La famiglia Sterling-Duvall,con la gentile collaborazione di Sebastian Smythe, in: La bisbetica domata.

di Baude
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro. ***
Capitolo 2: *** Discorsi Seri. ***
Capitolo 3: *** Vecchie e (in)sane abitudini. ***
Capitolo 4: *** (In)comprensioni del testo. ***
Capitolo 5: *** Effetti indotti. ***
Capitolo 6: *** Ebollizione,parte prima. ***
Capitolo 7: *** Ebollizione,parte seconda. ***
Capitolo 8: *** Veterani. ***
Capitolo 9: *** Luoghi naturali. ***
Capitolo 10: *** Il Fante. ***
Capitolo 11: *** Maman. ***
Capitolo 12: *** Intrusi. ***
Capitolo 13: *** Corazza. ***
Capitolo 14: *** Possibilità. ***
Capitolo 15: *** Numeri. ***
Capitolo 16: *** Crime. ***
Capitolo 17: *** Déjà Vu. ***
Capitolo 18: *** Lasciar(si) andare. ***
Capitolo 19: *** Restare. ***
Capitolo 20: *** Ritrovamenti. ***
Capitolo 21: *** Quel tono,quel modo e quella parola. ***
Capitolo 22: *** Preparativi. ***
Capitolo 23: *** Marriage. ***



Capitolo 1
*** Incontro. ***


 
Come promesso,sono tornata.
 
Storia un po' diversa dalla precedente,diciamo che è un "Genere" che può piacere e non. Non è per forza la continuazione della scorsa long. Potrebbe anche essere vista come una storia a parte.
 
Ho deciso di scrivere di loro in queste vesti,perchè ero davvero curiosa di vedere come se la sarebbero cavata con un'adolescente,per di più donna( genere con il qual hanno avuto poche occasioni di approcciarsi,dal momento che alla Dalton- come ben si lamenta Trent- ci sono solo ragazzi.)
 
 
Come al solito nessuna pretesa. Solo quella di passare e di farvi passare del tempo.
 
Ringrazio chi mi ha sostenuta nella scorsa storia e chi aspettava con ansia questo nuovo delirio,spero di non avervi delusi e di non deludervi.
 
 
 
 
Buona Lettura
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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-Papà,lasciami.-
 
Nick Duvall uscì dalla cucina,tenendo in mano una tazza di caffè ed un giornale ordinatamente piegato.
 
Si portò al centro della sala e tentò di capire che cosa stesse accadendo al piano di sopra.
 
Jeff si era caricato in spalla la loro figlia diciasettenne nel tentativo di cacciarla dal bagno.
 
La ragazza però aveva afferrato gli stipiti della porta e in quel momento stava scalciando come una forsennata.
 
-Abbiamo due bagni.- suggerì annoiato Duvall sedendosi sul divano ed aprendo il quotidiano.
 
-Ma io voglio questo.- risposero in coro padre platinato e figlia.
 
-Tu?.- continuarono insieme.- No,io.-
 
Duvall sorrise tra se.
 
Se non avesse avuto la certezza di essere il padre biologico di Ellie,avrebbe come minimo scommesso sulla condivisione dell'intero corredo cromosomico dei due.
 
Erano inspiegabilmente identici.
 
-Sbrigatevi.- sbuffò.
 
Quel giorno dovevano andare all'aeroporto,Sebastian e Thad tornavano a Lima.
 
Smythe aveva tanto insistito per andare a vivere nella francesissima Parigi,ma oramai era troppo americano per sperare di sopravvivere in quell'infernale città-delle-baguette.
 
Era stato difficile stare senza di loro. Comunque avevano trascorso insieme,l'adolescenza e gran parte del periodo Universitario.
 
Jeff non l'aveva granchè presa bene. Inizialmente minacciò di recarsi in Francia e riportare quei due,in America, a calci.L'alternativa era quella di riportare solo Thad,annegando nell'Atlantico Smythe.
 
-Papà?- e quel forte odore di shampoo che c'era,quando Ellie era nei paraggi.
 
-Hai ceduto il bagno a tuo padre?- domandò Nick ripiegando il giornale.
 
-Ho dovuto.- sbuffò contrariata.-Papà.- e quel tono.
 
Quel tono da Bambi.
 
Quel tono da "Tu che sei il mio super-papà e puoi tutto,potresti prendere la luna e portarmela qui?".
 
Quel tono che lo faceva alzare dal divano,strapparsi di dosso la camicia e mostrare una tutina blu,con una "S" da super-eroe sul petto.
 
-Dimmi,Ellie.- si preparò Duvall.
 
Forza Nick.
 
-Ma devo proprio venire?.-
 
Eccolo lì.
 
Nick,non ha tre anni. Non puoi dirle sempre di si. Rispondile come devi.
 
-Ovvio.-strillò Sterling dal piano di sopra.
 
Jeff. Duvall si annotò di ringraziare a dovere il proprio marito.
 
-Ma io_-
 
-Niente"ma" signorina.- la difficoltà stava nell'iniziare a dirle di "No". Superata quella fase,poteva argomentare il tutto molto tranquillamente.- Sono i tuoi zii.-
 
-Ma li ho visti che potevo avere quattro anni.-
 
-E ringrazia il cielo.- intervenne ancora Jeff.
 
-Sterling!-  sgridò Nick.- Appunto per questo.- tornò a rivolgersi ad Ellie.-Verrai con noi. Si tratta di poche ore. Saluti,fai due sorrisi.- le riavviò una ciocca corvina dietro l'orecchio.- e poi torniamo a casa. Nulla di insostenibile.- la rassicurò.
 
Ellie appoggiò la testa contro la sua spalla  sbuffò.- e va bene. Anche se i vostri amici sono sempre così noiosi.-
 
 
 
 
 
 
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Non c'era molto gente quella mattina.
 
Attraversavano la città,avvolta in un silenzio quasi innaturale.
 
Nick sollevò gli occhi,guardando attraverso lo specchietto retrovisore il riflesso di Ellie.
 
Era leggermente imbronciata,avrebbe sicuramente preferito spendere tempo in altro.
 
Si perse qualche secondo nel guardarla.
 
Aveva diciassette anni ed il mondo ai suoi piedi.Lui stesso si era sentito così alla sua età.
 
Tornò a concentrarsi sulla strada.
 
Aveva comprato quella casa a Jeff,si erano sposati ed era arrivata quella meravigliosa ragazza.
 
 
Sebbene Nick ritenesse di essere al colmo della felicità,Ellie gli aveva donato una gioia differente,come se l'avesse completato.
 
Era un uomo,era un marito,era un padre.
 
Guardò con la coda dell'occhio Sterling.
 
Utilizzando lo specchietto del passeggero stava facendo delle smorfie ad Ellie.
 
La ragazza inizialmente sbuffò,guardando il cielo. Ma poi tornò a osservare quel buffo papà che si ritrovava e scoppiò a ridere.
 
Si,Nick Duvall era felice.
 
 
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-Ohio.-annunciò Thad,respirando a pieni polmoni.
 
Erano appena atterrati.
 
-Sento già la puzza di mandrie.- rispose Smythe sperando che almeno questa volta i loro bagagli non fossero chissà in quale aeroporto del mondo.
 
-Non troppo entusiasmo,Smythe.- lo schernì seguendolo.
 
Quella decina di anni a Parigi avevano dimostrato quanto in realtà Sebastian fosse diventato americano.
 
Aveva iniziato lui stesso,dopo nemmeno una settimana, a chiamare i propri connazionali mangia-rane.
 
Anche se a Thad non era ancora ben chiaro il motivo della loro partenza. Dopo tutti quegli anni,sperava che il compagno si fosse reinserito nell'alta società parigina. E invece,aveva deciso di andarsene.
 
Alla fine,dopo varie peripezie,era riuscito ad ottenere un ottimo incarico nella diplomazia.
 
Per quanto Sebastian Smythe potesse essere qualsiasi cosa,tranne che diplomatico.  commentò mentalmente Thad.
 
Attraversarono l'aeroporto.
 
-Sei taciturno,Harwood.- notò Sebastian guardandolo di traverso.- Non sei contento?-
 
Thad gli si avvicinò di più e gli afferrò una mano.- Per essere felice,mi basti tu.-
 
L'altro sbuffò,sorridendo tra se.
 
Oramai ci era abituato,erano anni che stavano insieme.
 
E ne avrebbero passati ancora molti altri. 
 
Sebastian aveva deciso di legare a se anche legalmente Thad. Ma di questo piccolo particolare, Harwood non ne era ancora a conoscenza.
 
Avrebbe trovato un modo per dirglielo,scendendo a patti con il proprio orgoglio.
 
Perchè se c'era di mezzo Thad Harwood,bisognava sempre prendere a calci l'orgoglio e confinarlo in un angolo angusto della mente.
 
 
 
 
 
 
 
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-Sono in ritardo.- notò Ellie annoiata.
 
-Grazie tesoro,è la quarta volta che ci fai notare questo dettaglio.- commentò sarcastico Jeff.
 
Padre e figlia si guardarono in cagnesco,per poi offendersi con una smorfia.
 
-Alle volte mi chiedo chi sia l'adolescente,tra voi.- commentò Nick oramai rassegnato.
 
-Non io.- risposero in coro i due.
 
Quella cosa  di parlare insieme doveva finire,il prima possibile. Rischiava l'insanità mentale.
 
 
-Comunque.- cercò di far passere il tempo Duvall.-Arrivano da Parigi,Ellie.-
 
-Perfetto.- alzò le mani al cielo la ragazza.- Vostri amici storici.- elencò -sono una coppia e arrivano da Parigi. Parleremo di giardinaggio tutto il tempo.-
 
-Ellie.-la sgridò Nick.- Sembri la figlia di due Repubblicani.-
 
-Repubblicani del Texas.- specificò Sterling.
 
Si domandò per quale regione i suoi papà avevano deciso di coinvolgerla in quel comitato di benvenuto. Sapeva a malapena chi fossero questi due zii. Anzi,se non ricordava male,uno di loro non aveva un ottimo rapporto con papà Jeff,e allora perchè tutto quel siparietto?
 
Si alzò in piedi e si voltò sbuffando.
 
E lo vide.
 
L'uomo più bello sul quale avesse mai posato gli occhi.
 
Più bello dei suoi due papà.
 
Alto,elegante,sicuro.
 
Bello. la sua mente continuava a ripetere quell'aggettivo.
 
Sebastian Smythe.
 
-Ehi,ragazzine.-
 
Ed una voce da far sciogliere.
  

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Capitolo 2
*** Discorsi Seri. ***


Oh. WOW. Si, "wow" tutto per voi. Non mi aspettavo una risposta così positiva e ne sono davvero felice.
 
Vi ringrazio,davvero.
 
Piccola, ma doverosa premessa. In questo capitolo si affronterà la questione "matrimonio" e "convivenza". Uno dei personaggi esprimerà la propria opinione in merito a questo argomento. Vi chiedo di non focalizzarvi sull'opinione in se,ma di ritenerla come propria del personaggio stesso. Riflettendo,infatti, sul suo carattere ho ritenuto che potesse pensarla in questo modo. Nessuna critica,nessun tentativo di indottrinamento,da parte mia. Solo la volontà di mostrare quella che potrebbe essere la visione personale di uno dei protagonisti di questa storia. Non per forza questa potrebbe essere la mia opinione in merito e, se ne potrebbe anche parlare,ma non credo che questa sia la sede adatta.
 
 
Ancora vi ringrazio,siete davvero incoraggianti.
 
Per tutti i lettori che si stupiscono della rapidità dei miei aggiornamenti. Bhè,con un tifo così,non posso far altro che essere super-rapida.
 
 
Buona Lettura.
 
 
 
Denise.
 
 
 
 
 
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-Oh,Thad. Quanto mi sei mancato.-
 
Jeff si era letteralmente avvinghiato a Thad.
 
Se Harwood fosse stato più grosso,probabilmente gli sarebbe saltato in braccio.
 
Era una tecnica di stritolamento quella, non un abbraccio.
 
-Ehi,Barbie- si intromise Sebastian posando i loro bagagli a terra.- Roba mia. Ti è chiaro?.-
 
Si,Smythe aveva ancora qualche piccolo problema di gelosia.
 
"Piccolo",enorme problema di gelosia.
 
Sterling non mollò la presa ,ma assottigliando gli occhi sibilò.- Tu,francese del cavolo,me l'hai portato via ed io non poss_-
 
-Ommiodddio.- esclamò Ellie.
 
I suoi due super-papà si allarmarono.
 
-Che succede?- saltò su Nick.
 
-Chi è?!-ringhiò Jeff guardandosi intorno con fare circospetto.
 
-Lo zio è francese?!-
 
I due si guardarono e Duvall mimò con la bocca,in direzione del marito, "E' tua figlia..".
 
 
-Oui.-
 
Aveva detto semplicemente "sì",null'altro.
 
Ma Sebastian Smythe,che parlava in francese,con quel meraviglioso accento parigino,era un'esperienza mistica e sconvolgente.
 
 
Sia Thad che Ellie si resero subito conto di questa cosa.
 
Diversi invece furono i pensieri.
 
Per quanto la giovane di casa Sterling-Duvall fosse nella piena fase ormonale della propria vita,non osava nemmeno formulare i pensieri che in quel momento diventavano sempre più insistenti nella testa di Harwood.
 
Si incamminarono tutti insieme verso l'uscita.
 
Mezz'età.
 
Mezz'età-il cavolo. Se non fossero appena tornati dopo dieci anni di assenza,avrebbe trascinato il suo bel  francese in qualche bagno e gli avrebbe imposto di continuare a gemere  in quell'infernale e peccaminosa lingua.
 
 
-Thad?- lo chiamò Nick rendendosi conto dell'attività cerebrale del compagno pari a zero.
 
Inizialmente era stato difficile. Vivere a Parigi significava sentir parlare Sebastian con i mangia-rane. Era quasi arrivato a meditare sulla possibilità di assumere sonniferi per elefanti.
 
La situazione era tesa,soprattutto quella del cavallo dei suoi pantaloni.Ma con il tempo Smythe aveva imparato a giocare con questa piccola fissazione del compagno,riuscendo a capire esattamente quando fosse il momento di trascinarlo da qualche parte congedandosi dai presenti con un au revoir( "Arrivederci" NdA).
 
 
E i due si  guardarono esattamente in quel momento,con in mente la stessa identica cosa.
 
Morsi,pantaloni calati,sibili.
 
-Zio,e come mai hai studiato in America?-domandò interessata Ellie.
 
Sebastian si voltò lentamente verso la propria interlocutrice e ,dopo averla scrutata  perplesso,ripose.- Lavoro di mio padre.- si schiarì la voce e tornò a sfoderare il proprio sorriso ammaliante.-ma ho vissuto a Parigi fino a sedici  anni,avevo più o meno la tua età.-
 
 
-Detto così,sembra che tu sia vecchio.- continuò Ellie che aveva occhi solo per lui.
 
 
Nick storse il naso.
 
 
-Ho l'età dei tuoi due padri.- rispose distrattamente Sebastian impedendo a Thad di inciampare nei gradini dell'uscita.
 
-Grazie.- gli sorrise il compagno.
 
Gli sistemò il nodo della cravatta.
 
-Ma no,sembri molto più giovane.- continuò a tentare di attirare la sua attenzione,Ellie.
 
Smythe infine si rassegnò e, lasciando andare malvolentieri Harwood,tornò a conversare amabilmente con la propria nipote.
 
-Che problema ha tua figlia?- chiese sottovoce Jeff prendendo sottobraccio Nick.
 
-Il fatto che sia una donna?- suggerì Duvall.- E' strana vero?- notò frugandosi nelle tasche per trovare le chiavi della macchina.
 
-Si',certo. Sebastian fa comunella con Ellie  e voi due parlate fitto tra di voi,bel comitato di Bentornato!- sbuffò Thad mettendosi tra i due.
 
-Oh,scusaci. Prima donna.-lo prese in giro Jeff stritolandogli un braccio.
 
-Sterling,sei un violento.-lo accusò Thad mentre attraversavano il parcheggio dell' aeroporto.
 
Sebastian,dopo aver dato un'occhiata dietro di se, si era appena piegato su di Ellie per poterle dire qualcosa e lei era subito scoppiata a ridere.
 
-Cosa le ha detto?-domandò Jeff sospettoso.- E perchè ride?!-
 
Un Mastino Napoletano formato Jeff Sterling.
 
-Piantala.- liquidò la situazione Duvall.-Comunque,Thad,per quanto sia bellissimo avervi di nuovo qui. Come mai ve ne siete andati?- decise di distogliere l'attenzione del proprio marito dalla figlia adolescente,per impedirgli di far saltare teste.
 
 
Harwood sospirò.-La scusa ufficiale è quella del "Mangia-rane,tutti con la "r" moscia e senza un minimo di senso pratico"- disse imitando il tono del proprio compagno.-Ma la reale motivazione mi è del tutto sconosciuta.-
 
Jeff e Nick si guardarono.
 
-Probabilmente.- Thad si rivolse a Nick.- Lo dirà a te. O comunque,nonostante io ci abbia provato in tutti i modi,è più facile che lo venga a dire a te che a me.-
 
-Certo,siete amici.- sentenziò schiumando di rabbia Sterling.
 
-Jeff,piantala.- sospirò esasperato Duvall.
 
 
 
 
 
 
 
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-Già in solitudine?- domandò Nick raggiungendo in veranda Sebastian.
 
Smythe alzò un sopracciglio,ma continuò a guardare davanti a se.
 
-E' bella come ricordavo.- mormorò con ancora in bocca la sigaretta.- La casa.-
 
-Mi hai aiutato tu a sceglierla.- rise Nick mettendosi accanto a lui.
 
-Per questo è bella.-
 
Duvall appoggiò i fianchi alla ringhiera,ed esattamente nella posizione opposta rispetto a quella dell'altro,fissò la porta di casa.
 
 
-Stiamo per confessarci,vero?- chiese Sebastian ,sollevando l'angolo della bocca.
 
-A quanto pare.- sorrise a sua volta Nick.
 
Era dall'università che, ogni volta che dovevano parlare di cose serie,assumevano quelle posizioni l'uno rispetto all'altro.
 
Non si guardavano direttamente in faccia. Era come se parlassero più con loro stessi che tra di loro.
 
-Voglio sposarlo.-disse Smythe.
 
-Bene.-
 
-Solo?- chiese senza voltarsi.-Niente scenate da mamma-isterica? Niente accuse  per aver tentato di intaccare la virtù di Harwood.-
 
-Stai cercando la mia benedizione,Smythe?- domandò ironico Nick- E comunque ti sei preso la virtù di Thad almeno vent'anni fa,cerchiamo di non essere ridicoli.- tornò serio.- Dov'è il reale problema?-
 
Sebastian si portò la sigaretta alla bocca ed inspirò lentamente- e se mi rispondesse "no"?-
 
Duvall sorrise tra se. Non ironicamente o sarcasticamente. No,sorrise e basta. Sebastian Smythe, l'uomo forse più sicuro di se stesso, era preoccupato del fatto che  il proprio compagno potesse rifiutarsi di sposarlo.
 
 
-E se non fossi tagliato per il matrimonio?- continuò
 
-Ascolta,Sebastian.- Nick lo chiamava per nome solo quando la faccenda diventava seria.- Il matrimonio è un gran casino.Te l'assicuro. Ci sono giorni in cui mi sveglio e mi chiedo come diamine ho fatto a dire di "si" a quella sottospecie di pitbull platinato che ho. Ma poi mi ricordo di una cosa. Noi siamo Nick e Jeff. Sono stato solo Nick quand'ero bambino.L'adulto che sono ora è il risultato della mia vita insieme a lui. La convivenza potrebbe sembrare simile,ma non lo è.- si guardarono.- Hai la possibilità di andartene,da un momento all'altro. Per me,e non è detto che debba valere per forza anche per te.- specificò.- Sposarlo ha significato avere un motivo in più per rimanere.-
 
E questi erano i momenti in cui Smythe si chiedeva quando avrebbe mai raggiunto una maturità emotiva come quella di Nick.
 
 
 
-Quando.- Duvall sorrise tra se ed poi buttò la testa all'indietro.- Quando me l'ha chiesto,ero felicissimo. Si,ok. Ero dell'idea che non mi servisse un pezzo di carta con su scritto sposati,per essere felici insieme,ma devi andare oltre. Sebastian,lui ha deciso di rimanere comunque con me. Anche ora,che sto invecchiando e ho qualche capello bianco. Quando magari mi ammalerò o per la vecchiaia farò fatica a riconoscerlo. Tutto questo sarebbe potuto accadere anche con la convivenza. Ma sposandomi,lui ha messo in chiaro le sue intenzioni:"comunque vada,io resto".-
 
Smythe sorrise.- Fanculo,siete una fottuta fiaba,voi due.-
 
-Papà!-  si sentì urlare dall'interno della casa.-Vieni a dire qualcosa a papà Jeff.-
 
Nick guardò esasperato l'ex compagno di scuola- Una fiaba,eh...?-
 
 
 
  

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Capitolo 3
*** Vecchie e (in)sane abitudini. ***


 
Ebbene,dopo il capitolo serio, alto tasso di demenzialità.
 
Spero che ridiate tanto,almeno quanto ho riso io scrivendolo.
 
Come al solito vi ringrazio,i numeri sono incoraggianti,ma ancora di più lo sono le vostre recensioni.
 
Ritornerà una scena alla quale sono particolarmente legata. Sarà la terza\quarta volta? Ma l’adoro e l’idea che a distanza di vent’anni questi due,infondo,facciano quello che facevano a sedici anni, mi fa sorridere.
 
Vi chiedo solo di non odiare Ellie. Per quanto anche io,per ora, non riesca a sopportarla più di tanto. Ma il comportamento da oca giuliva è totalmente motivato e comprensibile di fronte alla statuaria e sconvolgente bellezza di Sebastian Smythe.
 
Buona Lettura.
 
Denise.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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-Passami il sale,Thad-
 
 
L’ordine fu seguito da una sonora pacca sul braccio.
 
Harwood si girò verso il proprio aggressore nel tentativo di capire il motivo di tanta violenza.
 
Ma Ellie era tornata ad ascoltare incantata i discorsi che papà Nick e  Sebastian stavano facendo. Più che dai discorsi ,era completamente incantata dalla voce del nuovo zio.
 
-Violenta come te.- borbottò Thad guardando Jeff.
 
Prese il sale e lo mise davanti alla ragazza.
 
-La mia bambina.- sospirò Sterling orgoglioso.
 
-Chiedi scusa a tuo zio,Ellie.- intervenì Nick al quale non era sfuggita la scena.
 
-Sì.- fece un gesto annoiato con la mano.- Scusa.- disse continuando ad ascoltare con aria assorta Sebastian che le stava descrivendo la propria notte prima della Laurea.
 
Oh,Thad se la ricordava bene.
 
Non gli era ancora ben chiaro come non fossero stati arrestati per atti osceni in luogo pubblico,ma ovviamente Smythe non stava raccontando questa parte della storia alla giovane Sterling-Duvall.
 
-Perdonala,Thad.- si sporse verso di lui Nick,passandogli un piatto.- Non ha ancora imparato a filtrare simpatie ed antipatie.-
 
-E’ in un’età stupida.- sentenziò Jeff con aria saputa e facendo roteare la forchetta che aveva in mano.
 
Duvall e Harwood lo squadrarono sarcastici.- Solo lei,eh?- domandò Nick alzandosi dal tavolo.
 
-Comunque,non è colpa tua ,oggettivamente sei noioso…- lo rassicurò il biondo.- per quanto mi costi ammetterlo.- alluse al rapporto non proprio roseo che aveva con Smythe.
 
-Non sono noioso.- esclamò Thad.- Anzi. Ellie!- la ragazza si voltò scocciata. Avevano interrotto il suo rito di adorazione.- Ho origini messicane,lo sai?- domandò entusiasta.
 
-Interessante.- notò poco emozionata dalla notizia.
 
Riportò la propria attenzione su Sebastian.
 
-Comunque adoro il francese.-
 
-Si?- quella ragazza lo divertiva,non lo aveva lasciato in pace un singolo secondo. Ma l’idea di far schiumare di rabbia Sterling era troppo allettante,avrebbe sopportato stoicamente quei pallidi tentativi di seduzione adolescenziali.- Conosci il francese?- domandò sorridendo.
 
E infatti il caro paparino-pitbull non tardò a ringhiare.
 
-Oh.- Ellie arrossì,non si aspettava una domanda. Fino ad allora Sebastian si era limitato a rispondere.- Certo che_-
 
-No- concluse la frase per lei Nick,rientrando in salotto.
 
Ellie sbuffò scocciata. Per quale ragione i suoi due padri dovevano sempre mettersi in mezzo?!
 
Non solo le avevano tenuta all’oscuro dell’esistenza dell’uomo più ormone-stimolante che l’umanità avesse mai visto,ma adesso le impedivano di conquistarlo?
 
-Potrei sempre impararlo.-sfidò con lo sguardo il proprio padre.
 
-Studia.- rispose secco Duvall impilando i piatti sporchi che erano a tavola.
 
-Ma ho uno zio madre-lingua!- sbuffò.- Tipo,come si dice”bello”?-
 
-Beau.-  rispose Sebastian divertito da tutto quello spettacolino.
 
E sapendo esattamente quello stava per accadere nei pantaloni di Harwood.
 
-“Affascinate?”-continuò Ellie.
 
-Charmant.- continuò Smythe fissando il proprio compagno.
 
Thad deglutì. Maledetto francese.
 
-“Sposami”?-
 
-Jeff.- Nick sbattè una mano contro il tavolo facendo traballare i bicchieri – Porta tua figlia a letto.Subito.-
 
-Ma io non_-
 
-E’ tardi,a letto.- ordinò Nick.
 
Sterling,felice di poter porre fine a quel tremendo spettacolo per il proprio cuore di padre,scostò la sedia della figlia invitandola ad alzarsi.
 
-Non puoi costringermi.- notò Ellie.
 
C’era di mezzo l’uomo della sua vita. Avrebbe combattuto per poter stare con lui. Almeno per un’altra mezz’ora,ecco.
 
 
-Ah,no?-domandò Nick.
 
Ecco,finchè i suoi due papà erano divisi ,poteva sperare di vincere,ma se si alleavano era la fine.
 
Jeff la tirò su di peso e,una volta caricatasela in spalla,salì le scale.
 
-Papà. Ti assicuro che ingrasserò di almeno venti chili. Ti verrà un’ernia,vedrai.- minacciò agitandosi sulla schiena del genitore.
 
-Scusateci ancora. Solitamente è educata.- borbottò Duvall.-sta diventando una bisbetica.-
 
-Non ti sopporta,Thad.- si sporse Sebastian verso il compagno,grato di poterlo finalmente sfiorare senza ragazzine di mezzo.- Ti ho sempre detto che con i vestiti stai decisamente male. –
 
 
 

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-Buonanotte.- urlò da una stanza all’altra Sterling.-Ellie,dormi?-
 
-Si.- rispose sempre urlando la figlia.
 
-Non dire le bugie,non mi avresti risposto.-
 
-E’ impossibile dormire se urli!-
 
Thad chiuse la porta sorridendo.
 
Jeff e Nick avevano insistito affinchè dormissero almeno quella notte da loro. Il giorno dopo avevano in programma di andare a dare una sistemata alla vecchia casa del Procuratore Smythe.
 
 
Sebastian era in piedi,davanti alla finestra.
 
Harwood lo raggiunse,cingendogli i fianchi da dietro.
 
-Mi arrivi alle spalle,Harwood?- chiese sorridendo malizioso.
 
-Non siamo un po’ troppo grandi per queste battute pessime?- chiese Thad appoggiando la testa sulla spalla dell’altro.
 
Sebastian finse di pensarci su.-No.- si voltò agganciando con le dita i passanti dei pantaloni di Harwood.-Finchè sentirmi parlare in francese ti farà un certo effetto,non saremo abbastanza grandi…-
 
-Dormite.-  strillò Jeff.
 
-Fanculo,Duvall.-Smythe se la prese con l’altro.- Rifai questi dannatissimi muri!-
 
 
 

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-No,Sebastian. No.-
 
Ellie uscì dal bagno perplessa.
 
Sì,i muri di quella casa erano praticamente inesistenti. Era possibile sentire qualsiasi cosa.
 
-Harwood ,lo sai…E’ vent’anni che le cose vanno così-
 
La ragazza scese le scale,dirigendosi in soggiorno,sperando nell’ausilio del caffè.
 
Diede un bacio veloce ai suoi due papà guadagnandosi un –Ehi,dolcezza- da Nick ed un –Mostriciattolo…- da Jeff e,infine ,si sedette al tavolo con loro.
 
-Sebastian,no.- ancora Thad che parlava ad alta voce.
 
-Ma che succede?- chiese Ellie sinceramente preoccupata versandosi del caffè in una tazza.
 
Sterling era impegnato a ricordarsi come si comunicasse di prima mattina, era ancora troppo addormentato per poter rispondere in modo sensato e logico. Duvall alzò gli occhi distrattamente dal proprio giornale e mormorò- solite cose.-
 
Sentì un forte rumore,come delle finestre aperte.
 
-SMYTHE,MALEDIZIONE.- inveì con veemenza questa volta Harwood.- era di Hugo Boss,quel completo.-
 
Dei passi e subito dopo Sebastian fece la sua apparizione sulla cima della scala.
 
Era dannatamente bello anche di prima mattina.
 
-Harwood,non ti lascerei mai andare in giro con un vestito firmato da un altro uomo.-  disse guardandosi dietro le spalle.
 
-E’ uno stilsta- rispose esasperato Harwood del quale Ellie dalla sua posizione poteva udirne solo la voce.
 
Ma l’uomo non rispose e scese le scale,augurando a tutti i presenti un buon giorno.
 
-Sebastian,quando smetterai di lanciare tutti i suoi vestiti giù dalla finestra?- domandò a mò di saluto Nick.
 
-Quando non ne avrà più.- rispose Smythe sedendosi con loro.
 
-Harwood- saltò su Jeff,come se si fosse appena svegliato-non osare scendere nudo.- lo minacciò.
 
Ellie sbuffò tra se.
 
Peccato che fosse Thad quello senza vestiti…
  

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Capitolo 4
*** (In)comprensioni del testo. ***


Oddio,sono in ritardo.Lo so,scusatemi >.<
 
Ieri sera ho avuto un imprevisto che mi ha tenuta lontana dal pc e dal quartetto-zabette.
 
Vi ringrazio per le recensioni,provvederò subito a rispondere ad ognuno.Ripeto,ieri è stata una giornata impossibile,ma recupero subito :)
 
Grazie per l'entusiasmo e l'incoraggiamento.Grazie a chi segue,a chi preferisce questa storia e a chi ride.
 
