La rivincita di una donna

di dorea_black_potter
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  Eccolo, lo sento arrivare.

Adagio mio figlio sul suo letto, mi alzo e cammino verso la porta, mi giro per guardare il mio bambino dormire come un angioletto; spengo la luce e mi dirigo fino al salotto.
È tutto buio, ma sento il suo respiro pesante, apro la luce e lo vedo davanti a me.
Gli dico di andarsene, ma lui inizia a ridire, mi chiama stupida perché cerco di chiamare mio marito, mi spiega che lui è stato convocato al lavoro per finire dei documenti.
Si avvicina pericolosamente a me, cerco di scappare, ma lui mi afferra per il braccio e mi butta sul pavimento, la tortura comincia, cerca di farmi rialzare tirandomi i capelli, urlo di dolore, ma lui continua a picchiarmi mi dice di smetterla di urlare e mi dice di dirgli dove si trova mio figlio.
Gli urli che non avrà mai il mio bambino e gli sputo in faccia.
Lui si arrabbia e ricomincia a torturarmi chiedendomi di nuovo dove sta il mio piccolino e mi minaccia, io rispondo con rabbia che preferisco morire invece di perdere la ragione della mia vita.
Mi tortura sempre di più, il dolore prevale, non riesco più sentire il mio corpo; urlo, mi divincolo, cerco di liberarmi.
Sto per cedere, giro la testa verso il camino, guardo le foto e le lacrime scendono velocemente fino alle labbra: sono salate; continuo a guardare le foto, vedo le fotografie di Neville sorridente e le forze ritornano, ripenso al perché sto lì.
Ripenso al perché ogni volta resisto alle torture che quell’uomo, che consideravo mio amico mi affligge tutte le volte.
Ripenso al mio bambino e finalmente riesco a combattere, lo spingo via e corro in cucina.
Cerco di impugnare un coltello, ma lui lo prende e lo butta dall’altra parte della cucina, sono furiosa mi scaravento contro di lui e lo mordo, urla di dolore; mi sento soddisfatta e ripagata del dolore che mi ha fatto passare, ma lui non la pensa come me e mi da uno schiaffo così forte che barcollo e sbatto la testa contro lo spigolo del tavolo.
Sento la testa calda come se qualcosa stesse colando fra i miei capelli, c’è odore di rame, mi tocco la testa e vedo la mano riempirsi di sangue.
Guardo l’uomo davanti a me, sta ridendo. Sento la porta principale aprirsi e vedo mio marito; sul volto ha un’espressione scioccata lo vedo dare un pugno al mio aggressore.
Sorrido.

Adesso nessuno mi farà più male, adesso mio figlio sarà al sicuro.
Mi sento stanca, gli occhi si fanno pensati, finalmente riesco a dormire.
Finalmente riuscirò a fare sonni tranquilli.
Mi sveglio sul letto di un ospedale, accanto a me c’è mio marito, in braccio ha il nostro bambino. Mi spiega che dopo aver sistemato per bene quello che lui considerava come il suo migliore amico, ha chiamato la polizia ed è stato spedito in prigione.
Mi sento sollevata e osservo mio marito fare le linguacce, mentre Neville ride felice.
La tortura è finita, so che quei momenti rimarranno impressi nella mia mente per sempre, ma quest’esperienza mi ha resa più forte e mi ha fatto capire l’importanza dell’amore e della famiglia.




 

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N.d.A
Eccomi qui, come ho spiegato all'introduzione questa storia è dedicata alla festa delle donne.
L'idea di questa storia mi è venuta guardando fuori a finestra mentre leggevo la visita di Neville all'ospedale e incotra i suoi genitori.
Spero che questa storia vi sia piaciuta perchè per me è molto importante :)
Alla prossima storia :)
Dorea_Black_Potter

P.S. per chi vuole leggete anche la mia nuova storia su Draco e Harry :) 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=970859&i=1





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