L’Aquila
torna al suo nido
Firenze, Anno del
Signore 1513
Socchiuse
piacevolmente gli occhi ed inspirò l’aria della
sua terra natia.
Un
lieve sospiro, quasi di appagamento, fuoriuscì dalle sue
labbra appena schiuse.
Camminava
rapito tra le vie della città, soffermandosi con attenzione
e curiosità in ogni
luogo, come se mettesse piede a Firenze per la prima volta nella sua
vita.
Eppure
ricordava con chiarezza i piccoli quotidiani avvenimenti che si erano
svolti in
quelle viuzze colme di vita.
In
quel negozio aveva comprato il suo primo stiletto, in
quell’altro acquistava il
pane caldo di prima mattina, mentre ricordava le molte mele rubate dal
carretto
in fondo alla strada.
Dopo
una vita errabonda, era tornato a casa e questa volta era deciso a
restarvi per
sempre.
Costantinopoli
gli aveva cambiato la vita.
Si
era reso conto di essere soltanto una pedina, in un gioco che era ben
più
grande di lui.
Si
era stancato di correre dietro a dei fantasmi, a qualcosa di
così superiore,
che non poteva che sfuggire alla sua mente umana.
Dopo
una vita passata ad essere un Assassino, ora camminava per la strada
come tutti
gli altri uomini.
La
folla lo circondava, ma lui non voleva mimetizzarsi. Non cercava tra
mille
volti quello del suo obiettivo. Solo una piccola spada corta pendeva al
suo
fianco, mentre i suoi abiti non erano nient’altro che una
camicia, una giubba,
dei pantaloni scuri e un mantello del medesimo colore.
Aveva
deciso di stabilirsi appena fuori città con la sua compagna
e di condurre una
vita serena e spensierata. Lo doveva anche a lei.
La
sua Sofia. Non voleva che corresse alcun rischio: già a
Costantinopoli ne aveva
corsi ben troppi a causa sua.
Ed
ora tutto quello che voleva era solo vivere accanto a lei, come si
conveniva ad
un uomo della sua età.
Pensò
per qualche istante al suo profumo, ai suoi capelli rossi e setosi,
alla sua
pelle candida e liscia come una pesca matura. Le sue iridi sembrarono
luccicare
a quei gradevoli pensieri.
Il
suo camminare lo portava ad addentrarsi sempre più nella sua
amata Firenze.
Ogni
luogo evocava ricordi incredibilmente piacevoli, che al tempo stesso
gli
apparivano talmente lontani da averli vissuti in una vita precedente.
Era
da poco passata l’ora di pranzo quando si addentrò
in una via laterale. Si
bloccò istintivamente quando si accorse dove i suoi passi
apparentemente
casuali l’avevano condotto.
A
venti metri da lui c’era l’ingresso della bottega
di Leonardo.
Il
suo cuore ebbe un sussulto.
Era
quattro anni che non vedeva l’artista e solo raramente era
riuscito a trovare
il tempo per scrivergli una lettera. Tanto più che, ogni
volta che provava a
buttare giù due righe, qualcosa di inspiegabile sembrava
trattenerlo.
Si
trovò a fissare con insistenza la porta della bottega,
impietrito. Doveva
andare a bussare per vedere se c’era qualcuno? Oppure fare
finta di nulla? La
sua strada ora aveva imbucato un’altra via, in cui Leonardo
non era compreso.
Con
quale faccia poteva entrare lì dentro e dire a Leonardo che
ora viveva fuori
città con la sua compagna? Non dopo tutto quello che
c’era stato tra loro…
Eppure
se c’era una qualità che Ezio amava, questa era
proprio la sincerità verso i
suoi cari. Non poteva tornare in città e non rivedere il suo
Leonardo; voleva
almeno fargli sapere che era vivo. Glielo doveva, anche solo per tutto
quello
che l’artista aveva fatto per lui.
Rimase
un’infinità di minuti a decidersi. Sentiva il
cuore martellargli nel petto e
non capiva neppure perché fosse così agitato.
