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In un modo o
nell’altro, Leia era obbligata a mantenere la parola data: aveva promesso una
cena a chiunque fosse stato in grado di sottrarre all’Impero almeno un TIE
bomber – ovvero un caccia stellare di ultima generazione – ed ora, con suo
grande disappunto, si trovava in debito con Han Solo.
E pensare che
all’inizio le era parsa una bella idea!
Incentivare i
soldati della ribellione per riuscire ad impossessarsi di qualche segreto della
tecnologia imperiale poteva rivelarsi una mossa vincente, peccato che non era
stata altrettanto brava nel prevedere le possibili conseguenze…
Dopo aver
visto il viso del corelliano illuminarsi di fronte alla sua proposta aveva avuto
uno strano presentimento: sapeva benissimo che lui era all’altezza del compito,
ma non si aspettava il suo coinvolgimento in assenza di un premio pecuniario, e
la cosa la lasciava in parte compiaciuta e in parte sconvolta.
«Senta un
po’, Vossignoria, io non sto qui per la sua rivoluzione, io sto qui per i soldi.
E mi aspetto di essere ben pagato.»
Il ricordo di
questa frase era ancora ben nitido nella sua memoria e lei lo aveva genuinamente
odiato per questo!
Però,
nonostante tutto, Han si era rivelato una persona migliore di quello che
sembrava in apparenza: era buffo sorprenderlo mentre compiva delle buone azioni,
di cui poi si pentiva prontamente, e si chiedeva quali delusioni fossero a monte
di tale comportamento.
Lo teneva
d’occhio, questo non poteva negarlo, ma era sicura che lui stesse facendo
altrettanto, anche se non le era ancora del tutto chiaro il suo scopo finale.
Era uno studio reciproco, nel quale doveva far uso di tutte le sue risorse da
diplomatica esperta. Ogni volta che giungeva ad una conclusione veniva smentita
da un’azione successiva e, inoltre, doveva stare attenta a non scoprire troppo
la guardia perché il capitano Solo poteva essere molto pericoloso!
La consolava
pensare che anche per lui il compito fosse altrettanto arduo. Si divertiva nel
confonderlo e nello smorzare la sua arroganza e presunzione ma doveva ammettere
che, a volte, a causa degli attacchi d’ira che spesso le provocava, arrivava ad
essere talmente vicina a se stessa da perdere completamente ogni controllo.
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«Non ti
preoccupare, so quello che faccio. Vedrai che ad Han passerà la voglia di fare
lo sbruffone», aveva promesso a Luke prima di svelargli il suo piano.
«Beh, quando
è così mi ritengo fortunato a non aver partecipato alla missione» le aveva
risposto il ragazzo sorridendo, dopo essere venuto a conoscenza del programma
per la cena.
Leia non
aveva mandato giù la spavalderia con la quale il contrabbandiere si era rivolto
a lei, subito dopo essersi messo in salvo con il bottino di guerra: «Prepara
coltello e forchetta Vostra Grazia. Ho già l’acquolina in bocca» le aveva detto.
E per farlo
aveva scelto il canale di telecomunicazione aperto all’intera base ribelle.
Inutile dire che tutti si erano voltati all’unisono verso di lei per godersi la
sua espressione scandalizzata.
Rossa per la
vergogna e per la rabbia si era sbrigata a rispondere: «Prima pensa ad arrivare
a terra con quel catorcio, dubito che riusciremo a ricavarne qualcosa di utile
dato che non c’è rimasto niente di intero!»
Detto questo
aveva spento con un pugno il maxischermo, che ritraeva ancora il sorriso
beffardo di Han, e si era affrettata ad uscire dalla sala comando per
raggiungerlo sulla pista di atterraggio.
Come fa ad
essere così idiota anche dopo aver appena rischiato di perdere la vita? Si
era chiesta subito dopo, ancora in subbuglio per la rapida successione di
emozioni che l’avevano attraversata in quell’ultima mezzora.
Dopo essersi
accorti del furto gli imperiali avevano cercato di abbattere il capitano Solo
con ogni mezzo e per un momento, quando quel pazzo scatenato aveva finto di
schiantarsi al suolo per depistare gli inseguitori, aveva temuto veramente di
averlo perso.
Era stata
presa da un’inaspettata disperazione ed il senso di colpa per essere stata la
causa di un’azione così stupida le stringeva il petto come una morsa d’acciaio.
