Half
Light.
III.
Radical Red.
Ewan non riesce a guardare il corpo di Jude come se fosse quello di un
ragazzo qualsiasi. O una ragazza. Insomma, non riesce a guardarlo senza
distaccarsi: vede i pregi ed i difetti, ammira i primi e scredita i
secondi, ma non lo considera attraente o tentatore perché
è il corpo del suo migliore amico. Non c'è spazio
per sentimenti che non siano di puro affetto, o che scendano nella
carnalità.
Almeno crede.
Il sesso non è tutto, si dice, e probabilmente Jude non
sarebbe d'accordo. Probabilmente non lo sarebbe neanche lui, se non
fosse che questa è un'occasione particolare.
In una situazione diversa si renderebbe conto che sta creando da solo
tutti questi problemi, che è solo colpa del suo stato
mentale se è finito in questa situazione.
L'insoddisfazione, la delusione, la voglia di consolarsi in una qualche
maniera; questa parte di lui suggerisce di trovarsi una fidanzata,
piuttosto che dormire con Jude.
Non che stiano sperimentando o qualcosa del genere.
Dormono insieme - semplicemente - nel suo letto. Lui ha persino preso
l'abitudine di infilarsi il pigiama, giusto per evitare altri incidenti
come quello della prima volta. Non è sicuro del motivo per
il quale continuano né se deve preoccuparsi del fatto che
piano piano la cosa sta diventando normalità - ed
è strano che non lo sappia, visto che ultimamente si sta
preoccupando per ogni soffio di vento - ma resta una cosa piacevole. Ed
offre la possibilità a Jude di sfuggire alle cose di Sadie
sistemate nella sua stanza.
Sadie pare essere scomparsa. Non si fa sentire da almeno cinque giorni,
né una visita né una chiamata, del tutto sparita.
In effetti non ha neanche detto che cosa ha intenzione di fare con il
suo fidanzamento o la loro convivenza.
E più manca da casa, più Ewan si rende conto che
sta meglio senza di lei. Certo, c'è del disordine -
parecchio - in giro, ma nessuno che se ne lamenta in continuazione.
Senza di lei intorno, Jude ha preso l'abitudine di fare le cose e non
dare spiegazioni. Non si giustifica né programma niente: si
alza ad orari imprecisati, esce di casa, torna, combina qualcosa,
chiama i genitori, esce di nuovo con dei vestiti diversi, torna e dorme
nel suo letto; dice che ha trovato un aggancio nel teatro abbastanza
vicino, Ewan sospetta che ci sia dietro lo zampino della famiglia.
Per quanto riguarda lui, invece, ben poco di nuovo: tra poco deve
uscire ed andare ad uno di quei famosi provini che aveva tentato di
aggiudicarsi qualche mattina fa.
In effetti si chiede per quanto ancora potrà essere il
manager di se stesso. E quanto ancora dovrà andare avanti
così.
*
«Mi sono dovuto spogliare.» Annuncia non appena
tornato a casa. Trova il suo coinquilino - che forse lo stava
aspettando per mangiare - nel salotto, e subito poggia le chiavi sul
tavolino fin troppo pieno. Sicuro che le dimenticherà
lì la prossima volta che deve uscire.
«Che intendi?» Jude alza solo un sopracciglio, non
pare troppo sorpreso.
«Il provino,» risponde mentre si toglie anche la
giacca, «ero andato a fare il provino. Ed apparentemente
c'era bisogno di spogliarsi, solo che nessuno me lo aveva detto. Magari
pensavano fosse ovvio di vedermi nudo prima di assumermi.»
In realtà non è sconvolto: conosce l'industria,
ha visto molti film e non si imbarazza facilmente. Il problema si trova
nel fatto che non lo aveva considerato così presto.
«Tu stai sempre nudo,» commenta in un primo momento
Jude, forse indeciso su che cosa dire, «comunque, lo hai
fatto?»
«Sì.»
«Cioè, ti sei spogliato?»
«Sì.»
«Wow,» e l'emozione prende immediatamente a
brillare nei suoi occhi, facendogli assumere la tipica espressione da
'sto pensando a qualcosa che non dovrei considerare', «lo
faresti anche adesso?»
«Che?!»
«Come con loro. Mi fai vedere che cosa ti hanno chiesto di
fare e come ti hanno risposto dopo.»
«Dopo hanno detto che mi faranno sapere.
Niente di
nuovo.»
«E a quel punto ti sei rivestito?»
«Ti stai comportando come una ragazzina, non mi spoglierei
mai davanti a te con quella faccia.»
