Robert Fitz Walter ricordava bene l’Inghilterra di prima e i suoi
tempi d’oro. Per uno come lui sarebbe stato difficile da dimenticare. I
tempi in cui Cuor di Leone vegliava sul suo popolo, la sua terra era
orgogliosa e rispettata. Quelli erano per tutti “i tempi d’oro”, non
quelli che si ostinava a ripetere il Senza Terra. Per il re gli anni
migliori erano i successivi: il periodo dopo la morte del fratello,
quando aveva ottenuto la corona che aveva sempre bramato. Che cosa era
rimasto, di tutto quello che aveva costruito Re Riccardo? Era forse
stato un re giusto, il Senza Terra, degno di essere chiamato con questo
nome? Dal suo trono era arrivata una disgrazia dopo l’altra. Le sue
terre adesso erano ridotte ad un cumulo di case bruciate, appartenute a
chi non aveva nemmeno il denaro per vivere. La guerra era persa, ma non
solo quella. Con lei avevano perduto cavalieri, brave persone, tutto
per battaglie inutili. E l’onore. Quel che era peggio era che quando i
guerrieri tornavano a casa dalla guerra non gli restava neppure
l’onore, i francesi gli ridevano dietro e la loro patria, servita con
fedeltà per così tanto tempo, esigeva l’impossibile. Fitz Walter aveva
sempre sperato in un futuro migliore, in un nuovo ritorno dei “tempi
d’oro”, ma la sua pazienza si era esaurita già da un pezzo. D’altra
parte non era conosciuto come un uomo che dava possibilità e speranze
all’infinito a chi non li meritava. Se non arrivava nessun
cambiamento, allora l’avrebbero fatto loro. Per questo motivo non
riusciva a tollerare l’esattore arrivato quella mattina, venuto a
riscuotere il denaro, per salvare la patria, come diceva lui. Ma Robert
la sua terra la sentiva già persa.
“ Signore, le tasse che dovete al vostro buon re sono arretrate di un
mese ” constatò la voce strascicata dell’esattore.
“ Non vorrete deludere il vostro re, non è vero? “
I due si guardarono dritto negli occhi. L’esattore era un uomo sulla
sessantina, i capelli grigi e radi, compensati da due folti baffi color
giallo paglia. Scrutava il mondo con piccoli occhi di un grigio
sbiadito, sotto una fronte austera segnata dal tempo. Robert si
sforzava di non guardarlo, per non perdere definitivamente il
controllo di sé. Lo ascoltava, in ogni sfumatura della sua voce,
stringendo i pugni per l’irritazione. Rialzò la testa quando sentì
l’ombra di una minaccia nel discorso dell’uomo.
“ Se non ho pagato c’è un motivo ”. Ma l’esattore non lo fece nemmeno
finire di parlare.
“ Non farete come gli altri baroni anche voi, milord? Non me lo
aspettavo. Non sarete come i servi indegni del mio giusto re, che
si rifiutano di pagare con la scusa di non avere cibo per il loro
popolo? ”
Robert si aggrappò al suo scranno, cercando di mantenere la calma.
Doveva solo stare calmo, come lo era quell’uomo di fronte a lui. Non
gli avrebbe dato questa soddisfazione. Puntò lo sguardo sul suo
interlocutore e si illuminò di un pericoloso sorriso.
“ È questo che dice il re? Confesso che speravo avesse mantenuto un
minimo del suo onore. Ma non posso dire, invece, di non essermelo
aspettato ”.
“ Portate rispetto, milord! lodi e onori all’anima dell’Inghilterra! ”
L’esattore cominciava a spazientirsi e ad essere intimorito dallo
sguardo glaciale del barone. Questo però non gli impediva di conservare
il suo tono teatrale. Inoltre non poteva lasciar correre un’offesa
diretta alla sua migliore fonte di guadagno e di sicurezza. Robert fu
contento di essere riuscito a controllarsi. Adesso la conversazione
sarebbe stata completamente in mano sua.
