a volte un dono...possibili epiloghi

di artemide82
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** epilogo 1 ***
Capitolo 2: *** epilogo 2 ***
Capitolo 3: *** epilogo 3 ***
Capitolo 4: *** epilogo 4 ***



Capitolo 1
*** epilogo 1 ***


Epilogo 1

 

Epilogo 1

 

La donna avanzava stremata. I passi pesanti e incerti che risuonavano nella via deserta.

 

Finito…era tutto finito.

Voldemort era stato sconfitto.

Harry l’aveva ucciso.

 

Tutti avevano combattuto. L’intero mondo magico aveva vinto la sua paura ed era insorto contro l’Oscuro Signore, affrontandolo, chiamandolo finalmente con il suo nome.

I pensieri della donna risuonavano nella sua mente come l’eco dei suoi passi:

 

Povero, sciocco Tom Riddle. Tutto questo sogno di follia e potere per mascherare il tuo unico, vero obbiettivo: rinnegare la tua parte umana, strappala da te come un cancro trasmesso da quel padre tanto odiato…diventare immortale…quanto invece in questo tuo proposito hai dimostrato le tue fragilità di piccolo uomo…

 

Come tutti quanti.

 

I Mangiamorte…stolte creature che si sono resi schiavi del nulla per una luce di potere solo riflessa…briciole…per tenerli in tuo potere.

Molti si sono semplicemente arresi, o hanno tradito quando si sono resi conto che Voldemort ormai stava per capitolare.

Altri no…altri ci credevano davvero alle assurde tavolette sulla superiorità del sangue, sull’epurazione… e sono morti.

Come Bellatrix…ma per lei è stato diverso…lei VOLEVA credere.

Donna innamorata.

 

Harry ha ucciso anche lei.

Ha vendicato Sirius.

Ma non credo che questo lenirà il dolore. Se mai lo farà sarà l’ebbrezza di un momento.

Purtroppo per lui se ne accorgerà presto.

 

Harry, Harry…che destino crudele il tuo.

Tante responsabilità in un animo ancora così fragile.

 

Non sarai mai felice, Harry. Non sarai mai nemmeno sereno.

 

Parlo per esperienza personale.

 

Nessuno di noi lo sarà più. Le nostre anime sono troppo sporche.

 

Ed io…sono così stanca.

Tutti sono a festeggiare per le strade stanotte, ed io voglio solo essere sola.

Voglio stare da sola ad invidiare chi è morto.

 

Perché non riesco a credere che una radiosa alba di un radioso futuro sorgerà domattina.

 

La pioggia cominciò a scrosciare copiosa, grosse gocce che ammaccavano il corpo.

La donna arrestò i suoi passi alzando gli occhi verso il cielo giallo della notte di Londra.

 

Lasciò che la pioggia le lavasse il viso pallido e tirato, scosse appena la testa perché il cappuccio del lungo mantello che indossava scivolasse all’indietro liberando i capelli spettinati. Sporchi.

 

Cercò di trarre un respiro profondo ma nessuna brezza fresca entrò in lei purificandola.

 

Cercare una catarsi…una catarsi impossibile

 

 Le lacrime cominciarono a scendere copiose sul suo viso. Le sentiva bollenti sul viso bagnato di pioggia.

 

Un grido: penetrante, lacerante, di animale ferito, mentre una bianca luce si irradiava da lei illuminando per un lungo attimo il vicolo buio e deserto.

 

Crollò a terra, continuando a piangere e singhiozzare.

 

Finalmente…finalmente riusciva a piangere. A levarsi di dosso quella tetra rassegnazione, ad urlare il suo dolore, la sua rabbia. A cercare una speranza cui aggrapparsi per tornare a vivere.

 

Restò a  lungo a piangere sulla strada bagnata, poi i singhiozzi lentamente si placarono.

E fu silenzio.

 

Solo allora la figura ammantata di nero si mosse. Aveva assistito a tutta la scena. Attendendo il momento giusto.

 

I suoi passi  sicuri raggiunsero lentamente quel corpo immobile sotto la pioggia.

Poi, facendosi forza, Severus Piton alzò gli occhi per guardare il volto della donna che amava.

 

Era smagrita, pallida, sporca, due profondi cerchi viola le segnavano gli occhi.

Probabilmente anche lui aveva questo aspetto, ma i suoi occhi erano accesi da una ferma determinazione.

