xxFrammenti dell'animaxx di DreamWriter (/viewuser.php?uid=86047)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 19: *** Capitolo XVIII ***
Capitolo 20: *** Capitolo XIX ***
Capitolo 21: *** Capitolo XX ***
Capitolo 22: *** Capitolo XXI ***
Capitolo 23: *** Capitolo XXII ***
Capitolo 24: *** Capitolo XXIII ***
Capitolo 25: *** Capitolo XXIV ***
Capitolo 26: *** Capitolo XXV ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Georgia,
Alex e Sally sono amici fin dalla nascita. Quando Georgia a 16 anni è
costretta a trasferirsi in un’altra città a causa del lavoro del padre
capisce che il suo sentimento segreto nei confronti di Alex non potrà
avere più futuro.
La vita
della ragazza scorrerà lenta e desolata rivolta col pensiero ad Alex.
Gli unici momenti gioiosi sono quelli trascorsi leggendo le lettere che
l’amico le scrive. Quando la corrispondenza si interrompe bruscamente
Georgia cade nella disperazione senza sapere perché Alex non risponde
più. Finché non la raggiunge la notizia della terribile disgrazia in
cui l’amico è stato coinvolto.
Georgia, ormai adulta, torna nel suo vecchio paese, incontrando Josh,
il figlio avuto da Alex in giovanissima età…
“Josh
noi non possiamo…” cercai di mettere un paletto ai miei sentimenti.
“Nessuno ci impedisce di amare” insistette Josh. “È la mia età che me
lo impedisce” risposi. “Ascoltami Georgia: l’amore non è uno stupido
numero!” mi sussurrò Josh guardandomi con quei suoi accesi occhi
azzurri.
Frammenti dell'anima
Alex e Sally mi guardarono con
gli occhi pieni di lacrime mentre ero in auto attendendo che mio padre
caricasse l’ultima valigia. Come avrei potuto vivere così lontana da
loro che per me erano stati più di semplici amici? Come avrei potuto
andarmene lasciando in paese la nostra casa sull’albero testimone ogni
giorno di mille avventure?
Io, Alex e Sally eravamo
amici fin dalla nascita essendo i nostri genitori amici di vecchia
data. Con loro avevo condiviso tutto e forse perché ero figlia unica li
consideravo come i fratelli che non avevo mai avuto. Poi con
l’adolescenza avevo capito che Alex per me era più di un fratello e più
di un amico. Giorno dopo giorno mi ero scoperta ad arrossire standogli
vicino e a pensare a lui vedendo nei film baci appassionati. Forse fra
noi le cose si sarebbero potute evolvere se solo quel giorno, a 16
anni, non avessi fatto le valigie insieme ai miei per trasferirmi.
Mio padre ed il suo
maledetto lavoro!
“Georgia, ci scriverai
vero?” strillò Alex mentre mio padre metteva in moto l’auto. “Certo! E
anche voi fatevi sentire!” risposi.“Noi ti penseremo ogni giorno!” mi
rincuorò Sally. Poi sentii il rombo dei motori e l’auto sfrecciò via.
Mi affacciai dal finestrino e li vidi con lo sguardo perso nel vuoto.
Sally era stretta ad Alex e lui le accarezzava dolcemente i capelli. In
quel momento non ci feci molto caso, ma mi sarei ricordata di quella
scena per molto e molto tempo.
Salve a tutti! Spero che questo
racconto vi piaccia! Ho iniziato a scriverlo di getto e devo ammettere
che sono sempre più presa da questa storia, al punto che scrivo senza
fermarmi e aggiorno spesso i capitoli! Se vi va lasciate qualche
commento, che siano critiche o anche complimenti, ne sarei felice! Sono
stata per tanto, troppo tempo, con la classica crisi da pagina bianca
che ogni tanto capita un pò a tutti noi! E questo racconto è per me
molto importante visto che è il primo che scrivo dopo la più totale
mancanza d'ispirazione! Finalmente ho riscoperto la gioia di scrivere e
sto postando i capitoli della mia storia qui per
"festeggiare" questo momento e per condividerlo con voi!
Detto questo vorrei
ringraziare di cuore le persone che finora hanno letto
questi primi capitoli; tis093, kiarina95 , Milla Metallo , micino e manu1988 che l'hanno aggiunta fra le seguite e Elli__ , Lianneh , meryj , Miley90 , pioggiargentata , thatsamore , tis093 , che l'hanno aggiunta fra le preferite! Grazie, grazie, e ancora grazie di cuore a tutti! |
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Capitolo 2 *** Capitolo I ***
Capitolo I
Gladestown era una cittadina tranquilla e monotona. Io e la mia
famiglia ci trasferimmo lì perché mio padre aveva ricevuto una
vantaggiosa offerta lavorativa dal giornale locale. Ovviamente non mi
aveva consultato quando si era trattato di scegliere e questo mi
avrebbe spinto a rinfacciarglielo per tutta la vita. L’unica cosa
positiva della mia nuova casa era che aveva un giardino grande, come
quello della mia casa a Terryville, dove io, Alex e Sally avevamo
costruito la casa sull’albero. E poi poco lontano scorreva un fiume e
questo era un altro punto in comune con la mia vecchia casa. Certo, il
nuovo giardino non avrebbe mai ospitato una casa sull’albero e il fiume
non avrebbe mai potuto darmi le stesse emozioni del fiume Payer, a
Terryville, dove io e i miei amici trascorrevamo il tempo libero e
facevamo allegre nuotate. Già, Alex e Sally: come sarebbe stata la vita
senza di loro?
Trovai una risposta alla mia domanda il primo giorno di scuola a
Gladestown: praticamente ero isolata e mi assaliva un grande disagio.
Classe nuova, compagni nuovi, facce sconosciute. Fui lieta ai
professori per non avermi badato più di tanto, per non aver insistito a
farmi andare vicino alla cattedra per presentarmi a tutti. Durante la
ricreazione nessuno dei miei nuovi compagni mi si avvicinò e capii che
sarebbe stato dura farsi una nuova vita in un posto in cui nessuno
pareva calcolarmi.
Tornata a casa mi rifugiai nella mia stanza, estranea e fredda, per
scrivere due lunghe lettere a Sally e ad Alex. Descrissi la mia nuova
vita, con una casa simile alla vecchia per il grande giardino e per la
vicinanza ad un fiume e con dei compagni di classe totalmente distanti.
