Potrei amarti

di _ki_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In love ***
Capitolo 2: *** Possessive ***
Capitolo 3: *** Quiet ***
Capitolo 4: *** Angry ***



Capitolo 1
*** In love ***


Prologo - In love

 

 

«Ti amo».

Ecco, ecco, l’ha detto.

Harry si prende la testa tra le mani, si scompiglia i capelli con ardore e cerca di non sbuffare troppo rumorosamente. Cavolo, lo sapeva anche, che prima o poi questo momento sarebbe arrivato, perché Louis è comunque il suo migliore amico e lui riesce a capirlo come -probabilmente- nessun altro può. Ma la realtà è che sperava di essersi sbagliato.

«Louis, io...»

Guarda dappertutto: guarda lo schermo della televisione spento che ronza indisturbato, guarda la vetrina del mobile accanto ad essa, cerca nel suo riflesso l’ispirazione; guarda dappertutto, tranne che negli occhi dell’amico.

«Tranquillo, non importa» mormora Louis, e sta sorridendo, mentre gli passa una mano tra i capelli, sulla guancia, mentre allontana lentamente un dito alla volta, con riluttanza, quasi come se fosse una separazione dolorosa. Se in questo momento Harry avesse il coraggio di guardare l’amico negli occhi vi leggerebbe sicuramente sincerità. E dolore.

«Sì che importa» dice allora, sempre tenendo gli occhi bassi, quasi vergognoso. Si passa la lingua sulle labbra secche e decide che deve pur dirle, quelle parole, che ferirà Louis, ma che lo ferirebbe di più stando zitto. «Io non ti amo, Louis».

Il più grande sospira, accenna un sorriso, si sistema meglio sul divano. Harry già la vede, la linea impercettibile che sta cominciando a dividerli, quella linea che non avrebbe mai dovuto nascere ma che, semplicemente, ora c’è. Si pente già di non poter dare un’altra risposta.

Potrei amarti, se questo mi assicurasse che non ci allontaneremmo.

«Penso che andrò a farmi una passeggiata» annuncia poi Louis, alzandosi. Harry vorrebbe fermarlo, impedirgli di andarsene e chiudersi la porta alle spalle, definendo così quella linea che li separerà da oggi in avanti. Ma non lo ferma, perché non saprebbe cosa dire, perché ha la gola secca e perché Louis ha ancora quell’assurdo sorriso stampato in viso che gli fa solo capire quanto realmente stia soffrendo.

Harry ha sempre pensato che sia stupido, dire di amare una persona con cui non si stia insieme. Forse questo è dovuto dal fatto che Harry ha sempre frequentato ragazze che non erano quasi mai prima di tutto sue amiche, che non conosceva se non per fama o perché ne aveva sentito parlare da amici. È sempre stato con ragazze che lo attiravano a prima vista, che frequentava e con cui poi si metteva. Non è mai andato dietro ad una ragazza e non le ha mai detto “ti amo” prima del loro primo appuntamento. Probabilmente non ha neanche mai detto un “ti amo” sincero a qualcuno. Nonostante tutto, nonostante Harry pensi che sia stupido dire di amare una persona con cui non si sia stati prima insieme, che non sia abbia prima baciato, che non si abbia conosciuto, sa perfettamente che quelle di Louis non sono state parole affrettate, buttate a caso, sputate fuori dalle labbra con urgenza. Nonostante tutto, Harry sa che Louis lo ama sul serio.

La porta di casa sbatte, interrompendo le riflessioni del riccio. Sbatte con un rumore sordo, quel rumore flebile che rimbomba decine di volte nella tua testa solo per ricordarti che ora niente sarà più come prima.

Domani sarà il giorno in cui Louis comincerà a frequentare Eleanor Calder.

 

Perché sto pubblicando questa cosa? Ragazze, non lo so T.T

È una mini-long (sono prologo+cinque capitoli), ne sono completi solo tre su sei e io avrei davvero altre mille cose da fare. Ma sono qui, e adesso vado via (ahah) e se stasera torno e questa cosa non se l’è cagata nessuno la cancello u.u Però, dai, non è così male, vero? Me lo fate un commentino? :D Comunque, è Larry ragazze. Anche se Harry è confuso e Louis non fa niente per fargli cambiare idea. Che mi dite, secondo voi alla fine si mettono insieme? ;)

Me ne vado, che è meglio.

Ciiiiao :D

_ki_

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Capitolo 2
*** Possessive ***


Capitolo primo - Possessive

 

Se qualcuno è disposto a cercare, ad analizzare, a ragionare, troverà un aggettivo perfetto per descrivere Harry Styles: possessivo.

