Tanto
quanto il mare
“Il mare ha
questa capacità; restituisce tutto dopo un po’ di tempo, specialmente i
ricordi.”
Le luci di settembre, di Zafon
Ogni giorno dopo scuola Andrea andava al molo della sua piccola città.
Nessuno sapeva perché lo facesse, nemmeno Cloe, la sua migliore amica.
Si conoscevano da sempre, tanto che Andrea chiamava “zia” la mamma
della ragazzina. Più volte lei gli aveva chiesto di accompagnarlo al
molo, una volta si era anche messa a piangere per un suo rifiuto.
Certo, all’epoca era piccola, come precisava ogni volta che Andrea
ricordava quel momento. Fatto sta che quello era il loro unico segreto.
Ormai però Cloe si era abituata, così, non appena arrivavano al bivio
che conduceva al porto, si separavano ed ognuno proseguiva per la
propria strada.
Anche la madre di Andrea aveva cercato di scoprire il motivo di quella
strana abitudine, non sapeva dire quando fosse iniziata, semplicemente
all’improvviso se ne era resa conto. Mossa inizialmente da curiosità,
lo aveva pregato di dirle la verità. Gli aveva anche proposto di
iscriverlo in piscina, pensando che il motivo potesse essere la sua
passione per l’acqua, ma il figlio aveva rifiutato. Era subentrata poi
la paura così aveva
fatto la “voce da grande”, come la chiamava Andrea, per quanto la città
fosse tranquilla, le premure di un genitore non sono mai esagerate.
Un giorno gli aveva chiesto se poteva accompagnarlo, certa di un
rifiuto, rimase quindi sorpresa quando il figlio aveva acconsentito.
Tuttavia la sua presenza non si rivelò decisiva per scoprire quel
“piccolo mistero”. Andrea si era fermato davanti al molo con lo sguardo
fisso nel mare, era rimasto così per qualche minuto, poi semplicemente
con un sorriso le aveva detto che potevano tornare a casa.
Anche quel giorno, come tutti gli altri, dopo scuola Andrea e Cloe si
salutarono nel solito posto. Pioveva forte ed il mare era agitato, il
ragazzino sapeva che la madre non voleva che con le onde così alte si
avvicinasse all’acqua, ma era sempre stato prudente, anche troppo per i
suoi otto anni.
Rimase così davanti a quella distesa immensa, fissandola con i suoi
grandi occhi dello stesso colore dell’oceano. Poi, come era arrivato,
se ne andò.
Non appena arrivò a casa trovò sua madre ai fornelli occupata con il
pranzo.
“Ciao mamma” disse afferrando una fetta di pane
“Ciao Tesoro” rispose la donna passandogli una mano tra i ricci per
verificare quanto fossero bagnati.
“Almeno quando piove potresti saltare la tua solita visita al molo?”
Gli chiese con dolcezza.
“Certo che posso… ma non voglio e poi sono attento, lo sai” Rispose
lui. Non era una risposta brusca o provocatoria; tanto che sua madre
rimase sorpresa per la semplicità di quelle parole.
“E va bene… adesso vai in camera tua e preparati che è quasi pronto!”
Disse sorridendo mentre il figlio si allontanava
Non appena entrò in camera Andrea si sedette sul letto sfilandosi le
scarpe bagnate. Guardò sorridendo la foto che aveva sul comodino: Un
uomo con i suoi stessi occhi sembrava ricambiare quel dolce sorriso.
Era suo padre, morto qualche anno prima.
Andrea non aveva molti ricordi di quel periodo, né di quelli
precedenti, era troppo piccolo quando il padre se ne era andato…eppure,
c’era qualcosa che la sua memoria aveva conservato attentamente.
Era estate, Andrea aveva da poco compiuto 5 anni e durante una delle
loro solite passeggiate suo padre lo aveva portato al molo.
“Sai che il papà ti vuole bene?” gli aveva chiesto all’improvviso
“Sì” aveva risposto lui con decisione. Ne era convinto, lui e la mamma
glielo dicevano sempre.
“E sai anche quanto?” aveva chiesto l’uomo tenendogli la mano.
A quella domanda Andrea era rimasto perplesso, come si può dire quanto
bene si vuole? Il bene mica si vede, non è come le caramelle della
nonna, quelle le aveva imparate a contare e poteva dire quante ne
voleva: una, due, tre…
Ma il bene?!
Suo padre doveva aver intuito il suo dubbio, perché lo aveva sollevato
in braccio e gli aveva indicato il mare.
“Il papà ti vuole tanto, tanto bene. Tanto quanto il mare” Gi aveva
detto “E anche di più” aveva aggiunto sorridendo.
Andrea non ricordava più la sua voce, eppure quelle parole se le
ricordava perfettamente.
“Questo sarà il nostro segreto, ogni volta che vorrai sapere quanto
bene ti voglio, ti basterà guardare il mare” aveva aggiunto tornando
verso casa.
Dopo anni Andrea ancora non sapeva il perché di quelle parole. Suo
padre aveva forse intuito che non ci sarebbe stato per rispondere
di persona a quelle domande? Probabilmente non c’era un motivo, era
solo uno dei tanti momenti che pensava di poter condividere con il suo
bambino. Ma quei momenti non c’erano mai stati.
Così, non potendo più sentirsi dire quelle parole, ogni giorno Andrea
si perdeva in quella distesa senza limiti e quella vista lo faceva
sentire meno solo, come se fosse ancora tra quelle forti braccia.
“Anche io ti voglio bene” disse guardando la fotografia.
“Tanto quanto il mare”
Note: Nonostante non credo sia
particolarmente pertinente con il tema del contest, ci tenevo a
presentare questa breve storia.
Credo che l’amore tra padri\madri e figli sia la forma più intensa e
pura di tale sentimento, in questa breve storia volevo provare a
cimentarmi in qualcosa di diverso, cercando di interpretare il concetto
di “amore impossibile”, in modo diverso ed originale.
Si tratta, dunque, di un esperimento, spero che, nonostante la brevità
del racconto, sia riuscita a far capire cosa vuol dire per me perdere
qualcuno di fondamentale e riuscire lo stesso a rendere quell’amore un
amore “senza fine”, proprio come il mare.
Terza classificata al contest "L'amore
impossibile"
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