Gli pregai di raccontarmi di tutte le novità avvenute a Terryville,
compresa la fine della nostra povera casa sull’albero. Mio padre
avrebbe voluto disfarla alla nostra partenza perché la riteneva
d’impiccio per poter poi rivendere la casa, ma Alex e Sally l’avevano
pregato di lasciarla intatta: quando gli acquirenti interessati ad
acquistarla sarebbero andati a visitarla, sarebbe stata loro premura
distruggerla. intanto però volevano conservarla integra, a ricordo
perpetuo della nostra amicizia. Sapevano che mia madre non voleva
vendere la casa e che perciò la visita dei nuovi acquirenti avrebbe
tardato di parecchio, o non sarebbe proprio avvenuta. E la casa
sull’albero non sarebbe stata distrutta.
La risposta di Sally non si fece attendere e nel giro di un paio di
giorni la sua lettera era già nelle mie mani. Mi raccontava di come
andavano le cose a scuola e di come lei ed Alex ogni pomeriggio si
recassero alla casa sull’albero ricordando i bei momenti trascorsi
insieme a me. Li immaginai nella casa, abbracciati in una smorfia di
dolore, gli occhi rossi mentre scorrevano il filmino della nostra vita
fino ad allora.
Pensai a Sally, bellissima, bionda, con lo sguardo sempre perso fra le
nuvole e le lentiggini ad incorniciarle il viso, che piangeva con la
testa poggiata sulle spalle di Alex. E poi rivedevo lui, Alex, con le
spalle larghe, i lineamenti dolci del viso, gli occhi chiari, fra il
verde e l’azzurro, i capelli marroncini un po’ lasciati crescere sparsi
al vento e sul volto un’eterna espressione di serietà. La prima volta
in cui avevo scoperto di provare qualcosa in più per Alex era stato il
giorno di San Valentino, quando avevamo 12 anni. Molte ragazze
impazzivano per lui e da lui si aspettavano un appuntamento. Ma lui
stupì tutte invitando me, proprio me, al cinema, a vedere una
commedia.“Ho pensato che avrei voluto trascorrere questo giorno con le
mie due migliori amiche, ma visto che Sally oggi non potrà essere con
noi in quanto è uscita col suo ragazzo, mi chiedevo se volessi venire
al cinema con me!” mi disse e in quel momento mi sciolsi. Al cinema
eravamo solo noi due e un’altra decina di persone e il film faceva
davvero pena. Ma fu quella sera che, guardando Alex negli occhi dopo la
fine del film, il mio cuore cominciò a battere a mille e da allora in
poi, non smise più di farlo ogni volta che ero in sua
presenza.
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Capitolo 3 *** Capitolo II ***
Capitolo II
Passarono
due settimane dalla mia lettera ad Alex e a Sally. E mentre con Sally
andava avanti un veloce scambio di posta, Alex non si era ancora fatto
sentire. Almeno fino a quel giorno. Tornai a casa distrutta come al
solito dopo una giornata di scuola pesante passata nel mio consueto
mutismo. Piombai in camera mia per distendermi sul letto e piangere,
un’abitudine che avevo preso dopo il trasferimento, quando vidi sulla
scrivania una lettera. La presi pensando che fosse la risposta di
Sally, invece mi sentii girare la testa quando lessi che a scrivermi
era stato Alex. Mi stesi sul letto e cominciai a leggere con le mani
che mi tremavano. Sorrisi nel vedere che mi salutava col nomignolo che
lui e Sally mi avevano dato:
Ciao
Georgy,
Scusa
se ho tardato nel rispondere alla tua lettera, ma come sai le parole
non sono il mio forte e ho voluto prendermi un po’ di tempo per
riflettere e trovare una risposta adeguata. Non voglio annoiarti
scrivendo le solite banalità, non mi va di intristirti raccontandoti di
quanto io stia soffrendo questi giorni senza te. Lunedì in televisione
hanno dato quella stupida commedia che andammo a vedere di San
Valentino, quattro anni fa! La ricordi vero? Ecco, non l’avrei rivista
se non per rievocare quel momento passato con te! Sono rimasto
incollato alla tv fino alla fine del film e piangevo. Accanto a me mia
madre non faceva che domandarmi come mai piangessi se il film era
comico!
Mi
ritrovo spesso a pensarti: la strada che facevamo ogni mattina per
andare a scuola, il chiosco di Jim dove litigavamo per strapparci dalle
mani l’ultimo panino -super rimasto, il fiume, la casa sull’albero, il
vecchio cinema, tutti mi ricorda te! Maledico ogni giorno questo
stupido paese con questi stupidi, continui guasti alla linea telefonica
che non mi permettono di sentirti più spesso. Maledico tutto e tutti.
Mi sono ritrovato ad odiare perfino tuo padre! L’unica persona che
voglio avere vicina in questo momento è solo Sally, con lei sola posso
condividere la tua assenza che pesa così tanto.
Alex
Calde lacrime mi rigavano
il volto mentre leggevo. Ma per la prima volta erano lacrime di gioia.
Sì, gioia, felicità per aver finalmente ricevuto una risposta da Alex,
per aver saputo che lui faceva i miei stessi pensieri e che la sua
amicizia verso di me era rimasta invariata. Sapevo che un giorno,
magari il più lontano possibile, gli scambi di corrispondenza con Alex
si sarebbero sempre più affievoliti fino a sparire del tutto. Sapevo
che la lontananza avrebbe pesato sulla nostra amicizia e che l’avrei
sentito sempre più distante, più freddo, fino a considerarlo un
estraneo, un vecchio conoscente come tanti altri. Un pezzo della mia
vita piccolo e di poco conto. Un giorno mi sarei dimenticata dei suoi
lineamenti, del colore dei suoi occhi, delle sue battute, del suo
sorriso. Un giorno avrei pensato a lui come ad un semplice nome, uno
dei tanti che qualche volta ti balenano nella mente e che non riesci a
collegare alla persona. Un giorno sarei tornata al mio paese, avrei
rincontrato Alex e l’avrei trattato da perfetto estraneo. Oppure ci
saremmo scambiati un semplice sorriso e un saluto di circostanza,
avremmo fatto una piccola chiacchierata, ci saremmo presentati a
vicenda i nostri rispettivi coniugi e avremmo parlato di quante ne
combinassero i nostri figli. Ma io non volevo assolutamente che
accadesse tutto ciò. Non avrei voluto sposarmi né avere figli se non
con Alex. Non volevo che Alex finisse nel dimenticatoio. Fu quel giorno
che, stesa sul letto, con la sua lettera fra le mani, decisi che non
avrei mai amato nessun altro uomo e che se non potevo avere Alex allora
avrei vissuto il resto della mia vita in solitudine. Alex non sarebbe
stato un pezzo di poco conto della mia vita, ma un frammento eterno
della mia anima.