Da bambino, ad Holmes Chapel, Harry odiava condividere i suoi giocattoli con gli altri bambini della scuola perché erano suoi, perché gli altri li avrebbero rovinati, sporcati, trattati con poca cura, non come invece faceva lui, che li riponeva sempre nella loro scatola di plastica e li accarezzava con dolcezza, per sondare con i polpastrelli le superfici in cerca di ammaccature. Da adolescente, alle superiori, Harry odiava condividere la mensa con tutti gli altri alunni della scuola, odiava mangiare lo stesso cibo di altre cento persone e odiava stare seduti allo stesso tavolo e condividere il pranzo; per questo se ne stava sempre in un angolino, con i suoi pochi amici fidati, e guai a chi toccava il panino che gli aveva preparato la madre!, l’avrebbe ucciso con l’ausilio di una sola, potente occhiataccia.

Ora, Harry non sopporta chiunque si avvicini ai suoi amici. Non è un fatto vero e proprio di gelosia, né un odio incondizionato per il mondo: semplicemente, Harry non riesce a digerire con tranquillità le persone che entrano nella vita dei suoi amici più vicini -e quindi per proprietà transitiva nella sua- e cominciano a sconvolgerla.

Per questo Harry ha scoperto di non sopportare Eleanor. È entrata nella loro vita -sua e di Louis- senza neanche prima bussare, senza annunciarsi, senza provare a dire “Ehi, mi piacerebbe poter far parte della vostra vita. È permesso?”

No, questa ragazza londinese si è infiltrata nel loro appartamento, ha messo a soqquadro il loro salotto, ha scombinato tutto il contenuto delle mensole in cucina e occupa quasi stabilmente il posto nel letto accanto a Louis.

Harry sta giusto imprecando contro qualsiasi dio gli abbia lanciato addosso questa sciagura, piegato in ginocchio sul pavimento in cerca del telecomando della televisione -che quella vipera ha nascosto, se lo sente, se lo sente proprio, perché ieri era lì sul divano e ora non c’è, maledizione, e lui vuole vedere la televisione!- quando l’oggetto dei suoi pensieri -l’altro, non di certo l’agognato telecomando- fa irruzione dalla porta d’ingresso, sbraita un «Lou, Lou! Devi sapere cos’è successo amore!» e poi si fionda su per le scale senza neanche salutare. Harry la odia, la odia e questo sentimento non è certo solo dovuto al fatto che sia la ragazza di Louis -no, un attimo: che cosa? No, certo che no, non è di certo dovuto al fatto che sia la ragazza di Louis, affatto! È solo perché è esuberante, fa la falsa carina e la falsa modesta e gli nasconde il telecomando!, ecco, solo per questo.

Louis e Eleanor stanno insieme da tre mesi. Louis se n’è ritornato un giorno a casa -un giorno dopo quel giorno, che Harry cerca in tutti i modi di cancellarsi dalla testa- e ha detto «Harry, voglio presentarti Eleanor, la mia ragazza», sorridendo come un beota e trascinandosi contro quella ragazza. Quella ragazza che gli ha sorriso, ha fatto la carina e ha baciato Louis sulle labbra. Harry l’ha odiata subito, sia perché era entrata in casa senza il suo permesso che perché stringeva la vita di Louis con enfasi e lo guardava con quegli stupidi occhi luccicanti. Louis ha cominciato ad ignorarlo, da quando c’è Eleanor -e Harry se n’è accorto, assolutamente, e non sono solo le sue inutili paranoie, come dice Liam: è tutto vero, verificabile minuto per minuto.

Prima di tutto, Louis non dorme più con lui. Una volta dormivano sempre insieme; una volta perché ormai sono tempi lontani, perché ora c’è quella lì e Harry ogni tanto è costretto ad andare a dormire da Zayn per non sentirli scopare come conigli. Come secondo punto, Louis di mattina si svegliava sempre dopo di lui, entrava in cucina assonnato, adocchiava la colazione che gli preparava Harry e poi gli sorrideva. Adesso, Louis si sveglia con Eleanor, entra in cucina, poggia su un vassoio quattro pietanze a caso e torna in camera dalla sua amata. Harry la odia, la odia e la odia.

Tornando al presente troveremo Harry a sbuffare come una locomotiva a vapore, stufo marcio di cercare quello stupido telecomando dove evidentemente non c’è. Sente dalla tromba delle scale Louis esclamare un «Tesoro! Che cosa c’è?» e poi Eleanor gracchiare come una cornacchia -c’assomiglia anche, ad una stupida cornacchia, con quei capelli scuri e quel sorriso falso; Harry la odia, la odia e la odia.

Si arrende alla sua ricerca impossibile e decide di andare in cucina: hanno la televisione anche là. Entra, si chiude la porta alle spalle -vuole avere un minimo di preavviso quando la cornacchia scenderà dal suo nido e invaderà il suo spazio personale- e adocchia il telecomando -deo gratias!- sul ripiano della cucina.