“ Non vi preoccupate. Non voglio certo che la conversazione degeneri in
una situazione spiacevole” In un certo senso, era vero, ma
non gli importava niente se diventava un’atmosfera indesiderata per le
persone al di fuori di lui. Non abbandonò il suo sorriso, osservando
l’esattore congelato al suo posto. L’uomo si ricompose con un respiro e
guardò il suo avversario con un misto di minaccia e timore.
“ Se non lo volete, allora pagate il prezzo che vi spetta, e io me ne
andrò subito ”. Propose l’esattore, incoraggiato dai cavalieri
mercenari, rimasti pochi passi dietro il suo scranno. Sentendo i toni
dei due uomini accendersi e la conversazione cominciare a riscaldarsi
si erano fatti avanti. Erano in nove, tutti bene armati, dall’aspetto
si sarebbero detti guerrieri esperti. Robert si rese conto di doversi
subito liberare di quelle guardie del corpo. Fece ricorso a tutta la
sua capacità di ragionamento. Davanti a quello sguardo che brillava di
una luce determinata e astuta, all’esattore sembrò di riuscire a
sentire ronzare i pensieri del barone.
“ Oh, suvvia, milord. Perché tutte quelle guardie? Sapete, ho sempre
avuto problemi a trattare con degli uomini che dispongono di gente
armata fino ai denti alle spalle. Mi sembra di essere minacciato ”. il
suo tono di voce rimase calmo e inflessibile. Non tradì nemmeno
un’emozione, se non un sottile velo di disprezzo.
“ Smettetela di tergiversare! E non sono qui per trattare! Avete delle
tasse da versare per il nostro magnifico re! ”
“ Oh, si, è davvero magnifico finche ha i soldi e ti può pagare bene,
vero? Non lo metto in dubbio. ”
Robert decise di abbandonare definitivamente le formalità. Squadrò
l’esattore come un felino prima di attaccare la preda.
“ Come vi permettete?! ” esclamò l’esattore, in preda alla
collera. “ Ho aspettato fin troppo! Non sono venuto per farmi
insultare! ”
“ Temo proprio che allora dovrai farci l’abitudine. Perché io sono
fatto così, e perché quando arriverai dal tuo magnifico re senza il mio
denaro, ti posso assicurare che mi rimpiangerai. ” Robert iniziava
davvero a divertirsi, come tutte le volte che sentiva che avrebbe vinto
contro i potenti meno intelligenti di lui. L’esattore era sempre più
scioccato. Era rimasto gelato al suo posto, facendosi forza, non avendo
la minima intenzione di distogliere lo sguardo da quello di Robert Fitz
Walter. Alle sue spalle i mercenari cominciarono ad agitarsi. Misero
mano alle spade, digrignando i denti. Il barone ne approfittò subito.
“ Non credi che sarebbe meglio mandare a pascolare più lontano le
pecorelle? La conversazione potrebbe anche risolversi in un modo più
piacevole di quello che ti aspetti in questo momento. Chissà, potrei
anche diventare improvvisamente generoso.”
L’esattore sembrò riflettere un attimo sulle varie sfumature della
frase, mentre il barone non gli toglieva gli occhi di dosso. Deglutì, e
cercò di imporsi un contegno e darsi un’aria più coraggiosa. Fece un
segno agli uomini alle sue spalle. Questi uscirono in silenzio,
lanciando occhiate velenose a Robert, occhiate che promettevano
minacce. Forse, con quella mossa, l’esattore sperava di ottenere ciò
che voleva dal barone. Tutta via si poteva leggere chiaramente la paura
crescente nel suo sguardo, quella di coloro che si sentono
improvvisamente persi, senza nessuno che possa proteggerli. Il barone
non aveva mai abbandonato, dall’inizio della conversazione, quella
punta di sarcasmo che si poteva notare nella sua voce, e che lo
caratterizzava.
“ Sarete contento adesso! Ora date il vostro contributo per salvare la
patria! Muovetevi, o le vostre azioni avranno conseguenze a dir poco
spiacevoli! ” l’esattore deglutì ancora una volta, cercando di
assumere un’aria decisa e più coraggiosa di quella che aveva. Ma ormai
Robert sapeva che era caduto prigioniero della soggezione che incuteva
la sua persona, con tutti, ma solo con alcuni si trasformava in vero
timore. L’esattore si stava rendendo conto che era molto più semplice
comportarsi da padroni, con guerrieri armati alle spalle.
