-E’ assolutamente increscioso!- esclamò
incollerito -Insomma! Che modi sono di trattare un gentiluomo come me?!-
L’uomo davanti a lui scosse la testa scettico.
-Santi numi…- sospirò, accarezzando la testolina
del piccolo roditore che faceva capolino dal taschino della giacca
perfettamente stirata e ordinata -Signor Trafalgar, le rammento che
è stato lei a mettere la scarpa in bocca al bambino, non io.
Non ha alcun diritto di sollevare reclamo alcuno.-
-Dottor Trafalgar, prego. Dottore.- ribatté quello irritato,
liberandosi dalle mani dell’automa abnorme che
l’aveva trascinato di peso fuori dal vagone ristorante. -Sa
cos’ha combinato quel mostriciattolo dal naso sgocciolante,
lo sa?-
-No, non lo so.-
-Non ha fatto altro che urlare per tutta la durata del pranzo
rovinandomi il gusto del curry. Ha idea di quanto tempo sia passato
dall’ultima volta che ho potuto fare un pasto decente? Io non
credo. Lei fino a questa mattina se n’è rimasto in
panciolle in attesa che le venisse messo questo sontuoso treno sotto il
didietro, ma io, io viaggio ininterrottamente da una settimana fino a
Londra e ritorno, per visitare i miei pazienti!-
Pareva aver perso realmente la calma. Il flemmatico uomo
scambiò col suo automa una rapida occhiata, poi riprese le
redini del discorso.
-Mi dispiace che il bambino l’abbia disturbata, dottore. Ma
non era ugualmente il caso di fargli del male, né tantomeno
di rovesciare il piatto addosso alla madre.-
Il medico scosse la testa e fissò il paesaggio monotono
oltre il finestrino.
Null’altro che un paesaggio incontaminato, quasi noioso.
-Lei non capisce.- rispose -Se non educhiamo i nostri figli, come
potremmo sperare che diventino il nostro futuro?-
L’altro tacque.
-I nobili non sono che esseri viziati senza concezione di sofferenza e
fatica.- continuò il medico -Ho visto cose, nelle miniere e
nelle fabbriche, che vanno oltre i limiti della sua immaginazione
signor Iceburg. I veri nobili sono quelli che s’ammazzano di
fatica per permettere ai propri familiari di vivere un altro giorno
ancora. Tsk!- alzò le braccia al cielo -Non questa marmaglia
d’illustri scansafatiche.-
-Non mi sembra che lei sia meno illustre di loro.- lo interruppe
l’altro -E fra l’altro non la facevo
così filantropo.-
-Filantropia un corno!- sbottò quello -E’ semplice
costatazione della verità. E, a dirla tutta, lei mi sembra
uno schietto, signor Iceburg. Sa chi è mio padre?-
L’uomo alzò appena la spalla.
-Il colonnello Trafalgar, eroe naz…-
-Intendevo quello biologico.- lo interruppe il medico -Tutti sanno qual
è la verità. Io e il colonnello non abbiamo
legami di sangue, perché fingere di non sapere nulla e
parlare alle spalle? Delicatezza? No, mio caro. Semplice desiderio di
avere argomenti di cui sparlare. Il gusto del proibito, ha presente?
Ora, se non le dispiace…- gli diede le spalle e si
sistemò sulla testa la bombetta maculata -Me ne
andrò a fare un riposino in terza classe, dove la gente ha
un minimo di rispetto.- e prima di uscire aggiunse -E mi faccia servire
del curry!-
Il signor Iceburg si rivolse all’automa al suo fianco, un
colosso in giacca elegante e farfallino, ma senza pantaloni, dai
capelli cerulei ordinati con la riga da un lato.
-Franky, accompagnalo nella terza classe.-
Quello annuì e domandò al dottore -Gradisce una
tazza di tè?-
-Nero e bollente.- rispose secco quello.
°
-Kidd, il treno ha superato la prima postazione, sarà qui
fra circa mezz’ora!-
L’interpellato s’affacciò alla finestra
del caseggiato sorseggiando del liquore, degnando appena
d’uno sguardo l’uomo biondo con la maschera che
s’era affannato per comunicargli il messaggio.
-Ok.- rispose, con lo sguardo perso fra le nuvole.
-Kidd, hai sentito cosa ti ho detto?- insistette quello avvicinandosi.
L’altro si riscosse e lo guardò.
-Ho capito, non sono sordo. Tenetevi pronti e avvisatemi quando
sarà qui.-
L’uomo mascherato annuì, lasciando solo
l’altro.
