Potrei amarti di _ki_ (/viewuser.php?uid=69510)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In love ***
Capitolo 2: *** Possessive ***
Capitolo 3: *** Quiet ***
Capitolo 4: *** Angry ***
Capitolo 1 *** In love ***
Prologo - In love
«Ti
amo».
Ecco,
ecco, l’ha detto.
Harry si
prende la testa tra le mani, si scompiglia i capelli con ardore e cerca
di non
sbuffare troppo rumorosamente. Cavolo, lo sapeva
anche, che prima o poi
questo momento sarebbe arrivato, perché Louis è
comunque il suo migliore amico
e lui riesce a capirlo come -probabilmente- nessun altro
può. Ma la realtà è
che sperava di essersi sbagliato.
«Louis,
io...»
Guarda
dappertutto: guarda lo schermo della televisione spento che ronza
indisturbato,
guarda la vetrina del mobile accanto ad essa, cerca nel suo riflesso
l’ispirazione; guarda dappertutto, tranne che negli occhi
dell’amico.
«Tranquillo,
non importa» mormora Louis, e sta sorridendo, mentre gli
passa una mano tra i
capelli, sulla guancia, mentre allontana lentamente un dito alla volta,
con
riluttanza, quasi come se fosse una separazione dolorosa. Se in questo
momento
Harry avesse il coraggio di guardare l’amico negli occhi vi
leggerebbe
sicuramente sincerità. E dolore.
«Sì
che
importa» dice allora, sempre tenendo gli occhi bassi, quasi
vergognoso. Si passa
la lingua sulle labbra secche e decide che deve pur dirle, quelle
parole, che
ferirà Louis, ma che lo ferirebbe di più stando
zitto. «Io non ti amo, Louis».
Il
più
grande sospira, accenna un sorriso, si sistema meglio sul divano. Harry
già la
vede, la linea impercettibile che sta cominciando a dividerli, quella
linea che
non avrebbe mai dovuto nascere ma che, semplicemente, ora c’è.
Si pente
già di non poter dare un’altra risposta.
Potrei
amarti, se questo mi assicurasse che non ci allontaneremmo.
«Penso
che
andrò a farmi una passeggiata» annuncia poi Louis,
alzandosi. Harry vorrebbe
fermarlo, impedirgli di andarsene e chiudersi la porta alle spalle,
definendo
così quella linea che li separerà da oggi in
avanti. Ma non lo ferma, perché
non saprebbe cosa dire, perché ha la gola secca e
perché Louis ha ancora
quell’assurdo sorriso stampato in viso che gli fa solo capire
quanto realmente
stia soffrendo.
Harry ha
sempre pensato che sia stupido, dire di amare una persona con cui non
si stia
insieme. Forse questo è dovuto dal fatto che Harry ha sempre
frequentato
ragazze che non erano quasi mai prima di tutto sue amiche, che non
conosceva se
non per fama o perché ne aveva sentito parlare da amici.
È sempre stato con
ragazze che lo attiravano a prima vista, che frequentava e con cui poi
si
metteva. Non è mai andato dietro ad una ragazza e non le ha
mai detto “ti amo”
prima del loro primo appuntamento. Probabilmente non ha neanche mai
detto un
“ti amo” sincero a qualcuno. Nonostante tutto,
nonostante Harry pensi che sia
stupido dire di amare una persona con cui non si sia stati prima
insieme, che
non sia abbia prima baciato, che non si abbia conosciuto, sa
perfettamente che
quelle di Louis non sono state parole affrettate, buttate a caso,
sputate fuori
dalle labbra con urgenza. Nonostante tutto, Harry sa che Louis lo
ama sul
serio.
La porta
di casa sbatte, interrompendo le riflessioni del riccio. Sbatte con un
rumore
sordo, quel rumore flebile che rimbomba decine di volte nella tua testa
solo
per ricordarti che ora niente sarà
più come prima.
Domani
sarà il giorno in cui Louis comincerà a
frequentare Eleanor Calder.
Perché
sto pubblicando questa cosa? Ragazze, non lo so
T.T
È
una mini-long (sono prologo+cinque capitoli), ne sono
completi solo tre su sei e io avrei davvero altre mille cose da fare.
Ma sono
qui, e adesso vado via (ahah) e se stasera torno e questa cosa non se
l’è
cagata nessuno la cancello u.u Però, dai, non è
così male, vero? Me lo fate un
commentino? :D Comunque, è Larry ragazze. Anche se Harry
è confuso e Louis non
fa niente per fargli cambiare idea. Che mi dite, secondo voi alla fine
si
mettono insieme? ;)
Me
ne vado, che è meglio.
Ciiiiao
:D
_ki_
|
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Capitolo 2 *** Possessive ***
Capitolo primo
- Possessive
Se
qualcuno è disposto a cercare, ad analizzare, a ragionare,
troverà un aggettivo
perfetto per descrivere Harry Styles: possessivo.
