Questa
shot ha partecipato al contest "Spargilacrime"
indetto da veronic90 e giudicata da KikiWhiteFly sul forum
di EFP, arrivando al primo posto (ggggggh, sono POCO sbavante).
Ripeto: spoiler della quinta stagione.
Il terremoto NON è uno spoiler, ovviamente. Note VERE in fondo alla
storia, con i numerini. Intanto, però, ringrazio immensamente: la mia
beta Ferao per il suo incoraggiamento affettuoso ed imparziale... senza
di lei questa storia non esisterebbe; il mio amico Andrea, compagno di
bazinga's e di chat interminabili; i miei "colleghi" fanatici del
gruppo Facebook su TBBT e Simon Helberg per essere il meraviglioso
attore che è <3
Disclaimer: Il titolo è quello di una canzone dei Nine Inch Nails che
non c'entra una ceppa con la storia, TBBT appartiene a Chuck e Bill e
alla Warner e alla CBS e bla bla, Michael J. Massimino appartiene a sua
moglie e soprattutto nella vita reale non imita i diversamente abili
per far ridere colleghi privi di dottorato. Spero. *koala face*
The
day the world went away
Nel maggio del 2012 un terremoto colpì la California.
Dicono che quel mattino c'era il sole e nessuno, nessuno poteva
immaginare cosa sarebbe accaduto. I sismologi forse avrebbero potuto,
ma non c'era stato nessun allarme. Sarebbe stata una giornata splendida.
Anche Bernadette era splendida; era furba, capricciosa e bellissima.
Avevo accettato ogni compromesso che mi aveva chiesto, pur di averla.
L'amavo.
Li amavo tutti.
Volevo bene alla mamma, anche se mi stava sempre addosso. Avrei dovuto
capirla di più, ha dovuto tirarmi su da sola. Ha dovuto crescere un
ragazzino strampalato che si divertiva a costruire aerei e navicelle
spaziali invece di giocare a baseball o suonare la chitarra. Ero tutto
quello che aveva e forse non ero abbastanza, ma ci volevamo bene. Un
sacco.
Volevo bene a Leonard e Sheldon perché, andiamo, erano il miglior duo
comico dai tempi di Laurel e Hardy. Erano così diversi da risultare
quasi complementari, e si conoscevano ormai così bene da poter chiamare
amore fraterno quell'eterno darsi sui nervi a vicenda. Leonard era
gentile, romantico, entusiasta. Sheldon era... beh, era Sheldon, per
lui non c'era una definizione sul dizionario.
E volevo bene a Raj.
Per lui non c'era nemmeno una definizione dentro la mia testa. Dire che
era il mio migliore amico sarebbe un eufemismo, un po' come dire che il
giorno in cui morì io ero piuttosto
lontano.
Non voglio pensare a lui, mi fa troppo male.
Non voglio pensare a loro.
Il mio egoismo, la mia ambizione, il voler avverare almeno uno dei miei
sogni di bambino: tutto questo mi ha salvato la vita... ma allo stesso
tempo l'ha resa inutile.
Dieci giorni prima ero partito per la Stazione Spaziale Internazionale
come specialista di carico(1); Bernadette ed io ci saremmo
sposati subito dopo il mio ritorno.
L'avevo baciata per l'ultima volta in giardino... il suo profumo si
confondeva con quello dei fiori e i suoi occhi umidi brillavano mentre
mi teneva stretto come se non volesse lasciarmi più andare.
"Ho paura di perderti" era stata la risposta, quando le avevo chiesto
perché si opponesse tanto alla mia partenza. Non è assurdo? Non è
assurdamente triste che l'unico al sicuro, lassù, fossi stato io?
Pasadena fu spazzata via, con tutto ciò che avevo di bello e di
importante.
Quando mi sveglio da uno dei mille incubi che ormai accompagnano le mie
notti, echeggia ancora nella stanza il suo rimprovero: "Tu non eri qui!"
No, amore, non ero vicino a te.
Quel giorno io, Howard Joel Wolowitz,
non ero nemmeno su questo pianeta.
Qui a Houston sono tutti gentili con me. È imbarazzante, devo
dire. Non è proprio la gentilezza da "fenomeno da baraccone", piuttosto
quella da "povero profugo". Mass ha preso l'abitudine di salutarmi a
pacche sulle spalle e continua a chiamarmi Froot Loops. Non ho ancora
avuto il coraggio di dirgli che non è esattamente il soprannome che
sognavo, ma d'altra parte... ero io a ribadirlo una volta, sono gli altri che te lo scelgono,
giusto?
