All the world's a stage

di Bethesda
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Le luci soffuse, il ciacolare di chi mi passa accanto.
Sto con gli occhi chiusi appoggiato al muro, la mente a qualcun altro, le sue parole in testa.
Gesti, frasi, emozioni.
Non sono io, non lo sarò mai.
Manca poco, me lo ricordano con insistenza, ma io non li sento: sono già lì, un altro mondo, un’altra epoca.
Mille e più uomini vivono in me: vecchi, giovani, vili, eroi, giusti e iniqui.
Sono l’umanità segregata in un corpo, capace di mostrarla a mio piacimento.
Che uomo sono se mi nascondo dietro una maschera, ostentando finzione?
Un ghigno incrina il cerone: sono feccia, come tutti. Ma io non mi mostro come verità. 
Sono un sogno ad occhi aperti, un’allucinazione tangibile.
Privo d’ipocrisia grido al mondo che ciò che mostro non è reale e ne sono fiero, felice.
Apro gli occhi, mi faccio avanti.
Su di me centinaia di occhi di centinaia di maschere mi fissano guardandosi allo specchio.
«To be, or not to be, that is the question…»
 




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