Basta parlare
La
pioggia continuava a cadere incessante mentre il cielo uniformemente
plumbeo rispecchiava perfettamente lo stato d'animo di Michiru che
guardava rassegnata il tetro panorama dall'ampia vetrata. Un triste
sospiro e poi decise di andare in cucina per prepararsi una veloce
colazione.
Studiò alcuni spartiti musicali che la sera precedente aveva
lasciato sul tavolo mentre pian piano un buon aroma di caffè
andava propagandosi, deliziando il suo olfatto.
Spense il fuoco, prese una tazzina e versò la nera bevanda,
rischiando di scottarsi con la moka incandescente.
Era nervosa e delusa.
Un altro giorno senza Haruka era un motivo più che
sufficiente
per metterla di cattivo umore. Quei dannati test invernali erano
capitati nel periodo meno opportuno visto che aveva trascorso anche il
giorno del suo compleanno senza la compagna, cercando di celare la sua
malinconia alle ragazze che erano state così carine
nell'organizzarle una festa a sorpresa.
- Forse riesco a liberarmi per dopodomani, tu prega che non piova
altrimenti sarò costretta ad effettuare anche i test sul
bagnato
-
Naturalmente poteva Madre Natura trattenere un po' la vescica
per
consentirle di avere la sua donna tutta per sé per una
giornata
intera? Ovvio che no! Una bella pioggia torrenziale era proprio
l'ideale per farle passare una giornate destinata a restare indelebile
grazie a quell'incazzatura di dimensioni colossali, che si ingigantiva
ancor più con il passare dei minuti.
Meglio fare una doccia calda, aveva davvero bisogno di rilassarsi.
Preparò l'accappatoio e degli asciugamani e si
recò in
bagno; si denudò pronta a sentir scorrere sulla propria
pelle le
carezze rilassanti riservatale dal proprio elemento che aveva la
capacità di calmarla totalmente. Aprì con un
gesto
energico il rubinetto.
Le partì un urlo isterico quando il suo corpo venne
investito da
un getto d'acqua gelata che la costrinse a fuggire via nuda.
Maledetta caldaia difettosa! Indossò l'accappatoio mentre
tremava dal freddo; la cosa che più la infastidiva era il
dover
uscire fuori per controllare il funzionamento di quell'aggeggio
infernale poiché non era la prima volta che le combinava uno
scherzo simile.
Mise le ciabatte e decise di indossare un giubbotto sull'accappatoio;
di certo non avrebbe vinto il concorso di "Miss Eleganza" ma per pochi
attimi poteva andar bene visto che aveva tutte le intenzioni di
riprendere la doccia da dove l'aveva lasciata.
Uscì fuori pronta ad ingaggiare una battaglia all'ultimo
sangue
contro la sua nemica giurata. Faceva un freddo cane ma la violinista
era così inviperita da non badarci.
- Credi di essere stata divertente? Adesso mi diverto io! -
disse Michiru, rivolta alla caldaia che ai duelli a distanza
ravvicinata con la guerriera di Nettuno era già abituata.
Una folata di vento più fredda delle altre fece battere i
denti della ragazza... e sbattere con violenza qualcos'altro.
- Merda! - tuonò Michiru, abbandonando
definitivamente la
proverbiale delicatezza e signorilità che l'avevano sempre
contraddistinta, quando capì di essere rimasta fuori e per
giunta mezza nuda. Corse verso la porta che il vento si era divertito a
chiudere, avventandosi come una furia su di essa, provando a riaprirla
a suon di spallate ma fu tutto inutile.
Ma che diamine aveva fatto di male per meritare tutto ciò?
Si
passò una mano tra i capelli mentre pensava il da farsi;
avrebbe
di certo dovuto rompere il vetro della finestra per rientrare in casa.
Non c'erano altre alternative.
Prese una delle pietre marine che erano appoggiate alla parete esterna
della casa a mo' di ornamento, fece qualche passo indietro
per
non essere investita dalle schegge e la scagliò contro la
grande
vetrata della finestra.
Un'espressione da ebete con gli occhi letteralmente fuori dalla testa
le si stampò sul viso quando vide il sasso colpire il vetro
e
rimbalzare indietro come se si fosse scontrato con un muro di gomma.
Solo un piccolo, insignificante sfregio.
Non poteva accettare quell'ennesimo affronto! Era come se tutti gli
oggetti inanimati di quella casa avessero preso vita e si fossero
coalizzati contro di lei.
- Prova con questa -
Una mano le porse una pietra molto più grossa e pesante.
- Grazie! - Con quella avrebbe davvero spaccato il mondo!
Un momento...
Si girò di scatto e mai visione fu più gradita.
- Haruka!? -
La bionda non riuscì a dire una parola, aveva tentato in
tutti i
modi di trattenere le risate dopo lo spettacolino a cui aveva assistito
ma l'impresa si era rivelata ostica.
- Beh, c'è la remota possibilità che tu mi dia
una mano
dopo aver riso delle mie disgrazie? - chiese acida Michiru.
- Ok, ok, non ti arrabbiare - rispose la bionda, prendendo
dei
gran respiri per frenare la ridarella che l'aveva presa alla sprovvista.
- Ma si può sapere che diavolo è successo? -
chiese Ten'ò mentre tirava fuori la chiave che portava
sempre
con sé e apriva la porta di casa facendo accomodare per
prima la
violinista che tremava dal freddo.
