Kagomirò
Autore: Kagome
Scritto da Giulia “Kagome”
Pubblicato per la prima volta su http://www.fanfiction.net
il 2 aprile 2002
Pubblicato in Italiano la prima volta su http://www.inuyasha.it
il 16 giugno 2002
Nota Legale:
Non sono Rumiko Takahashi, Inuyasha non mi appartiene, quindi non rompete
le scatole, non ho soldi per pagarvi :D
Il Manga di Inuyasha è © 1996/2002 Takahashi Rumiko, Shogakukan, Edizioni
Star Comics
L’Anime di Inuyasha è © 2001/2002 Takahashi Rumiko, Sunrise, Yomiuri
TV, Dynamic Italia
Non ho neppure i diritti di Fantaghirò… ma chi si ricorda a chi
appartengono?
Introduzione:
Questa è una ff AU (universo alternativo). La storia è “ispirata
liberamente” (qualcuno che conosco ha detto che è una ri-visitazione,
almeno nei primi capitoli… ma io non lo credo) al film per la TV
“Fantaghirò” di produzione Italiana, trasmesso in Italia diversi anni fa.
Se qualcuno non dovesse conoscerlo, è la storia del principe Romualdo (Kim
Rossi Stuart) e della principessa Fantaghirò (Alessandra Martinez).
L’idea mi è nata nel leggere su FF.net alcune AU principe/principessa
dedicate a Inuyasha. Ne sono rimasta affascinata… e come con AITR ho
pensato: “Perché no?”. Quindi mi è venuta in mente Fantaghirò…
l’idea era interessante, e ho pensato di fare un tentativo ^_^. Spero sarà
apprezzato!
Ovviamente la storia E’ DIVERSA da Fantaghirò. Anche perché cercherò
di mantenere i personaggi di Inuyasha abbastanza In Character. Ma badate:
visto che è una AU ci sarà PER FORZA qualche particolare OOC. Quindi se
troverete qualche personaggio OOC… non venite a lamentarvi con me :D
Capitolo primo: I figli della Profezia
Il vento
infuriava all’esterno del palazzo del Grande Re Inu-Taisho.
L’atmosfera
era elettrica, sempre più frequentemente lampi e tuoni rimbombavano, facendo
quasi tremare le pareti e illuminando in maniera spettrale i mobili e i quadri
appesi ai muri. Gli occhi degli youkai (1) rappresentati nei dipinti
assumevano un’aria sinistra.
Durante
quell’orribile nottata, suo figlio stava venendo al mondo. Il figlio della
sua amatissima Megumi… la donna che gli aveva rubato il cuore.
Inu-Taisho
stava riflettendo proprio su questo. Seduto sull’enorme trono che faceva
bella mostra di sé nella grande sala, i bellissimi capelli argentati
brillavano alla luce dei lampi, i suoi occhi dorati sembravano persi nei
ricordi. Una sottile linea segnava la sua fronte mentre pensava. Il
fuocherello morente nel camino e la tavola ancora ricolma di cibi gli
ricordavano che Megumi aveva iniziato il travaglio nel bel mezzo della cena.
“Sesshoumaru…
quello stupido ragazzo non capirà mai per quale ragione ero così
preoccupato… mi ha detto di andare al diavolo e se n’è andato nelle sue
stanze senza interessarsi più di mia moglie. Quel ragazzo è come sua
madre… anche lei non aveva mai imparato a capire me… o gli umani.”
Inu-Taisho non
poteva scordare la scena di cui era stato spettatore quella sera: Megumi aveva
iniziato a urlare, mentre il dolore si propagava rapidamente sul suo bel
volto. Sesshoumaru si era alzato, e aveva iniziato a prendersi gioco della
donna, mentre tutta la corte era in subbuglio, cercando di prestarle le prime
cure. A quel ragazzino sembrava piacere la smorfia di dolore sul viso della
sua ‘nuova madre’, come se avesse voluto vederne di più.
Il re si alzò,
e iniziò a camminare silenziosamente per la grande sala, avvicinandosi alla
finestra e guardando all’esterno.
L’atmosfera
spettrale avvolgeva tutto il paesaggio di fronte a lui con la sua morsa triste
e sfortunata. Anche i posti che normalmente erano belli e romantici apparivano
ora spaventosi.
Inu-Taisho
guardò gli alberi, quasi schiaffeggiati dalla potenza del vento. Quel vento
aveva un suono agghiacciante… come se dovesse annunciare un evento molto
triste.
Le folate di
vento si alternavano con le urla della puerpera in travaglio. Sembrava che il
parto dovesse protrarsi per tutta la notte.
Inu-Taisho pensò
con ansia a quella donna fine e delicata, sua moglie: dubitava che sarebbe
riuscita a sopravvivere. Troppe volte aveva scoperto di essere incinta negli
anni in cui erano stati sposati. Ma ogni volta il bimbo non arrivava a vedere
la luce del sole: normalmente aveva potuto portarlo in sé per pochi mesi.
Sesshoumaru gli aveva detto che probabilmente questa era la sua punizione
divina… per aver lasciato sua madre per sposare ‘quella puttana’.
Il re sbuffò a
quel ricordo. Pensò che quando questa lunga notte fosse stata conclusa,
avrebbe dovuto cercare di insegnare a quel ragazzino un po’ di rispetto.
“Ho ascoltato
quella miko(2)… e la sua stupida profezia… probabilmente adesso sono solo
suggestionato dalle sue parole, e vedo tutto nero.”
Lo youko(3)
scosse il capo, e fece per spostarsi dalla finestra, mentre il vento
continuava a sparpagliare e a scompigliare i suoi bellissimi capelli
argentati. La pioggia iniziò a cadere, il re sentiva quel vento gelido
penetrargli nei muscoli e nelle ossa… e nella sua mente. Non sarebbe
riuscito a resistere a lungo con quel senso d’ansa che l’aveva colto.
Quel giorno
avrebbe dovuto essere uno dei più belli della sua vita. Megumi stava per far
nascere suo figlio… sarebbe stato un hanyou(4), ma lui l’avrebbe amato
nello stesso e identico modo in cui voleva bene al suo primo figliolo ed
erede, Sesshoumaru. Se solo quel ragazzo avesse imparato ad essere meno
testardo… avrebbe potuto vivere felicemente con lui e la sua nuova sposa. Ma
Sesshoumaru l’aveva odiato fin dal giorno in cui aveva preso in moglie una
‘debole umana’…
“Mi ha detto
che ero diventato una vergogna per lui… era così fiero del suo grande
padre, ma da quel momento in poi non ha più avuto il coraggio di ammettere di
essere mio figlio quando parla con gli altri bambini… che strano ragazzo.
Devo impormi di più con lui se voglio tirarne fuori qualcosa di buono.”