Sì, è decisamente imbarazzante.
Il lavoro è grandioso. Non credevo di esserne all'altezza, ma quando
hai in testa un chiodo che scava e scava, e tutti i pensieri fuggono
intorno ad uno solo, quello che ripete devi meritartelo, non puoi sfuggire,
allora sì che puoi essere migliore. Oh, sarebbero tutti così fieri di
me. Ma non è un merito non avere scampo, credetemi.
Devo meritarmelo, ogni giorno devo dare il meglio, altrimenti vivere
comincerebbe a non avere senso. Altrimenti gli incubi potrebbero
diventare allucinazioni, e impazzirei del tutto.
Quando ho un giorno libero - non succede spesso, ma ogni tanto qualcuno
si ricorda che se fosse per me starei notte e giorno a lavorare, perciò
mi spedisce fuori a calci nel sedere - prendo la moto e scendo a
Galveston(2). Non vado al cimitero, no, mi farebbe soltanto
rabbia. Ma la signora Cooper è contenta delle mie visite. Ha sempre una
torta a raffreddare sul davanzale e un aneddoto sull'infanzia dei suoi
figli da raccontare.
Ed è ridicolo, ridicolo... è come quando da bambino mi sbucciavo le
ginocchia e dopo aver strillato dal dolore aspettavo che si formassero
le croste solo per staccarmele e sanguinare di nuovo.
È una donna così forte. Bella. Colma d'amore.
Anche Missy è bella. Quando mi trova in casa, stringe il nasino come se
sentisse un cattivo odore e si volta dall'altra parte. Invano sua madre
prova a trattenerla, se ne torna da dove è venuta sbattendo la porta.
- Devi scusarla, Howard. Credo si senta a disagio perché... ecco...
era così legata a
Shelly!
Mi sembra una gran sciocchezza, ma non posso dirlo apertamente. Missy e
Sheldon avevano in comune soltanto un po' di materiale genetico, per
quanto ne so. Eppure... eppure cosa posso sapere dei suoi sentimenti,
io? Io che tentai di sedurla con i miei stupidi trucchi da
prestigiatore e qualche patetico doppio senso, cosa so veramente di
lei? Quella volta mi respinse su tutta la linea. Voleva Raj, ma lui...
sì, lo sapete, quel giorno lui non aveva un Grasshopper a portata di
mano(3).
Missy è tutto ciò che ho sempre cercato in una donna prima di
incontrare Bernadette, e da cui ora rifuggo come la peste. Purtroppo,
però, una sera non riesco ad evitarla.
È sulla veranda, e ha un vestito dello stesso colore del Golfo a
quell'ora. Sta aspettando me.
Finiamo in un ristorante per famiglie a piluccare spaghetti sconditi e
insalata.
Lei... mi chiede scusa.
- Non devi fraintendermi, io non ce l'ho mai avuta con te. Mi fa un
effetto strano vederti per casa, ecco. E fa un effetto strano anche
alla mamma. Dopo che te ne vai, la scopro a guardare vecchi filmini in
piena notte, e finiamo per piangere tutte e due.
Mi sta dicendo che sono un idiota, un idiota egoista?
- No, non ti sto dicendo che sei un egoista, cerca di capire... hai
tutto il diritto di...
Ho tutto il diritto di costruire un altarino per l'insieme dei miei
cari perduti, finché non vanno a intersecarsi con il suo insieme.
E a pensarci meglio, io non vengo qui perché volessi bene a Sheldon più
di ogni altra cosa. Se fossi finito a lavorare al MIT, forse adesso nei
weekend andrei a pesca con il dottor Hofstadter senior; è una pura
questione geografica.
Ma non posso certo ferirla parlando in quel modo, nemmeno dopo mezza
bottiglia di vino scadente.
- Hai gli occhi azzurri.
E questo ora cosa c'entra? Non ha mai visto un ebreo con gli occhi
azzurri?
- Non l'avevo notato, quando portavi i capelli davanti agli occhi. Stai
meglio così.
Già, da un po' ho capito che non somigliavo affatto a George Harrison,
e me ne sono fatto una ragione. Ma perché mi guarda a questo modo?
Credevo di disgustarla.
Ormai è troppo tardi per tornare a Houston, e di sicuro sono troppo
ubriaco anche per salire su un triciclo, figurarsi sul mio nuovo
trabiccolo. Buffo, con lei mi ero vantato a sproposito di avere una
Harley quando ci eravamo conosciuti, e adesso mi sono accorto a
malapena di averle fatto fare veramente un giro. E lei, da parte sua,
non ha nemmeno commentato.