In televisione non c’è niente di interessante -com’era ovvio- e Harry sbuffa di nuovo mentre mangiucchia distratto un paio di Haribo rimaste nella ciotola a forma di anatra sul tavolo. Sta riflettendo sul fatto che giusto mezz’ora prima lui e Louis stavano guardando un film, ma che poi Louis ha cominciato a fissarlo, si è alzato e si è barricato in camera. Che diavolo è successo?

Poi comincia a sentire dei rumori; spegne la televisione, curioso -sarà un ladro? Il postino? Un cane che raschia con le zampette contro la porta di casa?-, poi però capisce che quei rumori provengono dal piano di sopra e sono la conseguenza di...

Un urlo interrompe i suoi pensieri. Beh, Harry ha sempre pensato che Louis dovesse essere bravo a letto -ma, insomma, Eleanor sta urlando neanche le avessero appena conficcato qualcosa di molto, molto lungo... oh, beh, forse è meglio andarsene.

Sbuffa di nuovo -ormai è diventata un’abitudine, in questi tre mesi- addenta l’ultima caramella e si sposta in corridoio per prendere la giacca: andrà dai Zayn, di nuovo.

 

A casa di Zayn c’è anche Liam. Harry si butta stremato sul divano nel salotto tra i due amici e mugugna qualche lamentela. Liam lancia un’occhiata interrogativa a Zayn, che si stringe nelle spalle e posa una mano  sulla spalla del riccio con espressione compassionevole.

«Sono a casa» sbotta, senza bisogno di essere incitato con delle domande, le braccia incrociate e le guance gonfie di disapprovazione. Zayn annuisce e Liam sospira.

«Stanno scopando» aggiunge, perché gli sembra fondamentale, in questo momento. E poi «Quella stronza mi ha rubato il telecomando».

Se Niall fosse con lui, in questo momento -e perché non c’è, comunque?- sarebbe scoppiato a ridere e gli avrebbe detto qualcosa come «Sei un idiota, Harry». Invece con lui ci sono Zayn e Liam e sono un po’ più scemi e un po’ più stronzi, perché Zayn dice «Lo stanno facendo col telecomando?» con gli occhi strabuzzati fino all’inverosimile e Liam, in contemporanea, se ne esce con un «Smettila di essere geloso, Harry». Il risultato è che Harry non ha capito praticamente niente delle due frasi, ma sbuffa più sonoramente e dà un pugno sul petto ad entrambi, perché gli sembra giusto.

«Giochiamo un po’?» mugugna poi, ignorando gli sguardi di entrambi che forse si aspettano una risposta. Indica con il mento i joystick della Play Station aggrovigliati sotto il televisore al plasma di Zayn e il mulatto annuisce mentre Liam gli lancia uno sguardo di traverso.

Harry sbuffa, perché è davvero stufo di Eleanor, di Louis, delle loro scopate da criceti in calore e delle uscite brillanti di Liam: lui non è geloso. È solo un po’ possessivo, ecco.

 

Ragazze ragazze sto aggiornando! Perché sto aggiornando? Non lo so, boh, mi sembra un po’ prestino, ma il capitolo era pronto e quindi sto aggiornando, trallallero trallallà! (?)

Penso sia l’unico aggiornamento lampo che avrete, perché i prossimi capitoli voglio postarli in un arco di tempo abbastanza grande da permettermi di avere sempre quello dopo pronto prima di postare -così da non rimanere in crisi da pagina bianca. Avete capito? No, ma tanto mi sono capita io, l’unica cosa che vi serve sapere è che non aggiornerò presto come è successo con la raccolta! Che, per chi non la conoscesse, è questa -pubblicità non-occulta.

Io volevo dire qualcosa su questo capitolo? Beh, ovviamente io non ho niente contro Eleanor -ma Harry sì, evidentemente u.u- e che il suo carattere probabilmente non è come lo dipingo qui, perché è tutto filtrato dalla mente gelosa di Hazza :3 Muble muble... boh, nient’altro da dire! Scappo, perché questo capitolo mi piace, quindi probabilmente è davvero brutto °-°

Ah no ecco, ovviamente vi ringrazio tutte! Chi aggiunge tra preferite/ricordate/seguite, chi legge ma ha le mani impegnate a grattarsi la pancia e quindi non recensisce, e chi recensisce!, perché voi siete davvero importanti, sì :3 Ovviamente rispondo alle recensioni subitissimo, un attimo di riordinare le idee e smetterla di rileggere il capitolo in cerca di errori che sicuramente ci saranno ma che i miei occhietti stanchi non notano!

