Fiori di cristallo

di Elisir86
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Fiori di cristallo

 

L’abito nero che indossava risaltava sulla sua pallida pelle. Si fissò allo specchio.

Le lacrime erano scese lungo le sue guance per ore.

Il vento di quel pomeriggio le aveva scompigliato i capelli scuri.

Ma nonostante il suo aspetto da fantasma, e il suo lasciarsi andare, Susan rimaneva bellissima.

Si lasciò cadere sulla schiena, e il letto comodo dei suoi genitori l’accolse. E altre lacrime bruciarono i suoi occhi.

Voleva tornare indietro e fermarli tutti.

Voleva riaverli vicino a se.

Voleva morire...

E improvvisamente fu notte. Notte fu giorno. E il giorno fu ancora notte.

Con lentezza i susseguirsi di giorni divennero settimane.

E il corpo di Susan restava fermo...Tra le candide e morbide lenzuola del letto matrimoniale.

Le lacrime non torturavano più i suoi occhi.

Le labbra rosse erano screpolate.

E il battito lento nel suo petto si affievoliva.

Lo sguardo fisso sulla porta della stanza.

Susan...

Il corpo inconsistente, di una ragazzina.

Cosa fai Susan?

Il sorriso di un giovane uomo.

Non lasciarti sconfiggere dalla malinconia...

La voce di un ragazzo maturo.

Coraggio piccola mia...

Un invisibile carezza di un padre.

Ti vogliamo bene, Susan.

L’abbraccio inesistente di una madre.

Li guardò.

I suoi genitori abbracciati tra loro.

Peter, che sorrideva rassicurante.

Ce la puoi fare.

Suo fratello Edmund con i capelli spettinati, il solito sguardo spento che lo accompagnava da sempre.

Non abbandonare questo mondo.

Poi se ne andarono.

Lentamente.

Uno dietro l’altro.

Solo Lucy era rimasta. E sedeva infondo al letto. Con la luce del tramonto che le illuminava il viso.

“Dove andate?”

A Narnia.

“Posso venire anch’io?”

No, tu resterai qui.

“Perché?”

Un dolce e tenero sorriso.

Un freddo bacio sulla guancia.

Ti voglio bene...

E anche lei lentamente, mentre allungava la mano per asciugare una lacrima di sua sorella, scomparve.

E il giorno divenne notte.

Poi la notte giorno.

E così con il passare del tempo, le settimane divennero mesi.

Susan era rimasta lì.

Su quel comodo e profumato letto.

I capelli neri rigidamente sparpagliati sul letto.

Il viso pallido e freddo.

Un sorriso appena accennato congelato nella sua bellezza.

Gli occhi fissi sulla finestra, irrigiditi nella loro purezza.

E i ragazzi nel corso degli anni che entravano nell’appartamento abbandonato la trovavano così.

Nella sua agghiacciante grazia.

Circondata da numerosi fiori di cristallo.

 





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