Kidd riprese a fissare il cielo e le sue nubi immacolate.
Un tempo le uniche nuvole che scorgeva erano quelle della fabbrica
nelle vicinanze della miniera.
-Cosa stai facendo?-
-Sei cieco? Sto
caricando il carrello.-
-Kidd, vieni qui,
c’è da passare la corda a quelli di sopra!-
E lui obbedì.
L’uomo gli
legò la corda in vita e lo fece entrare
nell’angusto passaggio nella parete. C’era stato un
crollo il giorno prima, un bambino era morto. Kidd poté
scorgere il sangue alla luce della piccola lampada che si era portato
appresso.
Povero…
Non si
soffermò, proseguì dritto e spedito.
Sentì il capo dire qualcosa, ma non ci fece caso,
arrivò alla fine del tunnel, consegnò la cima
della fune e fece per tornare indietro, trovando la strada sbarrata dal
ragazzino di poco prima.
-Levati, imbecille.- gli
disse, ma quello non lo degnò di uno sguardo e
continuò a fissare il sangue rappreso incrostato sulla
pietra.
Non sembrava spaventato,
quanto curioso.
Kidd però non
voleva stare in quel buco claustrofobico un secondo di più,
perciò lo spintonò.
-E levati se
non vuoi diventare così anche tu.-
-Così come?-
domandò innocentemente quello, spostandosi quanto il
passaggio permetteva.
-Una chiazza rossa in
terra, cretino.-
-Ti preoccupi per me?-
chiese ancora il bambino seguendolo fuori dal passaggio. Kidd
saltò giù e l’altro lo seguì
a ruota, per poi continuare a trotterellargli intorno mentre riempiva
il carrello di carbone.
-No, imbecille, qui
nessuno si preoccupa per nessuno.- affermò il bambino.
-Oh,
capisco…- quello parve deluso, ma poi gli balenò
in testa un’idea -Io mi preoccupo per te!-
affermò, facendo spalancare gli occhi dell’altro
-Quindi da oggi fai lo stesso anche tu, coso.- esclamò
porgendogli la manina.
Kidd lo fissò
corrucciato e meravigliato al tempo stesso, gli prese la mano con
diffidenza.
-Non mi chiamo coso, mi
chiamo Kidd. Eustass Kidd e sono il figlio di Satana.- fece un
agghiacciante sorriso -Hai paura, cosetto?-
L’altro scosse
le spalle.
-Capirai, io sono
Laurence, Trafalgar Laurence, e sono figlio del colonnello Trafalgar.
Tu chiamami pure Law.-
Il piccolo Kidd era
decisamente sorpreso.
-Ho anche i capelli
rossi.- disse toccando i ciuffi disordinati sulla sua testa.
-Mia nonna ce li ha
bianchi e fa più paura di Satana e tutti i diavoli
dell’inferno messi insieme.-
A Kidd scappò
un risolino.
-Non credo faccia
più paura di Satana.- rispose.
-Perché tu
non hai visto quando si mette i bigodini e da la caccia ai topi.-
asserì serissimo il bambino -E dicono pure che sia un
po’ matta.- continuò gesticolando col ditino
roteante sulle tempie. Kidd sbuffò e compì altri
passi, con il bambino sempre alle calcagna. Era molto più
basso di lui e sembrava un pulcino dietro mamma chioccia.
Kidd camminava e lui lo
seguiva.
Non riusciva a levarselo
di torno.
-Perché mi
segui?!- sbottò esasperato e il più piccolo
spalancò gli occhi, come se gli avesse posto una domanda
davvero stupida.
-Perché sono
preoccupato per te!-
Kidd socchiuse gli occhi
e gli disse, faccia a faccia -Io non ho bisogno di nessuno.-
Law lo
ignorò, mettendo le manine in tasca e ondeggiando col
bacino, pensando a chissà cosa, il che infastidì
Kidd che arricciò le labbra sottili e afferrò con
le mani sporche un grosso pezzo di carbone, per metterlo in un carrello.
Il piccoletto lo
imitò.
Kidd afferrò
un grosso blocco e lo depose insieme agli altri con grande fatica.
Anche Law prese un
grosso blocco e non riuscì a sollevarlo se non per pochi
secondi.
Il carbone gli cadde sul
piede e lui si lasciò scappare un grido di dolore.
-Che stupido!-
esclamò Kidd ridendo a crepapelle e Law, che stava
saltellando per il dolore, afferrò una pietra e gliela
lanciò in testa.