Da bambino,
ad Holmes Chapel, Harry odiava condividere i suoi giocattoli con gli
altri
bambini della scuola perché erano suoi,
perché gli altri li avrebbero
rovinati, sporcati, trattati con poca cura, non come invece faceva lui,
che li
riponeva sempre nella loro scatola di plastica e li accarezzava con
dolcezza,
per sondare con i polpastrelli le superfici in cerca di ammaccature. Da
adolescente, alle superiori, Harry odiava condividere la mensa con
tutti gli
altri alunni della scuola, odiava mangiare lo stesso cibo di altre
cento
persone e odiava stare seduti allo stesso tavolo e condividere il
pranzo; per
questo se ne stava sempre in un angolino, con i suoi pochi amici
fidati, e guai
a chi toccava il panino che gli aveva preparato la madre!,
l’avrebbe ucciso con
l’ausilio di una sola, potente occhiataccia.
Ora, Harry
non sopporta chiunque si avvicini ai suoi amici. Non è un
fatto vero e proprio
di gelosia, né un odio incondizionato
per il mondo: semplicemente, Harry
non riesce a digerire con tranquillità le persone che
entrano nella vita dei
suoi amici più vicini -e quindi per proprietà
transitiva nella sua- e
cominciano a sconvolgerla.
Per questo
Harry ha scoperto di non sopportare Eleanor. È entrata nella
loro vita -sua e
di Louis- senza neanche prima bussare, senza annunciarsi, senza provare
a dire
“Ehi, mi piacerebbe poter far parte della vostra vita.
È permesso?”
No, questa
ragazza londinese si è infiltrata nel loro appartamento, ha
messo a soqquadro
il loro salotto, ha scombinato tutto il contenuto delle mensole in
cucina e
occupa quasi stabilmente il posto nel letto accanto a Louis.
Harry sta
giusto imprecando contro qualsiasi dio gli abbia lanciato addosso
questa
sciagura, piegato in ginocchio sul pavimento in cerca del telecomando
della
televisione -che quella vipera ha nascosto, se lo sente, se lo sente
proprio,
perché ieri era lì sul divano e ora non
c’è, maledizione, e lui vuole vedere la
televisione!- quando l’oggetto dei suoi pensieri
-l’altro, non di certo
l’agognato telecomando- fa irruzione dalla porta
d’ingresso, sbraita un «Lou,
Lou! Devi sapere cos’è successo amore!»
e poi si fionda su per le scale senza
neanche salutare. Harry la odia, la odia e questo
sentimento non è certo
solo dovuto al fatto che sia la ragazza di Louis -no, un attimo: che
cosa? No,
certo che no, non è di certo dovuto al
fatto che sia la ragazza di
Louis, affatto! È solo perché è
esuberante, fa la falsa carina e la falsa
modesta e gli nasconde il telecomando!, ecco, solo per questo.
Louis e
Eleanor stanno insieme da tre mesi. Louis se n’è
ritornato un giorno a casa -un
giorno dopo quel giorno, che Harry cerca in tutti
i modi di cancellarsi
dalla testa- e ha detto «Harry, voglio presentarti Eleanor,
la mia ragazza»,
sorridendo come un beota e trascinandosi contro quella
ragazza. Quella
ragazza che gli ha sorriso, ha fatto la carina e ha baciato Louis sulle
labbra.
Harry l’ha odiata subito, sia perché era entrata
in casa senza il suo permesso
che perché stringeva la vita di Louis con enfasi e lo
guardava con quegli
stupidi occhi luccicanti. Louis ha cominciato ad ignorarlo, da quando
c’è Eleanor
-e Harry se n’è accorto, assolutamente, e non sono
solo le sue inutili paranoie,
come dice Liam: è tutto vero, verificabile minuto per minuto.
Prima di
tutto, Louis non dorme più con lui. Una volta dormivano
sempre insieme; una
volta perché ormai sono tempi lontani,
perché ora c’è quella
lì e
Harry ogni tanto è costretto ad andare a dormire da Zayn per
non sentirli
scopare come conigli. Come secondo punto, Louis di mattina si svegliava
sempre
dopo di lui, entrava in cucina assonnato, adocchiava la colazione che
gli
preparava Harry e poi gli sorrideva. Adesso, Louis si sveglia con
Eleanor,
entra in cucina, poggia su un vassoio quattro pietanze a caso e torna
in camera
dalla sua amata. Harry la odia, la odia e la odia.
Tornando
al presente troveremo Harry a sbuffare come una locomotiva a vapore,
stufo
marcio di cercare quello stupido telecomando dove evidentemente non
c’è.
Sente dalla tromba delle scale Louis esclamare un «Tesoro!
Che cosa c’è?» e poi
Eleanor gracchiare come una cornacchia -c’assomiglia anche,
ad una stupida cornacchia,
con quei capelli scuri e quel sorriso falso; Harry
la odia, la odia e la
odia.
Si arrende
alla sua ricerca impossibile e decide di andare in cucina: hanno la
televisione
anche là. Entra, si chiude la porta alle spalle -vuole avere
un minimo di
preavviso quando la cornacchia scenderà dal suo nido e
invaderà il suo spazio
personale- e adocchia il telecomando -deo gratias!- sul ripiano della
cucina.