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Capitolo 4 *** Capitolo III ***
Capitolo III
“Georgia?”
una voce mi sorprese mentre alla ricreazione ero in classe a rileggermi
le lettere di Alex come al solito. Mi voltai e vidi Sam, un mio
compagno, che mi sorrideva. Fino ad allora i rapporti con la mia classe
si erano limitati a deboli frasi di circostanza e sorrisi tirati. Ma
adesso Sam era di fronte a me, era stato lui a chiamarmi. Lo guardai
senza rispondere.“Per oggi pomeriggio ho organizzato una gita al fiume
con tutta la classe e mi chiedevo se volessi aggiungerti anche tu”
propose. Gita? Fiume? Quelle parole mi rievocarono ricordi
malinconici.“Va bene” accettai mostrando poco entusiasmo. Sam sfoderò
un largo sorriso “Allora ci vediamo direttamente lì verso le quattro?”
chiese.“Sì, certo” risposi ancora con poca voglia.
Il cielo minacciava un temporale e non era di certo un giorno indicato
per fare gite al fiume, ciononostante riuscii a mentire ai miei
genitori assicurandoli di stare andando a studiare in biblioteca con
alcuni della classe e mi recai al luogo dell’appuntamento. Avevo voglia
di distrazioni, di scambiare una parola con qualcuno che non fossero i
miei, di non pensare costantemente alle lettere di Alex. Anche perché
se da un lato impazzivo di gioia nel riceverle, dall’altro, da un po’
di tempo, ero sempre più stizzita dalle sue risposte che mi parlavano
di quanto Sally fosse stupenda, di quanto solo con lei riuscisse a
stare bene e di come si stesse accorgendo che stava diventando proprio
carina. Leggendo quelle lettere non potevo fare a meno di pensare
all’ultima volta in cui li avevo visti, affacciata al finestrino della
mia auto. Lei piangeva stretta ad Alex e lui le accarezzava i capelli.
Se prima quella scena mia aveva fatta commuovere, ora mi provocava solo
gelosia. Arrivata al fiume cominciò a piovigginare e non c’era anima
viva. Finché, mentre la pioggia scendeva sempre più forte, vidi
spuntare Sam e altri miei due compagni.“Ah sei qui! Temevamo che non
saresti venuta!” commentò Sam ridendo. Ma questa volta il suo sorriso
aveva un qualcosa di beffardo. Gli altri due mi fissarono senza
salutarmi.“E il resto della classe dov’è?” domandai.“Che c’è? Non ti fa
piacere trascorrere la giornata solo con noi?” ironizzò Sam.“Sta
piovendo” risposi d’un tratto impaurita.“Forse sarebbe meglio tornare a
casa” aggiunsi. Sam mi prese per un braccio e mi tirò a sé.“Credi che
noi abbiamo fatto tutta questa strada per niente? Ho voglia di
divertirmi oggi!” urlò. Cercai di divincolarmi dalla sua stretta, ma
per tutta risposta gli altri mi bloccarono. Sam mi accarezzò.“Sei
carina Georgia, non te l’ha mai detto nessuno?” chiese. Tremai. “Se tu
collabori non ti succederà nulla” ordinò Kevin, l’altro mio
compagno.“Mi fate schifo!” strillai fra le lacrime. Un tuono spezzò il
cielo.“Ragazzi, alla casetta” comandò Sam, così mi vidi trascinata fino
ad una vecchia cascina poco distante dal fiume. Entrammo dentro e mi
portarono in una stanza con solo un tavolo e una sedia. Mi legarono con
una corda, poi Sam uscì un coltello.“Non costringermi ad usarlo!” mi
minacciò puntandomelo addosso. Abbassai lo sguardo. Quando tutto
sembrava finito sentii delle urla.“Georgia, dove sei? Georgia?” non
conoscevo bene la voce della persona che mi stava chiamando, ma scoprii
che era Lucas, un mio compagno di classe, quando lo vidi entrare
rabbiosamente nella stanza in cui ero legata.“Bastardi, lo sapevo che
l’avevate portata qui” disse scagliandosi su Sam e gli altri. Sam uscì
il coltello e lo brandì nell’aria con fare minaccioso.“Avete distrutto
la vita della mia fidanzata, non vi permetterò di fare lo stesso con
Georgia” gridò Lucas. Assistetti col cuore in gola ad un combattimento
corpo a corpo fra i miei aguzzini e l’unica persona che avrebbe potuto
salvarmi. Poi vidi sgorgare dal braccio di Lucas del sangue.“Cazzo Sam,
l’hai ferito” si preoccupò Kevin. Lucas barcollava con la faccia
pallida. “Perché hai uscito il coltello, cretino?” Kevin rimproverò
Sam.“Io…io…” Sam balbettava impaurito.“Hai rischiato di ammazzarlo: lo
sai che se uccidi qualcuno possiamo passare guai” non si arrestò Kevin.
Lucas si accasciò a terra, lo sguardo perso nel vuoto.“Scappiamo prima
che sia troppo tardi” disse Kevin e fuggì via seguito dagli altri. A
stento riuscii a liberarmi e a soccorrere Lucas. Legai intorno al suo
braccio la mia giacca per fermare l’emorragia. Poi chiamai un’ambulanza.
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Capitolo 5 *** Capitolo IV ***
Capitolo IV
I
giorni successivi alla brutta avventura li trascorsi fra persone
sconosciute che mi tempestavano di domande su ciò che era successo, fra
poliziotti che volevano sapere ogni giorno sempre nuovi dettagli, fra i
miei genitori diventati super apprensivi e fra i continui incontri con
Lucas.
Una volta rientrato a casa dall’ospedale, col braccio ancora ingessato,
i miei avevano deciso di andare a trovarlo per poterlo ringraziare di
ciò che aveva fatto. Con loro andai anche io e da quel giorno ogni
pomeriggio lo passavo con Lucas. Spesso era lui a venire a casa mia
visto che i miei avevano troppa paura a concedere di spostarmi da sola
anche perché Sam e gli altri due, dopo essersi dati alla fuga, non
erano ancora stati ritrovati.