-Non ridere Eufess!-
-Eustass!-
-Protass! Prrrrrrrr!-
Ne era sicuro il piccolo
Eustass Kidd, figlio di Satana, se nessuno glielo avesse tolto dalle
mani, il piccolo Trafalgar Laurence si sarebbe ritrovato con una decina
di denti da latte in meno.
Fortuna volle che uno
degli uomini richiamasse il rosso, dandogli, fra l’altro, una
sberla.
-Kidd, piantala di
gozzovigliare e trasporta quel carrello!-
A Law scappò
una risatina e ricevette un’occhiataccia in cambio. Il
maggiore dei bambini afferrò il carrello e prese a spingerlo
con forza, ma quello era veramente pieno e riuscì a
smuoverlo con molta fatica. Alla fine dovette chiedere aiuto.
-Ehi, Laurie, vieni ad
aiutarmi!- ordinò.
Il bambino
zampettò verso di lui.
-Non mi chiamo Laurie!-
Kidd allora gli diede
una pesante pacca sulla testa -Il capo sono io. Se dico che ti chiami
Laurie, ti chiami Laurie e ora aiutami a portare questo carrello!-
Il minore
roteò gli occhi, pensieroso, poi saltellò accanto
al maggiore esclamando -Ok, capo!-
Insieme spinsero il
pesante carrello lungo quella buia galleria che sapeva di polvere,
carbone e gas.
Gas…
Ci fu anche
quell’esplosione…
-Kiiiiidd!- lo richiamò con veemenza l’uomo dai
lunghi capelli biondi.
Il rosso si alzò in piedi di scatto, infuriato -Cazzo,
Killer, ho detto che non sono sordo!-
-Il treno è qui.- disse quello, senza scomporsi minimamente.
Al che l’uomo si affacciò nuovamente alla finestra
e afferrò il cannocchiale rudimentale. Scambiando le lenti
riuscì a scorgere all’orizzonte il pennacchio di
fumo nero del treno in corsa e sogghignò in maniera
agghiacciante.
°
Ecco, lì si che si stava tranquilli.
Poteva essere un controsenso, ma essere un ricco fra i poveri aveva i
suoi vantaggi. C’era il rispetto, per esempio, e lui poteva
finalmente starsene seduto a mangiare il suo curry e leggere il
giornale in santissima pace, senza marmocchi chiassosi, viziati e
impertinenti ad infastidirlo o ipocrite donne d’alta classe
con la puzza sotto il naso, convinte di poter lasciare i loro
fastidiosi infanti liberi di disturbare il prossimo, in particolare
chiunque reputassero indegno o, per dirla in termini grezzi, un
bastardo come lui.
Sfogliando le pagine, scorse un articolo rilevante circa
l’assalto di un treno merci, artefice del quale pare fosse
tale Eustass Kidd.
-Eustass Kidd…- disse con malinconia fra se e se,
tamburellando con le dita ossute sulla guancia scura -Ma guarda, ne ha
fatta di strada il figlio di Satana.-
-Che cazzo fai, vecchio
stronzo?!- sbottò il bambino dai capelli rossi
massaggiandosi la testa infastidito.
-Che diavolo ti
è saltato in mente di portarlo là dentro?!-lo
sgridò rosso in volto per la rabbia un uomo sulla
cinquantina che doveva essere a capo dei lavoratori per quel turno.
-Sono io che
l’ho seguito!- protestò il piccolo Laurie,
ricoperto di graffi e sporco da capo a piedi.
-Ti rendi conto di cosa
accadrebbe se il colonnello Trafalgar lo scoprisse?!- insistette
quello, ignorandolo, senza smettere di strattonare Kidd il quale, per
nulla spaventato, anzi, notevolmente seccato, si ritrasse e
sfoggiò il miglior sorriso sbeffeggiatore del suo repertorio.
-Chiuderebbe questo buco
immondo?- esclamò infastidendo il capo, il quale,
indispettito per quella risposta alzò la mano per colpirlo
ancora in pieno volto.
-Ti ho detto che
l’ho seguito io, cazzone!- esclamò Laurence
elargendogli un forte calcio allo stinco che purtroppo l’uomo
non accusò come avrebbe dovuto. Anzi, sollevò il
piccolo con una sola mano e lo diede in custodia a un altro alle sue
spalle.