Inoltre, il dover assistere impotente a quello spettacolo a bordo del suo
incrociatore, senza poter far niente per aiutarlo, accentuava ancora di più
l’enorme senso di vuoto che improvvisamente la stava soffocando.
«Han! Han
dove sei?» Non sapeva dire per quante volte aveva ripetuto il suo nome, fissando
lo schermo a puntini e ascoltando le distorsioni agghiaccianti provenienti dalla
radio.
Ecco,
un’altra vittima per l’Alleanza, un’altra vittima per causa mia! Non può essere
vero…
«Han dove
sei?»
Aveva la
testa completamente abbassata sopra il proiettore delle coordinate e stava
seriamente pensando di sbatterci la fronte sopra quando di colpo la radio
rispose: «Sono sotto di te, tesoro!»
Incredula
aveva rialzato il capo per trovarsi di fronte il ghigno compiaciuto del
corelliano sullo schermo e, subito dopo, la sua navicella era sbucata fuori, non
si sa come, dal fondo dell’incrociatore ribelle.
Maledetto
bastardo!
Era stata
seriamente tentata di revocare il premio promesso ma, più tardi, vedendolo
uscire zoppicante dal veicolo appena rubato e mossa da un innato senso di
giustizia, aveva finito per adeguarsi alle condizioni iniziali: «Va bene,
rispetterò il patto. Ma sarò io a decidere dove, come e quando.»
«Sono a tua
completa disposizione, Altezza», le aveva risposto facendole l’occhiolino mentre
lei si allontanava scuotendo la testa.
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Non era
scritto da nessuna parte che la cena dovesse essere una cosa strettamente
riservata a loro due, quindi perché non partecipare con il capitano Solo ad un
incontro diplomatico tra i principali membri dell’Alleanza?
Leia già
immaginava l’espressione di disappunto di Han nel trovarsi davanti ad una
cinquantina di persone sconosciute e la sua noia per essere costretto ad
ascoltare tutti quei discorsi di politica, che non gli interessavano affatto.
Probabilmente con una qualche scusa se ne sarebbe andato prima della fine della
cena e lei sarebbe stata svincolata da ogni promessa di ricompensa.
Inoltre
voleva farlo sentire un po’ in colpa per non essere ancora entrato a far parte
dell’esercito dei volontari ribelli e, per questo, aveva già un piano
supplementare, ma doveva essere molto attenta a non destare i suoi sospetti.
Dopo aver
passeggiato per un po’ attorno al Millenium Falcon con fare pensieroso, Leia si
finse sorpresa nel trovarsi davanti al suo capitano, pronto ad accoglierla con
la solita frase di benvenuto:
«E allora
principessa, hai deciso la data? Io ho sempre più fame!»
«Beh vedi…
stavo appunto pensando a questo…» Lei aveva previsto quell’approccio, d’altronde
lui non faceva altro che ripeterle la stessa cosa da un mese a quella parte. Ora
non doveva far altro che incanalare la discussione esattamente dove voleva e
sapeva di aver attirato la sua attenzione manifestandosi un po’ titubante.
«Vuoi dire
che stavi pensando seriamente alla nostra cena?» La faccia perplessa del
contrabbandiere era talmente buffa che per poco Leia non si tradì scoppiando a
ridere.
«Sì… ecco
vedi… la mia offerta era rivolta a tutti i soldati ribelli, ma tu…» iniziò lei,
cercando di mantenersi il più seria possibile.
«Ehi un
momento! Non starai cercando di cambiare le carte in tavola, vero? Guarda che ho
rischiato la mia pellaccia per portarti quello stupido trabiccolo imperiale. E
ora non permetterò che un insignificante cavillo burocratico mi privi della mia
ricompensa!» Dicendo questo le roteò l’indice di fronte al naso, con fare
minaccioso.
«Ma tu non
sei un soldato ribelle.» Ancora una volta la principessa fu costretta a far
ricorso a tutta la sua faccia tosta.
«E cosa
cambia? Sono degno come tutti gli altri di portare l’uniforme della Ribellione,
se solo volessi! E, anche se non sono uno di voi a tutti gli effetti, mi sento
comunque degno di starti vicino. Che cosa ti turba così tanto? So che l’idea di
uscire con me ti mette in agitazione, è normale, succede a tutte le donne che
frequento», ora il suo sguardo si era fatto malizioso. «Ma non devi
preoccuparti, vedrai che non ti deluderò.»