Il re pensava
davvero tanto al suo testardo figliolo. Stava crescendo nel miglior modo che
avrebbe potuto desiderare. Il suo aspetto diventava sempre più simile a
quello del padre, e stava apprendendo senza problemi tutte quelle regole e
conoscenze che avrebbe dovuto sapere in quanto re. Era anche molto bravo con
la spada, anche se ancora piccolo. Inu-Taisho pensò con orgoglio ai tentativi
di Sesshoumaru di sorreggere una delle sue spade preferite…
“Però
devo fare qualcosa per il suo carattere, o non sarà mai in grado di diventare
un re dopo di me…” Lo youko chiuse gli occhi, e cercò di sistemare i
capelli con le mani. Ma ogni sforzo fu inutile. “In realtà io vorrei
rendere mio erede il figlio di Megumi. Ma non posso farlo… Sesshoumaru è il
maggiore e nulla mi dice che non diventerà una buona persona in futuro. E chi
mi dice, inoltre, che il figlio di Megumi sarebbe una persona migliore? E’
solo il mio grande amore per lei che me lo fa pensare. Devo fare un
tentativo…”
L’improvviso
brillare di una strana luce in un posto non lontano dal palazzo interruppe il
filo dei pensieri di Inu-Taisho. Doveva vedere di che si trattasse, era il suo
dovere essendo il re.
Lo youko si
allontanò dalla sala del Trono, mentre le urla di Megumi diventavano sempre
più ravvicinate, e profonde.
“E’ il
momento, forse… ma devo prima controllare quella luce”
Inu-Taisho
decise di fare il più in fretta possibile. Voleva essere accanto alla sua
cara Megumi nel momento in cui avrebbe dato alla luce suo figlio e aiutarla
con la sua forze e il suo potere.
oOo
La bellissima
miko lanciò la freccia dell’anima, diritta contro un albero che aveva di
fronte, e attese. La luce scaturita dall’impatto avrebbe di sicuro
richiamato l’attenzione di colui che lei voleva incontrare.
I lunghi
capelli corvini si muovevano, disordinati, alle folate del vento gelido, come
anche il suo abito bianco e rosso. La pioggia aveva iniziato a bagnarla e ad
appesantire la fluente chioma e gli abiti, che le sferzavano il viso e il
corpo quasi come fruste. Ma per lei era molto più importante ottemperare al
suo dovere che trovare un riparo.
All’improvviso,
udì un rumore in lontananza: qualcuno si stava avvicinando… la velocità
del passo non lasciava dubbi sulla sua identità. Un lieve sorriso comparve
sul volto della miko. I suoi occhi grigi stavano cercando: non voleva essere
impreparata nel momento in cui il suo ospite si sarebbe mostrato.
“Benvenuto,
Inu-Taisho. Vi stavo aspettando.” La miko sorrise al grande Re delle terre
dell’ovest “Come posso notare le voci sul vostro conto erano veritiere.
Siete davvero molto veloce… e affascinante.”
“Che vuoi da
me, femmina?” lo youko fissò la giovane donna con i suoi magnetici occhi
dorati. Tutto quello che vide fu una fanciulla insignificante… che cosa
poteva volere da lui? Per quale motivo aveva attratto la sua attenzione? E
soprattutto… perché diavolo aveva deciso di farlo proprio quella notte?
“So che oggi
è un giorno molto importante per voi, Vostra Maestà. Ma avevo bisogno di
parlarvi di una Visione che ho avuto, e penso che sarebbe importante che ne
siate a conoscenza… per la vostra incolumità e per quella della vostra
famiglia.” Midoriko notò lo sguardo incredulo degli occhi dorati che la
fissavano. Sapeva che cosa il Re stava pensando: lei era solo una miko come
tutte le altre, una stupida femmina che non capiva niente e che fingeva di
avere poteri magici per guadagnare quanto le serviva per sopravvivere.
“Perché
dovrei crederti? Ieri un’altra ‘miko’ è venuta al castello. Ci ha
riferito la sua ‘profezia’… ha detto che la mia sposa sarebbe morta di
parto e che il mio nuovo figlio avrebbe portato la sventura nella mia
famiglia. Non ho tempo da perdere con una stupida femmina come te. Se sei
venuta qui a dirmi lo stesso, vattene! Ne ho abbastanza di gente falsa e
imbrogliona. Desidero solo stare accanto alla mia sposa, ora.” Inu-Taisho
pensò che la questione si chiudesse lì, e fece per andarsene.
“Perché
dovreste credermi?” Midoriko sorrise nel notare che il Re si era fermato al
suono della sua voce e si era girato nuovamente a guardarla. “Chi vi ha
fatto quella profezia? Ricordate il suo nome?”
“Era una
certa Tsubaki. Uno dei principi del mio regno l’ha portata qui, dicendo che
godeva della sua completa fiducia. Ma io non le credo. Farò qualunque cosa
sia nelle mie possibilità per essere sicuro che ciò che ha predetto sia una
menzogna… e poi la ucciderò con le mie stesse mani…”
Midoriko tremò
di paura dinanzi all’occhiata truce che Inu-Taisho le lanciò mentre pensava
a Tsubaki. Notò che la sua mano destra, fornita di artigli, si era illuminata
di una luce verde. Se non avesse potuto leggere nel cuore del Re prima di
incontrarlo, molto probabilmente l’avrebbe lasciato al suo destino.
“Ma io so
che non è un re malvagio… ama teneramente la sua sposa, suo figlio e il suo
regno. Ecco perché lo aiuterò. Prima, però, devo ottenere la sua fiducia, o
non mi ascolterà mai. E potrebbe essere pericoloso per la sua famiglia…”
gli occhi di Midoriko assunsero un’aria decisa. La pioggia che aveva
iniziato a infastidire Midoriko prima dell’arrivo del re si stava lentamente
trasformando in tempesta, i capelli sembravano delle fruste sul suo volto…
ma la donna non demorse. Inu-Taisho ora la guardava, ma stava per andarsene. E
se non avesse fatto qualcosa subito, non sarebbe più riuscita ad attirare la
sua attenzione.
“Tsubaki…
Tsubaki è una miko nera. E’ pericolosa, sia nelle sue profezie che nel suo
comportamento. Fate attenzione, Inu-Taisho. Non è una donna normale.” Il re
si girò del tutto verso la donna che lo affrontava. Iniziò a prestarle
attenzione.
“E per quale
ragione dovresti essere diversa da lei?” lo youko le si avvicinò,
bellissimi occhi dorati incontrarono quelli grigi della miko… che non poté
evitare di sussultare e arrossire. Ma subito si riprese, e ricambiò lo
sguardo con fermezza: studiò con attenzione i suoi occhi… e vide solo
preoccupazione. E dolore. Probabilmente, anche se non voleva ammetterlo
neppure con se stesso, Inu-Taisho aveva creduto alle parole di Tsubaki…
doveva fare qualcosa per sistemare la situazione. E seppe di avere un solo
modo per ottenere la sua fiducia.
