Oltre il velo. di Kassiopeia (/viewuser.php?uid=155942)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo// ***
Capitolo 2: *** 1// ***
Capitolo 1 *** Prologo// ***
Prologo
Prologo.
Harry
vide
Sirius schivare il fiotto di luce rossa
di
Bellatrix e deriderla.
Il
secondo getto luminoso lo colpì in pieno petto.
Sirius
parve impiegare un'eternità a toccare terra:
il
suo corpo si piegò con grazia e cadde all'indietro oltre il
velo logoro appeso all'arco.
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-Teddì? Vuoi
altra crostata? Qui ce n’è ancora un bel
po’.-
Il ragazzo si
riscosse dai suoi pensieri, che vertevano tutti paurosamente sulla
bella Victorie
Weasley.
-Come scusa?
Ehm…no grazie, sono a
posto.-
Fleur poteva
anche essere mezza Veela, ma in qunto a cucinare, faceva proprio pena.
Anche Bill,
chiamato in causa, declinò gentilmente l’
offerta.
-Uff…
bhè, allora vado a
posarla.-
Si, forse era
meglio.
-Bill…posso
farti una
domanda?-
-Certo,
spara.-
-Secondo te
sono pronto?…Insomma, mi resta solo un esame, e poi
sarò un auror a tutti gli effetti: catturerò
maghi oscuri, dovrò difendermi e combattere…
io…non sono sicuro di esserne
all’altezza.-
Il maggiore dei
Weasley sorrise, divertito dall’ espressione spaventata di
Teddy.
-Sei
così identico a Dora… anche lei non si sentiva
all’ altezza del suo
compito.-
-Davvero?-
Esclamò sorpreso il giovane
mago.
-Sicuro! E
invece era una perfetta auror, come sono certo che sarai anche tu.-
-Grazie, grazie
davvero. Ora sono pronto. Mi sento
pronto.-
E
così dicendo, afferrò un toast imburrato e corse
via, lasciando i coniugi Weasley a bocca aperta.
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-E ora, signor
Lupin, mi mostri un bell’
incantesimo.-
L’esaminatore
era un ometto piccolo e grassoccio, del tutto privo di capelli.
Teddy era in
ansia: questo era ormai l’ undicesimo incantesimo da
compiere, e quel tizio non accennava a voler finire. Una goccia di
sudore gli cadde sulla fronte, prima di esclamare con voce
innaturalmente alta –Elettro!-
Il manichino
lì davanti fu percorso da una scarica elettrica, che quasi
lo disintegrò.
-Bene. Bene.
Può bastare.-
Il ragazzo
sospirò di sollievo. Era finita, finalmente. Ora doveva solo
aspettare i risultati. Era libero. Non si era mai sentito
così sollevato in vita sua. Perfino il Ministero della
Magia, luogo che odiava fin da piccolo, nonostante i miglioramenti
apportati dal Ministro Kingsley Shacklebolt; gli sembrava il posto
più meraviglioso del mondo.
Decise di
andarsi a fare un giretto: non aveva mai visto l’ ufficio
misteri.
Continua…
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Capitolo 2 *** 1// ***
Cap. 1 riveduto
Capitolo I
Non
sapeva perché volesse vedere l'Ufficio Misteri, sta di fatto
che dovesse farlo. Così, senza un motivo apparente. Punto.
Prese un
ascensore, e, totalmente sprovvisto di fretta, Teddy Remus Lupin
premette il tasto "Nono livello". Dopo un breve viaggetto dove
rischiò di cadere a causa della velocità, una
voce fredda gli informò che era arrivato a destinazione. Il
corridoio che si aprì era scuro, senza finestre, sembrava
non finire mai. Strano, molto strano. Dopo un tempo indefinibile, il
ragazzo si trovò davanti una porta. Fredda. Nera. Lucida. E
chiusa.
Anzi, sembrava
chiusa: in realtà, a Ted bastò una lieve
pressione sulla maniglia a farla spalancare. Si aprì con un
sinistro cigolio.