Leia sgranò
gli occhi sconcertata dalla sua sicurezza. Come spesso le accadeva parlando con
lui, un attacco improvviso di spontaneità rischiò di deviarla dal suo
intento principale ma, facendo appello a tutto il suo autocontrollo, continuò la
farsa: «Sì, ma sai come sono importanti le apparenze… soprattutto per un membro
del Senato come me. Essere accompagnata da un alto ufficiale sarebbe diverso,
mentre farsi vedere in giro con un civile, tra l’altro di dubbia provenienza…»
«Io? Di
dubbia provenienza?» Inizialmente irritato, lui non le lasciò il tempo di
terminare la frase, ma presto la sua aggressività lasciò spazio alla ragione.
«Uhm, su questo ammetto che hai ragione. Però possiamo trovare un compromesso:
se è solo l’apparenza che ti preoccupa, potrei accettare d’indossare per un
giorno la divisa dell’Alleanza, che ne dici?»
«Sarebbe
fantastico! Ti farò avere un’uniforme su misura il più presto possibile.»
Finalmente raggiunto lo scopo, Leia gli sorrise soddisfatta e si allontanò
repentinamente, lasciandosi alle spalle l’incredulo capitano Solo.
«Fra tre
giorni alle sette passa a prendermi, mi raccomando la puntualità», aggiunse
raggiante, prima di raggiungere l’uscita dell’hangar.
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Han aveva
passato quegli ultimi tre giorni camminando a dieci metri da terra. Non riusciva
a credere che, alla fine, sarebbe uscito veramente con una delle donne più belle
ed importanti della Galassia, ed era agitato come un ragazzino perché non sapeva
che cosa aspettarsi da quella serata.
Lei si era
comportata in modo insolitamente ragionevole e accondiscendente in quel breve
periodo, ma il suo istinto lo portava a dubitare di quell’improvviso cambio di
atteggiamento. Era sicuro che la principessa gli stesse nascondendo qualcosa ma,
abituato a vivere alla giornata, decise di non farsi troppe illusioni e di
sorprenderla a sua volta con un’inedita gentilezza.
Si presentò
puntuale all’appuntamento e consegnò il fiore di milla che aveva portato come
dono ad una damigella, prima di essere invitato ad accomodarsi nella sala
d’attesa attigua alle stanze private della principessa. L’uniforme gli calzava a
pennello e si sentiva soddisfatto del suo aspetto, non ricordava di averci mai
messo così tanto tempo per prepararsi ad un incontro galante, ma era fiero di
constatare nello specchio di fronte a lui che il risultato era al di sopra delle
aspettative.
«Principessa,
è arrivato il capitano Solo. Le manda questo, dove preferisce che lo metta?»
Leia osservò il fiore di milla che la damigella le stava porgendo e fu sorpresa
nel constatare che il contrabbandiere aveva indovinato i suoi gusti.
«Mettilo pure
nel vaso sul mio comodino, ora posso cominciare a prepararmi. Ah dimenticavo,
Dunya? Hai alzato la temperatura nella sala d’ingresso? Prima si gelava e non
vorrei che il mio cavaliere si ammalasse…»
La donna
annuì con fare complice e alzò il comando del riscaldamento al massimo, poi
aiutò la sua padrona nei preparativi.
Dopo due ore
di attesa il capitano Solo non era più tanto soddisfatto del suo aspetto: quel
caldo infernale gli aveva fatto comparire due vistosi aloni sotto le ascelle, i
capelli non stavano più in ordine e sebbene continuasse ad asciugarsi con il
fazzoletto il viso continuava a grondare di sudore.
Lo sapevo
che qualcosa doveva andare storto! Questo caldo mi sta uccidendo e chissà lei
come si sta divertendo a farmi aspettare! Ah, ma io non mollo, a costo di morire
di fame qui dentro!
Aveva già
pensato a come rinfacciare alla principessa quelle due ore di sofferenza, ma
quando lei, finalmente, uscì dalla sua stanza dimenticò istantaneamente tutti i
cattivi pensieri e, totalmente incantato da ciò che aveva davanti, fu solamente
in grado di farfugliare qualcosa del tipo: «Ah bene. Sei pronta… Bello il
vestito. Nell’attesa ho patito le pene dell’inferno però… beh, con te al mio
fianco, sicuramente nessuno noterà il mio aspetto sconvolto.»
Avrebbe
voluto toccarla per assicurarsi che quella visione non fosse frutto della sua
immaginazione, ma aveva paura di farlo perché, per la prima volta da quando si
erano conosciuti, si sentiva inadeguato a lei. Ma che fine aveva fatto il suo
famoso orgoglio?