Il fatto che Ellie mi stia leggermente su i *biiiiip* non è un mistero(la verità è che lo verrei io uno Smythe-zio ù.ù ).
 
 
Via auguro quindi buona lettura.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Erano passati circa vent'anni.
 
Vent'anni di strusciate,di sesso violento e sfiancante.
 
Ma Sebastian Smythe percepiva distintamente l'assenza del compagno dal proprio letto.
 
Allungò una mano.
 
Vuoto.
 
Si rigirò,coprendosi il volto con un braccio.
 
-Harwood,maledizione,torna su di me.- grugnì con la voce impastata di sonno.
 
-Arrivo,arrivo.- sbuffò Thad nell'altra stanza.
 
Smythe udì le coperte frusciare e un corpo caldo e nudo contro il proprio fianco.
 
-Dov'eri?- mormorò.
 
-Telefono. -
 
Sebastian grugnì in risposta scoprendosi li volto e allungando il braccio per circondare le spalle dell'altro.
 
Il giorno prima erano entrati con il preciso obiettivo di renderla abitabile.
 
La casa del nonno di Sebastian distava qualche minuto in macchina dagli Sterling-Duvall ed era,bhè, una casa in pieno stile Smythe.
 
Thad non si capacitava del fatto che una casa potesse avere così tante stanze,oggettivamente , qualcuno le aveva mai abitate?
 
Avevano portato dentro un solo scatolone,poi Sebastian lo aveva inchiodato contro un vecchio tavolo in ottone e lì gli aveva fatto fare il giro della casa.
 
In realtà il suo sedere aveva fatto il giro della casa.
 
Di ogni singola parete.
 
E a notte fonda erano approdati sul tappeto del salone principale,proprio sotto la gigantografia del Procuratore Smythe.
 
 
Harwood sollevò lo sguardo e incontrò quello del defunto nonno di Sebastian che lo scrutava.
 
-Chissà che cosa direbbe,se potesse davvero vedere...-
 
 
-Che hai un bel culo e sei estremamente eccitante quando mi supplichi di non fermarmi .-
 
Thad torse il naso e gli diede un leggero pizzicotto al fianco.
 
-E' inquietante fare sesso davanti a lui.-
 
-Lo togliamo.- iniziò serio Smythe.
 
L'altro si rigirò tra le sue braccia e lo guardò interrogativo.
 
-Non voglio condividerti con nessuno.- gli scansò una ciocca da davanti il viso.- Nemmeno con uno stupido dipinto.-
 
 
 
 
 
 
 
 
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Quella mattina Thad aveva ricevuto una telefonata,ma in realtà non credeva fosse nulla di importante.
 
 
E in quel momento,due ore dopo aver salutato il proprio bellissimo compagno,si trovava nell'ufficio del Rettore della Lima's University.
 
-Ed è per questo che ritengo che lei,Signor Harwood,sia la persona migliore per ricoprire questo ruolo.-
 
 
Una proposta di lavoro,già.
 
 
Nel periodo francese aveva insegnato alla Sorbonne per sette anni.
 
C'era di mezzo Sebastian.
 
Sicuramente c'era di mezzo Smythe.
 
Lui non aveva fatto alcuna domanda di lavoro,né  tanto meno stava cercando un posto fisso.
 
Quel maledetto politico mancato doveva aver fatto quelle sue due telefonate e minacciato il rettore.
 
Lo sapeva,conosceva i suoi metodi.
 
-La ringrazio.- disse educatamente Harwood.- Posso chiederle del tempo,per rifletterci? E' davvero un onore e vorrei valutare la sua proposta.-
 
-Ma certamente.- rispose il rettore.- Abbiamo tutto il tempo che vuole.- sorrise gentile.
 
Oh,si. Sebastian doveva averlo minacciato e tanto anche.
 
 
 
 
 
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Il telefono squillò.
 
-Pronto?-
 
-Sei stato tu.-
 
-Ciao bel faccino.-rispose Sebastian.
 
-Tu sapevi esattamente chi fosse questa mattina. Sei stato tu. Lo hai minacciato.-
 
-Errato,Harwood.-lo corresse attorcigliandosi il filo deltelefono intorno ad un dito.- Gli ho fatto il tuo nome e gli ho raccontato le tue mille e più qualità...-
 
Quel tono non suggeriva qualità didattiche...
 
 
-Sebastian.-sbuffò sfinito Thad.
 
-Ascolta- Smythe sistemò la propria posizione sulla sedia - Sei americano e hai insegnato alla Sorbonne.Lì non ho fatto il tuo nome,a nessuno. Sei capacissimo e meritevole. Chiaro? Ho solo detto"Thad Harwood",nulla di più. E poi non voglio che ti riduca a fare la casalinga. I grembiuli non ti stanno bene. A meno che tu non abbia solo quello,allora lì possiamo riparlarne...-
 
Harwood sorrise stancamente.- Sei impossibile.-
 
-Lo so,ma se così non fosse,non staresti con me da vent'anni. Comunque,vai nella caffetteria del Campus,prendi qualcosa e chiama Duvall.-
 
-Cosa c'entra Nick?Siete un po' troppo amici,ultimamente...-
 
-Gelosia.-constatò Smythe.- Duvall è attraente solo quando sono ubriaco. Chiamalo. Vedrai che anche lui ti dirà che questa è un'ottima opportunità di lavoro e che se la lasci andare,sei un idiota.-
 
-Va bene.-attraversò il parco deserto.- Grazie.-
 
Thad sapeva perchè Sebastian avesse fatto quel gesto. Non era una raccomandazione o una spinta. Non l'avrebbe mai fatto se non avesse saputo,perfettamente, che Harwood ne era in grado. Aveva messo il proprio nome e la propria faccia.
 
Fiducia.Smythe si fidava delle sue capacità e di lui. E voleva che fosse felice.
 
-Harwood,torna tra noi.- lo canzonò,sempre dall'altra parte del telefono.- Tornerò questo pomeriggio. Metti quel grembiule. E basta. Parlare di casalinghe mi ha ispirato...-
 
-Maniaco.-
 
Qualcuno bussò alla porta e Sebastian,dopo aver coperto con una mano il telefono,disse-Avanti.-
 
-Mr Smythe.C'è una ragazza qui fuori,che chiede di lei. Le ho detto che era molto occupato. Ma dice di essere sua nipote.-
 
Sebastian sbuffò.-Rimani lì,Clarisse.- disse gentilmente.
 
-Harwood,per quanto l'idea del sesso telefonico con te mi ecciti,Clarisse ha bisogno di me.-
 
-Chi è Clarisse?!-
 
 
Smythe si assicurò che la segretaria non stesse guardando,ma vista la veneranda età probabilmente era anche leggermente sorda.
 
-La mia arrapantissima segretaria settantenne .Ci vediamo a casa, bel culo.-
 
 
Mise giù e si rivolse nuovamente alla propria sottoposta.-Avrei bisogno di un numero di telefono.-
 
-Mi dica pure.- rispose.
 
-Chiami lo studio dell'avvocato Duvall.-
 
 
 
 
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-Pronto?-
 
-Ciao,Tesoro.-
 
-Smythe.-
 
-Duvall,cerchiamo di essere rapidi,ho una controversia internazionale sulla mia scrivania che aspetta solo me.-
 
 
-Ti ascolto.-
 
 
-La tua adorabile pargola è nell'anticamera del mio ufficio.Non chiedermi cosa diamine ci faccia.-
 
 
-Non è a scuola?!-
 
-Evidentemente,no.-rispose Sebastian lisciando i bordi di alcuni documenti con il dito.
 
 
-Smythe,credo che lei stia sviluppando una particolare simpatia per te_-
 
-...fosse solo simpatia...-commentò sarcastico.
 
-Io non posso muovermi dallo studio,sento Jeff.Te lo mando il prima possibile.-
 
-Il pitbull nel mio ufficio?Digli di non sbavare,ho la carta da parati nuova.-
 
 
-Divertente.-
 
Mise giù.
 
Quella ragazzina iniziava a dargli noia.
Un conto era far schiumare di rabbia papino-Sterling e divertirsi ad importunare Thad con il francese,ma che ora si presentava nel suo ufficio...
 
Schiacciò il pulsante dell'interfono.-Clarisse,falla entrare.-
 
Prima se ne sbarazzava,prima si dedicava a quella pratica.
 
Gli Americani era dei rozzi.I Francesi dei mangia-rane senza un minimo di senso pratico. Svolgere un lavoro di diplomazia e dialogo internazionale tra i due  era snervante.
 
-Ciao,zio.-
 
Sebastian alzò lo sguardo.
 
Ellie era davanti alla porta con in mano un sacchetto di carta.
 
-Che ci fai qui?- domandò brusco tornando ad appuntare degli indirizzi utili.
 
Mostrarsi il più odioso possibile l'avrebbe sicuramente allontanata. Quella ragazzina doveva essere venuta su a Pane e Musical.
 
-Ti ho portato la colazione.- rispose entusiasta avvicinandosi alla scrivania.
 
Smythe alzò un sopracciglio,squadrando la nipote che nel mentre aveva tirato fuori una tazza di cartone e gliela stava porgendo.
 
 
Allungò una mano,tolse il coperchio e annusò il contenuto.
 
-Non c'è il Cognac.-
 
-Come?- chiese perplessa Ellie stando in piedi di fronte a lui.
 
-Non c'è il Cognac. E' solo caffè.- ripetè,girando su se stesso e buttando il caffè nel cestino accanto alla scrivania.
 
-Non lo sapevo...- ammise la ragazza.
 
-Ovviamente. Come non sai che mi sei indifferente?Meglio:fastidiosa.-
 
 
Ellie tirò su lo sguardo,ferita.
 
-Capiamoci,principessa.- Sebastian si alzò dalla sedia e la raggiunse.- Hai un pene?Non mi sembra.- fece piegando di lato la testa.- Cosa ti fa pensare di essere interessante ai miei occhi?Sentiamo.-
 
-Io non...-lei non sapeva davvero che cosa dire. Insomma,tutti quei sorrisi,quei gesti educati e quel francese...
 
-Ti ho dato corda per provocare tuo padre e per far eccitare il mio compagno,ti è chiaro?In tutto ciò,tu non c'entri nulla.-
 
Ellie strinse i pugni. Non poteva essere.
 
-Sei uno stronzo.-sibilò
 
-Si,me lo dicono spesso. Ma nonostante questa scoperta,sei ancora qui.-
 
-Mr Smythe.- l'interfono.- C'è un pazzo che chiede di lei.-
 
-E' arrivato papino,dolcezza.-
 
-Non ne ho bisogno,grazie.- ringhiò Ellie aprendo la porta e sbattendosela alle spalle.
 
 
Iniziava ad avere un forte mal di testa.
 
Aveva tentato di mediare come meglio aveva potuto. L'aveva respinta con le buone maniere. Aveva cercato di mostrarsi disinteressato a lei,rispondendo in modo distaccato. Ma l'irruzione in Consolato era troppo.
 
Tutte quelle attenzioni le aveva avute solo perchè era la figlia di Duvall.
 
-Smythe.- un ringhiò.
 
Sebastian si voltò leggermente.- Non sbavare.- rispose distrattamente.
 
-Ora mi spieghi per quale cazzo di motivo mia figlia è così sconvolta e che cosa ci faceva da sola,qui con te.- disse Jeff minaccioso avvicinandosi all'ex compagno di scuola.
 
-Si è resa conto di che cosa voglia dire essere una tua erede?-  suggerì ironicamente fronteggiandolo.
 
-Non sto scherzando. Non scherzo mai se c'è di mezzo lei.-
 
-Quindi?-
 
-Quindi,Smythe,non mi fido di te. Non l'ho mai fatto. Sei un cazzo di irresponsabile. Se scopro che hai tentato di...-
 
-"Di" cosa?"Sedurla" ?- domandò. Non era più ironico. Quella ragazzina gli stava facendo perdere tempo e saltare le coronarie una ad una.-Forse è il contrario ,Sterling.O sei troppo compiaciuto di quella piattola che hai cresciuto per rendertene conto?-
 
-Cosa diam_?-
 
-Credi davvero ch possa trovare interessante una diciassettenne. Pronto?Sono gay.-possibile che a Lima fossero tutti impazziti?-Se tua figlia si comporta da oca,non sono problemi miei. Ti prego quindi di liberarmi della tua e della sua presenza.-
 
Erano ad un palmo di distanza.
 
-Ringrazia che lei sia di là e che Nick abbia sempre predicato la non violenza.-
 
-Ti stai rammollendo,Sterling.- rispose ghignando Sebastian.
 
Ma Jeff non rispose e con un'ultima occhiataccia si chiuse la porta alle spalle.
 
Prima che un ferma-carte di argento potesse colpirlo alla nuca.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  

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Capitolo 5
*** Effetti indotti. ***


 
Eccomieccomieccomieccomi!
 
Mpfff,che corsa!
 
Allora,grazie mille per le recensioni.Siete adorabili. Lo dico sempre ed ho intenzione di ripeterlo fino alla fine di questo delirio.
 
E' bello leggere le vostre opinioni ed impressioni.Oltre che divertente,mi date spesso degli ottimi spunti che sicuramente verranno sviluppati in seguito :)
 
A questo punto,un grazie sentito la alla mia personalissima bionda. Durante la lezione di Biochimica si vede arrivare messaggi con su scritto "Glee-coproteine",perchè invece di ascoltare,penso a questa storia.Sopportarmi via Internet è pesante,ma dal vivo è una follia.Vi assicuro che me ne esco con certe cose,fuori dal mondo.
 
 
Ripetiamoci quindi:grazie a chi mi scrive,a chi segue questo delirio e a chi semplicemente legge.
 
Buona Lettura.
 
Denise
 
 
 
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Nick Duvall misurava a passi rapidi e rigidi il salone di casa.
 
Avanti e indietro.
 
Arrivava di fronte alla parete,si voltava e riiniziava a marciare.
 
-Quanto tempo è che va avanti così?- domandò Jeff ad Ellie,continuando a fissare il marito.
 
-Mezz'ora buona.- rispose la figlia tenendo d'occhio il padre.
 
I due,seduti sul divano, aspettavano.
 
Sapevano che la sfuriata sarebbe arrivata,prima o poi.
 
 
Nick si fermò. Dritto,piantato di fronte a loro.- Come avete potuto?- domandò.
 
Jeff ed Ellie si guardarono.
 
-Io in realtà_-
 
-Era una domanda retorica,Sterling.- lo interruppè Duvall.
 
Lanciò un'occhiata al proprio papà biondo. Ellie sapeva che in quelle situazioni bisognava tacere.
 
-Voi due...- gesticolò Nick senza emettere alcun suono.
 
-Non sa cosa dire.- bisbigliò Jeff ,sempre parlando con la figlia.
 
-E' grave.- notò lei.
 
-Siamo in una marea di guai.- continuò sconsolato Sterling.
 
-Non ho parole.- sbuffò Duvall senza accorgersi dei bisbigli che i due si erano appena scambiati.Tornò a marciare.
 
 
-Nick.- disse timoroso Jeff.
 
L'interpellato si voltò di scatto verso di lui.
 
-Ma perchè io sono da questa parte del divano?- chiese.
 
-Perchè.- rispose Duvall fingendo di essere tranquillo.-ti sei comportato esattamente come tua figlia,Sterling.-
 
-Ma io non_-
 
-Niente "ma".- tagliò corto Duvall portandosi nuovamente di fronte a loro.- Sei un diciassettenne,Jeff.Non c'è nessuna differenza tra te ed Ellie.-
 
-Questa era brutta.- mormorò Ellie.
 
-Nick.- riinizò pazientemente Jeff.-Smythe ha tentato_-
 
-"Smythe" cosa?!-ed era partita,la sfuriata-Duvall si preparava a mietere vittime.
 
-Se mi fai finir_-
 
-No,Jeff.Non voglio sentirti.-
 
-Nick,io_-
 
-No.-
 
-Ma voglio solo_-
 
-No.-
 
-Che pall_-
 
-No.-
 
-Continuerà a risponderti "no".- sbuffò Ellie.
 
-Tu,signorina.- puntò il dito contro la figlia.
 
-Finalmente non se la prende solo con me.- borbottò Jeff.
 
-Ti sei comportata da immatura.C'è un motivo a tutte le mie imposizioni. Se Sebastian Smythe ti è stato presentato come "zio" è perchè deve essere moralmente e legalmente off limits.Ci siamo?- ma ovviamente era ancora una domanda retorica.A rispondere si rischiava l'amputazione di arti a caso.-L'hai importunato e l'hai infastidito.Hai saltato la scuola.Ti rendi conto della gravità della cosa?!-
 
Ma Ellie aveva smesso di ascoltarlo nell'esatto momento in cui aveva pronunciato "Sebastian Smythe".
 
Qualche giorno prima ,mentre frugava nella scatola dei ricordi dei suoi papà,era incappata in un video.Delle regionali,abbastanza vecchie.
 
E lui aveva la parte da solista.
 
Aveva fatto una gran fatica ad individuare i suoi due padri.
 
Lui focalizzava tutta l'attenzione su di se.
 
"Make you glad you came"canticchiò a mente ricordandosi di quel sorriso malizioso che nel video suo zio faceva.
 
Oh,doveva trovare il modo di fargli rifare quell'esibizione,dal vivo.
 
Nick continuava a blaterare qualcosa riguardo al fatto che a diciasette anni bisognerebbe guardare quelli della propria età e simili.
 
Insomma,suo padre cosa ne poteva sapere?Conosceva Sebastian da vent'anni e mai aveva pensato che potess_
 
-Io capisco che sia oggettivamente interessante.- ammise stanco Duvall.
 
Silenzio.
 
Ellie e Jeff smisero persino di respirare.
 
-COSA?!- domandarono in coro.
 
-E' inutile fingere,Smythe è una persona interessante.Ma devi imparare a filtrare le tue emozioni,Ellie.-
 
Sterling divenne di tutti i colori.
 
Bianco,poi rosso. Di nuovo bianco e poi verde.
 
-Nicholas Duvall cosa diamine_- boccheggiò
 
Jeff Sterling non aveva perso in vent'anni la buona abitudine di iniziare i propri monologhi boccheggiando.
 
-Ellie,in camera tua.- ignorò il marito.- Domani chiamerai tuo zio e gli chiederai scusa.Ascolterò la telefonata e mi assicurerò che questo ordine venga eseguito.Secondo i miei canoni.- specificò.
 
-I'm glad you came.- canticchiò lei alzandosi dal divano del tutto indifferente alla sfuriata precedente e dirigendosi saltellando verso le scale.
 
L'isteria di papà Jeff l'aveva salvata per l'ennesima volta.
 
-...dovevo iniziare a farmi qualche domanda.Siete sempre insieme.Vi chiamate.Vi date pareri.Tu ridi alle sue battute_-
 
-Jeff.- lo chiamò pazientemente.
 
-"E' interessante".- gli fece il verso.- Certo.Interessantissimo.Chissà quante carte per il divorzio che ti circolano sotto il naso in studio_-
 
-Jeff,non rigirare la situazione.Tu ti sei comportato da idiota.-
 
-Io davvero non capisco.Tutte queste simpatie.Dopo vent'anni!-
 
Nick girò intorno al divano e scavalcata la spalliera si mise dietro al marito,facendo aderire la sua schiena al proprio petto.
 
-La smetti?-domandò
 
-No.Non lo sopporto,non lo tollero.E' un cavolo di mangia-rane con la puzz_-
 
-Non sta tentando di sedurre nè me,nè nostra figlia.- gli disse all'orecchio.
 
-Io me ne frego del fatto che sia il tuo testimone di nozze.Vado e gli spacco la faccia_-
 
Nick si strinse ancora di più a lui.-Jeff,lui sarà anche interessante,ma lo senti l'effetto che mi fa ancora la tua gelosia?-
 
-Nick...-
 
 
 
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Sebastian si tolse in malomodo la camicia e la gettò nel fondo dell'armadio.
 
Idioti.
 
Prese un altro indumento a caso,se lo mise su e storse il naso guardandosi allo specchio.
 
Cretini entrambi. Impossibile credere che non fossero parenti biologicamente.
 
 
-Ehi.- Thad entrò in camera da letto,insospettito da tutti quei tonfi.
 
Smythe guardò il riflesso del proprio compagno allo specchio e iniziò a frugare nei cassetti.
 
-Sebastian.- tentò di attirare la sua attenzione.
 
-Dove cazzo è la cintura?!- domandò l'altro.
 
-Sebastian,che succede?-
 
-Succede che sei un disordinato del cazzo,ecco cosa succede,Harwood.- se la prese con lui.
 
Dopo vent'anni,Harwood c'aveva fatto l'abitudine a quelle reazioni.
 
Si avvicinò a lui e gli strinse le braccia intorno ai fianchi.
 
-Che succede?-
 
Smythe smise quella sua folle ed inutile ricerca.
 
L'odore di Thad lo calmò,mettendogli addosso una spossatezza improvvisa.
 
Appoggiò la testa allo specchio e sospirò.
 
-Barbie-padre e Barbie-figlia sono venuti a farmi visita oggi.-
 
-E...?- lo incoraggiò Thad,premiandolo con un leggero bacio sulla spalla destra.
 
-Una ha tentato di sedurmi,l'altro mi ha accusato di aver sedotto sua figlia.-
 
-Ah.-si irrigidì Thad.
 
-Cosa dico ora a Duvall?Ho tratto da schifo sua figlia e sua moglie andrà a riferirgli tutto.-
 
-Nick è abbastanza intelligente da capire dove sia la verità- tentò di rassicurarlo.
 
Anche se avvertì un lieve pizzicore allo stomaco.
 
Gelosia.
 
Sebastian,per la prima volta,era preoccupato del giudizio di qualcuno che non fosse Thad Harwood.
 
Thad ricacciò quel sentimento in un angolo buio e oscuro della mente.Non ne aveva nessun motivo.Sebastian gli dava prova della propria fedeltà secondo per secondo.
 
 
-Dove stavi andando?- domandò accarezzandogli il ventre.
 
-Volevo uscire.- mormorò.-Da qualche parte.Scandals,magari.-
 
Thad sorrise tra se.Vecchie e care abitudini.
 
 
 
 
 
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Andare allo Scandals si era rivelata una pessima idea.
 
Thad Harwood si sentì immediatamente vecchio.
 
Per quanto l'ingresso fosse vietato ai minori,quel locale era pieno di ragazzini.
 
-Ma non devono andare a scuola,domani?- chiese a Sebastian mentre attraversavano il locale.
 
-E' la stessa domanda che si facevano vent'anni fa,quando eravamo noi gli studenti.- rispose sorridendo Smythe.
 
Perfetto.
 
-Mi sento vecchio.-ammise una volta arrivati al bancone e aver ordinato due drink.
 
Sebastian si guardò intorno.-Il tempo passa,Thad.-
 
-Grazie.- rispose brusco ed afferrando il bicchiere che il barman gli aveva appena allungato.
 
-Ehi,tesoro,invecchiare non è una tragedia.- sorrise Smythe.-Avresti voluto rimanere un diciassettenne per sempre?- chiese.
 
-Magari.Niente capelli bianchi,niente rughe- guardò con malinconia un gruppetto di ragazzini che rideva tra loro.-Tu no?-
 
-Mh.- mugugnò mandando giù un sorso del proprio super-alcolico.-Balliamo?-
 
Ci mancava solo mettersi in mostra.Non solo si sentiva vecchio,ma far vedere a tutta la sala che fosse davvero vecchio,non era nella sua lista di cose da fare-Sebastian,non credo che_-
 
-La domanda era solo un pro-forma- appoggiò il bicchiere e trascinò Thad per il polso.
 
-Io non credo davvero che_-
 
Ma Smythe non lo stava ascoltando.Lo condusse al centro della pista e gli strinse i fianchi.
 
-Vedi,Thad.- inziò a sussurrargli all'orecchio ondeggiando a ritmo di musica.- Mi ricordo com'eri vestito la prima volta che venimmo qui,quando c'era Blaine.Ti sarei saltato addosso,se non fossi stato così stupido da pensare che mi dovesse per forza piacere Anderson.E sinceramente,l'effetto che mi fai ora,è lo stesso di quella sera.Con la differenza che ora ho la possibilità di prenderti quando e dove voglio.-
 
-Vuoi dare spettacolo?- chiese sorridendo Harwood.
 
-Ci facciamo sbattere fuori dal locale,come ai vecchi tempi-
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Ebollizione,parte prima. ***


Sono in super-ritardo,lo so. E mi dispiace un sacco.
 
Prometto che tornerò al mio vecchio ritmo. Purtroppo il Week-end mi assopisce i neuroni e mi riduco ad una sottospecie di ameba.
 
 
Il capitolo è breve,lo so,ma è la prima parte.
 
Come al solito ringrazio chiunque pazientemente si stia sorbendo questo delirio e,nonostante sia una follia,riesca a riderne.
 
Grazie a chi commenta e a chi mi ha fatto venire lo scrupolo in questi due giorni del "ommmmioddio,non ho aggiornato. Sono una pessima persona."
 
 
Buona Lettura.
 
Denise.
 
 
 
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-Chiama.- ordinò perentorio Nick Duvall porgendo il telefono a sua figlia.
 
-Sto studiando.-rispose lei continuando a sfogliare svogliatamente il libro che aveva davanti.
 
-Subito,Ellie.- specificò con un tono che non prometteva nulla di buono.
 
La ragazza afferrò il ricevitore sbuffando e ,dopo aver messo il viva-voce,attese che qualcuno rispondesse.
 
-Pronto?.-
 
-Thad.Devo parlare con zio Sebastian.-
 
Nick storse il naso.-Fai conversazione.- bisbigliò.
 
-Ah,no.Thad.Papà vuole che finga. Come stai?- chiese scoccando un'occhiata truce al padre.
 
-Bene,Ellie.- rispose Harwood domandandosi quale fosse il problema della ragazza.- Tu?-
 
-Annoiata. Posso parlare,ora,con mio zio?- chiese sia a suo padre che all'uomo dall'altra parte del telefono.
 
Duvall alzò gli occhi al cielo.
 
Harwood scese le scale e si diresse in sala,dove Sebastian,seduto scomposto sul divano stava leggendo.
 
-Ehi.- lo salutò senza alzare lo sguardo.
 
-Tua nipote.- gli porse il telefono e gli si sedette accanto.
 
-Pronto?.-
 
-Ciaaaaaao.- salutò Ellie.
 
Oddio,Sebastian aveva una voce da mancamento anche al telefono.
 
-Ehi.-rispose distrattato dai baci sul collo che Thad gli stava dando.
 
-Thad...- bisbigliò.
 
-Parla al telefono,Smythe.- consigliò Harwood sollevandogli la maglietta.
 
-Zio,ti chiamavo perchè vorrei scusarmi.-sospirò Ellie.
 
-Ah,si?- domandò poco convinto cercando di capire che cosa avrebbe leccato Thad nei futuri tre secondi.
 
-Maledetto...-ringhiò Sebastian quando la mano del compagno scese a stringergli il cavallo dei pantaloni.
 
-Come?- domandò Ellie.
 
-Nulla,sono contento che si sia chiarito tutto.- doveva attaccare il telefono il prima possibile. Ed attaccare Harwood ad un muro.
 
-Quindi,tutto come prima?- chiese ancora la ragazza.
 
-Oh,Si.- disse in modo concitato ed entusiasta Smythe.
 
-Da qui in poi parte la censura per i minori.- annunciò Nick afferrando il telefono e togliendo il vivavoce. Aveva capito benissimo che cosa stesse succedendo.
 
-Ma papà!.- protestò Ellie.Anche lei l'aveva capito.
 
-Oh,Nick. Lascia che sentAh...- che cosa diamine aveva appena combinato Harwood con quella lingua?!
 
Lo guardò dall'alto.-Dove l'hai imparate certe cose,Thad?!- domandò Smythe sogghignando.
 
-Si,ok. - tagliò corto Duvall.- Ci vediamo sta sera. Un'ammucchiata telefonica non è nella mia lista di "cose da fare".-
 
-Ma io voglio sapere cosa fanno!- strillò Ellie.
 
 
 
 
 
 
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-Dove credi di andare conciata in quel modo?!-
 
Jeff Sterling si mise tra la porta ed Ellie.
 
La ragazza sbuffò,cercando di capire di quale colpa si fosse macchiata nella sua vita precedente per meritare un padre così.
 
-Dov’è il problema?- domandò esasperata.
 
-Hai intenzione di uscire così?- domandò Jeff indicando la gonna che la ragazza aveva addosso.
 
-Preferisci che vada in giro nuda?- rispose la ragazza.
 
-Che differenza fa?Non lasci nulla all’immaginazione…-
 
-Muovetevi.- tuonò dal piano superiore Nick.
 
-Grazie al cielo…- mormorò Ellie.
 
Duvall scese di fretta le scale,raccattando chiavi qua e là.- Forza,siamo in ritardo.-
 
-Hai visto tua figlia?- domandò Jeff,mentre il marito controllava di aver spento luci e gas.
 
-Si,perchè?- rispose distratto affacciandosi dalla cucina.
 
-La lasci uscire così?- chiese sdegnato.
 
-E' tardi.- uscì e dopo aver aperto la porta,spinse fuori tutti.-E' tardi.-
 
-Dio,Nick.Sembri la versione gay del BianConiglio!- sbuffò Jeff.
 
 
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-Ehi,bel ragazzo.-
 
Thad si girò e incontrò il sorriso ammaliatore del compagno.
 
-Ehi.- gli passò un braccio intorno ai fianchi.-Che si dice in giro?- domandò.
 
-Mi annoio.- mormorò contro il proprio calice di vino Smythe.
 
-Siamo appena arrivati.- rise Harwood.
 
-Questo raduno di Warblers è noiosissimo.- continuò Sebastian passando una mano sulla schiena dell'altro.
 
-Aspetta che bevano...- rise tra se Thad.
 
-Nick non è ancora arrivato.- ammise guardandosi intorno.
 
Nick.Di nuovo.Sebastian lo stava cercando.
 
-Già.-rispose sintetico afferrando distrattamente uno dei flute appoggiati sul tavolo di fronte a lui.
 
Smythe si voltò e lo guardò.
 
Thad mandò giù tutto di un sorso quel miscuglio dolciastro.
 
-Sei geloso.-
 
Harwood alzò lo sguardo nella sua direzione.
 
-Tu,Thad Harwood,sei geloso di Nick.- spiegò meglio Sebastian iniziando a sorridere trionfante.
 
Non aveva più sedici anni,che senso aveva negare,dopo tutto quello che si erano detti e fatti a vicenda in vent'anni?
 