Sciao belle :D

_ki_


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Capitolo 3
*** Quiet ***


Capitolo secondo - Quiet

 

Harry si accorge che forse Liam potrebbe aver ragione dopo una catena di avvenimenti imbarazzanti, che include una sfuriata davanti a Louis, uno sconvolgente sogno erotico che non riguardava una ragazza e un paio di battiti di troppo del suo cuore causati dal sorriso del suo migliore amico.

È una scoperta nuova, elettrizzante sotto alcuni punti di vista e terrorizzante sotto altri. È tutto un insieme di sensazioni confuse e domande senza risposta, ma di una cosa Harry è assolutamente certo: qualsiasi cosa sia, deve dirla a Louis.

È una mattina di dicembre relativamente calda per gli standard di Londra e Harry se ne va in giro con un cappotto leggero e i capelli scompigliati dal vento. Voleva dire a Louis quello che ha scoperto questa mattina, ma Niall l’ha chiamato in preda ad una crisi isterica e gli ha chiesto di raggiungerlo, perché sta impazzendo -parole sue. E così si trova davanti alla casa del biondo, lo sguardo vago di chi non ha ben chiara l’idea di cosa gli stia capitando e le mani infreddolite.

«Harry! Per fortuna sei qui!» lo accoglie Niall, aprendo la porta di ingresso e sparendo come una furia in qualche anfratto della casa. Harry cerca di seguirlo, notando con un pizzico di disappunto il disordine che regna sovrano in questa casa -ma anche con un po’ di consolazione, perché prima dell’arrivo di Eleanor anche casa sua e di Louis era così, solo che poi è arrivata lei, ha cominciato a comandare a bacchetta e ora la loro cucina profuma e brilla come il culetto di un bambino.

I culi brillano?

«Qual è il problema, Niall?» domanda allora Harry, seguendolo -per l’appunto- nella cucina disastrata. Niall sembra stia per andare in iperventilazione, ha i capelli più scompigliati che mai ed è ancora in boxer -e loro devono andare allo studio di registrazione tra neanche un’ora. L’irlandese balbetta molte parole senza senso, passandosi continuamente le mani tra i capelli, prima di riuscire a formulare una frase di senso compiuto -e non ce la fa neanche tanto bene: «Non lo so, non lo so Harry! Penso sia entrato un ladro!»

Harry -che prima si stava anche lasciando lentamente travolgere dall’ansia dell’amico- a queste parole si ritrova a sospirare. Niall vede ladri entrare in casa sua da -più o meno- quando ha cominciato a vivere da solo. Louis l’ha preso in giro per le prime due o tre settimane, poi tutti hanno smesso di divertirsi alle sue battute e la cosa sembrava essersi acquietata -ma evidentemente si erano sbagliati.

«Tu dici?» chiede, buttando per terra una scatola di biscotti che occupava una sedia e sedendosi con tranquillità. Al contrario, Niall saltella per la cucina come un posseduto.

«Sì, sì, ti dico di sì. Questa mattina mi sono svegliato e la televisione era accesa. E poi sono venuto in cucina, ho cercato il latte e non c’era. E non ci sono neanche le chiavi di casa! È entrato qualcuno, sicuro. Sicuro».

Niall ha cominciato a parlare a vanvera. Biascica ancora qualcosa su un aspirapolvere e sulle sue mutande preferite -e Harry non vuole saperne di più- e poi si lascia andare ad un verso frustrato e si butta su una sedia -schiacciando miseramente il pacco di cereali che vi stanziava pigramente, che scricchiola e protesta debolmente. Sono dei cereali Cheerios, i preferiti di Louis, Harry lo pensa mentre Niall si scompiglia ancora più furiosamente i capelli e addenta un pezzo di pane ripescato da sotto una teiera.

Harry pensa che Niall è un bambino, che ha paura di vivere da solo e che lui in questo momento -se non fosse stato per il biondino- avrebbe già raccontato tutto a Louis e Louis avrebbe mollato Eleanor. E anche che, quando ha lasciato casa questa mattina e si è affacciato nella camera dell’amico, questi dormiva con un pollice in bocca e l’espressione rilassata di un bambino; Harry gli ha lasciato un bacio sulla guancia, prima di uscire di casa, giusto per rendersi conto che , il suo cuore batte forte quando è vicino a Louis.

Vediamo di fare le cose in fretta.

«Allora Niall, le chiavi sono qui» inizia, sporgendosi sul tavolo per pescare le chiavi dentro una tazza vuota, azzurra a pois bianchi. Niall spalanca la bocca, strabuzza gli occhi e pare sul punto di svenire. Harry ghigna con soddisfazione all’esclamazione di giubilo del biondo. «E quello presumo che sia il tuo latte» indica con l’indice un pacchetto bianco conficcato malamente nel lavabo, tra piatti sporchi e uno straccio per pulire. Niall balza in piedi, sgambetta elettrizzato fino al ripiano della cucina e afferra il pacco di latte. È vuoto, ma Niall ha comunque un sorriso raggiante in volto.

