xxFrammenti dell'animaxx

di DreamWriter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 19: *** Capitolo XVIII ***
Capitolo 20: *** Capitolo XIX ***
Capitolo 21: *** Capitolo XX ***
Capitolo 22: *** Capitolo XXI ***
Capitolo 23: *** Capitolo XXII ***
Capitolo 24: *** Capitolo XXIII ***
Capitolo 25: *** Capitolo XXIV ***
Capitolo 26: *** Capitolo XXV ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Georgia, Alex e Sally sono amici fin dalla nascita. Quando Georgia a 16 anni è costretta a trasferirsi in un’altra città a causa del lavoro del padre capisce che il suo sentimento segreto nei confronti di Alex non potrà avere più futuro.
La vita della ragazza scorrerà lenta e desolata rivolta col pensiero ad Alex. Gli unici momenti gioiosi sono quelli trascorsi leggendo le lettere che l’amico le scrive. Quando la corrispondenza si interrompe bruscamente Georgia cade nella disperazione senza sapere perché Alex non risponde più. Finché non la raggiunge la notizia della terribile disgrazia in cui l’amico è stato coinvolto.
Georgia, ormai adulta, torna nel suo vecchio paese, incontrando Josh, il figlio avuto da Alex in giovanissima età…

“Josh noi non possiamo…” cercai di mettere un paletto ai miei sentimenti. “Nessuno ci impedisce di amare” insistette Josh. “È la mia età che me lo impedisce” risposi. “Ascoltami Georgia: l’amore non è uno stupido numero!” mi sussurrò Josh guardandomi con quei suoi accesi occhi azzurri.

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Frammenti dell'anima

Alex e Sally mi guardarono con gli occhi pieni di lacrime mentre ero in auto attendendo che mio padre caricasse l’ultima valigia. Come avrei potuto vivere così lontana da loro che per me erano stati più di semplici amici? Come avrei potuto andarmene lasciando in paese la nostra casa sull’albero testimone ogni giorno di mille avventure?

Io, Alex e Sally eravamo amici fin dalla nascita essendo i nostri genitori amici di vecchia data. Con loro avevo condiviso tutto e forse perché ero figlia unica li consideravo come i fratelli che non avevo mai avuto. Poi con l’adolescenza avevo capito che Alex per me era più di un fratello e più di un amico. Giorno dopo giorno mi ero scoperta ad arrossire standogli vicino e a pensare a lui vedendo nei film baci appassionati. Forse fra noi le cose si sarebbero potute evolvere se solo quel giorno, a 16 anni, non avessi fatto le valigie insieme ai miei per trasferirmi.
Mio padre ed il suo maledetto lavoro!

“Georgia, ci scriverai vero?” strillò Alex mentre mio padre metteva in moto l’auto. “Certo! E anche voi fatevi sentire!” risposi.“Noi ti penseremo ogni giorno!” mi rincuorò Sally. Poi sentii il rombo dei motori e l’auto sfrecciò via. Mi affacciai dal finestrino e li vidi con lo sguardo perso nel vuoto. Sally era stretta ad Alex e lui le accarezzava dolcemente i capelli. In quel momento non ci feci molto caso, ma mi sarei ricordata di quella scena per molto e molto tempo.
 

Salve a tutti! Spero che questo racconto vi piaccia! Ho iniziato a scriverlo di getto e devo ammettere che sono sempre più presa da questa storia, al punto che scrivo senza fermarmi e aggiorno spesso i capitoli! Se vi va lasciate qualche commento, che siano critiche o anche complimenti, ne sarei felice! Sono stata per tanto, troppo tempo, con la classica crisi da pagina bianca che ogni tanto capita un pò a tutti noi! E questo racconto è per me molto importante visto che è il primo che scrivo dopo la più totale mancanza d'ispirazione! Finalmente ho riscoperto la gioia di scrivere e sto postando i  capitoli della mia storia qui  per "festeggiare" questo momento e per condividerlo con voi!

Detto questo vorrei ringraziare di cuore le persone che finora hanno letto questi primi capitoli; tis093, kiarina95  , Milla Metallo , micino e manu1988 che l'hanno aggiunta fra le seguite e Elli__ , Lianneh , meryj , Miley90 , pioggiargentata , thatsamore , tis093 , che l'hanno aggiunta fra le preferite! Grazie, grazie, e ancora grazie di cuore a tutti!

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


Capitolo I

Gladestown era una cittadina tranquilla e monotona. Io e la mia famiglia ci trasferimmo lì perché mio padre aveva ricevuto una vantaggiosa offerta lavorativa dal giornale locale. Ovviamente non mi aveva consultato quando si era trattato di scegliere e questo mi avrebbe spinto a rinfacciarglielo per tutta la vita. L’unica cosa positiva della mia nuova casa era che aveva un giardino grande, come quello della mia casa a Terryville, dove io, Alex e Sally avevamo costruito la casa sull’albero. E poi poco lontano scorreva un fiume e questo era un altro punto in comune con la mia vecchia casa. Certo, il nuovo giardino non avrebbe mai ospitato una casa sull’albero e il fiume non avrebbe mai potuto darmi le stesse emozioni del fiume Payer, a Terryville, dove io e i miei amici trascorrevamo il tempo libero e facevamo allegre nuotate. Già, Alex e Sally: come sarebbe stata la vita senza di loro?
Trovai una risposta alla mia domanda il primo giorno di scuola a Gladestown: praticamente ero isolata e mi assaliva un grande disagio. Classe nuova, compagni nuovi, facce sconosciute. Fui lieta ai professori per non avermi badato più di tanto, per non aver insistito a farmi andare vicino alla cattedra per presentarmi a tutti. Durante la ricreazione nessuno dei miei nuovi compagni mi si avvicinò e capii che sarebbe stato dura farsi una nuova vita in un posto in cui nessuno pareva calcolarmi.
Tornata a casa mi rifugiai nella mia stanza, estranea e fredda, per scrivere due lunghe lettere a Sally e ad Alex. Descrissi la mia nuova vita, con una casa simile alla vecchia per il grande giardino e per la vicinanza ad un fiume e con dei compagni di classe totalmente distanti. Gli pregai di raccontarmi di tutte le novità avvenute a Terryville, compresa la fine della nostra povera casa sull’albero. Mio padre avrebbe voluto disfarla alla nostra partenza perché la riteneva d’impiccio per poter poi rivendere la casa, ma Alex e Sally l’avevano pregato di lasciarla intatta: quando gli acquirenti interessati ad acquistarla sarebbero andati a visitarla, sarebbe stata loro premura distruggerla. intanto però volevano conservarla integra, a ricordo perpetuo della nostra amicizia. Sapevano che mia madre non voleva vendere la casa e che perciò la visita dei nuovi acquirenti avrebbe tardato di parecchio, o non sarebbe proprio avvenuta. E la casa sull’albero non sarebbe stata distrutta.
La risposta di Sally non si fece attendere e nel giro di un paio di giorni la sua lettera era già nelle mie mani. Mi raccontava di come andavano le cose a scuola e di come lei ed Alex ogni pomeriggio si recassero alla casa sull’albero ricordando i bei momenti trascorsi insieme a me. Li immaginai nella casa, abbracciati in una smorfia di dolore, gli occhi rossi mentre scorrevano il filmino della nostra vita fino ad allora.
Pensai a Sally, bellissima, bionda, con lo sguardo sempre perso fra le nuvole e le lentiggini ad incorniciarle il viso, che piangeva con la testa poggiata sulle spalle di Alex. E poi rivedevo lui, Alex, con le spalle larghe, i lineamenti dolci del viso, gli occhi chiari, fra il verde e l’azzurro, i capelli marroncini un po’ lasciati crescere sparsi al vento e sul volto un’eterna espressione di serietà. La prima volta in cui avevo scoperto di provare qualcosa in più per Alex era stato il giorno di San Valentino, quando avevamo 12 anni. Molte ragazze impazzivano per lui e da lui si aspettavano un appuntamento. Ma lui stupì tutte invitando me, proprio me, al cinema, a vedere una commedia.“Ho pensato che avrei voluto trascorrere questo giorno con le mie due migliori amiche, ma visto che Sally oggi non potrà essere con noi in quanto è uscita col suo ragazzo, mi chiedevo se volessi venire al cinema con me!” mi disse e in quel momento mi sciolsi. Al cinema eravamo solo noi due e un’altra decina di persone e il film faceva davvero pena. Ma fu quella sera che, guardando Alex negli occhi dopo la fine del film, il mio cuore cominciò a battere a mille e da allora in poi, non smise più di farlo ogni volta che ero in sua presenza.   

 

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


Capitolo II

Passarono due settimane dalla mia lettera ad Alex e a Sally. E mentre con Sally andava avanti un veloce scambio di posta, Alex non si era ancora fatto sentire. Almeno fino a quel giorno. Tornai a casa distrutta come al solito dopo una giornata di scuola pesante passata nel mio consueto mutismo. Piombai in camera mia per distendermi sul letto e piangere, un’abitudine che avevo preso dopo il trasferimento, quando vidi sulla scrivania una lettera. La presi pensando che fosse la risposta di Sally, invece mi sentii girare la testa quando lessi che a scrivermi era stato Alex. Mi stesi sul letto e cominciai a leggere con le mani che mi tremavano. Sorrisi nel vedere che mi salutava col nomignolo che lui e Sally mi avevano dato:

Ciao Georgy,
Scusa se ho tardato nel rispondere alla tua lettera, ma come sai le parole non sono il mio forte e ho voluto prendermi un po’ di tempo per riflettere e trovare una risposta adeguata. Non voglio annoiarti scrivendo le solite banalità, non mi va di intristirti raccontandoti di quanto io stia soffrendo questi giorni senza te. Lunedì in televisione hanno dato quella stupida commedia che andammo a vedere di San Valentino, quattro anni fa! La ricordi vero? Ecco, non l’avrei rivista se non per rievocare quel momento passato con te! Sono rimasto incollato alla tv fino alla fine del film e piangevo. Accanto a me mia madre non faceva che domandarmi come mai piangessi se il film era comico!
Mi ritrovo spesso a pensarti: la strada che facevamo ogni mattina per andare a scuola, il chiosco di Jim dove litigavamo per strapparci dalle mani l’ultimo panino -super rimasto, il fiume, la casa sull’albero, il vecchio cinema, tutti mi ricorda te! Maledico ogni giorno questo stupido paese con questi stupidi, continui guasti alla linea telefonica che non mi permettono di sentirti più spesso. Maledico tutto e tutti. Mi sono ritrovato ad odiare perfino tuo padre! L’unica persona che voglio avere vicina in questo momento è solo Sally, con lei sola posso condividere la tua assenza che pesa così tanto.
Alex

Calde lacrime mi rigavano il volto mentre leggevo. Ma per la prima volta erano lacrime di gioia. Sì, gioia, felicità per aver finalmente ricevuto una risposta da Alex, per aver saputo che lui faceva i miei stessi pensieri e che la sua amicizia verso di me era rimasta invariata. Sapevo che un giorno, magari il più lontano possibile, gli scambi di corrispondenza con Alex si sarebbero sempre più affievoliti fino a sparire del tutto. Sapevo che la lontananza avrebbe pesato sulla nostra amicizia e che l’avrei sentito sempre più distante, più freddo, fino a considerarlo un estraneo, un vecchio conoscente come tanti altri. Un pezzo della mia vita piccolo e di poco conto. Un giorno mi sarei dimenticata dei suoi lineamenti, del colore dei suoi occhi, delle sue battute, del suo sorriso. Un giorno avrei pensato a lui come ad un semplice nome, uno dei tanti che qualche volta ti balenano nella mente e che non riesci a collegare alla persona. Un giorno sarei tornata al mio paese, avrei rincontrato Alex e l’avrei trattato da perfetto estraneo. Oppure ci saremmo scambiati un semplice sorriso e un saluto di circostanza, avremmo fatto una piccola chiacchierata, ci saremmo presentati a vicenda i nostri rispettivi coniugi e avremmo parlato di quante ne combinassero i nostri figli. Ma io non volevo assolutamente che accadesse tutto ciò. Non avrei voluto sposarmi né avere figli se non con Alex. Non volevo che Alex finisse nel dimenticatoio. Fu quel giorno che, stesa sul letto, con la sua lettera fra le mani, decisi che non avrei mai amato nessun altro uomo e che se non potevo avere Alex allora avrei vissuto il resto della mia vita in solitudine. Alex non sarebbe stato un pezzo di poco conto della mia vita, ma un frammento eterno della mia anima.  

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


Capitolo III

“Georgia?” una voce mi sorprese mentre alla ricreazione ero in classe a rileggermi le lettere di Alex come al solito. Mi voltai e vidi Sam, un mio compagno, che mi sorrideva. Fino ad allora i rapporti con la mia classe si erano limitati a deboli frasi di circostanza e sorrisi tirati. Ma adesso Sam era di fronte a me, era stato lui a chiamarmi. Lo guardai senza rispondere.“Per oggi pomeriggio ho organizzato una gita al fiume con tutta la classe e mi chiedevo se volessi aggiungerti anche tu” propose. Gita? Fiume? Quelle parole mi rievocarono ricordi malinconici.“Va bene” accettai mostrando poco entusiasmo. Sam sfoderò un largo sorriso “Allora ci vediamo direttamente lì verso le quattro?” chiese.“Sì, certo” risposi ancora con poca voglia.
Il cielo minacciava un temporale e non era di certo un giorno indicato per fare gite al fiume, ciononostante riuscii a mentire ai miei genitori assicurandoli di stare andando a studiare in biblioteca con alcuni della classe e mi recai al luogo dell’appuntamento. Avevo voglia di distrazioni, di scambiare una parola con qualcuno che non fossero i miei, di non pensare costantemente alle lettere di Alex. Anche perché se da un lato impazzivo di gioia nel riceverle, dall’altro, da un po’ di tempo, ero sempre più stizzita dalle sue risposte che mi parlavano di quanto Sally fosse stupenda, di quanto solo con lei riuscisse a stare bene e di come si stesse accorgendo che stava diventando proprio carina. Leggendo quelle lettere non potevo fare a meno di pensare all’ultima volta in cui li avevo visti, affacciata al finestrino della mia auto. Lei piangeva stretta ad Alex e lui le accarezzava i capelli. Se prima quella scena mia aveva fatta commuovere, ora mi provocava solo gelosia. Arrivata al fiume cominciò a piovigginare e non c’era anima viva. Finché, mentre la pioggia scendeva sempre più forte, vidi spuntare Sam e altri miei due compagni.“Ah sei qui! Temevamo che non saresti venuta!” commentò Sam ridendo. Ma questa volta il suo sorriso aveva un qualcosa di beffardo. Gli altri due mi fissarono senza salutarmi.“E il resto della classe dov’è?” domandai.“Che c’è? Non ti fa piacere trascorrere la giornata solo con noi?” ironizzò Sam.“Sta piovendo” risposi d’un tratto impaurita.“Forse sarebbe meglio tornare a casa” aggiunsi. Sam mi prese per un braccio e mi tirò a sé.“Credi che noi abbiamo fatto tutta questa strada per niente? Ho voglia di divertirmi oggi!” urlò. Cercai di divincolarmi dalla sua stretta, ma per tutta risposta gli altri mi bloccarono. Sam mi accarezzò.“Sei carina Georgia, non te l’ha mai detto nessuno?” chiese. Tremai. “Se tu collabori non ti succederà nulla” ordinò Kevin, l’altro mio compagno.“Mi fate schifo!” strillai fra le lacrime. Un tuono spezzò il cielo.“Ragazzi, alla casetta” comandò Sam, così mi vidi trascinata fino ad una vecchia cascina poco distante dal fiume. Entrammo dentro e mi portarono in una stanza con solo un tavolo e una sedia. Mi legarono con una corda, poi Sam uscì un coltello.“Non costringermi ad usarlo!” mi minacciò puntandomelo addosso. Abbassai lo sguardo. Quando tutto sembrava finito sentii delle urla.“Georgia, dove sei? Georgia?” non conoscevo bene la voce della persona che mi stava chiamando, ma scoprii che era Lucas, un mio compagno di classe, quando lo vidi entrare rabbiosamente nella stanza in cui ero legata.“Bastardi, lo sapevo che l’avevate portata qui” disse scagliandosi su Sam e gli altri. Sam uscì il coltello e lo brandì nell’aria con fare minaccioso.“Avete distrutto la vita della mia fidanzata, non vi permetterò di fare lo stesso con Georgia” gridò Lucas. Assistetti col cuore in gola ad un combattimento corpo a corpo fra i miei aguzzini e l’unica persona che avrebbe potuto salvarmi. Poi vidi sgorgare dal braccio di Lucas del sangue.“Cazzo Sam, l’hai ferito” si preoccupò Kevin. Lucas barcollava con la faccia pallida. “Perché hai uscito il coltello, cretino?” Kevin rimproverò Sam.“Io…io…” Sam balbettava impaurito.“Hai rischiato di ammazzarlo: lo sai che se uccidi qualcuno possiamo passare guai” non si arrestò Kevin. Lucas si accasciò a terra, lo sguardo perso nel vuoto.“Scappiamo prima che sia troppo tardi” disse Kevin e fuggì via seguito dagli altri. A stento riuscii a liberarmi e a soccorrere Lucas. Legai intorno al suo braccio la mia giacca per fermare l’emorragia. Poi chiamai un’ambulanza.