-Si.-rispose.Gli puntò un dito contro e iniziò a farlo indietreggiare.- Oh forse solo tu,Sebastian Smythe,puoi rivendicare diritti ed esclusive?Io sono e devo essere il centro dei tuoi pensieri.-
 
La schiena di Sebastian ben presto incontrò la parete.
 
-Quindi,non guardarmi con quel sorrisino di vittoria quando comprendi che sono fottutamente geloso .Non è per Nick.Potrebbe essere chiunque altro. Pensa a me,aspetta me,desidera me. Sempre e solo me,chiaro?-
 
E Thad era sincero. Non aveva abbassato una sola volta lo sguardo. Lo aveva sfidato. Che provasse a negare.
 
-Harwood,se solo potessi sentire ciò che la tua gelosia ancora mi provoca. Quello faccia al muro saresti tu.-
 
 
-Perdonate,ma c'è una minore.-
 
La famiglia Barbie al completo era appena arrivata.
 
I due si voltarono,anche se di malavoglia, e salutarono con poco entusiasmo.
 
-Jeff deve dirti una cosa,Sebastian.- annunciò Nick,mentre Ellie tentava di annusare Sebastian ma veniva prontamente tenuta lontana dal proprio genitore.
 
-Non potevo parlare per telefono anche io?- sbuffò Jeff.
 
-Tu non sei un adolescente con una cotta paurosa per lui.- spiegò Duvall.
 
-Papà!- lo rimproverò imbarazzata Ellie.
 
Sebastian ghignò nella sua direzione. Si,ok. Era una piattola,era appiccicosa,era una femmina,ma quei tentativi stupidi di seduzione lo divertivano immensamente.
 
-Ok.Facciamola finita.-tagliò corto Sterling.- Smythe,mi scuso.- guardò il marito cercando la sua approvazione. Lo invitò ad andare avanti.- Sono saltato a conclusioni affrettate. Ma sappi che semmai dovessi anche solo accorgermi che..._-
 
Ma l'attenzione di Sebastian fu calamitata da uno sguardo.
 
Inizialmente aveva avvertito un formicolio alla base del collo,sempre più insistente.
 
Si era voltato leggermente e l'aveva notato.
 
Un ragazzo moro,vestito in un completo elegante,guardava nella loro direzione,senza preoccuparsi di distogliere lo sguardo o di non essere scoperto.
 
 
Smythe tentò di intuire la traiettoria del suo sguardo.
 
Gli ribollì il sangue nelle vene.
 
Fissava Thad.
 
O forse Barbie-figlia.
 
I due erano uno di fronte all'altra,era difficile dire esattamente chi dei due stesse puntando.
 
Le probabilità che stesse guardando Harwood erano del cinquanta per cento,sufficientemente alte per andare lì e spaccargli la faccia.
 
-Perdonatemi.- si congedò senza troppe cerimonie.
 
 
 
Continua … 

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Capitolo 7
*** Ebollizione,parte seconda. ***


 
Eccomi ed ecco la seconda parte del capitolo.
 
Un po' più lunga,si ù.ù
 
Finalmente entriamo quasi nel vivo della storia e finalmente,in minima parte,ho la possibilità di presentare una mia "creatura" che amo( Ellie e Michael non sono propriamente i miei prediletti).
 
 
Ringrazio chi pazientemente recensisce e segue.
 
 
 
Spero che questo capitolo possa piacervi.
 
 
Non mi rimane che augurarvi buona lettura.
 
 
Denise.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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-Cerchiamo di capirci,ragazzino.- Sebastian tirò fuori dalla tasca della giacca il pacchetto di sigarette e l'accendino.
 
Il ragazzo smise di guardare il gruppetto Sterling-Duvall-Harwood e finalmente prestò attenzione all'uomo che gli si era appena avvicinato.
 
 
Si fosse verificato un evento simile quando ancora frequentavano il Liceo,gli si sarebbe scagliato contro,in corsa e a testa bassa. Ma ora doveva fingere di essere maturo. Non poteva più dare la colpa della propria irrequietezza alla giovane età. Tanto valeva fingere di aver cercato il dialogo e poi lasciarlo per terra.
 
Diventare adulti significava anche saper mentire.
 
Si accese una sigaretta socchiudendo un occhio.
 
-Signore.- disse garbatamente il ragazzo moro.-Credo che sia vietato fumare,qui.-
 
-Come vietato è guardare ciò che è mio.- rispose,facendo leggermente pendere di lato la testa e appoggiandosi al tavolo dietro di lui.
 
Il più giovane lanciò un'occhiata nuovamente verso  Thad\Ellie e dopo una manciata di secondi chiese,tentando di nascondere il nervosismo e la sorpresa-E' sua figlia?-
 
No .Ferma.
 
Stava guardando Ellie Sterling-Duvall.
 
Ellie Sterling-Duvall"ommioddio ho una crisi ormonale e quindi sono una piattola".
 
Quella ragazzina insignificante che non faceva altro che adorare l'aria satura di anidride carbonica che lui emetteva.
 
Ridicolo.
 
Era sollevato del fatto che quell'inutile ragazzino non avesse osato posare lo sguardo su ciò che era suo. Ma nello stesso tempo ,si chiedeva come fosse possibile guardare quella pustola deambulante ed eclissare del tutto Thad.
 
Fece un tiro lento.-Sono lo zio.-
 
In qualche modo doveva pur giustificare quell'entrata in scena così plateale.Non che gli importasse granchè,ma già che c'era,tanto valeva divertirsi seminando un po' di sano terrorismo.
 
-Oh,Sebastian.- tono cordiale.- Vedo che hai già conosciuto mio figlio.-
 
Una pacca sulla spalla del ragazzo e il viso tondo,invecchiato di parecchi anni,di Trent pose fine a quella strana situazione.
 
-Già.- mormorò Smythe.-Piacere.-
 
-Dominic,ti ho parlato di Sebastian,vero?- chiese il padre cordiale.
 
-Oh,si.- rispose il figlio continuando a reggere lo sguardo del'altro.
 
-Ora che abbiamo fatto le dovute presentazioni,torno ad importunare la mia proprietà.- ammise ambiguo.
 
Dominic tossì leggermente,a disagio.
 
Salutò con un cenno della mano,ma subito dopo si ricordò di essere stato molto sgarbato.
 
-Ah,Trent.-
 
-Dimmi. Sebastian?- smise di parlare con il proprio figlio sorridendo all'ex compagno di Liceo.
 
Smythe si sfilò velocemente la giacca del completo e la lanciò.
 
Esattamente sulla testa di Trent.
 
-E' bello sapere che gli anni passano,ma le abitudini sono sempre le stesse.-  ghignò Smythe,ignorando gli insulti dell'altro.
 
 
 
 
 
 
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Nick porse un bicchiere a Thad. E dopo averlo afferrato,li fecero tintinnare l'uno contro l'altro,in una versione poco entusiasta di un brindisi.
 
-E' triste.- ammise Harwood guardando dritto davanti a se.
 
-Mh- mugugnò Duvall.
 
-Analcolico.- storse il naso Thad dopo aver bevuto.
 
-Dobbiamo guidare.- rispose Nick.
 
-Sempre noi.- borbottò.-Jeff?-domandò.
 
-Lì.- fece segno con la testa l'altro.-E' l'idiota biondo che sta piroettando.-
 
Harwood ghignò tra se.- Ha sempre avuto questo debole per le piroette.-
 
-Forse perchè,girando,gli si avvolge l'unico neurone che possiede ed ha la sensazione di riempire il cervello.-
 
Eppure Nick non parlava con tono sarcastico nè arrabbiato .Guardava il proprio marito e sorrideva. Un sorriso pulito,tranquillo. Accettava serenamente le strane manie che caratterizzavano Sterling,senza preoccuparsene troppo.
 
 
-Smythe?-domandò poi Duvall.
 
-Tiene banco.- rispose truce Harwood.
 
Sebastian in quel momento si stava cimentando in una descrizione dettagliata di alcuni episodi accaduti ai tempi del Liceo,completamente in francese.
 
-Se parla in francese,deve aver bevuto molto.-notò Nick.
 
-Mi aspetto che inizi a cantare Gloria Gaynor,da un momento all'altro.-
 
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Ellie oramai aveva capito.
 
Era stata stupida ed ingenua. Ma adesso sapeva.
 
Aveva riposto fin troppa fiducia nelle proprie capacità,ed infatti aveva fallito.
 
Ma una volta compreso l'errore,sapeva di essere destinata a vincere.
 
Uscì dal bagno,ritoccarsi il trucco è sempre utile quando si va in guerra, stringendo nella mano destra quel pezzo di stoffa.
 
Aveva avuto un'idea geniale. Ed altrettanto geniale era stata la trovata di portarsene un paio in più. Utilizzare quelle che già aveva addosso era troppo,troppo persino per lei.
 
Il problema era uno,ed uno solo:Thad Harwood.
 
Rimuginava mentre a passo spedito si riportava nel salone dove si stava tenendo la rimpatriata.
 
 
Quell'odioso quasi-messicano focalizzava tutte le attenzioni di Sebastian su di se.
 
Di sicuro era sotto ricatto.Com'era possibile che un uomo così bello come Smythe potesse stare dietro ad uno come Harwood.
 
Ricatti e robe losche,sicuro.
 
 
Attraversò la porta d'ingresso e ringraziò il proprio tempismo perfetto.
 
E probabilmente quella sera sarebbe riuscita ad avere la sua replica dal vivo di "Glad you came".
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-Ma com'era quel passo?- saltò su in piedi Wes,con una quantità di alcol in circolo on indifferente.
 
-Quale?-chiese Trent.
 
-Questo?- domand Jeff agitando le braccia in modo convulso.
 
Nick,osservando lo spettacolo da lontano,si chiese con quale coraggio vent'anni prima si fossero presentati alle regionali.
 
-No.- lo spintonò via Richard.- Era più una roba del genere.- e iniziò a saltellare come se fosse a piedi nudi su un tappeto di carboni ardenti.
 
-Ora mi è chiaro il motivo della nostra sconfitta.- ammise Sebastian,stranamente non in francese.-Era "Drink If you Can".- ed accompagnò le parole con la famosissima mossa di bacino.
 
Ellie si pietrificò all'istante.
 
Avrebbe eliminato Harwood,si sarebbe sposata con Smythe e l'avrebbe costretto per l'eternità a fare quella mossa.
 
-Vero!Ora ricordo!-ammise Wes rumorosamente.
 
-Evitate,però.- disse ad alta voce Thad dall'altra parte della stanza.-Cerchiamo di non avere lussazioni delle anche,almeno per sta sera.-
 
-Ma Thad.- esclamò Jeff.- Noi siamo giovani. E scommetto che saremmo in grado di rifare alla perfezione quell'esibizione.-
 
Santissimo papà-Jeff.
 
Oh,Ellie amava suo padre. Lo adorava .Era meravigliosamente meraviglioso.
 
Ma una mano si posò sulla sua spalla,costringendola a voltarsi.
 
-Credo che lo spettacolo finisca qui per tutti.-annunciò Nick
 
-Ma io volevo_-
 
-E' tardi,per tutti.-specificò Duvall.
 
Una volta,una beatissima volta,che il suo papà biondo faceva qualcosa di buono,diventava improvvisamente tardi.
 
Ellie sapeva,ne aveva la certezza matematica,che di mezzo ci fosse Harwood.Non voleva che gli altri vedessero Sebastian rifare quella spettacolare esibizione. Voleva tenerselo tutto per se.
 
-Papà,andiamo su.-
 
La ragazza non si era accorta della presenza di un suo coetaneo.
 
E invece un ragazzo moro,poco più grande di lei,aveva appena preso per il gomito un uomo paffuto e lo stava accompagnando all'ingresso.
 
I due si scambiarono un'occhiata veloce.
 
Ellie si chiese che cosa diamine avesse quel moccioso da guardare.
 
-Saluta tutti,Ellie.-ordinò Nick.
 
La figlia sbuffò e,ignorando deliberatamente la "Buona notte" auguratagli da Thad, si avvicinò a Sebastian.
 
-Zio.- disse con tono cospiratore,assicurandosi che papà-Jeff fosse preso dalle proprie mosse di ballo e che papà-Nick si stesse scusando con Harwood per il comportamento della figlia.-Tieni.- e gli infilò una mano nella tasca dei pantaloni.
 
-Cos'è?-domandò Smythe.L'alcol lo rendeva meno perspicace del solito.
 
-Un regalo.- ammise sorridendo.
 
Ma ben presto Sebastian si dimenticò di tutto quel siparietto a causa della comparsa,nel proprio campo visivo,di Thad.
 
 
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-Non ti lamentare ora.- disse Harwood alzandosi dal letto.-Sai bene che questi sono gli effetti.-
 
Sebastian ringhiò. Quel mal di testa lo stava uccidendo.-Abbassa la voce.-
 
-Chiamo Clarisse e le dico di cancellare tutti i tuoi impegni.- iniziò a vagare per la stanza.-Dov'è il telefono.-
 
-Nella tasca dei pantaloni.- mormorò Smythe.
 
 
Quarant'anni e avere il dopo sbornia di un ventenne,complimenti. Forse non era così maturo e grande come credeva. Una cosa era certa,doveva aver mandato giù una quantità di alcol mostruosa,per stare così il giorno dopo.
 
-Sebastian.- l'interpellato alzò lo sguardo,stranito dal tono di voce.- Che cosa ci fanno un paio di mutande da donna nella tua tasca?!- 

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Capitolo 8
*** Veterani. ***


 
Sono davvero dispiaciuta. In questo periodo non riesco ad essere "quotidiana" come vorrei.
 
Purtroppo tra Università,lavoro e studio,è un gran casino riuscire a pubblicare come vorrei.
 
Precisazione:non mi sto stancando di questa storia,anzi, è bellissimo scrivere per voi,ma non voglio fare un lavoro affrettato e campato in aria.
 
Vi chiedo quindi di essere pazienti,con me. Sono una perfezionista svampita. Ho delle strane paranoie,lo so >.<
 
Posso però garantire almeno tre pubblicazioni alla settimana,su quelle mi impegno e mi ci metto di punta.
 
 
Terminati i consigli per gli acquisti,passiamo alle scorse recensioni.
 
Sono davvero felice che il capitolo sia piaciuto. E sono ancora più felice di essere riuscita a farvi ridere. Il mio spirito sarcastico ha trovato il proprio scopo,finalmente ù.ù Potete dirlo a mia madre?La mia genitrice dice che il mio sarcasmo sia solo caustico e fine a se stesso,bhà.
 
 
Ringrazio chi segue il mio delirio,chi lo commenta e chi ne ride.
 
Ringrazio la mia bionda,che si sorbisce i miei scleri mattutini e la mie canzoni a sfondo Smythe\sesso.
 
 
 
Buona Lettura.
 
Denise.
 
 
 
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Thad scoppiò a ridere.
 
-Harwood.- ringhiò Sebastian in preda ad un mal di testa martellante.
 
-Non ci credo.- ansimò tra le risate l'altro,sedendosi sul letto.
 
-Nemmeno io.- mormorò Smythe tenendosi la testa tra le mani.
 
-Non mi aspettavo che arrivasse a tanto.- si asciugò gli occhi.-Davvero,è incredibile.-
 
Si guadagnò un'occhiataccia.
 
-Sebastian,ringrazia di essere gay.-ridacchiò Thad.-E comunque non sei un amante della biancheria intima.-
 
-Preferisco senza.- Mormorò mettendosi a sedere.-La zecca ha superato il limite.- bofonchiò Smythe,appoggiando il capo contro la spalla di Thad.
 
Harwood gli allungò un bacio sulla tempia,come se fosse un bambino a letto con la febbre.
 
-E comunque,non sono nemmeno belle.- sbuffò,scatenando nuovamente le risate di Thad che ancora teneva tra indice e pollice quella roba là.- Ci fosse del pizzo o robe simili,invece nulla. Cotone di infima qualità e rosa. Troppo rosa. Pessimo gusto,quella ragazza.-
 
 
-Tranne in fatto di uomini.- lo corresse Harwood.
 
-Tranne in fatto di uomini-acconsentì Sebastian.
 
 
 
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-Mr Smythe,è arrivato il tirocinante.- Clarisse si affacciò,dopo aver educatamente bussato.
 
-Fallo,entrare,Clarisse.- rispose Sebastian con un gesto vago della mano e continuando a scrivere.
 
Stava caldamente invitando una delle più importanti banche francesi a collaborare con una multinazionale americana.
 
E per “invitare”,Smythe intendeva minacciare. Velatamente,con tono pacato,ma sempre di minacce si trattava.
 
Il rapporto tra Francesi ed Americani poteva essere tranquillamente sbrogliato con un baratto.
 Un mandria di vacche da destinare a qualche fast food ed un sacchetto di lumache. Fatto,comunicazione e collaborazione internazionale conclusa.
 
 
Sebastian sbuffò,riavviandosi i capelli con una mano.
 
Quel dannatissimo Harwood l'aveva convinto a non utilizzare più la lacca.
 
 
In realtà quel dannatissimo Harwood l'aveva convinto a fare molte cose .Ad essere fedele,per esempio. A tornare a casa,sempre da lui,altro esempio. E,quando e se avesse trovato il coraggio,a chiedergli di sposarlo.
 
-Console.-
 
 
Sebastian alzò lo sguardo e si ritrovò davanti_-Nixon?-chiese sorpreso.
 
Cosa ci faceva il figlio di Trent nel suo ufficio?
 
Il ragazzo,ora che poteva vedere distintamente il viso dell'uomo,si rese subito conto che quello non fosse il loro primo incontro.- Lei è lo zio di quella ragazza.-
 
-La ninfom_-si corresse all'istante.-Ellie.-
 
Si alzò dalla sedia e,dopo aver fatto il giro della scrivania,vi si appoggiò con i fianchi.- Parliamoci chiaro,nuovamente,Nixon.Non ho intenzione di raccomandarti,solo perchè lanciavo vestiti addosso a tuo padre.-
 
 
Dominic si schiarì la voce.-Non credevo che fosse lei .Non conoscevo il suo cognome e di certo mi aspettavo un console più francese,anche nel nome.-ammise senza distogliere lo sguardo.
 
-Curriculum.-ordinò Smythe allungando una mano.
 
 
Il ragazzo frugò per qualche secondo nello zaino che aveva in spalla e gli porse un plico sorprendentemente alto.
 
 
Sebastian iniziò a sfogliarlo con aria annoiata.-Diploma?-
 
-Dalton,a pieni voti. - rispose.
 
-Università?- continuò a girare le pagine l'uomo.
 
-New York.A pieni voti e in anticipo. Ho ricevuto un riconoscimento anche per la mia giovane età.-
 
Smythe alzò lo sguardo,scrutò il proprio interlocutore e tornò a concentrarsi sul fascicolo.
 
Quel ragazzo forse poteva essergli utile. Sembrava sufficientemente preparato.
 
-Lingue parlate.-
 
-Inglese,Francese,Tedesco,Spagnolo e Cinese.-
 
-Francese?- ghignò Sebastian appoggiando il plico sulla scrivania dietro di se.
 
-Si,ho conseguito degli attestati. Tutti di massimo livello.-
 
-Che noia.- sbottò Smythe,ripercorrendo il proprio percorso al contrario e tornando a sedersi.-Siediti Nixon,iniziamo il tuo tirocinio da adesso.-
 
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Thad Harwood era in preda all'ansia.
 
Mentre attraversava uno di tanti corridoi dell'immensa Lima's University,si rese conto di questa cosa.
 
Ansia.
 
Era in ritardo,e nemmeno aveva iniziato. Ma aveva attraversato almeno sete volte l'intero campus,ma della sua aula non c'era nemmeno l'ombra.
 
 
L'ansia non era dovuta solo a questo. Più che altro era spaventato dagli studenti.
Non in generale,ma da quegli studenti.
 
Quando insegnava alla Sorbonne,era diverso. I suoi allievi erano degli spocchiosi prescelti,avrebbero ascoltato ed adorato anche la sua lista della spesa,trovando domande ed osservazioni pertinenti da fare .
 
E se una diciassettenne come Ellie,l'aveva trovato insignificante e noioso,non osava immaginare un branco di ventenni pieni di ideali e idee.
 
Si appoggiò ad un maniglione antipanico e spinse.
 
Atro corridoio anonimo.
 
Perfetto. Si annotò mentalmente di reperire una cartina dettagliata del campus.
 
Accompagnò la porta ma un -Aspetta.- affannato attirò la sua attenzione.
 
Si voltò e vide un ragazzo correre nella sua direzione.
 
Il giovane oltrepassò la soglia e tra un ansito e l'altro,dovuti alla corsa, sibilò un -Grazie.-
 
-Figurati.- mormorò Thad.
 
 
Era abbastanza giovane da non essere un insegnante. Lo suggeriva anche l'abbigliamento un po' trasandato.
 
Forse poteva aiutarlo.
 
-Cercavo l'aula A1,sapresti dirmi dove devo andare?- il ragazzo si tirò su.- Sono nuovo e sono già in ritardo.- sorrise Thad.
 
-Certamente.- aveva ripreso fiato.-E' lì in fondo. Comunque ci sto andando anche io .Ti do un passaggio,ti va?-sorrise iniziando a camminare.
 
Era un suo studente.
 
Gli si portò affianco studiandolo con la coda dell'occhio. Non sembrava molto differente dagli alunni che aveva conosciuto alla Sorbonne.
 
-Comunque io sono Adam.- si presentò imbarazzato da quel silenzio.
 
-Molto piacere.- rispose tentando di mantenere un certo distacco.
 
-Non ce l'hai un nome?- chiese l'altro.
 
Ma Thad non rispose continuando a camminare. Era evidente che non avesse vent'anni,ma il fatto che Adam non si fosse reso conto di chi in realtà fosse, lo lusingava.
 
-Tiro ad indovinare?.-domandò svoltando a sinistra.-Non sei un po' troppo avanti con l'età per essere qui?- domandò continuando a sorridere.
 
Harwood si sentì nuovamente vecchio.
 
-Non si smette mai di imparare.- borbottò. Ed effettivamente era vero. Aveva scelto la vita accademica per poter continuare a studiare.
 
-Tranquillo,non è così evidente. Io lo so,perchè conosco tutti i miei compagni di corso. Più che una matricola,sembri un giovane veterano.-
 
-Grazie per il sostegno.- rise Thad.
 
Ok,non era così male. Si augurò che anche tutta la classe fosse così.
 
 
-E comunque oggi dovrebbe arrivarne uno nuovo. Quello si che sarà vecchio.-
 
-Come?-domandò Thad,distratto da i propri pensieri.
 
-Un professore francese.- Adam accostò l'orecchio ad una porta in legno.-Sarà il solito vecchio,con tanto di barba e pancia. Quindi,non sarai il più vecchio in aula.-
 
Un vociare confuso. Simile ad uno sciame di api.
 
-Non è ancora arrivato.- sorrise contento il ragazzo e facendo leva sulla maniglia.
 
Thad fu investito da un turbinio di voci,di ogni timbro e colore.
 
L'aula era piena.
 
Adam si voltò verso di lui,che era rimasto leggermente indietro.- Quindi?Dove ti siedi,Veterano?-
 
-Alla cattedra.-
 
 
 
 
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Capitolo 9
*** Luoghi naturali. ***


Ebbene,sono tornata ù.ù
 
Spero che abbiate mangiato tutti tanto cioccolato. Io,sì. Infatti sono fluffosa e piena di calorie. Come minimo dovrò correre per quattro giorni di seguito e digiunare per abbassare a livelli decenti la glicemia -_-
 
Cure mediche a parte,ommmmiodddio. Le recensioni sono meravigliose ed al più presto provvederò a  rispondere.Perdonatemi,ma il mio pc ha deciso di prendersi cinque giorni di ferie pasquali senza preavviso.Maledetto -.-
 
Comunque,le recensioni sono incoraggianti e i numeri anche. Siete in tantissimi a seguire questo delirio e non posso far altro che saltellare in giro per la casa. Mia madre crede che sia posseduta da qualche spirito maligno,ma credo che oramai si sia abituata.
 
Grazie,quindi ,per l'attenzione e il tempo che dedicate a me e alla mia storia.
 
Buona Lettura.
 
Denise.
 
 
 
 
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-Per oggi,finiamo qui.- concluse Thad voltandosi per raccogliere le proprie cose.
 
L'aula cadde nell'assoluto silenzio.
 
Harwood storse il naso,inquietato da quella situazione.
 
Non credeva di essere andato così male.
 
La lezione era stata stimolante,aveva interagito con i propri studenti,c'erano state domande interessanti e qualche battuta.
 
Adam aveva cercato di non incontrare mai il suo sguardo.
 
L'aveva seguito,sì.Aveva preso appunti e aveva aggrottato la fronte ogni qualvolta il concetto si dimostrasse più compilcato del solito,ma non lo aveva guardato direttamente.
 
 
Thad si voltò,per nulla sicuro che i propri studenti fossero ancora in quell'aula.
 
 
Erano ancora tutti lì.
 
In religioso silenzio,lo stavano osservando.
 
-Ok.- Harwood si sfregò imbarazzato la fronte.- Noi ci vediamo...?-
 
Doveva in qualche modo sbrogliare quella situazione.
 
-'Sta sera?-suggerì una voce femminile dal fondo dell'aula.
 
Thad ricordò a se stesso di promuovere a tutti i costi l'autore di quella frase e sorrise.
 
I ragazzi sorrisero a loro volta,quasi come una reazione a catena.
 
-Andate.-ordinò quasi esasperato.
 
E i presenti iniziarono ad alzarsi,vociando confusamente e creando rumori di lbri chusi e di penne riposte.
 
 
Era andata.sopirò tra se Harwood osservando quel buffo spettacolo.
 
-Ok,mi dispiace,professore.-
 
Adam si era avvicinato imbarazzato alla cattedra,confondendosi inizialmente tra la calca che si era formata per uscire dall'aula.
 
Thad sorrise,fingendo di essere impegnato a sistemare alcuni fogli.
 
-Non immaginavo davvero che...- gesticolò.
 
-Che fossi un docente?- domandò Harwood.
 
Non era etico e di sicuro non era da insegnante, ma la sfrontatezza precedente e l'imbarazzo attuale del ragazzo lo stavano decisamente divertendo.
 
Sebastian ne sarebbe stato entusiata.Se solo fosse stato meno geloso.
 
-Davvero.- continuò Adam.- Cioè,lei è così...-
 
-Vecchio,con tanto di barba e pancia?- chiese Thad,citando ciò che il ragazzo aveva supposto qualche ora prima.
 
-No,il contrario.E non lo dico solo per dire.Non pensavo davvero che potesse essere lei...-
 
Il docente si appoggiò con i fianchi alla cattedra.-Hai pensato che fossi più giovane,al punto da reputarmi uno studente.Dovresti avanzare pretese,non chiedere scusa.- ironizzò Harwood.
 
 
Ma il telefono gli vibrò nella tasca dei pantaloni e congedandosi con un Alla prossima lezione,rispose.-Pronto?-
 
-Ehi,insegnate con un culo da 110 e lode.-
 
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-Ehi,Smythe.-
 
-Niente apprezzamenti di rimando sul mio corpo?.- domandò fintamente deluso Sebastian attraversando la strada.
 
-Come se ne avessi bisogno.- sorrise Thad dall'altra parte del telefono.
 
Smythe indicò con un cenno della testa un negozio poco distante.
 
Nick alzò gli occhi al cielo.
 
-Mi dai un po' troppo per scontato.Harwood.-continuò l'uomo camminando.
 
-E' perchè non sai resistermi.- rise ancora Thad.-Che fai?Riusciamo a vederci?- domandò speranzoso.
 
-Spiacente.- Sebastian fece una mezza smorfia in direzione di Duvall.- Sono in pausa pranzo con Nick,dobbiamo sistemare quella pratica.Se ti va raggiungici,ma è un pranzo di lavoro.-
 
Sapeva che non l'avebbe fatto.
 
-Ah,giusto.- ripose deluso.
 
-Sarò a casa per le sei.Ti trovo?.-domandò fermandosi davanti alla vetrina.
 
-Si,certo.- fece distrattamente Thad.
 
-Bene.- Sebastian abbassò il tono di voce.- Perchè al mio ritorno voglio vederti con addosso solo due bicchieri di Champagne.Festeggiamo il tuo primo giorno.-
 
Harwood sorrise tra se.-A dopo,allora.-
 
 
Smythe riattaccò.
 
Nick concesse l'ultimo tiro della propria sigaretta all'altro.
 
-Grazie.-borbottò.
 
-Sospetta qualcosa?- domandò Duvall buttando il mozzicone a terra.
 
-Che lo stia tradendo.-ghignò tra se Sebastian.
 
Nick si rassettò distrattamente la giacca e aprì la porta in vetro del negozio.
 
Lasciò passare prima l'altro.
 
-Cazzo,Duvall.- Smythe gli arpionò il braccio,immobilizzandosi sulla soglia.
 
Sembrava un gatto. Un grosso gatto,nel tentativo di scampare all'acqua.
 
Nick si aspettava una reazione del genere.Sarebbe arrivata,prima o poi.
 
-Ma che cazzo sto facendo?- gli chiese.
 
-Stai per entrare in una goielleria e comprare un anello,in modo da poter chiedere a Thad di sposarti.- spiego tranquillamente.
 
-Oh,merda.-
 
 
 
 
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-Le luci.Le luci non vanno bene.-urlò Jeff Sterling guardando in alto.- E quel fondale è storto.-
 
Nick aveva sempre pensato che il luogo naturale  del proprio compagno fosse il teatro.
 
Forse quella testa bionda o quel suo essere così slanciato,lo rendevano perfetto per il palcoscenico.Era impossibile non notarlo e non rimanerne ammaliati.
 
-Ma per cortesia.Non mi importa se la prima ballerina ha la febbre.C'è una sola prima donna,nel mio teatro,sia chiaro.E non è lei.-
 
Jeff era agitato. La prima di quel nuovo spettacolo si sarebbe svolta entro pochi giorni e c'era ancora moltissimo da fare.
 
In realtà era tutto pronto,ma il biondo era talmente fuori di testa  da vedere imperfezioni ovunque.
 
-E vediamo di pulire questo maledetto sipario.Se ci fosse qualcuno allergico agli acari in prima fila?-
 
Ecco,anche le più microscopiche imperfezioni.
 
 
Nick sedeva infondo,dove le suddette luci non potevano rivelare la sua presenza. Amava osservare Jeff alle prese con il proprio lavoro.
 
Si,era uno schizzato. Ma aveva fatto tanta strada per arrivare lì,dov'era.
 
Teoricamente avrebbe dovuto essere il direttore artistico di quel teatro,in realtà ne era diventato il sovrano assoluto.
 
-Portategli del caffè.- disse ad alta voce Duvall svelando la propria presenza e posizione.
 