Era
l’idea che dietro quell’uscio potesse esserci
Leonardo che lo metteva a
disagio.
Ricordava
ancora quando era partito per l’Oriente: il loro era stato un
addio vero e
proprio.
I
bei tempi di Roma erano finiti ed entrambi avevano inconsciamente
capito che
quella partenza significava una fine, anche per tutto quello che vi era
stato
fra loro.
Ma
nonostante ciò che era accaduto quattro anni prima, Ezio si
chiese se davvero
fosse tutto finito.
I
suoi timori, quel suo strano indugiare davanti a quella porta gli
facevano
presagire il contrario. Cosa sarebbe successo nel momento in cui lo
avrebbe
rivisto? Sarebbe stato come rivedere un caro amico oppure qualcosa di
più? Era
questa seconda possibilità che lo turbava non poco.
Mosse
con lentezza i passi che lo separavano dal tanto temuto uscio.
Rimase
lì davanti, puntellandosi sui piedi, trepidante. Era ancora
in tempo a cambiare
idea.
Poi
la sua destra salì rapida a colpire il legno, stretta in un
pugno. Due volte.
Nessuna
risposta gli giunse indietro. Ecco…tanta paura per nulla!
Leonardo
probabilmente non era neppure a Firenze…
-Avanti!-disse
una voce improvvisamente dall’interno. –Chiedo
venia, ma al momento ho le mani
impegnate…-
Lo
stomaco di Ezio si contrasse, mentre comprendeva con stupore che la
voce che
aveva appena sentito era proprio quella di Leonardo.
Poteva
ancora scappare: l’artista avrebbe pensato ad uno scherzo
fatto da dei
ragazzini.
Diamine!
Ma lui era Ezio Auditore! Se continuava così sarebbe
diventato una povera
donnicciola!
Perciò,
obbligandosi più per orgoglio che per reale
volontà, spinse delicatamente
l’uscio verso l’interno, muovendo qualche passo
stentato, prima di richiuderlo
alle sue spalle.
Ebbe
giusto qualche istante per ammirare la bottega, che, sebbene il passare
degli
anni, non era cambiata di una virgola. Poi Leonardo sbucò
dalla stanza
adiacente con una grossa pila di volumi tra le braccia.
-Ditemi
a cosa devo la vostra visita, Messere…-disse rivolgendosi
all’uomo appena
entrato. Anche Leonardo era invecchiato: la sua barba era ora lunga e
venata di
numerosi fili bianchi, così come i capelli, il viso molto
più stanco e segnato
dalle rughe. Solo gli occhi non erano cambiati ed erano sempre vividi e
vivaci
come quelli di un fanciullo.
Ezio
non rispose, semplicemente calò il cappuccio scuro del
mantello, scoprendo i
suoi capelli brizzolati ed esponendo i suoi lineamenti allo sguardo
dell’inventore.
L’artista
rimase senza parole. I suoi occhi si ingrandirono, colmi di stupore,
mentre realizzava
chi davvero avesse davanti. Le braccia cedettero prive di forze ed i
numerosi
tomi che aveva tra le mani caddero rumorosamente ai suoi piedi,
sparpagliando
pergamene in ogni direzione.
Ezio
vide distintamente il suo sguardo tremare appena e le sue vivaci iridi
velarsi
di lacrime sincere. Una rotolò silenziosa sulla guancia
sinistra, lasciando
dietro di sé un’umida scia argentata.
-Ezio…-sussurrò,
con un tono appena udibile.
Incurante
dei volumi caduti, gli corse incontro, eliminando lo spazio che li
separava. Lo
abbracciò con slancio, cingendolo con le braccia, mentre
altre calde lacrime
abbandonavano il suo volto, premuto sulla spalla
dell’assassino.
Anche
Ezio rispose a quell’abbraccio, stringendo a sua volta
l’artista, felice di
rivederlo, di poterlo toccare ed avvolgere.
-Ezio…Sei
vivo!-disse sollevando per un istante lo sguardo. –Temevo
fossi morto! Ho
pregato per te…affinchè tornassi sano e salvo,
ogni giorno…-continuò con voce
rotta dall’emozione.
