Centocinque
giorni alla maturità - Cronaca di un’esperienza
coercitiva
You don’t waste no
time at all,
don’t hear the bell
but you answer the call:
it comes to you as
to us all…
We’re just waiting for
the hammer to fall
What the hell we’re
fighting for?
Just surrender and
it won’t hurt at all.
You just got time
to say your prayers
while you’re
waiting for the hammer to fall.
(*)
Mercoledì
9 marzo
2011
«Ti
prego, abbassa quel volume», implora mia cugina, entrando
nella stanza e
lasciandosi pesantemente cadere sul mio letto. «Ho un mal di
testa allucinante,
stanotte per finire studiare mi sono ridotta alle due di
mattina…»
Mi
volto appena, colpito dalla corrente d’aria prodotta dalla
porta che è rimasta
aperta. «EH?»
«Abbassa
quel volume!»
«COSA?»
Mia
cugina rotea gli occhi al cielo, si alza e spegne le cuffie del
computer. «Ti
ho detto di abbassare il volume, prima che tu diventi irrimediabilmente
stupido. Non che ci manchi poi troppo…»
«Ah,
ok, ok», borbotto, l’attenzione rivolta al 99% al
mio videogioco e all’1% a
lei. Dopotutto è mia parente, non ci guadagno niente a
forzare i miei istinti
vitali (cioè continuare a giocare fino
all’esaurimento delle mie energie… o dei
miei punti vita, che dir si voglia) per darle retta.
Tanto
si tratta sempre del solito blablabla.
«Hai
finito di studiare storia?»
Storia,
storia… Cosa c’era da studiare?
«Ah-ha»,
rispondo, sparando all’ennesimo idiota che mi si è
parato contro. Ma te guarda
‘sti imbecilli. Sai che ho un fucile ultimo modello in mano,
puoi farti
ammazzare così?!
«Bravo!
E scienze?»
Ma
che cazzo! Pure scienze?! Ma i professori non hanno nulla di meglio da
fare che
sfogare le loro frustrazioni sessuali su di noi?
«Ho
fatto, ho fatto, piantala di preoccuparti», sibilo
infastidito. Se c’è una cosa
che mi irrita, è quando mia cugina si comporta come mia
madre (per fortuna che
piantarsi davanti ad un computer è più difficile
che farlo quando sto giocando
con la wii in salotto, perché altrimenti avrei
già dovuto dire addio alla mia tranquillità).
Lei
si zittisce immediatamente - e già questo dovrebbe
insospettirmi -, occhieggia lo
zaino che è rimasto chiuso da quando sono tornato a casa
all’1.30 - troppo faticoso
anche fingere di aver fatto qualcosa - e si avvicina diffidente.
«Hai
già messo dentro i libri per domani?»
«Uh-hu»,
bofonchio io, mentre l’1% delle mie cellule cerebrali rimaste
sul chi va là strilla
impazzito e infastidisce
le altre, le quali tentano disperatamente di finire questo maledetto
livello per
battere il record di Vanni.
«’Sti,
se tu mi hai detto anche una sola mezza verità in tutto
questo discorso, giuro che
mi faccio i capelli blu», afferma convinta, aprendo lo zaino
e trovando conferma
ai suoi dubbi. Dubbi piuttosto chiassosi, devo dire. «Non hai
neanche tolto il dizionario
per l’esercitazione di latino!», boccheggia
avvilita, come se avesse scoperto nell’armadio
il cadavere di un gattino scuoiato.
Forse
con il gattino sarebbe andata meglio, dato che è allergica
al loro pelo… Non poteva
esserlo alla carta?!
La
ignoro,
sperando che mi vengano concessi quei due minuti che mi servo-
«MELISSA!»,
strillo orripilato, mentre lei mi fissa accigliata e con il cavo
d’alimentazione
in mano. «Come, come… No, stavo per finire il
livello, non puoi davvero essere così
stronza!»
«Stammi
bene a sentire, Cristiano Cammareri», attacca, avvicinandosi
e assumendo l’aria
da Furia che la contraddistingue quando si altera per davvero.