 

La donna si era accorta che qualcuno le si era fatto vicino. Ma non se ne curò.

Restò semplicemente immobile, gli occhi chiusi, mentre il suo corpo tremava per il freddo.

 

Due parole appena mormorate, niente più che un sussurro nella notte coperto dallo scrosciare della pioggia sulle lamiere, e cassandra sentì una sensazione nota: un bruciante dolore al suo fianco sinistro.

 

Aprì lentamente gli occhi guardando incredula e disperata il volto pallido e sporco di sangue di quell’uomo chino su di lei.

 

-         Andiamo…

Le disse semplicemente prendendola in braccio ed incamminandosi verso la fine del vicolo.

Cassandra si sorresse alle sue spalle, posando una mano alla nuca di severus, nascose il viso sul suo collo e silenziosamente ricominciò a piangere, mentre lui la stringeva più forte.

 

Portandola via.

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Capitolo 2
*** epilogo 2 ***


Severus Piton entrò sbattendo violentemente la porta dell’ufficio di Silente, quasi di corsa, un’ espressione feroce sul volto

Un altro epilogo, sicuramente diverso dal precedente, e un po’ più…oscuro. In qualche modo devo dire che si è scritto da solo, ho immaginato una situazione, ma non avevo idea di come si sarebbe potuta concludere…poi le parole sono uscite da sole.

Da questo traspare sicuramente una parte di me, perché ho cercato di immedesimarmi in Cassandra il più possibile…quando l’abnegazione cessa, quando dici:ora basta.

Non so a quanti potrà piacere, spero comunque che vi diverta.

È ambientato qualche mese dopo la fine del mio racconto.

Fatemi sapere, please!

Sara

 

 

 

 

Severus Piton entrò sbattendo violentemente la porta dell’ufficio di Silente, un’ espressione feroce sul volto

-         E’ vero? – gridò

Silente alzò su di lui due occhi stanchi e preoccupati

-         Temo di si, Severus.

-         Che cosa pensate di fare?

-         Non possiamo fare niente, lo sai bene. Ma ricordati che Voldemort non ha potere su Cassandra

-         Se non ha potere – sibilò Piton – come hanno fatto i Mangiamorte a catturarla?

-         Hanno aspettato che fosse molto provata. L’anno presa di ritorno da un viaggio ad Azkaban. Ma ho piena fiducia in lei, sulla sua volontà

Piton sbatté la mano sul tavolo

-         Di’ un po’, l’hai incontrata ultimamente, l’hai guardata negli occhi?

-         No, non ho avuto il piacere d’incontrarla, ma non avresti dovuto neanche tu, Severus

-         Non puoi togliermi anche questo! Non puoi impedirmi, di guardarla da lontano, di preoccuparmi per lei, visto che tu non lo fai! Vuoi sapere cosa ho visto? Lei è morta.  Tu l’hai uccisa! Non c’era più niente nei suoi occhi l’ultima volta che l’ho vista! Non può farcela… Devo andare a prenderla. – concluse avviandosi verso la porta

-         Severus, te lo proibisco!

Piton si voltò di scatto

-         Lei è mia! Hai capito, mia! E andrei fino all’inferno per riprendermela! Lei è stata l’unica cosa che veramente mi appartenesse nella mia vita…e tu me l’hai tolta! L’unica cosa che mi ha permesso di ubbidire hai tuoi ordini sono state le tue rassicurazioni sulla sua sicurezza. È dov’è tutto questo adesso, Silente? Dove sono le tue rassicurazioni? Che ne è della mia promessa, adesso? Io andrò, e tu non potrai fermarmi.

-         Va’ allora. – disse il vecchio mago.

Ma l’altro si era gia sbattuto la porta alle spalle. A Silente non restò altro che abbandonarsi ad un sospiro compiaciuto, sperando che Severus non fallisse, che rimediasse a quella sua imperdonabile leggerezza.

 

 

Altrove…

 

Cassandra giaceva su un pavimento di fredda pietra: era esausta, dolorante.

Non li aveva sentiti arrivare. Le erano piombati addosso d’improvviso…tre, quattro, non sapeva dirlo con certezza. Tornava da Azkaban, la sua mente come spenta pur di cercare di non pensare, di non pensare a cosa aveva visto in quelle teste, tra quelle mura…di non pensare a quello che era diventata la sua vita in quegli ultimi mesi.