-Io
ti ringrazio...-rispose semplicemente.
-Ed
ora sei qui…ancora non riesco a crederci…mi
sembra un sogno…-
-Sì…sono
tornato a casa Leonardo…e questa volta per sempre!- rispose
l’assassino con
tono serio, ma con sguardo felice.
-Per…per
sempre?-disse, riuscendo finalmente a bloccare le lacrime e
sciogliendosi
dall’abbraccio.
-Sì…ho
rinunciato ad essere un Assassino. Ho scoperto che quello che stavo
cercando
era ben più grande di me. Ora sono tornato qui per godermi
in pace il resto
della mia vita…-
Leonardo
capì l’importanza di quanto appena detto da Ezio.
La vita del suo caro amico
era cambiata completamente in Oriente e lì aveva preso
un’ardua, ma saggia
decisione.
Aveva
ricevuto alcune notizie dai membri dell’Ordine, ma sentire il
tutto uscire
dalla bocca di Ezio dava molta più attendibilità
alla storia.
-Sai
che rispetto ogni tua scelta, Ezio…-disse con
sincerità l’inventore. –Fai
quello che ritieni più giusto…Mi era stato
accennato qualcosa di simile già dai
membri dell’Ordine…-
-Lo
immaginavo…-
-A
proposito…hai bisogno di qualche sistemazione temporanea ora
che sei tornato a
Firenze?-
-No...ti
ringrazio, Leonardo. Ho acquistato un casolare appena fuori
città. Ho bisogno
di tranquillità ora…-
-Tutto
solo in un casolare fuori città? E’ vero che vuoi
stare tranquillo, ma non è un
po’ eccessivo?-chiese Leonardo con un sorriso.
-Non
sono solo…-disse Ezio laconico.
-Ah…-disse
Leonardo leggermente imbarazzato, abbassando lo sguardo.
-Già…vivo
lì con la mia compagna…-
L’artista
rimase in silenzio. Un silenzio doloroso.
-Si
chiama Sofia. E’ una libraia veneziana che ho conosciuto a
Costantinopoli. E’
una donna meravigliosa, molto intelligente e colta. Scommetto che ti
piacerebbe
moltissimo…spero di fartela conoscere al più
presto…-disse l’assassino con gli
occhi improvvisamente vividi e luminosi.
-Deve
essere una donna davvero speciale, se quando ne parli ti luccicano gli
occhi…-rispose Leonardo con una vena di tristezza nella voce.
Ezio
abbassò appena lo sguardo, sapendo quanto
l’artista fosse ferito.
-Leonardo…io…sono
stato a lungo dibattuto se venire qui o meno…e raccontarti
tutto…-
-Apprezzo
la tua sincerità…-
-Sapevo
che l’avresti fatto…-disse Ezio con un sorriso.
–E poi…dopo il nostro addio…non
sapevo cosa sarebbe accaduto nel rivederti…-
-E
cosa è accaduto?-chiese l’artista.
-Io…io…non
lo so, Leonardo.- Ezio sapeva che incontrarlo non era stata una buona
idea.
I
sentimenti per il pittore non si erano del tutto sopiti. Lo aveva
capito nel
preciso istante in cui aveva incontrato i suoi occhi fanciulleschi.
Quello che
provava per Leonardo era un sentimento diverso da quello che sentiva
verso
Sofia, ma era altrettanto potente e ugualmente capace di sconvolgergli
l’animo.
E tutto questo lo spaventava. Come gestire quei due sentimenti? Come
poteva
allo stesso tempo amare un uomo ed una donna con la medesima
intensità? Come
poteva dividersi ugualmente tra quei due?
Eppure
aveva da tempo fatto la sua scelta. E Sofia era l’amore che
avrebbe vissuto
alla luce del sole, mentre Leonardo sarebbe stato il suo amante tra le
tenebre
della notte, come sempre era stato.
Rimasero
per alcuni istanti in silenzio.