«E poi, non pensi che dei ladri ti avrebbero rubato qualcosa di più di un pacco di latte e delle chiavi, se davvero fossero entrati in casa?»

Niall pare pensarci. Si porta una mano al volto, annuisce un paio di volte, si alliscia i capelli e butta il pacco di latte vuoto sul tavolo, in mezzo ad altre mille cianfrusaglie.

«E che mi dici della televisione?» domanda, con voce ancora un po’ incerta e ansiosa, trattenendo il fiato. Harry sospira e si alza in piedi: il suo tempo è ormai finito.

«Ieri sera la stavi guardando e l’hai lasciata accesa» risponde, sicuro di sé, guardandolo da sotto il ciuffo riccio di capelli come a sfidarlo a ribattere. L’irlandese se ne esce con un’esclamazione entusiasta, si batte ridendo una mano in fronte e poi quasi gli corre addosso per abbracciarlo.

«Quindi niente ladri?» si assicura, con il suo sorriso innocente e splendente. Harry ride un po’ -perché racconterà questa cosa ai ragazzi, più tardi, e Niall si pentirà amaramente di aver chiamato lui- e lo spinge via.

«Niente ladri», poi gli fa pat-pat sulla testa, come fosse un cagnolino teneroso. «Vestiti, che è tardi!» esclama, e poi lo saluta.

Mentre cammina gli viene in mente che se ha tempo può ancora tornare a casa e parlare con Louis. Ma poi guarda l’ora nel cellulare.

Oggi pomeriggio, allora.

Tanto Louis non può mica scappare.

 

Undici recensioni. Undici recensioni. Undici recensioni! AAAAAAAHH *sviene*

Ok, seriamente, grazie. Undici recensioni!

Va bene, ho capito, cerchiamo di dare un senso a questo commento finale. Intanto, eccomi qua ragazze, dopo quasi una settimana (oh, non avevo mai aggiornato così tardi :O) con questo capitolo in cui c’è molto Harry e poco Louis. Ma! Harry si accorge (finalmente!) di provare qualcosa per Louis, e gliel’avrebbe anche detto, se non fosse stato per le assurde paure di Niall (ma quaaanto pucci è Niall? **) E ora questa vi sembrerà la solita storia banale, che finirà con Louis e Harry a darci dentro come cavalli in calore (?) e Eleanor a rosicchiarsi le mani come il topolino dolce di... come si chiamava quel bellissimo cartone? Ah, Ratatouille. MUAHAHAH, povere illuse *sguardo assatanato*. No, dai, non andrà così, prometto, primo perché qua interrompe solo Niall, e la mia mezza idea era di far penare Harry facendo interrompere la sua meravigliosa confessione dagli altri ragazzi della band -ma ora vi sto dicendo troppo! Vi basti sapere che non tutto è come sembra (che brutta frase fatta °-°) E secondo, perché non mi piacciono i finali scontati. Preparatevi :3

Ok, ho ciarlato abbastanza, credo sia ora di andare. Ringrazio tutti, senza distinzioni, ma vorrei solo sottolineare quel undici recensioni che mi sta facendo altamente passare la voglia di studiare fisica u.u

Scappo!

_ki_



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Capitolo 4
*** Angry ***


Nel capitolo precedente (perché ve lo sarete anche dimenticato, ormai):

“Mentre cammina gli viene in mente che se ha tempo può ancora tornare a casa e parlare con Louis. Ma poi guarda l’ora nel cellulare.

Oggi pomeriggio, allora.

Tanto Louis non può mica scappare.”

 

Capitolo terzo - Angry

 

Le ultime parole famose, pensa rabbioso Harry mentre esce dallo studio di registrazione, incazzato come un pitbull e irascibile come una donna con le mestruazioni. Sono stati in studio tutta la mattina e tutto il primo pomeriggio, Louis gli ha a malapena rivolto la parola, Liam continuava ad alternare occhiate alla oh-mio-dio-mi-dispiace-Harry-cerca-di-fare-il-bravo con quelle da te-l’avevo-detto-io-che-eri-geloso -Harry ha fatto la grande cazzata di parlare con Liam, già- e poi Louis, appena hanno finito, si è fiondato fuori ed è sparito.

È scappato davvero, il bastardo, si ripete ancora nella mente, mentre incide a grandi falcate la strada poco affollata. Ha lasciato Niall, Liam e Zayn a guardarlo apprensivi e un po’ confusi davanti alle porte dello studio e si è fiondato a casa, perché l’ha assalito l’incredibile voglia di spaccare la faccia a qualcuno e non vuole rovinare quelle dei suoi compagni di band.

Di Louis la rovinerei volentieri, però.