-Lasciami!- si
agitò Laurence -Cattivo, lasciamiii! Kidd! Kidd!-
Il piccolo Kidd rimase
molto scosso da quel continuo invocare il proprio nome, da quelle
manine che si tendevano verso di lui disperate, da quelle lacrime e da
tutto quel moccio, dalla disperazione di quel piccolo figlio di
papà che affondava i suoi dentini da latte nella carne
dell’uomo che l’avrebbe riportato al sicuro,
lontano da tutto quello squallore.
Nessuno si era mai
comportato così nei suoi confronti. Nessuno
l’aveva mai ritenuto indispensabile.
L’uomo che lo
teneva fra le braccia si lasciò scappare un gemito di dolore
e Laurence atterrò leggero come una piuma.
-Andiamo, capo!-
squillò scuotendo il bambino dai capelli rossi per il
braccio magro e sporco di polvere scura. -Andiamo!-
Non si fece pregare
oltre e, presa la sua manina scura, Kidd fuggì con lui in
uno dei cunicoli della miniera.
Gli uomini corsero loro
dietro per impedir al minore di farsi del male o perdersi nella cava.
Se ciò fosse accaduto, avrebbero sicuramente perso il posto.
E la colpa di tutti i casini era sempre di quel bastardello con i
capelli rossi.
-Kidd!- urlò
il capo -Kidd torna subito qui!-
-Col cazzo!- gli
urlò di rimando quello mostrando il dito medio e ossuto.
-Se ti prendo, piccolo
bastardo…- l’uomo accelerò
l’andatura e di conseguenza anche Kidd affrettò il
passo.
-Che lumache!- rise
Laurence zampettando più veloce che poteva per stare al suo
passo. Il più grande, a un certo punto, lo
sollevò di peso e lo fece entrare in uno dei carrelli che
poi spinse con tutte le forze che aveva lungo le rotaie mentre il buio
tutt’intorno l'inghiottiva, sottraendoli alla vista dei loro
disperati inseguitori.
Sospirò guardando fuori dal finestrino.
“I treni
devono proprio piacergli un sacco..." schioccò
la lingua sorridendo appena, perdendosi nel grigio dei pennacchi di
fumo che sfumavano il cielo. Fu allora che scorse in lontananza uno
strano ragno. Aggrottò le sopraciglia e avvicinò
il viso al vetro per definire meglio quella bizzarra apparizione.
Un ragno di quelle dimensioni centinaia di metri di distanza era
tutt’altro che piccolo. Incuriosito rimase a scrutarlo
costatando quanto fosse veloce per riuscire a non scomparire
all’orizzonte nonostante l’alta velocità
della locomotiva. Anzi, era sempre più vicino e, a giudicare
dal chiasso che si levò alto tutt’intorno a lui,
non doveva essere l’unico ad essersene accorto.
-Mamma guarda!- esclamò un bambino strattonando la madre, la
quale emise un gridolino sommesso, per poi fare il segno della croce e
mettersi a pregare.
Non fu l’unica a farlo, quella bestia era spaventosa davvero,
non nel senso di spaventoso normalmente attribuito al termine. Il
medico osservò quella meravigliosa mostruosità
con occhi febbrili, perché una simile accozzaglia di
meccanismi, una tale armonia fra i componenti metallici e la forza
motrice, una potenza senza eguali… quella creatura aveva un
che di spaventosamente fantastico.
Sentì il sangue ribollirgli nelle vene e il corpo tremare
d’eccitazione e non si accorse subito di sorridere estasiato
se non quando scorse il suo riflesso nel vetro del finestrino, giusto
un istante prima che questo venisse infranto da una delle zampe del
ragno.
Le urla di terrore si propagarono nel vagone. Con fastidiosi cigolii
metallici, la zampa del ragno sollevò il vagone dalle rotaie
e di conseguenza il treno si fermò. I passeggeri persero
l’equilibrio, scoppiò un parapiglia generale.
Uomini, donne e bambini caddero gli uni sopra gli altri in un groviglio
disperato di corpi e grida. Laurence riemerse lentamente da dietro il
sedile al quale si era aggrappato per non finire a terra. Si tolse il
capello e lo scosse per ripulirlo dalle schegge di vetro, fece
altrettanto con la giacca, dopodiché diede
un’occhiata alla zampa conficcata nella carrozza. Enorme,
magnifica, un raro esempio di perfezione meccanica. Dalla
sommità del ragno vide calare un gran numero di uomini
abbigliati in maniera bizzarra ed indecente. Armati e agguerriti
infransero le vetrate ed entrarono prepotentemente nel convoglio.
-Aiutoooo!- gridò una donna disperata, in preda al panico
quando uno di questi, un tale dal viso storpiato e i capelli
disordinati di un celeste sporco che sapeva di cenere e polvere, le si parò davanti.