Rise a questo
pensiero e per un attimo distolse l’attenzione da lei, non si era reso conto di
aver trattenuto il respiro fino a quel momento. Poi annuendo leggermente, più
per farsi coraggio che altro, tornò a fissarla dritto negli occhi e, quasi
sussurrando, le disse: «Sei veramente bellissima.»
Stupita nel
vederlo così impacciato e nell’udire per la prima volta un complimento uscire
dalla sua bocca, Leia quasi non si rese conto di rispondere: «Grazie, anche tu
stai bene.»
o patito lei fatto patirentro!” l'e, ma so (
rabbrividito al pensiero
Subito dopo,
però, si affrettò ad abbassare lo sguardo imbarazzata: lui non l’aveva mai
guardata così intensamente e forse non si rendeva conto di quando fosse
seducente la sua voce quando usava le tonalità più profonde. Per un attimo si
chiese come sarebbe andata a finire se la cena fosse stata veramente solo tra
loro due…
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Durante il
viaggio per raggiungere il luogo prestabilito Han cercò di ostentare una
sicurezza che non aveva, parlava con entusiasmo dei piatti più buoni che aveva
avuto modo di assaggiare durante i suoi innumerevoli viaggi e, ogni tanto,
sparava il nome di questo o di quell’altro ristorante per cercare di indovinare
la loro destinazione.
«Dai su,
dammi qualche indizio! Su questo pianeta ci sono tantissimi locali interessanti,
qual è il piatto tipico?» Ormai erano atterrati su Handooine quindi le porse il
braccio fiducioso e si lasciò guidare.
«Niente
aiuti, comunque siamo quasi arrivati. Secondo me non ci sei mai stato in questo
posto.» Mancavano pochi passi al Jelwick Central Palace e lui non aveva ancora
idea di quello che lo stava attendendo.
«In effetti
non conosco nessun locale qui vicino, questa è una zona per vip» ammise,
vagamente allarmato.
«Beh, in un
certo senso anch’io sono una vip, no?» Leia scherzò, ed era quasi dispiaciuta di
dover porre fine alla commedia, in fondo era piacevole avere un colloquio
civile con lui.
«Ecco, siamo
arrivati.»
«Il Jelwick
Central Palace. Uhm, ne ho sentito parlare, ma pensavo che qui facessero solo
incontri e manifestazioni di rappresentanza…»
Solo in quel
momento il presentimento che lo aveva accompagnato in quei tre giorni si
concretizzò davanti ai suoi occhi: ecco che cosa stava tramando la principessa!
Ora tutto quadrava maledettamente e il suo bel sogno di passare una serata
tranquilla solo in compagnia di Leia si smaterializzò in un istante.
«Appunto,
questa è una cena di rappresentanza. Sei ancora convinto di volere la tua
ricompensa, capitano?» Lei gli sorrise, mentre lui assimilava queste ultime
parole come se fossero state un verdetto finale di esecuzione.
«Certo,
quando vuoi che mi ricapiti un’occasione simile!» Rispose gelidamente.
Ancora non si
rendeva conto di come facesse una creatura tanto bella e delicata ad essere così
fredda e spietata, inoltre si chiedeva perché se la prendesse così tanto con
lui: in fondo che cosa aveva fatto di male stavolta?
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La cena al
Jelwick Central Palace però non andò esattamente come previsto e rimase impressa
nella memoria di Leia per molto tempo...
Dopo essersi
accomodata al tavolo al fianco di Han era convinta di aver inferto un colpo
mortale al suo insopportabile ego. Lui era bianco in viso, mentre i suoi occhi
lanciavano lampi minacciosi in ogni direzione, specialmente verso di lei quando,
con falsa premura, continuava a chiedergli: «Allora come va? Tutto bene?»
Erano
gli stessi occhi che prima la guardavano in modo tanto intenso da metterla in
subbuglio? Era sbalorditivo come cambiassero colore a seconda dell’umore del
loro padrone. Ora, ad esempio, erano grigio scuro e non promettevano niente di
buono, ma il sapore inebriante della vittoria l’aveva portata a sottovalutare
quelle avvisaglie di reazione, e questo si rivelò un errore madornale.
Inizialmente
snobbato dagli altri partecipanti alla cena, il corelliano attirò ben presto
l’attenzione su di sé quando si venne a sapere che, per merito suo, gli
ingegneri ribelli ora avevano a disposizione un TIE bomber da studiare e
l’ammirazione crebbe quando alcuni si ricordarono del suo contributo
fondamentale durante la battaglia di Yavin.