“Perché io
sono davvero diversa da lei;” la donna cercò con una mano sotto il bianco
haori che indossava. Ne estrasse un Gioiello a forma di sfera, che indossava
legato da una collana. Se lo sfilò dal collo, e si concentrò su di esso.
Con una parte
della sua mente notò che Inu-Taisho aveva allargato gli occhi per lo stupore
nel momento in cui la pietra aveva preso a brillare, e a restare in
equilibrio, a mezz’aria, tra le sue mani. Una pallida luce rosata aveva
avvolto la sfera, illuminando la piccola radura dove si trovavano.
“Sapete che
cos’è questo Gioiello?” la donna alzò lo sguardo, fissandolo su un
sorpreso Inu-Taisho.
“Credo… che
sia lo Shikon no Tama… giusto? Ho sentito parlare di questa gemma… mi
hanno detto che è un amuleto dagli enormi poteri”
“Esattamente.
Questo è lo Shikon no Tama. Sono la donna che lo preserva puro dal Male. Il
mio nome è Midoriko.” La ragazza riprese il gioiello con la mano destra e
guardò Inu-taisho. Aveva ancora dei dubbi… poteva capirlo. Nessuno avrebbe
potuto confermargli che quanto lei diceva corrispondesse al vero.
“Anche se
quello fosse lo Shikon no Tama… perché dovrebbe interessarmi? Perché
dovrei darti la mia fiducia?”
“Normalmente
io tengo questo gioiello al sicuro, nel punto più nascosto della Grande
Foresta. Per mantenerlo puro vivo dentro di esso. L’altra notte stavo
dormendo al suo interno e ho avuto un sogno, una vivida Visione che riguardava
voi… e il figlio che la vostra sposa sta dando alla luce in questa
sventurata notte.” Midoriko notò che il re continuava a non crederle.
Scrollò il capo mentre continuava “ma noto che qualunque cosa vi dica non
accennate a credermi… desidero davvero aiutarvi, mio Signore.”
“So che
questo gioiello è stato realizzato unificando gli spiriti dei quattro
elementi fondamentali del mondo, l’Acqua, la Terra, l’Aria e il Fuoco. Per
quale ragione questi elementi dovrebbero preoccuparsi del destino di mio
figlio? E chi mi garantisce che tu possa veramente essere in grado di
controllare il potere di quella gemma?”
“Quindi non
credete nel mio potere… beh, cercherò di dimostrarvi quanto sia grande, così
forse inizierete a credermi.” La donna si concentrò a lungo sul gioiello.
La piccola sfera iniziò a scintillare di luce rosa, mentre gocce di sudore
imperlavano la fronte della miko… confondendosi con le gocce di pioggia che
continuavano furiosamente a bagnarli. Il gioiello prese a brillare con
intensità sempre maggiore, finché la luce non esplose in un lampo accecante.
Inu-taisho fu
costretto a chiudere gli occhi per quell’incredibile bagliore. Quando li
riaprì, dopo aver sbattuto le palpebre qualche volta per ritrovare la
chiarezza visiva, il Re si guardò intorno… senza parole.
Il cielo, che
era denso di nubi e pieno di lampi fino a pochi attimi prima, ora era calmo.
Non c’era una nuvola a macchiare quella volta brillante di stelle. Era una
notte di luna nuova… il re se ne accorse solo in quel momento.
Anche il vento
si era calmato adesso, e le cicale notturne riempivano l’aria con il loro
ritmico cri-cri. La spaventosa tempesta notturna era scomparsa, lasciano il
posto a una delle più belle e limpide serate che lui ricordasse da anni.
“E’
meraviglioso…” Inu-Taisho era realmente sorpreso “perfino i taiyoukai
del Fulmine non sarebbero stati capaci di un prodigio simile… in pochi
secondi la tempesta si è calmata…” lo youko incrociò lo sguardo
preoccupato della miko e si rilassò. Si avvicinò alla donna, e si inchinò
rispettosamente.
“Miko-sama(5)…
vi prego, ditemi. Qual'è la ragione che vi ha costretto a scomodarvi per
cercare di convincere questo sciocco sovrano a concedervi la sua
attenzione?” Midoriko osservò a lungo lo sguardo del re. I suoi occhi
esprimevano preoccupazione… ma anche fiducia. Finalmente era riuscita a
ottenere che la ascoltasse. Respirò, felice di aver raggiunto il suo scopo.
“Come vi ho
già detto, maestà, il Gioiello mi ha dato una Visione che riguarda voi… e
vostro figlio. Sono qui per parlarvene e cercare di aiutare la vostra famiglia
e la gente che amate.
Quella miko,
Tsubaki, vi ha detto che la vostra sposa sarebbe morta nel dare alla luce
vostro figlio. Questo non è vero: la regina sopravvivrà, e vostro figlio non
sarà sfortunato. Ma è vero, purtroppo, che la vostra sposa rischia molto:
un’entità malvagia sta tramando contro di voi. Questo essere maligno sa che
vostro figlio sarà importante per il destino di questo mondo… e tenterà di
ucciderlo.
Ho visto che un
giorno, cercando di proteggerlo, la regina sarà uccisa da questa entità,
proprio di fronte a lui. Ho visto anche che vostro figlio sarà molto
coraggioso, e che il suo destino è collegato con il destino dell’intera
Nazione.
Ci sarà una
Guerra in futuro, tra il regno degli Umani e il Regno degli Youkai. Questa
guerra potrebbe condurre la nazione alla distruzione e la rovina: ed è
proprio ciò che vuole l’essere malvagio che vi si oppone. E’ stato creato
dall’odio degli esseri malvagi e il suo cibo è la distruzione e il dolore.
Vostro figlio
sarà la chiave. Non so che cosa succederà. Non so chi vincerà, né se
vostro figlio potrà salvarsi. L’unica mia certezza è che il suo destino
sarà molto importante… quindi prendetevi cura di lui. Insegnategli la
differenza tra il bene e il male e mantenete puro il suo cuore.”
“Vi ringrazio
per questo, Miko-sama. Farò come avete detto: mi occuperò del mio futuro
figlio, e farò attenzione che cresca degno del compito che il Gioiello gli ha
affidato.” Il cuore di Inu-Taisho era pesante, come la pietra. La sua
adorata moglie sarebbe stata uccisa cercando di proteggere sul figlio? Ma
perché? Quindi la profezia di Tsubaki non era completamente falsa… anche se
Midoriko gli aveva detto che l’altra miko aveva mentito, Inu-taisho temette
che suo figlio avrebbe davvero portato sfortuna.
“No, Vostra
Maestà. Posso assicurarvi che non porterà sfortuna né a voi né alla vostro
regno.” La donna notò che gli occhi dello youko si erano allargati per lo
stupore e avevano incontrato i suoi all’improvviso, guardandola in modo
interrogativo. “Si… io posso leggere nei cuori e nelle menti delle
persone, grazie al Gioiello. Non potete tenere segreti con me.” Vide che il
volto di Inu-Taisho si rasserenava. Gli sorrise.