Sterling e il gruppo di malcapitati che gli stavano intorno si voltarono.
 
-Non credevo fossi qui.-disse stupito il biondo.
 
-Ora lo sai.- sorrise Nick,rimanendo seduto.
 
-Pausa.- concesse Jeff.- Ma portatemi quel caffè.- aggiunse mentre i propri collaboratori se la davano a gambe.
 
Sterling scese dal palco e si avviò verso la platea.
 
-Oh,no.- si lamentò Duvall.- Stavi così bene là sopra.-
 
Sterling si fermò.- Preferisci che torni lì?- chiese ridendo.
 
-Vieni qui.- concluse Nick,ritenendo che l'unico vero luogo naturale di Jeff Sterling fosse tra le proprie braccia.
 
E gambe,ma quello era un altro contesto.
 
-Ciao,avvocato.-mormorò Jeff contro il suo petto una volta raggiunto.
 
-Ehi.- soffiò tra quei capelli biondi l'altro.
 
-Mi piace quando vieni in teatro.- continuò Serling.
 
Rise.
 
-Duvall.-sbottò fintamente scandalizzato.- Non c'era nessun doppio senso.Hai passato la pausa pranzo con Smythe,ammettilo.- lo accusò.
 
-Forse.- continuò a sorridere Nick,tornando ad abbracciare il proprio marito.
 
-Dopo lo spettacolo magari potremmo venire,qui...-
 
-Sterling,quand'è questa maledetta prima?.- chiese impaziente Nick.
 
Jeff aprì la bocca per rispondere,ma il telefono squillò.
 
Lo tirò fuori dalla tasca e se lo portò all'orecchio.
 
-Pronto?.-
 
La sua espressione mutò. Da irritata per quella brusca interruzione,divenne preoccupata ed allarmata.
 
Guardò Nick e disse-E' la scuola di Ellie.-
 
 
 
  

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Capitolo 10
*** Il Fante. ***


 
 
 
 
 
Di nuovo qui :)
 
Graditissime le recensioni,continuo a dire e a sostenere che leggervi sia meraviglioso.
 
Questo capitolo in realtà doveva essere composto da diversi paragrafi,ma certi personaggi mi ispirano particolarmente e quindi mi sono dilungata un sacco >.<
 
Al prossimo capitolo,quindi.
 
Buona Lettura
 
Denise.
 
 
 
 
 
 
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-Convenite che un episodio del genere sia davvero sconveniente.-
 
Jeff fulminò con lo sguardo il preside,mentre Nick tamponava con un fazzoletto il taglio al labbro che Ellie aveva.
 
Sterling era talmente al colmo della rabbia,da non riuscire a stare seduto come tutti i presenti.
 
Non a causa di Ellie.
 
-Vorrei farle notare che paghiamo dodicimila dollari di rata annuale,ma le prime cure mediche le sta fornendo mio marito.- disse il biondo.
 
-Sono desolato.- rispose da dietro la scrivania il Preside,in difficoltà.-Ma l'infermiera non era reperibile.-
 
Sterling si voltò di scatto,appoggiando entrambe le mani al piano del tavolo.- Con i soldi che le diamo,come minimo dovrebbe esserci una sala operatoria e un reparto di rianimazione.- sputò fuori.
 
-Jeff.- attirò la sua attenzione Nick,prendendolo per un polso.-Ci penso io.- gli sussurrò invitandolo a sedere.
 
-Sono davvero desolato per questo inconveniente.- il preside si schiarì la voce.- Ma quello di cui vorrei discutere con voi è altro.-
 
-Prego.- ringhiò Jeff dalla sua postazione.
 
Ellie si voltò verso il proprio papà biondo.
 
Sarebbe esploso.
 
-Ellie ha aggredito una sua compagna.-
 
-Ed a sua volta è stata aggredita.- notò Duvall.-Come mai l'altra ragazza non è qui presente?.- chiese retoricamente.
 
 
-Non credo che_-
 
-Può gentilmente ricordarmi quanto versiamo annualmente alla sua scuola?Non ho dietro il libretto degli assegni.- sorrise amabilmente Nick.
 
Ok,anche papà Nick era in procinto di eplodere.
 
-Io non saprei insomm_-
 
-Glielo dico io.- lo interruppe Duvall,cambiando repentinamente espressione.- Trentamila dollari. Per un totale di Quarantaduemila dollari affinchè mia figlia cresca in un ambiente educativo consono. Non abbiamo mai chiesto favoritismi o trattamenti di riguardo. Ma il fatto che l'altra ragazza non ci sia,mi lascia pensare che le la stia in qualche modo.- ci pensò su.- Favorendo?.-
 
Partito.Nicholas Duvall,il terrore forense,aveva iniziato la propria arringa.
 
-L'altra ragazza si è solo difesa.- rispose messo spalle al muro l'uomo.
 
-Vorrei nome e cognome di questa compagna. E per quanto mia figlia abbia un pessimo carattere.- Ellie sbuffò di rimando,parlavano di lei come se non fosse presente nella stanza.- Non fa a pugni se non provocata.- ammise.
 
-Ellie?- la chiamò dolcemente Jeff.
 
-Ci ha offesi.- borbottò guardandosi la punta delle scarpe.
 
-"Ci"?- domandò Jeff,riavviandole una ciocca corvina dietro l'orecchio.
 
-Mi ha insultata perchè sono figlia di una coppia gay.-ammise.
 
Nick strinse gli occhi.
 
Guardò l'uomo di fronte a sè,sfidandolo con lo sguardo.
 
-Prenderò,dunque provvedimenti nei confronti della ragazza.- disse stanco il Preside.
 
La famiglia Sterling-Duvall si alzò,dopo il segnale di Nick che si congedò affermando.-Sarà meglio.-
 
Ellie aprì malamente la porta e si portò fuori senza aspettare i propri papà.
 
Jeff si avvicinò al proprio marito e ,facendo in modo che solo lui sentisse mormorò-Dio,Duvall.Quanto mi eccita quell'atteggiamento da avvocato.-
 
 
 
 
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-Che numero ha detto?-
 
Dominic era fradicio e perso per Lima.
 
-Otto,Nixon.Un sacco di lingue,ma senso dell'orientamento zero,eh?- lo schernì dall'altra parte del telefono Smythe.
 
-Sa com'è.- rispose il ragazzo evitando che una macchina gli schizzasse addosso dell'acqua e fango.- Sono un diplomatico,non un fattorino.-
 
-Gavetta,zucchero. Abituatici. Prendi quei documenti e liberati di quella cosa che ti ho detto.-
 
-Ok,ok.- corse sotto un porticato.-Ci sono.-
 
-Veloce,Nixon.- si raccomandò mettendo giù il telefono.
 
Dominic salì i pochi gradini che conducevano alla porta d'ingresso e suonò il campanello.
 
Attese,sistemandosi come meglio potè il completo grigio che indossava.
 
Un trambusto dall'altra parte della soglia e poi la serratura scattò.
 
Dominic si schiarì la voce pronto a salutare e a presentarsi,ma si blocco.
 
Ellie Sterling-Duvall lo stava fissando,tenendo in mano un secchiello di pop- corn,vestita di un solo completo intimo bianco.
 
Nixon sgranò gli occhi. Non perchè la ragazza fosse bella. Era bassa,un po' troppo spigolosa ed aveva un qualcosa di vagamente infantile. Ciò che lo stupì fu la naturalezza con cui Ellie gli rivolse un'occhiataccia.
 
-Quindi?- domandò scocciata.-Chi sei e cosa vuoi?-
 
-Dominic Nixon.Cercavo l'avvocato Duvall.-
 
La ragazza fece roteare gli occhi e senza spostarsi dalla porta urlò.- Papà,c'è un idiota alla porta per te.- tornò a rivolgersi al nuovo arrivato.- Arriva.-
 
-Non mi fai entrare?- domandò Dominic.
 
-No.- rispose portandosi una manciata di pop-corn alla bocca.
 
-Non è educato.- rispose Nixon.
 
-Casa mia,regole mie.-
 
-E' la stessa regola per la quale apri la porta nuda?- chiese Dominic per nulla intenzionato a farsi mettere i piedi in testa da un'adolescente.
 
-Se ti da fastidio,posso toglierli..- rispose a bocca piena sputacchiando qua e là.
 
Per nulla seducente.
 
-Spiacente,non sono uno dei tuoi compagni d'asilo,non mi esalto se mi fai vedere una caviglia. Ho superato l'eiaculazione precoce molto tempo fa.-
 
La ragazza fece per ribattere,ma un uomo la prese per le spalle e la spinse di lato.- Vatti a vestire,Ellie.- e non facendo caso alle proteste della figlia,invitò Dominic ad entrare.-Prego. Nicholas Duvall.Ma preferisco Nick.- Chiuse la porta.- Sei il tirocinante di Sebastian,vero?.- domandò conducendolo in sala.
 
-Si.- rispose educatamente Nixon.
 
-Prego accomodati.- gli indicò il divano.-Siediti,pure. Cerco quei documenti,nel mentre. Devo farti aspettare cinque minuti,però. E' un problema?- chiese Nick
 
-Nessun problema,Signore.- rispose Dominic sedendosi compostamente.
 
Si guardò intorno,sperando di poter tornare in ufficio il prima possibile. Mr Smythe era fissato con gli orari. Era un preciso del cavolo.
 
Un tonfò alla sua destra e la televisione si accese.
 
La ragazzina di prima si era appollaiata sul divano,indossando una maglietta sformata.
 
I due si guardarono per poi tornare a concentrarsi altrove.
 
-Vuoi?- domandò Ellie porgendogli il secchiello di pop-corn.
 
-No,grazie.- rispose Nixon.
 
La ragazza,pigiò tasti a caso dl telecomando.- Perchè cerchi mio padre?-domandò annoiata.
 
-Lavoro per Mr Smythe.-
 
Il contenitore le cadde di mano,rovesciando tutto il contenuto sul divano e per terra.
 
Si voltò lentamente con gli occhi sbarrati.- Lavori per Sebastian?-
 
-Lavorare è un parolone. Mi schiavizza,sarebbe il termine corretto.-
 
Ellie con un balzo gli si avvicinò.-Sei un segretario?-
 
-Tipo.Ma mi occupo di cose anche meno professionali.- rispose piccato.
 
-Sai se ha ricevuto un certo regalo?Gliel'hai sentito dire?Ne ha parlato con qualcuno?- chiese in modo frenetico.
 
Quel tono suggerì a Dominic che la ragazzina si stesse esattamente riferendo al sacchetto che aveva nella tasca della giacca.
 
-Questo?- chiese facendo penzolare un sacchetto trasparente con all'interno un indumento rosa.
 
-Perchè ce l'hai tu?- domandò Ellie tentando di recuperarlo,ma invano. Dominic aveva fato scattare il braccio e portato l'oggetto fuori dalla portata di lei.
 
-Inceneritore. Vuole che me ne liberi.-
 
-Ma è un regalo.-sbuffò lei.
 
C'era di mezzo Harwood,sicuramente.Quel mezzo-messicano l'aveva costretto a liberarsi di quel suo pegno d'amore.
 
-Quindi è tuo?- domandò sorridendo.-Hai ragione. Un regalo è un regalo,lo terrò io.-
 
-Ma non era per te_-
 
-Eccomi.- Nick Duvall fece il suo ingresso in sala.-Perdona la scocciatura di dover attendere.- guardò Ellie assicurandosi che non stesse importunando l'ospite.-Ecco le carte.- gli porse una cartelletta scura.
 
Nixon si alzò e prese il plico,riuscendo a sbirciare solo  la parola Matrimonio,prima che l'avvocato lo costringesse a chiuderlo.
 
-Non credo che Mr Smythe voglia che tu legga certe cose.- 

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Capitolo 11
*** Maman. ***


Eccoci qui.Come promesso,siamo al terzo aggiornamento settimanale :)
 
Sono felice che lo scorso capitolo via sia piaciuto e provvederò subito al rispondere alle vostre recensioni.Siete davvero meravigliosi e tanti @.@ Piùdlla metà di questa storia esiste soprattutto grazie al vostro sostegno e non scriverò mai ababstanza bene o abbastanza capitoli per dimostrarvelo decentemente.
 
Il piccolo Dominic doveva essere presente in questo capitolo,ma per ragione di spazio,la sua lucente presenza è stata rimandata al prossimo capitolo.
 
Passiamo al nuovo eprsonagio:Maman. Spero che non vi dispiaccia questa mia tenedenza.Dal momento che siamo fuori dalla Dalton,devo spremermi le meningi ed infarcire questa storia di nuovi personaggi.Ho deciso per un personaggio femminile,come fattomi notare dalla mia meravigliosissima e bellissima bionda ( amore e Warblers per te,Bionda),le presenze femminli sono un po' carenti in questa fic.
 
In questo capitolo ci saranno alcune brevi frasi in francese.Nell'indecisione ho tradotto tutto,anche se sono abbastanza semplici e comprensibili.
 
 
Angolino Spolier.1.Puntata 3x15. Caro Blaine,mi scuso ufficialmente di fronte a chi legge le mie storie,nella mia precedente fic ti ho maltrattato.Ma se avessi saputo della tua schiena sotto la doccia,bhè...!
2.Puntata 3x16.Spero che tutti abbiate visto il promo o letto il titolo.Saturday Night Glee-ver. Ho passato circa due ore a ripetere "Disco-Diva". RM,ti prego,fai cantare a Sebastian Don't Leave me This Way,TI PREGO.
 
 
Dopo i miei vari deliri e consigli per gli acquisti,vi lascio al capitolo.
 
 
 
 
 
 
Buona Lettura.
 
 
 
Denise.
 
 
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Quel giorno pioveva. Pioveva davvero tanto.
 
Merda.
 
Ecco che cosa formulò l'accademicissima ed universitarissima mente di Thad Harwood.
 
Osservava da circa un quarto d'ora il cortile del Campus dai vetri di una portafinestra.
 
Sperava che spiovesse,ma la situazione sembrava destinata a peggiorare.
 
E quel giorno non si era di certo portato dietro l'ombrello,aveva avuto difficoltà persino nel ricordarsi di vestirsi,vista la sessione di sesso-del-buongiorno che Sebastian aveva preteso.
 
Doveva essere particolarmente preoccupato per qualcosa.
 
Thad oramai l'aveva capito.
 
Ogni volta che Smythe doveva fare un qualcosa che gli creava ansie e noie,facevano sempre sesso. A qualsiasi ora. Dello spettacolare sesso .Poche parole,pochi convenevoli. Spinte,liquidi corporei e ansiti.
 
La notte prima della Laurea di Sebastian avevano trovato rifugio  presso la statua del fondatore della loro rinomata università.
 
Smythe l'aveva quasi tirata giù. A spinte.
 
Avrebbe voluto chiedergli che cosa non andasse,che cosa lo stesse facendo fumare così tanto in quei giorni,ma sapeva che non avrebbe risposto.
 
Al massimo avrebbe biascicato un"Lavoro",chiudendo lì la loro conversazione.
 
Intanto la pioggia continuava a cadere,opacizzando e bagnando il vetro.
 
Era quasi impossibile distinguere le figure,guardandovi attraverso.
 
Thad prese un respiro profondo,si preparò mentalmente ad inzupparsi e a beccarsi una broncopolmonite da record.
 
Poggiò la mano sulla maniglia e spinse.
 
-Professore,ha bisogno di un passaggio?- un tono divertito e gioviale.
 
Adam ed un ombrello rosso.
 
 
 
 
 
 
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Si era congedato da Clarisse e da una conversazione molto noiosa ,pronunciando un frettoloso "Faccende personali".
 
 
Quel giorno sembrava che una qualche divinità avesse voluto scaricare sulle loro teste il finimondo e Thad Harwood ovviamente,per il proprio maledettissimo spirito ecologista,era andato in Università a piedi.
 
 
Mise in moto la macchina,facendo manovra ed uscendo dal parcheggio.
 
Stava discutendo con un certo magnate americano. Il solito allevatore idiota che,dopo aver sposato un'odiosissima ereditiera si era potuto permettere più di 10.000 vacche,entrando nel mondo del Business. Quel cretino e le sue mucche gli stavano dando il tormento,voleva a tutti i costi investire in alcune azioni francesi con la sicurezza di averne del profitto. Evidentemente non aveva un concetto di borsa e speculazione.
 
 
Guardando poi per caso fuori dalla finestra ,si era accorto del terribile maltempo.
 
Senza nemmeno rifletterci su molto,aveva preso le chiavi della macchina,la giacca e se nera andato.
 
 
Thad Harwood era sempre e comunque il primo dei suoi pensieri. Poteva esserci anche in corso una disputa internazionale con una probabile guerra,Sebastian avrebbe sempre messo al primo posto lui.
 
 
Guidò di fretta e maledicendo la segreteria telefonica del suo compagno.
 
Perchè non rispondeva?
 
Doveva aver pur finito le lezioni a quell'ora,no?
 
Costeggiò il vialetto di casa,ma tutte le luci erano spente.
 
Non era ancora tornato.
 
Percorse,scrutando attentamente i marciapiedi , la strada che portava al Campus.
 
Finchè vide un ombrello rosso.
 
 
 
 
 
 
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-...e quindi sono tornato a Lima.- concluse il proprio racconto Thad.
 
-Diamine,lei ha un Curriculum da accademico noioso.-esordì Adam.
 
-Ti ricordo che sono il tuo professore.- gli rispose Harwood mentre continuavano a camminare lungo le vie inzuppate della città.
 
-Non mi stancherò mai di dirlo. Lei è molto giovane,e nonostante questo ha un'esperienza da vecchio insegnante.-
 
-Non migliori la tua situazione così,Adam.- rise l'uomo divertito dalla mancanza di filtri del proprio studente.
 
Fecero per attraversare la strada.
 
Un acceleratore pigiato violentemente ed uno stridere di gomme.
 
Una macchina nera,messa di traverso,sbarrava loro la strada.
 
-Ma questo deficiente...?!- lo insultò Adam spaventato.
 
Thad percorse il profilo dell'auto,notando un particolare inconfondibile
 
Era una targa francese.
 
 
Il finestrino si abbassò e senza nemmeno un saluto arrivò l’ordine  -Sali.-
 
-Ma chi cazzo_?-iniziò adirato lo studente.
 
-Adam.- lo ammonì Thad sperando che lui non avesse sentito.-Va tutto bene.- sorrise.-Grazie,ci vediamo a lezione lunedì.- ed aprendo velocemente la portiera sparì dentro la macchina.
 
 
 
 
 
 
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-Mi stava dando un passaggio.- disse Harwood.
 
-Non ti ho ancora chiesto nulla.- rispose Sebastian guidando.
 
-Ma so che cosa la tua mente perversa macchina,quindi ripeto: è un mio studente e mi stava accompagnando per un pezzo,per evitare che mi bagnassi.-
 
Smythe svoltò a destra decelerando.
 
-Da quando hai bisogno di giustificarti?- chiese accendendosi distrattamente una sigaretta.
 
-Da quando picchi chiunque mi si avvicini.- fece Harwood ricordando un episodio di vent'anni prima.
 
-Dovresti preoccuparti del contrario.- soffiò del fumo fuori dalla bocca.
 
-Questa tua gelosia nasconde un sacco di insicurezze,lo sai?-sorrise tra se Thad.
 
Sebastian frenò di colpo. Harwood nemmeno se n'era accorto,ma erano nel vialetto di casa.
 
Smythe aveva la capacità di attirare tutta la sua attenzione,non lasciando spazio a nulla.
 
-Insicurezze. -ripetè appoggiando meglio la schiena al sedile e socchiudendo gli occhi.- Nessuno deve starti intorno. Non voglio che nessuno si accorga di quanto tu sia irrimediabilmente meraviglioso ed eccitante.-
 
-Hai paura che qualcuno mi porti via da te?-sorrise Thad intenerito da quel malcelato gesto d'amore.
 
-Ho paura che tu debba mandarmi dolci in galera,se solo qualcuno osa guardarti più del dovuto.-
 
Harwood fece per ribattere,ma il telefono di Sebastian squillò.
 
Gliel'avrebbe distrutto prima o poi.
 
Smythe tirò fuori dalla tasca della giacca quello che era stato soprannominato "il telefono internzionale" e rispose-Pronto?-
 
Una voce sicuramente femminile che parlava con insistenza e velocità.
 
-Oui.-
 
Oh divinità celesti.
 
Thad strinse la stoffa dei propri pantaloni,ferendosi leggermente le gambe con le unghie.
 
Stava parlando in francese. Il suo interlocutore non poteva essere spagnolo o tedesco o inglese? No,francese. Quella lingua demoniaca lo riduceva ad un ammasso di eccitazione ed ormoni.
 
-Oui,ça va.-("si,va bene"NdA) rispose,mentre sulla fronte gli compariva una ruga.
 
Era il solito solco d'espressione che aveva quando qualcosa lo infastidiva particolarmente.
 
-No,Maman.- ed ecco la risposta:Maman.
 
L'orribile ed infernale genitrice di Sebastian. Un'arpia francese,coriacea e fracassa genitali.
 
-A quelle heure?-(“a che ora?”nda) continuò Sebastian sfregandosi stancamente gli occhi.-…oui,ça va bien.A demain.-(“si,va bene.A domani”nda) tentò di concludere Smythe.- Ouais ouais,moi aussi.- ("si si,anche io"nda) ammise frettolosamente.
 
Chiuse la chiamata.
 
 
Thad lo guardo insistentemente ,senza aprire bocca.
 
-Harwood.Sai che ti amo,vero?- domandò sospirando tra se.
 
-Dimmi ciò che devi dire,Smythe.- rispose Thad.- Niente premesse. Dritto al punto.-
 
-Maman domani sarà a Lima.- ammise. 

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Capitolo 12
*** Intrusi. ***


 
 
 
Sono tremendamente in ritardo,lo so. Ma tra esami,cani con la congiuntivite e amiche che decidono di dare party ogni sera,è stato un gran problema persino guardarmi allo specchio.
 
Vi chiedo quindi di avere pazienza con la sottoscritta e con i suoi neuroni. La primavera,il polline e gli esami ci confondono molto >.<
 
Passiamo ai ringraziamenti. Grazie per le scorse recensioni. Sono felice che il personaggio di Maman vi incuriosisca. Aggiungere nuovi personaggi è un evento che mi crea sempre un po' di ansia. Non so mai se sia giusto e come verrà accolto. Ma come al solito vi siete dimostrati super-carini :)
 
 
Un sorriso alla mia bionda che domani affronterà un esame odiosissimo. Spero di distenderti i nervi almeno per i cinque minuti necessari per leggere questo capitolo-delirio.
 
Grazie a chi mi ha aggiunta a fb. E' sempre molto bello parlare anche al di fuori di questo contesto.
 
Grazie a chi recensisce. I vostri pareri sono fondamentali per migliorare e far andare avanti questa storia.
 
 
 
Passato il periodo-esami spero e pretendo di aggiornare a ritmi un po' più decenti e soddisfacenti :)
 
 
Buona Lettura.
 
 
 
Denise.
 
 
 
 
 
 
 
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-Non puoi mandare lui.- ammise ad alta voce Thad per quella che poteva essere la quinta o la sesta volta.
 
-E per quale ragione?- domandò nuovamente Sebastian sorseggiando da un flute del liquido ambrato.
 
-E’ tua madre.-puntualizzò Harwood.
 
Dominic Nixon era compostamente seduto nello studio di Mr Smythe ed assisteva a quella scena con un certo sconforto.
 
Circa mezz’ora prima,alla presenza di Thad Harwood,il suo capo gli aveva comunicato che sarebbe dovuto andare in aeroporto.
 
 
Un qualche pezzo grosso della diplomazia?Un signore dell’economia mondiale?
 
No,Madame Smythe. Lauree,riconoscimenti d’alto livello,per andare a prelevare da un aereo una vecchia francese e portarla in giro per Lima.
 
Dominic cambiò posizione sbuffando.
 
Magari l’avrebbe dovuta anche portare al parco e controllare che non si spaccasse un femore su di un qualche gradino.
 
 
 
-Sebastian.- disse Thad premendosi una mano su gli occhi.- Sai benissimo quanto Maman possa essere poco di compagnia…-
 
-Ma io non ho voce in capitolo?- tentò di intromettersi Nixon.
 
-No.- risposero in coro Smythe ed Harwood.
 
Dominic si abbandonò stancamente sulla sedia,sconfitto.
 
-Credi che l’umore di Maman sarà buono quando vedrà che il proprio_-indugiò qualche secondo storcendo il naso.- Petit Prince non è andato a prenderla di persona?-
 
Sebastian sogghignò,Thad aveva ancora un orribile accento americano quando parlava di francese.
 
Orribile,ma eccitante.
 
-Non fare quella faccia.- lo avvertì Thad puntandogli contro un dito.
 
-Quale faccia?- domandò divertito l’uomo girando intorno alla propria scrivania e raggiungendolo.
 
-Quella faccia.- rispose Harwood.-Lo farà a brandelli e lo sai.-
 
-E’ solo una vecchia signora.- spiegò cercando di tranquillizzare Dominic,mentre abbracciava da dietro Thad.
 
-Una Furia pensionata.- borbottò Harwood.
 
Nixon continuava ad assistere a quel siparietto chiedendosi quando avrebbe potuto andarsene.
 
-E comunque.- si rigirò in quell’abbraccio.- perché non puoi andare tu?- domandò perdendosi in quei maliziosi occhi verdi.
 
-Perché tu sei qui.- gli soffiò sul collo.- e se vado da Maman,non posso fare questo…-
 
 
Dominic voltò di scatto la testa,prima che un singulto lo facesse saltare in piedi.
 
-Sebastian- mormorò concitatamente Thad- almeno aspetta che_Ah-
 
A quanto pare Mr Smythe non aveva intenzione di aspettare.
 
-Dominic,vai.- sospirò disperatamente Harwood.
 
-Ok,si.Vado.- disse frettolosamente Nixon raccattando le proprie cose imponendosi di non guardare che cosa diamine stessero combinano quei due pervertiti.
 
-Oh,si.- gemette Thad.
 
 
 
 

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-Buon pomeriggio,Clarisse.-
 
-Oh,avvocato Duvall.- sorrise sorpresa la vecchia segretaria.
 
Era mezzogiorno,circa,e Nick e Jeff si erano presentati nell'ufficio di Sebastian con l’occorrente per un pranzo ammazza-fegato portatile.
 
-Le chiamo Mr_- Ma la donna fu interrotta da una porta sbattuta violentemente.
 
 
Dominic Nixon attraversò l'anticamera senza salutare e borbottando tra se insulti non ripetibili.
 
La vecchia impiegata sospirò.- Povero ragazzo,esce sempre in quel modo dall'ufficio.-
 
I due uomini seguirono con lo sguardo il percorso del ragazzo che,con uno sbuffo esasperato,si chiuse alle proprie spalle la porta d'ingresso,uscendo definitivamente di scena.
 
-E come biasimarlo?- domandò retoricamente Sterling stupendosi del fantasioso e volgare uso dell'aggettivo "francese" da parte di Dominic.
 
-In realtà è in gamba.- sorrise la donna,sbirciando dentro la borsa termica che i due avevano appoggiato sulla scrivania.-Mr Smythe non lo tratterebbe così se on avesse visto in lui grandi potenzialità.-
 
-Immagina se fosse un idiota...- lasciò intendere Jeff.
 
-Smettila.- rise Nick caricandosi in spalla il loro pranzo portatile.-A questo punto non credo sia necessario annunciarci.-
 
Si incamminò verso l'ufficio di Sebastian seguito a ruota dal marito,che più volte fece cadere l'occhio sul sedere dell'altro.
 
 
 
 
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-Avresti almeno potuto aspettare.- sorrise Thad mentre Sebastian percorreva la clavicola con la lingua.
 
-Non avrei mai convinto te.- mormorò contro la sua pelle.-E lui non se ne sarebbe mai andato.- storse leggermente il naso.
 
-Doppiogiochista. - lo accusò facendo scorre le dita tra i capelli dell'altro.
 
Smythe gli strinse i glutei e lo tirò su di peso,adagiandolo sulla scrivania.
 
Era sempre così leggero.
 
-Un clichè,in ufficio...- insinuò Thad tra le attenzioni malefiche che l'altro stava dedicando al suo collo.
 
-Non sfidarmi ragazzino. Potresti avere mal di schiena per una settimana...-
 
Thad rise in risposta.
 
Ed anche se la situazione era tutto,fuorchè romantica,Sebastian si accorse che quella risata,cristallina e sincera,era un suono meraviglioso.
 
Al pari dei gemiti e dei sospiri.
 
Respirò contro la pelle dell'altro,inalando l'odore  di Thad e si tirò su.
 
Harwood cercò immediatamente lo sguardo del compagno,stranito da quell'azione.
 
E trovò immediatamente i suoi occhi.
 
-C'è una cosa di cui devo parlarti.-annunciò Sebastian.
 
-Dimmi.- rispose Thad riavviandogli una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
 
-Io voglio spos_-
 
 
-SERVIZIO CATERING.-
 
 
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-Jeff,se la porta è chiusa...- tentò di convincerlo Nick impedendo all'altro di spingere sulla maniglia.
 
 
-Ma che vuoi che stia facendo?- minimizzò il biondo.
 
Duvall alzò un sopracciglio in risposta,sapendo esattamente che cosa Sebastian stesse facendo lì dentro e con chi.
 
Ma nel perdersi nei propri pensieri,si era distratto dal proprio marito che,approfittando di quegli attimi di libertà,aveva spalancato la porta urlando un -SERVIZIO CATERING.-
 
Nick sperò con tutto se stesso che Smythe si fosse mosso,che avesse già detto a Thad quello che doveva dirgli,ma qualcosa gli suggerì che erano stati interrotti.
 
Lo sguardo furente di Sebastian gli fece capire che stava per dirglielo,ma che Jeff aveva come al solito ribadito il proprio tempismo perfetto.
 
-Perchè è qui?- domandò ringhiando.
 
-L'ho invitato io.- rispose Harwood non capendo il motivo per il quale il proprio compagno si fosse irrigidito in quel modo tra le sue braccia.
 
Sebastian si voltò lentamente verso Thad e lo scrutò,come se stesse cercando il sintomo evidente di una qualche malattia deturpante.
 
-Avete intenzione di riprodurvi su quel tavolo?- domandò Sterling.-Abbiamo portato il cibo.- disse indicando Nick che ancora era rimasto sulla porta.
 
-Perfetto.- borbottò Smythe svincolandosi dall'abbraccio di Harwood e prendendo il pacchetto d sigarette sul tavolo.-Mangiate pure.- sputò fuori.- Duvall,molla quella borsa e vieni con me.- ordinò.
 
