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Fiori
di cristallo
L’abito
nero che indossava risaltava sulla sua pallida pelle. Si fissò allo specchio.
Le
lacrime erano scese lungo le sue guance per ore.
Il
vento di quel pomeriggio le aveva scompigliato i capelli scuri.
Ma
nonostante il suo aspetto da fantasma, e il suo lasciarsi andare, Susan rimaneva
bellissima.
Si
lasciò cadere sulla schiena, e il letto comodo dei suoi genitori l’accolse. E
altre lacrime bruciarono i suoi occhi.
Voleva
tornare indietro e fermarli tutti.
Voleva
riaverli vicino a se.
Voleva
morire...
E
improvvisamente fu notte. Notte fu giorno. E il giorno fu ancora notte.
Con
lentezza i susseguirsi di giorni divennero settimane.
E
il corpo di Susan restava fermo...Tra le candide e morbide lenzuola del letto
matrimoniale.
Le
lacrime non torturavano più i suoi occhi.
Le
labbra rosse erano screpolate.
E
il battito lento nel suo petto si affievoliva.
Lo
sguardo fisso sulla porta della stanza.
Susan...
Il
corpo inconsistente, di una ragazzina.
Cosa
fai Susan?
Il
sorriso di un giovane uomo.
Non
lasciarti sconfiggere dalla malinconia...
La
voce di un ragazzo maturo.
Coraggio
piccola mia...
Un
invisibile carezza di un padre.
Ti
vogliamo bene, Susan.
L’abbraccio
inesistente di una madre.
Li
guardò.
I
suoi genitori abbracciati tra loro.
Peter,
che sorrideva rassicurante.
Ce
la puoi fare.
Suo
fratello Edmund con i capelli spettinati, il solito sguardo spento che lo
accompagnava da sempre.
Non
abbandonare questo mondo.
Poi
se ne andarono.
Lentamente.
Uno
dietro l’altro.
Solo
Lucy era rimasta. E sedeva infondo al letto. Con la luce del tramonto che le
illuminava il viso.
“Dove
andate?”
A
Narnia.
“Posso
venire anch’io?”
No,
tu resterai qui.
“Perché?”
Un
dolce e tenero sorriso.
Un
freddo bacio sulla guancia.
Ti
voglio bene...
E
anche lei lentamente, mentre allungava la mano per asciugare una lacrima di sua
sorella, scomparve.
E
il giorno divenne notte.
Poi
la notte giorno.
E
così con il passare del tempo, le settimane divennero mesi.
Susan
era rimasta lì.
Su
quel comodo e profumato letto.
I
capelli neri rigidamente sparpagliati sul letto.
Il
viso pallido e freddo.
Un
sorriso appena accennato congelato nella sua bellezza.
Gli
occhi fissi sulla finestra, irrigiditi nella loro purezza.
E
i ragazzi nel corso degli anni che entravano nell’appartamento abbandonato la
trovavano così.
Nella
sua agghiacciante grazia.
Circondata
da numerosi fiori di cristallo.
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