Fu uno dei miei pomeriggi trascorsi con Lucas che finalmente mi decisi
a chiedergli cosa fosse successo alla sua fidanzata.
Ricordavo con precisione le parole che lui aveva detto a Sam : “Avete
distrutto la vita della mia fidanzata, non vi permetterò di fare lo
stesso con Georgia”. E quelle parole lasciata a mezz’aria avevano
bisogno di una spiegazione.
“Maggie ed io eravamo fidanzati fino a circa cinque mesi fa” esordì
Lucas “Poi ho scoperto che lei subiva violenze da parte di Sam e i suoi
amici da oltre un anno. Mi sono sentito un mostro a non accorgermene
prima…ora Maggie è in un centro riabilitativo perché dopo le violenze è
caduta in una profonda depressione. Mi ha anche lasciato e forse non
tornerà più qui” spiegò Lucas.“Ma se Maggie ha subito violenze da parte
di Sam e gli altri allora perché sono ancora tutti a piede libero?”
domandai.“Sam, Kevin e Claude sono stati sottoposti a processo ma
incredibilmente sono stati scagionati: mancanza di indizi” rispose
Lucas. Scossi la testa.“Si è scoperto che Maggie subiva violenze dopo
che lei stessa l’ha rilevato. Ha anche indicato come luogo delle
violenze la cascina e come colpevoli Sam e gli altri. Ma la ricca e
potente famiglia di Sam è riuscita a salvare il suo onore e quello
degli altri due dimostrando che Maggie aveva sì subito violenze, ma
essendo ancora in stato confusionale indicava erroneamente Sam, Kevin e
Claude che sono risultati innocenti…anche se ci metterei la mano sul
fuoco che sono stati loro” esclamò Lucas.“Come mai quel giorno sei
venuto a salvarmi alla cascina?” domandai.“Se ricordi quel giorno mi
ero assentato da scuola: ero in cerca di qualcuno che avesse scritto
gli appunti di storia. Ho pensato a te, così avrei anche potuto
approfittarne per approfondire un po’ di più la conoscenza visto che mi
spiace vederti sempre in disparte in classe. Non avendo il tuo numero
sono venuto direttamente a casa tua ma i tuoi mi hanno detto che eri
andata a studiare in biblioteca con altri nostri compagni di classe.
Allora sono andato a controllare in biblioteca ma non c’era nessuno
della classe. Ho chiamato Lucy per chiedere se lei ne sapesse qualcosa
e mi ha detto di aver sentito Sam a ricreazione che ti invitava in gita
al fiume. A quelle parole ho pensato subito al peggio: sono corso al
fiume e non c’eri. Per scrupolo ho voluto controllare nella cascina e
poi il resto lo sai bene” raccontò Lucas. Rabbrividii al pensiero che
se Lucas avesse deciso di chiedere gli appunti a qualcun altro o se non
fosse entrato in cascina per sincerarsi che ci fossi o meno, la mia
fine sarebbe stata diversa. Probabilmente avrei condiviso lo stesso
destino di Meggie, distrutta due volte: la prima con le ripetute
violenze, la seconda col l’assoluzione dei suoi aguzzini. In quel
momento mio padre rientrò a casa.“Ciao ragazzi: sono passato dalla
centrale di polizia” ci comunicò.“Novità?” chiesi poco convinta.“Hanno
ritrovato Kevin e Claude: si erano nascosti in un motel poco distante
dalla città. Di Sam invece non ci sono ancora tracce e Kevin e Claude
insistono nel dire che l’amico era con loro fino a qualche giorno fa ma
che poi li ha lasciati senza dir nulla” rispose mio padre.
Ancora non lo potevo sapere, ma sarebbero passati molti e molti anni
prima che qualcuno ritrovasse Sam. E quel qualcuno sarei stata proprio
io.
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Capitolo 6 *** Capitolo V ***
Capitolo V
Quella
lettera di Alex fu la più dolce, ma contemporaneamente una tra le più
dolore:
Georgy,
In questi giorni sono stato malissimo
pensando a te e a ciò che mi hai raccontato. Avrei tanto desiderato
essere lì con te in questo periodo perché capisco quanto tu stia
soffrendo. Fossi stato in quel tuo amico Lucas di sicuro avrei
ammazzato quelle bestie che volevano farti del male con le mie stesse
mani.
Ecco, ripensando a ciò che ti è
successo mi sono sentito un essere inutile: ricordi la promessa al
fiume? Io, te e Sally ci eravamo giurati che ci saremmo protetti a
vicenda da qualunque situazione di pericolo.
Tu una situazione di pericolo l’hai
vissuta ed io…io non ero lì con te, non ho potuto fare nulla per
proteggerti. Sono venuto meno alla nostra promessa.
Spero che vorrai perdonarmi per la
mia mancanza.
Ma ora basta parlare di cattive
notizie! Ho da comunicarti una cosa che spero ti farà felice: come ben
sai fra una settimana compio 17 anni! Gradirei tanto che tu venisse a
Terryville per festeggiare con me e Sally. Questo sarebbe il regalo più
bello che potrei ricevere da te! E a proposito di regali, ho da
raccontarti il regalo che Sally mi ha già donato!
Credo che dalle mie ultime lettere tu
abbia capito che i miei sentimenti nei confronti di Sally stavano
maturando sempre più fino a trasformarsi in amore. Ieri allora l’ho
portata al fiume. Era sera e una Luna piena mozzafiato illuminava il
paesaggio intorno a noi. Le ho preso le mani e mi sono dichiarato.
Temevo che lei mi rifiutasse, che tutto si sarebbe spezzato. Invece
Sally è scoppiata a piangere per la felicità e ha detto che provava gli
stessi sentimenti nei miei confronti! Così ci siamo scambiati il primo
bacio ed ora siamo ufficialmente fidanzati!
Morivo dalla voglia di comunicartelo
per condividere con te questa gioia! E, lasciamelo dire, il merito è in
parte anche tuo: dopo che te ne sei andata infatti io e Sally abbiamo
sofferto tantissimo e ci siamo avvicinati ogni giorno di più fino a
capire che il nostro era amore.
Spero che verrai al mio compleanno,
ci tengo davvero a te!
Alex
A volte le parole possono distruggerti più di qualunque gesto, a volte
la penna può diventare un’arma più letale di qualsiasi altra. Alex nel
comunicarmi la notizia del suo fidanzamento con Sally credeva di avermi
resa felice. In realtà mi stava facendo soffrire più di quanto non
avessi sofferto dopo il trasferimento o dopo la tentata violenza da
parte di Sam. Con quella lettera il mio cuore era andato in frantumi.