-Ezio…quando
partisti, quattro anni fa, ci demmo l’addio per sempre. Non
devi trovare delle
scuse per la tua scelta. Io la rispetto, così come tutte le
altre. Sono felice
che tu abbia trovato una compagna, finalmente…-
-Non
credo che tu sia davvero felice…-fece notare
l’assassino.
-Hai
ragione, Ezio. Ma sappiamo entrambi che non potevamo rimanere assieme
per
sempre. E’ stato bello finché è durato,
ma la vita ci aveva predisposto un
altro destino. E sappi che nessuno lo rimpiange più di me,
perché io desideravo
davvero averti al mio fianco per sempre.-
Ezio
rimase in silenzio, turbato dalla sincera ammissione di Leonardo.
-Io
ci sarò sempre per te, non dimenticarlo…-disse al
pittore.
-Lo
so, Ezio. E me lo hai anche dimostrato. Ma ciò che mi
rattrista è che sono
stato sempre al secondo posto, io, l’amante delle tue notti,
il tuo segreto. A
Roma per un po’ non è stato
così…ed è stato il periodo
più bello della mia
vita. Ti ringrazio di avermi regalato quei giorni felici…-
-Di
niente…-rispose Ezio in un sussurro, colpito dalle parole
del pittore e
consapevole del suo amore tormentato. Gli dispiaceva non poter placare
il
dolore del suo animo, di non avergli mai potuto dare ciò che
realmente
desiderava. –Non avresti mai dovuto innamorarti di uno come
me…-
Leonardo
sorrise:-Perché no?-
-Perché
non ti ho mai dato quello che meritavi…E’ stato
solo uno sbaglio…-
-Allora
sei stato lo sbaglio migliore della mia vita, Ezio Auditore. Mi hai
dato molto
più di quanto tu possa immaginare…-
Leonardo
si soffermò allora sui lineamenti di Ezio, scrutandoli con
intensità, come
erano anni che non poteva fare. Poteva distintamente scorgere le prime
intense
rughe sul volto del compagno, simboli del pesante fardello che ogni
giorno
aveva dovuto portare sulle spalle fin dalla sua giovinezza.
I
capelli grigi e venati di bianco sempre raccolti in
quell’accattivante codino,
come oltre vent’anni prima. Osservò gli occhi
stanchi dell’assassino,
scorgendovi per qualche istante i bagliori di un tempo e per quel
piccolo
momento gli sembrò che il tempo non fosse mai trascorso e
che fossero ancora a
Roma, insieme.
Quanto
era ancora incredibilmente bello il suo Ezio. Non aveva smesso un solo
giorno
di attenderlo, di amarlo con la stessa intensità. La sua
voce gli aveva detto
addio, ma il suo cuore non si era mai piegato. Sarebbe morto amandolo
con tutto
se stesso: poco importava se poteva averlo con sé o meno. Il
suo amore non
sarebbe cambiato: lo aveva capito molto tempo addietro. E si tormentava
da anni
sapendo che l’amore della sua vita non poteva davvero essere
suo fino in fondo.
Con
dita tremanti percorse la guancia destra di Ezio, scorrendo lentamente sullo zigomo e poi sulla
gota ispida di barba
brizzolata, per poi soffermarsi con delicatezza sull’ancora
vistosa cicatrice
che interrompeva le sue labbra volitive e il crescere della barbetta.
Sfiorare
le sue labbra, pur con la mano, gli procurò un fremito di
piacere che il suo
corpo non percepiva da tempo. Era tempo che i desideri della carne lo
distraevano ben poco: aveva sessant’anni passati e ormai quel
genere di
fisicità lo correlava ai giovani, non certo ad una vita in
declino come la sua.
Eppure
sfiorare Ezio aveva risvegliato in lui qualcosa di recondito ed
inconscio, un
amore sia psichico che carnale.
Ezio,
da parte sua, avrebbe voluto allontanare quella mano che lentamente gli
percorreva il volto, ma non vi riusciva. Immobile fissava le iridi
azzurre di
Leonardo, scorgendovi tutto il suo tormento, tutto il suo amore, tutta
la sua
passione.
