This Is A Story About Control.

di AlexCrissColfer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** MY Control ***
Capitolo 2: *** Control of WHAT I SAY ***
Capitolo 3: *** Control of WHAT I DO. ***
Capitolo 4: *** And This Time I'm Gonna Doi It MY WAY ***
Capitolo 5: *** I Am In Misery ***
Capitolo 6: *** (Everything I Do) I Do It For You ***
Capitolo 7: *** Another Brick in OUR Wall ***
Capitolo 8: *** Pretending ***
Capitolo 9: *** Somebody That I Used To Know ***
Capitolo 10: *** Yoü And I. ***
Capitolo 11: *** Body And Soul. ***
Capitolo 12: *** Lean On Me. ***
Capitolo 13: *** Who Cares Baby? ***



Capitolo 1
*** MY Control ***


                                      

                                                               CAPITOLO 1: MY Control
 
 

Lo osservavo.
 
Lo osservavo scendere dalla mia macchina dopo avermi detto le parole di cui avevo più paura in assoluto: Kurt, tra me e te è finita. Mentre lo vedevo allontanarsi da me senza voltarsi indietro, le parole riecheggiavano nella mia mente come se le stesse dicendo in quello stesso momento.
 
Erano le tre e un quarto di mattina sul display della mia auto, e capii che quel maledetto minuto era destinato a durare troppo tempo, quasi un’eternità.
Era la solita atmosfera da “serata no”: faceva freddo e pioveva a dirotto, anche se non facevo troppo caso al meteo dato che la persona più importante della mia vita mi aveva lasciato qualche minuto prima, quindi decisi di accasciarmi sul sedile del passeggero in modo da cercare di sentire ancora il suo odore sullo schienale.
 
Era tutto ciò di cui avevo bisogno in quel preciso momento.
 
Realizzai che avevo ancora una boccetta del suo profumo preferito dentro al portabagagli, quindi cercai di fare un balzo in modo da riuscire a prenderlo. Era così buono… quindi accesi la radio mentre me ne stavo steso sui sedili posteriori rannicchiato su me stesso. Mi sentivo fragile ed indifeso. Sentii scendere una lacrima. La lacrima più pesante che avesse mai solcato il mio viso.
 
Mi addormentai in quel modo, svegliandomi la mattina dopo nella stessa posizione con una signora che guardava attraverso i finestrini per capire chi fosse quell’idiota che dormiva in un’auto abbracciato ad una boccetta di profumo, quindi decisi di alzarmi e di rimettermi al volante.
 
Attaccato al tergicristalli vidi un foglio piegato ed asciutto, segno che era stato messo lì pochissimo tempo prima da qualcuno, quindi lo aprii sperando che fosse una multa, piuttosto che un messaggio di Blaine, ma le mie speranze vennero vanificate dopo aver letto:
 
Tranquillo, il mio profumo lo puoi tenere. Appena puoi scrivimi, ho bisogno di parlarti. Blaine
 
Dopo una lacrima caduta su quel foglio, lo presi e lo buttai.

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Capitolo 2
*** Control of WHAT I SAY ***


CAPITOLO 2: Control of WHAT I SAY
 
 
 
In men che non si dica stavo guidando. Molto veloce. Ascoltavo una canzone a ripetizione a tutto volume: Somewhere Only We Know, quella maledetta canzone che mi dedicò Blaine al mio ritorno al Mc Kinley. Quella sera mi promise che non ci saremo mai lasciati, eppure eccomi qui. Piangevo dopo una notte passata a dormire dentro la mia macchina sotto casa sua abbracciato al suo profumo.
 
Mi sentivo davvero uno sfigato.
 
Lui non mi aveva aiutato scrivendomi quel biglietto. In cuor mio sapevo di dovermi controllare dalla voglia di volerlo vedere, abbracciare o baciare come se nulla fosse accaduto, ma sapevo che non sarebbe potuto accadere.
 
Gli scrissi un messaggio appena arrivai a casa. Breve e conciso.
 
“Non dovrei aver voglia di vederti dopo ieri sera, ma dimmi dove e quando”.
 
Ci misi circa mezz’ora a premere su “invio”, ma quando lo feci, ebbi voglia di tornare indietro. Dopo neanche un minuto mi squillò il cellulare. Era lui.
“Ora. Tra 5 minuti arrivo da te.”
 