Con quella lettera avevo capito una volta per tutte che Alex non
sarebbe mai stato mio. E se prima nutrivo qualche speranza, avendo
progettato che sarei tornata a Terryville al compimento della mia
maggiore età e mi sarei finalmente dichiarata a lui, ora capivo che
tornare al mio paese sarebbe stato inutile perché oramai il cuore di
Alex apparteneva a Sally. Mi sentivo una stupida ad essere così
infelice: in fondo si trattava dei miei due migliori amici, delle
persone più importanti per me e avrei dovuto condividere la loro gioia
anche se ciò mi faceva star male. Ma proprio non ci riuscivo ad essere
felice.
Non riuscivo nemmeno a convincermi di andare a Terryville per il
compleanno di Alex: cosa avrei dovuto fare? Sorridere come un’ebete
mentre lui e Sally si consumavano di baci? Ma d’altro canto la voglia
di rivederlo era troppa e decisi di sopportare il dolore che
sicuramente avrei provato mentre lui e Sally erano insieme. Amavo Alex
più di ogni altra cosa e anche se lui in quattro anni, cioè da quando
era scoccato il mio sentimento nei suoi confronti, non se n’era mai
accorto, anche se lui mi aveva strappato il cuore e lo aveva gettato a
terra frantumandolo in mille pezzi, non potevo smettere di amarlo. E
non avrei resistito a non vederlo del suo compleanno.
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Capitolo 7 *** Capitolo VI ***
Capitolo VI
I
lunghi capelli biondi che le scendevano morbidi sul viso, gli occhi che
brillavano per la commozione, Sally, mi venne incontro e mi abbracciò.
L’avevo detestata tanto in quei giorni, ma, con quell’abbraccio,
abbandonai i miei rancori verso di lei. Ero a Terryville in quella sera
quieta e silenziosa, nella sera in cui Alex compiva 17 anni. “Sei
sempre più bella!” si complimentò Sally con me. In realtà parevo un
brutto anatroccolo accanto a lei così perfetta.“Grazie, sei sempre
troppo gentile con me! Ma il festeggiato dov’è?” chiesi con il cuore
palpitante impaziente di rivedere Alex.“Ci aspetta al fiume!” rispose
Sally con occhi sognanti.“Bene, allora è inutile aspettare ancora qui!
Raggiungiamolo subito!” esclamai.
Sembrava che a Terryville il tempo si fosse fermato per quanto
riguardasse il paesaggio, ma avesse accelerato i suoi effetti nei
confronti di Alex e Sally: entrambi infatti erano drasticamente
cambiati dall’ultima volta che li avevo visti. Sally non sembrava più
una ragazzina, ma stava prendendo le sembianze di una donna ormai.
Alex lo rividi al fiume: alto, capelli più corti, barbetta incolta che
lo faceva apparire più sensuale, spalle ancora più larghe. Mi strinse
fra le sue braccia ed io avrei voluto che quel momento non finisse mai.
Il suo profumo mi entrò nell’anima e tuttora mi pare di sentirlo. I
suoi occhi, diventati più scuri pur conservando ancora riflessi
verdastri e azzurri, si specchiarono per qualche istante nei miei. Le
sue mani mi attraversarono la schiena e fui scossa da mille scariche
elettriche. Le sue labbra si posarono sulla mia fronte per un tenero
bacio. Poi si staccò da me e prese per mano Sally facendomi dimenticare
in un attimo tutto il piacere provato prima.“Georgia, oggi mi hai reso
davvero felice!” mi disse e notai che la sua voce era diventata più
calda, più profonda.“Voi non immaginate quanto sia felice io a
rivedervi” risposi. Soprattutto a rivedere lui!
Alex ci indicò una tovaglia stesa sul prato, accanto al
fiume.“Accomodatevi mie care signorine! Oggi avrete l’onore di cenare
al ristorante Fiume Payer!” ci disse. Ci stendemmo tutti e tre sulla
tovaglia e mangiammo in mezzo al prato come ai bei vecchi tempi.
Raccontai ad Alex e Sally di tutto ciò che mi era successo in quei mesi
nonostante lo sapessero già tramite le lettere. E loro mi raccontarono
di tutte le novità, di come si amassero alla follia e di come la loro
storia proseguisse a gonfie vele. Poi ci alzammo e passeggiammo in riva
al fiume. Alex aveva me e Sally sottobraccio. D’un tratto mi sentii
sollevare in aria e prima che potessi capire cosa stesse succedendo mi
ritrovai nel fiume con i vestiti inzuppati. Pochi secondi dopo anche a
Sally capitò la mia stessa sorte. Poi vidi Alex togliersi la camicia e
buttarsi a petto nudo anche lui. Ci venne vicino e cominciò a
schizzarci di acqua. In breve scoppiò una battaglia a colpi di ondate
d’acqua ed io, per evitare una bomba d’acqua di Sally, andai a
scontrarmi contro Alex. Ci guardammo per pochi istanti, sotto la Luna
che con la sua flebile luce ci illuminava. Sentivo la sua pelle nuda su
di me. Poi mi raggiunse la sua bomba d’acqua. Dopo i gavettoni e dopo
aver nuotato per un po’, tutti e tre ci stendemmo nuovamente sulla
tovaglia. Alex stava al centro, ancora a torso nudo e fissava il cielo.
Sally, alla sua sinistra, coperta da un asciugamano, riposava. Io non
smisi di ammirarlo nemmeno per un secondo.
Ma le cose belle finiscono subito e fu così anche per quella serata.
Mio padre venne a prendermi direttamente al fiume e fece una faccia
contrariata vedendomi tutta bagnata.“Ancora con questi gavettoni?”
disse. Alex gli sorrise mentre si riabbottonava la camicia.“Avevamo
voglia di divertirci, signor Sullivan!” rispose. Abbracciai Sally, poi
mi lasciai prendere in braccio da Alex che mi sorrise e mi diede un
bacio sulla guancia. Salii in auto con il cuore in subbuglio.
“Arrivederci ragazzi” disse mio padre.“Arrivederci signor Sullivan!”
risposero in coro Alex e Sally.
“A presto Georgy!” mi salutò Alex. In realtà non l’avrei mai più
rivisto.
