gc1
01. 03. 2009 - 01. 03. 2012
I won't say "goodbye",
I just need you beside
me a little longer.
Restò
lì
immobile, Takamasa, sul ciglio della strada. Le braccia pendevano lungo
il suo corpo, le gambe lo reggevano in piedi per un puro automatismo.
L'unica cosa che avvertiva in quel momento era un fastidio al petto,
come se il suo cuore si stesse celermente gonfiando più di
quanto la sua gabbia toracica poteva permettersi di fare, schiacciando
i suoi polmoni e dandogli così la sensazione di non riuscire
a
respirare correttamente. E quell'insolito peso in eccesso gravava sulle
sue spalle, concedendogli a stento di tenere alzata la testa, facendolo
rischiare di crollare al suolo da un momento all'altro. Forse sarebbe
successo, se i suoi occhi non fossero stati irremovibilmente puntati
sulla schiena sempre più lontana di Masahito.
Avrebbe voluto che si
voltasse,
ora, e che gli rivolgesse uno di quei sorrisi raggianti e un po'
impacciati che riservava solo a lui, che lo facevano sentire
così speciale e felice.
Tuttavia, si sentì in parte sollevato nel vederlo muovere i
suoi
passi in avanti, uno dopo l'altro, senza alcuna fretta; sapeva che, se
Masahito si fosse girato a guardarlo un'ultima volta, avrebbe visto
solo i lineamenti di quel bel viso deturpati dalla tristezza o, ancor
peggio, dalla delusione, e ne sarebbe uscito
dilaniato.
Tra tutto quel dolore,
ad una
fulminea scheggia di odio riuscì di farsi spazio fino alla
sua
mente, puntandosi in essa come uno spillo, ed un pensiero
iniziò
a vagare solitario e indisturbato. Sei uno
stupido,
diceva quella voce, è
tutta colpa tua e della tua immensa stupidità, continuava poi, e Takamasa
non poteva certo darle torto.
«Ishihara-san...»
le
parole d'un uomo alle sue spalle giunsero alle sue orecchie, facendolo
tornare bruscamente alla realtà. Abbassò il capo,
corrucciando le sopracciglia, poi lasciò che l'autista
aprisse
lo sportello dell'auto davanti a loro, e prese posto dietro a quello
del conducente, in modo che se avesse portato gli occhi fuori dal
finestrino, avrebbe potuto scorgere la figura di Masahito. Quello,
però, doveva aver svoltato in una stradina secondaria quando
lui
non stava guardando, perché una volta girata la testa, non
lo
vide più.
Abbassò
nuovamente lo
sguardo, accompagnando l'azione con un sospiro sconsolato, mentre
infilava i pugni nelle tasche della felpa. Quando sentì la
pelle
entrare in contatto con la fredda superficie dell'i-pod, ebbe un guizzo
al cuore, ed improvvisamente ricordò dello scambio avvenuto
con
l'altro cantante. La musica era ciò che di più
importante
entrambi avevano, lo era a tal punto da esser riuscita a scavalcare la
loro relazione. Sorrise mestamente nel riascoltare il più
grande
esporre quel suo pensiero secondo il quale le canzoni che uno porta
sempre in tasca lo rispecchiano pienamente. L'aveva sostenuto prima di
separarsi, circa due mesi addietro, e subito dopo gli aveva proposto
questo momentaneo baratto. «Così
sarà come se fossimo ancora insieme.»,
aveva detto. Takamasa ricordava ancora nitidamente il brillio che, in
quel momento, sembrava un dettaglio caratteristico di quelle iridi
ambrate che tanto amava, così come il leggero brio che
trasparì da quelle parole. Nascondeva un lato
così
romantico, Masahito, era un tale sognatore. Aveva una grande fantasia,
ed un altrettanto grande cuore, ma spesso sembrava quasi vergognarsene.
La verità era che in lui si poteva trovare pure una
sproporzionata timidezza, Takamasa lo sapeva bene, e risultava
tremendamente addolcito da questi aspetti di quella persona che era
l'ex-chitarrista della sua band di supporto.
A dire il vero, non
è che in
quel momento gli andasse più di tanto di ascoltare musica.
