Boo
Boo-yah!!
Vi
presento una Jisbon nata mentre ero in dormiveglia hahaha
Quante
idee che mi vengono in mente nei momenti meno opportuni u.u
Dopo
lo sclero, buona lettura :)
La
copertura, la coperta e oltre.
Sotto
copertura nella stanza da letto.
"Questo
è uno scherzo..."
Teresa
Lisbon restò a bocca aperta quando aprì la porta della stanza d'albergo dove
lei e il suo consulente Patrick Jane erano stati inviati in missione sotto
copertura.
Era
accaduta una tragedia.
Nella
loro stanza c'era un letto matrimoniale.
Al
centro della stanza.
Un
letto matrimoniale con federe rosa, a forma di cuore e cuscini rossi... a forma
di cuore anche loro.
La
dolce e minuta poliziotta si chiedeva cosa ci facesse un letto matrimoniale
quando aveva chiesto esplicitamente a Van Pelt di prenotare due stanze, e se
proprio non era possibile, almeno una stanza con due letti singoli.
A
quanto pare le sue richieste erano state miseramente glissate.
Grace
Van Pelt l'avrebbe pagata cara.
Certo,
le avrebbe fatto pagare tutte le spese dell'albergo!
Jane
non parve preoccupato, anzi, come un bambino si precipitò sul letto facendo una
capriola, poi ci si sedette sopra, constatando soddisfatto la sua morbidezza.
Si
voltò verso la sua collega, ancora imbronciata sull'uscio della porta.
Lisbon
guardava alternativamente prima la stanza e poi il suo consulente con quel
sorriso da ebete.
"Non
essere timida, Lisbon, e vieni a sentire questo letto... deve essere proprio
comodo..." disse Jane e iniziò ad accarezzare il tessuto, e questo
provocò una risatina nervosa a Lisbon.
Distolse
lo sguardo da lui e si decise ad entrare, chiudendo la porta dietro di sé.
"Ora
non startene lì impalato e aiutami a disfare le valigie!"
"Agli ordini, capo!"
Teresa
Lisbon maledì se stessa il giorno in cui aveva accettato il caso.
"Dai,
Lisbon... fammi venire con te... sarà divertente!"
E
per giunta sotto copertura! Quando Patrick Jane le aveva chiesto di unirsi a
lei, Lisbon aveva dapprima storto la bocca, poi per non darla vinta al
consulente, lo aveva assecondato, sfoggiando un bellissimo e smagliante sorriso,
tale da far invidia ad una pubblicità di dentifricio.
"Che
cazzo sono quegli occhiali da sole?!"
La
delicata e minuta agente aveva davanti a sé la sua squadra, la migliore del CBI,
che indossava occhiali da sole all'ultima moda.
"I
tuoi denti sono così luminosi che ci accecano."
Kimball
Cho, l'uomo saggio dalle poche parole aveva parlato.
Teresa
Lisbon maledì se stessa (di nuovo!) il giorno in cui aveva chiesto a Grace Van
Pelt di prenotare due stanze singole, una per lei e una per Jane. Dopo averle
scritto a caratteri cubitali "DUE STANZE SINGOLE", qualcosa era andato
storto. Per forza.
I
problemi erano due: o Grace non sapeva leggere, oppure aveva la memoria corta.
Invece
no!
Quello
che non sapeva era che Jane si era messo nella postazione di Van Pelt e aveva
cambiato prenotazione mettendo "camera matrimoniale". Il biondo
consulente aveva pensato che così sarebbe stato più divertente.
Del
resto, a Lisbon non sarebbe dispiaciuta la cosa, e Patrick Jane si era accorto
da un bel po' di tempo che lei lo perdonava sempre. Si incazzava, è vero, ma
poi gli perdonava sempre ogni marachella che combinava.
Dopo
aver disfatto le valigie, i due finti marito e moglie per copertura,
controllarono se le loro cimici erano posizionate e ben nascoste nei propri
vestiti. Ci sarebbe stato un gran galà quella sera nell'albergo dove
alloggiavano, un hotel di lusso, ed entrambi si erano messi in tiro.
Patrick
si era cambiato in camera, indossando uno smoking nero, un classico, coordinato
con camicia bianca e papillon nero. La sua cimice era posizionata all'interno
del taschino esterno alla giacca.
"Pronto?
Prova...1...2...3...Patrick Jane is on the line, yeah!"