Jude non smette di sorridere in quel modo inquietante, per niente
preoccupato, «Voglio solo una dimostrazione breve, poi la
smetto,» si ferma qualche secondo per sghignazzare, poi torna
all'attacco con una nuova tecnica: «e poi, se ti prendono,
dovresti spogliarti una seconda volta di fronte la troupe o quello che
sarà. E la gente che vedrà il film - è
un film? - ti vedrà. E magari stiamo parlando di tantissime
persone!»
Non ha tutti i torti.
Ed inoltre non sarebbe la prima volta con Jude, considerando che ha
anche dormito nello stesso letto senza indossare niente.
«Ok,» annuisce infine, portandosi le mani alla
cinta, «ma tu stai zitto, mi lasci fare senza commentare e
soprattutto ti ricorderai per tutto il tempo che sei un
cretino.»
«Va bene!» Risponde l'inglese, ancora emozionato,
mentre aspetta che l'altro sia pronto.
Quando anche l'ultimo indumento è finito sul divano non dice
nulla, come promesso. Tiene gli occhi puntati nei suoi e continua a
ridacchiare leggermente, in attesa. Probabilmente vuole solo una
dimostrazione di come ci si comporta o di che cosa viene chiesto;
probabilmente lo trova emozionante perché non gli
è mai capitato personalmente.
...Considerando che alle sue spalle c'è solo una soap, non
fatica a crederci.
«Senti, non funziona.» Sbotta quando sente che
è troppo, andando a coprirsi con le proprie mani. Finalmente
pare aver ritrovato il pudore. «Perché non ti
spogli tu?!»
«Perché io sono della commissione.»
Ribatte lui tranquillo.
«...Eh?»
«La giuria. Insomma, io ti giudico e decido se vai
bene.»
«Quindi questa è l'audizione per un concorso di
bellezza?» Lo stuzzica sorridendo, dopo aver finalmente
trovato qualcosa di simpatico in tutta questa giornata.
«Forse.»
«E mi prenderesti?»
«Sì,» annuisce, «anche se
dovresti fare qualcosa, anziché limitarti ad insultare la
giuria.»
«Sono piuttosto sicuro che riuscirò a passare la
selezione, sai, sono l'unico concorrente.»
E qui il gioco cambia, Jude si fa scorretto: abbassa lo sguardo,
proprio quando Ewan si è rilassato.
Improvvisamente pare aver cambiato le regole, lasciando scappare via lo
scherzo - ora c'è di nuovo la stessa tensione che cercava di
evitare giorni prima, c'è lui completamente nudo di fronte a
quel pazzo del suo migliore amico.
«Perché. Stai. Facendo.
Così.» Scandisce bene, sperando di suonare
sufficientemente ostile.
La risposta lo sorprende nella sua sincerità: «Lo
faccio perché sono curioso e la cosa mi spaventa.»
Ed i mille significati non detti, nascosti, nel Jude che non vuole
stare da solo e non sa resistere quando ha un'opportunità.
Le mille cose che pensa ma che non sente il bisogno di dire - tanto
Ewan conosce queste motivazioni, perché conosce lui.
«Perché -» aggiunge solamente
«- tu non fai che lamentarti, eppure mi assecondi
sempre.»
Il telefono sceglie questo momento per iniziare a squillare, mentre
Jude ha ragione e lo sa.
Driiiiin.
Non si volta neanche verso l'apparecchio, rimane fermo dove si trova,
spoglio e vinto dall'evidenza. Era una realtà che si stava
negando.
«Non rispondiamo,» continua l'altro,
«tanto so già di chi si tratta e di che cosa vuole
dirmi.»
Sadie. Driiiiiin.
Si alza in piedi, Jude, si avvicina lentamente finché non
gli è davanti, con quel ghigno subdolo e l'aria vittoriosa.
Non perde troppo tempo per baciarlo, si lascia semplicemente andare,
mentre tutto quello che Ewan riesce a fare è assecondarlo,
seguire i suoi movimenti e sciogliersi nel contatto.
Drriiiiiin. Un ultimo squillo prima della loro
solitudine, con unica
colonna sonora il suo respiro affannato. Jude è
più silenzioso, l'unico rumore che produce è il
tocco delle ginocchia sul pavimento quando si abbassa.
Nella sua testa c'è solo il fatto che, se non lo ha mai
fermato in nessuno dei suoi tentativi o delle sue proposte o delle sue
scemenze, se non lo sta fermando adesso,
è perché
non vuole farlo davvero.
Perché lui non è semplicemente curioso o
intrigato, c'è molto di più.