In
televisione non c’è niente di interessante
-com’era ovvio- e Harry sbuffa di
nuovo mentre mangiucchia distratto un paio di Haribo rimaste nella
ciotola a
forma di anatra sul tavolo. Sta riflettendo sul fatto che giusto
mezz’ora prima
lui e Louis stavano guardando un film, ma che poi Louis ha cominciato a
fissarlo, si è alzato e si è barricato in camera.
Che diavolo è successo?
Poi
comincia a sentire dei rumori; spegne la televisione, curioso
-sarà un ladro?
Il postino? Un cane che raschia con le zampette contro la porta di
casa?-, poi
però capisce che quei rumori provengono dal piano
di sopra e sono la
conseguenza di...
Un urlo
interrompe i suoi pensieri. Beh, Harry ha sempre pensato che Louis
dovesse
essere bravo a letto -ma, insomma, Eleanor sta
urlando neanche le
avessero appena conficcato qualcosa di molto, molto lungo... oh, beh,
forse è
meglio andarsene.
Sbuffa di
nuovo -ormai è diventata un’abitudine, in questi
tre mesi- addenta l’ultima
caramella e si sposta in corridoio per prendere la giacca:
andrà dai Zayn, di
nuovo.
A casa di
Zayn c’è anche Liam. Harry si butta stremato sul
divano nel salotto tra i due
amici e mugugna qualche lamentela. Liam lancia un’occhiata
interrogativa a
Zayn, che si stringe nelle spalle e posa una mano sulla
spalla del riccio con espressione
compassionevole.
«Sono
a
casa» sbotta, senza bisogno di essere incitato con delle
domande, le braccia
incrociate e le guance gonfie di disapprovazione. Zayn annuisce e Liam
sospira.
«Stanno
scopando» aggiunge, perché gli sembra
fondamentale, in questo momento. E poi
«Quella stronza mi ha rubato il telecomando».
Se Niall
fosse con lui, in questo momento -e perché non
c’è, comunque?- sarebbe
scoppiato a ridere e gli avrebbe detto qualcosa come «Sei un
idiota, Harry».
Invece con lui ci sono Zayn e Liam e sono un po’
più scemi e un po’ più
stronzi, perché Zayn dice «Lo stanno facendo col
telecomando?» con gli occhi
strabuzzati fino all’inverosimile e Liam, in contemporanea,
se ne esce con un «Smettila
di essere geloso, Harry». Il risultato è che Harry
non ha capito praticamente
niente delle due frasi, ma sbuffa più sonoramente e
dà un pugno sul petto ad
entrambi, perché gli sembra giusto.
«Giochiamo
un po’?» mugugna poi, ignorando gli sguardi di
entrambi che forse si aspettano
una risposta. Indica con il mento i joystick della Play Station
aggrovigliati
sotto il televisore al plasma di Zayn e il mulatto annuisce mentre Liam
gli
lancia uno sguardo di traverso.
Harry
sbuffa, perché è davvero stufo di Eleanor, di
Louis, delle loro scopate da
criceti in calore e delle uscite brillanti di Liam: lui non
è geloso. È solo un
po’ possessivo, ecco.
Ragazze
ragazze sto aggiornando! Perché sto aggiornando? Non
lo so, boh, mi sembra un po’ prestino, ma il capitolo era
pronto e quindi sto
aggiornando, trallallero trallallà! (?)
Penso
sia l’unico aggiornamento lampo che avrete, perché
i
prossimi capitoli voglio postarli in un arco di tempo abbastanza grande
da
permettermi di avere sempre quello dopo pronto prima di postare
-così da non
rimanere in crisi da pagina bianca. Avete capito? No, ma tanto mi sono
capita
io, l’unica cosa che vi serve sapere è che non
aggiornerò presto come è
successo con la raccolta! Che, per chi non la conoscesse, è questa
-pubblicità non-occulta.
Io
volevo dire qualcosa su questo capitolo? Beh, ovviamente
io non ho niente contro Eleanor -ma Harry sì, evidentemente
u.u- e che il suo
carattere probabilmente non è come lo dipingo qui,
perché è tutto filtrato
dalla mente gelosa di Hazza :3 Muble muble... boh,
nient’altro da dire! Scappo,
perché questo capitolo mi piace, quindi probabilmente
è davvero brutto °-°
Ah
no ecco, ovviamente vi ringrazio tutte! Chi aggiunge tra
preferite/ricordate/seguite, chi legge ma ha le mani impegnate a
grattarsi la
pancia e quindi non recensisce, e chi recensisce!,
perché voi siete
davvero importanti, sì :3 Ovviamente rispondo alle
recensioni subitissimo, un
attimo di riordinare le idee e smetterla di rileggere il capitolo in
cerca di
errori che sicuramente ci saranno ma che i miei occhietti stanchi non
notano!
