era, che stai facendo? >> la
bionda divinità si voltò
infuriata, ma quando vide la nipotina, si calmò
sensibilmente.
<< Quel maledetto di Zeus ha scritto un’altra
delle sue squallide
lettere, ne sono sicura. Purtroppo non ho idea di dove
l’abbia messa. >>
si mangiò un’unghia da perfetta assatanata qual
era, pronta a balzare alla gola
del marito alla prima occasione.
<< Ah, ho capito. Parli della lettera che il nonno ha
nascosto sotto il
sedere? >> disse ingenuamente Pollon, senza rendersi
conto del casino che
di lì a breve sarebbe scoppiato. Infatti, Era si
fermò di botto e si voltò di
scatto verso la bambina, sorridendo sadica e furiosa.
<< Grazie dell’informazione, tesoro. Ora so
come sistemare quel vecchio
marpione. >> poco prima che partisse alla carica come un
toro infuriato,
la beniamina degli Dei la chiamò.
<< Aspetta nonna Era, ho una cosa da chiederti. Sai dirmi
che ha
inventato questo scioglilingua? Pel, figlio di Apollo, fece una palla
di pelle
di pollo. Tutti i pesci salirono a galla per vedere la palla di pelle
di pollo,
fatta da Pel, figlio di Apollo. >> la regina
dell’Olimpo rimase per un
attimo stupita, poi scoppiò in un’allegra risata
che cancellò per un istante la
sua ira. << Perché ridi? >>
<< Perché… >>
finalmente riuscì a smettere di ridere. <<
perché sono stata io a inventare questo scioglilingua.
>> disse indicando
sé stessa.
<< Tu? >> domandò senza parole.
<< Esatto. In principio era una storiella ideata per far
dormire Apollo e
la cosa funzionava. Col passare del tempo, la gente si è
convinta che si
trattasse di una predizione sul futuro di Apollo. Che idea malsana.
>>
rise nuovamente per l’assurda idea che qualche fanatico aveva
sparso in giro
tempo prima.
<<
Ma papino si è
sposato con la mia mamma che si chiamava Pel. Allora è
veramente una
predizione! >> le fece notare a quel punto.
<< Ci ho pensato a
lungo, per questo speravo che qualcuno ne mi dicesse la
verità. >>
<<
No, piccola mia.
>> le accarezzò piano la testa con fare
materno e, per la prima volta,
Era sembrò davvero la nonna di Pollon. << Non
credere a tutto ciò che ti
viene detto, tesoro. Non sempre gli oracoli hanno ragione, e ricorda
bene una
cosa: “Non tutto è scritto, e ognuno
può riscrivere la propria storia e
cambiarne il finale.” >>
<<
Che vuol dire?
>> la guardò senza capire.
<< Quando sarai
più
grande lo capirai. Vedrai. >> il suo sorriso
sparì immediatamente, e il
ghigno riprese il suo posto. << Ora scusami cara, ma
nonna Era deve
insegnare un po’ di buone maniere a tuo nonno.
>> detto questo, si fiondò
nello studio del marito dal quale si udirono urla e strepiti di ogni
genere,
seguiti a ruota da fulmini e schiocchi di frusta.
<< Ora ho capito, grazie nonna Era. >>
urlò nella speranza che la
sentisse, cosa alquanto improbabile. Fece dietro front pronta ad andare
dal suo
amico Eros, quando si accorse di un particolare. << Forse
non avrei
dovuto dire alla nonna della lettera, non so nemmeno se sia quella che
cerca. >>
riflette ancora per un attimo e poi rise raggiante. <<
Pazienza. >>
Fine.
(Non
le disgrazie di Zeus)
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