Poi
sentì il tocco della sua mano farsi più deciso,
mentre il volto del pittore si
avvicinava sempre più al suo. Ezio pensò che
scostarsi sarebbe stato saggio,
piuttosto che rimanere immobile come stava facendo. Perché
gli sembrava che le
sue membra fossero diventate di pietra? Fu più forte di lui
il desiderio di
quel bacio.
Sentì
prima la barba folta di Leonardo pungerlo con delicatezza, poi le sue
labbra leggermente
secche posarsi piano sulle sue, premendosi poi con una leggerezza
inusuale.
Ricordava
con ogni minimo dettaglio i baci intensi e gli amplessi passionali
condivisi
con lui anni addietro. Invece quel bacio non aveva nulla di tutto
ciò: puro e
casto, sembrava l’emblema dell’amore.
La
vecchiaia aveva fatto riscoprire ad entrambi un altro lato della loro
storia. Probabilmente
erano finiti i tempi delle ferventi passionalità, del sesso
sfrontato ed
intenso fino alle luci dell’alba. Il loro amore si stava
trasformando assieme
ai momenti della loro vita. Il passato era passato ed entrambi sapevano
che non
sarebbe più tornato.
Ezio
rispose al suo bacio, pur imprimendo alle sue labbra una spinta
maggiore
rispetto a quelle dell’artista, frutto di
un’inconscia passionalità ancora non
perduta.
Si
distaccarono l’uno dall’altro con lentezza, mentre
i loro sguardi non si
lasciavano un solo attimo.
-Lo
sapevo che sarebbe stato un errore entrare qui…-disse Ezio
amaramente.
-Avevi
paura di questo? Di un semplice bacio?-chiese Leonardo con un sorriso
intelligente.
-Non
è un semplice bacio…E tu lo
sai…-rispose Ezio con altrettanta furbizia.-E sai
anche che non posso restare qui con te, ma lo hai fatto lo
stesso…Perché
soffrire tanto, Leonardo?-
-Ti
farò anche io una domanda, Ezio…meglio un giorno
da leone o cento da
pecora?-chiese l’artista, sapendo già quale
sarebbe stata la risposta di Ezio.
L’assassino
rimase in silenzio, intuendo che non aveva bisogno di rispondere al suo
amico,
che conosceva fin troppe risposte, forse persino quelle che neppure lui
aveva.
-Non
temere Leonardo…non sarà un solo
giorno…ora che sono tornato a Firenze avremo
modo di vederci più spesso…e sarai sempre il
benvenuto nella mia casa…-disse
Ezio sorridendo.
-Ma
tu hai una compagna…e chissà…magari un
domani una famiglia…-
Ezio
abbassò lo sguardo, consapevole al’improvviso di
non avergli detto tutto
quanto.
-Molto
presto, Leonardo. Sofia è incinta.-disse semplicemente.
-E
così diventerai padre, Ezio. Ne sono
fiero…-disse, pensando con gioia che
almeno Sofia aveva donato qualcosa che lui certamente non poteva dare
al
fiorentino.
-Nascerà
a maggio, se tutto va bene…-aggiunse Ezio sorridendo.
-Oh…mancano
pochi mesi, dunque! Non sai quanto sia felice di questa notizia! Mi
piacerebbe
tanto poter vedere tuo figlio, o figlia che sarà!-
-Sarai
tra i primi a saperlo…te lo prometto amico mio! Ti
presenterò come…Zio Leonardo!
Che ne pensi? Ha un suono gradevole, no?-chiese con un ampio sorriso.
Leonardo
si intenerì a quel pensiero e sorrise al suo amato Ezio.
-Sì…hai
ragione! E ti assicuro che lo amerò come un
figlio…-disse con tenerezza, assai
vivida nei suoi occhi cerulei e sinceri.
-Una
sera di queste vieni a cena a casa mia…desidererei
presentarti Sofia…-
-Con
immenso piacere…-
Ezio
sorrise e strinse a sé il corpo ancor mingherlino
dell’artista, in un caldo
abbraccio colmo di sentimento.