- Non me ne è andata una giusta... -
farfugliò Michiru mentre le diventavano gli occhi
lucidi.
- Hey, cosa c'è? - domandò con voce
piena di
dolcezza la guerriera di Urano, perfettamente consapevole che da
lì a poco la compagna l'avrebbe innaffiata con un pianto a
dirotto. Le prese il viso tra le mani scostandole con delicatezza
alcune ciocche ribelli.
- Scusami, non avrei dovuto ridere di te -
sussurrò dispiaciuta.
Michiru si lasciò coccolare senza proferire parola, poi la
guardò lasciando che calde lacrime scivolassero
giù.
- Ti prego, non fare così, non... -
Un bacio fermò sul nascere l'ennesima frase di scuse che
stava per pronunciare la bionda.
- Ah, ecco, adesso ti riconosco - disse Haruka, sorridendo.
- Alla fine sei riuscita a liberarti... Mi sei mancata da morire -
No, Ten'ò non era riuscita a liberarsi dai suoi impegni,
aveva
semplicemente fatto un colpo di testa, abbandonando tutto sul più bello e probabilmente la cosa le
sarebbe costata cara ma non le importava, l'unica "cosa" che
per lei aveva davvero importanza era lì, tra le sue braccia.
Il fuoco all'interno del camino emanava un piacevole calore che per
lunghi minuti fu testimone silenzioso di baci appassionati e tenere
carezze.
- Avevo preso un mazzo di fiori per te, a Suzuka -
- Uhm, solo un mazzo di fiori? - chiese Michiru, tra il
sarcastico ed il deluso;
- No, avevo scritto anche un biglietto - rispose ironica la
compagna.
- Mmh... e come mai non vedo né l'uno né l'altro?
-
- Li ho dimenticati in albergo -
- Ah, bene! -
Un attimo di silenzio, poi la ragazza dai capelli acquamarina assunse
l'espressione di una bimba viziata che non crede più alle
favole,
chiedendo: - L'hai lasciato in auto, vero? -
Haruka rise divertita, comprendendo a cosa si riferiva la sua ragazza;
- Non ti si può nascondere nulla! Ebbene si, il tuo regalo
è in auto -
Ovvio. La fidanzata non era certo il tipo da un mazzo e via.
- Comunque il mazzo di fiori con relativo biglietto l'ho davvero
dimenticato in albergo. Non sei curiosa di sapere cosa ti avevo
scritto? -
- Perché, riesci a ricordarlo? -
- Guarda che non sono così ottusa come sembro! -
Michiru rise. Conosceva bene i punti deboli della compagna e sapeva sin
dove spingersi quando aveva voglia di stuzzicarla.
- Dai, dimmelo - disse infine.
- Aspetta -
Haruka liberò la ragazza dal suo abbraccio e si
sistemò in modo da trovarsi faccia a faccia con lei,
guardandola diritta negli occhi.
- In quel biglietto c'era scritto che... - sorrise
imbarazzata. Non riusciva a capacitarsi del fatto che nonostante
stessero insieme oramai da tanti anni, per lei era come se il tempo si
fosse fermato: ogni volta che guardava la sua donna dritta negli occhi
si sentiva quasi mancare, così grande era la mole di
emozioni che riusciva a suscitare in lei, facendola sentire come
un'adolescente alla sua prima vera cotta, la sua eterna cotta.
Proseguì.
- Le persone temono il tempo, temono il male e la morte e non posso
biasimarle per questo, poiché il tempo divora la nostra vita
portando via con sé le cose più preziose che
possediamo.
Il male ci fa paura perché distrugge la nostra
realtà e la parte migliore di noi come un cancro che non
concede tregua, né possiede pietà.
La morte invece pone fine a tutto e dopo il suo passaggio rimangono
solo i ricordi.
Io invece non temo il tempo, né il male, né la
morte perché il tempo mi ha legata a te ed è il
nostro amore a cibarsi di lui; non temo neanche il male
perché sei tu la parte migliore di me e lui trema e fugge
dinanzi alla tua innocenza e perfezione ed infine non temo la morte
poiché essa non potrà mai dividerci
perchè siamo un corpo ed un'anima sola e per noi la morte
non sarà altro che l'ultimo gradino prima di un nuovo
inizio... Questo c'era scritto nel biglietto -
Il muto e rapito oceano accolse quelle parole come pioggia che ne
ingrossa il ventre, come vento che ne aumenta la potenza, come amore
che riempie di vita.
- Ti amo - sussurrò Michiru;
- Adoro il modo in cui lo dici, anche se lo fai raramente. Ti prego,
dillo ancora -
- Ti amo Haruka Ten'ò -
- Ancora... -
Le labbra delle due ragazze si sfiorarono e le mani di Michiru si
intrufolarono sotto la camicia di Haruka accarezzando la nuda e
vellutata pelle, prima che l'ultimo sussurro le abbandonasse l'una
nelle braccia dell'altra.
- Basta parlare. -
Lo so, lo so...
Qualcuna di voi in questo momento vorrebbe strozzarmi per aver
interrotto sul più bello ma ero in vena di romanticismo e
non di limonate e comunque chi legge le mie storie sa bene che quel
divano ha già regalato delle soddisfazioni ad Haru e Michi...
Ci vediamo alla
prossima occasione (ovvero, per chi fosse interessata, al primo
capitolo della "Metamorfosi" in via di ultimazione).
A presto!