 
E Thad avvertì quel fastidio che tornava a fargli visita ogni qual volta che "Nick" e "Sebastian" fossero anche solo nella stessa frase.
 
 
 
 
 
 
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Sebastian Smythe era uno stronzo.
 
Uno stronzo bilingue e internazionale.
 
Dominic aprì la portiera della macchina scura parcheggiata davanti al consolato.
 
Anni di studi,per poi assistere ad uno spettacolino porno.
 
A saperlo avrebbe frequentato più persone durante il College.
 
Il ragazzo si sedette in macchina dopo aver lanciato la propria giacca sul sedile del passeggero.
 
Ed era frustrante.Perchè ovviamente non poteva mandarlo a quel paese in tutte le lingue che conoscesse,assolutamente no. Rischiava una nota di demerito e tanti cari saluti al master di ennesimo livello per il quale stava studiando.
 
Si allacciò la cintura di sicurezza mugugnando tra i denti i mille difetti che il proprio capo aveva,adornandoli con insulti.
 
Tirò su lo sguardo per regolare lo specchietto retrovisore e vi trovò un qualcosa di inaspettato.
 
 
Un paio di mutande azzurre. Da donna.
 
Sorrise tra se. Quella ragazzina era odiosa,ma non si dava per vinta.
 
-Esci fuori,è palese la tua presenza.-ghignò,sapendo benissimo chi fosse il proprietario dell'indumento.
 
Un rumore indistinto,proveniente dai sedili posteriori dell'auto, ed il viso sorpreso di Ellie Sterling-Duvall riflesso nello specchietto retrovisore.
 
-Mi domando fin dove arriverai...- commentò Dominic divertito dall'espressione furente ed imbarazzata della ragazza. 

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Capitolo 13
*** Corazza. ***


 
Eccomi :) Annuncio subito che probabilmente il prossimo capitolo verrà pubblicato entro domani. Questo perchè in realtà sto già lavorando al seguito e quindi sarà questione di ore  prima di poterlo vedere online.(Grazie al cielo, gli esami sono finiti .Per ora -_-).
 
Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo. Non mi stancherò mai di ripeterlo. Leggervi è una delle cose più incoraggianti che ci siano al mondo :) Grazie a chi legge e a chi inserisce questa storia tra i preferiti\seguiti\da ricordare. I numeri sono alti e ancora non me ne capacito.
 
Un ringraziamento speciale a chi mi ha dato la possibilità di conoscerlo personalmente al di fuori di questo sito.
 
Angolo Spolier: mi sono super-esaltata anche solo nel sentir nominare "Sebastian" nell'ultimo episodio. Si, ok, avrei preferito vederlo, ma...Blaine, nessuno crede al tuo tono "amichevole" che tanto sbandieri parlando dei messaggi tra te e Smythe.
 
RM,ti prego, facci vedere Sebastian e gli Warblers. Anche solo per fare una pubblicità o a fine episodio, come vuoi.MA FACCELI VEDERE.
 
Angolo autrice: non sarà sfuggito a nessuno il fatto che la mia storia stia diventando leggermente più fluff rispetto alla precedente. E' una scelta in parte voluta. Non hanno più diciassette anni e devono confrontarsi con sentimenti da "adulti". Per quanto io non ne sappia molto a riguardo, vista la relativa giovane età (che piano piano passa),immagino che i rapporti diventino così. Non noiosi e poco accesi, ma che con il passare degli anni i sentimenti possano divenire più profondi e non risolvibili solo con una sana sessione di rotolata tra le lenzuola(per quanto possa aiutare).
 
Non mi rimane che augurarvi una buona lettura,
 
Denise.
 
 
 
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-Quindi che cosa ci facevi in macchina?- chiese con un sorrisetto di scherno Dominic mentre attraversavano la città in macchina.
 
Ellie sbuffò, girandosi ad osservare il paesaggio che scorreva via dal finestrino.
 
-Non è normale che tu sia nella macchina di qualcuno.- continuò Dominic accelerando.
 
-Aspettavo Sebastian.- sputò fuori la ragazza, dopo aver rivolto al proprio interlocutore un'occhiataccia.
 
Nixon sorrise. Finalmente aveva ottenuto una risposta.
 
Bene,il divertimento sarebbe iniziato in quel momento.
 
-Come sapevi che la macchina era aperta?- domandò nuovamente aggrottando la fronte, sempre concentrato sulla strada.
 
-Per caso?- fece sarcastica lei.
 
-Per caso, eh?- si voltò  verso di lei.- Secondo me, invece, tisei strusciata palmo palmo sulla macchina, alla ricerca di Dna o materiale biologico. Sbaglio?- ghignò accorgendosi della reazione della ragazzina.
 
-Maniaco.- rispose Ellie scandalizzata.
 
-Disse colei che lascia le proprie mutande come regalo.- commentò Nixon.
 
-Comunque non ci tenevo ad accompagnarti.- sbuffò lei sistemandosi meglio sul sedile posteriore.
 
-Nemmeno io.- ammise Dominic.-Ma non avevo tempo di scaricarti da qualche parte. Non credere che la tua compagnia sia piacevole.-
 
-Credo che nessuna compagna sia piacevole, per te.- alluse ,Ellie, alle preferenze sessuali dell'altro.
 
-Disse colei che sbava per un omosessuale.- continuò Nixon.
 
-Che scocciatura!-esclamò la ragazza. -Facevo meglio a starmene a casa e a non seguire i miei papà.-
 
-Ben detto, dolcezza.- le diede ragione.- Meglio stare a casa e non importunare il mondo.-
 
-Dio mio. Quanto ti odio.-
 
 
 
 
 
 
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Sebastian si diresse a passo di marcia nel cortiletto privato del consolato.
 
Con Nick Duvall al seguito.
 
-Quel...coso!- sputò fuori riferendosi a Jeff.- C'ero quasi, cazzo. Mi mancava  tanto così.- mostrò la distanza tra indice e pollice. -Ma quel deficiente_-
 
-Smythe.- lo interruppè all'istante Nick.- E' mio marito .-gli ricordò serio.
 
Sebastian si voltò verso di lui, stralunato.
 
-Per quanto la maggior parte delle volte sia un idiota, ricorda che è mio marito.-
 
Quel tono e quello sguardo non ammettevano repliche.
 
Amici, certo. Ma Jeff era al di sopra.
 
Smythe appoggiò stancamente la schiena contro un muro grigio e soffiò del fumo, alzando la testa al cielo e chiudendo gli occhi.
 
Duvall l'osservò attento.
 
-E' tutto così fottutamente sbagliato.- ammise aprendo gli occhi e fissando lo sguardo in quello di Nick.- Il momento, l'anello, …io.-
 
L'altro alzò l'angolo della bocca, in un'imitazione ironica di un sorriso.
 
-Non credo di essere mai stato così insicuro.-
 
Nick gli si mise accanto, appoggiandosi anche lui contro il muro.
 
Avevano interrotto il contatto visivo, stava per iniziare il discorso serio.
 
-Benvenuto nel mondo degli adulti.-
 
-Duvall, cosa cazz_?!-
 
-Fammi finire.- gli intimò l'altro.
 
Maldetto Duvall.
 
-Non basti più a te stesso.- tagliò corto Nick.- E te ne stai rendendo conto. Non sei più in grado di vedere la tua vita senza di lui.-
 
-Questo non sono io.- ringhiò rabbiosamente Smythe.
 
-Oh, si che lo sei.- lo contraddisse Duvall.- Lo ami. Questo basta a spiegare il tuo atteggiamento .Senza di lui, probabilmente, saresti un uomo differente da quello che sei ora. Non sapremo mai se migliore o peggiore. Solo, diverso.-
 
Sebastian osservò il profilo del proprio interlocutore e prendendo un'ultima boccata della propria sigaretta mormorò-'Fanculo l'amore.-
 
 
 
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Il campanello suonò.
 
-E' arrivata.- annunciò mesto Thad.
 
Fosse stato ad un funerale, avrebbe avuto un tono di voce più gioioso.
 
Sebastian distolse lo sguardo dal proprio riflesso allo specchio ed  osservò il compagno.
 
Harwood non abbassò gli occhi.
 
-Per la scenata di oggi_-
 
-Non devi scusarti.- mormorò l'altro, invitandolo con lo sguardo a fare il contrario.
 
-Non avevo intenzione di farlo.- ammise Smythe avvicinandosi e prendendolo per i fianchi.
 
-Strano.- commentò sarcastico Harwood, tenendo il proprio viso il più lontano possibile da quello del compagno.
 
Quelle labbra erano una tentazione fortissima. Una rossa e peccaminosa calamita. E che cosa erano in grado di fare,quelle labbra. Lo facevano urlare, pregare, sospirare, gemere.._
 
Il campanello suonò nuovamente.
 
-Non vai ad aprire?-
 
Fortunatamente l'insistenza del loro ospite aveva distratto Thad da quei pensieri. Poco tempo e si sarebbe trovato un fastidiosissimo problema nei pantaloni.
 
Ma Sebastian non si allontanò dal corpo dell'altro.
 
Harwood ne poteva quasi avvertire il calore, nonostante i costosissimi abiti nei quali entrambi erano imprigionati.
 
-Sei geloso.- non era una domanda.
 
Difficilmente Sebastian Smythe faceva domande. Era in grado di comprendere le situazioni. Senza chiedere. Lui pretendeva. Una risposta, un bacio ,un corpo ,un cuore ,una vita insieme...
 
Thad si limitò ad alzare lo sguardo, incontrando quegli occhi verdi.
 
-Ti amo.-
 
Il campanello suonò ancora e il cuore di Thad mancò due o tre battiti.
 
 
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-Vado a prendere altro vino.- annunciò Thad in un francese deturpato da quell'orribile accento americano.
 
Maman alzò lo sguardo, mostrando lo stesso interesse che avrebbe dedicato ad una mosca.
 
Harwood si diresse in cucina, tornando a respirare.
 
Sebastian lasciò le posate sul tavolo osservando la propria genitrice.
 
Quella donna era incredibile. Sembrava che la vecchiaia avesse deciso, dopo i cinquant'anni, di abbandonare quel corpo. Forse intimidita e spaventata, dalla consistenza coriacea di Maman.
 
Sedeva rigida, composta in quella pettinatura che non lasciava spazio e tregua, rendendo impossibile anche ad una singola ciocca di capelli biondi di sfuggire a quell'infernale morsa. Sempre perfetta.
 
-Non è educato guardare con insistenza, Petit Prince.- lo sgridò come una bambino, senza apparentemente guardarlo.
 
-Potresti mostrare più entusiasmo?- le chiese Sebastian.
 
-Riguardo quale argomento?- domandò tamponandosi lievemente gli angoli della bocca con un tovagliolo di stoffa.
 
-Thad.-
 
Avevano trascorso la cena in silenzio, fatta eccezione per i pallidi tentativi di Harwood di fare conversazione. Sforzi che erano stati accolti da Maman con la più totale e completa indifferenza.
 
-Non comprendo quale sia il problema. -ammise la donna.- E comunque è molto maleducato far aspettare un ospite .Non trovi anche tu che stia impiegando troppo tempo nel cercare questo vino americano?-
 
Sebastian si strinse la radice del naso tra pollice e indice.
 
-Non mettere i gomiti sulla tavola. -lo sgridò nuovamente Maman.
 
-Cazzo.-sibilò Sebastian ricordandosi esattamente il motivo per il quale, vent'anni prima, aveva lasciato Parigi per trasferirsi a Lima.
 
 
 
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Capitolo 14
*** Possibilità. ***


Eccomi,eccomi,eccomi.
 
Avrei dovuto pubblicare Venerdì,lo so. Ma il mio pc è definitivamente andato. Prima di esplodere mi ha fatto un ultimo regalo cancellando l'intero nuovo capitolo. Mi sono ritrovata a riscriverlo e a lanciargli contro tutte le maledizioni possibili.
 
Tecnologia a parte,grazie a tutti per le recensioni. Meravigliose ed incoraggianti,lo ripeto sempre,ma è la verità.
 
Spero che con questo capitolo i miei due nuovi personaggi vegano visti sono una differente luce,ma che non perdano il vostro favore. Mi auguro davvero di riuscire a renderli per come nella mia testa già vivono,dormono,mangiano,ecc...
 
Non mi resta che augurarvi buona lettura.
 
Denise.
 
 
 
 
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-Maledette stronze.- borbottò Ellie.
 
La segreteria l'avvertiva per la terza volta che il telefono di una delle sue amiche era spento.
 
Ottimo.
 
Aveva combattuto una guerra di indipendenza per avere il permesso di uscire e dormire fuori.
 
Una serata tranquilla,una Coca-Cola in un bar e un pigiama party tra amiche.
 
Nel suo Rum si era fatta mettere della Coca-cola,non indossava propriamente un pigiama e avrebbe dovuto trascorrere la nottata con un altro centinaio di sconosciuti.
 
Una mezza verità,infondo.
 
Facciamo un quarto di verità.
 
Ma papà Jeff al sol sentire "Discoteca" iniziava uno dei suoi folli monologhi e non se ne cavava un ragno dal buco.
 
Ma la situazione,ora,era andata degenerando.
 
Quelle due oche delle sue amiche,una delle quali proprietaria della macchina,se ne erano andate con due idioti conosciuti sotto gli effetti dell'alcol e delle luci al neon.
 
Le opzioni erano due. Dormire sotto un ponte o chiamare i propri papà,scatenando una guerra mondiale e guadagnandosi una punizione fino agli ottant'anni.
 
Ellie si morse l'interno del labbro indecisa.
 
Tirò fuori dalla tasca della giacca il telefono e selezionò la chiamata rapida per "Papà Nick".
 
Una porta che si apriva alle sue spalle e un rumore di passi.
 
-Sono Dominic.-
 
Ellie smise persino di respirare.
 
 
 
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-Non riesci a dormire.-
 
Sebastian si portò uan mano al petto per lo spavento.
 
Aveva imparato a rionoscere Thad dal respiro e dall'odore.
 
Quella voce,apparentemente estranea ,lo aveva sorpreso del tutto,ancora intontito dal sonno perso.
 
Almeno nei sogni, sua madre non lo tormentava.
 
-No,Maman.-rispose Smythe dirigendosi verso il piano della cucina e versandosi del caffè in una tazza.
 
Sua madre era perfettamente in ordine.
 
In vestaglia,certamente,ma impeccabile.
 
Il carattere da strega ce l'aveva,magari si era fatta una qualche magia, o diavoleria del genere ,per apparire sempre composta ed elegante.
 
La donna lo invitò a sedersi accanto a lei,scostando leggermente la sedia alla sua destra.
 
Perfetto.
 
Smythe non era sicuro di essere sufficientemente sveglio e vigile per affrontare sua madre.
 
Accettò il proprio destino e sperò mentalmente che Thad si ricordasse di pagare il giardiniere.
 
-Cosa ti preoccupa?-
 
Dritta al punto.
 
Madame Smythe difficilmente si smentiva.
 
-Come?- chiese il figlio.
 
Lei gli sorrise,apparentemente comprensiva,come quando era piccolo. Come tutte le volte che combinava qualcosa e si preparava a sgridarlo.
 
-Non riesci a dormire,quando qualcosa ti preoccupa.- argomentò.
 
Sebastian sospirò,per nulla intenzionato a condividere i propri problemi di coppia -Maman,non credo sia il caso.-
 
-Chi ti ha insegnato a parlare?- domandò lei.
 
-Cosa c_?!-
 
-Rispodi.- ordinò risoluta sua madre.
 
-Tu.- borbottò ingurgitando caffè e quell'ammissione.
 
-Dunque,devi parlare con me.-concluse.
 
-Maman,non credo che il rapporto madre\figlio si basi su di un contratto di credito\debito.- protestò.
 
Aveva sempre il potere di farlo sentire un ragazzino impacciato e stupido.
 
Lei aveva la capacità di farlo parlare esattamente di ciò che desiderasse,anche contro la sua volontà.
 
-Abbi il coraggio di guardare meglio occhi il tuo interlocutore,quando sostieni una posizione.-gli suggerì Maman.-Facendo il contrario,fai intendere insicurezza.-
 
Maledetta lei e le sue strategie.
 
Ripensò con malinconia al corpo caldo di Thad,che lo attendeva al piano di sopra.
 
Decise all'istante.
 
Sebastian fece leva sulle braccia per andarsene,ma una mano scattò nella sua direzione,stringendogli la spalla.
 
Maman gli fece capire che,per quello che riguardava lei,il discorso non era ancora concluso.
 
-Io non ho nulla da dire.- ringhiò tra i denti Smythe,infastidito dalla sensazione di essere un animale braccato.
 
-Io si.- annunciò la donna.
 
-Prego.- la invitò il figlio,con una nota di evidente nervosismo nella voce.
 
-E' Monsieur Hawood,vero?- domandò.
 
-Thad.- la corresse Sebastian esasperato dal distacco che la madre tentava ogni volta di stabilire tra lei e il compagno.-E non capisco di cosa tu stia parlando.-
 
-Il sonno ti intontisce,Mon Petit.- gli versò dell'altro caffè.- E' lui che ti preoccupa.-
 
Sebastian fissò la tazza,stringendola con entrambe le mani -Si.-
 
-Ho visto l'anello nel tuo studio.-
 
-Che cosa eri andata a fare nel mio studio,Maman?!- domandò alterato. Più che un uomo,sembrava un adolescente che aveva appena scoperto la madre rovistare tra le proprie cose.
 
-Controllavo come procedesse il tuo lavoro.- ammise semplicemente.
 
-Non potevi chiedermelo?- suggerì Sebastian.
 
La donna fece un gesto annoiato con la mano.-Vuoi sposarlo.-
 
Solita brutta abitudine Smythe. Niente domande,solo la pura realtà.
 
Lui si passò stancamente una mano tra i capelli,spettinandoli ancora di più.-T        i aspettavi che chiedessi la tua benedizione?-
 
Maman si allungò,sistemandogli alcune ciocche.
 
-Sapevo benissimo che non me ne avresti parlato. Ma ho un qualcosa da dire,io.-
 
-Per la seconda volta,in questa lunghissima nottata.- sbuffò Sebastian.-Ti ascolto.-
 
-No usare quel tono.- lo avvertì la madre.Si lisciò le pieghe immaginarie che ,secondo lei e solo lei,le si erano formate sulla vestaglia di seta azzurra.-Non ho mai approvato Thad Harwood,ma questo non è un mistero per nessuno.-Sebastian storse il naso.-Non fare smorfie.- lo riprese ancora.-Mi aspettavo altro per te,sinceramente. Una vita in Francia,con una buona moglie magari_- ancora una smorfia da parte di Smythe,le donne lo facevano rabbrividire.- dei bambini,biondi e belli come te.- gli accarezzò una guancia.-Ma non sarà così. Ho smesso di combattere contro di te,Sebastian.Non perchè non ne abbia la forza.- Maman si fermò,continuando a guardare gli occhi, identici ai propri ,del figlio e accarezzando quella guancia ,con un leggero accenno di barba.-Io ho avuto tutto questo. Ma ora non ho più nulla. Tuo padre non amava me,ma ciò che rappresentavo. E quando oramai cominciavo a non essere più tanto attraente,ha pensato di rincorrere altre donne. Più belle,più giovani.- distolse lo sguardo da quello di Sebastian.-Il signor Harwood ti segue da vent'anni.-
 
-Mi ama,da vent'anni.- la corresse Smythe.
 
-Sì,ti ama.- annuì lei. Per la prima volta non apparentemente.-La mia visione di vita perfetta è andata in frantumi,pezzo dopo pezzo,anno dopo anno,donna dopo donna. E' molto tempo che vivete insieme e sembrate disposti a continuare. Tu e il signor Harwood,forse,meritate una possibilità.-
 
 
 
 
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Si era accorto di lei circa un quarto d'ora prima.
 
Nel complesso non era una ragazza da buttare via.
 
Mora,gracile,forse un po' troppo spigolosa.
 
Ricordava vagamente Ell_Nessuno.Non ricordava nessuno.
 
Dominic mandò giù il proprio alcolico.
 
La ragazza in questione  insisteva nel guardarlo ed ,infondo ,Dominic non aveva nessuna valida ragione per rifiutarla.
 
Alzò lo sguardo su di lei e le sorrise,indicandole con la testa l'uscita del locale.
 
L'avrebbe aspettata fuori.
 
Si diresse verso l'uscita,facendosi largo tra corpi sudati e traboccanti d'alcol.
 
Non era solito frequentare quei posti. Ma almeno qualche volta al mese doveva ricordare a se stesso la propria reale età e comportarsi come tale.
 
Più che dell'età,doveva ricordare a se stesso di occuparsi della propria vita sessuale.
 
Una mano lo trattenne per il braccio ed il ragazzo si voltò istintivamente.
 
La ragazza mora e spigolosa gli sorrise.
 
Dominic rispose e,dopo aver posato la propria mano su quella dell'altra,guidò entrambi verso l'uscita.
 
L'aria fredda della notte li investì in pieno viso,i rumori e i colori si attenuarono di botto.
 
-Sono Dominic.- si presentò lui.
 
Non ebbe modo di sentire il nome della sua momentanea compagna che una voce,purtroppo nota,attirò l’attenzione del ragazzo -Nixon?!-
 
Ellie Sterling-Duvall si trovava a qualche metro da lui.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** Numeri. ***


Eccomi qui.

In ritardo, come al solito. Ma spero di farmi perdonare con questo capitolo.

Ringrazio chi sta seguendo questo mio delirio, continuando a farlo senza dare peso ai miei ritardi.

Grazie a chi sta rendendo possibile la stesura di questa storia.

Grazie a chi commenta e a chi mi incoraggia.

Provvederò il prima possibile a rispondere alle scorse recensioni.

Buona Lettura :)
 
Denise.
 
 
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-La conosci?-

Dominic sbuffò per la terza volta tentando di spingere la propria spigolosa amica verso la macchina.

-Certo che mi conosce.- rispose scandalizzata Ellie seguendo i due.

Quella ragazza non mollava mai la presa, dannazione.

Si era vestito da ventunenne, era uscito, aveva fatto violenza su se stesso e si era cacciato, di sabato sera, in un locale super affollato , aveva trovato compagnia. Ora ,per quale dannatissimo motivo, quella mocciosa doveva dargli il tomento?!

Il ragazzo si tastò le tasche dei jeans alla ricerca delle chiavi.Doveva trovarle il prima possibile.

-Continuerai ad ignorarmi?-

Era ancora lì.

Maledizione.

Nixon si voltò, notando lo sguardo interrogativo che l’altra ragazza rivolgeva a Ellie- sono una piega semiumana-Sterling-Duvall.
La situazione era equivoca. Fin troppo equivoca.

Voleva portarsi a casa una sconosciuta, ed un’altra ragazza, all’uscita, tentava di attirare la sua attenzione insistentemente. Avrebbe potuto essere una rimorchiata la sera prima, magari…

Oh Merda.
E lo stesso pensiero dovette passare per la contorta mente di Ellie, che ghignò sadicamente.

Dominic scongiurò il Karma affinchè  la ragazzina non complicasse la faccenda, ma evidentemente doveva essere stato qualcuno di molto cattivo nella sua vita precedente.
 
-Quindi tu sei..?- chiese rivolgendosi alla sconosciuta.

La ragazza in questione era davvero sconcertata da quella scena.

-Non è per farmi gli affari tuoi, ma chiedo nome e cognome a tutte così poi mettiamo su un gruppo.-

Dominic frugò con più insistenza alla ricerca delle chiavi.

Maledizione.-Ellie…- ringhiò in avvertimento.

-Che c’è?- domandò con aria innocente.-Ieri ero io nei suoi panni, è giusto sostenerci tra di noi.- e si atteggiò in una smorfia di comprensione e pietà.
 
-Non capisco…?- la sconosciuta guardò prima lei e poi Dominic mendicando una risposta.

-Tranquilla.- la piccola di casa Sterling-Duvall la prese sottobraccio, s catenando una serie di maledizioni pronunciate tra i denti da parte di Nixon che davvero non trovava quelle dannatissime chiavi.

-Domani farà male, ma con il tempo ti dimenticherai di lui.- si voltarono verso Dominic che era passato a cercare nelle tasche interne della giacca.-Fa così con tutte…-

Nixon si bloccò.

-Tutte?-

-Tutte.- confermò Ellie.

-Perdonatemi.-

E dei passi, sempre più lontani.

Dominic alzò lo sguardo e vide la sua possibilità di passare una notte decente allontanarsi.

-Infida serpe.-

-Non era un granchè.- ammise Ellie avvicinandoglisi.

Peccato che ti somigliasse. Ma Dominic evitò si esprimere ad alta voce questo pensiero.

Sia per lei che per se stesso.

La ragazza gli posò una mano sul fianco ed estrasse dalla tasca posteriore dei Jeans le tanto sospirate chiavi.

Nixon si chiese come fosse possibile non averle trovate prima, ma il desiderio di mettere tra loro almeno una decina di chilometri, chiuse la questione.
 
Prese il mazzo che lei si stava divertendo a fargli penzolare davanti agli occhi ed aprì la vettura.
 
-Vengo con te.- Ammise lei trattenendolo per un braccio.
 
-Ah si?- domandò lui. -Non ne sapevo nulla.-si divincolò e si sedette sul sedile del guidatore.
 
-Oh, avanti.- sembrava quasi lo stesse pregando.- Le mie amiche mi hanno lasciata qui e dovevo andare a dormire da loro. Non so dove andare. I miei papà non sanno nulla, quindi…-
 
-Quindi adesca qualcuno con le tue moine e passaci la notte.- consigliò Nixon facendo ringhiare la macchina.
 
-Perché devi essere così stronzo?-

-Perché sei una bisbetica. -e diede gas, andandosene.
 

_____________________________________________________________ 
 
-Non dovevamo lasciarla andare.- mormorò Jeff rigirandosi e prendendo a pugni il cuscino.- Ma che diamine c’è qui dentro ?Sassi?!-

Nick sbuffò .-Ne abbiamo già parlato, è grande. Bisogna darle fiducia.-

Sterling alzò il busto, sorreggendosi con gli avambracci -Grande? E’ una bambina.- lo sgridò scandalizzato. -La mia bambina.- sottolineò.

Nick, sdraiato a pancia in giù, con il viso di lato ,alzò la mano, accarezzando la guancia del marito. -Ehi, se vuoi responsabilizzarla, devi darle modo di uscire di casa. E comunque starà sicuramente dormendo.-

Jeff si lasciò andare sul letto, facendo leggermente sobbalzare l’altro.

-Dormi.- mormorò Duvall contro il cuscino socchiudendo gli occhi.

Il biondo si rigirò nuovamente, trovando finalmente la posizione meno scomoda.

Si rannicchiò su fianco, dando le spalle al marito.

La faceva facile lui. “Darle fiducia”. Non si fidava di lei e degli adolescenti in generale. In più Ellie era inspiegabilmente meno posata di Nick. Avrebbero dovuto fare causa alla donatrice d’utero, sicuramente era una svampita.

Respirò contro il cuscino.

Ma non avrebbe potuto volerla diversamente.

Un fruscio confuso alle sue spalle e poi un braccio intorno alla sua vita.

-Nick?- domandò confuso da quegli spostamenti.

Credeva stesse dormendo.

Duvall lo aveva abbracciato da dietro, costringendolo con una gamba ad aprire le proprie ed appoggiando la testa alla schiena dell’altro.

Sterling gli strinse dolcemente il braccio, intuendo che quello fosse un modo per incoraggiarlo a non agitarsi più e dormire.

Ma si sbagliava, si sbagliava di grosso.

Nick spinse il bacino contro il fondoschiena del marito.

Teso

-Nick,cosa_?-

-Colpa tua.- mormorò contro le scapole del biondo.

Gli si strusciò ancora contro.

-E’ colpa tua se ti desidero ad ogni santissima ora del giorno.-

Jeff si rigirò in quell’abbraccio.
Era eccitante, lo era davvero. Ma allo stesso tempo era rassicurante. I dubbi, idioti per la verità, che aveva avuto riguardo l’amicizia con Smythe, diventavano fumo inconsistente. Ogni singola volta che Nick lo sfiorasse.

-Cerchi di distrarmi ,signor Duvall?-mormorò contro le labbra del marito.

-Ti sfianco.- rispose sorridendo maliziosamente Nick.- Quando avrò finito con te, dormirai profondamente.-
 
E Nick Duvall aveva sempre ragione.
 
 
 
 

_________________________________________________________________________


 
 
Una macchina le si accostò.

-Sali.-

Ellie si stava preparando a rispondere con una sequela di insulti, ma una volta posati gli occhi sull’interlocutore si accorse di chi fosse.
 
Dominic.

Era tornato.

-Non mi dire cosa devo fare.- rispose acida riprendendo a camminare su quel marciapiede deserto.

-Ellie.- la richiamò continuando a far procedere la vettura alla stessa andatura della ragazza.

-Prima ti comporti da idiota e poi torni indietro?.-

No ,ok. Era lei a comportarsi da idiota, ma era davvero furiosa con lui. L’aveva mollata in mezzo ad una strada in piena notte, non era stato per nulla gentile.

Non capiva bene per quale ragione fosse così arrabbiata con lui, ma lo era.

-E’ che…-sospirò Nixon cercando di ricacciare l’orgoglio giù ,lungo  il proprio esofago.- Ero infastidito e ho agito senza rifletter sulle possibili conseguenze. Ora, fammi il favore di salire in macchina .Non ti riporto a casa, dormi da me, se vuoi. Ma sali.-
 
Ellie strinse i pugni, combattendo con il desiderio di mandarlo al diavolo perché…Perché?

Scosse la testa e fece il giro della macchina aprendo la portiera.

Si sedette, stando attenta a non incrociare lo sguardo dell’altro ragazzo.

Chiuse lo sportello e si sbilanciò di lato, facendo scorrere la cintura di sicurezza ed agganciandola.

Ed incontrò il sorriso di lui.

Un sorriso a metà tra “Ho vinto io” e le scuse.

Ellie smise di pensare per i successivi dieci secondi.
 

___________________________________________________________________________ 
 
-…e quindi mi dice.- Thad assunse una postura rigida.- “Harrrrrrrwoood”.- gracidò imitando la tipica “r” francese.- “Il tovagliolo non va rrrrrrrripiegato così. E’ cosi, volgarrrrre”.-

Sterling scoppiò a ridere, Nick tentò di trattenersi per rispetto nei confronti di Sebastian.

Ma Smythe si mise a dare manforte al compagno.-Ha definito il microonde “volgare”. Il microonde. Perchè?- domandò sconcertato.
 
Erano alla quarta bottiglia di vino svuotata. Oramai erano abbastanza sciolti e in vena di discussioni accese.

-Vecchia megera.- sputò Thad.