Sembrava quasi uno zombi appena riesumato dalla tomba.
Scoccò una debole occhiata alla donna e la
ignorò, dirigendosi all’uscita del convoglio,
verso uno dei vagoni di seconda classe. Anche altri uomini seguirono il
suo esempio, non degnando di un’occhiata i poveracci che
avevano terrorizzato fino alle lacrime.
Accadde però che uno di questi adocchiasse il medico. Lo
scrutò come si guarderebbe uno scarafaggio in un gruppo di
madreperle, con disgusto. Che ci faceva il figlio bastardo di un nobile
in un vagone di terza classe?
-Allora?- domandò il medico, seccato di
quell’occhiata fastidiosa -Hai qualche problema, troia di un
pipistrello?-
L’uomo spalancò gli occhi, sinceramente colpito
dal vocabolario raffinato di una persona presumibilmente
così per bene e rise. Anche Laurence rise, per un minuto
buono il duetto ilare si propagò per il vagone,
finché il medico non saltò giù dai
sedili e tentò di colpire l’uomo armato con un
calcio ben assestato al fianco. Questo schivò, non senza una
certa fatica, preso in contropiede.
Eustass Kidd, figlio di Satana, se la godeva dall’alto del
suo glorioso marchingegno aracneiforme. Al suo fianco l’uomo
mascherato attendeva silente il suo prossimo ordine, anche se non ci
sarebbe stato bisogno. I vagoni sottostanti vomitavano civili da ogni
lato del convoglio. Tanti begli omini lindi e profumati, ripuliti dei
loro pesanti e preziosi fardelli. Uomini armati, come formiche
laboriose, scivolavano fra loro, da un vagone all’altro.
Killer mise mano alla leva che sbloccava gli ingranaggi della
carrucola, pronto a lasciarla in avanti non appena uno di quei figli di
buona donna avesse rimesso il muso fuori dal vagone che avevano
arpionato. Un lavoro veloce e pulito. Liberati dei passeggeri e
arraffato l’arraffabile, si sarebbero presi anche il treno.
Che diceva la propaganda?
Viaggiate più sicuri con la Galley-La Company!
Al solo sentire quel ridicolo spot sulla bocca di tutti a Kidd era
venuta voglia di fotterli, fotterli tutti, quei fottuti schiavisti
dediti al progresso.
-Non ci stanno mettendo troppo?- domandò il rosso
socchiudendo gli occhi dipinti in segno di guerra. Era divertente
vederlo conciarsi come una prostituta della peggior specie, questo
perché Kidd, in fondo, era una prostituta. Vendeva
l’anima all’alcol e alla violenza. Se poi il
diavolo gli avesse concesso di liberarsi di quel putridume che era
l’alta borghesia, l’avrebbe venduta anche a lui.
E forse avrebbe cercato di fotterselo.
A volte Killer temeva di avere davvero davanti il figlio del demonio. E
non per quei capelli rosso fuoco o quegli occhi così chiari
da sembrare dorati. Kidd si calava perfettamente nella parte di
progenie infernale. Dovevano averglielo inculcato bene in testa, a
quanto pareva.
-Vuoi che vada a controllare?- domandò, temendo che perdesse
la testa. Kidd odiava i contrattempi. E non era nei piani che il ragno
si trascinasse il convoglio pieno degli scagnozzi spaparanzati in prima
classe. Dovevano portare fuori il culo e poi avrebbero smantellato
quella merda per costruire ben altro che il Puffing Tom.
-Vai.- disse solo Kidd, fremendo. In lontananza il braccio armato della
legge si era degnato di presentarsi. Accarezzò il suo di
braccio armato con fare febbrile, perché il divertimento
vero stava per iniziare. Il suo gioiellino a otto zampe avrebbe fatto
nuovamente scalpore e niente lo galvanizzava più di leggere
il suo nome a caratteri cubitali nelle prime pagine dei giornali.
“Tremate,
tremate, il diavolo è tornato.”
Canticchiò fra se, gingillandosi nella sua pelliccia lorda
di ruggine e polvere da sparo, rossa come il sangue e forse impregnata
di esso, solo lui lo sapeva. “Tremate,
tremate, sono figlio del demonio,
sepolto sotto i sassi, dilaniato dalle fiamme.-
-Kidd!-
-Tremate, tremate,
tornerò dalla fossa per ballare sulle vostre,
sputerò nelle vostre bocche piene di vermi,-
-Kidd!-
-riderò
quando la morte verrà a visitare i vostri figli, quando gli
uomini chiameranno puttane le vostre figlie e-
-KIDD!-
Tacque. La sua voce era
lontana, coperta dal sangue che gli s’infiltrava nelle
orecchie, o forse usciva? Non sentiva il resto del corpo, eccetto il
braccio. Un forte dolore al braccio. Provò a muoverlo, Kidd,
per liberarlo dalle pietre.