O,
meglio, ne aveva voglia, ma conoscendosi sapeva che sarebbe andato alla
ricerca di canzoni che sicuramente non avrebbero migliorato il suo
umore. Ma comunque accese l'i-pod e mise le cuffiette, vagando tra le
varie cartelle e sperando che la batteria si scaricasse d'improvviso o
che l'autista fosse preso da un isolito impulso loquace, cose che non
accaddero. Quando i suoi occhi lessero la scritta LM.C,
non poté far a meno di ridacchiare, sentendosi sciogliere il
cuore e annodare le interiora. Gli venne in mente la prima volta in cui
constatò che Masahito aveva la discografia della sua band
nel
suo i-pod, e la sorpresa che gli provocò tale scoperta.
«Tu
ti ascolti le vostre canzoni?», chiese con le sopracciglia
inarcate dallo stupore.
«Certo! Perché, non dovrei?»,
ribatté allora l'altro, con innocenza, sorpreso a sua volta.
«No, figurati. È che mi fa strano, tutto
qui.»
«A te non viene mai voglia di ascoltarti?»
«No.», ridacchiò.
«Mai!»
«Ma tu sei strano!», lo giustificò in
qualche modo, divertito. «Ah, io sarei quello
strano?»
«Certo! Io sono solo egocentrico...»
Takamasa scoppiò a ridere, dovendo poi dargli ragione.
«E
fai bene...», sussurrò avvicinandosi al suo
orecchio,
passando delicatamente la punta del naso sulla sua guancia, posandogli
infine un lieve bacio sulla tempia. «Eh, lo so!»
«Ora metti via quell'aggeggio, da bravo, su!»
«No, taci. Il mio ragazzo sta cantando, non
interferire!»,
e di nuovo Takamasa rise di gusto. «Come sei scortese,
Masa-shi...», lo prese in giro, mettendo su un falso broncio,
e
allora anche lui non poté trattenersi. «Stai a
cuccia,
dai, mancano trenta secondi alla fine della canzone.»
«Miao!», fece quindi, aggiungendo poi delle fusa,
sperando
che Masahito finalmente si decidesse a dedicargli le sue piene
attenzioni.
«Miao?»
«Miao!», annuì, lasciando che le sue
labbra si
arricciassero all'insù. «Mi dispiace deluderti, ma
tu sei
tutto meno che un gatto, Taka!», esclamò levandosi
finalmente la cuffietta dall'orecchio sinistro, avvolgendo poi
distrattamente il filo attorno all'i-pod, che ripose conseguentemente
in tasca.
«E di quel tutto che sono, cos'è che ti piace di
più?»
«Fammi la tigre siberiana!», proclamò
con gli occhi che arridevano, entusiasta come un bambino.
«La tigre siberiana?!»
«Sì, bianca a strisce nere!»
«Masa...»
«Io faccio il domatore!»
«No, tu sei il pagliaccio.»
Masahito corrucciò le sopracciglia con sdegno, lasciando che
le
sue labbra si schiudessero involontariamente, e prese a fissarlo con
aria offesa e contrariata. «Oh, e va bene, e va bene! Ora
vieni
qui, domatore dei miei stivali, che sono una tigre
affamata!»,
cedette Takamasa, gettandosi di peso sul cantante, finendo sdraiati uno
sopra all'altro sul divano, avvinghiati e innamorati.
Fece partire Tiny Circus,
canzone che Maya aveva scritto solo qualche giorno dopo quel pomeriggio
di risate e coccole. A Takamasa mancavano quei tempi in cui tutto
andava bene tra di loro. Gli mancava tornare a casa dopo una sfiancante
mattinata passata in sala di registrazione e trovare Masahito sepolto
sotto le coperte, ancora dormiente come quando l'aveva lasciato. Gli
mancava tornare a casa la sera e trovare l'appartamento vuoto, ordinare
qualcosa al take-away cinese e attendere l'arrivo dell'altro. Gli
mancava, infine, il sorriso stanco e pieno di gratitudine che si
adagiava sul suo volto delicato in quelle stesse serate. Cosa non
avrebbe dato, purché tutto tornasse com'era. E cosa non
avrebbe
dato, anni addietro, pur di non dover mai più riattraversare
un
periodo duro com'era stato quello in cui l'Ishihara Gundam si era
sciolta e Maayatan aveva intrapreso una carriera tutta sua.