- Penso che ormai tu ti debba fermare a dormire qui. - Non colgo
malizia nella sua affermazione, la sua voce è neutra, trema solo
leggermente.
- Un motel andrà benissimo, dopo il discorsetto di stasera non mi farò
vedere da tua madre per un po'.
- E invece non hai capito! Ormai è troppo tardi per tagliare i ponti,
il danno è fatto. Ormai ti ha adottato, credo.
Non vorrei ridere, forse è il vino che mi dà alla testa, o è il
sollievo. Non avrei sopportato che la ramanzina proseguisse anche fuori
dal ristorante, è bello che si stiano sistemando le cose tra di noi,
solo che... il suo sorriso complica tutto.
È solo una questione geografica, mi ripeto, ma mi accorgo di essere
interessato alla sua geografia.
È la prima volta da... da allora.
Quando Missy parla di Sheldon, non ha l'aria sognante e commossa della
signora Cooper. È più un moto di rabbia, quello che le fa stringere i
pugni mentre racconta dei ragazzini del suo quartiere, che teneva a
bada concedendo una carezza un po' spinta purché non picchiassero il
folletto di famiglia. Perché sua madre le aveva sempre raccomandato di
proteggerlo ad ogni costo: "Il Signore ha diviso la vostra anima ed
ognuno ne custodisce la metà. Se qualcuno fa del male a Shelly, anche
la tua anima verrà ferita". Nella parola "proteggere" non era inclusa
la prostituzione, ma Missy sapeva cosa funzionava e cosa no nel mondo
reale, fuori dalla chiesa e dal circolo di bridge.
- Era difficile. A volte sembrava assurdo dover combattere per
qualcosa... per qualcuno che non riuscirai mai a capire. Ma non me ne
sono mai pentita. Mi bastava immaginare il suo futuro, qualsiasi cosa
fosse andato a studiare al college mentre io iniziavo le medie e avevo
in testa tutt'altro che la scuola. Pensavo che avrebbe cambiato il
mondo, e che quand'era lontano un angelo lo seguisse di nascosto perché
non gli accadesse nulla di brutto...
E poi, quasi avessi bisogno di un'altra scusa per desiderarla, aggiunge:
- C'è un motivo preciso per cui mi sento a disagio con te. Io ho perso
un fratello, ma tu... tu hai perso tutto il tuo mondo. Eppure io sono
qui a piangermi addosso, mentre tu sei riuscito a ricostruirti una vita.
Oh, sì, come se avessi avuto un ruolo diretto in questa ricostruzione.
Deve capirlo, è importante che capisca.
- Ecco, il peggio non è stato subito. Allora ero troppo stordito per
pensare che tutto questo fosse accaduto a me. In realtà non era
accaduto a me, ma a
milioni di persone, io non ero nessuno per arrogarmi il diritto di...
no-non so, qualsiasi cosa di diverso dalla generica compassione. Ero
uno dei tanti. Solo dopo, quando riuscii di nuovo a godere del calore
umano, capii che avevo fatto valere quel diritto ed ero andato avanti
grazie agli altri. Ed è scattato il senso di colpa, in automatico.
Perché devo pensare a me stesso? Mia madre voleva dei nipotini.
Bernadette voleva avere una carriera brillante. Leonard e Penny
volevano solo amarsi. Sheldon sognava il Nobel e magari un mondo a sua
misura.
Missy abbozza un sorriso commosso.
- Nessuno di loro ha potuto muovere più un passo verso i suoi sogni,
mentre io ero lassù a far avverare il mio...
Sento appena la sua mano tra i miei capelli, poi chiudo gli occhi. Un
colpo di vento e l'odore del mare mi travolge.
- Ragazzo mio, tu non me la conti giusta. C'è uno schianto di ragazza
in sala visitatori che chiede di te.
La stampante inizia a vomitare il suo modulo continuo con i dati
aggiornati, mentre lo schermo emette segnali preoccupanti e due
telefoni squillano contemporaneamente. In aggiunta, l'altoparlante
annuncia la riunione del pomeriggio.
- Scusa, Mass, non ho sentito. Ho combinato qualcosa?
Mike, a braccia incrociate, mi guarda divertito. Poi ridacchia,
appioppandomi una delle sue sventole. - Se hai combinato qualcosa, devi
raccontarmelo tu. Ti ho detto che c'è una bella ragazza che vuole
parlare con te. Bel-la-ra-gaz-za - scandisce, con la voce di Adelaide
in American Horror Story. È così rassicurante e politicamente scorretto
da commuovermi. - Alta, bruna, occhi chiari, in una parola... spaziale.