 Dovevano averla seguita per giorni, non c’era altra spiegazione, dovevano averlo pianificato con cura: un colpo alla testa ed era svenuta. Per un attimo aveva pensato di essere stata sorpresa da dei balordi babbani…sarebbe stato il colmo…ma quando aveva ripreso i sensi si era accorta che quella stanza non aveva niente di babbano: quella specie di segreta in cui l’avevano gettata era in puro stile mago, o meglio…mago oscuro. Avevano anche avuto l’accortezza di non usare incantesimi su di lei, dovevano aver avuto ordini precisi, a pensarci bene era stato geniale: aspettare che fosse così esaurita da poterla cogliere di sorpresa, e farle perdere conoscenza in modo che non potesse reagire.

Tanto di cappello al Signore Oscuro!

Cercò di tirarsi faticosamente in piedi, dovette appoggiarsi al muro, ma non ce la faceva a tirarsi su, non ancora. Non sapeva se le avessero dato qualcosa…no…non avrebbe funzionato una volta  sveglia, o almeno se lo augurava. In realtà la sua mente era stanca ed il suo corpo distrutto, non riuscivano più a badare l’uno all’altro… “mens sana in corpore sano”…quasi le scappava da ridere. Buon segno, la mente era più lucida adesso di quanto lo fosse stata negli ultimi tempi e l’ironia l’aiutava, se la sua volontà restava salda forse almeno la sua difesa magica avrebbe funzionato, anche se per ora non avrebbe avuto le forze per attaccare…sperava che la tenessero in quella specie di sotterraneo per un bel po’. Doveva riposare, riacquistare le forze…ma temeva che Voldemort lo intuisse questo…no, non le avrebbe lasciato questo vantaggio. Qualsiasi cosa volesse da lei.

La porta si aprì con un suono pesante che riecheggiò nei freddi sotterranei. Cassandra alzò gli occhi sul suo carceriere con un sorrisetto cinico ed uno sguardo di puro e divertito odio. Il sorriso si allargò ulteriormente quando riconobbe la flaccida e patetica figura che aveva davanti: Codaliscia.

Il sorcio si sentì gelare: fece un salto indietro emettendo un suono che assomigliava ad uno squittio. Forse non si aspettava di trovarla sveglia, o forse aveva solo una gigantesca paura di lei. Non provò a sondare la sua mente, era una persona inutile, e voleva preservare quelle poche energie che le restavano.

Trovò la forza di alzarsi e di rimanere in piedi senza barcollare.

Si avviò verso la porta con passo lento ed un po’ incerto , ma le spalle erette, la testa alta. Al suo passaggio Codaliscia si schiaccio contro la porta,ma poi chissà dove trovò la forza di scortarla lungo i corridoi, ad un certo punto cercò di afferrarla per il braccio, forse per farla accelerare, una sola occhiata di Cassandra lo costrinse immediatamente a desistere dal suo intento.

Le porte si aprirono in un grande salone in pietra, completamente spoglio, le torce che ardevano lungo le pareti rischiarando l’ambiente. Il signore oscuro era là, seduto su quello che non poteva definirsi in altro modo se non trono.

-         ah, Codaliscia, vedo che hai introdotto qui la nostra ospite… - disse Voldemort con quella sua voce bassa e sibilante – spero che le tue maniere non siano state troppo rudi. Và, ora.

Il sorcio sgusciò via, lasciandoli soli.

-         Ti vedo provata Cassandra, prego accomodati – disse poi rivolto a lei facendo apparire una sedia.

La donna prese posto di fronte a  Lord Voldemort

Lui la osservò a lungo con quei suoi gelidi occhi rossi prima di tornare a parlare

-         come è ironico il destino a volte…una creatura così potente ridotta in questo stato…

Cassandra pensò che lui aveva vagato anni ridotto in uno stato ben peggiore del suo, ma si limitò a continuare a guardarlo, la mente ben chiusa, l’espressione indecifrabile.

-         oh, se ti fossi unita a me. Quante cose avremmo potuto fare tu ed io. Ma sei ancora in tempo, riprenderai le forze. Unisciti a me, adesso, non vedi come ti ha ridotto Silente?