Entra nell’abitazione e si sbatte la porta alle spalle, senza premura. Nessun «Harry! Che cos’hai?» accompagna il rumore del legno che cozza contro l’uscio, nessun «Calmati cazzo Harry, che succede?», né un misero «Va tutto bene?». Segue solo un profondo, stressante silenzio, che fa intendere a Harry l’assoluta mancanza di Louis in casa.

Sarà andato da quella sua fottuta ragazza, pensa rabbioso, salendo le scale e disseminando i vestiti in giro per la casa. Non ne può più di questo stupido ordine che aleggia per la casa e vuole solo poter rimettere tutto come prima -e non sta parlando solo del disordine e della disposizione del cibo nella cucina.

Entra in camera che è rimasto solo in boxer, si butta sul letto con rabbia e sbatte frustrato una mano sul cuscino per cercare di fargli prendere una forma decente. Lancia un’occhiata alla scrivania, dove il computer lampeggia lasciato acceso dalla mattina, quindi si alza, decide che è ancora presto per dormire e fare sogni stupidi sul suo migliore amico e si piazza davanti allo schermo.

Puoi venire da me?” gli arriva il messaggio di Liam, mentre sta trafficando su YouTube in cerca di fan-video su lui e Louis. Pondera un po’ la domanda, passandosi il cellulare distrattamente da una mano all’altra, una penna incastrata tra le labbra e la trama della sedia di legno segnata sulle cosce. Poi risponde positivamente, perché tanto Louis è a scopare con Eleanor e lui non ha niente da fare a casa.

Si fa una doccia, attraversa i corridoi bagnando il pavimento in cerca di un paio di boxer puliti e calpesta i vestiti che ha lasciato per terra, inumidendoli e stropicciandoli. Lancia uno sguardo svogliato alla giacca abbandonata sullo schienale del divano, va in cucina in cerca di qualche caramella, trova la ciotola a forma di anatra arancione vuota e si spazientisce, decidendo di vestirsi velocemente e uscire da quella casa prima di rompere qualcosa a causa del nervosismo -non del tutto giustificato, tra l’altro.

Non si accorge del tempo che ha impiegato a compiere tutte queste azioni tranne quando, sulla porta, si scontra con un Louis appena rientrato, le mani ad aggiustare i capelli sconvolti e il volto sorridente.

«Harry!» esclama, quando si accorge di lui, ed è probabilmente la prima parola che gli ha rivolto in tutta la giornata. Sta ancora sorridendo quando incontra il suo sguardo, ma poi forse si accorge della sua espressione irritata e raddrizza le labbra. Harry non ha più questa gran voglia di uscire, mentre Louis si sfila il cappotto e lo appende, lanciandogli occhiatine curiose. Vorrebbe restare a casa, parlare con Louis, rilassarsi e dimenticare Eleanor, le Haribo finite e Liam con i suoi problemi nei momenti meno adatti. Ma poi “Harry? Ti sei perso?” gli scrive Liam, e allora è costretto a fare un cenno con il capo all’amico e ad aprire la porta per uscire.

Casa di Liam è praticamente attaccata a quella di Zayn -per questo sono sempre insieme- quindi Harry non ci impiega molto a raggiungerla. Quando suona, però, non risponde nessuno. Ogni tanto capita, che Liam si dimentichi di aver invitato qualcuno a casa e se ne esca come niente fosse. È già successo in un paio di occasioni, con Harry; ma, visto che gli aveva appena mandato un messaggio, non lo credeva possibile questa volta.

Si ritrova a sbuffare, spazientito, e si siede sull’unico gradino d’ingresso.

Liam è un coglione, è l’unico pensiero che gli aleggia in testa. Poi decide che lasciarlo solo come una frase libera nella sua mente non è soddisfacente, quindi glielo scrive in un messaggio.

“Perché? Che ho fatto?” ha anche il coraggio di chiedergli Payne, facendo rafforzare nella mente di Harry l’idea che, prima della fine della loro carriera musicale, verrà incriminato per omicidio. O Liam soffre di Alzheimer, o lo fa apposta, o è davvero quel grande imbecille che sembra essere in questo momento.

“Non mi volevi parlare?”

E poi un «Ah cazzo» arriva dalla strada e quando Harry alza lo sguardo dal cellulare si trova Liam davanti, infagottato nel suo cappotto beige pesante perché soffre il freddo e addobbato con una perfetta espressione perplessa/dispiaciuta.

«Beh, me ne ero dimenticato» ammette, stringendosi nelle spalle, facendogli segno di alzarsi per aprire il portone di casa. Arriva dalla direzione della casa di Zayn, quindi Harry può anche capire che se lo sia scordato -e lo pensa con tutta la malizia che ha in corpo, guardando Liam di sottecchi e cercando di scorgere segnali che sia successo qualcosa di importante. In barba a tutti i commenti stupidi che Payne fa su Harry e Louis, ad Harry non sembra proprio che lui sia messo molto diversamente con Zayn. Danielle-ragazza-di-troppo compresa.