Sciao
belle :D
_ki_
|
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Capitolo 3 *** Quiet ***
Capitolo
secondo - Quiet
Harry si
accorge che forse Liam potrebbe aver ragione dopo
una catena di
avvenimenti imbarazzanti, che include una sfuriata davanti a Louis, uno
sconvolgente
sogno erotico che non riguardava una ragazza e un
paio di battiti di
troppo del suo cuore causati dal sorriso del suo migliore amico.
È
una
scoperta nuova, elettrizzante sotto alcuni punti di vista e
terrorizzante sotto
altri. È tutto un insieme di sensazioni confuse e domande
senza risposta, ma di
una cosa Harry è assolutamente certo: qualsiasi cosa sia,
deve dirla a Louis.
È
una
mattina di dicembre relativamente calda per gli standard di Londra e
Harry se
ne va in giro con un cappotto leggero e i capelli scompigliati dal
vento.
Voleva dire a Louis quello che ha scoperto questa mattina, ma Niall
l’ha
chiamato in preda ad una crisi isterica e gli ha chiesto di
raggiungerlo,
perché sta impazzendo -parole sue. E
così si trova davanti alla casa del
biondo, lo sguardo vago di chi non ha ben chiara l’idea di
cosa gli stia
capitando e le mani infreddolite.
«Harry!
Per fortuna sei qui!» lo accoglie Niall, aprendo la porta di
ingresso e
sparendo come una furia in qualche anfratto della casa. Harry cerca di
seguirlo, notando con un pizzico di disappunto il disordine che regna
sovrano
in questa casa -ma anche con un po’ di consolazione,
perché prima dell’arrivo
di Eleanor anche casa sua e di Louis era così, solo che poi
è arrivata lei, ha
cominciato a comandare a bacchetta e ora la loro cucina profuma e
brilla come
il culetto di un bambino.
I culi
brillano?
«Qual
è il
problema, Niall?» domanda allora Harry, seguendolo -per
l’appunto- nella cucina
disastrata. Niall sembra stia per andare in iperventilazione, ha i
capelli più
scompigliati che mai ed è ancora in boxer -e loro devono
andare allo studio di
registrazione tra neanche un’ora. L’irlandese
balbetta molte parole senza
senso, passandosi continuamente le mani tra i capelli, prima di
riuscire a
formulare una frase di senso compiuto -e non ce la fa neanche tanto
bene: «Non
lo so, non lo so Harry! Penso sia entrato un ladro!»
Harry -che
prima si stava anche lasciando lentamente travolgere
dall’ansia dell’amico- a
queste parole si ritrova a sospirare. Niall vede ladri entrare in casa
sua da
-più o meno- quando ha cominciato a vivere da solo. Louis
l’ha preso in giro
per le prime due o tre settimane, poi tutti hanno smesso di divertirsi
alle sue
battute e la cosa sembrava essersi acquietata -ma evidentemente si
erano
sbagliati.
«Tu
dici?»
chiede, buttando per terra una scatola di biscotti che occupava una
sedia e
sedendosi con tranquillità. Al contrario, Niall saltella per
la cucina come un
posseduto.
«Sì,
sì,
ti dico di sì. Questa mattina mi sono svegliato e la
televisione era accesa. E
poi sono venuto in cucina, ho cercato il latte e non c’era. E
non ci sono
neanche le chiavi di casa! È entrato qualcuno, sicuro.
Sicuro».
Niall ha
cominciato a parlare a vanvera. Biascica ancora qualcosa su un
aspirapolvere e
sulle sue mutande preferite -e Harry non vuole saperne di
più- e poi si lascia
andare ad un verso frustrato e si butta su una sedia -schiacciando
miseramente
il pacco di cereali che vi stanziava pigramente, che scricchiola e
protesta
debolmente. Sono dei cereali Cheerios, i preferiti di Louis, Harry lo
pensa
mentre Niall si scompiglia ancora più furiosamente i capelli
e addenta un pezzo
di pane ripescato da sotto una teiera.
Harry
pensa che Niall è un bambino, che ha paura di vivere da solo
e che lui in
questo momento -se non fosse stato per il biondino- avrebbe
già raccontato
tutto a Louis e Louis avrebbe mollato Eleanor. E anche che, quando ha
lasciato
casa questa mattina e si è affacciato nella camera
dell’amico, questi dormiva
con un pollice in bocca e l’espressione rilassata di un
bambino; Harry gli ha
lasciato un bacio sulla guancia, prima di uscire di casa, giusto per
rendersi
conto che sì, il suo cuore batte forte
quando è vicino a Louis.
Vediamo
di fare le cose in fretta.
«Allora
Niall, le chiavi sono qui» inizia, sporgendosi sul tavolo per
pescare le chiavi
dentro una tazza vuota, azzurra a pois bianchi. Niall spalanca la
bocca,
strabuzza gli occhi e pare sul punto di svenire. Harry ghigna con
soddisfazione
all’esclamazione di giubilo del biondo. «E quello
presumo che sia il tuo
latte» indica con l’indice un pacchetto bianco
conficcato malamente nel lavabo,
tra piatti sporchi e uno straccio per pulire. Niall balza in piedi,
sgambetta
elettrizzato fino al ripiano della cucina e afferra il pacco di latte.