-         Quello che mi ha ridotto così – si decise a rispondere – è stato vagare nelle menti e tra i ricordi dei tuoi seguaci, Voldemort. Non credo che compiendo io stessa quelle azioni la mia situazione sarebbe stata migliore…

-         Questo perché hai ricevuto un’educazione sbagliata: se avessi accarezzato e coltivato la tua ambizione, la tua sete di potere, il tuo desiderio di vendetta per quello che i tuoi parenti ti avevano fatto saresti stata incredibilmente potente. Non esistono il bene ed il male, Cassandra, esiste solo il potere e chi è troppo debole per cercarlo. – una pausa e poi - Tua madre era una di noi…

-         Mi ha madre ha fatto le sue scelte, io ho fatto le mie.

-         Quindi questo è un no?

-         E’ un no. – confermò lei con voce calma, continuando a fissarlo

-         Secondo me devi pensarci ancora un po’. Ti sarà chiaro vero che non ti lascerò uscire di qui: o con me, o la morte…

-         Hai intenzione di sfidarmi a duello? Sai che bello un duello di magia tra due maghi che non possono morire…

Il Signore Oscuro la omaggiò di un sorriso terrificante mentre rispondeva

-         Ma tu puoi morire, Cassandra:  se lo desideri, e ti giuro…che potresti arrivare a farlo, o con altri mezzi. Credo che non ti ucciderei con la magia…se dovessi scegliere credo che trafiggerei il tuo cuore con un pugnale…vorrei sentirlo penetrare lentamente nella tua carne mentre il tuo corpo, e tu con lui, vi abbandonate dolcemente alla morte. Che grande atto d’amore sarebbe, non è vero Cassandra? Chi avrà il coraggio di dire dopo questo che il Signore Oscuro non può amare… - fece una piccola pausa continuando a guardarla negli occhi.

Aveva un potere sottile Voldemort, subdolo, affascinante in qualche modo, non si stupiva che tanti avessero ceduto. Forse, si disse, se avesse potuto parlarle qualche anno prima…ma non adesso, adesso era troppo tardi. Lui riprese a parlare:

-         Credo che per te sia meglio riflettere ancora un po’ su questa scelta. Ovviamente dovrò prendere delle precauzioni. Credo che fiaccare il tuo corpo sia il metodo più semplice e fruttuoso, vista la situazione. E visto che questo sembra essere il tuo punto debole… niente magia contro di te, dolce Cassandra, i babbani sono ingegnosi a volte, nelle loro limitate capacità e nella loro limitata fantasia…credo che ti darò a McNair: boia di professione per puro e autentico diletto. Chissà cosa ti farà…avrei preferito qualcosa di più elegante e di classe per te, e forse di anche più morboso e terribile, ma sfortunatamente Lucius non è con noi in questo periodo.

In quel momento la porta si aprì di scatto ed un uomo fece il suo ingresso rispettoso eppure deciso, scagliando lontano con un colpo di bacchetta Codaliscia che evidentemente aveva cercato di opporsi a quella intrusione, sibilandogli appena

-         scansati pezzente

Il signore oscuro alzò la testa con lo scatto di un serpente in direzione dell’inopportuno visitatore, ma quando le sue iridi rosse misero a fuoco la figura che avanzava verso di lui tutta la sua rabbia sembrò placarsi.

Cassandra non si era voltata, imperterrita continuava a fissare la figura mostruosa che aveva di fronte.

-         Severus – disse con aria compiaciuta – sei venuto ad unirti al nostro simposio?

A quel nome Cassandra ebbe un fremito subito soppresso, sperando che Voldemort non se ne fosse accorto, ma lui non la guardava in quel momento.

Piton la superò senza guardarla, inginocchiandosi velocemente, la testa alta

-         mio signore…

-         Dimmi, Severus, cosa ti spinge a questa intrusione?

-         Ho saputo che l’avete catturata, mio Signore, volevo sincerarmene

-         Come puoi vedere tu stesso, è qui. Stavamo amabilmente discorrendo del suo futuro. E delle sue prossime ore in nostra compagnia, stavo pensando a McNair per farle da cavaliere, ma tu che dici, Severus, hai un’idea migliore?

-         Mio Signore, datela a me. Vanto un diritto su di lei

Il signore oscuro sorrise

-         So quanto la odi, Severus, quanto odio represso porti verso questa dolce fanciulla…bene, e sia. È tua. Dovrai fare in modo di esaurirla, di fiaccarle corpo e mente perché non possa usare i suoi poteri. Una volta eri uno dei migliori, così subdolo e crudele…sarà un piacere vederti di nuovo all’opera.

-         Grazie, mio signore, non vi deluderò.