Il mio cuore iniziò a battere all’impazzata e realizzai che nè Finn nè mio padre sapevano nulla di tutta la storia, però mi cambiai al volo e scesi sotto non appena lo vidi arrivare con la sua macchina. Il cuore mi batteva a mille mentre scendevo le scale per raggiungerlo. Appena uscii, mi fiondai nella sua macchina e mi sedetti sul sedile del passeggero, proprio affianco a lui ed abbassai la testa. Era così strano provare amore e delusione allo stesso tempo per la stessa persona.
 
Dopo 5 minuti di silenzio, fu lui ad iniziare a parlare.
“Kurt. Devo chiederti scusa. Lo so che tutto questo è accaduto troppo in fretta, però devi capirmi. Quando ho saputo di Dave a San Valentino sono stato davvero male. Mi sarei aspettato che tu me lo dicessi immediatamente, non dopo tre mesi dall’accaduto. Con questo non dico di voler passarci sopra, ma avrei voluto solamente farti capire il perché della mia decisione. Sai che ti amo, ma se questo vuol dire accettare che tu ti veda con colui che ti arrecò tutti quei dispiaceri e che adesso ti ama mi manda in bestia!”
Fu in quel momento che alzai la testa ed iniziai a parlare senza peli sulla lingua e senza preoccuparmi della sua reazione. Avevo acquistato di nuovo coraggio.
“Blaine. Tu lo sai che io ti amo, ma sei davvero un idiota! Sai bene che per me Dave è nulla in confronto a te. Sei stato il mio primo ragazzo, il mio primo vero bacio, la prima persona con cui ho fatto l’amore e la prima persona con cui strinsi amicizia ai tempi della Dalton. Come può anche solo passarmi per l’anticamera del cervello il fatto che possa amare Dave? Lui ha tentato il suicidio a causa mia ed è normale che debba stargli vicino nonostante mi ami. Se non lo vuoi capire, beh allora a quanto pare hai fatto bene a lasciarmi. È giusto così!”
 
Non credetti alle mie parole.
 
Realizzai di aver detto una frase così pesante senza pensarci e troppo velocemente, così, per evitare di farmi vedere piangente,  lo salutai con un cenno della mano e scappai in casa.
Dopo poco, vidi Finn che si avvicinava lentamente e goffamente a me. Piangevo come un povero tredicenne in preda alla prima delusione d’amore. Lo vidi chinarsi su di me. Mi diede una carezza sulla testa e sulla guancia destra e mi disse solo: “Non preocuparti. Passerai anche questa.” Detto ciò, si rialzò e tornò nella sua camera. Lo sentii parlare con Rachel di questo.
 
Dalla voce sembrava distrutto e toccato anche lui da questa situazione, ma dovevo andare avanti.
 
“Ora mi faccio una dormita e dopo sarà tutto finito” dissi inconciamente tra me e me ad alta voce mentre mi buttavo nel letto. QUEL letto in cui ci coccolammo la sera della nostra prima volta assieme. Dopo uno sbadiglio ed un paio di lacrime, presi sonno sperando in una guarigione veloce e più indolore possibile.
 
SAPEVO DI AMARLO, ma sapevo anche di ritenerlo un perfetto IDIOTA, dati i suoi discorsi da paladino della coerenza, cosa che poi non si è dimostrato affatto facendomi solo sentire di nuovo colpevole di ciò che accadde a Dave per mano mia.

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Capitolo 3
*** Control of WHAT I DO. ***


CAPITOLO 3: Control of WHAT I DO.
 
I giorni passarono lentamente e dolorosamente, ma decisi che dovevo affrontare meglio il tutto. In fondo, la vita va avanti con o senza le persone che abbiamo sempre pensato sarebbero rimaste affianco a noi per la vita.
 
Quel pomeriggio decisi di uscire con Rachel e Mercedes. Avevo un disperato bisogno di shopping terapeutico che mi facesse, anche momentaneamente, dimenticare di Blaine. 
 
Quel maledetto, bellissimo e perfetto idiota che mi lasciò. 
 