Infatti. In condizioni sobrie non si sarebbe mai permesso di dire una cosa simile davanti al compagno, ma l’altro non sembrava prestare molta attenzione.

-Perché la Sterling-femmina non parla?.-domandò indicando Ellie.

La ragazza era seduta sul divano in silenzio.

Sospettosamente in silenzio.

-Le donne sono strane.- ammise Jeff.

-Un brindisi.- annunciò Harwood cercando di mettersi in piedi e guadagnando l’attenzione di tutti i presenti nella sala da pranzo di casa Sterling-Duvall.- A noi, che non siamo donne.-

Levarono i calici, tra le risate dei due acerrimi nemici e i sorrisi contenuti di Duvall.

-Fortuna che non siam donne.- Ammise Harwood appoggiandosi al petto di Sebastian.- Saresti diventato come tua madre, da vecchia.- mormorò

-Mio Dio.- sospirò per l’orrore Smythe buttando giù un altro bicchiere di vino.
 
-Ellie.-Nick si era cautamente avvicinato alla figlia.- Sei stanca. -le ravviò una ciocca dietro l’orecchio, vai pure a letto.-

La ragazza mormorò qualcosa e, dopo aver strofinato il naso contro la spalla del proprio papà si alzò, dirigendosi verso le scale.

Si lasciò alle spalle una discussione molto concitata riguardo un argomento non ben definito e aprì la porta di camera sua.

Una volta chiusa ,i rumori risultarono più ovattati e lontani, sospirando si portò accanto al letto.

Sbuffò contrariata. Gli ospiti avevano lasciato le loro giacche lì.

Li prese tra le braccia con l’intenzione di spostarli malamente sulla scrivania.

Qualcosa colpì la sua gamba.

Era la giacca di Sebastian.

Lanciò quella di Thad ed iniziò ad esaminare quella che aveva in mano.

Il telefono. Smythe aveva lasciato il telefono nella tasca del giubbotto ed un’idea balenò nella mente di Ellie.

Si sedette sul letto, tenendo in mano il cellulare ed iniziò a cercare ,nella rubrica, la lettera “N”.
 
E lo trovò

Nixon,Dominic.
 
  

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Capitolo 16
*** Crime. ***


E’ stata dura.
 
E’ stata dura iniziare questo capitolo. E’ stata dura scriverlo. E’ stata dura cercare di esprimere quello che avevo in testa. Sono emozioni molto forti, che spesso mi lasciano senza fiato. Spero di essere stata in grado, almeno in minima parte, di dar voce a sentimenti che solitamente lasciano senza parole.
 
Ringrazio chi commenta e chi mi segue. Siete incredibilmente e inaspettatamente tanti.
 
Il capitolo presenta una piccola innovazione stilistica. Ho sempre mantenuto una certa linearità temporale, questa volta troverete dei continui “avanti\indietro”. Desideravo che il capitolo si distinguesse dagli altri.
 
E’ stato scritto ascoltando “9 Crimes” di Damien Rice nel Live From Basement.
 
Non mi rimane che augurarvi buona Lettura.
 
Denise
 
 
________________________________________________
 
-Nostra figlia è davvero strana.-
 
Nick Duvall avvertì i cuscini del divano abbassarsi sotto il peso del marito e la sua testa bionda contro la spalla.
 
Aggrottò la fronte, sia nel tentativo di decifrare le informazioni che quel pezzo di carta doveva fornirgli riguardo il prossimo caso ,sia per la frase dell’altro.
 
-E’ strana. L’hai mai vista così tranquilla?-mormorò piccato.
 
Nick, sperando di porre fine agli assurdi pensieri del marito, alzò lo sguardo, cercando Ellie.
 
Ed era seduta in cucina, con un cucchiaio a mezz’aria e gli occhi persi.
 
 
 
********
-Dormi qui.- le aveva indicato il proprio letto.
 
Si era volato e, dopo aver aperte le ante di armadio a muro, aveva iniziato a frugarci dentro alla ricerca di qualcosa.
 
Non si erano rivolti la parola.
 
Quella frase era la prima che Dominic pronunciava.
 
Ellie osservò la schiena del ragazzo.
 
La trattava come un’ospite sgradita.
 
Quasi la sua presenza lo disgustasse.
 
Strinse i pugni nel tentativo di reprimere quella cosa che dalla bocca dello stomaco le era arrivata a tradimento fino alla gola.
 
Dominic si sfilò la giacca e prese un cuscino sottobraccio rimanendo fermo,immobile di fronte all’armadio.
 
 
Perché indugiava ?
 
Ellie alzò un sopracciglio ,pur sapendo di non essere vista.- Cosa stai aspettando?-domandò.
 
La voce pericolosamente acuta.
 
Per la serata a monte?
 
Per la bugia detta ai papà?
 
Per l’indifferenza di Dominic?
 
Deglutì nello stesso istante in cui lui, lentamente, tornò ad osservarla. -Un grazie, ad esempio?- suggerì duro.
 
Lo sguardò della ragazza si assottigliò minacciosamente, sempre di più.
 
Non capiva.
 
Da dove arrivava tutta quella rabbia?
 
Che motivo aveva?
 
-Sei tornato tu indietro.- gli fece notare scocciata lei.- Non ti ho pregato.-
 
Dominic portò le braccia al petto, arricciando il labbro superiore, in un gesto, quasi inconscio, di disapprovazione.- Ah,no? Mi hai chiesto asilo per una notte. Avresti dormito sotto un ponte, in caso contrario.-
 
-Avresti potuto liberamente decidere di mollarmi lì.- notò Ellie per nulla intimorita.
 
-Forse avrei dovuto farlo.- pose fine a quella discussione, dirigendosi verso la porta.
 
Indifferenza, ancora.
 
Basta.
 
Ellie gli afferrò un braccio, trattenendolo e costringendolo, ancora una volta, a prestarle quell’attenzione che ,inspiegabilmente ,tanto agoniava.
 
Lui osservò inizialmente la mano posata sul proprio avambraccio e poi lei.
 
Così vicina.
 
Così piena di difetti.
 
Quell’espressione da bisbetica impertinente.
 
Quasi intossicante.
 
Lei si sporse, alzandosi sulle punte e gli posò un bacio, leggero ed inconsistente.
 
Non aveva pensato, Ellie aveva agito, presa alla sprovvista da quel bisogno di sentirlo.
 
Ma lui era alto, maledettamente alto per lei e perse l’equilibrio, privata brutalmente di quel fugace tocco.
 
Un braccio di Dominic corse, improvvisamente,a sorreggerla, alzandola di qualche centimetro dal pavimento e premendola con urgenza contro il proprio petto.
 
Alla stessa altezza.
 
Finalmente riuscivano a vedersi.
 
Dominic la strattonava delicatamente, cercando di capire, di dimostrare a se stesso che fosse reale, non un inganno.
 
L’allontanò dal proprio viso continuando a sfiorarle le labbra con le proprie.
 
Tirò su gli occhi.
 
Ma non incontrò quelli di lei.
 
Era assente, persa.
 
-..Ellie?-
*******
 
 
 
-…Ellie?!- la voce preoccupata di Papà Jeff la riscosse dai ricordi.
 
Si alzò, in certa sulle gambe e si diresse verso le scale.
 
-Tutto bene, dolcezza- domandò preoccupato Nick seguendo con lo sguardo le mosse della figlia.
 
-Sì, ho sonno. Vado a dormire. Buona Notte- rispose distrattamente e lasciando dietro di se solo una lunga serie di mute domande.
 
-Ma sono le cinque di pomeriggio!-notò sconcertato Jeff.
 
 

________________________________________  
 
 
 
Ehi, Mangia-rane. Sono al Lima Bean. Th.
 
Pranzo insieme, belculo? S.
 
E’ un appuntamento? Th.
 
Un’imposizione, dolcezza. S.
 
Thad Harwood, seduto ad uno dei piccoli tavoli per due del Lima Bean, sorrise e si riavviò i capelli. Rilesse nuovamente il testo del messaggio appena arrivato.
 
Ti aspetto allora. Th.
 
Vengo…S.
 
Pervertito .A dopo. Th .
 
A dopo. S.
 
 Thad si passò distrattamente una mano sul polso sinistro e lo trovò.
 
Lì, oramai come fuso con la propria pelle, il bracciale in argento che vent’anni prima Sebastian gli aveva regalato.
 
Fece passare il pollice sulla maglia elegante, passando alla piastra sottile e alla lettera che vi era incisa.
 
S”.
 
L’accarezzò più volte, rendendosi conto di quanto quella superficie oramai fosse consumata.
 
Probabilmente quell’iniziale gli si era impressa sulla carne.
 
-Professore?.-
 
Si riscosse da quello stato di adorante torpore ed alzò lo sguardo.
 
Adam.
 
 
______________________________________________________
 
 
 
E gli mancò l’aria.
 
Come se un pugno l’avesse centrato in pieno stomaco, costringendolo a buttare fuori tutto l’ossigeno.
 
Si piegò, tenendo i palmi sulle ginocchia, nel tentativo di riprendere fiato.
 
Ma non distolse lo sguardo.
 
Quella scena lo stava uccidendo. Lo stava facendo a brandelli e cospargendo la carne viva di sale, ma non poteva non guardare.
 
Era come se qualcuno lo stesse tirando per i capelli, intimandogli di guardare gli ultimi vent’anni della propria vita.
 
Fu questa la sensazione che Sebastian Smythe provò, dopo che la porta del Lima Bean ebbe scampanellato dietro la sua schiena.
 
Thad.
 
Nient’altro. Nessun altro pensiero coerente.
 
Guardava attonito, da una vita o da un secondo, il proprio mondo sgretolarsi.
 
Thad sedeva ad un tavolo poco lontano ed qualcuno era piegato su di lui.
 
Baciandolo.
 
La mente di Sebastian subì come una scarica elettrica a quel pensiero.
 
Harwood non faceva nulla. Non lo stringeva a se, né lo respingeva.
 
Ma forse le emozioni di Sebastian si susseguivano in modo talmente rapido, da non fargli percepire i reali tempi di reazione.
 
Si mosse.
Avrebbe pensato al proprio cuore e al proprio orgoglio martoriati più tardi. Magari in un posto dove avrebbe potuto dare sfogo alla disperazione e alla delusione, senza esporsi nuovamente.
 
In poche falcate raggiunse i due e ,afferrato l’altro per la giacca, lo scostò violentemente, facendogli perdere l’equilibrio e mandandolo a cadere rovinosamente sul pavimento.
 
Thad aprì gli occhi di scatto, trovando il volto livido di Smythe,le labbra ridotte ad una linea sottile e il respiro pesante.
 
-Sebastian_-
 
No,no,no,no.
 
La mente di Thad iniziò a negare il fatto che tutto quello stesse accadendo.
 
-Non una parola.- sibilò minaccioso.
 
Sebastian si voltò verso l’altro con l’intenzione di saltargli alla gola, di fare a brandelli lo sprovveduto che aveva osato sfiorare Thad.
 
O forse Thad si era lasciato sfiorare?
Il dolore era sordo ed intenso.
 
Gli impediva persino di concentrarsi su quel verme e tirare colpi alla cieca.
 
Si sentì privo di forza e di volontà.
 
A che pro reagire in modo violento?
 
Socchiuse gli occhi, impedì a se stesso di far trasparire qualsiasi tipo di emozione e pronunciò-Hai due ore, Harwood. Prendi la tua roba e vattene da casa mia.- 

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Capitolo 17
*** Déjà Vu. ***


Ed eccomi qui. Come promesso ho aggiornato il prima possibile.
 
Vi ringrazio. Lo scorso capitolo è stato difficile, ma viste le vostre reazioni ne è valsa la pena.
 
Siamo ad una situazione di passaggio, ecco perché, già lo anticipo, con questo nuovo pezzo, nulla si risolverà.
 
Ma è necessario per porre delle basi.
 
Spero quindi che possa piacervi, nonostante la risoluzione non sia immediata.
 
Grazie ancora per il sostegno.
 
Buona Lettura.
 
Denise.
 
 
 
 
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Ellie conosceva quel numero a memoria oramai.
 
Il pezzo di carta ,sul quale qualche giorno prima l’aveva annotato, era quasi inconsistente ed era possibile guardarvici attraverso.
 
Lo digitò nuovamente ed attese.
 
-Pronto?-
 
Dominic.
 
Ellie trattene il respiro.
 
Ogni volta chiamava con l’intenzione di parlare, di dire almeno “Ciao” ma  finiva per restare in apnea, con  il telefono attaccato all’orecchio.
 
-E’ la quita volta che chiami, sconosciuto.- notò con disappunto il ragazzo.- Se proprio non vuoi dirmi il tuo nome, almeno facciamo conversazione, invece di farmi perdere tempo.-
 
Lui non sospettava chi fosse, in realtà.
 
Ellie mise giù, chiudendo dolorosamente gli occhi e tornando a respirare lentamente e profondamente.
 
Quella situazione era paradossale.
 
Ed era tutta colpa sua. L’aveva baciato e poi si era tirata indietro.
 
Paura.
 
Ellie aveva avuto paura, non di Dominic, ma di se stessa.
 
Non si era riconosciuta in quel gesto.
 
Pochi giorni prima era in fomento per Sebastian e il giorno dopo, con un sorrisetto sghembo e qualche battuta sarcastica, rivolgeva i proprio ormoni a Dominic.
 
Non aveva senso.
 
Sentì la porta aprirsi e delle voci provenire dal piano di sotto.
Doveva parlare con Dominic.
 
E infatti aveva reperito il numero di telefono del ragazzo. Il problema ora era che cosa dirgli. Non lo sapeva bene nemmeno lei.
 
Ma perché non aveva idea di che cosa le stesse accadendo.
 
Forse avrebbe dovuto darsi del tempo prima di ammettere che_
-CHE COSA?!-
 
Quella reazione convinse Ellie che fosse arrivata l’ora di andare a vedere che cosa stesse accadendo in soggiorno.
 
 
 
 

_____________________________________________  
 
 
 
Dopo una manciata di secondi dall’aver aperto la porta, Nick Duvall ebbe un tremendo deja-vu.
 
-Thad che diamine_?-
 

Thad Harwood stava sull’ingresso di casa ,in mano una borsa e gli occhi gonfi-Nick, posso entrare?-
 
Stessa identica scena vissuta alla Dalton.
 
-Idiota, me lo chiedi anche?- e si fece da parte.
 
L’altro mosse un passo dietro l’altro.
 
Nick era preoccupato, estremamente preoccupato. Ma avrebbe lasciato le domande per dopo. L’aria stanca e distrutta di Thad l’aveva dissuaso dal fare domande.
 
-Dammi la giacca e la borsa.- propose il padrone di casa.- Siediti sul divano, ti porto un Thè.-
 
Harwood si strinse nelle spalle e lasciò scivolare il soprabito.
 
Sembrava uno spettro.
Dopo un ultimo sguardo apprensivo al proprio ospite, appese borsa e giacca all’appendiabiti e si diresse in cucina, tentando di mantenere la calma.
 
Cosa diamine era successo?
 
L’ultima volta che Thad si era presentato alla sua parte in quelle condizioni erano alla Dalton e…_
 
Smythe.
 
Nick strinse il ripiano della cucina, talmente forte che le dita gli divennero bianche e socchiuse gli occhi.
 
Ma Harwood sembrava sconvolto, era inutile assillarlo con domande e preoccupazioni. Avrebbe aspettato  il momento giust_
 
-Nick, Thad è nel nostro soggiorno.-
 
Jeff.
 
Merda.
 
Duvall iniziò  a trafficare con le spezie e le bustine varie riposte in un ripiano in basso.
 
-Si.- rispose distrattamente.
 
-Formulo meglio la domanda.- la calma di Sterling era inquietante .-Nick, perché Thad è nel nostro soggiorno?-
 
E a quel punto non poteva più fuggire. Inutile mentire, prima o poi Jeff l’avrebbe saputo.
 
-Credo.- si tirò su e si voltò nella direzione del marito.- Temo, abbia litigato con Smythe.-
 
 
 
 
 
 
___________________________________________________________
 
 
 
 
-CHE COSA?!-
 
Thad si voltò istintivamente verso la cucina.
 
Non era Nick.
 
Probabilmente Jeff. Molto probabilmente.
 
-Jeff,tesoro ti prego.-
 
-“Jeff,tesoro”il cazzo.-sentì sbottare dall’altra stanza.
 
Delle pentole lasciate malamente su di un qualche ripiano.
 
-Nick,ti rendi conto che_?-
 
-Jeff, ragiona .E’ molto provato da questa situazione. Non puoi andare lì e…_-
 
Troppo tardi.
 
La testa bionda di Jeff Sterling aveva fatto la sua comparsa a passo di marcia.
 
Harwood si fece più piccolo, sperando ,forse, di diventare invisibile.
 
Ma Jeff gli si piantò davanti.
 
Pretendeva una spiegazione.
 
Era successo così velocemente che nemmeno lui sapeva, realmente che cosa fosse accaduto.
 
Come fosse potuto accadere.
 
-Jeff…-lo richiamò stancamente Nick sedendosi accanto a Thad.
 
Harwood iniziò a tremare.
 
-Thad,ma che diamine_?-
 
Duvall intimò al marito di stare zitto e ,dopo avergli circondato le spalle con le braccia e posatogli la bocca sulla tempia, iniziò a cullarlo.-Thad,ci siamo qui noi,ora.Andrà tutto bene.-
 
Ellie osservò quella scena immobile, dall’ultimo gradino della scala centrale.
 
E non potè far altro che essere dispiaciuta per tutta quella situazione.
 
Inaspettatamente.
 
 
 
 
 
 
___________________________________________________
 
 
 
 
Sebastian fece danzare la sottile maglia d’argento davanti ai propri occhi.
 
Sdraiato sul pavimento del salotto, fece girare tra indice e pollice il bracciale e ne osservò i riflessi.
 
Il pavimento gli stava ustionando la schiena. Era lo stesso sul quale, al loro ritorno ,avevano fatto sesso tutta la notte.
 
Strinse il bracciale nel proprio pugno, con l’idea di sbriciolarlo.
 
Fece vagare lo sguardo intorno a se.
 
Regnava il caos dentro e fuori di lui.
 
I divani erano stati capovolti ,le tende fatte a brandelli e i soprammobili gettati a terra.
 
Non aveva perso la sua tendenza da “Orlando Furioso”.
 
Sorrise amaramente.
 
Tornato a casa ,lui non c’era.
 
Forse un angolo della memoria aveva sperato che Harwood lo sfidasse e si facesse trovare a casa. Gli avrebbe urlato contro, ma alla fine, forse, sarebbe riuscito a perdonarlo. Dimenticando tutto.
 
Ma la sua assenza, rendeva la situazione dolorosamente reale.
 
 
 
Al posto di Harwood, c’era il suo bracciale.
 
Il famoso bracciale con la “s” lasciato per terra, accanto alla porta d’ingresso.
 
Thad aveva spezzato le catene.
 
Thad aveva spezzato l’anima di Sebastian.
 
 
 
 
 

___________________________________________________  
 
 
-Né io né Sebastian siamo momentaneamente in casa….-
 
La voce di Thad lo svegliò di soprassalto.
 
 
-vi richiameremo al nostro ritorno.- continuò il messaggio di segreteria registato.-Lasciate pure un messaggio.- una risatina sempre registrata ed un-Sebast_biiip-
 
-Sebastian,sono Nick.-
 
Smythe sospirò, rimanendo sdraiato per terra.- Volevo informarti solo del fatto che Thad fosse da noi. Richiamami.-
 
-Fanculo.-borbottò in risposta.
 
 
 
**
 
 
-Lasciate pure un messaggio.- risatina.-Sebast_biiip-
 
-Fottuto francese.-
 
Sterling.
 
-Ti chiamo ora che Nick non c’è.-
 
Patetico.
 
-Sappi che presto o tardi verrò lì e…_- dall’altra parte del ricevitore si udì un “Jeff ,cosa stai facendo?!” e il biondo prontamente rispondere.- Nulla tesoro.- abbassò la voce.- Fai in modo che non ti trovi, mai.
 
 
 
 
**
 
 
-Sebast_biiip-
 
-Mr Smythe, sono Clarisse.E’ una settimana che manca dall’ufficio. Sa benissimo che non mi permetterei di disturbarla in casa, ma sul cellulare è irreperibile. Spero di avere sue notizie e disposizioni.-
 
Cazzo,il lavoro.
 
**
 
 
 
 
 
-…biiip-
 
-Smythe, sono sempre io.-
 
Nick.
 
-Siamo molto preoccupati. Sei chiuso in quella casa a marcire. Almeno lascia la porta aperta. Dammi la possibilità di sapere come stai. Anche Thad sta mal_-
 
Sebastian si alzò di scatto e in un moto di rabbia, afferrò il telefono e lo scaraventò contro la parete.
 
Non voleva sapere come stesse Harwood. 

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Capitolo 18
*** Lasciar(si) andare. ***


Ed anche questo capitolo ha richiesto molte ore di lavoro.
 
Eppure credo sia il mio preferito, nonostante mi abbia levato ore di sonno ed attenzione.
 
Ringrazio chi segue la mia storia, tutte queste pagine di parole non avrebbero senso senza di voi.
 
Ringrazio chi commenta, regalandomi sorrisi e parte del proprio tempo.
 
Un ringraziamento speciale a Somo. Si è sorbita i miei deliri e le mie insicurezze pre-capitolo. Ha saputo consigliarmi e non farmi sentire sola nella mia follia. Grazie, dolcezza ;)
 
Non mi rimane che augurarvi buona lettura e sperare di emozionarvi, almeno un po’.
 
Denise.

 
 
 
 
 
 
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-Non l’ho baciato, io.-
 
Nick appoggiò la tazza fumante di caffè sul tavolino, facendo leggermente tintinnare il cucchiaino al suo interno.
 
-Ti ascolto.-
 
Lo invitò sinteticamente ad andare avanti.
 
Quel giorno Thad era finalmente uscito dalla stanza degli ospiti, nella quale si era confinato per giorni, e aveva proposto a Duvall un caffè fuori casa.
 
Nick non aveva fatto molte domande ,e dopo essersi assicurato che Jeff si svegliasse in tempo per andare in teatro ed Ellie a scuola, aveva condotto Thad fuori dalla prigionia che lui stesso si era imposto.
 
Non avrebbe mai immaginato un risvolto simile.
 
Credeva che avesse voglia di distrarsi, di tenere occupata la mente con altro.
 
E invece Thad, coraggiosamente ,gli mostrava le proprie ferite raccontandogli come se lo fosse fatte.
 
-E’ accaduto. Non ho avuto il tempo di respingerlo.- argomentò Harwood.-E’ stato un attimo.- continuò a guardare Nick.
 
Sincero, orgoglioso, sicuro.
 
Quella era la verità.
 
-Perché ti ha baciato?- domandò in tono neutro Nick.
 
Thad arricciò il naso infastidito. Ebbe come l’impressione che l’altro lo stesse trattando come un imputato.- Per lo stesso motivo che spinto tua figlia a lasciare il proprio intimo nelle tasche del mio compagno.-
 
Touchè.
 
Nick Duvall lasciava scoperto il fianco e Thad Harwood colpiva.
 
-Non gli ho dato modo di pensare che le sue attenzioni fossero gradite. Non ho mai nascosto la mia relazione con Sebastian. Nick, io lo amo. Talmente tanto da non riuscire a rassegnarmi .Non riesco nemmeno a pensarlo come una qualcosa di “ex”. Ho accettato tutto .La mania che ha per gli specchi ,sua madre, di andare a Parigi con lui, lasciando qui voi. Com’è possibile pensare che io possa mettere da parte tutto questo per…-prese fiato.-..per un ragazzino?-
 
Nick continuò a scrutarlo interessato.- L’hai fatto Thad?.- domandò.- Hai messo da parte tutto questo, anche solo per un minuto?-
 
 
-Diamine, no.- sbottò alterato Harwood.-E’ uno studente, Nick.- abbassò la voce.- Ed io il suo professore ,non posso e non devo avere mire su di lui. Non nascondo che sia un bel ragazzo, ma il problema sta in questo: ”ragazzo”. Ed io invece sono un uomo. In partenza, non può interessarmi. E non può sradicare dalle fondamenta la mia vita. Non ne ha il potere. Mi ha baciato, cogliendomi di sorpresa. Ho tardato a respingerlo, ma non l’ho assecondato.-
 
Nick piegò la testa di lato.- Ti credo.-
 
Thad sgranò gli occhi.- Mi credi?- domandò.
 
-Ti credo.- sorrise Duvall.
 
-Ma lui, no.-concluse Harwood lasciandosi andare stancamente sulla sedia.
 
-Lui…- Forse era l’unica possibilità. Forse era l’unica maniera per far tornare le cose a girare come dovevano.- Voleva sposarti.-
 
Harwood balzò sulla sedia con in mente talmente tante domande ed esclamazioni da riuscire solo a boccheggiare.
 
Come se gli mancasse l’aria.
 
-Lui era insicuro. Voleva sposarti, ma temeva che gli avresti detto di no, vista la persona che è.-
 
-Cazzate.- commentò aspramente Thad.- Siamo stati insieme per vent’anni. Avrei dovuto mandarlo al diavolo prima.-
 
-Thad, la sua reazione è stata dettata soprattutto dall’insicurezza. Era equivoca, comunque. Credo...- sorrise tra se per la frase quasi ridicola che stava per dire.- che lui si senta immeritevole.-
 
-Di cosa?.-
 
-Di te.- rispose semplicemente Nick.
 
Harwood sorrise stancamente e si passò distrattamente la mano intorno al polso sinistro.
 
Mancanza.
 
Come se brani di carne gli fossero stati tolti di dosso e lui ne avvertisse il dolore solo in quell’esatto momento dove, toccandosi, trovava nervi e carne viva.
 
-Nick ,non ho più il suo bracciale.-
 
 
 
 ___________________________________________________________




 
 
Il campanello suonò.
 
-Papà,la porta.- urlò Ellie appollaiata sul divano mangiando a manciate i soliti popcorn.
 
-Sono occupato.- rispose dal piano superiore Jeff.
Il campanello suonò ancora.
 
-Paaaaaapàààààààà.- strillò ancora di più la ragazza continuando a guardare la televisione.
 
Sterling scese le scale, saltando a due a due i gradini, e dicendo –Arrivo, arrivo.-
 
Lanciò un’occhiata alla figlia e sbuffando domandò-Non potevi andare tu?-
 
-Sono impegnata.- fece all’istante lei ingurgitando chili e chili di popcorn a manate.
 
Il padre scosse la testa e ,ritenendo inutile replicare, aprì la porta.
 
Un fattorino di età indefinita e piena di brufoli lo accolse con aria scocciata.
 
Jeff guardò sorpreso il mazzo di fiori che questi aveva tra le braccia.
 
-Si?.- chiese guardingo.
 
-Qui abita Ellie Sterling-Duvall?-
 
Il biondo si guardò alle spalle incrociando lo sguardo della figlia, anche lei stava osservando attenta.
 
-Si, abita qui.- rispose lentamente Jeff.
 
-Bene.- il ragazzo con l’acne gli scaricò il mazzo di fiori tra le braccia e se n’andò, senza aggiungere altro.
 
-Papà?- chiamò Ellie.
 
-Chi te li manda?- domandò lui.
 
-Non ho idea.-
 
-Qualcuno ti manda dei fiori e tu non hai idea di chi sia?- Jeff iniziava a dare segni di cedimento. La bomba sarebbe esplosa ,presto. Maledettamente presto.
 
-Questo è il concetto di ammiratore segreto, papà.-
 
-Ammiratore-COSA?!- partito.
 
Ellie ebbe la buona idea di sfilargli di mano il mazzo e sgattaiolare fuori dalla stanza mentre suo padre iniziava - Ammiratore segreto? A 17 anni? Ma è una bambina. Non è possibile. Ma se scopro_-
 
 
La ragazza salì a quattro a quattro i gradini, ed arrivata alla sommità delle scae l, si sedette per terra, cercando tra il mazzo.
 
Era una composizione meravigliosa.
 
Ricca di giallo e arancione.
 
E forse la mente le stava giocando un brutto scherzo, ma le sembrava di avvertire un profumo conosciuto.
 
Dominic.
 
E infine lo trovò.
 
Un biglietto.
 
Ellie lo aprì di fretta, rischiando di strapparlo.
 
“La prossima volta che vuoi attaccarmi il telefono in faccia per quattordici volte di seguito, almeno assicurati di utilizzare un numero anonimo.
 
D.N.
 
Ps: anche se non mi dispiacerebbe parlare al telefono con te.”
 
Sfilò dalla tasca dei Jeans il proprio telefono cellulare e scrisse sorridendo tra se.
 
Non dovevi.
 
Dominic le rispose poco dopo.
 
Ringraziare e basta, no? Bisbetica. Spero almeno che ti siano piaciuti.



 ______________________________________________________________


 
 
-Nixon, sbrigati.- lo risvegliò violentemente da uno stato catatonico Mr Smythe.
 
-Arrivo.-
 
Ma Dominic in realtà aspettò la risposta di Ellie.
 
Molto. Riusciamo a vederci?
 
-Nixon, perdo l’aereo.- Sebastian era sulla porta del proprio ufficio e guardava nervosamente il proprio orologio da polso.
 
-Arrivo, arrivo.-
 
Mosse un passo dietro l’altro, rispondendo al messaggio.

 


_____________________________________________________________


 
 
In questo momento mi è impossibile raggiungerti. Accompagno Mr Smythe all’aeroporto. Torna a Parigi.
 
Ellie rilesse per tre volte il messaggio appena ricevuto e, dopo essere balzata in piedi, percorse le scale di fretta.
 
-Cazzo, devo avvertire papà Nick.-
 

 
 _____________________________________________




 
L’aria gli bruciava i polmoni.
 
Non aveva più fiato, ma non poteva fermarsi.
 
Non aveva più fiato, lacrime e vita, ma non poteva fermarsi.
 
Nick lo trattenne per una manica della giacca indicandogli uno schermo dove ,a lettere gialle ,la parola “Parigi” gli  attorcigliò le budella.
 
Percorse con lo sguardo la lunga fila di gente che, lentamente e ordinatamente, appoggiava il proprio bagaglio sul nastro nero.
 
E lo vide.
 
-Sebastian.- urlò con quel poco di voce e coraggio che gli erano rimasti.
 
Smythe si voltò sorpreso , ma ,come lo riconobbe e come riuscì a ricordare tutta la rabbia e il dolore di quelle ultime settimane ,si rabbuiò tornando a guardare dritto davanti a se.
 
Thad strinse i pugni. Non poteva arrendersi così, doveva almeno tentare.
 
Iniziò a spintonare e a superare, non preoccupandosi delle proteste degli altri passeggeri.
 