-         te la lascio, allora. Prendila pure

Piton fece un gesto veloce con la testa, poi si voltò di scatto verso di lei, gli occhi freddi, il volto duro.

-         Andiamo – le disse rabbioso afferrandola per un braccio e sollevandola sgarbatamente, poi, sempre tenendola ben salda la trascinò via.

Non la lasciò finche non furono nella cella, la scagliò lontano con forza, facendola cadere a terra, la donna emise un gemito di dolore, l’uomo si chiuse la porta alle spalle, rendendola imperscrutabile con un colpo di bacchetta.

Cassandra restò a terra, fissandolo, incapace di dire niente di fronte a quella espressione feroce che ancora segnava quel viso, di fronte al suo respiro pesante che ne sottolineava la tremenda collera. In qualche modo si era aspettata che una volta sola con lui avrebbe smesso quella maschera, ma non era stato così, ed ora lei riusciva solo a rivolgergli uno sguardo confuso ed intimorito: temeva più lui di Voldemort.

Severus fece un passo e la colpì violentemente al volto, lei gridò, ma non reagì, sollevò verso di lui due occhi terrorizzati e imploranti. Questo sembrò indignarlo ancora di più, le fu di novo addosso e continuò a colpirla ancora con inaudita ferocia, con la violenza di un animale.

La donna cercava di ripararsi da quei colpi violenti, gridava e piangeva

Lui si fermò per riprendere fiato

-         basta, ti prego, basta

mormorò lei, tra le lacrime. Lui gridò, completamente impazzito, la afferrò per le braccia e la sbatté al muro, afferrandola alla gola

-         da quando implori?– le sibilò omicida

E Cassandra capì, capì perché le stava facendo questo. Cercava una sua reazione. Ma il solo fatto che fosse lì la annientava completamente, lo guardava, ed il dolore di averlo dovuto lasciare, represso e schiacciato fino ad allora, tornava prepotentemente in superficie. Non riusciva ad odiarlo, adesso, riusciva solo ad amarlo.

La mano di lui si schiuse dalla sua gola, restarono immobili a guardarsi, poi lei con uno scatto balzò in avanti e lo abbracciò, affondando il viso nel suo collo, piangendo disperatamente.

L’uomo restò immobile, socchiudendo solo per un attimo gli occhi, per cercare di dominarsi. Poi la staccò con forza da sé, spingendola lontano ed urlandole:

-         Non mi servi così! non ti voglio così! Diventi come tutte le altre, ed io non provo nulla, nulla!

E se ne andò, sbattendo la porta. Lasciandola a terra, distrutta, mentre cercava di riprendere il controllo di sé, di ritrovarsi in qualche modo.

 

Il corpo le faceva un male del diavolo, e l’aver dormito su quel nudo pavimento di pietra non l’aveva certo aiutata. Fissava il soffitto, il respiro regolare, forse appena un po’ pesante. Il volto era serio, con quella espressione degli occhi e delle labbra che preannunciava tempesta. Passato lo smarrimento iniziale, lasciata sola a sé stessa, la “cura” di Severus cominciava lentamente a fare effetto. L’avevano ferita soprattutto le sue parole finali: “non provo nulla, nulla!”, voleva giocare la parte dell’indifferente con lei? Bene, avrebbe atteso, sarebbe stata pronta a riceverlo…oh, antica rabbia, antica passione…la sentiva farsi strada, crescere di nuovo in lei…Voldemort si sbagliava, non era il corpo, né la mente il fulcro dei suoi poteri: era il ventre il luogo dove covavano le sue emozioni, si concentravano ed esplodevano…ma presto lo avrebbe imparato.

La porta della cella si aprì lentamente, lo spicchio di luce che ne filtrava la investì in pieno. Voltò lentamente la testa, la sagoma nera che vi si stagliava era inconfondibile, gli rivolse un occhiata crudele, un sorriso agghiacciante

-         Adesso va meglio. – disse Severus entrando e chiudendosi la porta alle spalle

Anche lei si alzò, ignorando il dolore, e restò in piedi a fronteggiarlo, l’uomo le si avvicinò, sospingendola lentamente alla parete, appoggiò le mani al muro ai lati della sua testa, intrappolandola, e guardandola negli occhi con la stessa espressione perversa che lei gli rivolgeva.

-         tra quanto sarai pronta? – le chiese

-         poco – sussurrò lei, inarcando il bacino verso quello di Piton

-         Cosa hai intenzione di fare? Restare qui, magari come mia schiava, o scappare e tornare da Silente?