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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Capitolo IV

I giorni successivi alla brutta avventura li trascorsi fra persone sconosciute che mi tempestavano di domande su ciò che era successo, fra poliziotti che volevano sapere ogni giorno sempre nuovi dettagli, fra i miei genitori diventati super apprensivi e fra i continui incontri con Lucas.
Una volta rientrato a casa dall’ospedale, col braccio ancora ingessato, i miei avevano deciso di andare a trovarlo per poterlo ringraziare di ciò che aveva fatto. Con loro andai anche io e da quel giorno ogni pomeriggio lo passavo con Lucas. Spesso era lui a venire a casa mia visto che i miei avevano troppa paura a concedere di spostarmi da sola anche perché Sam e gli altri due, dopo essersi dati alla fuga, non erano ancora stati ritrovati.
Fu uno dei miei pomeriggi trascorsi con Lucas che finalmente mi decisi a chiedergli cosa fosse successo alla sua fidanzata.
Ricordavo con precisione le parole che lui aveva detto a Sam : “Avete distrutto la vita della mia fidanzata, non vi permetterò di fare lo stesso con Georgia”. E quelle parole lasciata a mezz’aria avevano bisogno di una spiegazione.
“Maggie ed io eravamo fidanzati fino a circa cinque mesi fa” esordì Lucas “Poi ho scoperto che lei subiva violenze da parte di Sam e i suoi amici da oltre un anno. Mi sono sentito un mostro a non accorgermene prima…ora Maggie è in un centro riabilitativo perché dopo le violenze è caduta in una profonda depressione. Mi ha anche lasciato e forse non tornerà più qui” spiegò Lucas.“Ma se Maggie ha subito violenze da parte di Sam e gli altri allora perché sono ancora tutti a piede libero?” domandai.“Sam, Kevin e Claude sono stati sottoposti a processo ma incredibilmente sono stati scagionati: mancanza di indizi” rispose Lucas. Scossi la testa.“Si è scoperto che Maggie subiva violenze dopo che lei stessa l’ha rilevato. Ha anche indicato come luogo delle violenze la cascina e come colpevoli Sam e gli altri. Ma la ricca e potente famiglia di Sam è riuscita a salvare il suo onore e quello degli altri due dimostrando che Maggie aveva sì subito violenze, ma essendo ancora in stato confusionale indicava erroneamente Sam, Kevin e Claude che sono risultati innocenti…anche se ci metterei la mano sul fuoco che sono stati loro” esclamò Lucas.“Come mai quel giorno sei venuto a salvarmi alla cascina?” domandai.“Se ricordi quel giorno mi ero assentato da scuola: ero in cerca di qualcuno che avesse scritto gli appunti di storia. Ho pensato a te, così avrei anche potuto approfittarne per approfondire un po’ di più la conoscenza visto che mi spiace vederti sempre in disparte in classe. Non avendo il tuo numero sono venuto direttamente a casa tua ma i tuoi mi hanno detto che eri andata a studiare in biblioteca con altri nostri compagni di classe. Allora sono andato a controllare in biblioteca ma non c’era nessuno della classe. Ho chiamato Lucy per chiedere se lei ne sapesse qualcosa e mi ha detto di aver sentito Sam a ricreazione che ti invitava in gita al fiume. A quelle parole ho pensato subito al peggio: sono corso al fiume e non c’eri. Per scrupolo ho voluto controllare nella cascina e poi il resto lo sai bene” raccontò Lucas. Rabbrividii al pensiero che se Lucas avesse deciso di chiedere gli appunti a qualcun altro o se non fosse entrato in cascina per sincerarsi che ci fossi o meno, la mia fine sarebbe stata diversa. Probabilmente avrei condiviso lo stesso destino di Meggie, distrutta due volte: la prima con le ripetute violenze, la seconda col l’assoluzione dei suoi aguzzini. In quel momento mio padre rientrò a casa.“Ciao ragazzi: sono passato dalla centrale di polizia” ci comunicò.“Novità?” chiesi poco convinta.“Hanno ritrovato Kevin e Claude: si erano nascosti in un motel poco distante dalla città. Di Sam invece non ci sono ancora tracce e Kevin e Claude insistono nel dire che l’amico era con loro fino a qualche giorno fa ma che poi li ha lasciati senza dir nulla” rispose mio padre.
Ancora non lo potevo sapere, ma sarebbero passati molti e molti anni prima che qualcuno ritrovasse Sam. E quel qualcuno sarei stata proprio io.   

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


Capitolo V

Quella lettera di Alex fu la più dolce, ma contemporaneamente una tra le più dolore:

Georgy,
In questi giorni sono stato malissimo pensando a te e a ciò che mi hai raccontato. Avrei tanto desiderato essere lì con te in questo periodo perché capisco quanto tu stia soffrendo. Fossi stato in quel tuo amico Lucas di sicuro avrei ammazzato quelle bestie che volevano farti del male con le mie stesse mani.
Ecco, ripensando a ciò che ti è successo mi sono sentito un essere inutile: ricordi la promessa al fiume? Io, te e Sally ci eravamo giurati che ci saremmo protetti a vicenda da qualunque situazione di pericolo.
Tu una situazione di pericolo l’hai vissuta ed io…io non ero lì con te, non ho potuto fare nulla per proteggerti. Sono venuto meno alla nostra promessa.
Spero che vorrai perdonarmi per la mia mancanza.
Ma ora basta parlare di cattive notizie! Ho da comunicarti una cosa che spero ti farà felice: come ben sai fra una settimana compio 17 anni! Gradirei tanto che tu venisse a Terryville per festeggiare con me e Sally. Questo sarebbe il regalo più bello che potrei ricevere da te! E a proposito di regali, ho da raccontarti il regalo che Sally mi ha già donato!
Credo che dalle mie ultime lettere tu abbia capito che i miei sentimenti nei confronti di Sally stavano maturando sempre più fino a trasformarsi in amore. Ieri allora l’ho portata al fiume. Era sera e una Luna piena mozzafiato illuminava il paesaggio intorno a noi. Le ho preso le mani e mi sono dichiarato. Temevo che lei mi rifiutasse, che tutto si sarebbe spezzato. Invece Sally è scoppiata a piangere per la felicità e ha detto che provava gli stessi sentimenti nei miei confronti! Così ci siamo scambiati il primo bacio ed ora siamo ufficialmente fidanzati!
Morivo dalla voglia di comunicartelo per condividere con te questa gioia! E, lasciamelo dire, il merito è in parte anche tuo: dopo che te ne sei andata infatti io e Sally abbiamo sofferto tantissimo e ci siamo avvicinati ogni giorno di più fino a capire che il nostro era amore.
Spero che verrai al mio compleanno, ci tengo davvero a te!
Alex

A volte le parole possono distruggerti più di qualunque gesto, a volte la penna può diventare un’arma più letale di qualsiasi altra. Alex nel comunicarmi la notizia del suo fidanzamento con Sally credeva di avermi resa felice. In realtà mi stava facendo soffrire più di quanto non avessi sofferto dopo il trasferimento o dopo la tentata violenza da parte di Sam. Con quella lettera il mio cuore era andato in frantumi. Con quella lettera avevo capito una volta per tutte che Alex non sarebbe mai stato mio. E se prima nutrivo qualche speranza, avendo progettato che sarei tornata a Terryville al compimento della mia maggiore età e mi sarei finalmente dichiarata a lui, ora capivo che tornare al mio paese sarebbe stato inutile perché oramai il cuore di Alex apparteneva a Sally. Mi sentivo una stupida ad essere così infelice: in fondo si trattava dei miei due migliori amici, delle persone più importanti per me e avrei dovuto condividere la loro gioia anche se ciò mi faceva star male. Ma proprio non ci riuscivo ad essere felice.
Non riuscivo nemmeno a convincermi di andare a Terryville per il compleanno di Alex: cosa avrei dovuto fare? Sorridere come un’ebete mentre lui e Sally si consumavano di baci? Ma d’altro canto la voglia di rivederlo era troppa e decisi di sopportare il dolore che sicuramente avrei provato mentre lui e Sally erano insieme. Amavo Alex più di ogni altra cosa e anche se lui in quattro anni, cioè da quando era scoccato il mio sentimento nei suoi confronti, non se n’era mai accorto, anche se lui mi aveva strappato il cuore e lo aveva gettato a terra frantumandolo in mille pezzi, non potevo smettere di amarlo. E non avrei resistito a non vederlo del suo compleanno. 

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


Capitolo VI

I lunghi capelli biondi che le scendevano morbidi sul viso, gli occhi che brillavano per la commozione, Sally, mi venne incontro e mi abbracciò. L’avevo detestata tanto in quei giorni, ma, con quell’abbraccio, abbandonai i miei rancori verso di lei. Ero a Terryville in quella sera quieta e silenziosa, nella sera in cui Alex compiva 17 anni. “Sei sempre più bella!” si complimentò Sally con me. In realtà parevo un brutto anatroccolo accanto a lei così perfetta.“Grazie, sei sempre troppo gentile con me! Ma il festeggiato dov’è?” chiesi con il cuore palpitante impaziente di rivedere Alex.“Ci aspetta al fiume!” rispose Sally con occhi sognanti.“Bene, allora è inutile aspettare ancora qui! Raggiungiamolo subito!” esclamai.
Sembrava che a Terryville il tempo si fosse fermato per quanto riguardasse il paesaggio, ma avesse accelerato i suoi effetti nei confronti di Alex e Sally: entrambi infatti erano drasticamente cambiati dall’ultima volta che li avevo visti. Sally non sembrava più una ragazzina, ma stava prendendo le sembianze di una donna ormai.
Alex lo rividi al fiume: alto, capelli più corti, barbetta incolta che lo faceva apparire più sensuale, spalle ancora più larghe. Mi strinse fra le sue braccia ed io avrei voluto che quel momento non finisse mai. Il suo profumo mi entrò nell’anima e tuttora mi pare di sentirlo. I suoi occhi, diventati più scuri pur conservando ancora riflessi verdastri e azzurri, si specchiarono per qualche istante nei miei. Le sue mani mi attraversarono la schiena e fui scossa da mille scariche elettriche. Le sue labbra si posarono sulla mia fronte per un tenero bacio. Poi si staccò da me e prese per mano Sally facendomi dimenticare in un attimo tutto il piacere provato prima.“Georgia, oggi mi hai reso davvero felice!” mi disse e notai che la sua voce era diventata più calda, più profonda.“Voi non immaginate quanto sia felice io a rivedervi” risposi. Soprattutto a rivedere lui!
Alex ci indicò una tovaglia stesa sul prato, accanto al fiume.“Accomodatevi mie care signorine! Oggi avrete l’onore di cenare al ristorante Fiume Payer!” ci disse. Ci stendemmo tutti e tre sulla tovaglia e mangiammo in mezzo al prato come ai bei vecchi tempi.
Raccontai ad Alex e Sally di tutto ciò che mi era successo in quei mesi nonostante lo sapessero già tramite le lettere. E loro mi raccontarono di tutte le novità, di come si amassero alla follia e di come la loro storia proseguisse a gonfie vele. Poi ci alzammo e passeggiammo in riva al fiume. Alex aveva me e Sally sottobraccio. D’un tratto mi sentii sollevare in aria e prima che potessi capire cosa stesse succedendo mi ritrovai nel fiume con i vestiti inzuppati. Pochi secondi dopo anche a Sally capitò la mia stessa sorte. Poi vidi Alex togliersi la camicia e buttarsi a petto nudo anche lui. Ci venne vicino e cominciò a schizzarci di acqua. In breve scoppiò una battaglia a colpi di ondate d’acqua ed io, per evitare una bomba d’acqua di Sally, andai a scontrarmi contro Alex. Ci guardammo per pochi istanti, sotto la Luna che con la sua flebile luce ci illuminava. Sentivo la sua pelle nuda su di me. Poi mi raggiunse la sua bomba d’acqua. Dopo i gavettoni e dopo aver nuotato per un po’, tutti e tre ci stendemmo nuovamente sulla tovaglia. Alex stava al centro, ancora a torso nudo e fissava il cielo. Sally, alla sua sinistra, coperta da un asciugamano, riposava. Io non smisi di ammirarlo nemmeno per un secondo.
Ma le cose belle finiscono subito e fu così anche per quella serata. Mio padre venne a prendermi direttamente al fiume e fece una faccia contrariata vedendomi tutta bagnata.“Ancora con questi gavettoni?” disse. Alex gli sorrise mentre si riabbottonava la camicia.“Avevamo voglia di divertirci, signor Sullivan!” rispose. Abbracciai Sally, poi mi lasciai prendere in braccio da Alex che mi sorrise e mi diede un bacio sulla guancia. Salii in auto con il cuore in subbuglio. “Arrivederci ragazzi” disse mio padre.“Arrivederci signor Sullivan!” risposero in coro Alex e Sally.
“A presto Georgy!” mi salutò Alex. In realtà non l’avrei mai più rivisto.






@pioggiargentata : sì, conto di postare nuovi capitoli al più presto, quindi non la lascerò incompleta! Solo che per ora non ho avuto molto tempo e mi scuso :-) rimedierò subito!

