L'ombra del male.

di stardream
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Erano le quattro del mattino quando il bussare insistente alla porta dell'ufficio mi strappò dal mondo dei sogni. Strano che la piccola Trucy non si fosse svegliata con tutto quel rumore. Ancora più strano era il fatto che qualcuno fosse in giro a quell'ora del mattino. Il rumore era cessato, nessuno bussava più alla porta.
Lentamente sollevai lo spioncino per valutare la situazione all'esterno, non si sa mai, di notte si possono fare gli incontri più inpensati. Proprio la sera precedente la piccola Tru gli aveva raccontato di aver avuto l'impressione che qualcuna la stesse seguendo. Certo la presenza di Apollo al suo fianco lo aveva molto rassicurato, ma per quanto il giovane avvocato fosse attento ed affidabile, come padre non poteva far a meno di preoccuparsi per la sua adorata figlia.
Fuori sembrava tutto tranquillo, non c'era nessuno dietro la porta. Mi voltai per tornare in camera ma non riuscii a muovere un solo passo, ero come inchiodato al pavimento da una forza misteriosa che mi impediva di muovere le gambe. Abbassando lo sguardo mi resi conto di un particolare fin troppo strano, una luce violetta penetrava dalla fessura sotto la porta e giungeva fino ai miei piedi intrappolandoli in un fascio luminoso stranamente tiepido. Provai a fare un passo verso l'uscio ed incredibilmente mi accorsi che riuscivo a muovermi. Raggiunsi la maniglia ed aprii la porta, ciò che vidi mi gelò il sangue nelle vene. Una giovane donna distesa ai piedi della porta; indossava un lungo cappotto viola ma si distingueva nettamente una macchia rossastra all'altezza della gamba destra; era ferita.
'Lei è ferita. La porto in casa e poi chiamo l'ospedale...'
'No, non è niente, è solo una ferita marginale'
disse la ragazza. Mi afferrò il lembo della maglia e mi guardò negli occhi. 'Lei è Phoenix Wright, vero? L'avvocato Phoenix Wright'
'Dovrebbe sedersi e medicarsi la...'
'Risponda, la prego'
, disse
'Si, sono Phoenix Wright e no, mi dispiace, non sono più un avvocato da molti anni ormai.'
Senza aspettare ulteriori proteste la presi tra le braccia per portarla in casa mentre lei mi guardava con afflizione, quasi fosse dispiaciuta di sentire cio che avevo appena detto. Era davvero leggera, i suoi capelli spuntavano da sotto un cappello dello stesso colore del cappotto, erano di un marrone chiarissimo; non poteva avere più di quindici o sedici anni, la stessa età di Trucy. Mentre percorrevo i pochi passi che mi separavano dal divano del... ehm ormai non sapevo più neanche come chiamarlo questo posto; ufficio, ingresso, salotto, c'era tanta di quella roba che nemmeno Houdini, per quanto bravo fosse, sarebbe riuscito ad evadere da tutto quel ciarpame.
La feci accomodare sul divano mentre io presi posto sulla poltrona, ovviamente non prima di averla svuotata dai tomi di legislatura che Apollo vi aveva poggiato qualche settimana prima.
'Da quando non è più un avvocato?' mi chiese guardandosi intorno. La stanza la affascinava molto, era curioso il modo in cui osservava scropulosamente tutto il disordine che la circondava.
'Da un pò' le risposi gettando un occhiata alla camera di Trucy, tutto sembrava tranquillo.
'Mi dispiace per le condizioni della stanza, come può vedere, io e mia figlia non siamo molto ordinati', dissi guardando la foto della piccola Tru poggiata sul tavolino accanto al divano.
'Non sapevo che avesse una figlia, signor Wright', disse. Il suo tono era più freddo, più distante. Il suo sguardo si posò su Charley, poi di nuovo su di me. I suoi occhi mi ricordavano qualcuno, ma chi!
'Chi sei?' chiesi, sperando ingenuamente che mi desse una risposta semplioce ed immediata.
'Non ha importanza chi io sia, sono venuta quì per portarle un messaggio urgente.' Detto questo la ragazza mise le mani in una delle tasche interne della giacca e tirò fuori una busta .
'Mi è stato chiesto di consegnarle questa.' Dicendò ciò mi consegnò la lettera e fece per alzarsi, quando la fermai afferrandola per il cappotto che rimase tra le mie mani. Rimasi incredulo nel vedere quali erano i suoi abiti, un vestiario incredibilmente familiare che mi riportò alla mente mille ricordi. La ragazza che era di fronte a me vestiva gli abiti delle medium di Kurain, era tutto come nei miei ricordi tuttavia, c'era un particolare che mi sfuggiva. Una lacrima le rigò il volto mentre  si allontanava, affermando con voce triste e piena di aspettative 'La prego signor Wright, ci aiuti'. Mi alzai per fermarla, dovevo sapere chi fosse e perchè non mi avesse detto che veniva dal villaggio, ma prima che potessi raggiungerla sparì, lasciando dietro di se solo una lettera ed una lacrima caduta sul pavimento.





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