-Torna
a lavorare…non voglio più distrarti, amico
mio…-disse Ezio.
-Non
ti vedo da quattro anni e secondo te mi importa del lavoro?-chiese
Leonardo
stupito. -Piuttosto…siediti e raccontami tutto
dall’inizio…-continuò
indicandogli la sedia poco distante.
Entrambi
si sedettero l’uno di fronte all’altro.
Avevano
così tanto da raccontarsi che la sera li sorprese, mentre
ancora si narravano
degli anni precedenti.
** * *
Erano
trascorsi già due giorni da quando aveva rivisto Leonardo.
Avevano
parlato a lungo delle loro vite, delle loro esperienze fino a notte
avanzata.
Ed
Ezio era rientrato silenziosamente a casa, mentre la sua donna era
già crollata
tra le braccia di Morfeo. Il giorno dopo era stato complicato
convincerla che
era rimasto tutta la sera dal suo amico! A volte dimenticava come le
donne
potessero preoccuparsi per nulla o come riuscissero dal niente a
scatenare la
gelosia.
Allora
per rimediare,le propose di invitare a cena il pittore per la sera
successiva.
E
proprio in quel momento stava attendendo l’arrivo
dell’amico seduto davanti al
caminetto.
Sofia
aveva già preparato la tavola, illuminata da numerose
candele, mentre la sera
iniziava a calare sulla Toscana.
Sentì
uno scalpiccio di zoccoli sul sentiero di ghiaia che conduceva al
casolare.
Ezio si alzò dalla poltrona e accompagnato da Sofia si
recò fuori casa.
Leonardo stava legando la cavezza del suo baio ad un palo poco
distante. Poi
l’inventore si voltò, notando la coppia che li
attendeva.
Affrettò
il passo, mentre i suoi occhi si accendevano di vivida luce e le sue
labbra si
schiudevano in un ampio e sincero sorriso.
-Madonna
Sofia è un onore fare la vostra conoscenza…-disse
accennando un inchino col
busto.
-L’onore
è mio, Messere.-disse Sofia con un sorriso.
-Ezio,
amico mio, grazie dell’invito…-disse poi
rivolgendosi all’assassino,
prodigandosi in un breve abbraccio, a cui Ezio rispose, accompagnandolo
con una
pacca leggera sulla spalla.
-Vieni…ti
faccio vedere la mia nuova dimora…-rispose
l’assassino iniziando a passeggiare
con l’artista attraverso il giardino e le stanze della casa.
Quando
fu l’ora di cena, Sofia servì una deliziosa zuppa
di verdure ed alcune carni
fresche di cacciagione, dall’ottimo aroma, il tutto condito
da buon vino
toscano.
-Ezio
mi ha detto che siete una libraia, Sofia…-disse Leonardo
verso metà della cena.
-Sì…ma
non vendo solamente libri…mi interesso particolarmente di
testi antichi, che ho
acquistato durante i miei viaggi o che mi faccio spedire da luoghi
lontani. Amo
ciò che è diverso ed innovativo…-disse
con un sorriso.
-Mi
trovate assolutamente d’accordo, mia cara. Come forse Ezio vi
avrà detto, sono
un uomo che coltiva molti interessi…-
-Non
essere modesto, Leonardo…-disse Ezio con un sorriso,
intervenendo nella
discussione.-Sei veramente geniale, in qualsiasi campo del
sapere…-
-Suvvia,
non esagerare Ezio!-disse Leonardo, con un velo di rossore.
Sofia
sorrise a quella vivida semplicità e modestia, ben sapendo
quanto da Vinci
fosse stimato a quei tempi presso le maggiori famiglie.
-Se
vi aggrada, dopo cena potrei mostrarvi la mia personale
biblioteca…-disse la
donna rivolgendosi con cortesia al suo ospite.
E
così fece, intrattenendo Leonardo per molto tempo dopo la
cena. Ezio li
accompagnò, per lo più in silenzio, mentre i due
discutevano di opere scritte,
di pittura, di architettura veneziana e altri argomenti su cui Ezio non
amava
soffermarsi, sebbene per gli altri fossero decisamente una passione
comune.