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


Capitolo VII

Passò un mese dal compleanno di Alex e pian piano la mia situazione a Gladestown migliorò: i rapporti con la classe erano più stretti, il pomeriggio avevo organizzato un gruppo di studio con Lucas, Lucy e Sheyla, altre mie due compagne e con loro mi capitava di uscire anche la sera. Ciononostante mi sentivo vuota dentro, sentivo di aver recuperato una certa serenità ma che ancora mi mancasse qualcosa. Di certo quel qualcosa era proprio Alex, ma non volevo ammetterlo a me stessa, non dopo che avevo visto lui e Sally così felici. Ma la notte mi tradiva: non facevo che sognare sempre la sera del suo compleanno e al risveglio mi sentivo tremendamente abbattuta. Però cercavo di non far trapelare a nessuno il mio disagio e regalavo finti sorrisi e felicità a chiunque. Anche nelle lettere con Alex e Sally non facevo che inserire parole piene di falsità, parole che trasudavano gioia, ma che nascondevano disperazione. Poi un giorno Sally cessò di rispondere alle mie lettere. Chiesi spiegazioni ad Alex e lui cercò di scusarla dicendo che non stava  attraversando un buon periodo anche a causa di un suo particolare atteggiamento che l’aveva ferita. Insomma, Alex non si sbilanciò più di tanto e anche se mi aveva rincuorata che Sally non aveva nulla contro di me, io non facevo che spremermi le meningi per cercare di capire in dove avessi sbagliato. Certo però che anche la spiegazione datami da Alex mi incuriosì non poco: aveva scritto che Sally stava male per un qualcosa che lui aveva combinato, ma non aveva specificato cosa. Ed io non potevo che fare congetture. Ma Alex mi sembrava un ragazzo troppo buono per fare del male a qualcuno e così cominciai a pensare che mi avesse semplicemente mentito e che i motivi per cui Sally si rifiutava di rispondermi erano riconducibili a qualche mio errore nei suoi confronti. Non potei fare a meno di ribadirlo ad Alex che, di punto in bianco, non mi rispose più. Si era forse offeso per il mio scetticismo riguardo le sue scuse? O magari ciò che mi aveva raccontato era vero e stava semplicemente cercando di risolvere la situazione con Sally trascurando per un po’ il nostro scambio epistolare? Forse né l’una né l’altra cosa: in fondo erano passate solo due settimane dall’invio della mia lettera, non poi così tante per potermi seriamente preoccupare. Infatti le prime preoccupazioni mi vennero quando mi accorsi che Alex non si faceva più sentire da un mese…

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


Capitolo VIII

“Oggi pomeriggio il gruppo di studio può tenersi a casa mia” propose Lucy. “Per me va bene, anche se sarà molto stancante preparare tutti quei capitoli di storia per domani: dicevo io che era meglio non ridursi all‘ultimo momento!” rispose Lucas. “Dovevi proprio ricordarmelo? Mi sono alquanto depressa già con la nuova spiegazione di matematica e non avevo proprio bisogno di motivi in più per rattristarmi!” protestò Sheyla. Quella era una giornata come tante: nessuno di noi aveva capito l’ennesima spiegazione di matematica, Lucas si lamentava per gli interminabili capitoli di storia ed io non facevo che contare il tempo trascorso dall’ultima lettera di Alex: novantasei giorni, ventidue ore, tredici minuti e ventiquattro secondi esatti. “Tu che ne pensi?” mi chiese d’un tratto Lucas facendomi tornare con la mente alla realtà. Lo guardai sconcertata, cercando di capire a cosa si riferisse. “Pianeta Terra chiama Georgia, pianeta Terra chiama Georgia!” esclamò Lucas sorridendo. “Houston: abbiamo un problema! Qual’era il discorso iniziale?” domandai a  mia volta. Lucas sospirò, anche se ormai ci aveva fatto l’abitudine nel vedermi sempre con la testa fra le nuvole. “Ti stavo interrogando riguardo al nuovo prof di storia: non è un po’ pesantuccio?” chiese. E a me cosa importava? Era da un mese e mezzo che mi assillavo nel trovare una risposta decente ai miei mille dubbi e ora Lucas mi veniva a chiedere che ne pensavo riguardo al nuovo professore di storia?! “Penso che non provo per lui né odio né simpatia: in poche parole lo ignoro” risposi sgarbatamente. Lucy e Sheyla si misero a ridere mentre Lucas abbassava lo sguardo un po’ stizzito. Mi dispiaceva trattarlo male, mi dispiaceva averlo fatto diventare negli ultimi tempi lo sfogo di tutte le mie frustrazioni, ma a volte Lucas sembrava davvero prenderci gusto nel fare domande idiote. Mai una volta che mi avesse chiesto cosa stessi passando in quell’ultimo periodo, mai una parola di conforto. Eppure si poteva notare molto il mio repentino cambiamento di carattere e il mio malessere, nonostante mi sforzassi di non farlo trapelare. Ma lui niente, impassibile, continuava a domandarmi del prof di storia!
Erano questi i miei pensieri mentre tornavo a casa. Se non altro, almeno per poco tempo, Lucas era riuscito a farmi distogliere l’attenzione da Alex. Ma a pranzo, vedendo in tv un documentario su dei fiumi, il mio pensiero tornò al Fiume Payer, a Sally e ad Alex. Più che altro tornò ad Alex. I pensieri che mi frullavano in mente si liberarono dal mio autocontrollo, dal muro che con fatica ero riuscita ad innalzare, mattone per mattone, con i miei, per non far loro capire il disagio che stavo vivendo. “Alex non risponde alle mie lettere da un mese e mezzo” esclamai d’un tratto pentendomene subito dopo. Mia madre e mio padre si guardarono per qualche secondo in faccia, timorosi di far trasparire qualcosa in più dal loro volto. Capii che ne sapevano più di me riguardo a quella situazione e ritirai immediatamente il mio pentimento nell’aver parlato: mi dovevano spiegazioni, e subito.


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Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


Capitolo IX

“Davvero non si fa sentire da così tanto?” fu mio padre il primo a rompere il silenzio imbarazzante che si era venuto a creare. E ricevette un’occhiataccia da mia madre. “Avrà avuto da fare, magari con la scuola, e ha trascurato per un po’ le tue lettere” tentò allora di minimizzare papà. Cosa mi nascondevano? Perché nessuno dei due aveva il coraggio di guardarmi negli occhi? “Nell’ultima lettera mi ha scritto di aver avuto problemi con Sally…può dipendere da questo la sua totale assenza in questo mese e mezzo?” chiesi mettendoli alla prova. “Magari fosse per questo” si lasciò scappare mio padre ricevendo un’altra occhiataccia da mia madre e un calcio sotto il tavolo. “Perché? Cosa tentate malamente di nascondermi?” domandai. “Georgia c’è una cosa che dovresti…” papà tentò di rispondere ma venne azzittito. “Nulla Georgia! Non ti nascondiamo assolutamente nulla! Ne sappiamo quanto te riguardo a questa storia” lo interruppe mia madre. “Tesoro, io credo che sia un suo diritto sapere cosa sia successo” insistette papà. Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, proprio come quando mi trovavo al cospetto di Alex. “Ti sbagli Michael: non è suo diritto sapere nulla proprio perché non è successo nulla” si rifiutò di spiegarmi la situazione mamma. “Jane, io non la reggo più questa farsa” si lamentò papà. Mia madre mi lanciò una breve occhiata “Fila in camera tua: io e tuo padre abbiamo cose importanti su cui discutere” ordinò. Preferii non replicare e andai in camera. Ma non potei fare a meno di tendere bene l’orecchio per vedere cosa stesse succedendo. “Georgia deve sapere” disse papà. “Ma non lo capisci Michael? Gli psicologi ci hanno detto di tenerla per un bel po’ lontana da situazioni che potrebbero causarle nuovi traumi dopo la tentata violenza: dirle cosa è successo sarebbe farla sprofondare nel baratro, sarebbe una botta tropo forte per lei” si giustificò mia madre. “Quindi tu preferisci tenerla all’oscuro di tutto? E per quanto tempo durerà questa situazione? Verrà un giorno in cui saremo costretti a raccontarle tutto e quel giorno Georgia ci odierà con tutta se stessa: è già passato un mese e mezzo, non possiamo aspettare oltre a parlarle” replicò papà. “Ma non tutto è perduto: può darsi che la situazione si risolverà” tentò di insistere mamma. “Ho i miei dubbi purtroppo. Ma che migliori o meno, Georgia deve sapere tutto adesso” rispose papà. “Ma gli psicologi…” continuò mamma. “Che vadano al diavolo! Te lo ripeto: Georgia deve sapere” ribadì papà. “Georgia…Georgia…” la voce di mio padre mi chiamava. Uscii dalla camera col cuore in gola, cosciente del fatto che nulla sarebbe stato più come prima.

   
@pioggiargenta, eh sì, lucas è un personaggio positivo che avrà un ruolo importante nella vita della protagonista, perciò ho cercato di renderlo al meglio possibile! Comunque diciamo che questo capitolo è stato un pò di "passaggio", giusto per conservare ancora un pò di suspance, ma credo anch'io che tu abbia già capito cosa succederà! E nel decimo finalmente si capirà tutto! Vabbè dai, non dico altro :-)

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Capitolo 11
*** Capitolo X ***


@pioggiargentata: ecco finalmente il capitolo rivelatore! Per questa volta ho inserito i miei commenti all'inizio perché voglio che sia semplicemente la storia a parlare e leggere questo commento alla fine di questo capitolo avrebbe un pò "snaturalizzato" il tutto! Che dire più? Buona lettura!


Capitolo X

Rientrai ad occhi bassi in sala da pranzo, timorosa di rialzarli, come se il tenerli abbassati mi rendesse meno vulnerabile. Sentii il respiro affannoso di mia madre ed il tamburellare con le dita sul tavolo di mio padre. Le lancette dell’orologio scandivano attimi eterni, che mai avrei dimenticato. “È un errore Michael…” mia madre ruppe il silenzio angoscioso che si era venuto a creare. Mio padre annuì, come se si fosse reso conto all’ultimo minuto di non voler più parlare. Ma ormai io ero lì di fronte a lui, desiderosa di sapere ciò che aveva da dirmi, perciò mio padre si voltò verso mia madre con un gesto stizzito, come se volesse cacciarla dalla stanza. Mia madre non colse l’invito e rimase. “Perché Alex non si fa sentire da più di un mese e mezzo?” chiesi. “Vedi Georgia…” mio padre si fece forza nel rispondermi, ma fu subito interrotto da mia madre col suo “Per favore, Michael!”, una supplica vana.
Papà fece cenno di sedermi, poi, sedutosi di fronte a me, mi prese le mani. “Come sai, Alex e Sally non erano più in buoni rapporti e questo a causa di un determinato atteggiamento di Alex. Così, proprio un mese e mezzo fa, Alex ha deciso di fare una gita in barca al fiume Payer con Sally: un modo romantico per chiederle scusa. Ma le cose non sono andate come previsto e…” la voce di mio padre s’incrinò mentre mia madre si teneva il viso fra le mani per nascondere le lacrime. Avrei voluto alzarmi da quella sedia, fuggire da quella stanza dove l’aria era diventata troppo pesante e rifugiarmi in camera mia per sempre, rileggendo le lettere di Alex e vivendo nell’ignoranza di ciò che fosse accaduto in quella gita. Ma restai lì, guardando negli occhi mio padre, mentre le lacrime scendevano copiosamente dal mio viso, prima ancora di sapere cosa fosse realmente accaduto. “Il fiume Payer è sempre stato un fiume amico: intere generazioni sono cresciute fra quelle rive, non ultimi tu, Alex e Sally. Ma il fiume Payer è capace anche di mostrare la sua faccia più pericolosa: sai bene anche tu che quando si scatena un temporale è meglio fuggire in fretta e furia da quelle acque capaci di sbatterti da una riva all’altra senza mai mollare la presa e di…di trascinarti in fondo senza pietà. A Terryville cinque persone fino ad ora sono incappate in questa sorte: di due si è ritrovato il cadavere, un’altra è stata miracolosamente trovata viva qualche settimana dopo…” spiegò mio padre. Sapevo la storia di Ainette e Robert Shirley, i due poveri fidanzatini annegati nel fiume durante una gita in barca, e anche la storia di Peter Dugrasse, imbattutosi in una tempesta mentre pescava e ritrovato stanco, malconcio ma vivo qualche settimana dopo, a qualche chilometro di distanza dalla sua barca. Ma non conoscevo ancora la sorte capitata ad Alex e Sally, le altre due persone a cui alludeva di sicuro mio padre. “Durante la gita di Alex e Sally è scoppiato un temporale anche se in cielo niente faceva presagire nulla di simile. Alex ha…sì, lui ha cercato di riportare la barca a riva per mettersi al riparo con Sally e…no…cioè…” mio padre cominciò a tremare. Io divenni pallida e persi tutte le mie forze. “La barca si è ribaltata e…a stento…a stento Alex è riuscito a tornare a riva. Ma quando, stremato, ha visto che Sally non l’aveva seguito, che annaspava in mezzo al fiume, non ha esitato nemmeno per un secondo e si è ributtato per salvarla. Intanto sul posto sono arrivati anche i genitori di entrambi, allertati dalle prime goccioline, ignari della tragedia che si stava consumando…” mio padre tentò di recuperare la voce che si stava riducendo ad un flebile lamento “…loro erano andati lì semplicemente per riportarli a casa dopo una gita rovinata dalla pioggia. Immaginavano che Alex e Sally fossero già a riva, al riparo dalla pioggia perché senza ombrelli. Ma…hanno trovato semplicemente Sally avvinghiata ad un pezzo della barca, violacea in volto che fissava incredula la scarpa di Alex mentre galleggiava attorno a lei” fu allora che papà scoppiò in un pianto liberatorio.
Non piansi. Non gridai. Non scappai in camera mia. Semplicemente fissai un punto indeterminato della stanza mentre dentro di me, in un velocissimo flashback, rivedevo tutti i sedici anni trascorsi insieme ad Alex. “Il corpo non è stato ritrovato e i poliziotti sono speranzosi: Alex può essersi salvato” esclamò mia madre. Mio padre confermò “E’ intervenuto anche Peter Dugrasse per aiutare la polizia: il punto in cui la sua barca si rovesciò era all’incirca quello in cui si è rovesciata la barca di Alex e Sally e Peter è convinto di poter ritrovare Alex seguendo lo stesso percorso fatto da lui mentre era trascinato dalla corrente…”.
Ma io non li sentivo. Per me non erano che sussurri. Io sentivo solo la voce del mio cuore, quella di Alex che si congedava da me dopo il suo compleanno:
A presto Georgy!
Non faceva che rimbombarmi nella mente. Dentro di me avevo una disperazione calma. Mia madre e mio padre cercarono di scuotermi da quell’apatia angosciante per tutta la sera. Finché il battito del mio cuore accelerò, i miei occhi si sgranarono per poi richiudersi all’istante e sprofondai nel buio totale. Prima di svenire sentii un dolore lancinante per tutto il corpo, uno strappo doloroso e violento.
Forse è così che ci si sente quando la tua anima si frantuma in mille pezzi e ti accorgi che un frammento, il più importante, ti è stato sottratto per sempre.   
   