«Allora: di cosa si tratta?» chiede il riccio, una volta che l’amico l’ha fatto accomodare sul divano e si è rintanato sotto una pesante coperta azzurrognola. Liam annuisce, si sistema meglio la coperta sulle caviglie e si soffia via un ciuffo di capelli dal viso.

«Ho bisogno di un consiglio per una cosa importantissima» ammette, sorseggiando quella tazza di tè che si è preparato mentre Harry faceva commentini idioti su lui e Zayn.

«Sì, ti ascolto».

E il problema, in realtà, è che è Liam quello a non ascoltare. Per quanto possa apparire come la persona saggia, composta e attenta del gruppo, in realtà è quello che si fa più viaggi mentali di tutti. Basta un solo movimento, basta un soffio di vento o una nota di pianoforte che entri dalla finestra aperta del salotto e Liam è capace di perdere la concezione del tempo, di puntare gli occhi al nulla e smarrirsi nei suoi personali discorsi mentali. E poi ti ignora per minuti interi, dimentica di cosa stava parlando e ha anche il coraggio di chiederti perché sei così irritato.

È ciò che, praticamente, fa adesso; e Harry, che ormai c’ha passato un bel po’ di tempo insieme e ha capito come funziona, si limita a sbuffare e a sistemarsi accuratamente i capelli a lato del viso, mentre attende che gli occhi vacui di quell’idiota di Liam ritornino sul pianeta Terra.

Poi «Beh, comunque, Zayn dice che non dovresti parlare con Louis se non sei sicurissimo di quello che provi. Per non ferirlo, sai» afferma, con quella sua faccia convinta di chi sta proseguendo un discorso che verte a favore della sua tesi. E dopo queste parole ad Harry non resta altro che sospirare, perché comunque è stato lui quello furbo a fidarsi della discrezione di una pettegola come Liam -e poi non poteva proprio sperare che non lo dicesse a Zayn, il suo carissimo più-di-un-BFF.

«Perché sono qui, Liam?» si limita invece a chiedere, perché arrabbiarsi con uno come Liam è inutile e improduttivo come cercare di tagliare una mela con un cucchiaino da caffè.

«Oh, non lo so. Louis e Eleanor stanno di nuovo scopando?»

Harry -davvero- ormai si sta chiedendo se sia più soddisfacente lanciare Payne nel Tamigi e sentire i suoi strilli terrorizzati affievolirsi all’aumentare della corrente che lo trascina verso il fondo o prenderlo a coltellate fino a non sentire più i muscoli delle braccia. Cioè, già è irritato per conto suo: deve aggiungersi anche lui a farlo esplodere?

«Volevi chiedermi un parere su una cosa importantissima» riesce invece a dire, rimanendo addirittura con uno sguardo neutro in volto -deve davvero essere fiero di sé e delle sue capacità di recitazione. Liam annuisce -«Già, infatti: ti stavo dicendo»- e beve ancora un po’ di tè.

«Abbiamo una festa domani, te lo ricordi? I manager vorrebbero che portassi una ragazza».

Harry ci pensa un attimo, mentre cerca di staccare un filo scampato alla trama del bordo della coperta di Liam.

«È questo quello che volevi dirmi?»

«No, no. Ma allora: porti una ragazza?»

«Forse, vedremo».

Liam annuisce e fa ancora un sorso. Si perde giusto un po’ a fissare lo schermo spento della televisione, poi alza il viso di scatto e fa quasi prendere un colpo ad Harry.

«Che c’è?» chiede il riccio, arricciando il naso all’espressione stralunata dell’amico. Questo pare ponderare la domanda, rifarsela un paio di volte nella mente, poi sbuffa aria dalle labbra e gli fa un sorrisetto.

«Sei innamorato di Louis, Harry?»

Harry si prende un attimo per smettere di respirare, distoglie lo sguardo. Si passa una mano tra i capelli e decide di odiare le domande random di Liam.

«Possiamo parlare di altro? Non sono venuto qua per sentirmi fare un discorso da te sull’amore».

Liam annuisce, ci pensa un po’, finisce di bere il tè.

«Ah, lo sai che ho l’ultimo di Assassin’s Creed? Me l’ha regalato una fan. Per far colpo, credo».

«Revelations, sul serio? Proviamolo, ora».

Liam ridacchia un po’, poi si alza per prendere i joystick della Playstation. Giocano per qualcosa come due ore, completamente presi, tra battutine e insulti amichevoli, dimenticandosi -soprattutto Harry- il motivo per cui si trovano insieme. Poi arrivano le sette di sera e il cellulare di Harry squilla.

