“Se non glielo dico muoio… o forse muoio
se glielo dico?!”
Sala Comune Grifondoro
19.30h
Un lamento stonato si propagava nell’aria…
“Se la Mc Granit mi becca… avrò una bella T,
se la Mc Granit mi cerca… mi trova
nella mer**,
se la Mc Granit mi espelle… Hermione mi avrà sulla coscienza…”
Era un’ora! Un’ora che Ronald Weasly continuava con quella canzoncina mentre si godeva il calore del camino nella Sala
Comune dei Grifondoro, cacciando chiunque si avvicinasse con un’ alzata del
capo e un’ occhiata omicida. In realtà, dal momento in cui aveva cominciato a
cantare non vi era stato più bisogno che si sforzasse
di cacciar via qualcuno, perché nessuno osava avvicinarsi, tanto era melodiosa la sua voce. C’era chi però aveva osato sfidare il suo canto, portando il
limite di sopportazione del proprio udito a soglie inimmaginabili. Chi era?! Ma ovviamente la fermissima Hermione Granger.
Il ritmo che Ron sembrava adorare era sempre lo stesso e
faceva all’incirca così: nanananA.nananAAA!!!!!!.
Questo dolcissimo udire era sorto quando all’ennesima richiesta soccorso-compiti
di Ron, Hermione aveva risposto così:
“Preferirei sentire un toro stonato cantare tutta la notte,
che passarti i miei compiti!”.
Il giovane e aitante Grifondoro non vide perchè non
accontentarla e fu così che cominciò… qualcuno aveva addirittura minacciato di
ucciderlo.
Nonostante ciò la più brillante strega della scuola non aveva
ceduto: non aveva detto una parola e impassibile continuava i suoi compiti,
anzi addirittura qualche volta faceva finta di dirigere quel canto.
Sempre con lo stesso ritmo Ron decise di interagire
concretamente con Hermione:
“Se mi passassi i compiti… non
perderò la voce,
se mi dicessi sì….ti sarei grato per sempre,
se mi volessi bene… mi
interromperesti…”
Fu allora che Hermione intervenne per la prima volta, ma a
discapito delle orecchie dei pochi presenti anche lei si mise a cantare:
“Se ti facessi i compiti… non perderesti la voce,
se ti dicessi sì… ti farei del
male,
se mi volessi bene… ti
interromperesti…”
Un paradisiaco momento di silenzio calò in sala: a tutti
sembrò di aver raggiunto la beatitudine.
Ma insieme ripresero dicendo:
“Se ci volessimo bene… ci interromperemmo…”
E si interruppero, si sorrisero e scoppiarono a ridere.
“Mi avresti dovuto fermare prima, domani non potrò parlare!”
disse Ron con tono basso per non sforzare ulteriormente le corde vocali, già
avvertiva un certo pizzicorio.
“Ma quindi mi vuoi bene…”aggiunse.
“E tu vuoi bene a me?!”chiese lei
passandogli le vari pergamene. A Ron si illuminarono gli occhi, felice di
essere stato ricompensato dopo tutto quel cantare.
“Hermione molto di più!” il tono non era affatto scherzoso
ed Hermione rimase qualche secondo spiazzata, finche
per cercare di evitare il rossore non scoppiò a ridere nervosamente.
“Oh sì Ron, anch’io!”disse sorridendo senza guardarlo, ma
con una certa serietà.
“Molto più che un amica…” se era
uno scherzo, a Hermione cominciava a stare scomodo. Tuttavia decise di continuare
e stare al gioco: non voleva
compromettersi con qualche battuta sciocca che rivelasse il suo imbarazzo.
Forse però non fece che compromettersi ancora di più…
“Molto più che un amico…” disse guadandolo negli occhi.
Quelli di lui rimasero immobili, mentre sembravano volerle comunicare qualcosa.
Hermione non era più in grado di giocare: forse sarebbe stato il caso di
cogliere la palla al balzo perché lui, lo sapeva, non l’avrebbe fatto. Infatti Ron sembrò qualche attimo dopo, ritornare in se da
quel momento di rara verità e il rossore lo colpì in pieno volto. Scattò subito
in piedi, con tutta l’intenzione di salire in dormitorio. Hermione smise allora
di farsi troppe domande e lo afferrò immediatamente per un braccio.
“No, Ron Weasly! Tu adesso rimani e mi dice che
significavano tutte quelle cose che mi hai detto!” Si alzò cercando di sembrare
più minacciosa.
“Forse”osò lui “le stesse che significano
per te!”
Hermione fu per la seconda volta nella serata presa in
contro piede. La sua mano ancora sul suo polso… Ron la fece scivolare più in
giù e l’afferrò, si diede uno sguardo fugace intorno e notò che non vi era più
nessuno (forse i suoi compagni erano troppo deboli per poter resistere anche al
canto di Hermione, che non era proprio un usignolo).
Tornò a fissarla: era ormai ad un punto di non ritorno. I
suoi pensieri dovevano essere circa questi:
Se non glielo dico
muoio…o forse muoio se glielo dico?! Morire per morire…
“Hermione, io… forse è giunto il momento di dirti che… che
mi sono inn…” non fu necessario morire, perché non dovette dire più niente quando Hermione gli circondò delicatamente il collo e
posò la testa sulla sua spalla. Ron osò prima un piccolo bacio sulla tempia,
poi uno sotto l’orecchio e infine ne posò un altro sulla bocca, il primo di una
lunga serie.
Fine
Note dell’autrice:
Le tante splendide
Ron/Hermione pubblicate in questi ultimi giorni mi hanno ispirata, che ne dite
hanno fatto bene?!