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Capitolo 12
*** Capitolo XI ***


Capitolo XI

Per due giorni rimasi in camera mia rifiutando di mangiare e parlare. Papà o mamma, a turno, mi forzavano a mangiare infilandomi di forza il cibo in bocca e costringendomi a masticarlo. Cercarono anche di farmi parlare ma non ci riuscirono. Poi venne a trovarmi Lucas e finalmente riuscii a sussurrare qualche parola. Ma Lucas non mi era molto d’aiuto: a volte si soffermava a guardarmi tristemente in faccia scuotendo la testa o ad accarezzarmi i capelli, senza dire una parola. Ed ero io quella costretta a intavolare un qualche discorso per non restare troppo a lungo in silenzio. Non parlammo mai direttamente di Alex, ma nei nostri lunghi silenzi è come se lo facessimo. Dopo una settimana chiusa in casa, tornai a scuola. In città si era sparsa la voce su ciò che era successo perciò né i miei compagni, né i miei professori chiesero il motivo specifico della mia assenza ed evitarono accuratamente anche loro di parlare di quell’argomento.
Ma questo non mi impediva di pensare sempre a lui. Alex mi aveva detto che Sally stava soffrendo per un suo determinato atteggiamento. E papà me l’aveva confermato raccontandomi del giorno della tragedia e del fatto che Alex avesse condotto Sally in barca per chiarire. Non potei fare a meno di chiedermi, ora che lui non c’era più, quale fosse stato questo atteggiamento tanto strano che aveva ferito Sally. In fondo nasceva tutto da la: se Sally non si fosse risentita per quello, Alex non l’avrebbe portata in gita in barca, non quella sera almeno, e quindi tutta la tragedia non sarebbe avvenuta.
Ma sapevo anche che non me la sarei sentita di chiedere ai miei cosa aveva combinato Alex, perché ciò avrebbe significato parlare di lui e quindi non riuscire a risanare la ferita che mi portavo dietro. E questo proprio non volevo accettarlo, anche perché mancavano pochi giorni al mio compleanno e stavo disperatamente cercando di vivere bene almeno quel giorno. Rovinarmelo chiedendo informazioni su Alex, non sarebbe stato un bel regalo. Certo, non avrei festeggiato, né mi sarei rallegrata più di tanto: avevo in mente di trascorrerlo solo con Lucas e i miei genitori, a casa mia. Ma non vivendo una vera e propria festa. Semmai trascorrendo una giornata di quelle che dal giorno della scoperta della tragedia vivevo quotidianamente: barricata in casa insieme ai miei e a Lucas che veniva a trovarmi ogni giorno.




@pioggiargentata: scusami per aver postato dopo un bel pò, ma come ti ho già detto ho avuto dei problemi col pc ora risolti! Adesso mi sono rimessa all'opera e cercherò di riprendere il vecchio ritmo!

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Capitolo 13
*** Capitolo XII ***


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Capitolo XII

Sono sulle rive del fiume Payer. D’un tratto, dall’acqua, riemerge una persona. L’immagine è sfocata. La vedo avvicinarsi a me ma non riesco a capire chi sia. Si ferma a qualche centimetro dalla mia faccia e mi sorride. È completamente bagnata. Mi soffermo a guardarla. “Auguri Georgy!” mi dice e solo allora l’immagine appare nitida: è Alex che mi sorride!

Ecco, cominciai a fare quel sogno proprio dal giorno del mio diciassettesimo compleanno e ogni tanto, mi capita di rifarlo. Ovviamente sempre in occasione del mio compleanno.
Quel giorno era festa in paese e anche le scuole erano chiuse. Mi alzai perciò più tardi del solito. Quando entrai in cucina i miei dovettero sforzarsi non poco per nascondere la faccia da funerale che si era dipinta sul loro viso e comportarsi in maniera adeguata alla mia festa. Ma appena li vidi non feci molto caso alle loro espressioni. Capii solo qualche ora più tardi cosa fosse successo.
“Ieri ho fatto un giro di telefonate e ho invitato per pranzo Lucas, Lucy e Sheyla” annunciò mia madre facendomi irritare non poco. “Lucas l’avevo già invitato io ma non mi pare di averti autorizzato a chiamare anche Lucy e Sheyla” dissi bruscamente. Mia madre rimase di sasso. “Credevo che ti avesse fatto piacere: d’altronde non è con loro che studi ogni pomeriggio?” chiese mortificata. Mi raddolcii avendo capito di essere stata fin troppo dura. “Sì, è vero. E non ho nulla contro Lucy e Sheyla, anzi. Ma in questo modo è come se avessimo organizzato una vera e propria festa e sai bene che questo non era precisamente nei miei piani” precisai. “Ma è il tuo compleanno, Georgia” intervenne papà. “Sì, ma non ho voglia di festeggiare dopo tutto ciò che è successo. Oggi voglio che sia un  giorno come gli altri. Voglio che non sembri il mio compleanno. Voglio non dover ricordare che se le cose fossero andate diversamente oggi Alex sarebbe stato qui a festeggiare” dissi tutto d’un fiato. A quelle parole mio padre piombò fuori dalla cucina. Mia madre rimase pensierosa a guardarmi, come se avesse qualcosa da dire. “Cos’è che ancora devo sapere?” chiesi intuendo qualcosa. “Nulla…” rispose mamma a mezza voce “…emh…è il caso di avvertire Lucy e Sheyla che abbiamo avuto contrattempi e non possono venire?” chiese a sua volta cambiando discorso. “No, non fa niente” risposi.
Poco prima di mezzogiorno Lucas, Lucy e Sheyla vennero a casa mia. Mi avevano regalato, insieme, un vestitino rosso a bratelline. “Lo indosserai stasera, quando andremo alle giostre!” mi aveva praticamente obbligata Sheyla. Avevo annuito poco convinta. Mentre Sheyla e Lucy facevano progetti sulla serata, Lucas mi chiamò in disparte. “Chiudi gli occhi!” disse. Obbedii incuriosita. Sentii sfiorarmi la nuca e il collo. Poi Lucas mi prese per mano e mi guidò fino allo specchio. “Ora puoi riaprirli!” disse. Quando lo feci mi ritrovai una collana che mi ornava il collo. Era semplice ma molto bella. Per ciondolo aveva una pietra rossa. “E’ il mio regalo personale!” disse Lucas. “Ma…non dovevi…mi hai già regalato il vestito” provai a ribellarmi. “Sì, ma quello è con Sheyla e Lucy! Questo invece è solo da parte mia! È un portafortuna, un augurio da parte mia! Ci saranno giorni migliori, Georgia, vedrai. E poi voglio che quando ti guardi allo specchio e vedi questa collana, pensi a me! È un modo per dimostrarti che anche quando non ci sono fisicamente, ti sono vicino!” rispose. Non avevo parole per ringraziarlo. Ma lo abbracciai più forte che potevo. Dovevo tanto a Lucas e il solo fatto che c’eravamo conosciuti mentre mi aveva salvato da una violenza ne era la dimostrazione!
Dopo quel regalo la mia giornata trascorse più serenamente. A pranzo passammo ore tranquille e la sera, indossato il vestitino che fra l’altro si abbinava alla collana, uscii con Lucy e Sheyla, anche se rifiutai di salire sulle giostre perché mi sembrava fin troppo prematuro. Quando tornai a casa percepii nuovamente un’aria strana così decisi di affrontare la situazione di petto. “Non c’è davvero nulla che devo sapere?” chiesi ai miei. E ricevetti di nuovo risposta negativa. “Ho saputo della tragedia di Alex un mese e mezzo dopo e non ve ne ho fatto una colpa solo perché non avevo nemmeno la forza di irritarmi. Ma adesso, se c’è qualcosa che devo sapere, gradirei saperlo subito. Rimandare non cambierebbe di molto gli eventi” insistetti. “In effetti c’è qualcosa che dovresti sapere…” mio padre era sempre quello che cedeva per primo “…ma oggi è il tuo compleanno e non vorrei…” cominciò a dire. Lo interruppi con fermezza. “Dopo la notizia della tragedia non c’è più nulla che possa scuotermi ancora di più. Anche se oggi è il mio compleanno” replicai. Ma non avevo messo in conto che al peggio non c’è mai limite. “Hanno ritrovato il corpo senza vita di Alex” mi informò mio padre abbassando lo sguardo. E così era davvero tutto finito. L’ultima speranza se n’era volata via quella sera, il giorno del mio compleanno. Nel raccontarmi della tragedia papà aveva detto che Alex in teoria era ancora disperso e c’era qualche speranza di poterlo ritrovare vivo, proprio come era successo al fortunato pescatore Peter Dugrasse, che fra l’altro si era proposto nell’aiutare la polizia. Ma ora…ora Alex era stato ritrovato privo di vita. Ora non c’era davvero più spazio per i sogni e le illusioni. Strinsi istintivamente fra le mani la collana di Lucas e la mia angoscia si placò. “Voglio che quando ti guardi allo specchio e vedi questa collana, pensi a me! È un modo per dimostrarti che anche quando non ci sono fisicamente, ti sono vicino” mi aveva spiegato Lucas. E solo allora quelle parole mi tornarono familiari: “Con questo bracciale non ci saranno mai distanze fra noi! Dovessimo anche stare all’altro capo del mondo, rimarremmo uniti! Dovessimo non vederci mai più, ci penserà il bracciale a tenere vivo il ricordo!” aveva detto Alex dopo avermi regalato in gita scolastica un bracciale. Anzi, il bracciale. Normale, di quelli semplici, colorati, che si trovano praticamente da ogni venditore ambulante. Ma quello era speciale. Corsi in camera mia, aprii la valigia che giaceva nella polvere, sotto il mio letto, e lo trovai! Qualche mese dopo la gita il bracciale se n’era caduto e l’avevo ritrovato nel letto. L’avrei dovuto rimettere subito ma, per un motivo o per l’altro era andato a finire in valigia, dove l’avevo lasciato in vista del trasloco e dove era ancora. Lo presi avvicinandomi allo specchio. Lo rimisi al polso e un’ondata di calore mi investì. Chiusi gli occhi e una voce risuonò nella mia mente:

“Dovessimo non vederci mai più, ci penserà il bracciale a tenere vivo il ricordo!”

“Addio Alex” sussurrai baciando il bracciale.





@pioggiargentata: Wow *_* Non vedo l'ora di poter leggere i tuoi scritti, sono troppo curiosa! Comunque mi hai commossa scrivendo che mi vuoi bene :D Grazie, anch'io te ne voglio perché non immagini quanto mi stai facendo felice con i tuoi commenti e spronando a fare sempre meglio! In fondo, se ho continuato questa storia è proprio grazie a te! Un abbraccio fortissimo!

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Capitolo 14
*** Capitolo XIII ***


Capitolo XIII

Faceva caldo in auto. Mi sporsi leggermente dal finestrino per spiare la mia Terryville che quel giorno si era vestita a lutto: per le strade nessun passante, nessun auto. I negozi erano chiusi perché il sindaco aveva proclamato il lutto cittadino per la morte di Alex, proprio perché era deceduto ad una così giovane età. Mi lasciai sprofondare sul sedile, attendendo semplicemente che tutto terminasse. Tra poco saremmo giunti a casa di Alex, dove era stata allestita la camera ardente e da dove sarebbe partito il corteo funebre. Non avevo molta voglia di vederlo privo di vita, anzi, non lo desideravo affatto. Ma d’altra parte ero cosciente che quella sarebbe stata l’ultima occasione che avevo per rivederlo, anche se steso pallidamente nel suo letto, con gli occhi chiusi e le mani sul petto. Mi voltai verso Lucas che era in auto accanto a me: quando gli avevo comunicato l’ultima notizia, aveva insistito nel voler venire per starmi accanto durante il funerale. E io, che avevo sempre più bisogno di lui, avevo acconsentito. “Non so se me la sento ad entrare nella camera ardente” gli sussurrai. Lui mi guardò comprensivo “La scelta spetta solo a te” disse. “Tu cosa farai?” chiesi. “Non conoscevo personalmente Alex, ma gradirei porli anch’io un ultimo saluto: quando muore un ragazzo così giovane è sempre una disgrazia. Ovviamente vorrei rimanerti affianco e perciò, se tu decidi di non entrare, io starò con te” rispose Lucas. Riflettei per pochi istanti. “Entrerò” risposi con voce decisa.
Papà parcheggiò a pochi isolati dalla casa di Alex. Proseguimmo a piedi, i miei genitori davanti, abbracciati e un po’ scossi, io e Lucas di dietro, entrambi pensierosi. Quando arrivammo nella via di Alex non poterono non tornarmi in mente tutti i momenti trascorsi lì. Poi rividi la sua casa, gialla, con i gerani sul balcone. Quello stesso balcone da dove Alex, un giorno afoso d’estate, aveva innaffiato me e Sally! Già, io e lei eravamo giù ad attendere che Alex scendesse, quando lui era spuntato dal balcone con un secchio colmo d’acqua in mano e ne aveva versato il contenuto su noi! Ecco, ora quei momenti non sarebbero più tornati. Fuori dalla casa riconobbi alcuni parenti di Alex che mi salutarono con un cenno del capo. Un po’ in disparte c’erano tutti i miei vecchi compagni di classe. Mi avvicinai a loro insieme a Lucas. In quel momento le parole erano superflue: li abbracciai uno ad uno in silenzio, felice di averli rivisti, ma triste perché ciò era avvenuto proprio in quella triste occasione. Sarei voluta rimanere un altro po’ a parlare con loro, quando vidi i miei genitori entrare dentro casa. Io e Lucas ci scambiammo una rapida occhiata d’intesa, poi, congedandomi dai miei compagni con le lacrime agli occhi, entrai anch’io, con Lucas, in casa. Provai a non pensare a tutte quelle volte in cui avevo messo piede la dentro, ma non ci riuscii. Arrivammo fuori dalla stanza di Alex. I miei genitori furono quelli che entrarono per primi. Sentii i singhiozzi di Diana, la madre di Alex. Mi bloccai istintivamente ancor prima di entrare. “Ci hai ripensato?” mi chiese Lucas. Scossi la testa, presi fiato ed entrai finalmente in quella camera. Volsi lo sguardo al muro, rivedendo la mensola dove Alex conservava gelosamente i suoi libri e il vecchio poster dei Queen che faceva bella mostra di sé e che Alex venerava ogni giorno. E poi, incollate alla rinfusa tutte le nostre foto: c’eravamo io, lui e Sally in pose buffe al fiume, in gita, al mare, in pizzeria. Tutto era rimasto invariato, come lo avevo lasciato prima di partire. D’un tratto Diana corse ad abbracciarmi. “Oh, Georgia…” riuscì solamente a dire prima di crollare nuovamente in un pianto a dirotto. Ricambiai l’abbraccio e piansi poggiando il mio viso sulle sue spalle. “Mi…mi spiace” sussurrai. Diana sciolse l’abbraccio e mi accarezzò. Sentii che stavo per crollare, quando Lucas mi si avvicinò e mi offrì la sua spalla su cui poggiarmi. Diana lo guardò teneramente. “Salve signora…io…sono un amico di Georgia e…ecco, non conoscevo personalmente suo figlio ma…ecco, volevo porgerle le mie più sentite condoglianze” si presentò Lucas. Diana abbracciò anche lui. “Grazie, grazie…stai accanto a Georgia, sostienila, lei era così legata ad Alex” le sentii dire. Lucas annuì. Mi avvicinai al letto e lo vidi: Alex era steso lì, sembrava stesse dormendo. Era vestito elegantemente, con pantaloni, giacca e cravatta bianchi. Sembrava un angelo. Anzi, lo era: lui era il MIO angelo ed ora se n’era volato via. Accarezzai il suo viso pallido e freddo. Gli diedi un bacio sulla fronte. Accanto al letto notai anche la presenza di Norah, sua nonna, che lui tanto amava e da cui era altrettanto ricambiato. La andai ad abbracciare. “Alex sta solo dormendo” mi disse lei, cercando di auto-convincersi “Fra un po’ si sveglierà e comincerà a sbraitare come un pazzo: lui non ama questi vestiti così eleganti! Perché mi avete vestito in questo modo? Protesterà” continuò ancora Norah. Annuii e poi mi allontanai da lei. Vidi Lucas assorto ad osservare Alex. Le sue mani tremavano, i suoi occhi erano lucidi. Una lacrima gli rigò il viso. Lucas ed Alex non si erano mai visti, eppure avrebbero tranquillamente potuto diventare amici per la pelle, ne ero sicura. E forse, se quella sera non fosse cambiato tutto, sarei stata proprio io la persona che gli avrebbe presentati, magari del mio compleanno, e che avrebbe sancito la loro amicizia. D’improvviso entrò nella camera Franck, il padre di Alex, con il volto segnato dalla sofferenza. “Scusami se mi sono assentato per un po’, ma avevo bisogno di un po’ d’aria” disse a Diana. I genitori di Alex avevano divorziato da quando lui aveva dodici anni e i loro rapporti erano sempre stati tesi. Papà mi aveva detto che entrambi erano andati a prendere Alex dal fiume, quella notte, ritrovandosi poi davanti a quella tragedia. Forse, proprio negli ultimi tempi i rapporti si stavano distendendo. E ora sembravano uniti più che mai. Uniti nel dolore, però. Degli uomini ben vestiti entrarono in camera. Capimmo tutti che era arrivato il momento di uscire da quella camera e aspettare. Sì, aspettare di vedere quelli uomini portare sulle spalle una bara bianca. Così, tutti, eccetto Diana, Franck e Norah, uscimmo fuori. Fu allora che vidi Sally, accanto ad Alexia e Fabian, i suoi genitori. Sally mi corse incontro e mi abbracciò. Mio padre e mia madre invece si avvicinarono ai suoi genitori. “Mi spiace per non essermi più fatta sentire” si scusò Sally. Annuii “Non è questo l’importante, ora” risposi. “Già…e pensare che è tutta colpa mia” esclamò Sally. Scossi la testa “Tu non c’entri nulla” dissi. “E invece sì: è per chiarire con me che Alex ha organizzato quella gita. Ed è stato sempre per colpa mia, per venirmi a salvare, che lui è annegato” affermò Sally. “Ma tu prescindi da queste colpe” insistetti. Sally, però, non riusciva a darsi pace. “Lui avrà anche potuto commettere una cazzata, in fondo era alquanto ubriaco…io non ho voluto sentire ragioni e…l’ho lasciato” disse piangendo. Cazzata? Ubriaco? Quindi era stato un atteggiamento tenuto da Alex mentre era…ubriaco (facevo fatica a credere a quella parola), che aveva ferito Sally al punto da lasciarlo. “Eccola lì, la sgualdrina” aveva esclamato d’un tratto Sally fissando un punto di fronte a lei. Seguii il suo sguardo e vidi una ragazza. La riconobbi: sapevo che si chiamava Sienna, aveva la nostra età e che…beh, a scuola aveva fama di essere una ragazza di facili costumi. La osservai meglio: la ricordavo magra come uno spillo, ma adesso, inspiegabilmente, aveva la pancia più prominente. O forse c’entrava con l’ubriacatura di Alex?