-Kidd! KIDD!-
Urletti acuti, quelli
del nanerottolo. Kidd emise una smorfia di dolore e i suoi occhi si
riempirono di lacrime. Non l’avrebbe mai detto, ma anche lui
voleva essere preso fra le braccia di qualcuno. Voleva essere raccolto
e portato in salvo, anche trascinato, via da tutto quel buio, da tutto
quel carbone che gli crollava addosso come pioggia nera, come bava di
un mostro enorme che lo digeriva lentamente, ancora vivo.
-Bastardi…-
disse ricacciando dietro le lacrime, invano, e inghiottendo un groppone
di saliva che gli ostruì la gola. Tossì
piegandosi in due per l’impeto e il dolore alla testa si fece
più forte, le fitte al braccio più lancinanti,
sentì la pelle quasi strapparsi, esplodere, il sangue
schizzò tingendo di rosso scarlatto le pareti nere.
“Una chiazza!
Diventerò una chiazza!” fu il pensiero che lo
terrificò più di ogni altro, persino
più della consapevolezza di aver perso il braccio sotto la
frana o forse per l’esplosione che aveva ribaltato il
carrello quando Laurie aveva acceso la lampada a olio. Stupido, piccolo
Laurie…
Strinse il moncherino
aggrappandosi a quel dolore nell’inconscia ed ingenua
consapevolezza di aggrapparsi alla vita che ormai gli scorreva via.
-Kiiiiiiiiiidd!-
Si sentì
scuotere da delle manine minuscole e lisce, prive di calli. Le manine
di un piccolo riccastro troppo stupido per essere ancora lì.
-Sei morto?-
domandò Law con la voce strozzata, inghiottendo a stento la
saliva, il mento increspato in tante minuscole pieghine e le lacrime
che gli scorrevano lungo le guancie come un fiume in piena gettandosi sul suo viso accaldato, forse ustionato dalle fiamme, forse
divorato dalla febbre, refrigerandolo.
-Sei così
stupido…- disse scuotendo la testa, ma sorridendo appena, la
vista offuscata per la copiosa perdita di sangue. Law gli stinse forte
la camiciola e tentò di tirarlo fuori dalle macerie, mentre
l’uomo alle sue spalle cercava di portarlo via da
lì, in salvo.
“Bastardo,
bastardo!” gridava la mente di Kidd
“Perché non mi salvi?! Perché vuoi che
muoia? Perché sono il figlio di Satana?! Se muoio torno per
ucciderti, bastardo!”
-Kidd,
scusami…- la vocina del minore era ormai solo il debole
guaito di un cucciolo terrorizzato.
Combatté per
impedire ai propri occhi di chiudersi.
“Non voglio
diventare… una chiazza… di…
sangue…”
Il buio lo trascinava
nel baratro, il visino di quella peste scompariva e le sue manine lo
disturbavano mentre scivolava nel torpore. Freddo, tanto freddo,
finalmente un po’ di frescura.
Sorrise appena, morire
non era poi così male.
-Non volevo
ucciderti…-
Sentì un
forte dolore al petto prima di cedere i sensi all’oblio. Quel
marmocchio aveva una testa davvero dura e piangeva davvero troppo.
Kidd si era chiesto spesso come aveva fatto a sopravvivere. Si era
semplicemente svegliato una mattina in un letto d’ospedale
con un biglietto sotto la brocca dell’acqua. Non sapeva
leggere, perciò domandò cosa c’era
scritto in quel modo davvero pessimo alla donna che era entrata poco
dopo per accudirlo.
Si rigirò lo stesso foglio sgualcito e smorto fra le dita e
rilesse quelle poche parole.
“Scusa se o aceso la lanpada.” diceva.
Si stupì del fatto che quello sgorbio sapesse già
scrivere, anche se in maniera davvero discutibile, ma quanti anni
aveva? Kidd non l’aveva più visto, ma aveva
ricevuto un sacco di soldi per stare zitto e così la cava
non era stata chiusa e non era scoppiato uno scandalo, ma non
l’aveva fatto per gentilezza, semplicemente aveva pensato che
se avessero chiuso la miniera, quei maledetti si sarebbero trovati
disoccupati e a zonzo, mentre meritavano di marcire con i polmoni
soffocati dal carbone.