-Sebastian.- si avvicinò ancora di più a lui, che tentava in tutti modi di ignorarlo. Doveva esserci un modo. Un qualsiasi modo per impedirgli di andarsene. -Chiedimelo ,Sebastian.- lo afferrò per un braccio e  strinse più che potè la carne sotto le sue dita, era reale .-Chiedimi di sposarti, ti prego.-
 
Uno dei passeggeri aveva appena fatto imbarcare il proprio bagaglio e la fila scorse in avanti.
 
Sebastian mosse due passi in avanti, socchiudendo dolorosamente gli occhi.
 
-Sebastian, ti prego.- continuò Thad aggrappato al suo braccio-Guardami.-
 
E fu più forte di lui, abbassò lo guardo ed incontrò gli occhi dell’altro.
 
-Non andare .O se vuoi andare, portami con te.-
 
-Dov’è il tuo amico?- domandò Smythe facendo un passo in avanti, ma continuando a guardare l’altro.
 
-Non lo so e non mi interessa. Sebastian, lui ha agito interpretando male la mia disponibilità d’insegnante. Io amo te, non lui .E non so in che altro modo dimostrartelo.-
 
L’ultima volta che aveva detto di amarlo sembrava così lontana, quasi una vita prima.
 
-Signore, tocca a lei.-
 
Sebastian guardò infastidito l’hostess di fronte a se.
 
Posò la mano sul polso di Thad e lo tirò di lato, scansandosi dalla fila.
 
Quel polso era maledettamente magro.
 
-Non stai mangiando .-notò.
 
-Che senso ha mangiare?.- chiese Thad esasperato da quella sensazione. Dov’era Nick? Qualcuno avrebbe dovuto riportarlo a casa e non avrebbe avuto la forza nemmeno di camminare.- Che senso ha dormire o respirare o vivere, Sebastian? Non ho te, che senso ho, io?-
 
Ed era sincero, dannazione.
 
Perché Smythe, in quelle parole, disperate e tragiche, ci si rivedeva. Punto per punto, in ogni maledettissima virgola.
 
Chiuse gli occhi.
 
Perchè quando si trattava di Thad Harwood, bisognava prendere a calci il proprio orgoglio.
 
-Andiamo a casa,Thad.-
 
 
 
  

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Capitolo 19
*** Restare. ***


Diciannovesimo capitolo, WOW.
 
Sono felice di essere arrivata fin qui e sono felice di esserci arrivata con voi.
 
Le recensioni sono meravigliose, incoraggianti e ricche di spunti.
 
Spero sempre di non deludere le aspettative e di non diventare contorta, cosa che spesso nella realtà mi capita.
 
Non manca moltissimo alla fine.
 
I chiarimenti stanno arrivando e la bisbetica è stata in parte domata.
 
Mi auguro quindi che anche questo capitolo vi emozioni e magari, visto che ultimamente sono mortalmente seria, vi diverta.
 
Buona lettura, quindi, e grazie.
 
Denise
 
 

 
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Jeff sussultò leggermente quando finalmente la serratura della porta di casa scattò.
 
Difficilmente riusciva ad addormentarsi se Nick non era ancora rientrato a casa.
 
Spense la televisione e ,tenendo un braccio sullo schienale del divano, si voltò, incontrando lo sguardo dell’altro.
 
Duvall si chiuse la porta alle spalle, appoggiandovisi e sospirando.
 
Era stanco e i lineamenti del viso erano spaventosamente tirati.
 
-Thad?- domandò prontamente Sterling.
 
-A casa.- mormorò il marito muovendosi verso l’altro.- Con Sebastian.-
 
Il biondo accennò un sorriso, spostandosi di lato per far spazio a Nick.
 
Ma non voleva spazio. Aveva bisogno che la sua ingombrate presenza gli togliesse il fiato e riempisse quel vuoto, che dalla gola arrivava fino allo stomaco.
 
Nick gli si accasciò tra le braccia, come un bambino molto stanco.
 
-Ehi.- mormorò Jeff tra i capelli scuri dell’altro.
 
-Sono sfinito.- mormorò contro la sua spalla.
 
Sterling distese le gambe e strinse maggiormente a se il corpo del marito.
 
Iniziò ad accarezzargli lentamente la nuca. –Riposati. Penso io a te.-
 
Ed era così. Jeff Sterling era l’uomo del “Tranquillo, qualunque sia il tuo problema, Nick, da qui in avanti me ne occupo io.”
 
 Dio, quanto lo amava.
 
Duvall fece una leggera pressione con le mani, sollevandosi leggermente dal petto di Jeff.
 
-Jeff. Promettimi una cosa.- iniziò serio.
 
Sterling gli sorrise, nel tentativo di rassicurarlo. -Certo.-
 
-Qualunque cosa succeda ,Jeff ,ti prego, non andartene. Urlami contro, lanciami tutto il mobilio di casa, prendimi a pugni. Ma non andartene.-
 
Tutta quella storia di Thad e Sebastian aveva pesantemente provato Nick .E si era trovato a pensare che cosa avrebbe fatto, se al posto di Harwood ci fosse stato lui. Nulla, si era risposto. Che cosa avrebbe potuto fare senza Jeff?
 
-Promettimelo.- insistette.
 
Sterling lasciò scivolare la mano destra dalla nuca del marito, fino la spalla e poi giù ad afferrargli la mano sinistra.
 
Si portò quella mano alla bocca e gli posò un bacio leggero sull’anulare, toccando con le labbra la consistenza liscia e fredda della fede nuziale.
 
-Prometto. Non vado da nessuna parte senza di te.-
 
Duvall con desiderio e necessità, lo baciò, cercando di toccare più carne possibile.
 
Avrebbe voluto fondersi, con lui. Divenire una cosa sola ,e rimanervici. Affinché qualsiasi cosa fosse accaduta ,nulla li avrebbe mai separati.
 
Ma Jeff aveva promesso. E Nick si fidava di Jeff.
 
-Tesoro.- Sterling con un leggero fiatone sfuggì a quell’assalto.-Ellie non c’è.-
 
La mente di Duvall registrò quell’informazione e ,dopo essersi spinto ancora di più contro il bacino dell’altro ,annaspò.- Rimaniamo qui allora.-
 
-Nick, amore.-  Jeff lo allontanò con decisione. Duvall decise quindi di occuparsi di quel punto sotto il mento che riduceva l’autonomia mentale del marito a tre secondi.- Ellie.- uno…- Sono preoccupato.- due…- Secondo te_- Tre.
 
Non parlano di Ellie per almeno le successive tre ore.
 
 
 

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Sebastian si appoggiò allo stipite della porta, osservando la scena con un sorriso bieco.
 
Thad, rigorosamente nudo, rovistava nella credenza in cerca di qualcosa.
 
Smythe percorse con lo sguardo le spalle, scese lungo la spina dorsale dolorosamente visibile, fino ai lombi.
 
Si morse nervosamente un labbro e appoggiò sul ripiano della cucina una scatola in velluto blu.
 
-Speravo fossi tu al mia colazione.- esordì con tono basso ,facendo voltare per la sorpresa Thad.
 
-Ehi,ti sei svegliato- sorrise dolcemente per poi tornare a cercare nei vari ripiani.- Sebastian, non c’è una diamine di tazzina .E grazie al cielo tua madre se n’è andata giorni fa e non tornerà prima di una settimana. Avrebbe dato la colpa sicuramente a me.- notò stizzito.
 
L’altro sorrise e ,dopo aver coperto le distanze tra loro, lo abbracciò da dietro, facendo aderire il torace alla schiena di Harwood.
 
Iniziò a mordicchiargli il padiglione auricolare, pretendendo attenzioni e sospiri.
 
-Sebastian…- lo avvertì poco convinto.
 
-Scusa.- sussurrò direttamente al suo orecchio.
 
-Per le tazze?-domandò stranito Thad.-Si ricomprano, quelle.-
 
Era bizzarro sentire Sebastian Smythe scusarsi. Lui non si scusava mai. Se agiva, lo faceva in piena coscienza e coerenza.
 
-Non solo per quelle.-ammise, piegando la testa contro la spalla di Harwood.
 
Lo lasciò parlare.
 
-Mi sarei dovuto fidare. Avrei dovuto permetterti di spiegare. Avrei dovuto darci una possibilità.-
 
-Ma non l’hai fatto.- concluse semplicemente Thad. Non gliene faceva una colpa ,ma era ciò che realmente era successo.
 
Non riuscivano mai a comprendere chi fosse innocente e chi colpevole. Chi il peccatore, chi il santo.
 
-Harwood, io sono maledettamente sbagliato per questo.-mormorò appoggiato all’esile corpo dell’altro.
 
Dall’alto del suo metro e novanta, quel corpicino era la sua àncora di salvezza.
 
-Ho sempre preteso. Dandoti poco in cambio. Non cambierò, lo sai. Ma…-allungò una mano sul ripiano della cucina ed afferrò il pacchetto in velluto blu momentaneamente dimenticato.
 
-Prometto di amarti. Sempre.-
 
Thad si  voltò.
 
Non guardarlo, non toccarlo, non respirarlo, era una tortura.
 
Gli posò una mano sulla guancia e si alzò sulle punte.
 
Riuscì a sfiorargli il mento, prima che l’altro lo fermasse.
 
-Aspetta.- sembrò pregarlo Sebastian, aprendo il pacchetto e sfilando l’oggetto contenuto.- Voglio sposarti, Thad Harwood. E lo farò.- gli infilò l’anello senza chiedere, né dubitare. Non questa volta.- Dovessi trascinarti all’altare.- pronunciò assumendo un cipiglio da bambino capriccioso.
 
-Non ne hai bisogno.- rise contro le sue labbra Thad.-Perché i discorsi migliori li facciamo da nudi?- domandò tentando di alleggerire l’atmosfera.
 
-Perché gli abiti ti stanno male, Harwood.- ripose Smythe fintamente scocciato.
 
E Thad lo baciò.
 
Non con urgenza, non con bisogno. Ma con aspettativa.
 
Molte domande e tantissime promesse.
 
-Mi sposerai?- mormorò a fior di labbra Smythe.
 
Harwood sorrise annuendo.
 
-Si?- chiese.
 
-Si.- rispose.
 
 

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-Ellie,quindi…?-
 
Ma la ragazza aveva già distolto l’attenzione da quei discorsi stupidi.
 
Appena terminate le lezioni, aveva attraversato velocemente i corridoi della propria scuola, cercando nella borsa il proprio telefono cellulare.
 
Guardò lo schermo.
 
Niente.
 
Non una chiamata, non un messaggio. Dominic non l’aveva più cercata dall’episodio dei fiori.
 
Sospirò e lo ripose in una tasca dei jeans.
 
Lei non aveva intenzione di chiamarlo. Credeva di essersi esposta abbastanza, adesso toccava a lui. Se nutriva un qualche interesse, doveva dimostralo. Anche se, più i giorni passavano, più Ellie si sentiva una cretina.
 
Varcò la soglia d’ingresso, mentre due sue compagne continuavano a blaterare qualcosa riguardo ad un argomento che molto probabilmente a lei non interessava.
 
I fiori e poi nulla. Perché? Cosa si aspettava, lui? Che continuasse a cercarlo lei? Umiliandosi, ancora. Credeva di essere così importante, Dominic Nixon? Era solo un genio viziato e pieno di se. Nulla di così speciale e diverso dalla norma.
 
-Oh,cavolo.- esclamò una delle due ragazze.
 
Ellie alzò lo sguardo davanti a se.
 
…E bellissimo, dannatamente bellissimo.
 
-Non è della nostra scuola, vero?-
 
Fastidio.
 
Dominic, appoggiato alla macchina blu del consolato, sorrideva sornione nella sua direzione, conscio degli apprezzamenti.
 
Maldetto vanesio.
 
Ellie ringhiò in risposta e gli si avvicinò a passo di marcia.
 
-Cosa ci fai qui, tu?- domandò minacciosa assicurandosi, con un ‘occhiataccia che qualsiasi ragazza girasse al largo.
 
Non era gelosa. Ellie Sterling-Duvall non era gelosa.
 
-Quanto panico ,ragazzina.- notò Nixon.- Ti vergogni di me?- chiese notando l’atteggiamento circospetto di lei.
 
Vergognarsi?
 
Di lui? Semmai era lei a vergognarsi di se stessa per le stupide reazioni che il proprio corpo aveva.
 
Stupido, cervello.Si insultò mentalmente. Meglio zio Sebastian,a questo punto. Solo ormoni e niente pensieri.
 
-Le mie amiche giù ti stanno mangiando con gli occhi.-mormorò inaspettatamente lei,a testa bassa.
 
Dominic sorrise dolcemente, anche se lei non se ne accorse.
 
Ebbe l’impulso di far passare le dita tra quei capelli neri e leggermente disordinati.
 
Ma si trattenne.
 
-Diamo loro modo di parlare, quindi…-esordì, tentando di baciarla.
 
Meglio reprimere le smancerie, comportandosi come lo stronzo cronico che era sempre stato.
 
Ma Ellie lo respinse.
 
-Non vuoi?- domandò stranito.
 
-Io…- che cosa voleva? –Non lo so…-
 
Dominic si lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. Attacca Dominic, e non sarai attaccato. -Voglio chiarire la situazione, in modo da potermi comportare di conseguenza.-
 
La  infastidì ,la infastidì tremendamente.
 
-In modo da poterti fare una ragazza diversa ogni sera,i n tutta tranquillità?-
 
-Precisamente.- sibilò lui, avvertendo il nervosismo di Ellie.
 
-Stronzo.- sputò fuori lei voltandosi.
 
Perché i fiori? Perchè era venuto? Perché l’aveva incontrato?
 
-Ellie.-l’afferrò per un braccio impedendole di allontanarsi.
 
Non questa volta, non di nuovo.
 
-Non so come devo fare.- ammise.
 
La ragazza non tornò a guardarlo. Rimase di spalle, ascoltandolo attentamente, ma voltarsi e guardarlo direttamente negli occhi, significava cedere a qualsiasi sua richiesta.
 
Debole ,stupida e senza volontà.
 
-Ci sono milioni di cose che vorrei dirti e dimostrarti. Ma non ne sono in grado.-
 
-Stai fuggendo, Dominic?- domandò lei.
 
-Non fuggo, se non fuggi tu.-
 
E a quel punto, avrebbe ceduto anche senza guardarlo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  

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Capitolo 20
*** Ritrovamenti. ***


Eccomi, eccomi,e ccomi.
 
Mi scuso per il ritardo, ma tra esami, paranoie e meravigliose distrazioni, mi sono decisamente persa.
 
Ringrazio, nuovamente, chiunque segua questo delirio. Siamo quasi alla fine e non ci sarei mai arrivata senza il vostro appoggio e  sostegno.
 
Sono felice che la proposta di Sebastian sia piaciuta e che in fondo non sia stata così “Fuori personaggio”. Era quello che attendavamo da 18 capitoli e alla fine ce l’ha fatta.
 
Capitolo più “leggero”. La tempesta oramai è passata, ed infondo mi diverto a torturare il piccolo mangia-rane.
 
Spero che possa divertirti.
 
Vi auguro quindi buona lettura,
 
 
Denise.
 
 

 
 
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E si accasciò su di lui, dopo aver dato l’ultima e poderosa spinta.
 
Le braccia di Thad corsero immediatamente a cingergli la vita, fregandosene altamente del casino che c’era in mezzo ai loro corpi.
 
Ennesime lenzuola da buttar via.
 
Il respiro affannato di Sebastian si scontrava ritmicamente contro la sua spalla.
 
La stanza era pregna del suo odore.
 
Diamine ,quanto gli era mancato.
 
Strofinò il naso contro i capelli corti della nuca. Sebastian non sembrava volersi alzare.
 
Non sembrava voler uscire dal corpo, dal cuore e dall’anima di Thad.
 
Ad Harwood mancava il respiro. Smythe lo teneva ancorato al letto, quasi lo pregasse, tra gemiti ed affanni, di non andarsene.
 
Fece scorrere una mano sulla schiena ampia e sudata.
 
Sebastian rispose a quel contatto con un movimento impercettibile: si tese, per poi rilassarsi nuovamente.
 
-Dovremmo andare a lavarci.- mormorò Smythe contro la spalla dell’altro.
 
-Non ne ho alcuna intenzione.- rispose Thad facendo affondare delicatamente le unghie nella schiena dell’altro.
 
Non doveva andare da nessuna parte, non senza di lui. Mai più.
 
Smythe sbuffò, tentando di trattenere una risata.
 
Ed era meraviglioso. Sentirlo ridere, contro la propria pelle, sudato e soddisfatto.
 
Thad lo strinse ancora di più a se, posandogli un leggero bacio tra i capelli umidi.
 
Con riverenza ed amore. Ringraziando che tutto quello fosse ancora possibile.
 
Socchiuse gli occhi, respirando l’odore di Sebastian, domandandosi come potesse innamorarsene ogni volta, con un'intensità sempre maggiore.
 
-Troppe smancerie.- mormorò fintamente contrariato Smythe.
 
-Tu te le stai facendo fare.- rispose sorridendo Thad appoggiando la guancia contro la testa dell’altro.
 
-E’ che sono stanco.-
 
-Non hai più diciassette anni.- notò ironico Harwood.
 
-Tu strilli ancora come un diciassettenne.-
 
Thad gli pizzicò offeso un fianco, facendolo sobbalzare e protestare.
 
Smythe cambiò posizione, si mise su di un fianco, appoggiando la testa sul petto di Harwood.
 
Ed era semplice. Non c’era nient’altro da aggiungere o sostituire. Erano nel letto di casa loro, dopo un amplesso sfiancante a pendersi in giro come due ragazzini.
 
Sebastian gli afferrò la mano destra iniziando a far roteare con un dito l’anello che da qualche tempo il proprio futuro marito indossava.
 
Thad sorrise, distogliendo lo sguardo.
 
Un paio di occhi gialli ad una spanna dal suo naso.
 
Si irrigidì. -Sebastian.- chiamò sottovoce, allarmato.
 
L’altro alzò la testa scettico.
 
Un grosso gatto persiano fissava Thad. Un’espressione indecifrabile, quasi lo stesse studiando.
 
Smythe sorrise tendendo un braccio. Il gatto gli si strofinò contro le nocche emettendo dei versi compiaciuti.
 
Harwood si agitò nella propria posizione, cercando di guardare il proprio compagno.-Cosa significa?.-
 
-E’ un gatto.- rispose mentre il gatto iniziava ad esibirsi in sonore fusa.
 
-Ma non mi dire.- fece sarcastico Thad.-Come è entrato in casa?-
 
-L’ho fatto entrare io.- fece leva sulle braccia, alzandosi, e si portò in grembo l’animale, sedendosi.- Tu non c’eri quando è arrivato. Ho deciso di tenerlo.-
 
-Sebastian.- iniziò spazientito. -Non credo che_-
 
Ma il gatto, sporgendosi ,tentò di graffiare Harwood ed intimorirlo soffiandogli contro.
 
Smythe osservò divertito prima il peloso e poi Thad.-Non piaci ad Aamon, proprio per nulla.- e sempre tenendolo in braccio si alzò dal letto avviandosi nella stanza accanto.
 
-Aamon?.- quel coso aveva anche un nome.
 
-Sì, Aamon.- rispose dal bagno Sebastian.. -E’ uno dei demoniaci aiutanti di Satana.-
 
-Sebastian ,tu hai chiamato un gatto come un demone?!-
 
 
 

 
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-Pansavo al giallo o anche all'arancione.- ammise Thad, mentre Nick e Jeff gli camminavano a lato.
 
Avevano deciso, dato l’insolito bel tempo, di incontrarsi e parlare del matrimonio.
 
Loro avevano deciso. Ringhiò tra se Sebastian.
 
Continuava ad inviare messaggi dal suo palmare. Nixon era irreperibile ed aveva assolutamente bisogno di alcuni documenti.
 
-Tu cosa ne dici, Sebastian?-
 
I tre si erano fermati e si erano girati verso di lui, attendendo una risposta.
 
Smythe alzò lo sguardo-Come?-
 
-I fiori.- ripetè divertito Thad.-Come li vorresti?.-
 
-Morti.- ripose Sebastian tornando a camminare, maledicendo quell’incompetente del proprio assistente.
 
-La simpatia.- sbuffò Jeff stringendo il braccio di Harwood.-Non abbiamo bisogno del suo francesissimo parere.-
 
-Jeff…- lo sgridò cautamente Nick
 
-Nick, non difenderlo.- lo minacciò Sterling.- Gli abbiamo solo chiesto un parere. Ma deve fare sempre lo snob- di questo gran cazz_-
 
-Blu.- rispose Sebastian interrompendo la sequela di insulti che da lì a poco sarebbe arrivata.
 
I tre lo guardarono sorpresi.
 
Sembravano terribilmente un gruppo di vecchie zabette.
 
-Blu?-domandò pensieroso Harwood.
 
-Blu.- ripetè annoiato Sebastian tornando a minacciare via mail Nixon.
 
-Non ti chiedo nemmeno “perché?”- sorrise Thad.-Non mi risponderesti.-
 
 
-Esattamente.- mugugnò Smythe riflettendo su quale termine utilizzare. Esecuzione in pubblica piazza o morte lenta e dolorosa in uno scantinato umido?
 
-Ho un annuncio da fare.- esordì Jeff.-c i sediamo?- propose indicando un locale provvisto di posti a sedere all’aperto.
 
Senza distogliere lo sguardo, Sebastian si trascinò dietro di loro, meditando le peggiori e dolorose morti. Dove diamine si era andato a cacciare Nixon?!
 
Si sedette accanto a Nick e lo sentì ordinare del vino.
 
Alzò lo sguardo e si ritrovò quel buffo trio intento a fissarlo con impazienza.- Quindi?.- chiese con un sopracciglio alzato, riponendo con cautela il palmare nella borsa da lavoro.
 
-Posso?- chiese sorridendo Sterling, cercando l’approvazione di Duvall.
 
Il marito acconsentì emozionato con un cenno della testa.
 
-Vorrei che il matrimonio venisse celebrato nel mio teatro.-
 
Oh, certo.Parlò mentalmente con una divinità inesistente Smythe . Divertiti a rendermi impossibile la vita.
 
-Davvero?- domandò sorpreso e senza fiato Thad, prendendo la mano di Sebastian.
 
-Certo.- sorrise raggiante il biondo.
 
Harwood si voltò verso Sebastian, scuotendolo con l’altra mano per la manica della camicia- Hai sentito?-
 
-Si, non sono sordo.- notò sarcastico.
 
Nick lo rimproverò con un’occhiataccia e Smythe sbuffò in risposta.
 
-Forse dovremmo pensar_- iniziò con fare diplomatico.
 
-E’ meraviglioso!- lo interruppe con entusiasmo Thad.-Jeff, davvero, sono quasi in imbarazzo.-
 
-Nessun imbarazzo. Sono felice di potervi mettere a diposizione il mio teatro.-
 
I due amici si sorrisero da un capo all’altro del tavolo.
 
Smythe fece roteare gli occhi. Matrimonio nel teatro dell’ossigenato voleva dire passare molto più tempo con quella barbie per i preparativi. Avrebbe insegnato ad Aamon ad attaccare a comando.
 
Si passò una mano tra i capelli, cercando di pensare ad altro.
 
Teatro.
 
Maledizione, doveva impegnarsi di più.
 
Teatro e Harwood nudo ,piegato su di una poltrona della platea.
 
Molto meglio. Si congratulò con se stesso e fece un sorriso tutto denti.
 
Duvall notò parte di quel monologo interiore ed attirò la sua attenzione con un calcio sullo stinco.
 
Sebastian sobbalzò e lo fulminò con uno sguardo.
 
Nick lo rimproverò silenziosamente e con un cenno della testa, gli fece intendere che dovesse dedicare più attenzioni al proprio futuro sposo.
 
-Un completo azzurro- continuò a fantasticare Thad mentre Sterling annuiva convinto.
 
Quei due insieme erano fuori controllo. Se avesse li avesse lasciati liberi , come minimo l’avrebbero fatto vestire come uno di quegli stupidissimi principi Disney, avrebbero messo degli gnomi come camerieri e addobbi di zucchero.
 
 
-Un qualcosa di classico?- propose Nick, cercando di salvare la reputazione dell’amico.
 
-Nick, tesoro.- lo guardò comprensivo Sterling.-I l classico è bandito da questo matrimonio.-
 
Sebastian si portò una mano alla fronte e si voltò di lato, tentando di distogliere l’attenzione. Si annotò di bloccare la carta di credito ad Harwood ed impedirgli l’accesso a qualsiasi fondo monetario.
 
Fosse per lui l’avrebbe sposato nudo, nel loro letto. E probabilmente quella doveva essere la giornata dei “Film mentali”, perché all’istante un’eccitantissima immagine si fece largo.
 
Loro due intenti a fare sesso, mentre il solito funzionario da telefilm domandava ad Harwood se intendesse sposarlo.
 
Ed ovviamente Thad rispondeva con dei concitatissimi –Sì,sì,sì .- al ritmo delle sue spinte.
 
Aggiustò meglio la propria posizione e desiderò ardentemente di potersi levare quei demoniaci pantaloni.
 
Piegò di lato la testa e la propria giornata tornò luminosa ed interessante.
 
Due ragazzi, lei seduta su di un muretto, lui appoggiato alle sue gambe, si abbracciavano, ridendo tra un bacio e l’altro.
 
Senza muoversi ,domandò interrompendo qualche insulso discorso.- Tua figlia, Sterling?-sapendo esattamente dove e con chi si trovasse Ellie in quel momento.
 
Jeff, finalmente contento del fatto che qualcuno desse voce alle proprie paranoie di genitore, ammise.- E’ strana ultimamente. Ma Nick non mi da retta.- accusò il proprio marito.
 
I due si guardarono.
 
Sebastian sorrise.
 
Oh, Nixon. Ho trovato il giusto modo per farti morire.
 
-Pensa che non mi chiede più di te. -continuò Sterling preoccupato.- Non che mi dispiaccia ,ma è strano. Non riesco a capire cosa le passi per la testa.-
 
-O tra le gambe…-ghignò Sebastian.
 
-Come!?-domandò alterato Sterling alzandosi in piedi e facendo traballare il tavolo.
 
Nick socchiuse gli occhi, imponendosi un certo autocontrollo.
 
-Credo di aver ritrovato il mio assistente.- si rivolse ai due papà ed indicò con un cenno della testa i due ragazzi accanto al muretto- E’ tra le gambe di vostra figlia.-
 
E il capitolo “preparativi matrimoniali altamente noiosi” si concludeva, lasciando spazio alla “crisi isterico-gelosa di papà Barbie”.
  

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Capitolo 21
*** Quel tono,quel modo e quella parola. ***


Eccomi, ritardo imperdonabile.
 
Siam qui, beeeene.
 
Capitolo molto ormonale, ma che mi sono divertita davvero tanto a scrivere.
 
Ringrazio chiunque abbia dedicato del tempo alla mia storia, leggendola e anche recensendola. I numeri sono inspiegabilmente alti e non può che farmi piacere leggere i vostri pareri.
 
Manca poco alla fine,due o forse tre capitoli. Spero quindi di riuscire a farvi sorridere fino alla fine.
 
Non mi rimane che augurarvi buona lettura;
 
Denise.
 
 
 
 

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-Jeff, siediti.- ordinò risoluto Nick, facendo eseguire al marito il comando  e, per precauzione, non spostando  la propria mano dalla spalla dell’altro.
 
Ed infatti l’altro tentò di rialzarsi, ma venne prontamente spinto a risedersi.
 
Duvall voleva evitare che la figlia si accorgesse della loro presenza. Jeff era di per se un padre imbarazzante per un’adolescente. Bellissimo, biondo e sexy, ma imbarazzante.
 
-Nick, nostra figlia_- tentò di spiegare, però Sebastian era realmente intenzionato a vendicarsi.
 
-Fa sesso in luoghi pubblici.-
 
-Smythe.- ringhiò Nick tra i denti.
 
Aveva capito il suo obiettivo. Sebastian gli rivolse un sorriso tutto denti.
 
Thad assisteva a quella scena senza dire nulla, quei tre erano un buffo spettacolo. 
 
Jeff continuava ad agitarsi nel tentativo di alzarsi, Nick lo teneva per una spalla lanciando occhiatacce a Smythe e quest’ultimo, meraviglioso come sempre, sorrideva soddisfatto nella sua direzione.
 
Quella smorfia era una tortura per l’autocontrollo labile di Harwood. Era la stessa che Sebastian utilizzava quando  Thad non si lasciava strappare i vestiti di dosso e pretendeva di toglierseli ordinatamente da se. Quello sguardo diceva :vediamo che cosa fai, ora. E seguivano sempre tante cose sporche e bagnate.
 
Harwood si convinse di avere un qualche problema. In piena crisi famigliare pensare alle svariate attività che avrebbe potuto fare con Sebastian su quei tavoli, non era normale.
 
Ma se continuava a guardarlo in quel modo…
 
La vendetta e la vittoria rendevano molto affamato Sebastian.
 
Sterling si agitò sulla sedia come un leone in gabbia.
 
-Ha diciassette anni, sa come nascono i bambini, le abbiamo già fatto quel discorso.- tentò Nick  di tranquillizzare il marito, promettendo atroci torture,con lo sguardo,a Smythe .-E’ responsabile e matura.-
 
-Infatti.- si mise in mezzo Thad, dopo aver ricacciato in un angolo della mente certi pensieri.- E’ una ragazza  e non fa davvero nulla di male. Fa ciò che facevamo noi alla sua età.- sorrise.
 
Meraviglioso ed ingenuo Thad.
 
- Sesso legati alle testate del letto, quindi.-disse Sebastian facendosi versare del vino nel bicchiere dal cameriere appena arrivato ed alzandolo in direzione di Harwood.-Favolosi tempi della Dalton.-
 
-No,Nick.- con maggiore slancio Jeff riuscì ad alzarsi rischiando di far finire a terra il marito.- Non permetterò che la mia bambina venga legata.-
 
Pronto per andare a difendere la virtù di propria figlia, venne immobilizzato da Thad e Nick.
 
-E anche dei favolosi pomp_- tentò di aggiungere Smythe.
 
-Piantala.- lo sgridò Harwood.
 
Già era difficoltoso per Thad concentrarsi se lui aveva quello sguardo, se poi diceva quella parola rischiava di fare un gran casino nei pantaloni.
 
-Non ti distrarre, Harwood.- gli mimò con le labbra.
 
Oddio,pensò Thad, se l’imminente matrimonio faceva quell’effetto ai loro ormoni, l’avrebbe sposato e risposato in eterno.
 