*Vorrei fare un pubblico ringraziamento a Nemine 22 perché mi ha fatto notare un errore commesso proprio in questo capitolo: il cadavere di Alex, infatti non dovrebbe avere un aspetto quasi angelico, come se il ragazzo stesse dormendo, in quanto il suo corpo è stato ritrovato dopo diversi giorni nel fiume, in acqua, e quindi dovrebbe essere ormai in cattivo stato. Mi rendo conto di non aver preso in considerazione questo mentre  scrivevo questo capitolo e mi scuso  con chiunque  lo leggerà.  Ciononostante non posso  rimediare  al mio  errore  perché  descrivere  un  cadavere in cattivo stato piuttosto che un cadavere che appare quasi angelico non renderebbe bene quello che io volevo trasmettere in quella scena. Lascerò quindi l'errore scusandomi ancora e chiedendovi di fare un piccolo sforzo per non prenderlo in considerazione e considerarlo una specie di "licenza poetica" ai fini del racconto! Grazie ancora a Nemine 22!



@pioggiargentata: ecco un altro capitolo! Ti avevo promesso che avrei cercato di mantenere il mio vecchio ritmo, perciò sto cercando di non far passare molto tempo fra un capitolo e l'altro! Un abbraccio e...ci leggiamodopo ;)

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Capitolo 15
*** Capitolo XIV ***


Capitolo XIV

Il giorno del funerale, ovviamente, non era stato uno di quei giorni da ricordare. Avevo detto definitivamente addio ad Alex e a tutte le mie illusioni. Ma, c’era una cosa che mi turbava ancor di più e che non avevo avuto modo di farmi spiegare né da Sally né dai miei: che c’entrava Alex con la pancia prominente di Sienna? E come aveva potuto ubriacarsi proprio lui che non amava bere nemmeno un goccio di alcol? Sì: Alex era astemio. E forse era stato proprio per questo che si era ubriacato: si sa che chi non è abituato a bere non riesce a reggere molto l’alcol e quindi anche pochi bicchieri possono ubriacarlo. La mia idea me l’ero già fatta e di sicuro non mi sbagliavo: Alex, ubriacandosi doveva aver avuto un…non mi andava nemmeno di pensarlo…un rapporto con Sienna e lei, molto probabilmente, era rimasta incinta. Mio padre non potè che confermare i miei sospetti, ma non specificò le circostanze in cui ciò era avvenuto. Ma, senza che io gliel’avessi chiesto, ci pensò Sally a farlo, inviandomi, un paio di giorni dopo il funerale una lettera:

Ciao Georgy,
Mi manchi un sacco, soprattutto ora che Alex non c’è più. Innanzitutto volevo chiederti scusa per aver accennato del comportamento di Alex proprio durante il suo funerale: so di aver sbagliato e che proprio per rispetto a lui avrei dovuto raccontarti tutto in separata sede. Ecco perché non ho risposto quando, dopo aver indicato Sienna con cattive parole, mi hai chiesto, giustamente, il motivo. Ebbene, voglio spiegarti tutto ora, a mente lucida.
Non so se tu te ne sia mai accorta, ma Sienna aveva messo gli occhi su di Alex da molto tempo. Beh, all’inizio io non ci facevo caso, anche perché Alex non era ancora il mio fidanzato. Ma ho cominciato ad accorgermi delle sue “mire espansionistiche” subito dopo essermi fidanzata con lui. Sienna faceva gli occhi dolci e lo provocava continuamente. Certo, non posso dire che lui abbia mai ceduto in condizioni in cui era ancora lucido, anzi. Anche se lui stesso mi confidò che c’era stato un periodo in cui, quando io e lui eravamo ancora solo amici, aveva perso la testa per Sienna. Ma il tutto si era dissolto. Una sera però, Mike, compagno di classe di Sienna e amico di Alex, ci aveva invitato alla sua festa di compleanno. Io avevo la febbre e andai. Alex sarebbe voluto rimanere a casa, ma io lo spinsi ad andare: non volevo che per colpa mia non stesse con i suoi amici. Come avrai capito a quella festa c’era anche Sienna…
Durante la festa la situazione degenerò, tutti cominciarono ad eccedere e Alex, trascinato dai suoi amici, bevve un po’ troppo. Considerando poi che lui era astemio, si ubriacò senza mezzi termini. Non voglio dare solo la colpa a Sienna, che di certo ha approfittato dell’occasione: la colpa diciamo che è stata anche di Alex che ha ecceduto con l’alcol.
Il giorno dopo, senza aspettare troppo, Alex mi confessò tutto. Disse che non se lo sarebbe mai perdonato e che per lui quella sera con Sienna non era significato nulla. Ma io, subito dopo aver ascoltato la storia, lo lasciai. Alex era disperato e ha fatto di tutto per riconquistarmi. Alla fine io stavo anche cedendo, quando, poche settimane dopo, si venne a sapere che Sienna era incinta. Tutti si domandavano chi fosse il padre. E Mike gli accontentò raccontando a tutti della festa del suo compleanno e di come Alex, ubriaco, si era piacevolmente intrattenuto con lei. Per me fu una vergogna e rinunciai a ogni cedimento. Mettiti nei miei panni: non solo scopro di essere stata tradita, ma anche che la ragazza con cui il mio fidanzato mi ha tradito aspetta un figlio da lui. È per questo che Alex ha cercato un chiarimento portandomi in barca. Io avevo accettato l’invito solo per dirgli definitivamente addio. E in effetti così è stato, peccato che gli abbia dovuto dire addio proprio perché quella sera è avvenuta la tragedia. Alex mi aveva spiegato che aveva parlato sia con i suoi genitori che con quelli di Sienna e si era detto disponibile a mantenere il bambino in tutto e per tutto. Ma questo non comportava lo sposare Sienna, come invece avevano insistito i genitori della ragazza. Poi tutto è terminato con una barca rovesciata…
Spero di aver chiarito i tuoi interrogativi.

P.S.= con questa lettera non intendo mettere in cattiva luce Alex, ma solo spiegarti la verità. Io Alex l’ho amato e probabilmente lo amo ancora, ma ciò non toglie che per causa sua abbia tanto sofferto.
 Ti voglio bene,
Sally

Allora era così che era andata…
Qualche macchia ce l’aveva avuta anche Alex. E ora, dopo tutto questo, un bambino sarebbe nato senza mai conoscere il padre. Chissà cosa ne sarebbe stato di lui…



@pioggiargentata: ciao sabrina! Tu mi lusinghi troppo xD Comunque anch'io ti avrò detto almeno 1.000.000 di volte grazie e, tanto per "cambiare", te lo ripeto :D Ebbene sì, ho voluto concludere il capitolo precedente con un pò di suspance, ma come avrai potuto leggere proprio in questo capitolo, ho deciso di non prolugare oltre gli interrogativi ed ho già chiarito tutto! Ciò non vuol dire che la storia perderà altri momenti di suspance pura :) Anzi, si farà sempre più...diciamo...avvincente! Ancora grazie eh...aspetto di leggere i tuoi testi per divenire io la tua fan n.1 ;)

@Miley90: Innanzitutto volevo ringraziarti perchè avevo notato già da un pò che avevi aggiunto questa storia alle preferite e questo non può che farmi piacere! Sì, in effetti il capitolo è un pò triste, ma "Verranno giorni migliori" direbbe Lucas! Comunque non era mia intenzione riportarti alla mente brutti ricordi e mi dispiace di questo :-(
Ma parliamo di cose "positive": avevi indovinato, Sienna, la ragazza, è davvero incinta di Alex...e questo, per i personaggi della storia non è molto positivo, almeno all'inizio!
Grazie ancora per aver commentato e inserito la storia fra le preferite! Spero di poterti rileggere ancora!


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Capitolo 16
*** Capitolo XV ***


Capitolo XV

Giorni…settimane…mesi…il tempo trascorse ininterrotto e un po’ più sereno, con Lucas, Lucy, Sheyla e il gruppo di studio, fino a quando, un giorno, tornata a casa, ricevetti una notizia. “Diana ci ha comunicato che ieri notte Sienna ha partorito” disse mio padre mentre pranzavamo. Rimasi immobile, con la forchetta a mezz’aria. “Già, ha detto che il bambino è un maschietto con gli occhioni verdi con riflessi azzurri, proprio come Alex!” continuò la mamma. “L’hanno chiamato Josh!” aggiunse infine papà. Josh…non era forse il personaggio letterario preferito di Alex? Mi pareva di ricordare che un certo Josh Seas, protagonista del libro Oltre la tempesta, avesse fatto letteralmente capitolare Alex ai suoi piedi, a tal punto che lui non faceva che dire che se avesse avuto un figlio maschio lo avrebbe chiamato Josh. E, a quanto sembrava, i genitori di Alex, insieme a Sienna, avevano rispettato la sua volontà. Certo che mi faceva effetto pensare al figlio di Alex. Mi sembrava un qualcosa di irreale, fantastico. “Diana ci ha invitati ad una festicciola a casa loro, per festeggiare la nascita del piccolo” esclamò mamma. Una festicciola…a casa di Alex…solo qualche mese dopo la sua morte. Non la trovavo una buona idea, anzi, per dirla tutta, mi sembrava un’assurdità. Ma mi limitai a rimanere in silenzio, contrariata.
Pochi giorni dopo, partimmo alla volta di Terryville, per presenziare alla festa. Diana ci aveva detto che anche Lucas era gradito ospite in quanto aveva avuto modo di apprezzarlo durante il giorno del funerale. Così anche lui venne con noi. “Ma insomma, si può sapere cos’hai?” chiese Lucas in auto. “Uff: è la centesima volta che me lo chiedi” sbuffai. “Ed è la centesima volta che non ottengo risposta!” protestò lui. “Non mi va di festeggiare, non per un bambino nato per sbaglio, non così poco tempo dopo aver invece pianto la morte di Alex” risposi. “Georgia sei ingiusta: il bambino non ha colpe e dire che è nato per sbaglio non è una bella cosa” mi rimproverò Lucas. “Forse sarebbe meglio dire che è nato per ubriachezza? O per cosa? Mi limito solo a dire la verità” protestai. “Per adesso è appena nato e non capisce, ma credi che al bambino farà piacere, una volta cresciuto, sentirsi dire queste cose? Già dovrà vivere senza aver mai potuto conoscere suo padre…” insistette Lucas. Arrossii rendendomi conto di aver esagerato. In realtà, semplicemente non mi andava giù che Alex avesse avuto a che fare con Sienna, anche se in un momento non del tutto lucido, e che Diana, sua madre, stesse festeggiando il tutto così alla leggera.
Quando arrivammo fuori casa di Alex, un fiocco azzurro appeso alla porta annunciava il lieto evento. Suonammo. Ad aprirci fu Thomas, il fratello di Alex: durante i funerali non era potuto essere presente perché era partito in missione come soldato e non gli avevano concesso la licenza per tornare, ma ora era di nuovo a casa, col capo rasato e un sorriso contagioso dipinto sul volto. Quando entrammo, la casa era una festa di colori, con palloncini e giochi sparsi dappertutto. In sottofondo, una canzoncina rallegrava l’ambiente. Diana e Franck sorridevano abbracciati e proprio allora si scambiarono un bacio. Ripensai ad Alex e a quanto avrebbe voluto assistere a quella scena, rivedere sua madre e suo padre di nuovo uniti. Forse tutto ciò era proprio opera sua: magari, prima di andarsene aveva voluto lasciare quel regalo e riunire la famiglia. “Michael, Jane!” Diana si avvicinò ai miei genitori abbracciandoli. Poi vide anche me e Lucas e ci salutò allo stesso modo. Dopo poco anche Franck si avvicinò. “Ehy, Georgia! Senti, Michael, mi chiedevo una cosa: la vostra vecchia casa è ancora in vendita vero?” chiese Franck. “Certamente…perché?” chiese a sua volta mio padre. “Ecco, vorrei comprarla io: in questo modo Sienna ed i suoi genitori si trasferirebbero lì e potrebbero stare più vicini a noi! Ora invece vivono in campagna e sarebbe duro non poter vedere Josh ogni giorno!” spiegò Franck. “Capisco…” esclamò papà. “Inoltre mi farebbe molto piacere vedere crescere Josh giocando nella casa sull’albero del vostro giardino, dove Alex, Sally e Georgia trascorrevano le loro giornate!” aggiunse Franck. Papà sorrise: Franck poteva stare tranquillo, la casa era ormai di Sienna e la sua famiglia.  
“Ma dov’è il bambino?” chiese mia madre. Diana sorrise emozionata “Seguitemi!” rispose conducendoci in salone. Lì c’erano altre persone e ancora più decorazioni. Vidi Sienna, seduta sul divano con l’aria di chi ancora non si è reso bene conto di ciò che stesse succedendo. Accanto a lei c’era Norah, che cullava il piccolo. Ecco, fu esattamente quella la prima volta che vidi Josh: sembrava tranquillo, non strillava come tutti i neonati e con i suoi occhioni totalmente uguali a quelli di Alex scrutava tutto ciò che accadeva attorno a lui. Aveva la carnagione chiara e pochi capelli biondi come il grano. A parte i capelli, che ovviamente sarebbero cresciuti, divenendo adulto non sarebbe cambiato poi di molto!