La prima cosa che aveva fatto uscendo dall’ospedale era stata
di dare il denaro a una prostituta con i capelli rossi. Sua sorella.
Tutti quelli che avevano i capelli rossi erano suoi fratelli, ma ancora
non capiva perché alcuni non venissero chiamati figli di
Satana. Forse solo i poveri lo erano o forse era per gli occhi, o forse
la forma delle dita. Kidd si fissò le cinque dita che gli
erano rimaste e non gli sembravano molto diverse da quelle di Laurie o
di quel bastardo del capo.
Mentre si scrutava i polpastrelli pallidi, passò davanti a
lui un automa, un capolavoro d’ingranaggi e cinghie, un
insieme di meccanismi incastrati alla perfezione. Fu in quel momento
che decise di farsi costruire un braccio nuovo, ma quello che gli
diedero faceva così schifo che lo smontò e se lo
ricostruì da zero di persona. Sogghignò ammirando
la fattura del proprio capolavoro quando Killer risalì
insieme agli altri dai vagoni ferroviari.
-Kidd…- esordì, ma prima che potesse annunciare
il suo ospite, lui si era già alzato in piedi, incredulo.
-Lauri… Trafalgar?!- i suoi occhi dovevano essere divenuti
enormi per lo stupore, perché quello emise un risolino
fastidioso.
-Non sei cambiato per niente, Eufess.-
Inarcò le sopraciglia rasate. Il giorno prima era uno
sgorbio che gli trotterellava dietro come un pulcino dietro mamma
chioccia e quello dopo era un medicastro strafottente che si presentava
di sua spontanea volontà davanti a lui?!
-Neppure tu…- commentò, sarcastico -Sempre a far
disperare paparino?-
Laurence si mise una mano sul fianco e a Kidd parve di vederlo
ondeggiare, come quella volta da piccolo e il suo sguardo
s’ammorbidì, anche se solo per un attimo. Aveva
una dignità da preservare!
-E così…- iniziò Laurence guardandosi
intorno -Sei diventato un criminale dirottatore di treni infame, eh?-
-Non cambiare discorso.-
-Kidd, la polizia.- lo ammonì pacatamente Killer, mentre gli
altri si massaggiavano chi la testa chi gli arti. Quel piccoletto
picchiava duro e faceva pure male. E doveva avere un bel fegato per
presentarsi da Kidd e chiamarlo Eufess.
E sedersi su di lui.
-Come si fa partire questo coso?- domandò il medico con gli
occhi ardenti di curiosità. Kidd era rimasto come
paralizzato nel momento in cui, senza neppure chiedere permesso, quello
gli aveva messo il culo addosso.
-Non toccare!- tentò di fermarlo, invano, Law
abbassò una leva e la zampa metallica del colosso aracnoide
si scrollò di dosso i vagoni del treno.
-E questa? E questo pulsante?- inutile, peggio di un bambino. Il ragno
danzava impazzito al ritmo incalzante con cui quel mostriciattolo
premeva e tirava tasti e leve e da lontano si poteva quasi dire che
stesse ballando una qualche danza macabra rituale. Kidd dovette
aggrapparsi al sedile per non finire gambe all’aria, mentre
Law gli atterrò dritto sul petto e rise, divertito, come se
fosse inconsapevole del danno e dei fastidi che stava arrecando.
Giocherellò con i peli della sua pelliccia, incurante di
essere quasi del tutto ribaltato sul sedile in pelle di un ragno
abnorme in procinto di saltare in aria e di ricevere maledizioni su
maledizioni dalle baldracche che accompagnavano Eustass Kidd, figlio di
Satana.
-Hai ricevuto il mio biglietto?- gli domandò socchiudendo
gli occhi.
Kidd annuì, afferrandolo per la vita prima che gli
scivolasse lungo il corpo, in un gesto istintivo di protezione che non
sapeva spiegarsi. Forse l’aveva fatto per evitare di trovarsi
il fondoschiena di quel pazzo sul naso.
-Mi dispiace.- continuò Law -Per il tuo braccio. Per la
lampada...-
Con un calcio Kidd spinse una delle leve in avanti e il ragno si rimise
orizzontale, anche se non era fermo, del tutto, almeno non li avrebbe
disarcionati e fatti ammazzare.
