A
Very Stormy Love
“Umareru
mae kara shitte ita you na Yasuragu
kimi to fui ni deatta Seikaku
mo shumi mo maru de chigatte ita kedo Bukiyou
na gurai sunao na kimi mabushikatta....”
“Mi
sembra di conoscerti da quando sei nataTi
ho incontrata
all'improvviso, eri così a tuoi agioIl
nostro carattere e le
nostre passioni erano completamente diverseCosì
sincera da
essere imbarazzante, ma eri incantevole....”
Meikyuu
Love Song - Arashi
“Secondo
me, non è vero che non sei nessuno.
Devi solo lasciare che anche gli altri lo
capiscano.”
Molto
probabilmente era iniziato tutto da lì, da quelle due frasi
che lei
gli aveva detto. Erano appena usciti dal pub “La Testa di
Porco”,
ad Hogsmeade, e quella era stata la prima riunione dell'Esercito di
Silente. Era forse la seconda volta che la ragazza gli rivolgeva la
parola, e il fatto che gli avesse detto quelle cose lo aveva colpito
molto, soprattutto perché quel “nessuno”
sembrava
riprendere il modo in cui si era presentato a lei. Erano parole
piuttosto dirette, e sul momento era diventato tutto rosso. Non
avrebbe mai saputo cosa risponderle, ma lei stessa gli evitò
la
fatica di pensarci: il secondo dopo, infatti, era sparita.
Nei
giorni precedenti, ricordava di averla vista molto spesso attorno a
sé. A volte andava in biblioteca a cercare libri di
Erbologia, e la
trovava lì, seduta ad uno dei banchi, intenta a leggere
qualche
libro sulle creature magiche che sembrava essere più grande
di lei.
Altre volte gli passava accanto, saltellando, mentre lui parlava con
qualche compagno nei corridoi.
Un'altra
volta, invece, l'aveva vista mentre parlava col professor Hagrid e lo
aiutava a spostare alcune casse, prima che iniziasse la lezione.
Ricordava benissimo la sensazione che aveva provato quando lei si era
accorta di lui, e gli aveva sorriso. Inspiegabilmente, gli era
sembrato che il suo cuore si fosse fermato per un attimo.
Luna
era una ragazza così particolare, così...
assurda. Come mai non
l'aveva mai notata, prima, e come mai nel vederla il suo corpo
reagiva in quel modo?
Un
giorno, appena uscito dalla lezione di Erbologia, l'aveva vista.
Pioveva, quindi tutti si stavano affrettando per tornare al castello
il prima possibile, ma lei no. Quasi come se fosse uscita apposta per
quello, ballava sotto la pioggia, ridendo e facendo piroette.
Lui
si era bloccato, incapace di staccarle gli occhi di dosso. Ad un
certo punto si era fermata, e l'aveva guardato, quasi come se si
fosse trovata lì solo per attendere lui. Non gli si era
avvicinata,
ma l'aveva salutato agitando una mano. Mentre lui alzava il braccio
per risponderle, Seamus gli diede un colpetto su una spalla, e lui si
riscosse.
-
Ehi, Neville, non vorrai certo restare tutto il giorno qui! - gli
aveva detto l'amico.
Scuotendo
la testa, aveva continuato a camminare.
A
volte aveva l'impressione che lei lo seguisse, che lo osservasse da
lontano, ma mai ne aveva avuto la conferma come quel giorno ad
Hogsmeade. Era come se i suoi occhi fossero riusciti a scrutare
dentro di lui, e aveva pronunciato quelle parole come se l'avesse
conosciuto da sempre. Era riuscita ad arrivare là dove
nemmeno lui
era ancora arrivato.