@Miley90: Wow, mi piacerebbe farti da beta reader, anche se non ho molta esperienza in questo campo! Comunque spero che l'offerta resti valida! Grazie per aver recensito :D

@pioggiargentata: Non preoccuparti se non hai recensito subito! Eh già, ho voluto rendere la trama ricca di un nuovo colpo di scena, proprio per non rendere la storia monotona e scontata! Anch'io non vedo l'ora di leggere i tuoi racconti! Comunque nella recensione hai parlato di un esame...se ancora devi farlo buona fortuna! E se l'hai già dato beh...buona fortuna lo stesso per il risultato ;)

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Capitolo 17
*** Capitolo XVI ***


Capitolo XVI

La festa non era stata poi così male, anzi, finalmente avevamo potuto trascorrere una serata spensierata dopo gli ultimi avvenimenti. Avevo scambiato poche parole con Sienna. A livello di Buonasera, Mi passi l’acqua per favore, Arrivederci e ancora auguri! Di certo non erano abbastanza per poter dire di aver fatto una conversazione. C’era qualcosa in Sienna che proprio non mi piaceva. Ma non perché aveva ottenuto da Alex, il ragazzo per cui io avevo tanto penato, ciò che voleva, con l’inganno. O perché col suo atteggiamento aveva profondamente ferito Sally, la mia migliore amica. No. O almeno, era anche per quello, ma non solo. Forse non accettavo il fatto che per un po’ di…chiamiamolo divertimento, aveva finito col mettere al mondo un bimbo che non avrebbe mai conosciuto il padre. Certo, magari ragionandoci bene era proprio per questo che invece avrei dovuto compatirla e cercare di starle vicino. Ma come potevo starle vicino se aveva semplicemente agito da incosciente? Alex aveva la scusante dell’ubriachezza, lei no. Lei non era ubriaca mentre faceva quel che faceva. Era consapevole delle proprie azioni. E, da quello che avevo saputo in seguito alla lettera di Sally e alla festa dopo il parto, era stata proprio Sienna a spingere Alex ad ubriacarsi. Certo, lui c’era cascato come un cretino, ma la colpa restava pur sempre della ragazza. Bene, forse stavo ragionando troppo ingiustamente ma…a dirla tutta, Sienna non mi andava a genio anche per come si era comportata con suo figlio durante la festa: praticamente l’aveva ignorato. Speravo di sbagliarmi, ma sembrava come se Sienna e i suoi genitori stessero facendo di tutto per scaricare a Diana e Franck, i genitori di Alex, la crescita del piccolo Josh.
E poi…beh, tanto vale essere sincera con me stessa: per tutta la serata Sienna non aveva mai smesso di fare gli occhi dolci a Lucas. Certo, lui sembrava non essersene proprio accorto, anzi: la ignorava o, se proprio era costretto a rispondere a qualche sua continua domanda, tagliava subito corto e perlopiù si faceva capire con monosillabi o cenni con la testa. Non che fossi gelosa di lui: semplicemente mi preoccupavo che, almeno per lui, le cose andassero per il verso giusto. E questo, di certo, non comprendeva Sienna e le sue mire pericolose: sì, Lucas avrebbe dovuto tenersi alla larga da lei per non incappare in situazioni ingestibili. Ma dopotutto confidavo nella sua intelligenza e serietà. Certo, anche Alex possedeva quelle qualità, ma proprio lui si era lasciato abbindolare. Già, ma Lucas era diverso: aveva sofferto molto a causa della brutta storia di violenza in cui era stata coinvolta Meggie, la sua ex fidanzata, e da allora aveva imparato a gestire meglio le situazioni e a non lasciarsi mai cogliere impreparato cadendo nella trappola tesa da qualcun altro. Mi faceva un po’ male sapere che, proprio nel suo momento peggiore, Lucas non aveva potuto contare sul mio aiuto. E questo perché l’avevo conosciuto dopo. Forse troppo dopo: ogni tanto immaginavo Lucas quando ancora era un ragazzo pieno di energia, di forza d’animo. Non che adesso non lo fosse, anzi: se andavo avanti era proprio grazie a lui, alle sue battute, ai suoi consigli, al suo farmi sempre coraggio. Lucas rideva, scherzava, mi faceva divertire, ma in lui c’era sempre un qualcosa di tragico, una parte nascosta che voleva tenere sigillata solo per sé. A volte Lucas si chiudeva in un mondo a parte e buttava la chiave. Tante volte io ero andata alla disperata ricerca della chiave del suo mondo, ma non ero mai riuscita a trovarla. Potevo solo osservarlo mentre puntava lo sguardo verso un punto fisso e rimaneva immobile a pensare, chiudendosi in se stesso. Poi, un giorno, quando andai a casa sua, non lo trovai ad aspettarmi come al solito fuori dalla porta che mi sorrideva. Suonai e ad aprirmi fu la madre. “Lucas è in camera sua che ti aspetta” disse. Salii le scale e subito le note sussurrate di una chitarra mi accolsero. Entrai. Lucas mi sorrise e cominciò a suonare una canzone strana, una ballata a tratti triste, a tratti energica. Proprio come il suo modo di essere. Lo osservai mentre accarezzava la chitarra classica, suonando senza alcuno spartito davanti. Lo osservai e capii che il suo mondo era la musica. Le note erano la chiave che disperatamente avevo cercato. E finalmente lui aveva deciso di porgermi quella chiave e invitare anche me a farne parte. Mi sedetti accanto a lui, in un muto assenso. Mi accorsi che Lucas incarnava la perfetta contrapposizione di Alex: con i suoi occhi scuri, i capelli neri e un’espressione beata dipinta sul viso, non poteva che fare da contrasto allo sguardo sempre serio di Alex, ai suoi capelli marroncini e ad i suoi occhi chiari. D’un tratto smise di suonare. “Sai, la sera della festa Sienna mi ha dato il suo numero di telefono…” disse un po’ intimidito. Non risposi cercando di trattenere tutta la mia irritazione. “Mi è sembrato scortese non accettarlo e così ho ricambiato dandole il mio…” continuò Lucas. Strinsi i pugni e mi chiesi quando si sarebbe deciso ad arrivare al dunque. “Sienna si è fatta subito sentire…ovviamente non ci siamo detti niente di che…però…” fu quel però che mi preoccupò non poco. “Però, ecco…io le ho un po’ parlato della mia passione per la musica e lei è stata molto entusiasta di ciò! Così abbiamo cominciato a fantasticare immaginando concerti e latro finché non ci è venuta una bella idea: abbiamo intenzione di organizzare per l’anno prossimo, nella stessa data in cui Alex purtroppo ha perso la vita, un concerto commemorativo. Si potranno esibire band di giovani di Terryville o delle città vicine, tutti uniti nel ricordo di Alex. Sienna mi ha detto che anche a lui piaceva molto la musica perciò magari gli avrebbe fatto piacere un’iniziativa del genere” spiegò Lucas. Già, di certo Alex non suonava alcuno strumentò né cantava, però adorava i concerti.
Beh, perlomeno Sienna aveva un cuore! Addirittura si era preoccupata di organizzare un concerto commemorativo per Alex! Anche se ero convinta che l’avesse fatto solo per provarci con Lucas. Ma non potevo tirarmi indietro. “E’ un’iniziativa fantastica!” dissi cercando di sfoderare tutto il mio entusiasmo. Ma nella mente avevo mille dubbi e una sola certezza: Sienna stava diventando davvero pericolosa.





Bene, potrete mai scusarmi?! In questi giorni sono stata straimpegnata e non ho trovato nemmeno un minuto di tempo per poter postare il capitolo! Comunque volevo ringraziarvi per i vostri commenti!

@Jake_me:  innanzitutto grazie per esserti aggiunta fra le commentatrici! Sì, il precedente capitolo era un pò di passaggio ed anche questo lo è stato, ma tra un pò arriveranno nuove sorprese!
@Miley90: in questo capitolo Sienna e Georgia non si sono parlate, o almeno non hanno affrontato una vera e propria conversazione. Ma, come ho già detto a Jake_me, diciamo che questo era un pò un capitolo di passaggio. La loro conversazione ci sarà eccome!
@pioggiargentata: l'ultima frase del capitolo precedente anticipa un pò degli eventi che però non arriveranno subito! Ebbene sì, dovrai aspettare ancora un pò di capitoli per capire cosa intendeva dire Georgia! Comunque alla tv mi pare di aver sentito che  finalmente  gli  esami di terza media  sono stati affrontati,  perciò  spero che l'esame della mia fan n.1 sia  andato bene ;)


E adesso ho qui per voi un "regalino", soprattutto per Jake_me e Miley90 che me l'hanno chiesto nei commenti:
-ecco la foto di Alex
http://dreamwriter.altervista.org/alex/
-e quella di Sally
http://dreamwriter.altervista.org/sally/

E' così che io credo siano! Fatemi sapere cosa ne pensate! Ah, ovviamente a breve arriveranno anche le foto di tutti gli altri personaggi! Un bacione a tutti voi!

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Capitolo 18
*** Capitolo XVII ***


Capitolo XVII

Passeggiavo nervosamente in lungo e in largo nel giardino di casa mia mentre sentivo dentro casa i miei discutere. “Te lo ripeto Michael: io la casa di Terryville non la voglio vendere” gridò mia madre. “Ma Jane è per una buona causa: Franck vorrebbe che Sienna e i suoi genitori si stabiliscano lì così abiterebbero più vicini e poi il piccolo Josh potrebbe divertirsi con la stessa casa sull’albero in cui Georgia, Alex e Sally hanno trascorso buona parte delle loro giornate” cercò di convincerla nuovamente mio padre. “Sei proprio ingenuo Michael: Sienna e i suoi non mi sembrano gente affidabile. Tu credi davvero che continueranno ad occuparsi del bambino? O non è forse meglio pensare che appena ne avranno l’occasione lo scaricheranno a Diana e Franck?” chiese mia madre. Quella domanda mi incuriosì visto che io la pensavo esattamente in quel modo riguardo a Sienna e al suo interesse nei confronti di suo figlio, perciò mi misi ad origliare alla porta per comprendere meglio la conversazione. “Cosa te lo fa pensare?” domandò mio padre. “Forse tu hai i paraocchi ma io no: per tutta la festa i genitori di Sienna e lei stessa hanno praticamente ignorato il piccolo! Erano Diana e Franck ad occuparsi di lui” spiegò mamma. Allora non ero stata l’unica ad accorgermene! “Sciocchezze! E poi ormai ho fatto intendere a Franck che avrebbe avuto la casa senza problemi: non posso né voglio tirarmi indietro” replicò papà.
“Georgia!” la voce familiare di Lucas mi fece perdere l’ultimo pezzo della conversazione. “Non ti hanno insegnato che origliare è maleducazione?!” chiese Lucas divertito mentre mi raggiungeva in giardino. “Era per una buona causa!” mi giustificai. “Cioè?” chiese Lucas. “Volevo semplicemente sapere che fine avrebbe fatto la mia casa di Terryville” risposi. “Sienna me ne ha parlato: spera tanto che i tuoi accettino perché non vede l’ora di giocare con Josh nella casa sull’albero proprio come faceva Alex e poi la vicinanza con la casa dei genitori di Alex le sarebbe di grande aiuto” esclamò Lucas. “Vedo che ti senti spesso con lei” dissi mentre la mia espressione tradiva un po’ di gelosia. “Già: un po’ per via del concerto, un po’ perché andiamo molto d’accordo! Lei non è la ragazza superficiale che appare agli altri” rispose Lucas. Questo proprio non doveva dirlo!
“Ah no? Chissà perché a me sembra il contrario” dissi irritata. “Non capisco perché ti agiti” si lamentò Lucas. “Perché Sienna…” volevo dirgli che Sienna aveva fatto del male a Sally e imbrogliato Alex e che non le avrei mai permesso che avesse fatto altrettanto con lui. Ma fui interrotta da un’auto che si fermò proprio davanti al mio giardino. Da quell’auto scesero Franck, Diana e Sienna col piccolo Josh in braccio.
“Lucas!” Sienna sorrise nel vederlo e lui ricambiò. “Ciao Georgia: i tuoi sono in casa?” mi chiese Diana. Annuii e li chiamai. “Diana, Franck! Che bella sorpresa!” mia madre uscì in giardino con un sorriso che a me parse fin troppo finto, mentre mio padre li invitò ad entrare in casa.
Io intanto raggiunsi Lucas e Sienna col piccolo Josh che parlavano vicino al cancello d’ingresso. “Ciao Georgia” Sienna mi salutò con finta gentilezza. Mi limitai a guardarla. “Non è magnifico che Sienna sia qui? Stasera potremmo uscire tutti insieme e magari discutere del concerto!” Lucas sprizzava gioia da tutti i pori. “Non credo che Sienna resterà fino a stasera” risposi seccamente. “Abbiamo prenotato un albergo e resteremo qui fino a dopodomani” fu la risposta calma di Sienna. Ci odiavamo! Questo era talmente evidente che non potei non domandarmi come Lucas, di solito così intelligente e intuitivo, non se ne fosse proprio accorto e anzi continuava a fantasticare di uscite insieme. E i tentativi miei e di Sienna di fargli capire in tutti i modi possibili ed immaginabili che non ci andava affatto di stare insieme, si rivelavano inutili. Fui io a cedere. “Va bene!” acconsentii di malavoglia. Inizialmente avevo pensato di dire che non sarei potuta uscire perché avevo da fare, ma poi mi ero rifiutata all’idea di lasciarlo passeggiare solo con Sienna perciò avevo dovuto accettare la sua proposta. Sienna mi guardò meravigliata. “Va bene anche per me” disse. “Fantastico! Allora ragazze io vado a casa a prepararmi: non vorrei arrivare in ritardo!” disse Lucas congedandosi. Fu così che io e Sienna rimanemmo sole in giardino. La vidi cullare fra le braccia Josh che dormiva placidamente. Avevo così tante cose da dirle, o meglio, da rinfacciarle, che non sapevo da dove partire. “Non ti chiedo di essermi amica” le sentii dire d’un tratto. La guardai dubbiosa. “Non te lo chiedo perché non è quello che voglio. Non mi sei mai piaciuta granché e non cambio idea. Tuttavia ora che sono madre non mi va di continuare a fare la ragazzina immatura che litiga per stupidaggini. Mi spiego meglio: ho conosciuto da poco Lucas, ma lui si è rivelato subito un buon amico e un bravo ragazzo…e sinceramente non mi va di ferirlo litigando con te” si spiegò Sienna. “Anche a me non va molto di litigare. Ma questo non vuol dire che non ho mille cose da chiederti” dissi. Sienna annuì e si sedette sulla sedia a dondolo del mio giardino dondolandosi dolcemente per cullare Josh. Io la imitai e mi sedetti all’altra sedia accanto a lei. “Chiedimi tutto ciò che vuoi e io ti risponderò sinceramente” acconsentì Sienna. Calò il silenzio interrotto solo dai gemiti di Josh. “Sappi che non mi sto prestando a questo interrogatorio per fare un piacere a te: semplicemente non voglio far soffrire Lucas e mi auguro che dopo questa serie di domande tu cercherai di trattarmi con rispetto e così potremmo evitare scenate davanti a lui” chiarì Sienna. Annuii. Mi sembrava un qualcosa di surreale: io e Sienna sedute nel mio giardino che parlavamo senza litigare. E addirittura Sienna si era resa disponibile a chiarire tutti i miei dubbi. Era un’occasione che per nulla al mondo avrei perso…




Ancora una volta posto in ritardo e ancora una volta mi scuso! Cercherò di fare meglio per le altre volte!