Ma a quel punto i pensieri sono persi.
*
«Sei una puttana.» Gli dice, quando la pace sembra
tornata ed il suo respiro regolare e le sue mani hanno smesso di
tremare; quando la percezione delle cose ha ripreso ad essere giusta.
«Lo so.» Risponde quietamente Jude, senza neanche
prendersela sul personale. Si limita ad andarsene dal salotto, forse
diretto verso il bagno, lasciandolo ai suoi pensieri.
Non è neanche riuscito a cogliere la sua espressione...
Chissà che cosa ne pensa del casino che ha - hanno
- appena
combinato.
Il telefono torna a suonare, ma questa volta si gira per osservarlo e
poi decidere che è davvero il caso di rispondere. Anche se
il rumore che produce è diverso, perché collegato
ad un momento particolare.
In effetti adesso sarà tutto diverso, ogni cosa
avrà un sapore un po' particolare, come ad esempio i baci, o
Jude, o lo stare insieme con Jude soprattutto se da sol-
E se fosse Sadie? Che cosa dovrebbe dirle? Che non ha fermato il suo
ragazzo dallo sperimentare nuove cose? ...Con lui?
Magari le farebbe un favore impedendole di sposarlo.
Decide di rispondere: «Pronto?»
«Ewan?!»
«Jonny?» Domanda perplesso e sollevato,
«Ma ti manchiamo così tanto?»
«Taci idiota,» comanda quello, irritato come non lo
ha mai sentito, «che cosa state combinando voi
due?»
Oh, tu non vuoi saperlo, «Noi? Niente. Io
sono stato ad un
p-»
«Allora perché la tua segretaria non risponde al
telefono da giorni?!»
«Come?»
Jude non risponde al telefono?
«Tu non ci sei e lo posso capire, ma quel cretino?!»
«Jonny, calmati: non riesco neanche a capirti.»
«Ok,» lo sente prendere un paio di respiri,
«sono un paio di giorni che Law non risponde al telefono. Di
per sé non sarebbe una cosa così grave, ma sai
come si complicano le cose quando a chiamare è
Sadie.»
«Ho capito ma... ultimamente non è mai stato a
casa, esce tantissimo.»
«Sei sicuro?»
«Sì, posso garantire.»
«Allora sappi che stacca il telefono. Perché
è un bel po' che lei mi chiama e mi richiama e mi richiama
ancora solo per tormentarmi siccome non riesce a mettersi in contatto
con voi!»
«...Immagino che la cosa ti faccia piacere.»
«Mi sta rendendo pazzo,» conferma, «e
vorrei veramente capire perché non chiudete la storia con
lei e basta.»
«Oh, non mi mettere in mezzo, non c'entro niente.»
Il punto, si rende conto adesso, è che forse c'entra
qualcosa.
Con la sottile differenza che non se n'era accorto in un primo momento.
Con la differenza che, probabilmente, ha dato ad ogni cosa un
significato sbagliato.
Il solo ripensarci lo stordisce.
«Certo che c'entri, sei il suo migliore amico e hai sempre
becco in queste cose.»
«...Non è vero.»
«Pfff, sai che intendo.»
«Eh,» sminuisce, mentre non sa nascondere il
turbamento che quella constatazione gli provoca,
«già, immagino di sì.»
«Devo andare,» annuncia stancamente l'altro,
«e scusami per la sfuriata. Mi rendo conto che non sono fatti
miei o tuoi ma...»
«Ma ti stanno facendo impazzire, lo capisco.»
«Grazie.»
Ewan riaggancia, per dopo prendersi un minuto - o anche due - per
riflettere: di suo sa che Jude e Sadie hanno litigato per l'unica cosa
per la quale non vanno d'accordo, che Sadie è andata via per
qualche giorno, e che quando ha tentato di farsi risentire non
è stata ascoltata dal suo amico pazzoide.
E sa anche che, mentre lei chiamava, il suddetto amico pazzoide era
impegnato in altro.
Si sta sforzando per non fare di testa sua, dando così una
propria interpretazione agli avvenimenti - e gli risulta fin troppo
difficile proprio per quello che è successo poco fa.
...Proprio ora che aveva preso ad accettare la sua attrazione, il suo
interessamento. La solita fortuna: le cose arrivano alla
verità quando non può più
giustificarsi.
Ma è inutile girarci intorno, c'è una sola
persona che può far chiarezza su tutto questo - peccato che
sia anche la sola capace di incasinare ogni cosa con una semplice
occhiata.