*
“Kuyashii
kimochi takusan kanjite kita itsumademo
dekinai jibun ni namida koboshita Donna
kurayami mo mune wo hatte yukeru Yakusoku
da yo shita wo mukanai doryoku oshimanai Ganbaru
sa! Chikamichi wa nai Ashita
no tame ni kyou ga aru Ganbaru
sa! Te wo nobasu n da Boku
no tame ni kimi ga iru”
“Mi
sono sentito spesso umiliatoNon
riuscirò mai a far nulla, ho piantoPosso
superare a testa alta ogni tipo di oscuritàTe
lo prometto, non abbasserò lo sguardo, i miei sforzi non
saranno
vaniForza!
Non ci sono
scorciatoieIl
presente è
qui per il futuroForza!
Allungherò le maniTu
sei qui per me“
Kimi
no Tame ni Boku Ga Iru - Arashi
Dopo
quelle parole di Luna ad Hogsmeade e con l'inizio degli incontri
dell'ES, qualcosa in Neville cambiò.
Fin
da quando era arrivato in quella scuola c'era sempre stato qualcuno a
fargli notare quanto lui fosse un fallimento su due gambe: sua nonna,
con quelle lettere che potevano anche essere atte a spronarlo, ma che
invece lo facevano soltanto sentire peggio; i suoi compagni che,
anche senza cattiveria, lo prendevano in giro; il professor Piton,
che era in grado di farlo sentire una nullità ad ogni sua
lezione.
Aveva
sempre vissuto all'ombra dei suoi genitori: loro erano stati dei
grandi Auror, e semplicemente lui non era mai riuscito ad essere
bravo o coraggioso quanto loro.
Ma
dopo anni di frustrazione, quelle parole l'avevano spinto a fare
qualcosa.
Grazie
agli incontri dell'ES lui e Luna erano diventati amici, ma quello che
lui provava era molto di più. L'aveva intuito da come si
sentiva
ogni volta che lei gli sorrideva, e dentro di sé lo sapeva
già da
quel giorno di pioggia fuori dalla serra: si era innamorato di lei.
Quella
frase, unita ai nuovi sentimenti che provava, aveva assunto per lui
un significato diverso. Doveva far vedere quello che valeva
realmente, ma non solo per se stesso, no: doveva farlo anche per lei.
In parte voleva attirare la sua attenzione, farle capire che
aveva compreso le sue parole... del resto, nonostante la sua
stranezza, nemmeno lei si sarebbe mai potuta innamorare di un codardo
incapace. Ma il motivo più profondo per cui ce la stava
mettendo
tutta era invece un altro.
Aveva
sempre creduto a quello che Harry aveva detto appena conclusa la
terza prova del Torneo. Tu-sai-chi era tornato, ed era certo che il
suo amico non avrebbe mai mentito su una cosa del genere. Solo in
quel momento, passati vari mesi e con una persona davvero speciale al
suo fianco, aveva compreso cosa tutta quella situazione potesse
significare.
Significava
che, prima o poi, ci sarebbe stata una guerra, e tutti quelli che
erano lì avrebbero partecipato.
Sapeva
bene che Luna non avrebbe avuto bisogno di nessuno per difendersi...
del resto, era quasi sempre lei a tendergli una mano per aiutarlo a
rialzarsi quando facevano pratica con gli Schiantesimi, e a
preoccuparsi se per caso non avesse utilizzato un incantesimo troppo
potente.
Tuttavia,
voleva essere per lei un punto fermo; non qualcuno da difendere, ma
qualcuno con cui combattere... qualcuno a cui avrebbe affidato la sua
vita. Semplicemente, voleva esserci per lei.
*
“Me
no mae ni miru kimi no hitomi masshiro ni naru atama no
naka Mochiawaseta
chippoke na puran tsukai you mo nai Waraenai
Love Situation...”
“Davanti
a me vedo i tuoi occhi, la mia testa diventa completamente biancanon
riesco nemmeno a usare il piccolo piano che avevo in menteuna
situazione amorosa di cui non posso ridere...”
Love
Situation - Arashi
Aveva
immaginato tutta la scena nei minimi dettagli: cosa fare, come
muoversi, ma soprattutto cosa dirle.
Era
stato invitato alla festa di Natale del Lumaclub, e la prima cosa che
aveva fatto subito dopo era stato parlarne con Luna.