Si
trovò in una grande stanza circolare. Tutto era nero,
pavimento e soffitto compresi; nelle pareti si susseguivano a
intervalli regolari porte tutte uguali, prive di contrassegni e di
maniglie, e fra l' una e l' altra ardevano grappoli di candele dalle
fiammelle azzurrine; la fredda luce tremolante riflessa nel lucido
pavimento di marmo dava l' impressione di camminare su una pozza d'
acqua scura.
Teddy chiuse la
porta, ma un istante dopo si pentì di averlo fatto: senza la
flebile luce del corridoio dietro di lui, le uniche cose visibili
furono le fiammelle azzurrine sulle pareti e il loro spettrale riflesso.
Poi, d'
improvviso, il mondo si capovolse: la stanza buia iniziò a
ruotare su se stessa a velocità stratosferica, tanto che il
giovane mago quasi cadde a terra. Per qualche istante, mentre il moto
accelerava, un rumore fortissimo squarciò l' aria, mentre le
fiammelle attorno a lui si confusero, fino a somigliare a lunghi e
lugubri tubi al neon, finché, di colpo, così com'
era iniziato, la stanza si fermò. Ormai la porta da cui era
entrato era irriconoscibile. Ma a Teddy non importava: sapeva dove
doveva andare. E così, senza nemmeno cerare di capire se
fosse aperta o chiusa a chiave, diede una spallata alla seconda porta a
sinistra, entrando, e andando incontro all' ignoto.
Una sottile
striscia di luce lo accecò, e per qualche istante non vide
nulla. La stanza era grande, rettangolare, con un aria
sinistra. Il giovane mago si trovava sulla fila superiore di
una serie di panche di pietra che correvano tutt' attorno alle pareti,
e scendevano fino a una specie di cavità rocciosa al centro
della sala, alta poco più di sei metri. Al centro di questa
cavità, si ergeva un arco di pietra molto antico e rovinato,
pieno di crepe e di incisioni. Doveva risalire alla notte dei tempi. L'
arco era chiuso da una logora tenda nera, una specie di velo , che,
nonostante non ci fosse nemmeno un alito di vento, fluttuava come se
qualcuno l' avesse appena toccato. Teddy si avvicinò,
attirato da una strana forza invisibile.
-Chi
c'è?- Gridò.
Nessuna
risposta.
Il ragazzo si
avvicino ancora un po', superando le panche pietrose.
-C'è
qualcuno?- Ripeté.
Ancora nulla.
Ormai era
vicinissimo, poteva quasi toccare il tessuto fluttuante.
Girò
intorno all' arco, rapito.
Era sicuro che
ci fosse qualcuno lì, intrappolato dentro l'arco.
Impossibile, si
disse.
Ma ormai era
completamente stregato.
Era come se una
gigantesca calamita lo attirasse.
Protese una
mano affusolata verso la tenda.
Era...liquida.
Si, liquida.
Come se ci
potesse passare attraverso.
All'
improvviso, una musica ultraterrena invase la stanza.
Teddy fece un
passo verso la tenda.
Un passo, e
ancora un altro.
Il tessuto gli
sfiorò la gamba, strusciante e silenzioso, ma non lo
bloccò, come Teddy immaginava: anzi, sembrava che... non
avesse consistenza. Era come se fosse fatto
interamente di
acqua cristallina...un rombo infranse il silenzio. Lo strusciare del'
velo continuava, come se si fosse scatenata una bufera. Più
forte, sempre più forte, finché il giovane mago
fu catapultato all' interno del tessuto.
Era buio,
freddo. Dopo il frastuono di prima, tutto taceva, e il colore dei
capelli di Ted, di solito azzurro, virò verso un giallo
acceso, come quando era estremamente confuso.
-Dove
sono?C'è qualcuno?- Un eco rimbombante gli
informò che era solo.
Solo.
Teddy
incominciò ad avere paura. Era tutto così
illogico, impossibile... eppure era successo. Mosse un passo. Due. Il
pavimento ticchettò sotto il suo peso. Sembrava di marmo...
ma il ragazzo non riusciva a vedere nemmeno a un palmo dal suo naso.