@pioggiargentata
: sì, conto di postare nuovi capitoli al più presto, quindi non la
lascerò incompleta! Solo che per ora non ho avuto molto tempo e mi
scuso :-) rimedierò subito!
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Capitolo 8 *** Capitolo VII ***
Capitolo VII
Passò un mese dal
compleanno di Alex e pian piano la mia situazione a Gladestown
migliorò: i rapporti con la classe erano più stretti, il pomeriggio
avevo organizzato un gruppo di studio con Lucas, Lucy e Sheyla, altre
mie due compagne e con loro mi capitava di uscire anche la sera.
Ciononostante mi sentivo vuota dentro, sentivo di aver recuperato una
certa serenità ma che ancora mi mancasse qualcosa. Di certo quel
qualcosa era proprio Alex, ma non volevo ammetterlo a me stessa, non
dopo che avevo visto lui e Sally così felici. Ma la notte mi tradiva:
non facevo che sognare sempre la sera del suo compleanno e al risveglio
mi sentivo tremendamente abbattuta. Però cercavo di non far trapelare a
nessuno il mio disagio e regalavo finti sorrisi e felicità a chiunque.
Anche nelle lettere con Alex e Sally non facevo che inserire parole
piene di falsità, parole che trasudavano gioia, ma che nascondevano
disperazione. Poi un giorno Sally cessò di rispondere alle mie lettere.
Chiesi spiegazioni ad Alex e lui cercò di scusarla dicendo che non
stava attraversando un buon periodo anche a causa di un suo
particolare atteggiamento che l’aveva ferita. Insomma, Alex non si
sbilanciò più di tanto e anche se mi aveva rincuorata che Sally non
aveva nulla contro di me, io non facevo che spremermi le meningi per
cercare di capire in dove avessi sbagliato. Certo però che anche la
spiegazione datami da Alex mi incuriosì non poco: aveva scritto che
Sally stava male per un qualcosa che lui aveva combinato, ma non aveva
specificato cosa. Ed io non potevo che fare congetture. Ma Alex mi
sembrava un ragazzo troppo buono per fare del male a qualcuno e così
cominciai a pensare che mi avesse semplicemente mentito e che i motivi
per cui Sally si rifiutava di rispondermi erano riconducibili a qualche
mio errore nei suoi confronti. Non potei fare a meno di ribadirlo ad
Alex che, di punto in bianco, non mi rispose più. Si era forse offeso
per il mio scetticismo riguardo le sue scuse? O magari ciò che mi aveva
raccontato era vero e stava semplicemente cercando di risolvere la
situazione con Sally trascurando per un po’ il nostro scambio
epistolare? Forse né l’una né l’altra cosa: in fondo erano passate solo
due settimane dall’invio della mia lettera, non poi così tante per
potermi seriamente preoccupare. Infatti le prime preoccupazioni mi
vennero quando mi accorsi che Alex non si faceva più sentire da un mese…
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Capitolo 9 *** Capitolo VIII ***
Capitolo
VIII
“Oggi pomeriggio il
gruppo di studio può tenersi a casa mia” propose Lucy. “Per me va bene,
anche se sarà molto stancante preparare tutti quei capitoli di storia
per domani: dicevo io che era meglio non ridursi all‘ultimo momento!”
rispose Lucas. “Dovevi proprio ricordarmelo? Mi sono alquanto depressa
già con la nuova spiegazione di matematica e non avevo proprio bisogno
di motivi in più per rattristarmi!” protestò Sheyla. Quella era una
giornata come tante: nessuno di noi aveva capito l’ennesima spiegazione
di matematica, Lucas si lamentava per gli interminabili capitoli di
storia ed io non facevo che contare il tempo trascorso dall’ultima
lettera di Alex: novantasei giorni, ventidue ore, tredici minuti e
ventiquattro secondi esatti. “Tu che ne pensi?” mi chiese d’un tratto
Lucas facendomi tornare con la mente alla realtà. Lo guardai
sconcertata, cercando di capire a cosa si riferisse. “Pianeta Terra
chiama Georgia, pianeta Terra chiama Georgia!” esclamò Lucas
sorridendo. “Houston: abbiamo un problema! Qual’era il discorso
iniziale?” domandai a mia volta. Lucas sospirò, anche se ormai ci
aveva fatto l’abitudine nel vedermi sempre con la testa fra le nuvole.
“Ti stavo interrogando riguardo al nuovo prof di storia: non è un po’
pesantuccio?” chiese. E a me cosa importava? Era da un mese e mezzo che
mi assillavo nel trovare una risposta decente ai miei mille dubbi e ora
Lucas mi veniva a chiedere che ne pensavo riguardo al nuovo professore
di storia?! “Penso che non provo per lui né odio né simpatia: in poche
parole lo ignoro” risposi sgarbatamente. Lucy e Sheyla si misero a
ridere mentre Lucas abbassava lo sguardo un po’ stizzito. Mi dispiaceva
trattarlo male, mi dispiaceva averlo fatto diventare negli ultimi tempi
lo sfogo di tutte le mie frustrazioni, ma a volte Lucas sembrava
davvero prenderci gusto nel fare domande idiote. Mai una volta che mi
avesse chiesto cosa stessi passando in quell’ultimo periodo, mai una
parola di conforto. Eppure si poteva notare molto il mio repentino
cambiamento di carattere e il mio malessere, nonostante mi sforzassi di
non farlo trapelare. Ma lui niente, impassibile, continuava a
domandarmi del prof di storia!
Erano questi i miei pensieri mentre tornavo a casa. Se non altro,
almeno per poco tempo, Lucas era riuscito a farmi distogliere
l’attenzione da Alex. Ma a pranzo, vedendo in tv un documentario su dei
fiumi, il mio pensiero tornò al Fiume Payer, a Sally e ad Alex. Più che
altro tornò ad Alex. I pensieri che mi frullavano in mente si
liberarono dal mio autocontrollo, dal muro che con fatica ero riuscita
ad innalzare, mattone per mattone, con i miei, per non far loro capire
il disagio che stavo vivendo. “Alex non risponde alle mie lettere da un
mese e mezzo” esclamai d’un tratto pentendomene subito dopo. Mia madre
e mio padre si guardarono per qualche secondo in faccia, timorosi di
far trasparire qualcosa in più dal loro volto. Capii che ne sapevano
più di me riguardo a quella situazione e ritirai immediatamente il mio
pentimento nell’aver parlato: mi dovevano spiegazioni, e subito.