Non ti muovi da qui se prima non mi dici come e dove vi siete
conosciuti - Il suo accento newyorkese fa il resto: mi sento un
ragazzino che racconta le sue prime esperienze amorose al suo fratello
maggiore.
- Credo sia Missy. Non ho idea del perché sia qui, non le ho mai detto
di... ok, c'è stato qualcosa un paio di mesi fa e avrei fatto meglio ad
evitarlo.
- Sì, certo, ora fila da lei però. Marsh!
Mi tiene aperta la porta con uno sguardo che non ammette repliche.
- Ti... rendi conto di dove ti trovi, vero? Avrei preferito che mi
telefonassi. Ci occupiamo di cose piuttosto delicate da queste parti, e
per quel che ne sanno le guardie all'ingresso... potresti essere una
spia nord-coreana.
So cosa sta per rispondere. Ce l'ha sulla punta della lingua, e me lo
merito: "Ti sembro con gli occhi a mandorla, per caso?"
Però alla fine non dice niente. Sceglie il caffè lungo dal distributore
e cerca la fessura per la moneta.
- Non serve, è tutto gratis da queste parti. Comunque wow, hai fatto
colpo sul mio capo, poco mancava che chiedesse lui l'autografo a te...
Missy mi chiede se è uno famoso e se è così grave che non lo conosca.
Sto per dire di sì, ma ovviamente scuoto la testa. - Immagino sia
importante, se hai fatto tutta questa strada per vedermi.
Lei annuisce, prendendo il bicchiere e soffiandoci sopra.
- Tua madre sta bene?
- Mia madre e mia nonna stanno bene, GJ sta bene e anche il cane sta
bene... si tratta di me. - Deve notare il mio sguardo allarmato, perché
cerca subito di rassicurarmi: - No, no, non sono malata. Solo che non è
facile dirtelo senza sembrare una di quelle sciacquette che si
approfittano degli uomini con una buona posizione cercando di spillare
soldi, credimi, non è quello che voglio da te. Penso che sia giusto
dirtelo e basta, poi sei tu che devi decidere-
Frastornato da tante parole, le prendo il bicchiere dalle mani e lo
poso sul tavolino, accanto ad un mucchio di opuscoli. Forse so cosa
vuole dirmi, forse no; l'unica cosa di cui sono sicuro è che al momento
a nessuno dei due è indicato il caffè.
- Scusa. Avrei voluto rendere tutto meno imbarazzante, che so, scrivere
quello che avevo da dirti su un fazzoletto e nasconderlo in un bastone
da prestigiatore come hai fatto tu quella volta, ma ho l'impressione
che ora saresti tu a guardarmi come se fossi matta, giusto?
- Può darsi. Hai ragione, non sono più quella persona. E non ho affatto
una buona posizione, se è quello che credi, perché il mio ruolo qui non
è diverso da quello che hai tu da Fuddruckers.
Cosa sta succedendo alla mia voce? Sto cercando di fare dell'umorismo,
trattenendo il respiro per non sentire il suo profumo? Sono ancora quella persona,
dopotutto.
- Ci stiamo girando intorno, anzi dico proprio che ci stiamo
allontanando a gambe levate dalla ragione per cui sei venuta qui. E
nonostante non sia il più perspicace degli uomini, credo di aver già
qualche idea.
- Allora dimmi cosa ne pensi e basta, siamo due adulti. Abbiamo passato
una notte insieme e sono rimasta incinta, sono cose che succedono ogni
giorno a un sacco di gente...
Penso che mi sento soffocare dall'emozione e ho bisogno di slacciare il
primo bottone della camicia, ma dovrò poi ricordarmi di sistemarlo di
nuovo quando tornerò in ufficio. Ho sempre sperato che questo momento
arrivasse, anche prima di conoscere Bernadette, e la realtà
è così diversa e amara.
Ma è la realtà, ed è bellissimo comunque.
Ci abbracciamo, e non è per niente come l'ho sognato in questi giorni.
Ha tagliato i capelli, speravo di sbagliarmi... - Missy, sono qui.
Io... non la conosco affatto. Sarà la madre di mio figlio, e in pratica
non so nulla di lei... conosco la storiella del Dolce Forno e delle sue
sopracciglia, e ho potuto toccare il tatuaggio di cui Mary ignora
l'esistenza... Ma non stiamo insieme, non le sono mai piaciuto prima,
forse non le piacerò mai davvero e quella notte è stata una parentesi
di follia. Di malinconia e rimpianto. Di bellezza, oh, quanta
bellezza...