Lei lo guardò con uno strano sorriso mentre il corpo di lui le si premeva addosso, poi chiese

-         A chi va la tua fedeltà, Severus?

Lui la guardò per un lungo momento prima di rispondere

-         a nessuno, oramai. – una pausa, mentre continuava a sondarla con lo sguardo -Tu cosa vuoi?

-         Sangue – fu la sua agghiacciante risposta

-         Di chi? – chiese lui, pronto a darle ogni cosa mentre le mani di lei gli risalivano lente la schiena

-         Di Voldemort… e di Silente, questo mi basta, e che quelli che resteranno si uccidano pure a vicenda, non mi interessa…questa guerra non è più nostra…ora è solo un fatto personale.

Lui alzò l’angolo della bocca in un tetro sorriso, mentre i suoi occhi neri brillavano

-         Lo avrai – disse sulle sue labbra prima di baciarla.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** epilogo 3 ***


L’uomo riverso a terra aveva gli occhi spalancati a guardare il cielo

L’uomo riverso a terra aveva gli occhi spalancati a guardare il cielo.

Lo fissavano senza vederlo.

Il dolore per le ferite riportate si stava facendo più tenue, scivolava via da lui come la vita.

 

Forse era giusto.

La giusta fine per la sua anima macchiata di troppe colpe.

Con la morte otteneva infine una redenzione.

Ma solo ai suoi occhi, perché nessuno avrebbe mai saputo la verità.

 

Con lui, quella notte, moriva solo un Mangiamorte, il peggiore di tutti.

Colui che aveva ingannato, tradito e ucciso Silente.

 

Potter non avrebbe  mai saputo che era solo il sacrificio di Severus Piton che gli aveva permesso di uccidere Voldemort, di porre fine alla guerra.

 

E comunque non l’avrebbe mai potuto accettare: era tanto più facile incolpare lui che ammettere le proprie colpe.

 

Odiare lui sembrava fosse stato sempre più facile per tutti.

 

Nessuno mai aveva provato a capirlo, e non era difficile capire perché.

Lui non lo avrebbe mai permesso a nessuno.

 

I suoi segreti, i suoi pensieri, le sue emozioni, morivano con lui.

Stanotte.

 

Era davvero giunto il momento.

Non sentiva paura, anche i suoi rimorsi parevano averlo abbandonato.

Quello che sentiva adesso era solo un unico rimpianto. Una sola, umana debolezza: la follia di un ultimo desiderio che sarebbe rimasto inappagato

Vedere i suoi occhi ancora una volta…

 

 

 

Cassandra alzò la testa di scatto. Fissando il volto sorpreso di Misia senza vederlo.

Gli occhi sbarrati.

 

Lo sentiva, adesso. Finalmente, dopo mesi di silenzio, sentiva la sua presenza.

E sentì anche qualcos’altro…

 

Ogni suo pensiero si annullò mentre scattava in piedi rovesciando la sedia.

 

“concentrati…concentrati…”

Si disse serrando i pugni e conficcandosi le unghie nei palmi delle mani.

 

D’ improvviso aprì gli occhi, fece un mazzo giro su sé stessa e con un sonoro  “crack” si smaterializzò.

Lasciando nella stanza solo l’amica che non aveva osato proferir parola, il volto pallido e spaventato.

 

 

 

Un colpo secco spezzò il silenzio di quell’angolo di strada in cui Severus giaceva a terra.

 Solo.

 

L’uomo lo sentì, ma non aveva più forza ormai per combattere, né per fare altro.

Eppure quella figura indistinta che adesso si chinava su di lui per osservarlo…Cassandra…

 

-         non ci provare nemmeno, a morire, Severus.

Gli disse, il volto pallido, la voce dura, mentre si inginocchiava levando la bacchetta su di lui.

 

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Capitolo 4
*** epilogo 4 ***


La ragazza correva per i corridoi del San Mungo col fiato in gola, non poteva, non voleva crederci

La ragazza correva per i corridoi del San Mungo col fiato in gola, non poteva, non voleva crederci!

Si abbatté come una furia sulla porta a vetri chiusa che delimitava il reparto.

Un guaritore alzò la testa di scatto spaventato da quel furioso bussare, ma quando riconobbe la donna che con occhi disperati lo pregava di entrare si alzò di corsa. Quella era sua sorella, e l’aveva fatta chiamare lui.

