fu
I protagonisti di questa Fiction non
sono miei ( E siete fortunate perché se lo fossero non li farei
uscire dalla stanza e li terrei tutti per me. Buahahah )
Ogni cosa scritta dalla mia persona su
di loro è puramente frutto della mia mente malata....
Buona lettura!!!!
Feci la mia scoperta durante un'uggiosa
notte. Le riprese di Hello Baby erano finite da poco più di una
settimana e tutti sentivano la mancanza del piccolo Yoogeun con il
solo risultato che ogni volta che qualcuno nominava il suo nome tutti
i componenti degli Shinee diventavano di colpo depressi; io compreso.
Mi alzai dal letto contro voglia per andare a bere qualcosa; mi
capitava spesso di alzarmi ad orari assurdi la notte per colpa della
gola secca che mi impediva di dormire. Stavo arrancando per il
corridoio, attento a non inciampare in niente con il rischio di
svegliare gli altri quando, passando davanti alla vecchia stanza di
Yoogeun sentii un rumore. Mi tesi all'istante, trattenendo il respiro
per riuscire a percepire più chiaramente eventuali suoni provenienti
dalla stanza che, contro ogni logica possibile, ero sicuro essere
vuota del suo proprietario. Nessuno aveva più messo piede in quella
stanza da quando il suo proprietario l'aveva definitivamente
lasciata; troppi ricordi. Un altro suono simile al primo si ripeté
leggermente più forte del primo, sembrava... un singhiozzo? Aprii
piano la porta, cercando di fare il minimo rumore possibile e quello
che mi si stagliò davanti fu una scena dolce ed amara allo stesso
tempo. Seduto ai piedi del letto-macchina del bimbo stava Key,
l'impavido Kibum con in mano il pupazzo che il piccolo Yoogeun teneva
sempre con se. Uno dei primi regali da parte dei suoi appa. Chiusi la
porta dietro di me e mi avvicinai al biondo. - Ehi.. - Sussurrai,
inginocchiandomi davanti a lui. Lui mi guardò con ancora alcune
lacrime a rigargli il volto. - Jonghyun.. mi manca. - Disse con voce
rotta da nuovi singhiozzi. Lo abbracciai. - Manca tanto anche a me. -
Replicai stringendolo di più contro il petto. Sentivo le sue lacrime
rotolare sulla maglietta leggera del pigiama ma non ci badai. Stava
venendo anche a me da piangere ma cercai in tutti i modi di
resistere. Iniziai a sussurrargli frasi senza senso all'orecchio e
sembrava funzionare; continuai finché non si calmò abbastanza da
addormentarsi. Gli asciugai il volto con la maglia del pigiama e
presi con un certo sforzo l'unica coperta presente nella stanza;
ovvero quella del lettino e glie la sistemai addosso in modo che non
prendesse freddo. Non volevo svegliarlo proprio ora che si era
addormentato, erano giorni che lo vedevo più pallido del solito ora
ne capivo il motivo. Quindi, nonostante la posizione in cui ero non
fosse delle più comode rimasi fermo appoggiato contro la trave del
letto, con la sua testa sulle gambe a fargli da cuscino. Contro ogni
previsione mi addormentai nonostante la posizione scomoda. Mi
svegliai con un incredibile male al sedere e al collo ma con una
strana sensazione di calore. Aprii gli occhi sbattendo più volte le
palpebre per mettere a fuoco la stanza che mi circondava e per poco
non scoppiai a ridere per la scena abbastanza ridicola ma
incredibilmente dolce che mi si presentava davanti. Sentivo ancora il
peso della testa di Kibum sulla gamba indolenzita e quando abbassai
lo sguardo ne ebbi la conferma, ma non era l'unico peso che
percepivo; infatti, nonostante la coperta che si era materializzata
misteriosamente durante la notte c'era un altro tipo di calore che mi
avvolgeva. Accoccolato affianco a me, c'era un Teamin ancora nel
mondo dei sogni che mi pesava sulla spalla; sorrisi alla buffa
espressione che aveva sul volto nonostante fosse bellamente
addormentato, prigioniero di chissà quale strano sogno. Al suo
fianco con la testa sulle sue gambe stava Minho anche lui tra le
dolci braccia di Morfeo. Allungai di poco la testa e scorsi anche uno
strano rilievo sulla pancia del moro, che, ad un esame più attento,
si rivelò essere Onew con addosso la coperta a righe del suo letto
che gli lasciava scoperti solo i piedi. Scossi la testa divertito,
guardando quel pazzo gruppo di ragazzi – di cui facevo
orgogliosamente parte – che dormiva sul pavimento di una stanza per
bambini. Inseguendo il dolce ricordo del loro piccolo angelo.
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