Della
serie ‘chi non muore si rivede’.
No, non
sono un fantasma, sono viva e vegeta… per il momento *spera
che qualcuno non la
uccida*
E’ un
bel po’ che sono lontana dal fandom di Naruto e…
bè, mi sa che questa lunga
assenza mi ci voleva proprio.
E,
insomma, eccomi di nuovo qui, sono tornata all’ovile. Mi
sento un po’
arrugginita, in realtà, ma va bene così e spero
che questa piccola cosa vi
piaccia, anche se non è un gran ché. E per tutti
quelli che seguono ancora AS4Y
e che, nonostante il tempo passato, continuano a chiedermi se la
continuerò (vi
amo, davvero.), posso solo dire che ci sto lavorando sopra. Purtroppo
con il
tempo il mio modo di scrivere è cambiato, come anche le
idee, che non sono più
quelle di una volta. Ma mi ci sto impegnando sul serio, quindi spero di
pubblicare il nuovo capitolo al più presto! :)
Bene,
vi lascio alla cosa :)
Come
sempre i personaggi non mi appartengono, sono frutto della fantasia di
Masashi
Kishimoto e questa storia è stata scritta senza alcuno scopo
di lucro.
Cinque
Anni
È
un
po' terrificante quanto velocemente possa andare tutto in pezzi.
A
volte... ci vuole una perdita enorme per ricordarti a cosa tieni di
più.
A
volte... di conseguenza, ti ritrovi ad essere più forte,
più saggio,
più
preparato ad affrontare il prossimo grande disastro che
succederà.
A
volte... ma non sempre.
(Meredith
Grey, Grey’s Anatomy)
Naruto si
aggiusta la divisa cercando di non pensarci. Ricontrolla che il suo
zaino
contenga tutto l’occorrente per la missione e poi si
schiarisce la voce, tentando
di riempire quel silenzio che lo circonda e
che è capace di spaccare i vetri delle
finestre, per quanto è forte.
Quella
mattina
non ha il tempo per fare colazione, lo sa, eppure non può
fare a meno di aprire
il frigorifero. Peccato, dovrà sorbirsi nuovamente la
ramanzina di Sakura-chan,
pensa storcendo le labbra e dandosi dell’idiota per non aver
approfittato del
precedente giorno di riposo per fare la spesa. Sospira, afferrando il
cartone
del latte e bevendo direttamente da esso, ignorando come sempre le
buone
maniere che nessuno gli aveva mai insegnato.
La
cucina
è un macello, constata mentre si mette lo zaino in spalla,
per non parlare del
resto della casa – il bagno e la camera da letto –
completamente immersa nel
caos. I suoi vestiti ricoprono quasi tutto il pavimento della sua
camera e
qualche mobile, mentre il lavandino è pieno di piatti
sporchi che devono essere
lì da due settimane, forse più.
Sono
anni
che il suo appartamento è in quello stato, ma a lui non
importa.
Tenta
di
riportare alla mente di tutti i volti che sono stati in quella casa e
che si
sono lamentati del suo disordine e del frigorifero vuoto, ma preferisce
mentire
a sé stesso piuttosto che ricordare i tratti di quel volto
particolare che da
cinque anni a questa parte s’insinua nei suoi sogni,
tramutandoli in incubi.
Sei
un codardo, piccolo idiota,
lo deride
la volpe a nove code che è intrappolata dentro di lui, e gli
occhi azzurri si
fissano automaticamente su un oggetto ben preciso. Poggiata sopra il
mobile
meno in vista ed usato dell’intera abitazione vi è
una cornice.
Naruto la
guarda da lontano e basta, senza muoversi, senza avvicinarsi.
Sa cosa
si cela dietro il fitto velo di polvere che da cinque anni a questa
parte
ricopre quel vetro, conosce a memoria quella fotografia e i volti delle
persone
che vi sono raffigurate.
Naruto
non ha più osato fare il suo nome.
Sono trascorsi
solo pochi giorni dall’ultima volta che l’ha fatto,
in realtà, eppure a lui
sembra passato molto più tempo. Secoli, forse.
Deglutisce,
accorgendosi solo in quel momento del groppo che ha in gola, e si
inumidisce le
labbra secche con la lingua.
Lo
zaino scivola a terra con un tonfo e le spalle di Naruto si curvano,
come se in
quel momento il peso del mondo intero gli fosse precipitato sulle
spalle.
Sasuke
Uchiha,
gli ricorda
maligna la voce della volpe, riportando a galla tutti i momenti passati
insieme
all’ex compagno di squadra . Naruto li vede scorrere davanti
ai suoi occhi come
se stesse guardando un film, perché sono impressi a sangue
nella sua memoria e
non può liberarsene.
Improvvisamente
si sente troppo stanco per partecipare ad una missione. Troppo stanco
per
essere un ninja. Si guarda attorno e si chiede se sia possibile
scomparire nel
nulla. Rinchiudersi in una cella e buttare via la chiave, rimanendo a
marcire
insieme ai suoi errori e ai suoi rimpianti.
Quei
rimpianti che gli scorrono nelle vene e gli infliggono graffi
invisibili sulla
pelle; che gli stritolano il cuore nella sua presa e gli impediscono di
dormire
la notte.
Perché
con
lui ha sbagliato sempre tutto, ogni cosa, dal primo istante che
l’ha
conosciuto.
Non
sono
mai stati veramente nemici, lui e Sasuke, perché il nemico
era un’altra cosa,
era peggiore; chi era nemico doveva essere distrutto, annientato,
ucciso. E
Sasuke non aveva mai provato veramente ad ucciderlo, né alla
Valle della Fine,
né dopo, quando si erano incontrati di nuovo al covo di
Orochimaru.
Perché?,
si è chiesto tante
volte Naruto.
Perché
allora te ne sei andato via e ci hai tradito?
Perché
non ci hai reso partecipi della tua
vita?
Eravamo
amici, dannazione!
Eppure
adesso
gli sembra così difficile accostare la parola
‘amico’ all’immagine di Sasuke…
E
quindi?
Non
erano mai stati niente, loro due?
Erano stati
solo due sconosciuti che si erano scontrati lungo la via?
No,
non è possibile… c’è di
più, deve esserci di più!
E
dove
l’ha portato tutto ciò? Solo a fare di Sasuke la
sua ossessione.
Perché la
verità Naruto
la sa bene, ma non vuole
accettarla, non vuole ammettere che la sua costante attenzione verso
Sasuke lo
ha con il tempo caricato di significati che probabilmente non ha. E
Naruto ha
paura, una paura tremenda. Perché quando s’
incontreranno di nuovo, quando lui
e Sasuke si saranno detti tutto ciò che
c’è da dire, probabilmente quel filo
rosso che li lega perderà di significato, venendo reciso
come se nulla fosse. Perché
quando finalmente Naruto si deciderà a rispolverare quella
vecchia fotografia e
riuscirà ad ammettere a sé stesso tutto questo,
non rimarrà niente di loro.
Niente
di niente, ridacchia la volpe.
Naruto
sospira, distogliendo lo sguardo dalla cornice. Raccoglie lo zaino da
terra e
se lo rimette sulle spalle.
No, non deve pensarci, si ripete chiudendo la porta di casa
e infilando la chiave sotto lo zerbino.
E’
il 30 Marzo e sono cinque anni che Sasuke Uchiha ha
tradito il villaggio della Foglia.
Fine.
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