Mentre eravamo da Zara a provare un nuovo cardigan in maglia, mi sentii molto osservato, ma non dalle mie amiche che si trovavano affianco a me, ma da qualcun altro, quindi mi voltai per cercare di capire chi fosse, sperando di non incrociare Blaine.
Dopo circa tre secondi lo vidi. Era fermo a fissarmi con la bocca semi-aperta che teneva in mano dei vestiti da provare.
Ammetto che mi era mancato davvero tantissimo quel suo sguardo, quel suo magnifico corpo e quella sua dannata malattia per i papillon di colori sgargianti che trovava solamente lì.
 
Dopo poco, Rachel intuì dalla mia faccia ciò che stava accadendo e con un braccio mi tirò verso di lei cercando di distogliere il mio sguardo da lui, cosa che non le ruscì molto bene, dato che dopo qualche secondo, mi raggiunse nei camerini.
 
“Ciao Kurt..” disse lasciando trasparire il suo notevole imbarazzo. Notai che la sua solita cera perfetta si era trasformata in un viso dilaniato dal dolore e dalla mancanza di sonno. 
I suoi perfetti occhi ambrati erano diventati gonfi, come se avesse pianto così tanto che anche dopo giorni l’effetto rimane vivido come fosse accaduto due minuti prima.
Dopo qualche secondo di adorazione, mi decisi a rispondere. “Ciao Blaine.” Dissi con un finto sorriso. 
“Beh… Come stai?” disse visibilmente emozionato.
Volevo rispondergli con un “come credi che stia, brutto idiota mentecatto?”, ma mi limitai ad un “bene, tu?” freddo e distaccato.
Dopo qualche attimo di silenzio rispose poco convincente ”anche io..”
Avrei avuto voglia di saltargli addosso e di stringerlo forte a me, ma mi sentivo in imbarazzo e vedevo che lui si trovava nella mia stessa situazione, quindi decisi di tagliare corto con lui in modo da potermi dedicare di nuovo alle mie amiche. “ Ehm.. Scusami ma ora devo proprio scappare.. ci vediamo in giro! Ciao!” gli feci un cenno con la mano non lasciandogli neanche il tempo di rispondere per poi correre alla cassa per pagare ciò che avevo deciso di acquistare.
All’uscita dal negozio mi sentii un nodo alla bocca dello stomaco. Com’era possibile che nonostante mi avesse fatto stare così male negli ultimi giorni, non riuscivo ad odiarlo oppure almeno a non sentire quel disperato bisogno di lanciarmi tra le sue braccia?
 
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NDA:

Grazie a tutti per le recensioni(fortunatamente tutte positive) :) sono davvero contento che vi stia minimamente prendendo questa storia. 
Una piccola precisazione mi sembra, ahimè, doverosa: Mi è stato chiesto nello scorso capitolo se il cambiamento della trama del telefilm riguardo alla questione di Dave era voluta o meno. Rispondo semplicemente che sì, è voluta, in quanto non trovavo un pretesto migliore per farli lasciare! Ahahaha comunque spero che continuiate a seguire la storia.. mi farebbe piacere, naturalmente ricevere sia le vostre opinioni positive, sia le critiche(oltre naturalmente a delle opinioni riguardo alla lunghezza dei capitoli, al linguaggio usato, etc.) 
Bye :)

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Capitolo 4
*** And This Time I'm Gonna Doi It MY WAY ***


CAPITOLO 4: And This Time I’m Gonna Do It MY WAY
 
Quelle sensazioni mi sembravano più forti che mai.
Per un quarto d’ora abbondante non riuscii ad interagire né con Rachel né con Mercedes e loro sapevano bene il perché, anche se non sapevano che la mia non era tristezza, bensì preoccupazione. Preoccupazione per averlo visto in quello stato quasi catatonico.
 
Vederlo in quello stato mi fece male. Male perché non avrei potuto aiutarlo.
 
Da quando la nostra storia è finita, non faccio altro che pensare a come sarebbe stata la mia vita se non l’avessi mai incontrato, ma mi rispondo che sarebbe stata vuota. Lui fu l’unica persona che veramente mi aveva dato la forza ed il coraggio di esprimere al meglio il mio essere di fronte al mondo intero. Quel pensiero mi faceva uscire sempre un sorriso sulla bocca, cosa che accadde anche in quest’occasione.
Vedendomi sorridere dopo molto tempo, entrambe le mie amiche capirono che stavo davvero cercando di riprendermi, quindi incominciarono a fare in modo che almeno per il resto del pomeriggio non avrei pensato a Blaine e fortunamente ci riuscirono.
 
