-Guadda Nonna! È tuuuto bianco!
Andromeda alzò gli occhi dal lavoro a maglia e
guardò il piccolo Teddy che, col viso schiacciato contro la
finestra, osservava incuriosito i fiocchi di neve vorticare
nell’aria e imbiancare il cortile attorno alla
casetta.
-Sì tesoro. È tutto bianco perché
c’è la neve.-gli rispose. A mezz’aria
accanto a lei i ferri continuavano a lavorare dando forma ad una
sciarpa nei colori di Grifondoro.
-Ti va di uscire a giocare con la neve?
Il bambino rise e corse fuori, felice. Andromeda si alzò
lentamente dalla sedia e seguì il nipotino in cortile,
mettendogli intorno al collo la sciarpa non ancora terminata per non
fargli prendere freddo. Teddy intanto osservava deliziato i piccoli
fiocchi bianchi vorticargli attorno e cercava di acchiapparli. Ad un
tratto fece una buffa faccia concentrata; un secondo dopo i suoi
riccioli erano del colore della neve.
Andromeda sorrise. Quell’angioletto era così
simile alla sua Dora. Anche lei la prima volta che aveva visto la neve
si era fatta venire i capelli bianchi…
Ma adesso la sua adorata bambina non c’era più,
era stata uccisa da sua sorella.
Il dolore, mai del tutto sopito, tornò vivo e feroce nel
cuore di Andromeda. Era troppo accettare che fosse stata sua sorella ad
uccidere sua figlia.
Anche perché quando pensava a Bellatrix non riusciva a
vederla come la pazza assassina che era diventata da adulta
ma come una bambina dai riccioli neri che giocava felice
nella neve la Vigilia di Natale.
Il fuoco scoppiettava nel camino del grande salone dove la famiglia era
riunita.
Druella ricamava mentre Cygnus stava studiando dei registri. Per le tre
ragazze era il momento dedicato allo studio della storia della famiglia
ed erano dunque impegnate nella lettura di grossi tomi.
Andromeda però continuava a dimenarsi inquieta sulla sedia,
spostando lo sguardo dalla finestra all’orologio e viceversa.
-Piantala di agitarti!- le sibilò sua sorella.
-Ma Cissy guarda, nevica!
Anche Bellatrix alzò lo sguardo alla finestra:-Nevica alla
vigilia! È perfetto!- fece con gli occhi luccicanti di
eccitazione.
-Smettetela di parlare!- le rimproverò Narcissa- se nostro
padre vi sente ci farà passare la notte su questi tomi.
La pendola nell’angolo battè i rintocchi. Druella
Rosier alzò lo sguardo dal suo ricamo:
-Potete andare.- disse rivolta alle figlie.
Le tre ragazze s’inchinarono e uscirono dal salone. Appena
fuori portata d’orecchio cominciarono a correre, eccitate.
-C’è la neve! La neve!- gridò Narcissa
-Ma tu non eri quella più interessata ai libri? La prese in
giro Andromeda.
Bellatrix e Narcissa risero e Andromeda si unì a loro.
Sempre ridendo giunsero nell’atrio del Manor, dove venenro
bloccate da Cyrus, il capo degli elfi domestici.
-Dove stanno andando le Padroncine?- fece la creaturina inchinandosi.
-Andiamo a giocare con la neve!- rispose Andromeda eccitata.
-Non sono affari tuoi, elfo!- rispose contemporaneamente Narcissa.
Bellatrix non rispose neanche, schivò l’elfo
domestico che aveva davanti e corse fuori dal portone.
-Cyrus, nostro padre ha detto che eravamo libere di andare. Lui
è impegnato a controllare i vecchi registri, ma se vuoi puoi
andare a chiederglielo. Noi ti aspetteremo qui.. Narcissa sorrise alle
parole della sorella, sapendo perfettamente come avrebbe reagito
l’elfo.
La creaturina infatti, terrorizzata all’idea di interrompere
il lavoro del Padrone, si fece da parte. Ridendo, le due sorelle
attraversarono il portone e uscirono nel parco.
La neve cadeva a fiocchi grandi e lenti, che danzavano
nell’aria prima di posarsi al suolo, dove già si
era formato uno spesso strato bianco.
Narcissa cominciò a fare giravolte, ridendo. Era bellissima
con le ciocche di capelli biondi sfuggite alla treccia agitate dal
vento e i fiocchi di neve che la incorniciavano. Sembrava un angelo.
Andromeda era incantata a guardarla. Adorava sua sorella e aveva sempre
ammirato la sua grazia e la sua bellezza.
Intanto Bellatrix aveva raccolto una manciata di neve e, approfittando
della distrazione della sorella, gliela tirò. Andromeda
strillò, colpita in pieno viso, e subito raccolse un
po’ di neve per rispondere al fuoco. Lei e Bellatrix
ingaggiarono una battaglia con le palle di neve, coinvolgendo anche
Narcissa.
Le tre ragazze corsero per ore nella neve sempre più fitta,
colpendosi e ridendo spensierate.
Infine, esauste, si lasciarono cadere sul suolo candido, tenendosi per
mano.
-Facciamo gli angeli di neve- propose Bellatrix.
Andromeda guardò le sorelle accanto a lei: erano tutte
scarmigliate, con i capelli pieni di neve, i vestiti fradici e il viso
rosso per il freddo e la gioia. Anche lei doveva apparire
così.
-Vi voglio bene ragazze. Su, facciamo tre angeli uniti, come noi.
-Nonna, sembra un anzoletto, guadda! Nonna? Dai nonna guadda.
Andromeda si riscosse dalle sue memorie e abbassò lo sguardo
verso il nipote che indicava entusiasta una forma tutta storta nella
neve.
-Sì tesoro. Sembra proprio un angioletto.
-Lo fai anche tu?
-Certo piccolo mio. Ti voglio tanto bene. Facciamo un angioletto
insieme.
Incurante dei dolori che le vecchie ferite le provocavano si distese
nella neve insieme al nipotino e, come tanti anni prima, fece un angelo
nella neve insieme a qualcuno che adorava.
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