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Capitolo 10 *** Capitolo IX ***
Capitolo
IX
“Davvero non si fa sentire da così tanto?” fu mio padre il primo a
rompere il silenzio imbarazzante che si era venuto a creare. E
ricevette un’occhiataccia da mia madre. “Avrà avuto da fare, magari con
la scuola, e ha trascurato per un po’ le tue lettere” tentò allora di
minimizzare papà. Cosa mi nascondevano? Perché nessuno dei due aveva il
coraggio di guardarmi negli occhi? “Nell’ultima lettera mi ha scritto
di aver avuto problemi con Sally…può dipendere da questo la sua totale
assenza in questo mese e mezzo?” chiesi mettendoli alla prova. “Magari
fosse per questo” si lasciò scappare mio padre ricevendo un’altra
occhiataccia da mia madre e un calcio sotto il tavolo. “Perché? Cosa
tentate malamente di nascondermi?” domandai. “Georgia c’è una cosa che
dovresti…” papà tentò di rispondere ma venne azzittito. “Nulla Georgia!
Non ti nascondiamo assolutamente nulla! Ne sappiamo quanto te riguardo
a questa storia” lo interruppe mia madre. “Tesoro, io credo che sia un
suo diritto sapere cosa sia successo” insistette papà. Il mio cuore
cominciò a battere all’impazzata, proprio come quando mi trovavo al
cospetto di Alex. “Ti sbagli Michael: non è suo diritto sapere nulla
proprio perché non è successo nulla” si rifiutò di spiegarmi la
situazione mamma. “Jane, io non la reggo più questa farsa” si lamentò
papà. Mia madre mi lanciò una breve occhiata “Fila in camera tua: io e
tuo padre abbiamo cose importanti su cui discutere” ordinò. Preferii
non replicare e andai in camera. Ma non potei fare a meno di tendere
bene l’orecchio per vedere cosa stesse succedendo. “Georgia deve
sapere” disse papà. “Ma non lo capisci Michael? Gli psicologi ci hanno
detto di tenerla per un bel po’ lontana da situazioni che potrebbero
causarle nuovi traumi dopo la tentata violenza: dirle cosa è successo
sarebbe farla sprofondare nel baratro, sarebbe una botta tropo forte
per lei” si giustificò mia madre. “Quindi tu preferisci tenerla
all’oscuro di tutto? E per quanto tempo durerà questa situazione? Verrà
un giorno in cui saremo costretti a raccontarle tutto e quel giorno
Georgia ci odierà con tutta se stessa: è già passato un mese e mezzo,
non possiamo aspettare oltre a parlarle” replicò papà. “Ma non tutto è
perduto: può darsi che la situazione si risolverà” tentò di insistere
mamma. “Ho i miei dubbi purtroppo. Ma che migliori o meno, Georgia deve
sapere tutto adesso” rispose papà. “Ma gli psicologi…” continuò mamma.
“Che vadano al diavolo! Te lo ripeto: Georgia deve sapere” ribadì papà.
“Georgia…Georgia…” la voce di mio padre mi chiamava. Uscii dalla camera
col cuore in gola, cosciente del fatto che nulla sarebbe stato più come
prima.
@pioggiargenta,
eh sì, lucas è un personaggio positivo che avrà un ruolo importante
nella vita della protagonista, perciò ho cercato di renderlo al meglio
possibile! Comunque diciamo che questo capitolo è stato un pò di
"passaggio", giusto per conservare ancora un pò di suspance, ma credo
anch'io che tu abbia già capito cosa succederà! E nel decimo finalmente
si capirà tutto! Vabbè dai, non dico altro :-)
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Capitolo 11 *** Capitolo X ***
@pioggiargentata: ecco finalmente il
capitolo rivelatore! Per questa volta ho inserito i miei commenti
all'inizio perché voglio che sia semplicemente la storia a parlare e
leggere questo commento alla fine di questo capitolo avrebbe un pò
"snaturalizzato" il tutto! Che dire più? Buona lettura!
Capitolo X
Rientrai ad occhi bassi
in sala da pranzo, timorosa di rialzarli, come se il tenerli abbassati
mi rendesse meno vulnerabile. Sentii il respiro affannoso di mia madre
ed il tamburellare con le dita sul tavolo di mio padre. Le lancette
dell’orologio scandivano attimi eterni, che mai avrei dimenticato. “È
un errore Michael…” mia madre ruppe il silenzio angoscioso che si era
venuto a creare. Mio padre annuì, come se si fosse reso conto
all’ultimo minuto di non voler più parlare. Ma ormai io ero lì di
fronte a lui, desiderosa di sapere ciò che aveva da dirmi, perciò mio
padre si voltò verso mia madre con un gesto stizzito, come se volesse
cacciarla dalla stanza. Mia madre non colse l’invito e rimase. “Perché
Alex non si fa sentire da più di un mese e mezzo?” chiesi. “Vedi
Georgia…” mio padre si fece forza nel rispondermi, ma fu subito
interrotto da mia madre col suo “Per favore, Michael!”, una supplica
vana.
Papà fece cenno di sedermi, poi, sedutosi di fronte a me, mi prese le
mani. “Come sai, Alex e Sally non erano più in buoni rapporti e questo
a causa di un determinato atteggiamento di Alex. Così, proprio un mese
e mezzo fa, Alex ha deciso di fare una gita in barca al fiume Payer con
Sally: un modo romantico per chiederle scusa. Ma le cose non sono
andate come previsto e…” la voce di mio padre s’incrinò mentre mia
madre si teneva il viso fra le mani per nascondere le lacrime. Avrei
voluto alzarmi da quella sedia, fuggire da quella stanza dove l’aria
era diventata troppo pesante e rifugiarmi in camera mia per sempre,
rileggendo le lettere di Alex e vivendo nell’ignoranza di ciò che fosse
accaduto in quella gita. Ma restai lì, guardando negli occhi mio padre,
mentre le lacrime scendevano copiosamente dal mio viso, prima ancora di
sapere cosa fosse realmente accaduto. “Il fiume Payer è sempre stato un
fiume amico: intere generazioni sono cresciute fra quelle rive, non
ultimi tu, Alex e Sally. Ma il fiume Payer è capace anche di mostrare
la sua faccia più pericolosa: sai bene anche tu che quando si scatena
un temporale è meglio fuggire in fretta e furia da quelle acque capaci
di sbatterti da una riva all’altra senza mai mollare la presa e di…di
trascinarti in fondo senza pietà. A Terryville cinque persone fino ad
ora sono incappate in questa sorte: di due si è ritrovato il cadavere,
un’altra è stata miracolosamente trovata viva qualche settimana dopo…”
spiegò mio padre. Sapevo la storia di Ainette e Robert Shirley, i due
poveri fidanzatini annegati nel fiume durante una gita in barca, e
anche la storia di Peter Dugrasse, imbattutosi in una tempesta mentre
pescava e ritrovato stanco, malconcio ma vivo qualche settimana dopo, a
qualche chilometro di distanza dalla sua barca. Ma non conoscevo ancora
la sorte capitata ad Alex e Sally, le altre due persone a cui alludeva
di sicuro mio padre. “Durante la gita di Alex e Sally è scoppiato un
temporale anche se in cielo niente faceva presagire nulla di simile.