-
Oh, anche io ci devo andare. Harry mi ha invitata -
gli
aveva risposto. Sul momento ci era rimasto male: come sempre, lui era
stato superato da Harry, l'eroe popolare.
-
Naturalmente, andremo soltanto come amici. Non credo che i Cinciratti
Pelosi che ho a casa lo troverebbero simpatico -
continuò.
Lui aveva tirato un sospiro di sollievo.
Era
da qualche settimana che lei aveva iniziato a mandargli dei messaggi:
sorrisi che sembravano dedicati esclusivamente a lui, piccole frasi
carine che solo una come lei avrebbe potuto rivolgergli. Continuava a
paragonarlo ad alcune delle sue strane creature, e anche se ogni
volta che lo faceva sembrava splendere di felicità, non era
sicuro
di cosa ciò volesse dire.
C'era
un solo modo per capirlo, ovvero dirle quello che provava per lei, e
vedere come avrebbe reagito. Certo, parlarne e pensarci era una cosa,
farlo era tutto un altro paio di maniche.
Così,
si era recato da solo a quella festa. Gli sarebbe bastato attirare la
sua attenzione, condurla fuori e poi parlarle.
Una
volta entrati nell'ufficio di Lumacorno, Harry e Luna si erano
separati quasi subito, e la ragazza era rimasta a parlare col vampiro
che il professore aveva invitato come ospite. Non si trattava di una
creatura esattamente amichevole, ma Luna ci parlava tranquillamente,
come se si fosse trattato di un essere umano.
Neville
ne approfittò per avvicinarsi.
-
S-scusa, Luna... hai... hai un minuto?
Si
sentiva le gambe tremare. Con ogni probabilità, sarebbe
stato
incredibilmente ridicolo.
La
ragazza annuì, sorridendo come faceva sempre quando lui era
nei
paraggi, e lo seguì fuori dall'ufficio.
-
C'è qualcosa di cui mi vuoi parlare? - disse Luna.
-
E-ecco... i-io....
Era
bellissima, con quell'abito argentato. Splendeva come una stella. I
suoi occhi lo fissavano, preoccupati, e lui sentì
improvvisamente un
gran vuoto nella sua testa. Tutte le parole che si era prefissato di
dirle... PUF! Davanti a tutta quella luce, erano sparite.
-
T-tu... sei... sei molto importante, p-per me... e, ecco... volevo
dirti....
Il
suo sguardo era fisso su di lui. L'attimo dopo, però, lei
gli aveva
buttato le braccia al collo, e l'aveva baciato, come se non stesse
aspettando di fare altro da secoli.
Era
quasi come all'inizio, quando lei, soltanto guardandolo, aveva capito
tutto.
Anche
dopo il bacio, aveva continuato ad abbracciarlo.
-
Sai, credo proprio che i miei Cinciratti ti adoreranno - disse lei
con dolcezza.
*
“Meippai
sakebe. Koko ni iru yo tte akashi no you ni. Bokura
wa sonna yowaku wa nai demo tsuyoku mo nai kara Dakara
naite ii n da hazukashii koto ja nai Asu
ga aru hito shika dekinai koto dakara asu e no aizu dakara...”
“Grida
con tutte le tue forze. Come se fosse la prova che tu sei qui.Non
siamo così deboli, ma non siamo nemmeno fortiPerciò
va bene
piangere, non è una cosa di cui vergognarsiè
una cosa che
possono fare solo le persone che hanno un domani, un segnale per il
domani...”
Doko
Ni Demo Aru Uta - Kazunari Ninomiya
Era
passato tanto tempo dalla prima volta che l'aveva baciato, ed erano
successe un sacco di cose. Il loro mondo era cambiato, ma soprattutto
erano loro ad essere cambiati.