«Vieni a cenare?» gli chiede la voce piatta di Louis dall’altro capo del telefono. Non ha più quel tono quantomeno amichevole che aveva quando è rientrato a casa, non ha il sorriso sulle labbra -Harry lo capisce dalla voce, se Louis sta sorridendo- e sembra addirittura arrabbiato.

Ehi, piano: qua quello arrabbiato dovrei essere io. È da questa mattina che cerco di parlargli e non ce l’ho ancora fatta.

Nonostante l’irritazione che gli sta di nuovo invadendo le vene, a sentire quel tono così distaccato, Harry sente comunque un anomalo peso sul petto che lo destabilizza completamente e gli fa rispondere un «Certo, arrivo» prima di chiudere il telefono in faccia all’amico. Liam lo sta guardando con espressione interrogativa.

«Ci vediamo domani mattina» mugugna Harry prima di fiondarsi letteralmente fuori dalla porta. Passa il tragitto casa di Liam-casa sua cercando delle parole per esprimere a Louis quello che sente; ma fallisce miseramente. Quando arriva sotto il portone di casa, poi, navigando nelle tasche della sua giacca si accorge di non avere le chiavi.

Poco importa, non farò la mia entrata a sorpresa.

Louis non chiede neanche chi sia quando Harry suona il citofono. Dopo essersi richiuso la porta alle spalle, Harry lo trova in salotto, spaparanzato sul divano, la tavola in cucina ancora completamente spoglia. Harry sa che Louis non sa ancora farsi nemmeno un panino e quindi non fa domande. Si siede accanto a lui sul divano e restano in silenzio, Harry che guarda Louis e Louis che non guarda Harry.

«Ehi».

«Ciao».

«Cosa vuoi mangiare?»

Poi Louis gli scocca un’occhiata distratta, si sporge in basso, naviga con le mani sotto il divano e ne tira fuori il telecomando. E allora «Ecco dov’era!» esclama Harry con l’espressione da pesce lesso, indicando quasi sconcertato l’oggetto nero. Louis lo guarda ancora in silenzio per alcuni secondi e poi, dopo che «Non riuscivo più a trovarlo» ha specificato il più piccolo, semplicemente ride. La risata di Louis è bella, lo è sempre stata; e Harry sa, visto che conosce Louis meglio delle tasche della sua felpa dell’Abercrombie preferita, che quando ride così, quando lo guarda con le guance un po’ arrossate e gli occhi luminosi, Louis l’ha perdonato. Perdonato per quel «Non ti amo», perdonato per il modo vigliacco con cui l’ha evitato nei giorni seguenti a quel discorso, perdonato per non essersi accorto di quello che prova per lui.

Quando Louis finisce di ridere rimangono in silenzio a sorridersi e Louis sembra in grado di ascoltare seriamente il suo discorso. Cioè, è un momento buono.

«Louis, io-» inizia allora Harry, convintissimo, sporgendosi anche un po’, perché non vuole dirlo troppo ad alta voce. Non ha ancora trovato le parole per dire quello che vuole dire, ma sa che è stato un coglione a non rendersene conto prima e si vergogna di farglielo sapere solo ora.

Ma poi il cellulare squilla.

«Hazza, hai dimenticato le chiavi a casa mia» cinguetta Payne dall’altro capo del telefono, con una nota di rimprovero nella voce. E Harry, mentre Louis arriccia le labbra e si alza e si allontana per rispondere alla chiamata di Eleanor, pensa che lo ammazzerà, Liam, prima della fine della loro carriera musicale.

 

Ragazze, cos’è questa cosa? D:

Ho aggiornato tardissimo, ho questa canzone in loop -che non ha senso, davvero, che c’entra con il capitolo?, ma che mi fa molto da gente arrabbiata, da qui il titolo- e il capitolo e lungo e strano. La parte Liam-idiota è l’unica che mi piace, la parte del videogioco -lo ammetto- è nata solo grazie ai suggerimenti di un mio amico, perché io non ho la minima esperienza in fatto di videogiochi e il capitolo non mi piace! (già detto?, beh, è vero). Beh, in sintesi questo capitolo è stato un parto. Le recensioni sono un po’ diminuite, ma io non mi dispero. Voglio aggiornare già il 27, perché è il mio terzo anno su EFP (mannaggia, sono così vecchia?) e quindi prendo due piccioni con una fava e mi faccio perdonare per tutto questo tempo che vi ho fatto aspettare. Volevo anche dirvi che vi voglio bene, che devo ancora cominciare gli infiniti compiti per domani e che vi ringrazio, per preferire/seguire/ricordare e recensire questa storia, che siete meravigliose e che ora mi prendo un ritaglio di tempo per rispondervi, ecco.

Con tanto amore

_ki_

 

 

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