No, Missy, tu non sei un sacco di
gente e io non sono un sacco di gente. Siamo... noi. Ti va? Saremo papà
e mamma, saremo quello che vuoi, però ti prego, sono stanco di pensare
a tutta la gente che vive e a tutta la gente che muore. Una volta
sguazzavo in mondi di fantasia e mi rendevo ridicolo fingendo di essere
irresistibile. No, adesso lo so, non sono per niente affascinante e non
sono un eroe, sono stato nello spazio e non ho acquisito nessun
superpotere da piogge radioattive o quant'altro... l'unico potere che
ho appena scoperto di possedere è quello di
dare la vita, e devo dire che è incredibile.
Non so quante di queste parole mi escano realmente dalla bocca e quante
rimangano a frullarmi in testa. Posso solo augurarmi che Missy capisca
quello che provo, baciarla in un angolo imprecisato tra l'occhio e lo
zigomo, aspettare che si volti un poco, solo un poco, e sperare ancora
una volta di non disgustarla.
- Grazie. Mi va.
Quel bacio è così breve, l'incredulità così repentina, che quando mi
ritrovo a doverlo raccontare temo di essermi inventato tutto.
Mass mi ha visto nei momenti peggiori, e quando dico peggiori non
intendo in costume da Robin Hood. Voglio dire che quando tornai dalla
Stazione Spaziale, una volta concluse le varie procedure e controlli e
tutto il resto, il comandante Johnson, Novacelik e io lo trovammo ad
aspettarci. Là, nel deserto del Kazakistan. Mi sembrava un po' strano
che avesse fatto tutta quella strada solo per congratularsi con noi,
visto che avremmo dovuto comunque vederci al nostro rientro negli Stati
Uniti, e tra l'altro la sua visita non aveva nessuna pretesa di
ufficialità.
Mi portò in un ufficio deserto e mi mostrò un vecchio giornale.
Sentii voci parlottare in corridoio, gente che parlava russo, o magari
persino americano, ma non faceva nessuna differenza perché un ronzio
nelle orecchie mi impediva di capire quello che dicevano.
Sentii quel fiotto caldo salire a bruciarmi la gola ed entrambi eravamo
sicuri che non si trattasse della patologia da decompressione.
Sentii qualcuno gridare a più riprese, ogni volta più forte, in un tono
sempre più stridulo, e mi ci volle del tempo per rendermi conto di
essere io quello che urlava.
La stanza si capovolse insieme al mio stomaco, e lui era lì con me,
capite, lui conosce tutto ciò che ho dovuto affrontare da quel giorno
in poi.
Così, adesso è anche il primo a vedermi nel momento migliore.
Nel giugno del 2014 un bambino è nato al Lawrence Memorial Hospital di
Galveston.
Quel mattino c'era il sole.
E c'ero anch'io.
Non me lo sarei perso per niente al mondo; se il direttore Coats in
persona mi avesse chiesto di fare da CAPCOM per una missione su Marte,
credo che l'avrei guardato e, parafrasando George Smoot(4),
gli avrei chiesto se si fosse fatto di crack.
Viviamo in bilico su un pianeta che, come tutte le cose fragili,
trabocca di bellezza... come i nostri corpi imperfetti, e i nostri
goffi approcci l'uno verso l'altro nel tentativo di non sentirci
perduti in quest'universo di cui ancora non conosciamo la vera natura.
Su questa però un'idea l'avrei, e non so se sia maggiormente
compatibile con la meccanica quantistica rispetto alle stringhe
eterotiche, ma ehi, suona proprio bene.
Amore.
.............................. ...
(1) 5x15, "The Friendship Contraction". Mike "Mass" Massimino (l'Uomo
che Twittò dallo Spazio, pezzo abbastanza grosso della NASA) e il
soprannome Froot Loops appaiono entrambi in quella puntata. Vedere
anche "The Russian Rocket Reaction".
(2) La città del Texas orientale, a un paio d'ore da Houston (e quando
dico Houston intendo il Johnson Space Center), da cui è originario
Sheldon, e dove vivono la madre Mary, il fratello maggiore George Jr. e
la sorella gemella Missy, che compare nella puntata 1x15 ed è
co-protagonista di questa shot.
(3) Citazione inesatta; nella puntata sopra citata Raj era sotto
l'effetto di un farmaco anti-timidezza, il cui effetto svanì nel
momento di dichiararsi a Missy, ma il Grasshopper ci sarebbe stato bene
comunque u.u
(4) 2x17, "The Terminator Decoupling", ma non è importante. |