“Capisco…
in ogni caso vi ringrazio, Miko-sama. Ora, vi prego, vorrei poter tornare
dalla mi sposa. Penso che il momento sia giunto…” la donna annuì
impercettibilmente e lo youko se ne andò. Midoriko sorrise, sorpresa dalla
sua velocità: in pochi secondi non riuscì più a percepire la sua presenza.
Inu-Taisho
provava molti sentimenti contrastanti. Suo figlio avrebbe avuto un ruolo
importante per il destino dell’intera Nazione? Bene… questo lo rendeva
orgoglioso di quel piccolo essere, anche prima di poterlo stringere tra le sue
braccia. Ma a quale prezzo, quale sarebbe stata la pena che avrebbe dovuto
pagare per ottenere che questo si realizzasse? Perché il bene del suo regno
doveva essere collegato con la morte della sua amata sposa?
“Si… ma
il mio regno è più importante della vita di una donna… anche se si tratta
della persona che amo più di ogni altro al mondo, devo pensare al bene del
mio popolo prima che alla sua vita.” pensava Inu-Taisho mentre camminava
per i corridoi del palazzo. Finalmente giunse nella stanza della partoriente.
A giudicare dall’agitazione che vi trovò, lo youko comprese che il momento
era giunto: suo figlio stava nascendo.
“E se io
lo uccidessi? Potrei dire a Megumi che è morto pochi minuti dopo la nascita.
Sarebbe triste… ma almeno sarebbe in salvo. E in fondo… se riuscissi a far
sì che Sesshoumaru l’accetti e le voglia un poco di bene potrei fare in
modo che la consoli e le riempia la vita…”
Il re udì il
primo acuto grido del figlio di Megumi. Sentì la levatrice ridere eccitata e
annunciare che era un maschio… che era perfetto e bellissimo con quelle
orecchiette da cane sul capo. Sentì la voce di Megumi, sollevata di udire
l’urlo di suo figlio, felice che fosse ancora in vita.
No… in quel
preciso momento Inu-Taisho seppe che non avrebbe mai potuto ucciderlo. Megumi
non avrebbe capito… era stanca morta, ma voleva abbracciare suo figlio per
la prima volta e dargli un’occhiata. Sorrise… era da tempo immemorabile
che il re non vedeva un così sincero e radioso sorriso illuminarle il volto.
Si avvicinò
alla sua sposa, e al suo nuovo figlio. Le sorrise e lei gli rispose con la più
felice espressione che lui avesse mai visto sul suo volto. Stava risplendendo
di gioia: i suoi lunghissimi capelli neri erano completamente bagnati, la sua
fronte era ancora imperlata di sudore, il suo kimono di seta era macchiato del
suo sangue. Ma era così bella nella sua gioia… anche più bella del giorno
in cui si erano sposati. Guardava l’esserino che teneva tra le braccia come
se fosse la cosa più preziosa che esistesse in tutto il mondo.
Inu-Taisho
osservò il fagottino che si muoveva tra le braccia della donna: era perfetto.
Piccole manine, che già mostravano gli artigli al posto delle normali
unghiette; grigi, liquidi occhi… che di sicuro sarebbero diventati dorati
con il passare del tempo. Radi e delicati capelli color argento coprivano il
suo capo, ornato a sinistra e a destra da due piccole e delicatissime orecchie
da cane. Il bambino urlava con tutta la sua forza… come se avesse voluto
dichiarare a tutto il mondo che era in vita. Inu-taisho sorprese se stesso
mentre lo prendeva in giro mentalmente… si… poteva già vedere che era un
tipetto in gamba.
“Ma guarda un
po’ che scemo… sta urlando come se volesse dichiarare guerra a tutto il
mondo!” disse a se stesso, sorridendo.
“E’ il
figlio di un Guerriero!” disse Megumi, rispondendo al suo sorriso.
“No, non
posso ucciderlo… ora che l’ho visto non posso smettere di amarlo…”
pensò tristemente “ma sarà la causa della morte di Megumi…
probabilmente quello che Sesshoumaru mi disse era vero. Questa è una
punizione che gli dei mi infliggono per il mio comportamento.”
Inu-taisho sorrise amaramente a questo pensiero.
“Mio Signore?
Quale sarà il suo nome?” Megumi lo guardava, gioia e attesa sul suo viso.
Inu-taisho iniziò a pensare molto seriamente. In effetti aveva completamente
scordato di decidere quale sarebbe stato il nome del bambino, in quanto
dubitava che Megumi riuscisse a portare a termine la gravidanza. Invece a
quanto sembrava quel fagottino aveva lottato con grande ardore per venire al
mondo… e ora non avrebbe mai consentito alla morte di vincere contro di lui.
“Già…
che nome dovrei dargli?” pensava
“Vostra
Maestà?” una voce rimbombò nella sua testa. Inu-taisho sobbalzò, ma
riconobbe immediatamente la miko che aveva incontrato pochi momenti prima, e
sorrise, triste.
“Quindi
potete anche parlare alla mia mente, Miko-sama?” pensò, mentre con le
mani dava grattatine affettuose alle orecchie del suo nuovo figliolo.
“Si, mio
signore. Mi dispiace invadere la vostra mente in questa maniera, ma avevo
dimenticato di dirvi una delle nozioni più importanti di cui avreste dovuto
essere portato a conoscenza.” Inu-Taisho si domandò il significato di
quanto avesse appena detto la miko. E fu sorpreso quando la donna rispose ai
suoi pensieri “Devo comunicarvi il nome del bambino. Sono felice che
abbiate deciso di non ucciderlo. Mi avete dato la prova che ero stata nel
giusto quando lessi il vostro cuore.” Il re continuò a grattare le
orecchie del bambino per un po’, e l’esserino smise di piangere,
cominciando a fare le fusa con gioia.
“Il nome?”
Inu-Taisho guardò la sua sposa. Prese il fagottino dal grembo di Megumi e lo
alzò al cielo “Il nome di questo bambino sarà Inuyasha”
oOoOoOoOoOoOoOoOo
Un anno dopo,
castello del Regno degli Umani.
La donna
incinta camminava nell’enorme giardino. Il cielo blu era terso… non una
nuvola macchiava la sua immensità. Il sole, luminoso e abbagliante, avvolgeva
l’intero parco con il suo calmo e delizioso tepore.
La primavera
era vicina e una leggera brezza smuoveva l’aria cristallina, scompigliando i
rami degli alberi e il capelli della Regina.
“Quest’atmosfera
è così surreale… così bella e pacifica… non riesco a stare calma;”
la regina passò una mano sulle rose che impreziosivano un’aiuola. Prese un
bocciolo in mano e annusò il suo gentile profumo. Poi, all’improvviso, una
smorfia di dolore apparve sul suo bel viso. I suoi occhi violetti assunsero
un’aria preoccupata, e il bocciolo le cadde di mano.