Chiazze rosse al suolo…
Kidd avrebbe voluto sapere, in quel momento, perché
Trafalgar Laurence era tornato. E non solo quel giorno, ma in quel
momento. Perché cazzo aveva di nuovo messo mano ai comandi e
rideva come un bambino felice che da fuoco alle formiche mentre le
zampe del ragno disperdevano e calpestavano gli sbirri?
Perché non se n’era rimasto sul treno a fare la
vittima? Suo padre sarebbe certo corso a salvarlo. Chi non si sarebbe
mobilitato per salvare uno come lui?
Kidd si chiedeva se sequestrarlo avrebbe potuto portargli qualche
vantaggio quando quello, con naturalezza, senza neppure staccarsi da
lui, ancora accoccolato sul suo petto, con fare strafottente, gli
sussurrò -Credevo fossi morto.-
Colse la nota malinconica, Kidd, strano, perché di solito a
queste cose non ci badava proprio.
-E perché sei tornato?- domandò, spinto da una
curiosità quasi infantile.
Law lo fissò sbigottito, per poi scoppiare di nuovo a
ridere. Si lasciò andare all’indietro cozzando con
la testa contro il suo petto, causando a Kidd un dolore tale da
piegarlo in due, così forte da restargli impresso nella
mente, gemello di quell’altro dolore, di quella
volta…
-Perché ero preoccupato per te, Eufess!-
-Che testa dura.- disse fra i denti, mal celando un sorriso.
-Non mi piace che mi siano ordini.- ribatté quello
-Allora… dove andiamo, capo?-
-Tu scendi!- lo scalzò dalle sue ginocchia, Kidd, ma Law non
demorse. Alzò le spalle e fece per buttarsi di sotto, con
dipinta sul volto l’espressione più strafottente
che Kidd avesse mai visto.
-Ok.- disse -Quando ti linceranno, ci rivedremo all’inferno,
magari farò una chiacchierata con tuo padre.-
Si buttò! Si buttò davvero!
Kidd lo afferrò al volo artigliandogli la giacca a rischio
di spezzarsi le unghie e lo strattonò con forza verso di sé
-Sei impazzito o cosa?!- lo strattonò con forza fino a trascinarlo nuovamente al sicuro sul ragno -Pezzo
d’imbecille!-
-Ti preoccupi per me?- domandò il medico, provocatorio.
Le labbra di Kidd proruppero in uno sbuffo divertito.
-Tsk…- schioccò la lingua e lasciò la
presa. Si ributtò a sedere sulla sua poltrona e
tirò una delle leve. Due delle zampe del ragno scorsero
lungo il perimetro della bestia meccanica, riunendosi
all’estremità posteriore. Da esse calò
un pesante cavo di metallo che Killer, immediatamente,
agganciò al treno. Era una manovra semplice, studiata e
ristudiata. Nulla di quel piano era andato storto, eccetto
che per la presenza di quel Trafalgar Laurence. Un ricco. E Kidd odiava
i ricchi, allora perché aveva permesso a quello di seguirli?
Forse perché un medico gli faceva comodo?
Possibile, dopotutto quando il braccio mutilato si faceva sentire manco
ci fosse ancora, non bastavano i rimedi di fortuna a rimetterlo in
sesto. Eppure sentiva che non era solo quello, c’era una
strana complicità in quei due, un qualcosa che a lui era
precluso. Lui e Kidd erano sempre stati amici, veri amici, ma questa
cosa andava oltre. Apparteneva a un passato che lui non poteva
conoscere e di cui si sentì profondamente geloso, ma non
disse nulla. Si limitò a sistemare la maschera sul viso e ad
attendere gli ordini, qualunque questi fossero.
Trafalgar Laurence guardò per l’ultima volta la
sua vita precedente, finalmente libero da quell’ipocrisia,
libero da vincoli di sangue inesistenti, libero di essere il
meraviglioso, sadico se stesso. Una volta qualcuno gli aveva detto che,
una volta giunti all’inferno, solo il diavolo poteva
concedere la libertà ai dannati.
Il figlio andava bene lo stesso?
Note:
Non so cosa ne è venuto fuori, io volevo scrivere su di loro
in miniera e qualcosa di steampunk, ma questa fic non mi convince del
tutto, chissà, forse ci rimetterò mano.Oh, e il
"tremate, tremate..." Kidd era un bimbo delirante, povero Q^Q Law
sembra molto ooc alla fine e anche Kidd... certo è un AU, ma
non saprei... boh, spero un po' vi sia piaciuta XD Protass vi saluta!
Prrrrrrr!
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