Gli balenò in testa il fatto che fosse tutto un sogno.
Sì, si disse, sto sognando. Per il nervosismo dell' esame...
sì, mi sarò addormentato. Ora mi darò
un pizzicotto e mi troverò disteso su una panca nera del
Ministero, a ronfare come uno stupido. Che vergogna!
Si prese due
lembi di pelle del braccio e strinse. Nulla. Nulla di nulla. Nessun
risveglio improvviso. Provò un' altra volta, ma niente. La
paura ricominciò a impossessarsi di lui.
-Dove mi
trovo?!?- Gridò.
All'improvviso,
tutto cambiò. Teddy si ritrovò accecato da un
potente fascio di luce rossa. O forse era verde. O blu. Ma un attimo fa
era gialla...
Il punto
è, che quando riuscì a riaprire gli occhi, li
richiuse subito. Poi alzò una palpebra, incredulo, e
spalancò la bocca. Si trovava a casa. Casa sua.
-Harry, ci
sei?- Chiamò. Ma del padrino nessuna traccia: non c' era
anima viva. Se ne accertò girando in tutte le stanze. Poi,
scorse un ombra, di sfuggita. Corse e si scontrò contro un
uomo alto, mai visto prima.
Quest' ultimo
lo guardò, stupito anch' egli, come se per lui fosse normale
trovarsi in casa d' altri e rimanere sbalorditi se poi tornava il
proprietario.
Era magro e
longilineo, con un fisico muscoloso. Il viso dai tratti nobili e
altezzosi era incorniciato da capelli neri leggermente ondulati. Ma la
cosa che colpiva di più erano gli occhi, di un azzurro che
era quasi grigio, che emanavano calore, gioia, ma anche antico
dolore. Assomigliava a un Dio greco. In confronto a lui, Teddy si
sentì piccolo e brutto.
Lo straniero
parlò.
-Chi sei?-
chiese.
-No, chi sei
tu: questa é casa mia- rispose Ted, curioso ma allo stesso
tempo risentito.
-Ah
sì?- sussurrò lo sconosciuto.
Mentre l'altro
chiudeva gli occhi, come se volesse concentrarsi; Teddy
pensò che aveva un viso allo stesso tempo familiare e ignoto.
Poi,
improvvisamente, il paesaggio mutò ancora.
Ora si
trovavano in un lussureggiante prato verde, che assomigliava
terribilmente a quello del parco di Hogwarts.
-Ma come...
cosa...?- Teddy era estremamente confuso.
-Siamo nell
Arco della Morte Apparente, qui tutto è possibile.-
Esclamò l' uomo.
-Dove...cosa?-
- La smetti di
ripetere "cosa"? Siamo nell Arco della Morte Apparente, un luogo del
Ministero la cui entrata é un arco antichissimo nell'
Ufficio Misteri, e dal quale non è possibile uscire. Qui non
si invecchia mai. Io ci sono caduto combattendo. Ora, per favore, puoi
dirmi chi sei, come sei arrivato qui e cosa succede nel mondo della
magia? Sono ventun anni che non ne ho notizia.-
-Io... non si
esce più?-
-No.-
Teddy
sbarrò gli occhi dal terrore. Lui doveva uscire da quell'
luogo maledetto, accidenti. Non poteva lasciare sola Victorie...
- Mi... mi
chiamo Ted Remus Lupin-
A sentire quel
nome, gli occhi dell' uomo misterioso si ricoprirono di un velo di
lacrime.
-No, non
è lui, non può essere lui...- mormorò.
-Cosa vai
blaterando?-
Le iridi
nocciola di Teddy, così simili a quelle di suo padre,
incontrarono quelle grige dell' uomo.
-Tu... conosci
Remus Lupin?- susssurrò quest' ultimo.
- E' mio padre.
E' morto.-
-No!-
Gridò l' uomo. -No! Moony... James...-
- Cosa vai
dicendo! Mi vuoi dire chi sei?!?-
- Mi chiamo
Sirius Black.-
Continua...
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