La regina guardò
il suo indice… punto da una spina. Il sangue iniziava a uscire dalla piccola
ferita e lei cercò di fermare l’emorragia mettendolo in bocca. “Una
rosa… così bella… ma nasconde l’arma per ferirti… allo stesso modo
questa giornata…” continuando a tentar di fermare l’emorragia
succhiando il dito, la regina raccolse la rossa che le era caduta.
“Non so
perché, ma mi sento ansiosa… per caso succederà qualcosa al bimbo che
porto in grembo?” il volto della donna mostrava preoccupazione e ansia.
Tirò su con le dita la parte inferiore del suo kimono e si incamminò verso
una panchina, poco distante. Era il suo giardino preferito quello: la panchina
dava sul laghetto che lei stessa aveva voluto fosse costruito in quel punto,
in modo da poter avere una visuale prospettica dell’intero giardino.
La donna osservò
i cigni che nuotavano placidi nelle calme acque del laghetto e tentò di
calmarsi. Sapeva che questo senso d’ansia era pericoloso per il suo bambino.
E lei non voleva che il nascituro fosse sfortunato. Voleva che diventasse
forte, coraggioso… per dare finalmente al re suo marito l’erede che
desiderava da parecchi anni.
“Haha-ue?”(6)
una voce infantile distolse la donna dai suoi cupi pensieri. Si girò e si
accorse che la sua figlia maggiore, Sango, le si era avvicinata.
Sango era una
bambina tanto bella… era la sua gioia e il suo orgoglio. Stava crescendo
esattamente come aveva desiderato e un giorno sarebbe divenuta una tal
bellezza che centinaia di principi da tutti i reami nei dintorni sarebbero
arrivati a chiederla in sposa. La donna sorrise alla bambina, guardandola con
orgoglio. Le fece cenno di avvicinarsi e di sedersi accanto a lei. Sango fu
molto felice di obbedirle, e le si appoggiò al braccio, adagiando infine il
capo sul suo grembo.
“Haha-ue, che
succederà quando nascerà il mio fratellino?” la piccola osservava il volto
della madre: nei suoi occhi la Regina poteva riconoscere una viva
preoccupazione. La donna sorrise e accarezzò gli scuri capelli della bambina,
morbidi come seta. I suoi occhi violetti incontrarono quelli marroni della
piccola.
“Che intendi
dire, bimba mia?” la ragazzina si alzò e si mise di nuovo seduta, mentre i
suoi occhi marroni diventavano all’improvviso seri “questa bambina
sembra più grande di quello che è in realtà. Per quale motivo si preoccupa
così tanto?” il cuore della regina sanguinava.
“Sai che cosa
intendo, Haha-ue! Chichi-ue (7) non ha fatto altro che pensarci dal momento in
cui gli hai detto di essere incinta.” Gli occhi castani della bimba si
inumidirono al pensiero “Dedicherà tutto il suo tempo al bambino? Si
dimenticherà di me?” calde lacrime presero a scorrerle per il volto e la
bimba non tentò nemmeno di fermarle, o di pulirsi le guance.
“Ma che cosa
stai dicendo?” la regina osservò la figlia. Sapeva che il suo consorte
desiderava tantissimo quel bambino Era sicuro che sarebbe stato un maschio, i
suoi maghi, che non si sbagliavano mai secondo lui, gli avevano detto che gli
Spiriti erano favorevoli. Ma lei era sicura che non si sarebbe mai scordato
della sua prima figliola, anche se avesse ricevuto un maschio. “Tuo padre ti
ama veramente, non tratterebbe mai il tuo fratellino meglio di te.”
Non ti credo!
Lui ne parla sempre, sta contando i giorni, canta ogni mattina mentre mette
l’orecchio sul tuo grembo… perché lo fa, Haha-ue? Vorrei che questo bimbo
fosse una femmina!” il volto della bambina era diventato purpureo, e i suoi
pugni erano serrati.
“Sango-chan
(8)… non devi nemmeno pensare una cosa simile… se questo bambino dovesse
essere una femmina tuo padre sarebbe molto triste… e anche io lo sarei.”
Lo sguardo severo della donna calmò in qualche modo la piccola Sango.
“Forse però
sta dicendo la verità, Mia Regina.” Una voce costrinse sia la regina che la
principessa a girarsi. Una donna le stava ascoltando: anche se i suoi lunghi
capelli erano bianchi, il suo aspetto era quello di una ragazza. I suoi occhi
scuri avevano una luce satanica. Indossava uno yukata blu, decorato con fiori
bianchi e rossi, e tenuto alla vita da un obi rosso.
“Chi
siete?” la regina mise istintivamente una mano sul suo grembo. Non sapeva
perché, ma era certa che quella donna avrebbe portato sfortuna alla sua
famiglia.
“Non siate
spaventata, Mia regina. Sono un’amica, una miko. Il mio nome è Tsubaki.
Sono qui perché ho una Premonizione sul figlio che presto metterete al mondo,
e devo parlarne con il Re.” La miko osservò la regina con aria diabolica.
Gli ultimi raggi di sole illuminavano con la loro sfumatura rossastra il
grande parco del palazzo e una leggera brezza scompigliava i bianchi capelli
della miko, che ora sembravano quasi rosa.
“Una miko?
Come mai non indossate l’abito bianco e rosso tradizionale?” rispose la
regina, guardandola diffidente. Tsubaki allargò gli occhi, poi sorrise di
nuovo “e soprattutto come avete osato importunarmi con le vostre parole?”
“Mia
Regina…” Tsubaki si avvicinò, guardando la donna direttamente negli
occhi, come se fosse una sua pari. La regina ricambiò lo guardo con orgoglio.
All’improvviso
una luce comparve nell’occhio destro di Tsubaki. Sango se ne accorse, ma non
stava guardandola direttamente quindi non ne fu contagiata. Ma quando diede
un’occhiata alla madre, comprese che c’era qualcosa di sbagliato.
Gli occhi della
regina, sempre così gentili e affettuosi, erano ora spalancati, senza
espressività. La bimba si alzò, e si erse in tutta la statura dei suoi tre
anni, tirando su il mento con tutta la dignità di cui fu capace.
“Ehi tu! Che
cosa hai fatto a Haha-ue?” chiese, guardando Tsubaki con diffidenza. Stava
cercando di non guardarla negli occhi, avendo compreso che in qualche modo il
suo sguardo era collegato con lo strano comportamento della madre.
“Sango, mia
cara:” la regina parlava con voce priva di emozionalità “ti prego, non
disturbare Tsubaki-sama.” La donna si alzò e si avvicinò alla figlioletta.
Le mise una mano sulle spalle, per confortarla “La prego, Tsubaki-sama,
perdoni la mia figliola. E’ giovane non conosce il modo giusto di rivolgersi
a una miko.”
“Haha-ue? Ma
che stai dicendo? Tu sei la Regina, non devi mostrare rispetto a nessuno!