È vuoto,
ma Niall ha comunque un sorriso raggiante in volto.
«E
poi,
non pensi che dei ladri ti avrebbero rubato qualcosa di
più di un pacco
di latte e delle chiavi, se davvero fossero entrati in casa?»
Niall pare
pensarci. Si porta una mano al volto, annuisce un paio di volte, si
alliscia i
capelli e butta il pacco di latte vuoto sul tavolo, in mezzo ad altre
mille
cianfrusaglie.
«E
che mi
dici della televisione?» domanda, con voce ancora un
po’ incerta e ansiosa,
trattenendo il fiato. Harry sospira e si alza in piedi: il suo tempo
è ormai
finito.
«Ieri
sera
la stavi guardando e l’hai lasciata accesa»
risponde, sicuro di sé, guardandolo
da sotto il ciuffo riccio di capelli come a sfidarlo a ribattere.
L’irlandese
se ne esce con un’esclamazione entusiasta, si batte ridendo
una mano in fronte
e poi quasi gli corre addosso per abbracciarlo.
«Quindi
niente ladri?» si assicura, con il suo sorriso innocente e
splendente. Harry
ride un po’ -perché racconterà questa
cosa ai ragazzi, più tardi, e Niall si
pentirà amaramente di aver chiamato lui- e lo spinge via.
«Niente
ladri», poi gli fa pat-pat sulla testa, come fosse un
cagnolino teneroso.
«Vestiti, che è tardi!» esclama, e poi
lo saluta.
Mentre
cammina gli viene in mente che se ha tempo può ancora
tornare a casa e parlare
con Louis. Ma poi guarda l’ora nel cellulare.
Oggi
pomeriggio, allora.
Tanto
Louis non può mica scappare.
Undici
recensioni. Undici recensioni. Undici
recensioni! AAAAAAAHH *sviene*
Ok,
seriamente, grazie. Undici recensioni!
Va
bene, ho capito, cerchiamo di dare un senso a questo
commento finale. Intanto, eccomi qua ragazze, dopo quasi una settimana
(oh, non
avevo mai aggiornato così tardi :O) con questo capitolo in
cui c’è molto Harry
e poco Louis. Ma! Harry si accorge (finalmente!) di provare qualcosa
per Louis,
e gliel’avrebbe anche detto, se non fosse stato per le
assurde paure di Niall
(ma quaaanto pucci è Niall? **) E ora questa vi
sembrerà la solita storia
banale, che finirà con Louis e Harry a darci dentro come
cavalli in calore (?) e
Eleanor a rosicchiarsi le mani come il topolino dolce di... come si
chiamava
quel bellissimo cartone? Ah, Ratatouille. MUAHAHAH, povere illuse
*sguardo
assatanato*. No, dai, non andrà così, prometto,
primo perché qua interrompe
solo Niall, e la mia mezza idea era di far penare Harry facendo
interrompere la
sua meravigliosa confessione dagli altri ragazzi della band -ma ora vi
sto
dicendo troppo! Vi basti sapere che non tutto è come sembra
(che brutta frase
fatta °-°) E secondo, perché non mi
piacciono i finali scontati. Preparatevi :3
Ok,
ho ciarlato abbastanza, credo sia ora di andare. Ringrazio
tutti, senza distinzioni, ma vorrei solo sottolineare quel undici
recensioni
che mi sta facendo altamente passare la voglia di studiare fisica u.u
Scappo!
_ki_
|
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Capitolo 4 *** Angry ***
Nel
capitolo precedente
(perché ve lo sarete anche dimenticato, ormai):
“Mentre
cammina gli viene in mente che se ha tempo può ancora
tornare a casa e parlare
con Louis. Ma poi guarda l’ora nel cellulare.
Oggi
pomeriggio, allora.
Tanto
Louis non può mica scappare.”
Capitolo terzo
- Angry
Le
ultime parole famose,
pensa rabbioso Harry mentre esce dallo studio di registrazione,
incazzato come
un pitbull e irascibile come una donna con le mestruazioni. Sono stati
in
studio tutta la mattina e tutto il primo pomeriggio, Louis gli ha a
malapena
rivolto la parola, Liam continuava ad alternare occhiate alla
oh-mio-dio-mi-dispiace-Harry-cerca-di-fare-il-bravo
con quelle da te-l’avevo-detto-io-che-eri-geloso -Harry ha
fatto la grande
cazzata di parlare con Liam, già- e poi Louis, appena hanno
finito, si è
fiondato fuori ed è sparito.
È
scappato davvero, il bastardo, si ripete
ancora nella mente, mentre incide a grandi
falcate la strada poco affollata. Ha lasciato Niall, Liam e Zayn a
guardarlo
apprensivi e un po’ confusi davanti alle porte dello studio e
si è fiondato a
casa, perché l’ha assalito l’incredibile
voglia di spaccare la faccia a
qualcuno e non vuole rovinare quelle dei suoi compagni di band.
Di
Louis la rovinerei volentieri, però.