«Non me ne frega
niente se i professori ti portano in palmo di mano perché
sei giusto un po’ bravo
in qualche sport: per quanto tu possa essere il nuovo profeta salvatore
del basket
questo non ti porterà a fare traduzioni da otto, e si
dà il caso che tua madre,
ovvero la sorella di mia madre,
ovvero la persona più dolce e
tenera del mondo, mi abbia chiesto
una
mano per riuscire a farti diventare un uomo e smettere di essere
un… un…»
«Un
cosa?», chiedo stupidamente. Lei mi guarda e lancia un acuto
degno della Callas.
«Un
cazzaro!», tuona, in una
riproduzione
abbastanza realistica della Galadriel cinematografica tentata dal
potere dell’Anello.
Mi appiattisco contro lo schienale della poltroncina e la fisso ad
occhi sbarrati.
A
volte
dimentico che anche lei ha ereditato parte dei geni Visconti, che si
trasmettono
solo da madre a figlia, ignorando bellamente il ramo maschile.
«Mela…»
«Mela
un cazzo», sibila, e se inizia ad essere volgare è
sul serio un problema. Apre
l’armadietto dei libri di scuola, trova
quello di storia e me lo lancia addosso, rischiando di ammazzarmi.
«Il capitolo
sulla Rivoluzione Russa. Ora».
«Ma
Mel, sono le 11! Non puoi davvero pretendere che inizi a studiare
ades-»
Taccio
davanti alla sua espressione, e apro rassegnato lo strumento della mia
tortura.
«Non
ti alzerai da qui finché non avrai finito di studiare. Tutto», conclude con tono
sadico. Arrischio una sola occhiata al foglio
affisso sotto il calendario della Roma, creato per segnare il countdown
che mi separa
dal primo giorno degli esami, e sospiro afflitto. Ancora centocinque
giorni di supplizio.
La
maggior
parte delle persone teme la maturità in sé per
sé, ma questo solo perché non hanno
la famigerata Melissa Florenzi come cugina di primo grado…
«Cristiano!
Concentrati!»
Non
vedo l’ora di uscire da questo campo di concentramento.
(*)
Non
perdi affatto tempo,
non
senti la campana ma rispondi alla chiamata:
giunge
per te come per noi tutti…
Stiamo
solamente in attesa che si abbatta il martello.
Per
cosa diavolo stiamo combattendo?
Solo
arrenditi e non ti sarà fatto del male.
Hai
giusto il tempo per dire le tue preghiere
mentre
aspetti che si abbatta il martello.
Queen - Hammer to fall
Note
dell’autrice: questa raccolta si è
classificata prima al contest “Notte prima degli
esami” indetto da Maeve e Mizar19; ringrazio ovviamente i
giudici (con mesi di ritardo…
XD), e faccio i miei complimenti alle altre partecipanti e podiste ^^
Secondariamente,
questa raccolta è uno spin-off di un’altra mia
raccolta sulla maturità, ovvero “Centosei
giorni alla maturità - Diario di un lager”,
rimasta inconclusa perché dopo il mio
orale mi sono letteralmente data alla pazza gioia (roghi di appunti,
bamboline voodoo
di miei insegnanti, sacchi pieni di quaderni di matematica di cinque
anni… Scherzo,
ovviamente, non ho fatto veramente tutto questo. Dopottutto, faceva
troppo caldo
per accendere il camino). Sono tutt’ora incerta su come (e
se) continuarla, perché
sono rimasta fregata dal mio stesso aggiornare in base ai giorni in cui
l’azione
del capitolo veniva ambientata. Insomma, non posso postare a marzo la
descrizione
dell’orale di Nadia ò_ò Ci devo pensare
su. Non mi dispiacerebbe neanche fare una
raccolta universitaria, ma vedremo.
In
comune
con l’altra raccolta c’è soprattutto il
personaggio di Melassa Melissa. Qualcosa
alla ‘vediamo cosa si nasconde dietro ad una
secchiona’, in pratica. Ovviamente
è già del tutto scritta, quindi non
sparirò nel nulla, tranquilli.
È
ambientata
durante l’anno scorso, quindi siamo ancora alla seconda prova
di latino per il Classico
e così via… Spero non crei alcun problema
esistenziale o chissà cosa.
Ho
terminato
da poco una chiamata con una maturanda, quindi i miei migliori auguri
per tutti
coloro la cui apocalisse è anticipata a
quest’estate. Pensate a godervela bene,
o avrete sprecato mesi con l’angoscia di quattro stupide
giornate. Non ne vale la
pena ;)
Ci
risentiamo
l’11 marzo, alla prossima!
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