Haha-ue? Ti prego, torna in te!” la bambina cercava di scuotere la madre,
cercava di farla riprendere con tutta la sua (poca) forza… ma sembrava tutto
inutile.
La regina
condusse Tsubaki agli appartamenti del Re. Sango cercò di avvisare le persone
che incontravano durante il cammino che sua madre era vittima di un
incantesimo, ma nessuno volle crederle. Tsubaki la guardò con aria satanica.
“Stupida
mocciosa…” le disse a voce bassissima, in modo che solo Sango potesse
udirla “non mi romperai le uova nel paniere. Ho una missione da portare a
termine.” Si avvicinò ancora di più alla bimba e le mise una mano in
testa. Improvvisamente Sango svenne, e una serva corse a prendersi cura di
lei. “Oh… le ho controllato la temperatura della fronte, temo che la bimba
abbia preso un malanno. Vi prego, prendetevi cura di lei.” La serva annuì e
condusse via la bambina.
Nel frattempo
la regina stava parlando con il suo consorte, chiedendogli di incontrare
Tsubaki. Il re non era così sicuro di volerla vedere: si fidava solo dei suoi
maghi e non voleva udire altre parole. Ma visto che la sua sposa lo chiedeva,
decise di cambiare idea e di ricevere la visita della miko.
“Dato che la
mia sposa si fida così tanto di voi e dei vostri poteri ho deciso di
ascoltare le vostre parole. Ditemi: qual è la vostra profezia?” il re guardò
la donna con sguardo insicuro.
Tsubaki perse
un attimo ad osservarlo. Era un uomo come se ne potevano incontrare tanti in
giro per il regno. Il suo orgoglio era molto grande, ma la sua mente era
piccola come quella di un verme. Voleva un figlio maschio per fargli ereditare
il Regno, ma non si occupava più di tanto della sua figlia maggiore… solo
perché femmina. E non riteneva troppo importanti nemmeno la sua sposa e il
suo regno. Era un codardo, sempre pronto a pensare al suo tornaconto prima che
a quello della sua Nazione.
“Vostra
maestà… siete così diverso da Inu-taisho. Un anno fa quel re ha deciso che
stavo mentendo e mi ha buttata fuori dalla sua corte. Ha preferito credere
nelle parole di quella sciocca di Midoriko…” lo sguardo della donna
divenne deciso al ricordo “Quella puttanella… non è degna della grande
responsabilità che le è stata affidata. Io ero l’unica che avesse il
diritto di proteggere lo Shikon no Tama… distruggerò il mondo e aiuterò il
mio Signore a ottenere il suo scopo. Mi ha promesso che quando tutto il mondo
sarà nelle sue mani mi darà lo Shikon no Tama… Non avrò più bisogno di
nascondermi o di lottare contro la morte.”
Tsubaki
ricordava molto chiaramente quando Midoriko le aveva distrutto la vita,
ributtandole contro uno youko serpente che lei le aveva lanciato addosso.
Quell’essere le era penetrato nell’occhio e le aveva lasciato un segno
indelebile. Non avrebbe mai più avuto quella bellezza di cui si vantava
tanto…
Ma la donna non
avrebbe mai potuto immaginare che in quel modo aveva creato la sua più
potente rivale… Tsubaki aveva stipulato un patto con quello youko: aveva
barattato la sua stessa anima con l’eterna giovinezza e un enorme potere…
si era trasformata nella più grande miko nera che esistesse al Mondo.
Ma ora doveva
solo riuscire a ottenere la fiducia del Re. Il suo signore non avrebbe
tollerato un secondo errore… la donna era già seccata che Midoriko fosse
riuscita a ottenere la fiducia di Inu-taisho. Non le avrebbe consentito di
portarle via anche quel re così sciocco.
“Signore…
l’altro giorno mentre guardavo nell’acqua magica del mio santuario ho
ricevuto una Visione dall’Altro Mondo.” Uno strano bagliore iniziò a
illuminare la sua figura e il re allargò gli occhi, mentre gocce di sudore
cominciavano a imperlare la sua fronte. “Un’entità potentissima mi ha
chiesto di riferirvi queste parole. Il bimbo che la vostra sposa sta per
mettere al mondo porterà sfortuna al vostro regno. Sarà la causa di una
guerra sanguinosa tra il regno degli Umani e quello degli Youkai. Gli Youkai
vinceranno il vostro trono e un’era di distruzione e dolore avrà
inizio…”
“No! Perché
parlate in questa maniera? Non vi credo! Moglie! Perché avete condotto questa
donna alla mia presenza? E’ una bugiarda!” l’uomo era entrato nel panico
più totale. Tsubaki sorrise diabolicamente, rimosse l’obi del suo kimono e
lo lasciò cadere in terra. Il nastro si trasformò in un serpente. Le pupille
dell’uomo divennero puntini minuscoli nei suoi occhi e divenne completamente
rosso mentre urlava “Che cos’è quest’incantesimo? Perché vi comportate
così? Guardie! Catturatela, mettetela in prigione!”
“E’ inutile
che tentiate di catturarmi!” il serpente attaccò le guardie e in pochi
momenti nessun altro essere vivente era rimasto nella stanza, oltre che il Re,
la Regina e la stessa Tsubaki. “Ricordate, Vostra Maestà. Questo bimbo
porterà la distruzione nel regno. Sarà una ragazza, e morirà giovane,
uccisa dall’uomo del quale avrà la sventura di innamorarsi.” Una risata
satanica uscì dalla gola di Tsubaki. La miko nera iniziò a dissolversi e in
pochi attimi scomparve.
Il Re cadde in
ginocchio, gli occhi ancora spalancati, le pupille ancora piccoli puntini. Si
mise le mani nei capelli, e iniziò a urlare per il terrore. Nello stesso
momento alla Regina iniziarono le doglie, e il re dovette dimenticare il
panico nel quale era piombato.
“Il
bambino… una femmina ha detto quella donna. E’ possibile che questa
stupida moglie non mi possa dare quello che mi merito?” l’uomo osservò
con ribrezzo la donna che urlava di dolore “Dovrei credere a quella miko?
Sembrava molto potente…” il re decise che le urla della sua consorte
erano fastidiose per lui. Uscì dalla stanza e attraversò tutto il castello
finché non si ritrovò all’esterno. Udiva ancora le urla, e scrollò il
capo. Non voleva saperne più niente… voleva solo pensare.
L’uomo si
incamminò per la foresta, come se fosse attratto da qualcosa. Non capiva dove
stesse andando e in realtà non ci pensava nemmeno.
