La nuova Semidea.

di MouMollelingua
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CAPITOLO 5. COSTANZA SI ALLEA CON LUKE.

Con zaini in spalla, percorremmo un corridoio buio e roccioso, ogni tanto si intravedeva qualche scintilla e illuminava il percorso.
Camminammo forse per molte ore, forse per pochissimi minuti, lì il tempo era incalcolabile, ma eravamo comunque stanchissimi.
Ma non cedettimo.
"Allora dimmi, cosa vi siete detti, ieri sera, tu e la figlia delle crepe?" mi interrogò Annabeth, sospettosa.
"Come...?" balbettai, e un pezzo di stalattite mi cadde in testa.
"Forse non dovrei dirtelo ma... ecco... Vi ho spiati" confessò, e io rimasi incredulo.
"Cosa...?" non riuscivo ancora a capacitarmi della parola.
Feci un respiro profondo e formulai una frase di senso compiuto.
"Ho detto qualcosa che non andava?" chiesi.
"Questo non posso saperlo, ma appena la Smith era uscita dalla tua Casa, non esprimeva alcuna emozione, insomma, non sembrava nè soddisfatta nè arrabbiata"
"Che cosa dovrebbe provare secondo te? Insomma, tu sei una ragazza, ragioni come una ragazza..." farfugliai.
Annabeth alzò gli occhi al cielo e mi diede un calcio nelle parti basse.
"Ahia!" urlai.
"Però, che occhio che hai, Testa d'Alghe!" esclamò.
Dopo che mi ripresi dalla maledizione della Sapientona, continuai a parlare come se non fosse successo nulla.
"Tu cosa ne pensi, Grover?" domandai.
Il ragazzo-capra non rispose.
Annabeth mi fissò, poi si girò molto lentamente.
"Gro-grover?" chiese al muro.
"Oh no. Non anche Grover, no!" mi disperai.
"Percy, ti prego resta calmo, troveremo Grover, che a quest'ora sarà già chissà dove, sistemiamoci qui per la notte" organizzò Annabeth, cercando di mantenere il controllo.
Obbedì e prendemmo dei sacchi a pelo dallo zaino, e ci sdraiammo vicini, su una stanza che ora, da umida e ghiaiosa, si trasformò in una stanza dal pavimento pulito e liscio, con dei mosaici attorno alle pareti.
Non era la prima volta che entrai in quella stanza.
Con tutte le preocupazioni che si accavallarono nella mia testa, riuscii a dormire solo due ore, nelle quali sognai.

Nel sogno, vidi Costanza che giaceva immobile, legata con una corda strettissima attorno a un masso, era in ginocchio.
Davanti a lei, c'era la bara d'oro su cui giaceva l'anima di Crono, presto occupata dal corpo di Luke.
Alla Mezzosangue indeterminata si avvicinò un'altra figura, maschile.
Un ragazzo alto, snello, sui diciannove anni, occhi color del cielo, capelli corti e biondi, e una cicatrice sulla guancia sinistra che partiva dall'occhio e arrivava vicino alle labbra.
Luke.
Portava dei jeans strappati, corti fino alle ginocchia, una maglietta a maniche corte bianca.
I due ragazzi erano soli, in una stanza buia illuminata solo da delle fiaccole appese alle pareti.
Lui s'inginocchiò a lei e, inspiegabilmente, le accarezzò la guancia.
"Costanza, insieme, potremmo fare grandi cose" le diceva, in tono suadente "Avrai un tuo esercito, combatterai al mio fianco, predominerai su tutto l'Olimpo"
Lei lo fissò attentamente negli occhi.
"A quale scopo?" il suo tono sembrò più calmo che mai, come se Luke le stesse proponendo un contratto di lavoro.
"Vendicare tuo padre, Costanza. Ti ha abbandonato prima che nascessi, vero?"
"Mio padre è morto" rispose, ferma.
"Oh, no. Ancora non accetti la verità che ti circonda? Tuo padre non è morto. Io so chi sei, e insieme, potremmo collaborare" le promise, facendosi sempre più vicino alla mia amica, la quale non si scompose.
Non afferrai il perchè Costanza non si lamentasse e che si facesse toccare da una fecca come Luke.
Insomma, sicuramente la riccia aveva capito che il figlio di Ermes era un nemico!
E poi, fece una cosa che non mi sarei mai immaginato.
Nonostante Costanza fosse intrappolata, riuscì ad avvicinare e ridurre la distanza dei due visi a zero, e... Lo baciò.
Vidi Luke prenderle in viso tra le mani e ricambiare in maniera folle, eccitata.

Cosa? Non era possibile.

So cosa state pensando: "Costanza, che stronza!"
Si, vi capisco pienamente...




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