Entra
nell’abitazione
e si sbatte la porta alle spalle, senza premura. Nessun
«Harry! Che cos’hai?»
accompagna il rumore del legno che cozza contro l’uscio,
nessun «Calmati cazzo
Harry, che succede?», né un misero «Va
tutto bene?». Segue solo un profondo,
stressante silenzio, che fa intendere a Harry l’assoluta
mancanza di Louis in
casa.
Sarà
andato da quella sua fottuta ragazza, pensa
rabbioso, salendo le scale e disseminando i vestiti
in giro per la casa. Non ne può più di questo
stupido ordine che aleggia per la
casa e vuole solo poter rimettere tutto come prima -e non sta parlando
solo del
disordine e della disposizione del cibo nella cucina.
Entra in
camera che è rimasto solo in boxer, si butta sul letto con
rabbia e sbatte
frustrato una mano sul cuscino per cercare di fargli prendere una forma
decente. Lancia un’occhiata alla scrivania, dove il computer
lampeggia lasciato
acceso dalla mattina, quindi si alza, decide che è ancora
presto per dormire e
fare sogni stupidi sul suo migliore amico e si piazza davanti allo
schermo.
“Puoi
venire da me?” gli arriva il messaggio di Liam,
mentre sta trafficando su YouTube
in cerca di fan-video su lui e Louis. Pondera un po’ la
domanda, passandosi il
cellulare distrattamente da una mano all’altra, una penna
incastrata tra le
labbra e la trama della sedia di legno segnata sulle cosce. Poi
risponde
positivamente, perché tanto Louis è a scopare con
Eleanor e lui non ha niente
da fare a casa.
Si fa una
doccia, attraversa i corridoi bagnando il pavimento in cerca di un paio
di
boxer puliti e calpesta i vestiti che ha lasciato per terra,
inumidendoli e
stropicciandoli. Lancia uno sguardo svogliato alla giacca abbandonata
sullo
schienale del divano, va in cucina in cerca di qualche caramella, trova
la
ciotola a forma di anatra arancione vuota e si spazientisce, decidendo
di
vestirsi velocemente e uscire da quella casa prima di rompere qualcosa
a causa
del nervosismo -non del tutto giustificato, tra l’altro.
Non si
accorge del tempo che ha impiegato a compiere tutte queste azioni
tranne
quando, sulla porta, si scontra con un Louis appena rientrato, le mani
ad
aggiustare i capelli sconvolti e il volto sorridente.
«Harry!»
esclama, quando si accorge di lui, ed è probabilmente la
prima parola che gli
ha rivolto in tutta la giornata. Sta ancora sorridendo quando incontra
il suo
sguardo, ma poi forse si accorge della sua espressione irritata e
raddrizza le
labbra. Harry non ha più questa gran voglia di uscire,
mentre Louis si sfila il
cappotto e lo appende, lanciandogli occhiatine curiose. Vorrebbe
restare a
casa, parlare con Louis, rilassarsi e dimenticare Eleanor, le Haribo
finite e
Liam con i suoi problemi nei momenti meno adatti. Ma poi “Harry?
Ti sei
perso?” gli scrive Liam, e allora è
costretto a fare un cenno con il capo
all’amico e ad aprire la porta per uscire.
Casa di
Liam è praticamente attaccata a quella di Zayn -per questo
sono sempre insieme-
quindi Harry non ci impiega molto a raggiungerla. Quando suona,
però, non
risponde nessuno. Ogni tanto capita, che Liam si dimentichi di aver
invitato
qualcuno a casa e se ne esca come niente fosse. È
già successo in un paio di
occasioni, con Harry; ma, visto che gli aveva appena mandato un
messaggio, non
lo credeva possibile questa volta.
Si ritrova
a sbuffare, spazientito, e si siede sull’unico gradino
d’ingresso.
Liam
è
un coglione, è
l’unico pensiero che gli aleggia in testa. Poi decide che
lasciarlo solo come
una frase libera nella sua mente non è soddisfacente, quindi
glielo scrive in
un messaggio.
“Perché?
Che ho fatto?” ha
anche il coraggio di chiedergli Payne, facendo rafforzare nella mente
di Harry
l’idea che, prima della fine della loro carriera musicale,
verrà incriminato
per omicidio. O Liam soffre di Alzheimer, o lo fa apposta, o
è davvero quel
grande imbecille che sembra essere in questo momento.
“Non
mi
volevi parlare?”
E poi un
«Ah cazzo» arriva dalla strada e quando Harry alza
lo sguardo dal cellulare si
trova Liam davanti, infagottato nel suo cappotto beige pesante
perché soffre il
freddo e addobbato con una perfetta espressione perplessa/dispiaciuta.
«Beh,
me
ne ero dimenticato» ammette, stringendosi nelle spalle,
facendogli segno di
alzarsi per aprire il portone di casa. Arriva dalla direzione della
casa di
Zayn, quindi Harry può anche capire che se lo sia scordato
-e lo pensa con
tutta la malizia che ha in corpo, guardando Liam di sottecchi e
cercando di
scorgere segnali che sia successo qualcosa di importante. In barba a
tutti i
commenti stupidi che Payne fa su Harry e Louis, ad Harry non sembra
proprio che
lui sia messo molto diversamente con Zayn. Danielle-ragazza-di-troppo
compresa.