«Jude!!!» Lo chiama ugualmente, senza moderare il
tono di voce; un secondo senza risposta ed è già
pronto a cercarlo.
Lo trova nella sua camera, forse un po' spaesato, «Se sei
arrabbiato per quello che è successo prima v-»
tenta di iniziare.
«Devi darmi delle spiegazioni.»
«Non so che dirti.»
«Sadie, ad esempio, ti sta chiamando e tu la
ignori!»
«Sì...»
«Beh, perché la eviti?!»
«Ti ho già detto il motivo: so che cosa vuole
dirmi. E non voglio sentirlo, non voglio neanche scendere a compromessi
o cose del genere. Ci devo pensare.»
«Tu hai un modo ridicolo di pensare!» Sbraita
ancora.
Jude lo fissa intensamente per qualche secondo, come per cercare un
motivo dietro tutte quelle urla.
«Ti senti in colpa?» Chiede alla fine.
«No,» nega Ewan, per una volta convinto,
«anche se dovrei. Il problema è che non ti capisco
più: la tua testa è un casino.»
«Anche la tua.» Risponde, per poi sospirare.
Impossibile capire a che cosa sta pensando esattamente, se sta cercando
un modo per uscire da quella situazione o meno, forse deve essersi
arreso. «Posso fare qualcosa?» Tenta, con una voce
che esprime solo sconfitta.
Ed Ewan conosce quella tonalità, perché
è la stessa che si sente addosso.
«Quella cosa che hai fatto
prima...» comincia,
senza neanche sapere dove arriverà con questa frase,
«...non possiamo continuarla in nessun modo. Cioè,
non deve succedere più.»
«Sì, sapevo che l'avresti detto.»
«Anche se non è stato disgustoso.»
Jude si abbandona ad una risatina - ancora nervosa, ma leggera - mentre
scuote la testa: «Non credo che dovresti ringraziarmi. Mi
pare maleducato o qualcosa del genere. Comunque, non c'è
problema.»
«Ok.»
Ci sono più tipi di Silenzio, fra quelli armonici e
disarmonici, fra quelli voluti e quelli non desiderati. Come questo:
Ewan vorrebbe parlare ma non sa esattamente che altro può
aggiungere. Cerca negli occhi di Jude una risposta che sa non esserci,
cerca fra le loro sfumature un argomento al quale aggrapparsi.
A dargli un po' di tranquillità solo il fatto che anche
l'altro sembra in cerca della stessa cosa, per la prima volta nervoso,
mentre sfoga questa forma di agitazione contro i bordi delle maniche
della maglia che indossa.
«Dobbiamo ancora mangiare...» mormora infine,
«...ti stavo aspettando.»
Sorride improvvisamente ed è comodo che lo stia facendo,
annuisce mentre si gira per recarsi verso la cucina.
Ed ancora si rende conto che per la prima volta dopo settimane, non
è stato lui a seguire un'altra persona.
♦
Note: il colore di questo capitolo è Radical Red (#FF496C). Non
è la tonalità di rosso che avevo in mente
quando scrivevo, ma sicuramente ha il nome più indicato.
Ora, direi che
è tempo di
fare qualche disclaimer:
naturalmente con questa fanfiction non voglio insinuare nulla
né voglio offendere qualcuno. Ho solo preso in prestito
corpi/nomi/storie di personaggi realmente esistenti per accontentare la
mia fantasia.
Inoltre questa fanfic ha ricevuto il consenso
della LadyElric92,
alla quale è dedicata per via della sua gentilezza e della
sua
benedizione avvenuta in tempi non sospetti. Btw, anche lei sta
scrivendo una fic su una Convivenza. Leggetela,
dai *_*
E ci tengo a dedicarla anche alla Meg
ed a mia
Moglie che hanno festeggiato i rispettivi compleanni proprio
in questo periodo (ancora tanti auguri ♥) e che mi spingono
sempre a scrivere ed aggiornare. Grazie!
Ed ancora, siccome ieri era San Valentino, un
bacione a tutte le persone che leggono *3* ed in particolare a quelle
che mi commentano sempre. Grazie al web ho festeggiato una giornata
piena di Fidanzate♥, Fidanzati immaginari, Moglie,
Troglie, Siobhan, Amanti e così via.
...Moglie, non ci posso fare nulla: sono una donnina dai costumi
virtuali facili! /o\
Come al solito vorrei aggiungere altre mille cose, ma vi risparmio una
terza volta, rimandandovi tutti a lunedì
prossimo, quando posterò l'ultimo capitolo di questa fanfic.
A presto!
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