@pioggiargentata: ho letto le tue prime storie e come credo avrai già visto nei commenti mi sono piaciute un sacco! Ora sarò io la tua nuova fan! Comunque sì, a breve posterò anche le foto di Georgia ...intanto c'è  un "regalino"  con la foto  di un  altro personaggio importante ;-)
@Jake_Me: grazie per i tuoi complimenti, mi fanno molto piacere! Eh sì, Alex e Sally li ho scelti niente male e spero che ti piaceranno anche Georgia, Lucas e tutti gli altri! Così come spero che ti piacerà questo capitolo e i prossimi!

Bene, e adesso il "regalino" promesso:
-la foto di Lucas
http://dreamwriter.altervista.org/lucas/

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Capitolo 19
*** Capitolo XVIII ***


Capitolo XVIII

Per qualche minuto rimasi in silenzio ad osservare Sienna. Non si poteva negare che fosse una bella ragazza. Qualche altro ragazzo non ci avrebbe messo molto a capitolare ai suoi piedi. Non Alex però, che aveva ceduto a lei solo da ubriaco. “Perché?” chiesi d’un tratto. Sienna mi guardò dubbiosa. “Perché volevi a tutti i costi Alex? Sì, era davvero un bel ragazzo ma tu con la tua bellezza ne potevi avere a migliaia di ragazzi belli come lui o addirittura più carini…perché proprio Alex che era fidanzato?” domandai. “Perché Alex era diverso dagli altri: tutti mi hanno sempre considerato una poco di buono. Le ragazze mi hanno sempre odiato, i ragazzi hanno sempre cercato di andare oltre con me. Non Alex però: lui è stato l’unico ad avere sempre rispetto nei miei confronti e non si è mai spinto oltre. La sera del compleanno ero ubriaca anch’io purtroppo, nonostante tutti dicano il contrario, e tutto è avvenuto senza rendercene conto. Quando mi sono svegliata e ho visto di essere stesa accanto a lui sono scoppiata a piangere e gli ho chiesto scusa nonostante non avessi colpe. Lui mi ha accarezzato i capelli e mi ha baciato sulla fronte, poi è andato via scusandosi anche lui e dicendo di non preoccuparmi. Te lo giuro Georgia: non ho raccontato a nessuno ciò che era successo e non è mai stato mia intenzione farlo. È stata tutta colpa di Mike che purtroppo ci aveva spiati” rispose Sienna.
Sembrava sincera e questo mi fece ancora più male.
“Quando ho scoperto di essere rimasta incinta ho subito deciso che non ne avrei parlato con Alex e non avrei tenuto il bambino: non volevo far ritrovare Alex in una situazione così problematica, non se lo meritava. Però un giorno lui mi venne a parlare a casa per scusarsi. Mi spiegò anche che aveva rivelato tutto a Sally e che si erano lasciati. In quel momento capii che forse c’era una speranza sia per me che per il bambino e raccontai ad Alex la verità. Lui pianse per tutto il tempo, poi mi accarezzò la pancia e mi promise che non mi avrebbe lasciata sola. Il giorno dopo tutta la scuola sapeva che ero incinta” continuò Sienna.
“Credi che sia stato proprio Alex a spargere la voce?” chiesi un po’ stupita.
Sienna scosse la testa “Credo semplicemente che Alex sia stato troppo ingenuo: forse si è confidato con qualche suo amico di cui si fidava, ma non ha messo in conto che questi amici avrebbero potuto raccontarlo a tutti” rispose.
Vidi il piccolo Josh sbadigliare e non potei fare a meno di accarezzarlo. Sienna mi sorrise e me lo lasciò cullare.
“Speravo che Alex, essendosi lasciato con Sally, non solo si sarebbe occupato di nostro figlio, ma si sarebbe accorto anche di me. Così non è stato, ma è inutile piangere: devo riuscire ad andare avanti. Per me, ma soprattutto per Josh” sussurrò Sienna.

@AndyAndy: come posso odiarti?!! Anzi, spero che non mi odierai tu visto il ritardo estremo nel postare! Il problema è che ho avuto la classica crisi da pagina bianca: non riuscivo più ad andare avanti con la storia =( ora spero di essermi ripresa e di continuare a postare con regolarità. Spero che tu ci sarai ancora...
P.S= visto che ti mancava Alex questo è un capitolo che parla di lui *-*

@Jake_Me:  chiedo scusa anche a te per il ritardo che ho avuto  e spero che anche tu ci  sarai ancora.  Comunque non posso anticipare  molto della  storia...ma posso dire che ne leggerete ancora delle belle fra Lucas e Georgia!

Nel prossimo capitolo, se voi mi seguirete ancora, conto di postare il link con finalmente la foto di Georgia! Doveva essere una sorpresa ma non riuscivo a non dirvelo!


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Capitolo 20
*** Capitolo XIX ***


z
Capitolo XIX

Quella sera, come previsto, io, Lucas e Sienna uscimmo insieme. Fu una serata abbastanza tranquilla: Sienna si mostrò gentile ed educata e riuscì addirittura a strapparmi qualche risata. Lucas coinvolgeva entrambe con le sue battute e le sue chiacchiere, ma il suo interesse per Sienna era fin troppo evidente. D’un tratto mi sentii di troppo. Lucas cominciò a parlare più con Sienna che con me ed ogni mia domanda non riceveva alcuna risposta. Così, fingendo di non sentirmi molto bene, tornai a casa lasciando soli Lucas e Sienna.
Il mattino seguente Lucas venne di buon’ora a casa mia.
“Allora, passato il mal di testa fasullo?!” mi chiese sorridendo. Arrossii.
“Credi che non abbia capito che la tua è stata solo una scusa per andartene il prima possibile?” continuò lui.
“E perché credi che abbia fatto di tutto per andarmene prima?” chiesi a mia volta con una punta d’irritazione.
“Tanto lo so che alla fine è sempre colpa mia” rispose lui agitato.
“Non è questo che intendevo…” cercai di giustificarmi.
“Lascia perdere Georgia: forse un giorno riuscirò a stare davvero bene in tua compagnia senza crearmi mille problemi” urlò Lucas. Poi andò via sbattendo la porta.
Quindi era questo ciò che Lucas pensava di me? Per lui ero solo un peso, addirittura non stava bene in mia compagnia! Provai a farmi un esame di coscienza e capii che in fin dei conti non aveva tutti i torti: essere mio amico non era impresa facile, con tutti i problemi che avevo e con tutta l’agitazione che scaricavo su di lui. Così, nel pomeriggio andai da Lucas per chiedergli scusa. All’inizio lui non rispose nemmeno al citofono. Poi si degnò di aprirmi la porta e farmi salire in camera sua.
“Forse ho sbagliato…” gli dissi abbassando lo sguardo.
“Togli pure il forse” rispose lui amareggiato.
“Ho sbagliato, senza alcun dubbio” esclamai.
“Io non me la prendo finché si tratta di rendere la vita impossibile a me, però non mi è piaciuto l’atteggiamento che hai avuto con Sienna” spiegò Lucas.
Lo guardai senza capire: durante la serata mi ero comportata in modo molto normale con Sienna, senza assumere comportamenti offensivi.
“Fai anche finta di non capire: credi che Sienna non mi abbia raccontato di ciò che hai fatto quando ieri siete rimaste sole in giardino?” domandò Lucas.
Cosa avevo fatto?! Mi ero limitata a farle alcune domande dopo che lei stessa mi aveva autorizzata e non avevo reagito in modo poi così offensivo, anzi!
Lucas sbuffò. “Proprio non capisci eh?” disse. Scossi la testa.
“Sienna mi ha raccontato che una volta rimaste sole l’hai riempita di insulti e hai cercato di mettere le mani addosso a lei e al bambino…l’hai aggredita senza pietà e lei non ha detto nulla ai tuoi genitori proprio per non crearti eventuali problemi. Mi meraviglio di te Georgia: ero convinto che fossi più responsabile…” sbraitò Lucas.
Bene, ne avevo avuto la conferma: Sienna non era la ragazza gentile ed educata che mi era apparsa in un primo momento, ma una persona squallida e falsa che aveva incastrato Alex, che aveva fatto soffrire Sally e che ora aveva raccontato un mucchio di menzogne su di me a Lucas. Ma me l’avrebbe pagata...


@Pioggiargentata: innanzitutto buona Pasqua anche a te, anche se in ritardo! Poi, parlando della storia, mi sa che non avevi tutti i torti su Sienna! E non ne aveva nemmeno Georgia...come dire: a volte a pensar male si commette peccato ma si indovina!



Avevo già accennato che in questo capitolo ci sarebbe stato il regalino della foto di Georgia...bene, sono contenta di essere riuscita a mantenere la promessa:
-foto di Georgia:
http://dreamwriter.altervista.org/georgia/

Sperando che vi piaccia =)

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Capitolo 21
*** Capitolo XX ***


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Capitolo XX

Cercai di spiegare in tutti i modi a Lucas che erano tutte menzogne. Lui all’inizio fece il duro, poi decise di darmi una possibilità accettando di recarsi con me da Sienna per chiedere spiegazioni. Ma quando arrivammo in albergo lei non si fece vedere.
“Non esce dalla sua stanza perché ha paura del confronto” dissi vittoriosa.
Lucas non mi rispose ma scosse la testa contrariato. Dopo un quarto d’ora in cui eravamo rimasti muti e imbronciati fuori dall’albergo ad aspettare Sienna, ci venne incontro Franck, il padre di Alex. Aveva il viso un po’ scosso.
“Cosa fate voi due qui?” chiese cercando di mantenere il suo solito tono gioviale.
“Vorremmo parlare con Sienna” rispose Lucas.
“Mi spiace deludervi, ma Sienna è tornata a Terryville con il piccolo Josh e Diana” esclamò Franck. Scoppiai a ridere nervosamente.
“Prima combina i guai e poi fugge come una codarda” dissi.
Franck mi guardò accigliato. “Non so a cosa ti riferisca, ma ti posso garantire che non è andata via per sua volontà” mi rimproverò.
“È successo qualcosa di grave?” chiese Lucas preoccupato.
“Qualunque cosa sia successa non vi riguarda” rispose Franck per poi andarsene irritato. Io e Lucas ci guardammo stupiti.
“Ci andiamo a prendere un gelato?” propose Lucas accennando un mezzo sorriso.
Capii che aveva deciso di dare ragione a me.
Quando la sera tornai a casa seppi da mio padre il motivo per cui Sienna era andata via: Diana e Franck avevano avuto una brutta litigata, tanto da indurre Diana a lasciare Franck e a tornare a Terryville prima del previsto insieme a Sienna e Josh.
“E tu che vuoi vendergli la casa!” commentò mamma dopo aver sentito il racconto.
“Ti ho già detto che non voglio tornare sull’argomento” rispose mio padre.
Mamma si limitò ad annuire poco convinta.
Le settimane trascorsero senza particolari eventi. Io e Lucas continuammo a vederci ogni giorno, anche se lo vedevo diverso, cambiato.
All’inizio collegai il suo cambiamento all’episodio di Sienna e pensai che, anche se non era più voluto tornare sull’argomento, aveva ancora qualche dubbio sulla mia sincerità. Ma la realtà era ben diversa e forse peggiore…
Mi rivelò tutto lui, mentre un giorno passeggiavamo lungo il fiume di Gladestown.
“Ti ricordi di Maggie?” mi chiese lui d’un tratto.
Lucas mi aveva parlato un giorno di Maggie, la sua fidanzata che aveva subito ripetute violenze da Sam, Kevin e Claude, lo stesso gruppetto che aveva cercato di far del male anche a me. Lucas mi aveva raccontato che lui non si era accorto di nulla e che Maggie, al termine di quella brutta storia, era entrata in un centro riabilitativo lontano dal paese e l’aveva lasciato.
“Allora?” mi incalzò Lucas.
Annuii.
“Torna a Gladestown tra una settimana…” disse Lucas.

 

@Pioggiargentata: Eh eh, come vedi le cose si stavano sistemando...ma ci dev'essere sempre qualcosa di imprevisto a stravolgere un pò la situazione :-)
Grazie, come al solito, per tutti i complimenti!!!!


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Capitolo 22
*** Capitolo XXI ***


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Capitolo XXI

Ci sono volte in cui il tempo scorre veloce e nessuno riesce ad afferrarlo, e volte in cui ti sembra eterno anche solo lo scorrere di un minuto.
La settimana trascorsa ad aspettare il ritorno di Maggie fu estenuante e lunga.
Troppo lunga. Avevo paura di ciò che sarebbe potuto accadere. Vedevo Lucas ogni giorno sempre più debole e affranto e stavo male anch’io. Un giorno Lucas scoppiò a piangere a dirotto in classe, senza alcun apparente motivo. Un altro giorno si sentì improvvisamente male e svenne. Decisi che era arrivato il mio momento: avevo finalmente l’opportunità di poter stare vicino al mio migliore amico, di non farlo sentire solo, di consolarlo. Mi comportai come aveva fatto lui in tutti quei mesi: andai ogni giorno a casa sua, feci battute, divenni partecipe dei suoi sfoghi e ascoltai i suoi silenzi. Lucas era terrorizzato dal confronto con Maggie. Si sentiva male per non esserle stato vicino e il senso di colpa lo opprimeva.
“Perché vedi tutto in negativo?” domandai.
“Cosa vorresti dire?” mi chiese lui a sua volta.
“Maggie è stata la tua ragazza per tanto tempo, è stato un pezzo importante della tua vita: in fondo non dovresti essere così dispiaciuto a rivederla dopo tanti mesi” risposi.
“Allora non lo vuoi proprio capire: rivederla anche solo per un istante mi farebbe stare ancora peggio. Maggie rappresenta il mio più grande fallimento: l’ho tradita non riuscendo a proteggerla” protestò Lucas.
“Non è stata colpa tua…” lo consolai.
“Ah no? Dov’ero io quando Maggie subiva violenze? Perché non c’ero?” chiese Lucas.
“Non è stata colpa tua…” ripetei alzando la voce.
Lucas si azzittì e mi fissò negli occhi. “Sapevo tutto” mi sussurrò.
Le sue parole furono come un macigno. Sperai di aver capito male e scossi la testa.
“Sì, Georgia, io sapevo tutto! Contenta adesso? La storiella che ti ho sempre raccontato è solo una menzogna: mi vergognavo a dirti la verità” esclamò.
“Perché non hai fatto nulla, allora?” urlai con tutta la mia voce.
“Perché sono solo un vigliacco, ecco perché. Sam e gli altri mi minacciarono, giurarono che mi avrebbero ucciso se fossi intervenuto e io dovetti obbedire” rispose.
“Ma c’era in gioco la vita della tua fidanzata, potevi trovare un modo per evitare le violenze e salvare anche te stesso. La polizia ti avrebbe protetto se tu avessi parlato” gli urlai contro.
“Avevo paura…” si giustificò Lucas.
“E Maggie? Lei non aveva paura? Sam, Kevin e Claude le hanno distrutto la vita e tu sei stato loro complice con i tuoi silenzi…” dissi fra le lacrime.
“Sono stato un mostro, lo so” la voce di Lucas ormai era solo un lamento.
“Mi fai schifo…” strillai tirandogli uno schiaffo.
Poi me ne andai sbattendo la porta.