-         Misia… - disse lui afferrandola alle spalle e cercando gli occhi della donna che vagavano disperatamente oltre la sua imponente figura.

-         Emmanuel…togliti, o giuro che ti schianto!

-         Misia, aspetta.

-         Dov’è? – gridò la donna mentre le lacrime si affacciavano dai suoi occhi verdi

-         Misia, è bene che tu sia preparata – l’uomo le parlava dolcemente, era un guaritore esperto, e lavorando in quel reparto aveva imparato a controllare e sedare gli eccessi di collera.

La ragazza si calmo di botto, guardando il fratello negli occhi

-         sta così male? Devo parlarci…Emmanuel, ti prego

-         Non so neanche se ti riconoscerebbe, Misia.

-         devo tentare…

L’uomo le fece strada verso un corridoio vuoto e silenzioso, fino ad una porticina bianca, poi le fece cenno di guardare oltre il vetro.

Quello che la donna vide sarebbe rimasto impresso per sempre dentro di lei, affacciandosi continuamente nei suoi incubi negli anni a venire.

Una donna alta, i capelli scomposti, lo sguardo stravolto, gridava il suo dolore e la sua rabbia al centro della stanza lanciando potenti incantesimi a mani nude che si abbattevano sulle pareti  facendole tremare debolmente mentre venivano assorbiti da quella camera di massima sicurezza

-         Cassandra…

Mormorò la donna riconoscendola, mentre cominciava a piangere

-         da quanto tempo è qui?

-         Due giorni, appena l’ho riconosciuta ti ho chiamata. Da quanto non la vedevi?

-         Io…quattro giorni…Ma che cosa l’ha colpita? Perché è in quello stato?...che cosa ha fatto?

Emmanuel non rispose subito, prese un lungo sospiro prima di confessare

-         Ha cercato di uccidere Harry Potter

Gli occhi gonfi di sua sorella si abbatterono su di lui

-         che cosa? – non riusciva a crederci.

-         Non riusciamo a spiegarcelo. Cosa è successo l’ultima volta che vi siete viste?

 

Misia ripensò a quella sera. Erano sole a casa, sedute l’una di fronte all’altra, lei cercava di parlare, di tenere su il morale dell’amica, ma era impossibile. Cassandra non era stata più la stessa da quando aveva saputo che Piton aveva ucciso Silente.

Era in quello stato di prostrazione da mesi ormai, tutti credevano che fosse per la morte del vecchio mago, ma Artemisia intuiva che non era solo per questo…la notizia l’aveva sconvolta, ma non solo per la morte di Albus, quanto per l’identità del suo assassino.

Cassandra amava Severus Piton, dai tempi della scuola, e l’amica aveva capito, pur senza averne mai avuto conferma, che tra loro era nato qualcosa da qualche tempo.

Perciò taceva, e semplicemente cercava di starle vicina.

Quella sera, d’improvviso, Cassandra aveva lanciato un urlo soffocato, tenendosi il fianco sinistro, l’amica l’aveva vista restare un lungo momento immobile, gli occhi spalancati sul nulla.

Misia si era alzata, ma prima che potesse raggiungerla l’altra era scattata in piedi e dirigendosi di corsa verso lo specchio aveva preso a strapparsi letteralmente i vestiti di dosso. Lei l’aveva seguita, silenziosa e spaventata, poi l’aveva vista fermarsi osservando qualcosa, lì, sul suo fianco.

-         eih…che c’è? – le aveva chiesto allora cautamente, avvicinandosi

Cassandra aveva alzato gli occhi su di lei, non avrebbe mai potuto dimenticare quello sguardo: un misto di sollievo, timore, rabbia.

-         Il bacio…

Aveva detto semplicemente Cassandra in un soffio, mostrando all’amica la sua carne su cui spiccava pulsante e tremendo un segno che Misia, pur non avendolo mai visto prima, riconobbe immediatamente per averlo studiato sui suoi testi.

Si bloccò di colpo, mentre l’orrore la pervadeva

-         chi ti ha fatto questo? – riuscì a chiedere con voce tremante, gli occhi dell’amica si posarono sui suoi e lei fu certa della risposta. Una rabbia incredibile si impossessò di lei

-         Quello è uno “stigma corruptelae”[1] – quasi gridò – come hai potuto accettare un tale segno, un tale maleficio sulla tua pelle! L’hai studiato anche tu! È il marchio con cui i maghi oscuri segnavano le babbane nel medioevo, per ridurle loro schiave, fingendosi demoni e illudendole di averle rese streghe! Hai ceduto l’arbitrio della tua vita e della tua morte a qualcun altro! Sei completamente impazzita? Hai lasciato che Piton ti marchiasse?