"Jane,
tutto okay lì?" la voce di Grace risuonava dall'altra parte del microfono.
La
rossa poliziotta era stata messa come responsabile dell'apparecchiatura
elettronica, essendo lei la più brava con la tecnologia.
Intorno
a lei, Cho e Rigsby seguivano la missione con molta attenzione, origliando dal
piccolo microfono.
Cho
sostituiva Lisbon, essendo il suo secondo nella squadra.
"Splendidamente,
Grace! Questi microfoni oltre ad essere piccoli e impercettibili, riescono però
a captare qualsiasi rumore!"
"Le
gioie della tecnologia!" rispose Grace sorridendo.
"Non
mi spierete mica mentre sono in bagno?!"
"Jane... e che schifo!" fecero in coro Cho, Rigsby e Grace, portandosi
una mano davanti la bocca per il disgusto.
Patrick
se la rideva e sistemando per l'ultima volta il microfono, non curante si
diresse verso la porta del bagno della camera.
Aprì
la porta per ritrovarsi una saponetta in faccia.
"A-oh."
"Jane!!
Ma ti sei scordato che mi stavo cambiando in bagno??"
La
splendida poliziotta mora stava finendo di sistemare il suo vestito nero, con
una scollatura ovale che lasciava intravedere un effetto di vedonon vedo,
legato poi dietro al collo da un fiocco che le cadeva da dietro la nuca fino a
sotto le scapole. Il vestito era stretto in tutto e lei faceva il possibile per
cercare di abbassarlo sotto il ginocchio... ma invano!
Mentre
Teresa faceva una faccia disgustata e un po' scoglionata, forse imbarazzata,
Patrick era rimasto a bocca aperta per tutto il tempo e continuava a guardarla
dall'alto in basso, facendo cadere l'occhio sulle parti del corpo della donna in
bella vista, ovvero: le sue gambe e la scollatura al seno.
Sembrava
di assistere ad un deja-vu: l'ultima volta che l'aveva vista con un vestito era
quando indossava quel grazioso abito rosa confetto e lui l'aveva definita una
"piccola principessa arrabbiata."
"Okay...
due cose ho da dirti...prima che tu apra bocca!"
Teresa
bloccò Patrick ponendogli il dito indice accusatore contro. Lui, da bravo
mentalista e amante del giochetti mentali, rise tra sé e non disse nulla.
Si
schiarì la voce, poi iniziò.
"Uno:
Van Pelt deve morire, questo vestito mi fa sembrare una prostituta! Due,
Jane..." attirò di nuovo l'attenzione del mentalista, che era stato
beccato in flagrante mentre le guardava le sue curve "il mio viso si trova
a circa 10 cm dal mio seno!..."
Arrossita
come non mai, la poliziotta abbassò lo sguardo verso quel suo corpo che non era
abituata a vedere così spesso.
Se
il cretino davanti a lei prima era solo un cretino, ora appariva un uomo
comprensivo e guardava la sua collega con occhi diversi, forse per la prima
volta da quando si conoscevano.
La
guardava e mostrava un sorriso sincero e genuino, non uno beffardo e furbo.
Il
mentalista aveva intuito già da tempo che Teresa provava qualcosa per lui, e
del resto anche Teresa si era accorta che più tempo passavano assieme e più
lei era presa da lui, e non dai casi che risolvevano.
Dopo
qualche imbarazzante secondo, Teresa fece dei versacci e con l'occhio indicò
Patrick ad uscire.
"Ops,
vero... ti lascio ad un tete a tete tra te e il tuo corpo, che non sei abituata
a vedere spesso... così!" disse e le diede un'altra occhiata.
Ma
fece in tempo ad aprire e chiudere la porta, evitando un'altra saponetta sul suo
volto.
La
leggiadra donna in nero aveva una mira infallibile!
Rimase
da sola ad osservarsi allo specchio: non era poi così male, solo che a lei non
piaceva fare la provocante, e neanche vestire sexy. Era una tipa tosta,
cresciuta tra ragazzi, a badare ai suoi fratelli; pochi fidanzatini in età
adolescenziale, quindi ogni volta che si metteva un vestito, si trovava sempre
in quella situazione di vergogna.
In
quel momento stava di nuovo maledicendo Grace per la scelta del vestito...
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la scollatura di Teresa è come questa ---> http://www.superiorpics.com/pictures2/6468_tunney69441.jpg
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