@Pioggiargentata: Ahaha! E come vedi anche in questo capitolo c'è ancora "qualcosa di imprevisto"! Credo che se i miei personaggi fossero reali mi odierebbero per quante gliene faccio passare *risata malvagia*...
Comunque anticipo che il prossimo capitolo sarà abbastanza interessante perché il povero Lucas (che, a quanto pare, uno scheletro nell'armadio l'aveva anche lui), si troverà a fronteggiare un bel pò di situazioni ;-)





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Capitolo 23
*** Capitolo XXII ***


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Capitolo XXII

Non ci parlammo più. Lucas e io ci ignorammo per parecchio tempo dopo che lui mi aveva fatto quella confessione.
Questo non mi impedì di continuare ad essere partecipe degli avvenimenti più importanti della sua vita. Certo, da lontano, senza che lui ne sapesse qualcosa, ma io ero presente, io c’ero. Sempre. O quasi.
C’ero anche quel giorno di vento in cui una stupenda ragazza dai capelli rossicci fece il suo ingresso trionfale a scuola. Avevo sempre pensato a Maggie come a una ragazza fragile, introversa, debole. Ebbene, Maggie non era nulla di tutto ciò. Camminava a testa alta, il sorriso sempre stampato sulle labbra e uno sguardo ammaliante. Non si curava dei commenti alle sue spalle, di quelli che la indicavano come la “povera ragazzina vittima di violenze”. Si appoggiò ad un muro del corridoio e salutò, non ricambiata, alcune ragazze che passavano davanti a lei. Mi piacque la sua sicurezza, il suo sorriso, il modo in cui si era fatta scivolare tutto alle spalle. Pensai che Maggie era esattamente tutto ciò che io avevo desiderato essere. La campanella suonò e Maggie entrò nella mia classe. Sorrise ai vecchi compagni che la guardarono un po’ perplessi e si guardò intorno alla ricerca di un posto.
“Puoi sederti accanto a noi se vuoi” mi venne istintivamente di chiederle.
Rebecca, la mia compagna di banco sbuffò contrariata “Non mi va di stare accanto a quella lì” disse. Maggie la sentì e le lanciò un’occhiataccia “Vedo che la tua acidità col tempo è cresciuta” esclamò sedendosi dall’altro lato dell’aula, sola.
“Perché vi comportate in questo modo con lei?” chiesi a Rebecca.
“Perché se lo merita! E poi ha mentito sulle violenze” rispose lei.
“Che vorresti dire?” chiesi.
“Ma come, non lo sai? Ha accusato Kevin, Claude e Sam anche se erano innocenti” mi rispose.
“Rebecca, non erano innocenti. È solo che i loro soldi li hanno salvati. Lo sai che hanno tentato di fare del male anche a me” mi infuriai.
“Senti, è già tanto che ti ho tenuta di fianco in tutti questi mesi…se proprio vuoi saperlo non sopporto nemmeno te. Perciò sei liberissima di andartene da quella tua nuova amichetta” disse Rebecca.
Mi alzai di scatto decisa a seguire il suo scortese invito. Ma l’entrata in aula di Lucas mi bloccò. Lui teneva lo sguardo basso  e piombò a sedersi al suo posto senza dire una parola. Lo imitai risistemandomi accanto a Rebecca.
Maggie li lanciò degli sguardi che non riuscii a decifrare. L’arrivo della professoressa interruppe tutto. Finché suonò l’intervallo.
Mi armai di coraggio e seguii Maggie decisa a presentarmi. Ma lei mi anticipò.
“Ciao, scusa se prima non ho accettato il tuo invito ma non mi andava di sedermi accanto a Rebecca” mi disse addentando una mela.
Le sorrisi. “Comunque io sono Georgia” dissi.
“Io Maggie…ma immagino che la mia fama di ragazza bugiarda mi abbia preceduto” si presentò.
“No, non è così. Sai…fino a poco tempo fa ero la migliore amica di Lucas e lui mi ha raccontato tutto” risposi.
“Tutto…tutto?” chiese.
“Sì, compresa la sua vigliaccheria: è per questo che la nostra amicizia è terminata” dissi.
“Mi spiace…sai, ormai ho superato quelle vicende e ho deciso di perdonarlo. D’altronde è una vittima anche lui” esclamò.
“Sento che devo dirti una cosa” dissi. Aspettai un suo cenno per parlare. “Ho rischiato di vivere anch’io la tua stessa sorte, ma è stato proprio Lucas a salvarmi” le raccontai.
“Lo so…anche se non sembra so tutto sugli ultimi avvenimenti in città. Mi sono tenuta informata in questi tempi” rispose Maggie.
Fu allora che lo vidi. Lucas ci spiava poco distante da noi, fingendo di sfogliare un libro. Maggie seguì la direzione del mio sguardo.
“È arrivato il momento di affrontare il passato” disse congedandosi.
Si avvicinò a Lucas strappandogli il libro di mano e sorridendogli. Lui la guardò turbato. Non ebbero il tempo di dirsi nulla perché la campanella ci fece rientrare in classe. Ma a fine lezioni li vidi abbracciarsi sotto la scuola per poi andare via. Insieme.



@Pioggiargentata: Eccola, finalmente...Maggie! Ti avevo promesso un pò di problemi per Lucas, ma per ora ho avuto pietà! Diciamo che le complicazioni arriveranno fra un pò...non tanto per lui tanto per qualcun altro...comunque ho già pronti un altro paio di capitoli, così questa volta non tarderò a postare! Un bacio :-*

 




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Capitolo 24
*** Capitolo XXIII ***


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Capitolo XXIII

Il giorno seguente, nell’entrare in classe, vidi il mio banco accanto a quello di Maggie. “Spero che non ti dispiaccia!” sorrise lei. “Certo che no!” risposi sedendomi.
Maggie si impossessò subito del mio diario e cominciò a scriverci sopra. Poi uscì la macchina digitale, impostò l’autoscatto e si precipitò a sorridere accanto a me.
Scoppiammo a ridere vedendo l’espressione buffa sui nostri visi impressa sulla macchina. Durante le lezioni i professori non smisero di richiamarci perché non la finivamo di parlare e ridacchiare.
Fu allora che capii che avevo un bisogno immenso di un’amica. Di una ragazza con cui condividere tutto: i momenti seri come quelli più leggeri. E Maggie mi sembrava la persona più adatta. Aveva un solo problema: era stata l’ex fidanzata di Lucas nonché il motivo del nostro litigio. Ma per la prima volta decisi di non farmi più problemi. Di vivere la vita alla giornata, con quello che mi offriva. E in quel momento la vita aveva deciso di farmi un bel regalo: un’amica vera.
Quel pomeriggio Maggie venne per la prima volta a casa mia. Studiammo, o meglio, cercammo di studiare, ma fummo prese dalle chiacchiere e dalle risate. Con Maggie stavo bene perché quando ero con lei lo ero totalmente. Con corpo e anima. Con lei non mi capitava di pensare ad altro e riuscivo perfino ad ignorare il pensiero di Alex e Lucas.
“Dove sei stata per tutto questo tempo?” le chiesi scherzosamente.
“Perché?” mi domandò a sua volta.
“Perché finalmente l’ho capito: è di te che avevo bisogno! Sono stata male in tutto questo periodo per mille difficoltà che ho dovuto affrontare. Avevo Lucas al mio fianco e questo mi ha permesso di non crollare del tutto. Ma se ci fossi stata tu dall’inizio sono convinta che avrei saputo superare le cose diversamente” spiegai.
“Grazie! Fino ad ora nessuno mi ha mai considerato importante come stai dimostrando tu ora” esclamò Maggie commossa. Poi ci abbracciammo convinte entrambe di avere finalmente saldato il nostro conto con la vita, di poter ricominciare a vivere senza più problemi né preoccupazioni.
La vita cominciava allora…
Le settimane seguenti le passai con Maggie, libera e felice. Lei non si fece più vedere con Lucas né lui fece alcun passo per riallacciare i rapporti con me. Anzi, lo vidi sempre più distante mentre trascorreva le sue giornate insieme a un nuovo gruppo di amici. Ragazzi più grandi che lo trasformarono del tutto. Lucas si iscrisse alla squadra di calcio della scuola, cominciò ad esibirsi con la sua chitarra in diversi concerti della città, prese il vizio di fumare e si presentò a scuola con un look diverso, più elegante. Fino ad allora era stato un ragazzino più o meno anonimo. D’un tratto era diventato uno dei ragazzi più adorati della scuola. Aveva un nugolo di ragazzini che lo assecondavano in ogni sua richiesta e gruppi di ragazze che sospiravano al suo passaggio.
La festa per il suo diciottesimo compleanno, a cui io e Maggie non fummo invitate, fu considerata la più esclusiva della città. Dalle notizie che trapelarono Lucas flirtò con diverse ragazze per poi sparire con Sonya, una fra le più belle. Con lei si fece vedere anche a scuola, i giorni successivi.
Lucas era diventato un uomo. Ma senza di me…



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Capitolo 25
*** Capitolo XXIV ***


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Capitolo XXIV

La scuola finì e arrivò l’estate. La mia vita scorreva tranquilla. Con Maggie avevo trovato quella serenità che mi mancava, ma capii che rivolevo Lucas. Il mio Lucas e non quell’alieno che si era impossessato del suo corpo. Mi mancavano i pomeriggi trascorsi al suo fianco, avevo nostalgia di quando ero io ad avere l’esclusività su di lui. Quella mattina ero al parco con Maggie. Lei aveva deciso di partecipare ad un concorso fotografico e così scattava foto a destra e a manca riprendendo alberi, fiori e tutto ciò che le capitava a tiro. “Sono foto banali!” le dissi per metterla alla prova.
“È quello che penso anch’io…” Maggie sbuffò ricadendo sulla panchina su cui mi aveva lasciata ad aspettare. “Hey, guarda che bel cigno!” esclamò fiondandosi vicino al laghetto. Rimasi di nuovo sola sulla panchina e ripiombai nei miei vecchi tormenti. Pensai ad Alex. O meglio, pensai che era da tanto che non pensavo a lui! Mi alzai per fare quattro passi e guardai un punto indefinito di fronte a me aspettando che lui spuntasse. Ma ovviamente questo non successe. Un sorriso appena accennato si disegnò sulle mie labbra. “È stupenda! Magnifica! Eccezionale!” Maggie si riavvicinò a me brandendo vittoriosamente in aria la macchina fotografica.
“Parli della foto del cigno?” chiesi. Lei scosse la testa. “Parlo della foto che ho appena fatto a te!” e dicendo ciò mi mostrò la macchina per vederla. Sussultai.
In quella foto apparivo straordinariamente bella, con i capelli e il vestitino rosso regalo di Lucas, Lucy e Sheyla, plasmati dal vento. Mi colpì l’intensità dei miei occhi azzurri che guardavano il niente e la delicatezza del mio sorriso.
“Georgy, tu mi farai vincere il concorso!” disse Maggie. Mi misi a ridere.
Stavamo per uscire dal parco quando un pallone si fermò ai nostri piedi. Mi chinai a raccoglierlo ma fui preceduta da un ragazzo carino. “Grazie lo stesso!” disse il ragazzo sorridendomi. Lo guardai mentre si avvicinava ai suoi amici. Loro risero a qualcosa che lui disse, poi mi ritrovai tutti i loro sguardi verso di me. Lessi ammirazione nei loro visi. Il ragazzo mi fece l’occhiolino.
Tornai a casa con una strana sensazione dentro di me. Mi guardai allo specchio: non ci avevo mai fatto caso ma per la prima volta mi sentii veramente bella e desiderata. Mi accarezzai i lunghi e lisci capelli neri, osservai i miei occhi, di un blu intenso. E capii di essere diventata una donna. E di avere qualche carta da giocare anch’io!
 

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Capitolo 26
*** Capitolo XXV ***


Capitolo XXV

 

Io e Maggie eravamo stese a letto mentre lei mi metteva lo smalto alle unghie. Da quando l’avevo conosciuta stavo cambiando gradualmente. Maggie mi aveva convinto a seguire una dieta fatta di frullati e roba varia, mi trascinava per ore a fare shopping sfrenato e mi convinceva a comprare vestiti che prima non avrei nemmeno degnato del mio sguardo. Diciamo che era stata tutta colpa mia: Maggie si era autoeletta mia curatrice personale d’immagine da quando le avevo confidato che al parco mi ero sentita per la prima volta bella e gli sguardi di quei ragazzi mi avevano lusingata. Avrei potuto tenere la bocca chiusa!

“Ho voglia di innamorarmi!” esclamai all’improvviso.

“È per questo che ci sono io! A cosa credi che servano queste ore di trattamenti intensivi?” chiese Maggie.

“Ah bene, pensavo che il tuo solo scopo fosse di torturarmi!” dissi fingendomi sollevata.

Scoppiammo a ridere.

“Che vi siete detti tu e Lucas quel giorno in cui sei tornata in città?” le chiesi. Era da tanto che volevo farle quella domanda.

“Nulla di importante”. Maggie cambiò subito espressione. “Gli ho detto che non mi andava più di soffrire per il passato e che non avevo più rancore nei suoi confronti perché a suo modo era anche lui una vittima. Lui si è messo a piangere sulla mia spalla. Poi gli ho detto che non volevo la pietà di nessuno perché la pietà è il sentimento che più odio” raccontò.

“E lui?” chiesi.

Maggie divenne rossa. “Lui ha detto che era ancora innamorato di me…e poi ha provato a baciarmi” rispose.

Crollai sul cuscino.

“Io però ho girato la testa e le sue labbra sono finite sulla mia guancia. Gli ho detto che per ora non voglio nessuna storia e che per lui provo solo un gran bene. Eravamo sotto la porta di casa mia. Prima di entrare l’ho guardato negli occhi e poi…l’ho baciato…è stato un bacio lungo e doloroso perché in un certo senso anche se lo baciavo gli stavo dicendo addio. Quando le nostre labbra si sono staccate gli ho detto di non cercarmi più e sono rientrata in casa” finì di raccontare Maggie.

Una lacrima scese dai miei occhi, ma fui pronta ad asciugarmela prima che Maggie se ne accorgesse.

“Ma ora non parliamo più di Lucas, per favore” mi supplicò.

Annuii, poi mi alzai dal letto e mi rimisi le scarpe.

“Georgy dove vai? Così rovini tutto lo smalto!” disse Maggie.

“Avevo da aiutare mia madre” risposi affrettandomi verso la porta.

“Ma…dovevi restare a pranzo!” protestò.

“Sarà per un altro giorno” dissi salutandola velocemente.

Poi cominciai a correre. Corsi. Corsi a perdifiato. Corsi senza guardarmi indietro. Senza fermarmi. Corsi verso casa di Lucas con i piedi imbrattati di smalto, il cuore in gola e le mie labbra desiderose delle sue. Corsi pensando solo al desiderio di perdermi nei suoi occhi mentre lo baciavo. Corsi e caddi a terra sbucciandomi le ginocchia. Non mi importava di nulla, mi rialzai e continuai a correre. Arrivai sotto casa sua col fiatone. Lui era fuori e mi guardò sorpreso. Mi avvicinai a lui a passo spedito. Ci ritrovammo faccia a faccia.

“Amore…” la voce di Sonya ruppe tutto. Spezzò tutta la mia determinazione, il mio desiderio, la mia sicurezza.

“Credo che tu abbia dimenticato una penna a casa mia!” fu la prima cosa che la mia bocca fece uscire. Gli misi fra le mani una penna che mi ritrovavo in tasca e me ne andai, consapevole di avere appena fatto una figura colossale.

Speravo che Lucas mi fermasse, ma lui non disse nulla. Si rigirò la penna fra le mani, poi lo raggiunse Sonya.

Si guardarono per pochi secondi e poi Sonya si impossessò delle sue labbra. Quelle stesse labbra per cui io avevo corso come una pazza.

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