Prima
di Dicembre, la guerra le era sembrata qualcosa di astratto. Vedeva
com'era cambiata la situazione a scuola, vedeva la speranza
abbandonare anche i più tenaci, ma lei non era
così. Aveva Neville
accanto a sé, e anche se tutto attorno a lei si tingeva di
nero,
poteva dire di essere felice. A volte le capitava addirittura di
pensare che i Gorgosprizzi stessero invadendo il mondo, e tutto
quello che stava succedendo era soltanto un'illusione.
Poi,
prima delle vacanze di Natale, l'avevano rapita. Era finita in una
cella assieme al signor Ollivander, e l'unica visita che avevano
ricevuto era stata quella di Dobby l'elfo domestico, che portava loro
il cibo.
L'anziano
fabbricante di bacchette era lì da molto più
tempo di lei, ed era
in condizioni pietose: lei non avrebbe potuto fare molto per
aiutarlo, ma per fargli coraggio gli raccontava dei posti che aveva
visto e che avrebbe voluto vedere, delle creature di cui sua madre le
aveva sempre parlato quando era piccola, e di come avrebbe voluto
vederle dal vivo.
Non
avrebbe mai voluto che la uccidessero, ma non tanto per se stessa,
quanto per il fatto che non era riuscita a dire addio a Neville.
Stava
per perdere la speranza di rivederlo, quando Harry, Ron e Hermione
erano arrivati a salvarli.
Dobby
si era sacrificato per loro, e questo le aveva aperto gli occhi: non
poteva essere un'illusione, se una creatura innocente ci aveva
rimesso la vita.
Non
aveva avuto molto tempo per stare sola con Neville, una volta tornata
ad Hogwarts: i Mangiamorte avevano attaccato, e tutto era successo
molto velocemente.
Ricordava
tutto come dei flash nella sua mente: i dardi colorati degli
incantesimi da tutte le parti, la scuola intera che sembrava sul
punto di crollare, Neville accanto a lei, pronto a proteggerla... il
vederlo mozzare la testa del serpente con la spada di Grifondoro...
il corpo di Harry tra le braccia di Hagrid, per poi scoprire che
Harry invece era vivo... la sconfitta di Voldemort, e la gioia
immediatamente successiva... era stato tutto così veloce che
non
avevano nemmeno avuto il tempo di realizzarlo.
Era
passato solo un giorno da tutti quegli avvenimenti. Assieme alla
gioia c'era anche il dolore per coloro che erano scomparsi: alcuni
corpi si trovavano ancora in Sala Grande, ed era lì che Luna
era
diretta.
Neville
si trovava lì, e guardava quanto si trovava davanti a lui
con aria
impotente.
La
ragazza lo prese per mano, e lo condusse fuori dal castello, vicino
al lago.
Solo
il giorno prima lo ricordava euforico, fiero di se stesso; in quel
momento, invece, il suo sguardo era triste.
Era
cambiato parecchio da Dicembre: l'aveva lasciato che era ancora un
ragazzo, ma quando era tornata aveva trovato un uomo ad attenderla.
-
Sai, credo che un bel bicchiere di succo di Prugne Dirigibili ci
tirerebbe su un po' tutti - disse Luna. Era il suo modo per cercare
di strappargli un sorriso; sapeva che sarebbe stato inutile, ma
almeno ci aveva provato.
-
Tutte quelle persone nella Sala Grande... ora dovrebbero essere tutte
in piedi, a festeggiare - disse Neville.
Il
suo tono di voce era calmo, ma sembrava quasi che avesse bisogno di
urlare.
La
ragazza lo abbracciò, stringendolo con tutta la sua forza.
Lo sentì
singhiozzare piano, quasi come se se ne vergognasse.
-
Va tutto bene, Neville - disse. - Sei stato... sei stato il migliore,
ieri notte. Sono fiera di te, siamo tutti fieri di te.
-
Lupin... Tonks... Colin... non dovrebbero essere lì! -
esclamò il
ragazzo, tra le lacrime.