Tornai a casa felice. Felice perché finalmente avevo trovato un motivo per sorridere anche quando pensavo a lui. Gli dovevo e devo ancora adesso tantissimo..
 
Mi accorsi dopo qualche minuto che ero rimasto a sorridere come un ebete sul ciglio della porta oramai chiusa alle mie spalle. Mi accorsi oltretutto che mio padre mi osservava confuso dalla poltrona insieme a Finn. Erano sì confusi, ma sorridevano anche loro accorgendosi che ero felice. DAVVERO felice. Dopo quell’imbarazzante situazione corsi in camera mia senza dire una parola. Ero sicuro che avrei potuto tranquillamente affrontare di nuovo la mia foto con Blaine sul comodino girata per troppo tempo dall’altra parte. Vedendola di nuovo dopo tutto quel tempo incomincio davvero a guardarla facendo attenzione ad un particolare di cui non mi ero mai troppo curato: i nostri occhi sognanti e sinceramente lucidi. Non quella lucidità data dal pianto, ma dall’amore. Quello vero.
 
Fu in quel momento che capii di dovergli parlare davvero. Dovevo riprendere ciò che era mio.
Estrassi il telefono dalla mia tasca e gli scrissi un messaggio:
“Ciao…  volevo chiederti se avevi voglia di prenderti un caffè con me domani dopo pranzo.. fammi sapere presto! Kurt”
dopo aver premuto il tasto invio capii che mi ero commosso per il mio gesto. Mi sentivo rinvigorito e pronto a scalare una montagna pur di sentirlo di nuovo mio.
 
Fu lì che cominciai a canticchiare una canzone. Non l’avevo mai cantata nella mia vita. MAI, eppure sembrava l’avessi provata per secoli. Sentivo davvero quelle parole che pronunciavo e mi sbalordii di me stesso. Una frase, però, era quella che davvero sentivo mia:
  
                                                                                         I’ll keep you locked in my head
                                                                                                  Until we meet again.
 
Dopo aver cantato, scesi in sala per la cena e dopo aver subito l’interrogatorio di mio padre per il mio comportamento al rientro a casa, mi sentivo sfinito. Sentii che era arrivato il momento di dormire. Mi accorsi però che Blaine non aveva risposto al mio messaggio, ma per sicurezza ricontrollai. Trovai, però, una piacevole sorpresa.
Aveva risposto.
Con paura aprii il messaggio che diceva solamente una frase:
“Non sai quanto speravo me lo chiedessi.”
 
Risposi in fretta e senza pensarci troppo su. “Pefetto. Allora ci vediamo domani alle 3 al solito posto. Kurt”
 
Mi resi conto solo dopo aver inviato l’ sms che avevo detto proprio “al solito posto”. 
Un misto tra malinconia e imbarazzo mi pervase, ma il tutto venne spezzato dalla sua risposta.
 
“Non vedo l’ora, davvero. Baci e buonanotte.”
 
Risposi solamente “Anche a te..”. Non sapevo cosa rispondere.. Dopotutto non mi aspettavo fosse così amichevole con me.

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Capitolo 5
*** I Am In Misery ***


CAPITOLO 5: I Am In Misery.
 
Quella mattina mi svegliai agitato. Tutta la mia solita sicurezza si era trasformata in ansia. 
Di lì a poco avrei dovuto rincontrare l’uomo della mia vita per dirgli che non riuscivo a stare lontano da lui nonostante tutto e TUTTI. 
Diciamo che sarebbe stata una delle conversazioni più importanti e decisive della mia intera vita. Volevo essere perfetto in tutto, partendo dai vestiti. Ci misi circa trenta minuti per scegliere il io outfit per quell’incontro, ma alla fine scelsi un maglione in lana di Alexander McQueen(*), una t-shirt bianca con stampa nera sotto, un jeans a sigaretta con risvolto, un mocassino con le borchie a piramide di Christian Louboutin ed una calza volutamente a vista che riprendeva i colori del maglione. Al collo, ma nascosta dal maglione, avevo una collana argentata che mi aveva regalato lui con scritto in piccolo “Courage”. Era quello che mi scrisse nel suo primo sms, era ciò che poi è diventato il mio motto. Quel giorno mi sarebbe servito tanto di quel coraggio da poterne riempire quattro silos. 
 