«Allora:
di cosa si tratta?» chiede il riccio, una volta che
l’amico l’ha fatto
accomodare sul divano e si è rintanato sotto una pesante
coperta azzurrognola.
Liam annuisce, si sistema meglio la coperta sulle caviglie e si soffia
via un
ciuffo di capelli dal viso.
«Ho
bisogno di un consiglio per una cosa importantissima»
ammette,
sorseggiando quella tazza di tè che si è
preparato mentre Harry faceva
commentini idioti su lui e Zayn.
«Sì,
ti
ascolto».
E il
problema, in realtà, è che è Liam
quello a non ascoltare. Per quanto possa
apparire come la persona saggia, composta e attenta del gruppo, in
realtà è
quello che si fa più viaggi mentali di tutti. Basta un solo
movimento, basta un
soffio di vento o una nota di pianoforte che entri dalla finestra
aperta del
salotto e Liam è capace di perdere la concezione del tempo,
di puntare gli
occhi al nulla e smarrirsi nei suoi personali discorsi mentali. E poi
ti ignora
per minuti interi, dimentica di cosa stava parlando e ha anche il
coraggio di
chiederti perché sei così irritato.
È
ciò che,
praticamente, fa adesso; e Harry, che ormai c’ha passato un
bel po’ di tempo
insieme e ha capito come funziona, si limita a sbuffare e a sistemarsi
accuratamente i capelli a lato del viso, mentre attende che gli occhi
vacui di
quell’idiota di Liam ritornino sul pianeta Terra.
Poi
«Beh,
comunque, Zayn dice che non dovresti parlare con Louis se non sei
sicurissimo
di quello che provi. Per non ferirlo, sai» afferma, con
quella sua faccia
convinta di chi sta proseguendo un discorso che verte a favore della
sua tesi.
E dopo queste parole ad Harry non resta altro che sospirare,
perché comunque è
stato lui quello furbo a fidarsi della discrezione di una pettegola
come Liam
-e poi non poteva proprio sperare che non lo dicesse a Zayn, il suo
carissimo
più-di-un-BFF.
«Perché
sono qui, Liam?» si limita invece a chiedere,
perché arrabbiarsi con uno come
Liam è inutile e improduttivo come cercare di tagliare una
mela con un
cucchiaino da caffè.
«Oh,
non
lo so. Louis e Eleanor stanno di nuovo scopando?»
Harry -davvero-
ormai si sta chiedendo se sia più soddisfacente lanciare
Payne nel Tamigi e
sentire i suoi strilli terrorizzati affievolirsi
all’aumentare della corrente
che lo trascina verso il fondo o prenderlo a coltellate fino a non
sentire più
i muscoli delle braccia. Cioè,
già è irritato per conto suo: deve
aggiungersi anche lui a farlo esplodere?
«Volevi
chiedermi un parere su una cosa importantissima»
riesce invece a dire,
rimanendo addirittura con uno sguardo neutro in volto -deve davvero
essere
fiero di sé e delle sue capacità di recitazione.
Liam annuisce -«Già, infatti:
ti stavo dicendo»- e beve ancora un po’ di
tè.
«Abbiamo
una festa domani, te lo ricordi? I manager vorrebbero che portassi una
ragazza».
Harry ci
pensa un attimo, mentre cerca di staccare un filo scampato alla trama
del bordo
della coperta di Liam.
«È
questo
quello che volevi dirmi?»
«No,
no.
Ma allora: porti una ragazza?»
«Forse,
vedremo».
Liam
annuisce e fa ancora un sorso. Si perde giusto un po’ a
fissare lo schermo
spento della televisione, poi alza il viso di scatto e fa quasi
prendere un
colpo ad Harry.
«Che
c’è?»
chiede il riccio, arricciando il naso all’espressione
stralunata dell’amico. Questo
pare ponderare la domanda, rifarsela un paio di volte nella mente, poi
sbuffa
aria dalle labbra e gli fa un sorrisetto.
«Sei
innamorato di Louis, Harry?»
Harry si
prende un attimo per smettere di respirare, distoglie lo sguardo. Si
passa una
mano tra i capelli e decide di odiare le domande random di Liam.
«Possiamo
parlare di altro? Non sono venuto qua per sentirmi fare un discorso da
te sull’amore».
Liam
annuisce, ci pensa un po’, finisce di bere il tè.
«Ah,
lo
sai che ho l’ultimo di Assassin’s Creed? Me
l’ha regalato una fan. Per far
colpo, credo».
«Revelations,
sul serio? Proviamolo, ora».
Liam
ridacchia un po’, poi si alza per prendere i joystick della
Playstation. Giocano
per qualcosa come due ore, completamente presi, tra battutine e insulti
amichevoli, dimenticandosi -soprattutto Harry- il motivo per cui si
trovano
insieme. Poi arrivano le sette di sera e il cellulare di Harry squilla.