-
Lo so - rispose Luna, con voce calma. - Lo so, non dovrebbero essere
lì. Ma adesso... adesso ci siamo noi qui, no? Io sono qui, e
posso
abbracciarti. Tu... tu puoi piangere, se vuoi. Puoi urlare. Non devi
vergognarti, sai? Se possiamo piangere, significa che siamo vivi, che
abbiamo un futuro.
Neville
non rispose. Invece, la strinse ancora più forte, e
continuò a
piangere, buttando fuori tutti quei sentimenti che provava e che
stavano aspettando soltanto lei per essere esternati.
*
“Kono
mama motto tsutawaru you ni kawaranu ai wo Sasayaka
na hibi ni afureteiru I love you Fukaku
kizuna tsunaide yuku Kore
kara motto kagayaku you ni ashita wa subarashii Futari
dake no (baby, please stay gold) Ai
no hana wo (baby, I love you) Itsumademo....”
“Farò
sì che ti raggiunga ancora di più, il mio amore
immutatoRiaffiora
nella vita di tutti i giorni, ti amoApprofondiremo il nostro
legameD'ora in poi cercherò di
splendere ancora di più, il
domani è meravigliosoIl nostro (tesoro, ti prego rimani come
sei)Fiore dell'amore (tesoro, ti amo)per sempre...”
Kono
Mama Motto - Sho Sakurai
Luna
sapeva che quello sarebbe stato un giorno speciale. Certo, un'altra
ragazza avrebbe pensato che il fatto che fosse il giorno del suo
settimo anniversario di fidanzamento con Neville bastasse a renderlo
speciale, ma lei non era certo una ragazza normale, e non aveva mai
dato importanza agli anniversari.
No,
la sua era una sensazione abbastanza inspiegabile, come se qualcosa
di straordinario stesse per succedere.
Era
assai improbabile che fosse così: dopo la caduta di
Voldemort, nel
mondo magico si era instaurata la pace. A volte Neville diceva che la
routine ad Hogwarts era un po' noiosa, ma era certa che non
rimpiangesse affatto il suo settimo anno.
Fortunatamente
lavoravano praticamente assieme: Neville era il nuovo professore di
Erbologia, mentre lei assisteva il professor Hagrid durante le
lezioni di Cura delle Creature Magiche.
Si
potevano vedere tutti i giorni, ed era una cosa bellissima. Avevano
sempre appuntamento vicino al lago, una volta finite le lezioni, e
parlavano di quello che avevano fatto durante la giornata. Neville
era contentissimo di insegnare, e ogni giorno parlava con entusiasmo
dei suoi studenti e delle sue piante.
Quel
giorno, nonostante le sue sensazioni, non era diverso dagli altri, e
così Luna andò ad attenderlo vicino al lago.
Neville
arrivò poco dopo. In mano teneva un vasetto con un fiore, di
cui
sembrava molto entusiasta.
-
Questo è per te. È un incrocio tra due specie,
l'ho creato io -
disse, orgoglioso. Sembrava emozionato per qualche motivo.
Luna
lo prese. Il fiore era rosso, con qualche striatura di blu; era
abbastanza grande, e sembrava non essersi ancora schiuso del tutto.
-
è bellissimo - disse, sorridendo.
-
Ecco... beh... se lo accarezzi si... si apre - disse il ragazzo,
improvvisamente impacciato.
Luna
toccò con delicatezza i petali del fiore, e questi subito si
schiusero un po' di più. In quel momento, la ragazza si
accorse che
dentro c'era qualcosa.
Si
trattava di un anello. Era sottile, e al centro vi erano incastonate
varie pietre colorate, che andavano a formare una piccola Prugna
Dirigibile. Molto probabilmente l'aveva fatto fare apposta per lei.
-
è... è splendido, Neville.
Voleva
avvicinarsi per baciarlo, ma lui non le diede il tempo di farlo: le
prese l'anello dalle mani, e si inginocchiò sull'erba.
-
Luna... io... io... io ti amo... e... - fece il ragazzo.
-
Anch'io ti amo, Neville, non c'è bisogno che ti inginocchi
per
dirmelo - disse la ragazza.
