Elizabeth fissò, ancora una volta, la figura che lo specchio
le rimandava osservando i cambiamenti che quei dieci anni le avevano
procurato, non molti in verità.
Era la prima volta che prestava tanta attenzione al suo aspetto, almeno
da quando era salita a bordo della Perla Nera per trattare con i
pirati.
Era poco più di una ragazzina quella notte. Se qualcuno le
avesse detto che lei stessa sarebbe diventata un pirata e che ne
avrebbe sposato uno, potendolo vedere un giorno ogni dieci anni, di
certo non gli avrebbe creduto. Eppure era successo.
Si era sposata su una nave pirata nel bel mezzo di una battaglia, e
poco dopo aveva visto suo marito trafitto dalla spada di Davy Jones.
Era stata portata via a forza da Jack. Vedere Will al comando
dell’Olandese volante, prima della battaglia finale, le era
sembrato quasi un sogno. Ma come ogni sogno era destinato a finire.
Nella Baia dei Relitti erano riusciti ad avere la meglio sulla
compagnia inglese, ma lei e Will non avrebbero potuto trascorrere il
resto della vita insieme, come marito e moglie. A questo aveva pensato
prima di scendere a terra, per passare il resto del giorno col suo
uomo. La sabbia candida della piccola isola fu l’unica
spettatrice del loro amore, consumato con la disperazione di due amanti
destinati a essere divisi. Prima di quanto entrambi sperassero era
arrivato il momento di lasciarsi; un ultimo bacio carico di promesse e
desiderio di poter rendere eterno quel momento. Le ultime parole di
Will le risuonavano ancora nella mente:
“Tieni gli occhi piantati
sull’orizzonte”.[1]
E lei lo aveva fatto, l’aveva osservato allontanarsi fino a
raggiungere la linea dell’orizzonte per poi sparire,
inghiottito da un lampo di luce verde. Era rimasta sola, ferma sulla
battigia prima di riprendere il forziere, contenente il cuore di Will e
riportarlo a casa. Tornata a Port Royal lasciò semplicemente
passare i giorni, che nelle sue intenzioni sarebbero dovuti diventare
mesi e infine anni. L’unico momento nel quale sembrava
ritrovare uno scopo era poco prima del tramonto, quando andava sul
promontorio dell’isola a fissare l’orizzonte, in
attesa del lampo verde che le avrebbe restituito suo marito. Ogni sera
aspettava che il sole venisse inghiottito dal mare prima di rientrare a
casa, spostare il pesante tappeto accanto al letto, e tirare fuori il
forziere dalla botola, quasi per accertarsi che l’uomo atteso
non fosse solo frutto della sua fantasia, impressionata da antiche
leggende. La sua nuova quotidianità iniziò a
vacillare sei settimane dopo il suo matrimonio, al sopraggiungere di
strani malesseri e mancamenti improvvisi. Ben presto si rese conto che
Will non l’aveva lasciata sola, come lei aveva creduto, ma
quel pomeriggio, tra gli scogli della piccola baia, avevano creato una
nuova vita che, ora, stava crescendo in lei. Quella notizia la fece
tremare: sapeva di doversi rassegnare all’idea di passare una
vita di solitudine, nell’attesa dell’uomo amato, ma
non immaginava di dover crescere un figlio da sola. Quel pomeriggio,
s’incamminò prima del tempo verso il promontorio,
avanzò adagio, sostando di tanto in tanto; arrivata in cima
si sedette a osservare il mare sotto di sé, cercando di
riordinare le idee. Rimase in quello stato, finché il sole
non iniziò a tramontare.
“Will, sono incinta!” gridò in direzione
del sole che si stava inabissando, come se la sua voce potesse arrivare
alle orecchie dell’uomo che amava.
“Mi hai sentito? Aspetto tuo figlio!”
esclamò ancora, portandosi una mano sul ventre, prima che il
sole scomparisse completamente oltre l’orizzonte. Quella
notte decise di trovare protezione presso i figli degli antichi amici
di suo padre. La sua scelta cadde, in particolare, sul giovane lord
James Prewett da poco arrivato a Port Royal a seguito del nuovo
governatore dell’isola. Le era sembrato l’uomo
più adatto, estraneo alla maggior parte delle voci che erano
circolate sull’isola dopo il suo arresto, il giorno delle sue
nozze fallite con Will. Lei non vi aveva mai dato peso, ma nella sua
situazione non poteva più ignorare l’isolamento al
quale stava andando in contro non solo lei, ma anche il figlio che
portava dentro di sé. Il pomeriggio successivo si era
presentata a casa del giovane inglese, con la scusa di alcuni affari,
ereditati dal padre. Lord Prewett aveva valutato a lungo la proposta,
senza staccarle lo sguardo di dosso.
