...e se le quelle nuvole nere in cielo offuscano una luna
così splendente, io sono tranquilla perché so che a causa di quello che provo
sono condannata a non poter godere della bellezza di questa mia luna, e se così
non fosse dovrei provvedere io stessa a punirmi, rendendo la mia vita senza te
ancora più umiliante. E così cercando di cogliere quei pochi raggi di luce
siedo sul tetto della mia casa, mentre attorno a me tutto sembra rivoluzionarsi
io ho ormai rinunciato a trattenere le lacrime di paura, perché so che se non
sarò in grado di svegliarmi dal torpore nel quale mi sono adagiata perderò
presto coscienza di me stessa. Oggettivamente, non credi anche tu che sia un
ottimo modo per terminare coerentemente questa vita vissuta, sin da quando ero
bambina, nel tentativo di compiacerti e mai contrariarti? Cercando invano di
avere la tua confidenza, costruendomi l’illusione di esserti utile in qualche
modo. Eppure non sono coerente con me stessa. Avrei abbastanza coraggio per
morire, se solo tu me lo chiedessi. Ma ho paura, temo la pazzia della quale già
spesso reco i sintomi. Mi rifiuto di credere che una creatura dolce, paziente,
acuta, sensibile come te possa avere un effetto così negativo su chiunque.
La mia luna è ormai scomparsa definitivamente. Sarà meglio
che io ritorni in casa.
Ancora una volta il giorno è tornato a disturbare la mia
anima.
La casa nella quale mi rifugio la notte è come sempre
scomparsa, per lasciare il posto all’ospedale psichiatrico che è un ben misero
rimpiazzo di quell’ambiente così confortevolmente buio e caldo.
Ancora una volta sono costretta a ricevere visite da parte
di persone che sono stata costretta a rimuovere dai miei ricordi, per il tuo
bene e la mia ulteriore dannazione.
< Perché ti sei ridotta così? Non sembri più neppure
umana >
Io non sono certo una di quelle persone che si rinchiudono
nel mutismo. Perché io non sono pazza.
< Hai ragione. Non sono umana, se non riesco neppure a morire.
Non posso ne vivere ne morire ora, ma se lei mi ordinasse di morire il mio
corpo si piegherebbe al suo volere >
< Ma non ha senso. La ami, no? Perché dovresti desiderare
di morire? >
< Io non desidero morire, neppure la amo! Non la amo
perché, semplicemente per istinto,tendo a non prendere decisioni che possano
farla soffrire. E lei non saprà mai niente, non mi vedrà mai più >
Il suo sguardo, a queste mie ultime parole, si fa quasi
canzonatorio. Il mio inconscio mi grida di tacere, di mandare via quella
persona, ma come sempre nelle ore di luce non posso ascoltarlo. E’ illogico.
< Ma perché no? Tu non sai minimamente cosa pensi lei. Se
tu ti fossi dichiarata prima, forse non saresti qua >
A quest’affermazione, come sempre, non posso fare a meno di
sorridere.
< Il mio destino è questo. Non mi devo dichiarare. Vivrò
e morirò in eterno perché questo è il suo volere >
La mia sicurezza oggi non spaventa quella persona che, di
fronte a me, mi lancia un sorrisetto ironico e si
alza. E non capisco cosa stia pensando. Si allontana, va verso la porta e la
apre. E da lontano, una figura entra nel mio ormai ridottissimo campo visivo. E
sento il mio corpo tremare, mentre le mie vene si tendono ed il mio stomaco,
del quale solo ora ricordo l’esistenza, sembra lottare per evadere dal mio
corpo. Più la figura si avvicina, più la mia vista si fa annebbiata. Combatto
disperatamente con me stessa per tenere gli occhi aperti, per scorgere il tuo
sorriso, ma non ho abbastanza forza, ed involontariamente mi ritrovo sdraiata sul
letto.
E mentre vedo le pareti ed il soffitto della stanza che si
accartocciano lentamente come fogli di carta bruciati e si piegano su di me, da
lontano sento la tua voce che sussurra, come un sibilo di vento mattutino “Ora
puoi morire”