Sorrise
nel notare come quei due riuscissero ad andare così
d’accordo. Sotto molti
aspetti Sofia e Leonardo non erano poi così dissimili. Forse
era per questo che
si trovava tanto bene con entrambi. Osservò la sua bella
Sofia, con la pancia
che iniziava ad intravedersi sotto le vesti, accanto al suo Leonardo,
invecchiato, ma senza aver perso un briciolo del suo genio.
Proseguirono
poi la serata a chiacchierare davanti al caminetto.
-Narratemi….come
avete conosciuto Ezio?-si informò Sofia.
-Conoscevo
già suo padre, ma quando lo vidi per la prima volta, Ezio
non era nient’altro
che uno scapestrato diciassettenne!-disse Leonardo ridendo.
–Non potreste
immaginare i guai che combinava!-
-Ma…Leonardo!-esclamò
Ezio con un tono da finto indispettito. In realtà sorrideva
anche lui.
-Passava
le giornate a cercare ragazze a ad istigare Vieri de’ Pazzi e
i suoi
scagnozzi…-disse l’artista ridacchiando ancora.
-Allora
immagino che il vostro influsso sia stato positivo per
Ezio…-disse Sofia.
-Non
più di tanto, cara la mia Sofia…Ezio non
è mai stato quel che si dice “un bravo
ragazzo”.-
-Leonardo
se continui di questo passo mi metterai in difficoltà con
Sofia!-
-Suvvia…non
dicevo sul serio! Anzi, Madonna, se devo essere sincera siete stata
molto
fortunata ad aver trovato un uomo come Ezio. Amatelo sempre come
merita…-aggiunse l’artista. Per un istante i suoi
occhi furono pervasi di
tristezza e Sofia se ne accorse, pur rimanendo in silenzio.
-Certamente…-sorrise
la donna.
-E
tu tratta come si deve la dolce Sofia…non troverai
facilmente un’altra donna
come lei…che ti sopporti…-disse
l’artista con tono divertito.
Ezio
sorrise con affetto in direzione di Leonardo.
La
discussione proseguì ancora per diverso tempo, sui
più disparati argomenti, finché
per l’inventore non fu l’ora di tornarsene alla sua
bottega.
-Madonna,
vi ringrazio infinitamente per la splendida cena e per il meraviglioso
intrattenimento di questa serata. E’ stato un piacere ed un
onore fare la
vostra conoscenza…-
-Anche
per me, Messere. Ma vi prego, la prossima volta datemi del
tu…-concluse Sofia.
-Solo
se farete lo stesso con me…-disse Leonardo sorridendo.
–Quando volete siete la
benvenuta alla mia bottega…-
Così
detto salutò Ezio con un abbraccio fraterno e
salì in groppa al suo cavallo,
sparendo nel buio della notte fiorentina.
Ezio
e Sofia rientrarono in casa e l’assassino si
apprestò a percorrere le scale che
conducevano alla camera da letto.
A
metà si bloccò verso
Sofia:-Allora…come ti è sembrato Leonardo?-
-Un
uomo decisamente straordinario…colto ed intelligente come
mai ho conosciuto. Mi
ha davvero sorpreso…anche se…non so…ha
qualcosa di strano…-concluse con tono
dubbioso.
-Che
cosa?-
-Non
so…forse era una mia impressione…ma ti guardava
in un modo…come se tu...gli
piacessi…-disse Sofia con tono innocente.
*Dannate
donne! Come facevano ad accorgersi di tutto?* si domandò
Ezio, mentre osservava
la sua compagna.
-Trovi?
A me non sembrava affatto…-disse Ezio con tono secco, mentre
si voltava e continuava
a percorrere le ultime scale.
Sofia
non rispose, ma il suo sguardo lasciava intuire che quella risposta non
la
convinceva, mentre seguiva il suo compagno al piano superiore.
Si
soffermò alla finestra a metà delle scale,
notando il buio della campagna
toscana e in lontananza le luci che provenivano dalla città.
Buonanotte,
Firenze.
|