Se ne stava lì,
ritto su
quell'altura, ad osservare un punto nel cielo notturno. Quegli occhi,
quegli occhi scuri li teneva ben fissi su una stella precisa, bella,
limpida, luminosa, che sembrava dominasse la notte. Poi si
spostò
a guardare la Luna piena: gli ricordava un grande disco di zucchero,
che luccicava e donava una pallida luce a tutta quella
oscurità.
I rumori della giungla ormai non lo spaventavano più, era
come
se fosse diventato una sorta di Mooglie, o Robinson Crusoe: si era
più o meno bene conformato a quell'ambiente, aveva imparato
a
cavarsela anche in zone a lui sconosciute, ed inoltre le sue scoperte
mediche erano notevolmente aumentate. Si infilò una mano
nella
tasca della sua uniforme verdastra e ne tirò fuori un
sigaro.
Ogni tanto poteva permetterselo. La fiamma dell'accendino
illuminò
appena il suo volto segnato dalla fatica, per poi spegnersi del
tutto. Tirò una boccata di fumo, e tornò a
guardare il
cielo. Come era bello quel cielo in un paese come quello. Sembrava
quasi che la guerra non ci fosse. E allora lui non avrebbe dovuto
trovarsi lì, non sarebbe servito più, e sarebbe
da
qualche parte in Guatemala a scorrazzare a tutta velocità
con
la sua Poderosa II. Gli mancava quella motocicletta, gli mancava
davvero. Forse più di una donna, forse perché ci
era
praticamente cresciuto assieme. Era ormai la fine di un afoso Luglio,
ed il caldo di certo non aiutava lo scorrere dei suoi pensieri.
Sembrava che quella notte nessuno avesse bisogno di lui,
così,
un po' sollevato, avrebbe potuto considerare l'idea di rintanarsi
nella sua tenda leggermente più grande di quelle degli altri
soldati, ma questo a loro non dava fastidio. Tutti rispettavano il
comandante. Certi addirittura lo ammiravano. Lui a volte si ritrovava
a chiedersene il perché. Era per via del suo carattere?
Aveva
un carattere così freddo e sicuro dì
sé? Freddo
non lo era, non completamente, ma di certo aveva imparato a tenere
chiuse dentro di sé le emozioni, come se fossero sigillate
in
un cassetto. Ma era più che normale, visto che lui era il
comandante di una “truppa” formata quasi
interamente da
contadini, da gente comune, che mai aveva imbracciato un fucile. Se
cominciava a farsi vedere debole o demoralizzato, era la fine. Aveva
mai pianto? Sì, lo aveva fatto. Di nascosto, nella sua
tenda,
di notte, quando nessuno poteva vederlo o sentirlo. Quando il sonno
non arrivava e la mente non riusciva a non pensare alla morte. Quando
il guerrigliero non era più un guerrigliero, almeno per un
istante. Forse lo amavano per il suo coraggio, per la sua forza, per
il suo sorriso. Non lo sapeva proprio, alla fine era esattamente come
tutti gli altri, solo che aveva molte più
responsabilità,
molte più cose a cui pensare, che però, in fondo
in
fondo, gli piaceva sbrigare perché lo distraevano dai brutti
pensieri. Quella sera li avevano raggiunti anche l'altra truppa,
sfortunatamente senza più due uomini. Quando arrivava la
squadra del suo amico si sentiva quasi riempire di serenità
perché vedeva negli occhi di tutti quei soldati una speranza
ancora accesa, ma anche di tranquillità quando si ritrovava
a
discutere davanti a delle cartine con l'altro capo. Tirò
un'altra boccata di fumo, si voltò e con passo un po' stanco
si diresse verso la sua tenda. Aveva un sonno tremendo, le palpebre
si erano fatte velocemente pesanti ed aveva cominciato a sbadigliare
sonoramente con una mano davanti alla bocca.
“Hey, dormi in
piedi come un bambino,
che hai da sbadigliare? Non hai fatto niente tutto il
giorno!”
“Fanculo...!” rispose con un sorriso furbo e due
occhi brillanti pieni di divertimento.
“Aah, buonanotte
anche a te”
rispose l'altro mandandolo a quel paese con un gesto della mano. Lui
e il capo dell'altra squadra erano fatti così, si
scambiavano
continuamente battutine con l'unico scopo di dimenticare per un
attimo l'odore acre della guerra. Si volevano molto bene, ma a volte
sembrava proprio che i loro caratteri fossero separati da un'abisso.
Un giorno quel tipo gli aveva confidato che quando avrebbero vinto la
battaglia, e lui sarebbe diventato governatore, lo avrebbe eletto
ministro di un qualchecosa. Lui gli aveva risposto ridendo, diavolo
non riusciva proprio ad immaginarsi vestito di tutto punto dietro ad
una scrivania a fare e rifare le stesse cose burocratiche giorno dopo
giorno dopo giorno. Si sarebbe impiccato prima, questo gli aveva
risposto.
Entrato finalmente nella
tenda, si
sistemò quei due o tre teli che ricoprivano uno scarno sacco
a
pelo, gonfiò il cuscino e si distese facendo riposare le sue
ossa. Aveva male un po' ovunque, e quella ferita alla gamba ancora
gli bruciava. Si levò il cappello e lo gettò di
lato,
liberando ancor di più quei lunghi ciuffi di capelli mossi
che
gli facevano sempre il solletico sul collo e che cominciava a
detestare. Allungò le mani verso il suo corpo e
cominciò
a sbottonarsi i primi bottoni della divisa perché il caldo
proprio non lo sopportava e voleva cercare di catturare tutta l'aria
fresca che quella notte poteva dargli. Si scoprì il petto
straordinariamente pulito, senza una cicatrice o taglio, dove il
sudore di quel periodo afoso continuava a scintillare man mano che
respirava e gli faceva risaltare i pettorali e gli addominali,
andando giù fino al bordo della sua cintura. Alzò
leggermente la testa e con le mani si sistemò i capelli in
modo che non gli stuzzicassero il collo e l'incavo delle sue spalle
forti. Chiuse gli occhi canticchiandosi mentalmente una ninna nanna
argentina che aveva sempre saputo, fin da quando era piccolo.
Portò
piano la gamba ferita sopra all'altra, e con un gemito di dolore
cercò di sistemarsi il meglio possibile. Alla fine, anche se
con un po' di dolore, era riuscito a togliersi completamente
l'uniforme e aveva gettato anch'essa da una parte vicino al suo
basco. Rilassò i muscoli delle braccia appoggiandole sul suo
petto madido di sudore, e dopo essersi perso un altro istante nei
suoi pensieri, si addormentò accompagnato da una lieve
brezza
notturna che gli accarezzò tutto il corpo.
L'autricesifaiviaggizozziconilcomandante.
Mica vero D:<
Non c'è il nome del protagonista (non è
un caso, è stata una mia scelta perchè da una
parte
vorrei che provaste ad indovinare la sua indentità dato che
è
un personaggio realmente esistito, ma soprattutto perchè
vorrei che vi immaginaste nella vostra testa chiunque voi vogliate,
senza farvi influenzare :) ).
Un bes- ah no, ho la febbre
D: un
abbraccione a tutti!!!!!!!!!!!!!!!! <3
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