Ciò
che più lo atterriva, però, era il pensiero che
forse
questa era una crisi pure peggiore. Quella volta sarebbero stati pronti
a dare le loro anime affinché funzionasse. Quella
volta diedero
le loro anime, e funzionò. Ma questa volta non era rimasto
loro
nulla da dare, questa volta Takamasa sentiva di non avere
più la
forza per evitare che ciò che li univa continuasse ad
allentarsi, rischiando sempre più di finire con lo spezzarsi
definitivamente. E aveva una tremenda paura, perché ogni
singolo
e minimo sforzo che stava facendo pareva essere vano. Per non parlar
del fatto che persino Masahito sembrava stesse perdendo le speranze
sempre più, lui che credeva fermamente che tutto sarebbe in
un
modo o nell'altro sempre finito bene, lui che era così pieno
di
gioia, ora dava l'impressione che questa si stesse affievolendo. Ma una
storia così bella com'era finora stata la loro, non poteva
di
certo finire così banalmente. Una storia così
incredibile
non poteva semplicemente svanire nel tempo senza lasciare alcuna
traccia di sé nei cuori dei suoi protagonisti. Una cosa
meschina
come la distanza fisica, non poteva avere la meglio sul loro amore, non
poteva rovinare il ritmo della melodia dei loro battiti sincronizzati.
DE's:
Guitar Chord, forse ad
alcune di voi il titolo dice qualcosa.
Questa è
un'altra di quelle fic che ho cancellato e sto rivedendo, precisamente,
sì.
Direi di iniziare dal
titolo,
perché non ha nulla a che vedere con la storia. L'ho scelto
semplicemente per quella leggenda giapponese sul filo rosso del
destino. Ho pensato che sia maya che Miyavi sono degli ottimi
chitarristi, ho immaginato che a legare loro fosse una corda di
chitarra, dunque, piuttosto che un banale filo rosso. Tutto qui,
sì. Devo dire che comunque a me piace moltissimo, come idea.
Mi
sa di qualcosa di speciale, che riguarda solo loro, ecco. Poi va be', a
ognuno la sua opinione.
L'immagine
lissù, invece,
non è mia. È un disegno che la precedente
versione di
Guitar Chord ha ispirato ad ApolloFan,
ed io lo amo con tutta me stessa.
In ogni caso, a questa
fic ci sono
molto affezionata, e sono felice come non mai di averla ripresa in
mano, quindi spero che vi ci affezionerete anche voi, almeno un po'. E,
in caso l'aveste già letta tempo fa e ricominciaste a
seguirla,
spero che così vi piacerà di più. In
più
non è un caso che posti proprio oggi, no. Tre anni fa mi
iscrivevo su questo sito e iniziavo proprio da qui, da questo fandom.
Tre anni fa facevo forse la prima nottolata della mia vita leggendo fic
su maya, Aiji e Miyavi - caso vuole, fu proprio ApolloFan
l'autrice di quella meraviglia. Quindi riparto nuovamente da qui,
augurandomi tante belle cose. Proprio come quella notte, anche questa
fic ha a suo tempo segnato l'inizio di qualcosa di nuovo - cosa di
preciso, non ha importanza.
Comunque, vi assicuro
a partire da
ora, che avrà un lieto fine, anche se potrà non
sembrarlo
quasi fino all'ultimo. Diciamo che, semplicemente, quella malinconia
tipica di questo pairing sarà molto presente anche in questa
storia, ecco.
Questa volta ho deciso
di raccontare della relazione tra i due dopo la nascita degli LM.C. Una
sorta di what if,
sì, anche se, non sapendo cosa ci sia realmente stato tra
maya e
Miyavi, non mi è sembrato il caso di metterlo come
avvertimento.
Però è per variare un po', ecco, al posto delle
solite
cose strappalacrime sulla loro rottura, ho voluto dar loro
un'opportunità, LOL. E, già che ci sono, chiedo
scusa per
questo capitolo così breve, il prossimo assicuro
sarà
più lungo - e spero pure i successivi, farò del
mio
meglio (y).
Detto questo vi
lascio,
perché ciò che è successo tra i due
prima
dell'inizio della narrazione lo scoprirete più avanti
*sogghigna*
Naturalmente,
se decideste di farmi sapere che ne pensate, mi rendereste una donnina
felice e, altrettanto naturalmente, sono bene accette anche tutte le
critiche costruttive.
Al prossimo
capitolo ♥
de-
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