Questo non
sorprese più di tanto Leia, ma il resto delle rivelazioni che lui decise di
elargire, proprio in quel contesto, la lasciarono sconvolta…
Lo aveva
sempre reputato un ottimo pilota, ma non si aspettava certo che la sua bravura
derivasse dall’addestramento nell’Accademia Imperiale! Dunque il giovane Han
Solo era diventato un luogotenente dell’impero ma, in seguito, era stato espulso
per aver salvato un gruppo di Wookiee prigionieri da una morte certa.
Da allora si
era dato al contrabbando, ovvero il lavoro che aveva tentato di abbandonare
costruendosi una carriera militare, ma al quale era stato costretto a tornare
per guadagnarsi da vivere e, soprattutto, per salvarsi la pelle.
Davanti a
tutti dichiarò apertamente di non avere particolare interesse nel proseguo della
guerra tra le forze più potenti della Galassia, ammise di vestire l’uniforme
dell’Alleanza solo su esplicita richiesta della principessa e non certo per
manifestare la sua adesione alla causa. Dopo la battaglia di Yavin, tuttavia,
aveva stretto diverse amicizie all’interno della base ribelle e si dichiarava
pronto a collaborare con loro, pur rimanendo libero da qualsiasi vincolo.
Questa volta
fu Leia a perdere la parola, il suo intento di umiliare il contrabbandiere si
era ritorto inesorabilmente contro di lei, ed ora non poteva far altro che
tacere mentre lui monopolizzava la scena. Non contento del successo ottenuto,
Han protrasse il suo momento di gloria spiegando con incredibile perizia tecnica
le principali caratteristiche di tutte le astronavi imperiali, poi dispensò
consigli sulle rotte più sicure da seguire in caso di attacco nemico e, infine,
si permise anche di esprimere pareri sulle portate servite durante la cena e sul
fatto che in altri pianeti venissero preparate con alcuni ingredienti diversi.
Han Solo,
chi sei veramente? Si trovò a chiedersi allibita.
I modi di lui
erano rimasti gentili come all’inizio della serata, ma Leia non sapeva cosa
aspettarsi per il viaggio di ritorno. Era inutile sperare nel buon animo del
corelliano, i suoi occhi erano ancora cupi e sentiva che presto la tempesta si
sarebbe abbattuta su di lei.
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«Allora come
va Vostra Grazia? Tutto bene?» Non appena saliti sulla navicella per tornare su
Yavin 4 i modi del capitano Solo, infatti, cambiarono bruscamente.
«Sì, tutto
bene, sono solo un po’ stanca perché è molto tardi», rispose timidamente.
«Certo, hai
ragione, eccome se è tardi!» Il suo tono sarcastico lasciava intendere che non
si stesse affatto riferendo all’orario.
«Mi ha
stupito scoprire così il tuo passato, non ne avevi mai parlato prima…» Leia
cercò di cambiare discorso, ma il modo in cui la fissava le rendeva difficile
anche solo incrociare il suo sguardo, dato che sapeva bene di essere in torto.
«Già, se
fossimo stati soli sarebbe stato meno imbarazzante venirne a conoscenza, vero?»
Ora era il suo turno di godere nel vederla sconfitta.
Silenzio.
Han
accompagnò la principessa fino ai suoi appartamenti senza dire una parola,
entrambi stavano combattendo con un groviglio di emozioni contrastanti, ma una
volta arrivati alla soglia, prima di separarsi, lei confessò: «Scusami per com’è
andata stasera, mi rendo conto di aver esagerato, ma…»
«Scuse non
accettate», troncò lui, «mi dispiace ma quest’aria pentita non ti farà
guadagnare il mio perdono. E nemmeno il bacio della buonanotte!» Lui era molto
contrariato e ciò lasciava intendere che in fondo aveva tenuto parecchio a
quella cena.
«Ma quale
bacio?! Cosa pretendi che faccia oltre a scusarmi?» Inevitabilmente lei stava
già perdendo tutto il suo contegno e il caldo tropicale della sala d’ingresso –
Dunya probabilmente non aveva spento il riscaldamento – non aiutava certo a
mantenere gli animi tranquilli.
«Perché ce
l’hai così tanto con me? Si può sapere perché ti dai tanto da fare per
umiliarmi?» Lui si era avvicinato in modo minaccioso.