Le
sembrò di rivedere il ragazzo che era otto anni prima,
durante la
festa di Natale in cui si erano baciati per la prima volta. Lo
adorava: era come se, pur essendo cresciuto, non avesse dimenticato
la persona che era prima. Aveva seguito il consiglio che gli aveva
sempre dato: quello di restare se stesso, perché era
così che lei
lo amava.
-
Io... io... vorrei passare il resto della mia vita... con te.
Fu
una delle poche volte nella sua vita in cui la ragazza rimase senza
parole.
Neville,
tutto tremante, le prese la mano. - Luna, vuoi... vuoi sposarmi?
Lei
sorrise, ma sapeva che nessun sorriso avrebbe mai potuto esprimere
quanto grande fosse la sua felicità.
Si
inginocchiò anche lei, e lo abbracciò. -
Sì - disse, baciandolo. -
Sì, Neville.
Il
suo sesto senso non l'aveva tradita. Quel giorno era successo
qualcosa di straordinario, e assieme ad esso sarebbero stati
straordinari anche i giorni a venire....
*
“Kyou
wa watashi to kimi ga Myouji
wo kasaneta hi Ai ga
mefuita hi...
Niji
ga kirei da yo Iya,
omae no hou ga Terehajimeru
kimi ni Arigatou.
Arigatou...”
“Oggi
è il giornoin
cui abbiamo unito i nostri nomi,il
giorno in cui il nostro amore è germogliato...Com'è
bello l'arcobalenono,
tu lo sei di più...A
te che stai iniziando ad arrossireGrazie,
grazie...”
Niji
- Kazunari Ninomiya
Non
avrebbero potuto scegliere una giornata migliore. Quella notte c'era
stato un forte temporale, ma per fortuna era finito nelle prime ore
del mattino. Così, in quel momento, assieme al sole
splendeva anche
un bellissimo arcobaleno.
-
Papà, dopo possiamo andare a vedere cosa c'è alla
fine? - disse
Luna, indicando il cielo.
-
Se anche gli altri lo vorranno, sì - rispose lui, mentre
camminavano
assieme a braccetto.
Luna
sorrise. Non ricordava di aver mai visto suo padre così
felice, dopo
la morte di sua madre.
Sarebbe
stato fantastico andare a vedere cosa c'era alla fine
dell'arcobaleno. Tutti dicevano che chi avesse avuto la pazienza di
raggiungere quel luogo avrebbe trovato dei Lepricani pronti a dargli
tutto il loro oro, che era molto più reale di quello che
distribuivano le poche volte che si mostravano in pubblico. Luna
però
sapeva che non era vero. Sua madre le aveva sempre detto che alla
fine dell'arcobaleno vivevano le fate, e che esse avrebbero concesso
al fortunato che avesse trovato la loro dimora la magia di una
benedizione ben più preziosa e importante di qualsiasi
ricchezza. E
quale sarebbe potuto essere il giorno migliore per ricevere una
benedizione se non quello?
Continuarono
a camminare, diretti verso l'entrata della chiesa.
Luna
era particolarmente fiera del suo abito: era bianco, e la gonna era
fatta di piume. L'aveva cucito tutto da sola, ed era uscito
esattamente come lei l'aveva immaginato.
Aveva
permesso a Ginny di acconciarle i capelli, ma aveva insistito per
indossare anche un fermaglio a forma di girasole. Era il suo fiore
preferito, e voleva che fosse con lei in quel momento così
importante.
Mentre
attraversava la navata, vide Neville davanti all'altare, che la
aspettava. Sorrideva come se fosse stato l'uomo più felice
del
mondo, e nel vederla era diventato tutto rosso.
Sapeva
che la sua vita non sarebbe mai stata la stessa, senza di lui, e non
aveva parole per esprimere quello che provava in quel momento.
Suo
padre la lasciò davanti all'altare, e lei si
ritrovò davanti al suo
futuro sposo.
Solo
allora lo guardò negli occhi, e mormorò una
piccola, semplice
parola.
-
Grazie....
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