Ma il dramma familiare continuava e Nick si era ritrovato a trattenere per un braccio il marito mentre tentava di sedarlo. -Jeff, le parlerai a casa, con calma.-
 
-Nick. Non c’è tempo e se facesse…quello?- alluse.
 
-Fottere?-suggerì Smythe.
 
-Tipica finezza francese.- commentò Duvall.
 
Gli ormoni di Thad iniziarono ad avere la meglio e non trovò nulla di intelligente con cui rispondere dimostrando il proprio disappunto. Cercò un’immagine mentale disgustosa per evitare spiacevoli risvegli in zona cavallo-dei-pantaloni.
 
-Jeff, è inevitabile.- Nick allentò la presa. Condivideva in parte le preoccupazioni dell’altro.Ed infondo adoravo quel lato apprensivo del marito-E’ una delle tappe. Accadrà prima o poi.- gli accarezzò una guancia con l’altra mano.
 
-Oh, no.- strattone più forte.- Non accadrà ,mai-
 
-Jeff,non_-
 
Ma era troppo tardi, il papà biondo si era liberato e, procedendo a passo di carica, marciava risoluto verso i due.
 
Sarebbe stata una strage.
 
-Cameriere ,dei pop corn.-ordinò Sebastian compiaciuto.
 
Nick si augurò che quel ragazzo sapesse correre. E anche veloce.
 
 
 

 
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-Stupido.- rise contro le labbra di Dominic.
 
Lui arricciò il naso e le passò una mano tra i capelli, riavviandole una ciocca dietro i capelli.
 
-Non sto scherzando. Ho conservato tutti i regali che hai lasciato a Mr Smythe.-
 
Ellie sbuffò divertita, parlandogli  a fior di labbra.- E’ imbarazzante.- ammise ricordandosi il proprio passato non molto remoto da maniaca. Lasciare in giro intimo per zio Sebastian era stata una mossa per indurre Harwood a sospettare un tradimento.
 
-Sì.- piegò di lato la testa Dominic.- E’ anche molto eccitante.- rise.
 
-Maniaco.- lo accusò poco convinta lei.
 
Il ragazzo si tirò leggermente indietro per poterla guardare meglio- Io,eh?-
 
-Tu le conservi.-spiegò come se fosse ovvio la ragazza.
 
-Tu le lasci in giro.- argomentò lui, per poi scombinarle i capelli neri. -Siamo una coppia perfetta.- ammise ironico-Tu le perdi,io le trovo.-
 
Ellie trattenne il respiro a quelle parole e, quando Dominic tentò di baciarla nuovamente, lo scostò dolcemente.- Siamo una coppia?-
 
Il ragazzo aggrottò la fronte non comprendendo il senso di quella domanda.
 
-Io sono instabile, tu sei insopportabile.- spiegò lei.- sicuro di voler imbarcarti in questo casino?-
 
Dominic sorrise, rafforzando la presa intorno alla sua vita.- Ho detto che non fuggo,se non fuggi tu. Vuoi che te lo ripeta all’infinito? Lo possa fare.- ammise.- Rispondimi male, cerca di mandarmi via, non riuscirai a distogliermi dal mio intento.-
 
-La follia?- suggerì Ellie ironica.
 
-Stare con te.-
 
E santissimo il cielo, Dominic così vicino e con quel tono di voce le faceva perdere il contatto con la realtà.
 
Anche il bacio che le diede subito dopo  le fece perdere tutti i riferimenti.
 
Dei rumori e delle sedie spostate la insospettirono.
 
Ma quel -Jeff,non_- la mise definitivamente in allarme.
 
Aprì gli occhi e intravide una chioma bionda dall’altra parte della strada.
 
Solo una persona poteva essere così bionda.
 
-Oh,cazzo.- mormorò contro le labbra di Dominic.
 
 
-Così bravo da scatenare volgarità?- chiese il ragazzo ancora con quel tono.
 
Ellie posò una mano sul petto di lui e lo allontanò da se.- C’è mio padre.-
 
-Bene.- allungò il collo per poterla nuovamente baciare.
 
La ragazza tirò indietro la testa.-Mio padre,Jeff.- specificò.
 
Nixon non si rendeva conto della pericolosità della situazione, forse. Ma lei lo sapeva .Sapeva quanto papà Sterling potesse essere geloso e iper-protettivo.
 
-Al tre, corriamo.-
 
-Cosa?-domandò confuso.
 
-Nemmeno un minuto e sarà qui. Al tre, corriamo.-
 
-Ellie, scappare non mi sembra una cosa matura.-
 
-Fidati, lui non sarà una persona matura quando tenterà di staccarti la testa.-
 
-Ma_-
 
-Uno.-
 
-Ellie, sono in grado di affrontare tuo padr_-
 
-Due.-
 
-Ellie Steling-Duvall.- e quando suo padre usava quel tono significava solo una marea di guai in arrivo.
 
 
-Tre.-
 
 
 

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-Dio.- sospirò Sebastian dopo aver sbattuto contro la porta di casa Thad mentre l’altro gli mordicchiava il collo.
 
-E’ da quando hai detto quella parola che non vedevo l’ora di essere a casa.- mormorò contro la pelle dell’altro Harwood.
 
Smythe rise -Quale?- domandò innocentemente-Pomp_-
 
Ma il compagno lo baciò preventivamente, evitando di far finire tutto troppo presto.
 
-Antipatico. -mormorò  Sebastian.- Dovrei essere libero di dire ciò che voglio.-
 
-Non conquel tono.- rispose tra un bacio e l’altro Thad.
 
-Mi piace l’effetto che ti fanno le nozze imminenti.- commentò Smythe slacciandogli i bottoni dei pantaloni e sfiorandolo volutamente.
 
Thad si limitò a ringhiare per la frustrazione contro la clavicola dell’altro.
 
Sebastian rise tra se.
 
 -Sbrigati .-ordinò Harwood impaziente.
 
-Lo sai che se non mi implori..._-
 
Il telefono di Sebastian squillò.
 
-Oh,fanculo.- sbottò Thad. -Rispondi.-
 
Era il telefono del lavoro. E rispondere al telefono del lavoro era un obbligo. Maledetta diplomazia e rapporti internazionali.
 
Thad scivolò dalle braccia di Sebastian e riallacciandosi i pantaloni andò in cucina.
 
Smythe sperò che, chiunque li avesse interrotti, dimostrasse di avere  dei validissimi motivi.
 
Una catastrofe, una morte imminente o un’invasione aliena.
 
 
-Pronto?-
 
-Mon Petit Prince.-
 
-Maman?!-
 
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-Perché hai chiamato su questo telefono?- domandò spazientito.
 
Sessione di rotolata nelle lenzuola saltata per colpa di sua madre. Sembrava di ritornare indietro di vent’anni.
 
-Quello di casa è staccato.- rispose la donna.
 
Avrò i miei motivi, ringhiò tra se.
 
-Comunque, cosa c’è?- domandò riavviandosi i capelli e cercando con lo sguardo Thad.
 
Era piegato sulle ginocchia e frugava nel frigo.
 
Percorse con lo sguardo la linea della schiena, giù fino al sedere.
 
Avrebbe rotto anche quel telefono. Maledizione.
 
-Mi stai ascoltando?- domandò sua madre.
 
Thad si voltò in quell’esatto momento, sentendosi gli occhi di Sebastian addosso.
 
Gli sorrise. In quel modo che faceva sempre, quando aveva intenzione di farlo impazzire e ridurlo ad una poltiglia di ormoni.
 
-Sebastian?!- lo chiamò nuovamente sua madre.
 
-Ciao,Maman. Ti richiamo.- ammise dirigendosi verso la cucina e assicurandosi che sul tavolo non ci fosse nulla che potesse rompersi.
 
-Ma_-
 
Il telefono era già finito sotto il divano, prima ancora che Maman avesse avuto modo di replicare. 

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Capitolo 22
*** Preparativi. ***


Eccomi, in super-ritardo ma ci sono.
 
Lavoro del cavolo che mi tieni lontana dai miei bambini, mpf!
 
Grazie a chi ha recensito e letto lo scorso capitolo. State dedicando del tempo alla mia storia e alle mie folli idee. Non posso che ringraziarvi.
 
Penultimo capitolo, composto da “momenti”.
 
Già, penultimo. L’effetto è strano. Ma ci siamo.
 
Spero dunque possa piacervi e divertirvi, come è piaciuto  e ha divertito me nello scriverlo.
 
Non mi rimane che augurarvi Buona lettura,
 
Denise.
 
 




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Il campanello di casa Sterling-Duvall trillò per tutte le pareti dell’abitazione.
 
Un –Vado io.- e due rumori differenti con differente provenienza.
 
Ellie che scendeva di fretta le scale e Jeff che usciva svelto dalla cucina.
 
Nick finse di leggere il quotidiano aperto sulla pagina economica. Conosceva perfettamente le intenzioni di entrambi :la porta.
 
La piccola, infatti, aveva un appuntamento con Dominic. Il quale Nixon, in quell’esatto momento, si trovava dall’altra parte dell’uscio. Dieci centimetri di porta blindata lo separavano dalla furia di papà Sterling.
 
 
-Papà, è per me.-protestò la ragazza saltando gli ultimi due  scalini.
 
-Appunto.- rispose il biondo oltrepassando il divano sul quale era seduto il marito.
 
Nick scostò il giornale per vedere il sedere dell’alto allontanarsi. Benedette le massacranti prove di ballo degli Warblers ai tempi della Dalton.
 
-Cosa vorresti fare con quello?!- domandò Ellie.
 
Duvall costrinse se stesso, con molta fatica, a concentrare la propria attenzione su altro che non fossero i glutei sodi del marito biondo.
 
Jeff ,avvolto in un grembiule da cucina,sul quale era disegnato la sagoma di una prosperosa donna in costume, brandiva un coltello per tagliare l’arrosto.
 
Nick strabuzzò gli occhi. -Amore, gli ospiti non si accolgono così-
 
-A meno che non siano dei maiali schifosi, attentatori di virtù…_-
 
Jeff non aveva ancora accettato la loro relazione.
 
-Papà, ti prego.-
 
-La mia bambina .Lui. Ma è la volta buona che lo prendo e_-
 
-Pap_-
 
-Ellie, tuo padre non ti ascolta.- si intromise Duvall,sfilando dalle mani dell’altro, che continuava imperterrito nel proprio monologo, il coltello da cucina.- Vai, tesoro e divertiti.-
 
-Ma papà Jeff?- chiese titubante lei spaventata da una possibile predica al proprio ritorno.
 
-Penso io a tuo padre.- rispose Nick avvolgendo le braccia intorno alla vita dell’altro, in modo che non potesse ulteriormente avvicinarsi alla porta di di casa.
 
-Perché lui lavora con Smythe. Smythe l’ha deviato. E’ tutto un piano. Vogliono la mia bambina._-
 
Ellie gli sorrise socchiuse la porta scivolando fuori.
 
Duvall fece subito scivolare le mani sotto il grembiule del marito, facendo concludere a Jeff il proprio discorso con un-Oh,cazzo,Nick.-
 
Gli attacchi su due fronti erano sempre una garanzia di vittoria.
 
 
 

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-No,Maman.-
 
-Passamelo.-
 
Sebastian sbuffò, passando le dita tra i capelli scuri del proprio compagno impegnato a mordicchiargli svogliatamente la clavicola.- E’ impegnato.-
 
-Sebastian, devo parlare con il signor Harwood.-
 
-Il punto è che non può davvero.- sorrise tra se, accarezzando la nuca di Thad.
 
Quest’ultimo sollevò al testa e ,dopo aver baciato la punta del naso di Sebastian ,lo guardò interrogativo.
 
Smythe,fingendo di ascoltare le argomentazioni futili sul perché fosse fondamentale per sua madre conversare con il proprio compagno che si trovava nudo e disponibile per lui in quel momento, mimò con le labbra un –Vuole te ,per il matrimonio.-
 
Harwood saltò su a sedere e, dopo aver rubato il telefono a Sebastian, disse con un pessimo accento francese.- Madame Smythe, l’ascolto.-
 
-Harwood, ma_- tentò di protestare l’altro.
 
-Mi sposto, così possiamo parlare meglio.- Thad si alzò, completamente nudo, e si diresse fuori dalla loro camera da letto.- Suo figlio parla davvero tanto, sa?-
 
-‘fanculo,Thad.-
 
-Ti amo anche io, Sebastian.- si udì dall’altra stanza.
 
 
 
 
 
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-Avanti,Smythe. Esci.-
 
-No.- si udì aldilà della tenda spessa del camerino.
 
Duvall sorrise e accarezzò il gatto persiano acciambellato accanto a lui.
 
Sebastian aveva la pessima abitudine di portarselo dietro ovunque, al guinzaglio. Tipica stramberia francese, sicuramente. Chissà quali altre diavolerie succedevano oltreoceano.
 
-Sebastian.-
 
-E’ orribile.- commentò Smythe.
 
-Piantala di fare il ragazzino.- Nick si alzò dirigendosi deciso verso il cubicolo.- Fammi vedere e_- scostò le tende.-Porco.Cazzo.- ammise poco finemente.
 
-E’ nauseante.- commentò Sebastian osservando disgustato le maniche del completo.
 
-Fa schifo.- lo corresse Nick ridendo e guadagnandosi un’occhiataccia dalla commessa che ogni tanto controllava che cosa quei due ,con un gatto al guinzaglio, combinassero.- Questa volta Thad ha superato se stesso.-
 
Duvall tirò i lembi azzurri della giacca.
 
Azzurri.
 
Sebastian Smythe al proprio matrimonio, probabilmente, si sarebbe vestito d’azzurro.
 
-E’ così evidente che l’abbia scelto lui, vero?- domandò Smythe, voltandosi e guadandosi allo specchio.
 
-Ti manca una piuma rossa in testa ed un cavallo bianco.-
 
-Dannata ragazzina con fantasie da film Disney.-
 
 
 
 
 

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Non metterò mai quel vestito. S.
 
L’hai provato ,almeno? Th.
 
Ovviamente e fa schifo. Lo dice anche Nick e persino Aamon lo pensa. S.
 
Aamon è un gatto ,non è in grado di discernere. Th
 
E invece si, dal momento che è chiaro anche a lui  quanto quel vestito sia orrido. S.
 
Amore, sei bellissimo. Talmente bello che qualsiasi cosa ti dona. Th.
 
Ah-Ah. Non ci provare, belculo. Non indosserò mai quel vestito  e ho intenzione di spalmarti contro la porta di casa. S.
 
Possibile che tu non possa mai farmi contento? Th.
 
Aspetta di arrivare a casa. S.
 
 
 
 

 
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-Tu non vai da nessuna parte.- ripetè per la terza volta Thad strappando di mano i pantaloni a Sebatian.
 
-E per quale ragione?- chiese sorridendo, conoscendo perfettamente la risposta.
 
-Perché,no.- sbottò come se fosse ovvio.
 
-I miei amici hanno organizzato una festa di Addio al Celibato per me.- ghignò appoggiando la schiena all’anta dell’armadio socchiusa.
 
-I tuoi amici sono francesi.- sbottò avvicinandosi alla porta Thad.
 
-E con questo?-domandò.
 
-Ci saranno spogliarellisti?- chiese serio Harwood.
 
-Un sacco di marchette .Credo che Jean ne abbia pagato uno apposta per_-
 
Ma Harwood, con un gesto repentino, e visto oramai milioni di volte, aprì la finestra e lanciò giù i pantaloni del compagno.
 
-Cazzo,Thad.- esclamò Sebastian spingendo di lato l’altro e osservando il proprio indumento sparire.- Hai idea di quanto costassero quei pantaloni?- domandò sconvolto.
 
-Dovrò impegnarmi, allora, per ripagarteli.- ammiccò Thad iniziando a slacciare il bottone di Jeans.
 
-Ok.- Sebastian si riavviò i capelli.- Faccio una chiamata e arrivo. Inizia a spogliarti.- e corse fuori dalla camera, alla ricerca di quel maledetto telefono.
 
-Fanculo l’addio al celibato?- gli urlò dietro Thad.
 
-Fanculo l’addio al celibato!- rispose Sebastian.
 
 
 
 

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                    “           Thad Harwood e Sebastian Smythe
                        Sono lieti di invitarvi al loro Matrimonio.
 
Il quale si terrà il…                                                                              “
 
-Non possiamo allegare una nostra foto nudi,mentre facciamo sesso?-
 
-No, Smythe, non possiamo.-
 
-Dio, Harwood. Sei noioso.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  

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Capitolo 23
*** Marriage. ***


-Non ci siamo, non ci siamo per nulla.-
 
Nick Duvall si strinse la radice del naso tra pollice ed indice. Jeff, sotto stress, era l’essere più insopportabile dell’universo. Sexy ,biondo e meraviglioso, ma insopportabile.
 
Il biondo fece una giravolta su se stesso.
 
-Le luci.- lo precedette Nick, sapendo che avrebbe iniziato a sbraitare a proposito dell’illuminazione del teatro. Sterling aveva una strana ossessione per le luci. In casa loro erano passati almeno quattro elettricisti prima che Jeff fosse soddisfatto dell’impianto luci in casa. Ed in teatro dava il peggio di se.
 
-Te ne sei accorto anche tu, vero?.-chiese conferma.- Avete sentito?! Persino mio marito, che non ne capisce nulla dice che quelle luci fanno schifo.- urlò contro i proprio collaboratori.
 
-No, Jeff non ho det_- non voleva sminuire il lavoro di quei poveri ragazzi.
 
-Come credete che possa accontentarmi di questa illuminazione da cripta?!- e continuando a mugugnare si avviò verso il palco.
 
Cripta .Come minimo avrebbero avuto bisogno di un generatore di emergenza per sostenere tutta quell’energia elettrica. Sbuffò Nick.
 
-E’ nervoso.- notò una voce sarcastica.
 
Nick si voltò, trovandosi di fronte ai futuri sposi con tanto di gatto bianco al guinzaglio.
 
-Sposini. -li salutò Nick sorridendo a sua volta.
 
Duvall passò un braccio intorno alle spalle di Thad e gli scompigliò i capelli.
 
-Vuoi che ti faccia del male, Duvall?-domandò serio ed atono Sebastian, mentre Aamon, quasi partecipe dei sentimenti del padrone, soffiava con insistenza nella sua direzione.
 
Nick lo guardò perplesso, non capendo esattamente che cosa stesse infastidendo Smythe. Seguì lo sguardo dell’altro notando con quanto odio  gli stesse fissando la mano che aveva adagiato tra i capelli di Harwood.
 
Gelosia.
 
Sorrise.-Oh ,avanti Smythe. La mia bambina si sposa.-
 
-Ehi!- protestò Thad sgusciando dalla presa dell’amico per tornare al fianco di Sebastian.
 
Smythe emanava una sorta di attrazione magnetica. Era una splendida galassia, e Thad, in quanto piccola stella e forse poco luminosa, non poteva far altro che girargli intorno.
 
-ELLIE SI SPOSA?!-si sentì urlare da dietro il palco.
 
Jeff litigò per due minuti abbondanti con il tendone rosso e pesante del sipario, guadagnandosi un “qualcuno vada a prenderlo” da parte di Sebastian.
 
-L’ha messa incinta, vero?!- domandò il biondo una volta riuscito a districarsi e quasi saltando giù dal palco, rischiando di rompersi osso del collo, caviglie e qualche costa.
 
-Jeff, parlava di me.- tentò di rassicurarlo Harwood andandogli incontro, guadagnandosi un verso di disapprovazione da parte di Smythe.
 
Odiava lo spazio vuoto che la lontananza da Thad provocava.
 
-Sei incinto?-domandò Sterling preoccupato.
 
-Io continuo a dire che i biondi abbiano geneticamente un numero di neuroni insufficiente.- commentò Sebastian cercando tra una poltrona e l’altra il proprio felino.
 
-No, Jeff. Nessuno aspettata un bambino.- sorrise Harwood.- E stai facendo un lavoro meraviglioso.- si riferì all’allestimento del teatro per il proprio matrimonio.
 
-Gene biondo, uguale idiota.- continuò la propria trattazione scientifica Sebastian vagando per il teatro e schivando una bottiglia in plastica che Duvall gli aveva lanciato, difendendo l’onore ossigenato del marito.
 
-Ti piace davvero?-domandò Sterling poco convinto, mentre futuro marito di uno e marito dell’altro rincorrevano il felino satanico nel tentativo di evitare che si facesse le unghie sul velluto delle poltrone.
 
-Certamente.- ammise sincero Thad.
 
-Le luci?- domandò il biondo.
 
Visto? Ossessione. Jeff Sterling era ossessionato dalle luci.
 
-Perfette per le fotografie. Sei stato molto preciso ,ne potremo fare moltissime.- continuò a sorridere.
 
-E i fiori.- continuò tentando di giustificarsi.- Blu, non sono semplici da trovare in questo periodo.-
 
 
-Jeff.- Thad lo prese per le spalle.- E’ tutto meraviglioso. Tutto più bello di quello che potessi mai immaginare. Stai rendendo bellissimo il mio giorno perfetto.-
 
-Ok.- sorrise quasi imbarazzato Sterling, ma felice.
 
-Ora.- prese fiato Harwood .- Sarai il mio testimone?-
 
 
 
*
 
 
- Blu, non sono semplici da trovare in questo periodo.-
 
 
Sebastian sogghignò tra se, sentendo l’ossigenato lamentarsi per la difficoltà di reperire fiori di quel colore.
 
Nick l’osservò attentamente.
 
-Che c’è?- domandò Smythe sentendo lo sguardo dell’altro addosso.
 
-Tu lo sapevi.-
 
-Cosa?- sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo Duvall .Diamine, era un avvocato, doveva   pur avere un minimo di spirito di osservazione e di intuizione.
 
-I fiori.- rispose.- Non ti piacciono i fiori blu. Volevi mettere in difficoltà Jeff.-
 
-Forse.- ammise divertito.
 
-Mi domando quando tu e Jeff smetterete di farvi queste dispetti idioti.- sbuffò, oramai stremato da quella semi-faida. Non si arrabbiava più per la  mancanza di rispetto che entrambi si dimostravano reciprocamente. Sembrava che il loro rapporto fosse rimasto fisso, fermo ai diciassette anni.
 
-Mai?- suggerì ancora ghignando Sebastian e riuscendo finalmente a trovare Aamon aggrappato ad una poltrona della quarta fila.
 
-Sono fiero di te.- ammise Nick.
 
Smythe alzò lo sguardo ,dopo aver accolto tra le braccia il felino.
 
Aveva appena ammesso di aver voluto dei fiori solo per dare il tormento all’ossigenato e lui diceva di esserne fiero?
 
-Sei riuscito ad andare oltre te stesso. Dove prima il centro di ogni cosa eri tu,ora lo è Thad. Sarà felice con te. Saprai prenderti cura di lui, come fai da vent’anni. Non devi aver paura. Nessuno all’inizio sa bene come interpretare questo ruolo. Nessuno ti insegna ad amare o ad essere un buon marito. Ma tu lo sarai.-
 
Sebastian fissò inespressivo Nick, non dando l’idea di voler rispondere, quasi non avesse sentito.
 
Ma Duvall non si aspettava una risposta. Smythe non era il tipo di uomo che ringraziava sminuendo se stesso o che tentava di distogliere l’attenzione da se.
 
-Voglio che tu sia il mio testimone.-
 
Sebastian Smythe era il tipo di uomo che pretendeva.
 
Ma nonostante tutto, Nick poté intuire un “Grazie” impigliato tra quelle labbra sottili e piegate per l’apparente disappunto.
 

 
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-La vecchia dorme?- domandò stizzito Harwood.
 
Era dentro il fuoristrada di Sebastian sotto casa di una lontanissima cugina di Maman.
 
E fosse benedetta la cugina di Maman. Era il motivo per il quale erano riusciti a liberarsene.
 
L’unico contro era che Madame Smythe aveva rapito il figlio e l’aveva trascinato lontano da Thad. Portava male che gli sposi stessero nella stessa casa il giorno prima del matrimonio.
 
-Ho abbondato con le gocce.- rispose dall’altra parte del telefono Sebastian.
 
-Sebastian!- lo sgridò Thad.
 
-Harwood, è una mamma francese. E’ peggio  di un generale russo stitico, sarebbe in grado di svegliarsi perché mi giro nel sonno.-
 
-Ok,ok-tentò di non pensare al fatto che Smythe avesse praticamente drogato la madre per scappare. -Sbrigati.-
 
 
*
 
 
 
Thad fece il giro della macchina e, dopo aver preso una coperta che aveva lasciato su i sedili di dietro ed un completo blu avvolto nel cellophane, chiuse l’auto e raggiunse Sebastian.
 
L’uomo stava in piedi, con lo sguardo rivolto verso il cielo buio e illuminato dalle stelle.
 
Harwood lo prese per mano e gli strofinò il naso contro la spalla, attirando l’attenzione dell’altro.
 
-Puoi mettere questo.- gli porse il completo scuro.
 
-Niente colori disneyani e pennacchi rossi?- domandò Sebastian continuando a fissare il cielo sopra di loro.
 
-Sei un principe perfetto anchenudo, non hai bisogno di vestiti ridicoli.- mormorò Harwood adagiando sull’erba fresca coperta e abito.
 
 
-C’è una cosa che devo darti.- disse serio Smythe.
 
Il compagno si allontanò da lui quel tanto che bastasse per rendergli liberi i movimenti.
 
Sebastian frugò nella tasca dei jeans e alla fine, dopo una breve ricerca, ne sfilò una piccola catena in argento.
 
Il bracciale.
 
Harwood sgranò gli occhi.
 
-L’ho fatto riparare.- ammise semplicemente. -Pensavo lo rivolessi.-
 
Thad gli porse il polso.- Credevo di averlo perso.-
 
-Anche io credevo di averti perso .- mormorò agganciando quella sottile catena a sfiorandogli con un dito la pelle bianca e calda dell’interno polso.
 
Sebastian osservò quella vecchia promessa di appartenenza rinnovata e capì che prima o poi tutto trovava un proprio posto.
 
-Ti amo, Thad.-
 
 

 
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Il telefono trillò nella tasca posteriore dei jeans di Sebastian.
 
Un fitta alla schiena e qualcosa in bocca.
 
Cosa diamine…?
 
L’uomo si tirò su a sedere,s postando delicatamente Thad e ricordando.
 
Avevano fatto l’amore in quel prato e si erano addormentati. La propria schiena non ne sembrava molto entusiasta, tuttavia. Maledetta vecchiaia.
 
Il telefono continuò a squillare, strappano Smythe dai piacevoli ricordi della notte appena trascorsa e costringendolo a rispondere.
 
-Smythe.- disse sbadigliando e passando le dita tra i capelli di Thad.
 
-Sebastian Smythe sei un cazzone.-
 
-Buongiorno anche a te,Duvall. E grazie per aver riconosciuto questa mia caratteristica. Non siamo mai stati a letto però, vero?-
 
-Smythe.-cerco di calmarsi Duvall. Sembrava molto arrabbiato.- Tua madre si è presentata in casa mia dicendo che eri sparito. Thad non è a casa vostra.-
 
Il compagno si svegliò, aprì gli occhi e baciò il palmo della mano che gli stava accarezzando delicatamente la guancia.
 
-Sono le undici.- continuò Nick in un crescendo d’isteria.- So che Thad è con te. Tra mezz’ora dovete sposarvi. Dove diamine siete?!-
 
E in quel preciso istante Harwood fu colto da illuminazione -Oh, cazzo Sebastian. Il matrimonio!-
 
 
 
 
 

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Attraversò i corridoi dei camerini di corsa, sperando di non incrociare quella megera di sua madre. L’avrebbe scuoiato vivo.
 
Ma a matrimonio finito.Madame Smythe era una donna di classe, geniale nell’organizzare eventi. Non avrebbe permesso a nessuno, nemmeno al proprio Petit Prince, di rovinare mesi e mesi di lavoro.
 
Sebastian corse da una parte all’altra della parete, assicurandosi che la via fosse libera.
 
-Dominic.- una risata femminile.
E che schifo. Amori adolescenziali e magari pieni di brufoli a ore due.
 
Sentì dei passi e l’inconfondibile rumore dei tacchi che preannunciava guai: Maman.
 
Aveva imparato a riconoscere il passo della madre fin dall’infanzia. Per sopravvivere ad una donna come quella,bisognava sapere quando scappare.
 
Si nascose dietro un fondale e attese che la genitrice imboccasse uno dei labirintici corridoi di quel teatro.
 
Sbuffò infastidito, procedendo a passo di marcia verso il proprio obiettivo.
 
*
 
-Non dovresti essere qui.- notò divertito Thad,alzandosi e andandogli incontro.
 
Posò delicatamente le labbra su quelle dell’altro.
 
Era bellissimo. Sebastian ne rimase quasi colpito. Era radioso, luminoso e meraviglioso.
 
-Abbiamo trasgredito tante di quelle regole prematrimoniali, ultimamente…- sorrise Smythe cingendo i fianchi dell’altro a baciandolo nuovamente.
 
-Ciao, Signor Harwood.- lo salutò a fior di labbra Thad.
 
-Pensavo fosse l’uomo a imporre il proprio cognome.- lo prese in giro il francese.
 
-Tesoro ,forse ti è sfuggito, ma siamo due uomini.- rise Harwood.
 
-Mi hai preso in giro per tutti questi anni?- domandò drammatico Sebastian. -Eppure hai la fisionomia di una donna.- valutò con espressione concentrata, palpandogli il sedere fasciato nel completo scuro.
 
Risero entrambi, adorando e venerando il sorriso dell’altro.
 
-Volevo essere il primo a vederti.-ammise l’uomo.
 
-Sebastian…- mormorò Thad.
 
-Sei bellissimo. E odio il fatto di doverti condividere con gli altri.- assunse un espressione imbronciata stringendo maggiormente la presa su i fianchi del compagno.
 
-Devi resistere per qualche ora, dopo saremo solo io e te.- Thad si alzò sulle punte sfiorandogli con le labbra il mento.
 
Sebastian si diede un ultimo momento per guardare il proprio futuro marito.
 
Lo lasciò andare e si avviò alla porta.
 
-Ci vediamo all’altare, allora.- ammiccò Thad.
 
-Non ammiccare.- lo ammonì Sebastian stringendo la maniglia.- Ci vediamo all’altare.-
 
 
 








 
 
Fine.
 
 





 
 
Ed eccoci alla fine.
 
Cosa dire? Vorrei ringraziarvi citandovi uno ad uno, ma siete davvero tantissimi, e non lo dico per vanto. Siamo alla fine ed è grazie a voi. Avete reso reale questa idea folle ,mi avete sostenuta, dato idee meravigliose e bizzarre. Quindi spero di non avervi delusi, né con questo ultimo capitolo, né in precedenza.
 
Grazie ancora, di cuore.
 
Denise. 

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