«Non volevo
umiliarti… » mentì, cercando le parole più corrette per esprimersi. Sentendo il
pugno di Han abbattersi sulla porta che aveva alle spalle, a pochi centimetri
dalla sua testa, però ritrovò immediatamente l’ispirazione: «Sì, volevo
umiliarti perché non sopporto la tua arroganza e la tua presunzione, ti detesto
quando pensi di essere sempre superiore e ti odio quando mi manchi
deliberatamente di rispetto di fronte a tutti!»
«E c’era
bisogno di organizzare tutta questa messa in scena per dirmelo?»
«Non ti ho
costretto io ad andare a rubare il TIE bomber!» Ora lei non aveva più paura di
guardarlo negli occhi e si sentiva come rinvigorita da quella pericolosa
vicinanza.
«No, non è
per quello. Intendevo il fatto di costringermi a vestire in questo modo per
farmi fare la figura del pagliaccio…» Han picchiò un pugno anche sull’altro lato
della porta, togliendo alla principessa ogni via di fuga.
«Lo sai che
mi farebbe piacere se tu ti unissi all’Alleanza.»
Lo sapeva.
Questa volta la principessa era sincera, ma lui non voleva legarsi a nessuno, o
meglio, non voleva legarsi troppo a lei…
Rendendosi
conto solo in quel momento della loro prossimità, si scostò bruscamente per
sottrarsi a quella misteriosa forza magnetica che gli annebbiava la mente e gli
infiammava i sensi.
«E pensi che
vestire un’uniforme possa bastare per farmi sentire come uno di voi?» le
rinfacciò scuotendo la testa per riprendere pieno controllo di sé. «Io non sarò
mai come voi. Ecco, prendi, questa te la puoi anche tenere!»
Dicendo
questo Han cominciò a togliersi la giacca e a sbottonare la camicia.
«Che diavolo
stai facendo?» Lei lo guardò attonita.
«Ho caldo, il
termostato di questa sala si deve essere rotto!»
«Ti ha dato
di volta il cervello? Han, rivestiti, ti prego…» Una volta rimossa la camicia
aveva cominciato a slacciare i pantaloni.
«Non ci penso
nemmeno, ora me ne andrò via così.» Finita l’opera le riconsegnò l’uniforme ben
piegata e aggiunse: «Metti pure la lavanderia sul mio conto.»
«Ma non puoi
uscire così! Han…» In vita sua non ricordava di aver mai conosciuto una persona
così fuori di testa. «Han fermati! Se esci in questo stato giuro che ti
ammazzerò, prima che Jabba the Hutt abbia questo piacere!»
«Ah già,
dimenticavo: le apparenze.» Guardandosi allo specchio gli sfuggì un ghigno
compiaciuto. «Vedrai che domani tutti i giornali della Galassia avranno qualcosa
di cui scrivere…»
«Han non
andare fuori! Non farlo!» Ormai la situazione le era decisamente sfuggita di
mano.
«Scusa
tesoro, ma ora ho degli impegni con la stampa. Però dato che insisti ti prometto
che la prossima volta mi dedicherò esclusivamente a te. Buona notte, cara.»
Dicendo
questo si chiuse la porta alle spalle lasciando Leia, completamente
esterrefatta, a fissare incredula il vuoto di fronte a lei.
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La
principessa passò una notte tormentata ed insonne ma, fortunatamente, il mattino
seguente fu sollevata nell’apprendere che nessun giornalista aveva immortalato
la “fuga in boxer del Capitano Solo” – così si era immaginata il titolo
di apertura delle principali riviste scandalistiche. Probabilmente, mosso da un
barlume di buonsenso o, più facilmente, spinto dal suo amor proprio, Han aveva
deciso di coprirsi prima di uscire dallo stabile oppure si era fatto venire a
prendere da qualcuno di fiducia, ad esempio Chewbacca.
Ora che si
era tranquillizzata poteva permettersi di riderci sopra: quella scena era stata
imbarazzante, ma divertente al tempo stesso e, inoltre, doveva riconoscere che
in molte avrebbero voluto essere al suo posto…
Forse questa
era la prima volta che si ritrovava a fantasticare su Han. Se lui avesse
continuato a guardarla in quel modo, come quando era uscita dalla camera e le
aveva fatto i complimenti, sarebbe riuscita a resistergli? E, soprattutto, come
avrebbe reagito se lui invece di prendere la via dell’uscita, si fosse diretto
verso la sua stanza?
Con la mente
formulò diverse versioni alternative di ciò che non si era realizzato quella
sera e tutte erano molto intriganti, anche se non era ancora pronta ad ammettere
quanto.
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