Come al solito arrivai al Lima Bean con un netto anticipo. Ero sicuro che lo avrei aspettato, ma non mi pesava, anzi, quel tempo mi sarebbe servito per calmarmi, fare mente locale e ripassarmi il discorso partorito in un’intera giornata.
Non feci neanche in tempo a parcheggiare che vidi la sua macchina. - È già arrivato? – pensai a voce alta.  Qualche volta sapeva davvero come sorprendermi ed in quel caso c’era riuscito benissimo. Parcheggiai affianco a lui e capii che non si era accorto di me dal fatto che aveva la testa appoggiata al volante. 
 
Inizialmente mi preoccupai.
 
Pensavo stesse male, ma poi capii. Stava piangendo. Mi fece un’infinita tenerezza, ma capii che dovevo fare qualcosa per farlo finire di deprimersi. L’unico modo che mi venì in mente fu quello di avvicinarmi alla sua machina e di bussare al suo finestrino, così lo feci.
 
Anche se il mio tocco fu molto leggero, lui si spaventò a tal punto da sobbalzare mettendosi con la schiena contro lo schienale. Iniziò a fissarmi sorpreso. Guardai intensamente in quegli occhi. Li riconobbi. Erano gli stessi che mi fecero perdutamente innamorare di lui. Dopo qualche attimo, scese dalla macchina ed imbarazzati ci scambiammo un “ciao” amichevole e sorridente, anche se lui era meno sorridente di me dato lo stato in cui ‘avevo trovato due minuti prima.
 
Ero come paralizzato. Non sapevo cosa fare e dire, ma fortunatamente fu lui a rompere quel silenzio creatosi in quegli istanti. “Beh vogliamo entrare?” 
“si, certo” risposi iniziando a camminare quasi freneticamente fino all’ingresso del bar. Entrammo e sembrò tutto come se non ci fossimo mai lasciati. Ci vedevo seduti al solito tavolo con i nostri soliti caffè a parlare della solita cosa: Il nuovo numero di Vogue. 
 
Vidi che lui era più spiazzato di me, quindi lo presi per un braccio portandolo alla cassa. Quando fu il nostro turno ordinai solo per me, anche se avrei voluto fare come al solito, per fargli capire che nonostante fosse passato un mese e 18 giorni dal giorno in cui mi lasciò, io non avevo dimenticato neanche quel minimo particolare.
Dopo aver entrambi ordinato e preso il caffè, cominciammo a cercare un tavolo dove sederci, che “per combinazione” era il nostro SOLITO tavolo.
Andammo a sederci entrambi imbarazzati, dato che non parlavamo seriamente da moltissimo tempo. 
 
C’era troppo silenzio. Un silenzio dovuto al fatto che io avevo paura di cominciare il mio discorso, mentre lui aveva la testa bassa e beveva caffè. 
Mi decisi a parlare.
“Blaine, ecco, io ti dovrei parlare di questa cosa a cui sto pensando da tanto, ma che non ho mai avuto l’occasione di dirti…”
Lui cominciò a fissarmi con quegli occhi che nonostante il pianto ed il sonno erano sempre così profondi, esattamente come li ricordavo.
“Ok, dimmi” rispose lui un po’ freddo  e distaccato. Sembrava come se sapesse a cosa mi riferissi. Come se poi fosse tanto difficile. 
“Ehm.. io non riesco a fare a meno di te. Mi manca ogni cosa. Dalla più piccola alla più importante. Dal tuo bacio al mattino al tuo messaggio la sera prima di andare a dormire. Lo so che dovrei andare avanti, lasciarti vivere la tua vita e vivere la mia, ma non ci riesco, perchè tu sei la mia intera vita, Blaine”. A quelle parole, vidi che i suoi occhi erano ancor più lucidi e appena bagnati da delle lacrime che stava cercando invano di trattenere. Ad essere precisi, io mentre dicevo quelle parole versai un paio di lacrime, anche se mi ero ripromesso di non piangere per nessun motivo.
 