“Mi state proponendo di fondare una società con
voi?”
“Credete che non ne sia all’altezza?” lo
aveva sfidato.
“Non dubito delle vostre capacità miss
Swann” aveva risposto l’uomo.
“Sono la vedova Turner adesso” lo aveva corretto
lei, con un nodo alla gola.
“Dunque le voci su di voi sono fondate?” aveva
domandato ancora l’inglese
“Quali voci?”
“Che vi siete sposata al largo delle coste caraibiche e che
non siete più l’ingenua fanciulla che volete
apparire”.
“Non vi ho mai nascosto il mio matrimonio” aveva
risposto Elizabeth, all’accusa del giovane, facendogli notare
la contraddizione in cui era appena caduto.
“Avete ragione, ma ci sono alcune cose che mi fanno pensare
…” riprese il lord, facendo leva sui braccioli
della poltrona, per avvicinarsi maggiormente a lei.
“Cosa volete sapere lord Prewett?”
domandò ancora, preparandosi a raccontare la
verità, debitamente modificata, sulla sua condizione
attuale.
“Eppure continuo a non capire, vi siete rifugiata per
settimane nella vostra villa, uscendo solo al tramonto, contemplavate
il mare e poi ritornavate alla vostra vita, si potrebbe dire, di
clausura. Cosa vi ha spinto a cercare il mio aiuto per il vostro folle
piano?”
“Mi avete spiata?” aveva domandato lei, sulla
difensiva, alzandosi di scatto dalla sedia, ma fu costretta ad
appoggiarsi alla scrivania dell’uomo per reprimere il senso
di vertigine provato. Lord Prewett non si era minimamente
scomposto:
“Conoscete la frase ‘basta nasconderla e la
più banale delle cose diventa deliziosa’[2],
signora Turner?” aveva domandato prestando tutta la sua
attenzione ad un ninnolo che teneva tra le mani.
“Non avete risposto alla mia
domanda”.
“Allora sarò più esplicito –
aveva acconsentito l’uomo – sono partito
dall’Inghilterra con la speranza di rivedervi. Ma voi vi
siete negata ai miei occhi, vi siete nascosta agli occhi del mondo
stuzzicando ancora di più la mia curiosità.
Curiosità che confesso era aumentata grazie alle voci che mi
erano giunte sul vostro conto”.
“Quali voci?” aveva chiesto ancora Elizabeth,
sperando in risposte meno evasive.
“Voci che vi vogliono la moglie di un pirata, e un pirata voi
stessa” Elizabeth aveva riso delle parole
dell’uomo.
“ Lord Prewett, e voi credete a tutte le voci che gli
abitanti di Port Royal mettono in giro sul conto delle persone? Credete
davvero che io, la figlia del governatore, possa essere un pirata?
Suvvia, lord Prewett, vi facevo più abile a distinguere la
verità dalle malelingue” l’uomo finse di
essersi persuaso e la lasciò uscire, valutando i vantaggi
che quella collaborazione avrebbe potuto portare al suo tornaconto
personale. Appena libera da quella visita tanto impegnativa, Elizabeth
si era recata alla scogliera a osservare il tramonto. Solo una volta
non si era presentata a salutare il sole morente: il giorno della
nascita di suo figlio, Fredrick William Turner. Il giorno dopo aveva
raggiunto alla scogliera col piccolo tra le braccia. Il periodo
successivo era stato un susseguirsi di vagiti e notti in bianco e lei
aveva passato buona parte delle notti a cullare il piccolo che non
voleva proprio addormentarsi. Solo le canzoni pirata sembravano
tranquillizzarlo.
“Sei proprio il figlio di un pirata” gli
sussurrava, scuotendo la testa, e continuava a cullarlo
finchè entrambi non si addormentavano sulla poltrona. Con
qualche visita a Tortuga, gli affari iniziarono a consolidarsi e in
poco tempo l’aiuto di lord Prewett divenne irrilevante, per
sua grande soddisfazione. Si sarebbe potuto affermare che fosse
riuscita a crearsi una vita felice, ma la mancanza di Will si faceva
sentire, ogni giorno sempre più prepotente, e le domande di
suo figlio iniziavano a farsi più insistenti.