-         Devo andare – disse Cassandra che non aveva ascoltato una sola parola del suo sfogo, afferrando il mantello e preparandosi ad uscire

-         Lui ti chiama e tu corri da lui? Ha ucciso Silente! Come puoi fidarti? Ti consegnerà a Voldemort! – le gridò frapponendosi tra lei e la porta

-         Sta zitta! – urlò Cassandra fuori controllo – io devo andare! Devo vederlo, devo sapere! – poi la sua voce tornò calma e sicura mentre aggiungeva - E se veramente mi ha mentito...si pentirà di avermi condotto a sé questa notte… perché giuro che io lo ucciderò.

A questo punto non le era restato altro da fare se non scostarsi e lasciarla andare.

 

-         Misia? – la voce di Emmanuel la fece sussultare, osservò quegli occhi identici ai suoi per un lungo momento “perdonami, ma non posso dirti la verità, fratellone” pensò tristemente

-         Fammi parlare con lei.

-         È pericoloso…

-         Me ne frego, non mi farà niente, e comunque ti sollevo da ogni responsabilità

L’uomo guardò la minuta figura che gli stava davanti, sospirando, non avrebbe cambiato idea, la conosceva troppo bene.

-         d’accordo. Tira fuori la bacchetta, e stai pronta a schiantarla

Misia si voltò di scatto

-         funziona?

-         Per un attimo si, giusto il tempo di tirarti fuori e chiudere la porta.

-         Ok apri. – gli disse, sudando.

 

Emmanuel obbedì.

Cassandra si voltò di scatto, gli occhi iniettati di sangue, a vedere chi avesse osato interromperla, ma quando i suoi occhi si posarono sulla donna appena entrata tutto il suo corpo parve rilassarsi, e cadde in ginocchio, singhiozzando.

Misia si precipitò su di lei, abbracciandola.

-         Cassi, che è successo? – le chiese accarezzandole i capelli

L’amica alzò gli occhi guardandola, uno sguardo così pieno di dolore da risultare stravolto, ma dietro il quale era ancora possibile riconoscerla, trovare la sua lucidità. Cassandra non era impazzita…non del tutto…non ancora…

-         dov’è Severus? – tentò ancora

Cassandra alzò gli occhi al cielo, mentre le lacrime ancora le rigavano il volto, e rise. Una risata folle, agghiacciante.

Poi tornò a guardare l’altra

-         è innocente, sai?

Misia, restò perplessa, e con infinita delicatezza provò a farle notare

-         Cassandra, lui l’ha ucciso, ricordi? Questo lo sappiamo con certezza

-         Lo so… - rispose mentre le sue mani tremavano – ma era nei piani…nei piani di Silente

Non seppe spiegarsi il perché, ma Artemisia non dubitò neanche un momento di quelle parole

-         Ne sei sicura?

-         Oh, si. Ne ho le prove. Per questo mi ha chiamata. Per consegnarmi le prove che Silente aveva preparato perché potessi scagionarlo, una volta finita la guerra…e stare insieme, sai?

“fantastico” pensò per un attimo Misia, prima di rendersi conto che c’erano delle note stonate, il fatto che si trovassero in quella situazione, tanto per fare un esempio…il fatto che lei avesse cercato di…i suoi pensieri si bloccarono, ed il suo sguardo, terrorizzato, si inchiodò in quello scuro dell’altra

-         Cassandra…- chiese tremando – perché hai cercato di uccidere Harry Potter?

-         Quello stupido ragazzino…-mormorò piano, sorridendo e ravviandosi i capelli dal viso – l’ha trovato, sai? Alla fine …ho cercato di spiegargli…ma lui è troppo stupido per capire…e troppo accecato dall’odio…non ha voluto sentir ragioni…Severus non poteva toccare l’eletto, o nessuno avrebbe potuto fermare Voldemort, e tutti i nostri sforzi… i nostri sacrifici, sarebbero stati vani…Severus ha sempre cercato di proteggerlo…e Harry Potter invece…l’ha ucciso.

 

 

[1] letteralmente “il marchio infamante della perdizione”

 

 

 

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