Qualche secondo dopo trovò il coraggio di rispondere con un “posso farti una domanda?”
Al che io risposi “certo! Dimmi tutto” sperando fosse qualcosa di bello o dolce, ma tutte le mie speranze vennero vanificate a causa di quella domanda: “da quanto tempo non vedi o senti Dave?”. Ci rimasi malissimo in quanto avevo aperto il mio cuore a lui, ma fregandosene mi chiese di Dave. “che domanda idiota” pensai. “l’ho sentito questa mattina, perché?” risposi perplesso e preoccupato. “beh, ti sei risposto da solo, Kurt. Ti lasciai quasi due mesi fa perché ti sentivi e vedevi con Karofsky, non perché non ti amassi più, ma tu continui a vederlo o sentirlo e mi fa male. Ora se permetti, devo tornare a casa. Ci sentiamo” non dandomi neanche la possibilità di replicare, se ne andò.  Sentii come una coltellata nel petto. Non riuscivo a pensare al fatto che potesse essere così bastardo. Le lacrime cominciarono ad accarezzarmi il viso marcandolo con la sua scìa. Decisi che era arrivato il momento di combattere. Non accettavo assolutamente la sua reazione e dovevo farlo ingelosire in modo da farlo tornare strisciando, quindi dopo circa due minuti, finito di bere il caffè, mi alzai e tornai a casa per progettare il piano d’azione.
 
______________________________________________________________________________________________________________________________________
 
 
NDA:
1) Grazie delle recensioni, siete fantastici! :)
2) Scusate se questo capitolo potesse risultare un po’ pesante, ma non riuscivo a smettere di scrivere!
3) Il titolo, se ci fate caso, non è più una frase di “Control”. Questo semplicemente perchè essendo senza lieto fine, penso possa anche minimamente esprimere lo stato d’animo di Kurt.
(in realtà è perchè la stavo ascoltando mentre sceglievo il titolo ahaha)
 
 
Bye! :D 

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Capitolo 6
*** (Everything I Do) I Do It For You ***


CAPITOLO 6: (Everything I Do) I Do It For You
 
Mi è sempre piaciuto essere perfido con le persone che mi fanno del male, anche se non mi sarei mai aspettato di arrivare a dovere ferire Blaine. Lui è la mia unica ragione di vita, quindi capii che appunto per quel motivo avrei dovuto fare ciò che non mi sarei mai aspettato di dover fare: farmi vedere con qualcuno in modo da riuscire a costringerlo a tornare da me.
C’era un solo problema:
 
NON SAPEVO ASSOLUTAMENTE CHI USARE!
 
Dopotutto ero l’unico ragazzo gay dichiarato oltre Blaine e Karofsky, solo che usare Karofsky mi sarebbe sembrato troppo perfido non solo per Blaine ma anche per Dave, che non avevo assolutamente voglia di mettere in mezzo. Avevo bisogno di pensare, quindi mi stesi sul letto sfogliando la lista dei miei follower su Twitter. Naturalmente non trovai nessuno che faceva al mio caso, quindi mi addormentai sperando di avere un’idea geniale durante la notte.
 
La mattina dopo mi svegliai e corsi a scuola. Era il primo giorno dopo le vacanze di Natale. Non ero abituato a vedere Blaine a scuola dopo esserci lasciati, perché passò un mese a casa dei suoi genitori prima delle vacanze, quindi per tutto il tempo del pre-vacanze, non ci eravamo mai incrociati.
La mattinata passò davvero molto lentamente, anche se speravo che il momento delle prove con il signor Schue non arrivasse mai per colpa del mio bastardo ex fidanzato. All’ingresso in sala prove tutti mi fissavano. Lui era già seduto lontano dal nostro solito posto, quindi riuscii a non dovermi posizionare affianco a lui. Capitai di posto affianco a Santana alla mia destra e Rory alla mia sinistra. Non avevo mai parlato molto con quello strano elfo irlandese, quindi lo salutai solo con un cenno della mano in segno di educazione.
Indovinate chi fu la prima persona ad esibirsi? Esatto, RACHEL. Adoro quella ragazza, ma alcune volte non sopporto quelle manie di protagonismo. Cantò Bleeding Love di Leona Lewis, canzone che Blaine ed io provavamo continuamente, infatti durante tutta l’esibizione di Rachel, lui mi fissava come imbambolato. Alla fine della canzone, mi accorsi di una cosa: aveva detto lui a Rachel di cantarla! Lo notai dal fatto che appena terminato, Blaine sussurrò alla mia amica un “grazie” seguito da un occhiolino e da un ultimo sguardo a me.
Mi sentii morire.
 