Così, una sera, decise di riportare anche lui sulla
scogliera e raccontargli tutta la verità che fino a quel
momento gli aveva taciuto. Quello era stato il suo modo di festeggiare
gli otto anni di matrimonio. Fredrick l’aveva ascoltata in
silenzio, attento a ogni parola che lei pronunciava; più
volte aveva aperto la bocca, ma si era sempre trattenuto
dall’interromperla. Finito il racconto, aveva continuato a
rimanere in silenzio, combattuto se accettare l’idea che suo
padre fosse un pirata.
“Tuo padre
è un pirata e un brav’uomo [3]”
aveva cercato di convincerlo Elizabeth, ma non aveva ottenuto risposta.
Erano tornati a casa in silenzio. Nel buio della camera da letto,
Fredrick l’aveva implorata di raccontargli nuovamente di suo
padre, e lei non si era fatta sfuggire l’occasione. Da quella
notte iniziò a raccontare al figlio di Will e a insegnarli
le canzoni dei pirati, che da piccolo gli cantava per farlo
addormentare. Così erano passati anche gli ultimi due anni
che la dividevano dal suo Will.
Dieci anni … ancora non riusciva a credere che
quell’arco di tempo si era finalmente concluso e che lei
avrebbe potuto rivedere Will.
“Madre, è quasi il tramonto” la voce di
suo figlio la riportò alla realtà. In fretta si
raccolse parte dei capelli e si alzò, lanciando
un’ultima occhiata al suo aspetto.
“Sono pronta” affermò, chiudendo la
porta della camera dove custodiva il forziere. In silenzio
s’incamminarono lungo il sentiero coperto da erba incolta.
Una volta sicuri che nessuno li stesse seguendo, il ragazzo
iniziò ad accelerare il passo, intonando la sua canzone
pirata preferita. Elizabeth lo vide fermarsi sull’orlo della
scogliera, in attesa. Lei lo raggiunse, senza parlare. Il respiro
difficoltoso, sia per la camminata sia per l’ansia
dell’attesa. Fissò suo figlio, nei suoi occhi
riuscì a scorgere gli stessi sentimenti che smuovevano il
suo animo: attesa, paura, desiderio che il tramonto arrivasse e
desiderio di vedere per la prima volta suo padre. Elizabeth lo strinse
a sé, fissando lo sguardo sull’orizzonte. Il sole
iniziò a calare, fino a inabissarsi oltre la linea del
tramonto, che divideva cielo e mare. Elizabeth trattenne il respiro,
finché un raggio di luce verde tinse l’orizzonte e
apparve un veliero: l’Olandese Volante. Sul volto di
Elizabeth comparve un sorriso, il primo in dieci anni: Will era tornato
da lei. Elizabeth prese suo figlio per mano e corse verso la spiaggia.
I due arrivarono proprio mentre Will stava sbarcando da una piccola
scialuppa. Elizabeth corse tra le braccia del pirata, che prontamente
l’avvolsero. I due si scambiarono un lungo bacio.
“Mi sei mancata” sussurrò roco
l’uomo, nascondendo il viso tra i capelli di lei.
“Anche tu, ma ora devi conoscere una persona -
così dicendo condusse Will dal ragazzo che era rimasto
indietro - lui è tuo figlio, Fredrick William
Turner”.
“È un onore fare la vostra conoscenza signor
Turner” iniziò l’uomo, porgendo la mano
al ragazzo, che prontamente la strinse.
“Capitano …” esclamò felice
Fredrick e i tre s’incamminarono verso casa, senza sprecare
un solo minuto di quel giorno che sarebbe stato il sostegno per i
successivi dieci anni di separazione.
[1] Pirati
dei Caraibi, ai confini del mondo
[2] Oscar Wilde, Il ritratto di
Dorian Gray
[3] Pirati dei Caraibi, la
maledizione della prima luna
Note dell'autrice:
Seconda
classificata al contest "Se lo dice lui ..." indetto da
Tisifone e portato a termine da KungFuCharlie
vincitrice del premio
Glicemia
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