«Vieni
a
cenare?» gli chiede la voce piatta di Louis
dall’altro capo del telefono. Non
ha più quel tono quantomeno amichevole che aveva quando
è rientrato a casa, non
ha il sorriso sulle labbra -Harry lo capisce dalla voce, se Louis sta
sorridendo- e sembra addirittura arrabbiato.
Ehi,
piano: qua quello arrabbiato dovrei essere io. È da questa
mattina che cerco di
parlargli e non ce l’ho ancora fatta.
Nonostante
l’irritazione che gli sta di nuovo invadendo le vene, a
sentire quel tono così
distaccato, Harry sente comunque un anomalo peso sul petto che lo
destabilizza
completamente e gli fa rispondere un «Certo,
arrivo» prima di chiudere il
telefono in faccia all’amico. Liam lo sta guardando con
espressione
interrogativa.
«Ci
vediamo domani mattina» mugugna Harry prima di fiondarsi
letteralmente fuori
dalla porta. Passa il tragitto casa di Liam-casa sua cercando delle
parole per
esprimere a Louis quello che sente; ma fallisce miseramente. Quando
arriva
sotto il portone di casa, poi, navigando nelle tasche della sua giacca
si
accorge di non avere le chiavi.
Poco
importa, non farò la mia entrata a sorpresa.
Louis non
chiede neanche chi sia quando Harry suona il citofono. Dopo essersi
richiuso la
porta alle spalle, Harry lo trova in salotto, spaparanzato sul divano,
la
tavola in cucina ancora completamente spoglia. Harry sa che Louis non
sa ancora
farsi nemmeno un panino e quindi non fa domande. Si siede accanto a lui
sul
divano e restano in silenzio, Harry che guarda Louis e Louis che non
guarda
Harry.
«Ehi».
«Ciao».
«Cosa
vuoi
mangiare?»
Poi Louis
gli scocca un’occhiata distratta, si sporge in basso, naviga
con le mani sotto
il divano e ne tira fuori il telecomando. E allora «Ecco
dov’era!» esclama
Harry con l’espressione da pesce lesso, indicando quasi
sconcertato l’oggetto
nero. Louis lo guarda ancora in silenzio per alcuni secondi e poi, dopo
che
«Non riuscivo più a trovarlo» ha
specificato il più piccolo, semplicemente
ride. La risata di Louis è bella, lo è sempre
stata; e Harry sa, visto che
conosce Louis meglio delle tasche della sua felpa
dell’Abercrombie preferita,
che quando ride così, quando lo guarda con le guance un
po’ arrossate e gli
occhi luminosi, Louis l’ha perdonato. Perdonato per quel
«Non ti amo»,
perdonato per il modo vigliacco con cui l’ha evitato nei
giorni seguenti a quel
discorso, perdonato per non essersi accorto di quello che prova per lui.
Quando
Louis finisce di ridere rimangono in silenzio a sorridersi e Louis
sembra in
grado di ascoltare seriamente il suo discorso. Cioè,
è un momento buono.
«Louis,
io-» inizia allora Harry, convintissimo, sporgendosi anche un
po’, perché non
vuole dirlo troppo ad alta voce. Non ha ancora trovato le parole per
dire
quello che vuole dire, ma sa che è stato un coglione a non
rendersene conto
prima e si vergogna di farglielo sapere solo ora.
Ma poi il
cellulare squilla.
«Hazza,
hai dimenticato le chiavi a casa mia» cinguetta Payne
dall’altro capo del
telefono, con una nota di rimprovero nella voce. E Harry, mentre Louis
arriccia
le labbra e si alza e si allontana per rispondere alla chiamata di
Eleanor,
pensa che lo ammazzerà, Liam, prima della fine della loro
carriera musicale.
Ragazze,
cos’è questa cosa? D:
Ho
aggiornato tardissimo, ho questa
canzone in loop
-che non ha senso, davvero, che c’entra con il capitolo?, ma
che mi fa molto da
gente arrabbiata, da qui il titolo- e il capitolo e lungo e strano. La
parte
Liam-idiota è l’unica che mi piace, la parte del
videogioco -lo ammetto- è nata
solo grazie ai suggerimenti di un mio amico, perché io non
ho la minima
esperienza in fatto di videogiochi e il capitolo non mi piace!
(già detto?,
beh, è vero). Beh, in sintesi questo capitolo è
stato un parto. Le recensioni
sono un po’ diminuite, ma io non mi dispero. Voglio
aggiornare già il 27,
perché è il mio terzo anno su EFP (mannaggia,
sono così vecchia?) e quindi
prendo due piccioni con una fava e mi faccio perdonare per tutto questo
tempo
che vi ho fatto aspettare. Volevo anche dirvi che vi voglio bene, che
devo
ancora cominciare gli infiniti compiti per domani e che vi ringrazio,
per preferire/seguire/ricordare e recensire questa storia, che siete
meravigliose e che ora mi prendo un ritaglio di tempo per rispondervi,
ecco.
Con
tanto amore
_ki_
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