Alex ha…sì, lui ha cercato di riportare la barca a riva per mettersi al
riparo con Sally e…no…cioè…” mio padre cominciò a tremare. Io divenni
pallida e persi tutte le mie forze. “La barca si è ribaltata e…a
stento…a stento Alex è riuscito a tornare a riva. Ma quando, stremato,
ha visto che Sally non l’aveva seguito, che annaspava in mezzo al
fiume, non ha esitato nemmeno per un secondo e si è ributtato per
salvarla. Intanto sul posto sono arrivati anche i genitori di entrambi,
allertati dalle prime goccioline, ignari della tragedia che si stava
consumando…” mio padre tentò di recuperare la voce che si stava
riducendo ad un flebile lamento “…loro erano andati lì semplicemente
per riportarli a casa dopo una gita rovinata dalla pioggia.
Immaginavano che Alex e Sally fossero già a riva, al riparo dalla
pioggia perché senza ombrelli. Ma…hanno trovato semplicemente Sally
avvinghiata ad un pezzo della barca, violacea in volto che fissava
incredula la scarpa di Alex mentre galleggiava attorno a lei” fu allora
che papà scoppiò in un pianto liberatorio.
Non piansi. Non gridai. Non scappai in camera mia. Semplicemente fissai
un punto indeterminato della stanza mentre dentro di me, in un
velocissimo flashback, rivedevo tutti i sedici anni trascorsi insieme
ad Alex. “Il corpo non è stato ritrovato e i poliziotti sono
speranzosi: Alex può essersi salvato” esclamò mia madre. Mio padre
confermò “E’ intervenuto anche Peter Dugrasse per aiutare la polizia:
il punto in cui la sua barca si rovesciò era all’incirca quello in cui
si è rovesciata la barca di Alex e Sally e Peter è convinto di poter
ritrovare Alex seguendo lo stesso percorso fatto da lui mentre era
trascinato dalla corrente…”.
Ma io non li sentivo. Per me non erano che sussurri. Io sentivo solo la
voce del mio cuore, quella di Alex che si congedava da me dopo il suo
compleanno:
A
presto Georgy!
Non faceva che
rimbombarmi nella mente. Dentro di me avevo una disperazione calma. Mia
madre e mio padre cercarono di scuotermi da quell’apatia angosciante
per tutta la sera. Finché il battito del mio cuore accelerò, i miei
occhi si sgranarono per poi richiudersi all’istante e sprofondai nel
buio totale. Prima di svenire sentii un dolore lancinante per tutto il
corpo, uno strappo doloroso e violento.
Forse è così che ci si sente quando la tua anima si frantuma in mille
pezzi e ti accorgi che un frammento, il più importante, ti è stato
sottratto per sempre.
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Capitolo 12 *** Capitolo XI ***
Capitolo
XI
Per due giorni
rimasi in camera mia rifiutando di mangiare e parlare. Papà o mamma, a
turno, mi forzavano a mangiare infilandomi di forza il cibo in bocca e
costringendomi a masticarlo. Cercarono anche di farmi parlare ma non ci
riuscirono. Poi venne a trovarmi Lucas e finalmente riuscii a
sussurrare qualche parola. Ma Lucas non mi era molto d’aiuto: a volte
si soffermava a guardarmi tristemente in faccia scuotendo la testa o ad
accarezzarmi i capelli, senza dire una parola. Ed ero io quella
costretta a intavolare un qualche discorso per non restare troppo a
lungo in silenzio. Non parlammo mai direttamente di Alex, ma nei nostri
lunghi silenzi è come se lo facessimo. Dopo una settimana chiusa in
casa, tornai a scuola. In città si era sparsa la voce su ciò che era
successo perciò né i miei compagni, né i miei professori chiesero il
motivo specifico della mia assenza ed evitarono accuratamente anche
loro di parlare di quell’argomento.
Ma questo non mi impediva
di pensare sempre a lui. Alex mi aveva detto che Sally stava soffrendo
per un suo determinato atteggiamento. E papà me l’aveva confermato
raccontandomi del giorno della tragedia e del fatto che Alex avesse
condotto Sally in barca per chiarire. Non potei fare a meno di
chiedermi, ora che lui non c’era più, quale fosse stato questo
atteggiamento tanto strano che aveva ferito Sally. In fondo nasceva
tutto da la: se Sally non si fosse risentita per quello, Alex non
l’avrebbe portata in gita in barca, non quella sera almeno, e quindi
tutta la tragedia non sarebbe avvenuta.
Ma sapevo anche che non me
la sarei sentita di chiedere ai miei cosa aveva combinato Alex, perché
ciò avrebbe significato parlare di lui e quindi non riuscire a risanare
la ferita che mi portavo dietro. E questo proprio non volevo
accettarlo, anche perché mancavano pochi giorni al mio compleanno e
stavo disperatamente cercando di vivere bene almeno quel giorno.
Rovinarmelo chiedendo informazioni su Alex, non sarebbe stato un bel
regalo. Certo, non avrei festeggiato, né mi sarei rallegrata più di
tanto: avevo in mente di trascorrerlo solo con Lucas e i miei genitori,
a casa mia. Ma non vivendo una vera e propria festa. Semmai
trascorrendo una giornata di quelle che dal giorno della scoperta della
tragedia vivevo quotidianamente: barricata in casa insieme ai miei e a
Lucas che veniva a trovarmi ogni giorno.
@pioggiargentata: scusami per
aver postato dopo un bel pò, ma come ti ho già detto ho avuto dei
problemi col pc ora risolti! Adesso mi sono rimessa all'opera e
cercherò di riprendere il vecchio ritmo!
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