“Se quella
miko avesse detto la verità la mia sposa starebbe facendo nascere una bambina
che sarebbe sfortunata. Beh… non mi importa. Fintanto che questo non vada a
colpire me… non importa. In fondo quella miko ha detto che la ragazza morirà
giovane e ha parlato di sfortuna al mio regno.” L’uomo si fermò, e
prese ad osservare il vuoto di fronte a lui “Se mai la sua profezia
dovesse diventare realtà, cercherò di essere il più lontano possibile da
qui quando gli youkai arriveranno. Quella puttanella potrò portare sfortuna a
sua madre forse… ma non a me. E soprattutto, la mia consorte può ancora
darmi un figlio maschio… e se non lo farà…”
“Mio
signore… questi pensieri non sono degni di un Re.” L’uomo sussultò
nell’udire la voce dietro di lui: una donna lo stava guardando. I
meravigliosi capelli color ebano ondeggiavano alla leggera brezza serale, i
suoi occhi grigi lo fissavano con sdegno. Il suo abito era il tradizionale
kimono indossato dalle miko, e portava in mani un arco e un feretro con alcune
frecce.
“Un’altra
miko? Che cosa vuoi da me, dannata? Come ti permetti di parlarmi in questa
maniera. Come ti permetti di avvicinarti in ogni caso. Sai chi è la persona
che hai davanti?” l’uomo osservava la giovane miko con disprezzo, ma tremò
dentro di sé nel momento in cui lo sguardo della donna incontrò il suo. I
suoi occhi, severi e pieni di sicurezza lo frastornarono. Quella donna lo
stava guardando come se fosse il più misero dei vermi.
“Oh si,
certo… so benissimo chi sei. Sei un poveraccio. Un uomo senza dignità né
coraggio che mette il suo tornaconto davanti al destino della sua patria e
della sua famiglia.” Il disprezzo negli occhi della donna divenne ancora più
intenso. L’uomo sentì la rabbia montare in lui.
“Come ti
permetti di parlarmi in questo modo? Come puoi sapere che cosa stessi
pensando? Sei una strega? Ne ho abbastanza di puttane come te… Ne ho già
incontrata un’altra che mi ha rivelato che mio figlio avrebbe portato
sfortuna alla sua famiglia e alla sua patria. Mi ha detto che sarà una misera
femmina… quindi per quale ragione dovrei essere danneggiato da un essere
talmente insignificante? La lascerò al suo destino e penserò a me stesso e
alla mia Nazione.”
“Questi sono
pensieri degni di un bastardo… non sono le parole di un Re. E prima di tutto
non sono le parole di un padre. In ogni caso ciò che ha detto Tsubaki
potrebbe non corrispondere a realtà.” La donna pensò di vedere un ghigno
di sollievo attraversare il volto del re. Ma sapeva benissimo che il suo
sollievo non era dovuto alla possibile salvezza della sua Nazione. Poteva
leggere il suo cuore, in fondo.
“No, maestà.
Questo non vuol dire che il figlio che sta per nascervi sarà un maschio. Tua
moglie non darà alla luce un maschio. Non te lo darà mai. Tu la ripudierai,
ma anche la tua amante non potrà darti l’erede che desideri. Avrai un altro
figlio in futuro, ma sarà ancora una femmina.”
Midoriko notò
con piacere il dolore che attraversò gli occhi dell’uomo di fronte a lei.
Era così diverso da Inu-Taisho. Ed era proprio felice di quanto avrebbe
dovuto dirgli. Era assolutamente immeritevole di essere il re di una nazione.
“Perché mi
dici queste cose? Sei una puttana, proprio come quell’altra. Quello che la
donna di prima, Tsubaki, ha detto, però, non era così assurdo. Sei una
folle.” Il re stava impazzendo per le sue parole. E quello che lo feriva di
più era la consapevolezza che quanto la donna diceva corrispondesse a realtà…
era veramente un codardo… come aveva solo potuto pensare di scappare e
lasciare la propria nazione in pericolo solo per il suo tornaconto personale?
Erano questi i pensieri di un Re? Era davvero degno, lui, di essere un Re?
“Bene. Vedo
che finalmente i vostri pensieri cominciano a somigliare a quelli di una
persona del vostro rango” la donna passò volutamente a una forma di
linguaggio più rispettosa. L’uomo spalancò gli occhi, e la giovane miko
sorrise “Si… è inutile che me lo chiediate. Posso leggere la vostra
mente, proprio come quella di chiunque altro. Quindi non potete mentirmi.”
“Chi sei?
Perché, per l’ennesima volta, mi stai dicendo queste cose? Che cosa vuoi da
me? Se sono solo un essere indegno, come hai detto un attimo fa… perché ti
preme così tanto di parlarmi?”
“Perché
anche se siete un essere indegno, siete sempre un Re. E un padre. E il destino
di vostra figlia è legato con quello del mondo intero.” La donna vide lo
stupore che aleggiava sul volto del re e continuò
“Un anno fa
ho avuto una visione. Io sono la persona che si occupa dello Shikon no Tama.
Sapete che cos’è?” la donna sorrise nel leggere la sua mente e non attese
una risposta. “Si… è quella gemma dagli infiniti poteri, quella che
mantiene il Destino di Tutto. Stavo dormendo dentro di essa e ho avuto una
visione. Ho visto vostra figlia. Non porterà sfortuna, ma sarà la chiave per
il Destino di questa nazione. Dovrete amarla, insegnarle tutto quello che deve
sapere. Deve essere degna del destino che il Gioiello ha riposto sulle sue
spalle.”
“Ma quella
miko… Tsubaki. La sua predizione è stata che la ragazza morirà… uccisa
dall’uomo del quale avrà la sventura di innamorarsi. E che questo causerà
una guerra… Come potrebbe una morta essere la chiave del destino della
nostra patria?”
“Non dovete
credere a Tsubaki. Le sue predizioni hanno una base di verità, ma non la
dicono completamente. E’ una miko nera… vede solo il lato oscuro del
futuro. Le sue predizioni possono essere cambiate dal vostro comportamento.
Forse la predizione si avvererà… o forse no. Dipende da VOI e da vostra
figlia.”
“Come posso
essere sicuro che tu non sia una miko nera come lei? Perché dovrei credere a
te e non a lei? Che cosa ti rende tanto speciale? Come puoi dimostrare che sei
la Guardiana dello Shikon no Tama?”
“Non siete
degno di vedere la Gemma. Ma posso darvi una prova del mio Potere. Vi mostrerò
che cosa può fare l’immensa energia dello Shikon no Tama.” La donna
raccolse tutta la sua concentrazione. All’improvviso la pace della serata
inoltrata fu attraversata da un tuono. Grosse nubi apparvero nel cielo blu
scuro e coprirono in pochi secondi la volta intarsiata di stelle. Il lieve
venticello iniziò a soffiare furiosamente. L’uomo osservò la miko di
fronte a lui con orrore. Un bagliore bluastro la avvolgeva completamente,
trasformando la sua candida pelle in qualcosa di spaventoso. La pioggia iniziò
a cadere dal cielo mentre l’umido e freddo vento penetrava i muscoli del
re… fino alle ossa.
“Sei… sei
una strega! Un oni (9)! Non ti crederò mai!” Il re cercò di fuggire. La
donna lo bloccò con la forza del pensiero.