Perché doveva fare così?
Perché doveva per forza ferirmi?
Perché continuava a prendere a calci il mio cuore?
E soprattutto… Perché non riuscivo ad odiarlo?
 
Iniziai a sospettare che avessimo avuto la stessa idea, cosa che mi spaventava ancora di più.
 
Alla fine della lezione, Rory si avvicinò a me. Era un po’ imbarazzato, ma mi chiese il perché del comportamento mio e di Blaine durante le prove e gli risposi che se voleva gli avrei raccontato tutto di fronte ad un buon caffè preso naturalmente al Lima Bean.
Accettò senza pensarci su due volte e ci avviammo insieme. Non aveva la macchina, quindi lo accompagnai con la mia. Durante il tragitto, vidi che alternava momenti di euforia canterina a momenti di assoluto silenzio imbarazzante.
Arrivati al bar, ci sedemmo lontani dal mio solito tavolo e cominciai a raccontare tutta la storia a quel ragazzo tanto gentile ed educato che mi ascoltò senza fare una grinza. (*)
 
L’unico momento in cui fiatò fu quando gli chiesi consiglio, al che lui mi rispose esaustivamente e bravemente allo stesso tempo.
“beh è normale che tu sia innamorato di lui, ma devi superare il tutto.” Ero quasi sconvolto dalla breve risposta che mi diede, però aggiunse “A meno che…”
 
Mi piace quell’espressione: “A meno che”, quindi chiesi semplicemente delucidazioni.
“beh, Kurt, se davvero vuoi farlo ingelosire, dovrai pensare ad una persona che lui non si aspetterebbe mai!”
“ma grazie, capitan ovvio” risposi ridendo. “è solo che non ho idea di chi ingaggiare per questo ruolo!” dissi con aria scocciata ripensando a quanto mi fossi scervellato la sera antecedente a quell’incontro.
“beh, Kurt.. se vuoi posso darti una mano…” disse in tono ammiccante, ma io, essendo un completo idiota risposi con troppa foga e senza pensarci troppo su “oh mio Dio! conosci qualcuno che mi aiuterebbe?!!?” sembravo un povero ebete mentre gli ponevo quella domanda con uno sguardo quasi sognante.
“Kurt, ma sei normale?” mi chiese lui quasi deluso dal fatto che non avevo capito assolutamente nulla. “Kurt, io sono gay! Posso essere il tuo finto amante!”
 
Rimasi a dir poco scioccato. Non mi aspettavo affatto che fosse gay anche lui, quindi quella notizia mi spiazzò a tal punto da farmi sputare un po’ di caffè.
“COSA??” risposi di getto mentre vedevo lui ridere a causa della scenetta comica con il caffè.
“TU SEI GAY?!?!” continuai incredulo. “E SARESTI ANCHE DISPOSTO AD AIUTARMI?!?” ripresi a martellarlo di domande.
“si, Kurt! se te l’ho detto lo farò, no?” disse con aria ovvia.
“beh allora dovrai fare coming out prima, altrimenti non saprà che sei gay!” gli dissi preoccupato, così lui si alzò in piedi urlando: “IO, RORY FLANAGAN SONO GAY! DITELO A TUTTI, VI RACCOMANDO! Grazie!”
Rimasi a bocca aperta come tutti gli altri ragazzi all’interno del bar. Dopo qualche secondo si sedette di nuovo sulla sedia ridendo e riprese a parlarmi.
“Contento ora, mister Hummel?” chiese ironico.
Rimasi allibito dalla facilità con la quale lo disse al mondo. Io ci impiegai diversi anni prima di dichiararmi, mentre lui fece sembrare tutto un gioco da ragazzini.
Fui in grado di rispondere con un “S-S-SSi!” non troppo convinto.
“beh allora cosa aspetti? Prendi la mia mano e cerca di far vedere il tutto alle persone. La notizia farà il giro della scuola in massimo 5 minuti, quindi lo saprà anche la tua dolce metà.”
Senza pensarci troppo lo feci. Dopo pochi secondi non c’era un cellulare che non vibrasse tranne i nostri due, rimasti immacolati dall’ondata di gossip che pervadeva il bar e la scuola.
Non sapevo esattamente cosa volesse ancora, ma di certo non ci avrei fatto sesso per nessun motivo, anche se avevo sempre pensato al suo corpo da nudo.
Mentre pensavo e rielaboravo tutti quei concetti, lui si sporse e mi diede un soffice bacio sulla guancia, molto, anzi, troppo vicino alle labbra e da lì il rumore intorno a noi cambiò. Non erano più suonerie, ma rumori di fotocamere che scattavano foto e video, quindi decisi di staccarmi da lui e corremmo fuori dal locale.
“ ma che diamine combini?” Gli chiesi confuso e sorpreso. “ma vuoi farci lasciare definitivamente?”
“certamente no, ma è stato bello iniziare questa cosa con te!” disse sorridendo. “ora però scappo, altrimenti i genitori di Brittany mi scuoieranno vivo! A domani viperella” mi sorrise e si allontanò a piedi, essendo casa di Brittany sulla stessa via del bar.
Ero sconvolto. Troppe emozioni tutte insieme e mi sentivo scombussolato. E se Rory si fosse innamorato di me e questa fosse tutta una scusa per passare più tempo soli?? Speravo di no, ma in quel momento non volevo troppo pensarci, quindi tornai a casa anche io cantando a squarciagola “Don’t Rain On My Parade”.

