Welcome to the Show

di Emily Liddell
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~ le Cirque des Rêves. Apre al crepuscolo, chiude all’alba.~

 

« Il circo! E’ arrivato il circo! »
« Davvero? E dove? »
« Sulla soglia del bosco! Hanno già montato il tendone e la recinzione, ma pare non ci sia anima viva… »
« Voglio andarci! »

Un gruppo di bambini parlano per strada, accanto alla fontanella della piazza.

 

Nessuno sapeva spiegarsi del perché quel circo fosse spuntato dal nulla, senza manifesti, biglietti o striscioni. E del perché  i loro addobbi e il tendone, fossero completamente tinti da colori opachi e scuri.

Ma era un circo imponente, che dava subito nell’occhio.

 

C’è silenzio. Nessuno si fa vedere.
Si sentono solo gli stormi di uccelli alzarsi dagli alberi.
Inizia a farsi buio e la gente è impaziente.
Fa freddo, ma l’atmosfera è calda, quasi elettrica.
Il sole calò, lasciando spazio all’oscurità e alla luce chiara della luna piena, che iniziava ad alzarsi lentamente.
Io ero lì, seduta in terza fila.
Avevo freddo, ma la curiosità andava sopra ogni sensazione di caldo, o di freddo.
I colori spenti di quel tendone, la terra scura, le panche che parevano montate con tanta fretta, erano di un legno molto scuro e umido. Niente luci, niente di niente. Solo il blaterale degli spettatori e i pianti di qualche neonato.
Non sapevo davvero che cosa aspettarmi da quel circo. Una compagnia circense che inaugura il proprio spettacolo di sera, circondato da colori spenti e a dirla tutta, un po’ deprimenti.
Funamboli? Clown? Lanciatori di coltelli? Acrobati? Ammaestratori? Sarebbe stato un circo come tanti altri?

Poi, ad un tratto, le luci si accesero. Luci colorate, che contrastavano i colori circostanti, balzavano da una parte all’altra, prendendo in faccia qualche spettatore e scoppiettii impaurirono qualche ragazzino.
Delle lettere comparvero al centro.

« le Cirque des Rêves.»

~

« Celia… è ora di andare.»
Celia tiene ancora la lettera stretta a se, incastrata tra il bottone che le allaccia il cappotto marrone di lana.
È nervosa.
Non è ancora pronta per incontrare il mago, l’illusionista. Non ancora.
Anzi, non vuole.
La tazza di the appena scaldata, rimane a freddarsi sul tavolinetto del soggiorno.

 

 

~

L’uomo in grigio è di fronte a Marco.
« Non vuole neppure sapere il mio nome?»
L’uomo in grigio rimane silenzioso, mentre continua a scrutare gli occhi pieni di speranza e allo stesso tempo di rassegnazione di lui.
« Non credo che ad entrambi serva saperlo.»
Il sole inizia a calare.
La stanza si riempie di un tenue colore arancione.
L’orologio da parete segna le 18 con un rintocco secco.

 

 

 

 

“Perché circo dei sogni?”
Continuavo a chiedermi incessantemente, fino a non seguire più lo spettacolo.
Ma non potevo certo sapere cosa mi aspettava.
Lo avrei scoperto poche ore dopo.

 





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