“Aspetta,
essere indegno… tu sei l’ultima persona sulla faccia della terra del quale
dovrei preoccuparmi. Ma so che tua figlia sarà diversa da te quindi finirò
quello che ho iniziato.” La miko osservò l’uomo terrorizzato che aveva di
fronte con l’espressione più dura e severa che egli avesse mai visto in una
donna. Il re stava tremando di terrore.
“Che cosa
vuoi da me? Lasciami andare te ne prego… non farmi del male… farò tutto
ciò che vuoi! Ma ti prego, lasciami in pace! Non voglio vederti mai più!”
“Come volete,
mio signore. Non tornerò mai più qui… ma prima devo dirvi quale sarà il
nome che dovrete dare alla bimba…”
oOo
La regina
continuava ad urlare quando il re fece ritorno nella stanza del parto. Il
momento era vicino… quasi immediatamente il grido del bambino risuonò per
tutto il palazzo reale.
“E’ una
femmina! Mia signora, mi dispiace! E’ una femmina!” la levatrice stava
controllando la bimba meticolosamente “però è perfetta.” La donna mostrò
il fagottino urlante al re, che si limitò a dare un’occhiata di
riconoscimento e poi guardò altrove. Quindi la donna restituì la piccola tra
le braccia della madre: calde lacrime rigavano il volto della regina mentre
abbracciava la sua nuova figliola. Era felice…
ma triste allo stesso tempo. Il bimbo era una femmina… ancora una
volta non era stata in grado di dare al suo consorte l’erede che desiderava
tanto.
Il re stava
pensando con enorme attenzione. Il bimbo era una femmina. Sia Tsubaki che
quell’altra miko glielo avevano predetto. Ma la seconda lo aveva spaventato
per davvero. Non voleva farla infuriare… aveva messo in gioco la sua stessa
sicurezza. Avrebbe fatto ciò che la donna gli aveva detto di fare: pensò che
forse in questo modo sarebbe stato al sicuro.
“Mio
signore… mi dispiace immensamente… è una bambina.” La regina lo
osservava con preoccupazione, anche se lanciava occhiate gioiose alla creatura
che stringeva tra le braccia. Poi, notò che la piccola Sango era arrivata.
“Mia cara… avvicinati. Vieni a dare un’occhiata alla tua sorellina.”
La bambina si
avvicino. La guardò in viso, spaventata per un attimo di vedere ancora
quell’espressione assente. Ma per fortuna quella era di nuovo la sua adorata
madre… la bimba respirò di sollievo nel rivedere gli occhi comprensivi e
dolcissimi della regina… erano così pieni di gioia… ma tristi. La bimba
osservò il fagottino che la madre teneva in grembo. La sua sorellina stava
urlando, come se avesse voluto esprimere a gran voce la sua opinione in
proposito.
All’esterno
la tempesta che Midoriko aveva causato stava infuriando, rendendo
l’atmosfera elettrica. Lampi e tuoni erano un pauroso sottofondo alle urla
della bimba appena nata.
“Padre? Che
nome le darai?” chiese la piccola.
Il re si
avvicinò. Non voleva guardare la bimba che avrebbe causato la sua sfortuna…
o il suo destino in ogni caso. Ma doveva riconoscere che stesse bene prima di
imporle il nome.
Era perfetta:
muoveva le piccole mani e piangeva, ma i suoi occhi scuri erano calmi.
Stranamente la testolina era già ricoperta di fini capelli scuri. Si… era
una perfetta piccola principessa. L’uomo prese il fagottino dalle braccia
della regina e lo alzò al cielo mentre diceva
“Il nome di
questa bambina sarà Kagome”.
Un lampo e il
subito successivo tuono seguirono le sue parole. La schiena del re fu percorsa
da un brivido.
___________________________
Nota
dell’autrice:
Allora? Vi è
piaciuta questa mia ennesima pazzia?^^
Lo spero
davvero tanto ^_^
All’inizio
avrei voluto aggiungere di più a questo capitolo, ma poi ho pensato che
questo fosse il punto giusto dove interrompere la storia. Praticamente è solo
un’introduzione. La vera storia inizierà nel capitolo 1, 16 anni dopo
questo giorno. Kagome avrà 16 anni, Inuyasha 17 (sono nati lo stesso giorno,
con un anno di differenza se non s’è capito).
Ultima nota: UN
grazie MEGA-GALATTICO A Kyo-chan che è la mia editor per questo capitolo (e
anche i prossimi :P) e mi ha aiutata tantissimo ^_^. Ringrazio anche il caro
Mega-chan che ha svolto anche lui un ottimo lavoro in fase di beta-reading :D
Ovviamente… +
commenti vedrò nella pagina dei commenti + rapidamente scriverò e poi
tradurrò il primo capitolo… Nessun commento = Kagome triste e sconsolata =
niente nuovo capitolo per mesi :P
Vocabolario
giapponese:
(1) Youkai =
nome della specie. Plurale. Sono creature paragonabili agli dei greci e
romani, o ai “dai mon” di queste stesse religioni, entità che
rappresentano animali (cani, gatti, volpi…) o effetti metereologici
(fulmini, tuoni, lampi…) o avvenimenti importanti delle stagioni e dello
scorrere della vita (Tatari Mokke, che può essere paragonato
all’occidentale Caronte e così via). Possono essere buoni o cattivi.
Provano emozioni, odio, ira, amore, amicizia. Ma non ne sono “schiavi”
come gli umani, e possono controllarle.
(2) Miko =
sacerdotessa giapponese. Le miko erano riconoscibili dall’indossare un
kimono bianco con hakama (pantalone) rosso.
(3) Youko = gli
youkai si dividono in un maschi e femmine (come il genere umano si distingue
in uomo e donna). Uno youko è un maschio del genere youkai, una yasha è una
femmina.
(4)Hanyou =
mezzo youko o mezza yasha, nato dall’unione di un youko/yasha con una
donna/uomo
(5) –sama =
questo suffisso indica grande rispetto. È come dare a una persona un
appellativo come “sommo” o “eccellenza”. Chiamando Midoriko
“Miko-sama” (venerabile sacerdotessa) Inu-taisho afferma di considerarla
una persona molto importante.
(6) Haha-ue =
maniera più rispettosa di chiamare la madre. Corrisponderebbe a un
“venerabile signora madre”
(7) Chichi-ue =
maniera più rispettosa di chiamare il padre. Corrisponderebbe a un
“venerabile signor padre”
(8) –chan =
vuol dire “piccolo” e indica che la persona a cui ti stai riferendo è un
bambino, o che tu lo conosci da bambino, o che si è così familiari con lui
da poterlo chiamare con un vezzeggiativo. Prendendo un esempio di un nome
italiano, se tutti chiamano una ragazza Luisa, solo i suoi familiari la
possono chiamare… Luisella, Luisina, Luisetta, Luì… (so che è un esempio
che fa schifo ma è giusto per far capire)
(9) Oni =
diavolo |