“ Sir Kerwick, perché non andate fuori a fare il buon pastore? ”Robert
fissò con sguardo eloquente uno dei suoi cavalieri, arrivato da
Dunchester tre giorni prima. Questi si inchinò, sorrise lievemente, e
uscì con tutti gli altri compagni d’armi, sei in tutto.
“ Non prendiamoci in giro, milord. L’Inghilterra non può avere salvezza
se questo re non si mette da parte.”Robert si era alzato, ed era andato
verso il lungo tavolo della sala grande, voltando le spalle
all’esattore. Questi provò a balbettare qualche parola, ma rimase
pietrificato sul suo scranno. La sua paura e il suo sgomento erano
quasi palpabili. Fuori dal portone si udirono le prime imprecazioni, e
lo stridio metallico delle spade. L’esattore capì in un attimo di
terrore quello che stava per succedere. I suoi occhi si sgranarono, con
la forza della disperazione scattò in piedi. Robert lo rigettò sullo
scranno con un gesto fulminio. Poi tornò a voltargli le spalle verso la
tavola.
“ Come osate?! ”Riuscì infine a urlare. Che cuor di leone, pensò il
barone con un lieve sorriso. Il suo avversario realizzava lentamente di
non avere via di scampo.
“ Vi avverto, signore! Voi siete nei guai! ” la sua voce suonò
incrinata e stridula. Robert si volse lentamente verso di lui, le mani
dietro la schiena e il solito sorriso affabile.
“ Io sono nei guai? Mio caro esattore…. Davvero pensavate di uscire
vivo da questo palazzo? ” l’uomo del re sembrò sul punto di svenire.
Abbassò lo sguardo, poi lo rialzò, incapace di pronunciare alcuna
parola o anche solo di muoversi. Sarebbe stato più facile se il
signore del castello davanti a lui lo avesse preso a bastonate fin
dall’inizio, e gli avesse gridato contro di uscire da casa sua.
“ Lo sapete che cosa fa sir Martewall di Dunchester, agli esattori che
osano entrare a casa sua? Li fa cacciare a frustate. Magnanimo, no?
Però vi posso assicurare che fanno davvero male.” la sua voce era quasi
un sibilo, nella penombra serale della sala.
“ Ora smettetela con questi oltraggi, milord! Pagherete per aver osato
minacciare di tortura un uomo del re! ” La voce dell’esattore fremeva
di rabbia e di terrore, stridula.
“ Non preoccupatevi per me, buon uomo, non ho nessuna intenzione di
salire al patibolo. Purtroppo non apprezzo chi mi provoca o chi mi
minaccia. Ma non dovete spaventarvi… nessuno ha parlato di tortura. ”
Tutto accadde in un attimo. Robert tirò il braccio davanti a se, lo
sguardo di ghiaccio, gli occhi lucidi e splendenti in cui si
riflettevano le fiamme del camino. Un sibilo che sfrecciava in aria,
uno spasimo di dolore. Un corpo inerte scivolò a terra. Robert ripose
la balestra sul tavolo in tutta calma, poi avanzò verso l’esattore, il
sangue che si allargava in una pozza sul pavimento. Lo squadrò
dall’alto in basso.
“ Vedete, purtroppo ho perso la pazienza, ed è un peccato, perché era
l’unica cosa che ancora mi permetteva di sopportare il mio re.
Purtroppo per voi io ho metodi un po’ più diretti di sir Martewall. ”
“ La…. Pagherete…. Il mio re ….. verrà a cercarvi…. ”Mormorò
l’esattore, in un ultima futile minaccia e in un ultimo spasimo di
dolore. Mentre stava per esalare l’ultimo respiro, Robert gli si
accostò e gli sussurrò in un orecchio.
“ Forse il buon sovrano non sa ancora contro cosa si è messo contro.
Fossi in lui mi sceglierei dei buoni alleati, se ancora ne ha. Perché
io li ho. Che venga. Lo aspetto. ”
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