 
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NDA:
 
Beh a quanto ho notato, lo scorso capitolo è piaciuto, quindi spero che anche questo sia abbastanza succulento in modo da portarmi taaaante belle recensioni ahaha
 
(*) So che ho cambiato di nuovo la trama, ma Sebastian e Dave sarebbero stati troppo “scontati” come personaggi di ripiego. (poi non so, mi piace troppo Damian ahahah)
 
ENJOY, GUYS! :)
 

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Capitolo 7
*** Another Brick in OUR Wall ***


CAPITOLO 7:  Another Brick in OUR Wall.
 
Mi svegliai con uno strano presentimento. Di solito, il mio presagio era giusto e ciò che stavo per venire a scoprire ne era la riprova.
 
Arrivai a scuola in anticipo, dato che per non fantasticare sulla causa del mio disagio mi ero affrettato a prepararmi ed avevo messo una compilation-distrazione-canterina in macchina in modo da non pensare ad altro che non fosse il canto.
La scuola era molto più pettegola del solito e mi accorsi solo dopo qualche minuto che parlavano di me, in quanto mentre ciascuno parlava, l’altra persona mi guardava ridendo.
Inizialmente pensai al fatto che potessi avere qualcosa sul viso tipo un po’ di dentifricio residuo, qualcosa tra i denti o non so che altro, quindi giunto al mio armadietto mi guardai allo specchio. Il mio papillon era a posto, non ero sporco, quindi ero sempre lo stesso Blaine Anderson di sempre, ma…
 
Allora perché tutti mi fissavano?
 
Bene, pensai, sanno qualcosa di me che io non so. Che meraviglia questa scuola! Pensai ironicamente mentre mi dirigevo in classe. Entrando vidi che il mio solito posto, ovvero quello affianco a Kurt, era occupato da Rory. Senza farmi troppe domande mi andai a sedere in ultima fila. Mi accorsi che lo vedevo sedersi affianco a lui ad ogni lezione che io e Kurt avevamo in comune. Iniziai a farmi un paio di domande, però, quando vidi che persino a pranzo erano vicini, capii che c’era sotto qualcosa e questo qualcosa mi rendeva alquanto nervoso. Molte volte Kurt si lamentava con me di Rory sul perché non avessero legato, mentre di punto in bianco sembravano inseparabili. Finalmente arrivarono le prove con il Glee Club, quelle che sapevo fossero l’unico momento in cui io e Kurt saremmo stati vicini, ma questo non avvenne, in quanto anche lì Rory e Kurt erano vicini. Appena entrato nella sala prove, vidi quel buffo irlandese in piedi di fronte a tutti e le sue cose sulla sedia affianco a quella di Kurt.
 
“Che cosa dovrà dire?” pensai tra me e me, ma il mistero fu sfatato dopo circa due secondi di attesa.
 
Dichiarò di essere gay.
 
Mi cadde il mondo addosso.
 
Capii il suo comportamento durante tutta la giornata, ma non capii perchè il mio ex ragazzo era seduto affianco al nuovo entrato nel gruppo dei gay della nostra scuola, o almeno avrei preferito non capirlo. Pensai che si stavano frequentando, ma ripensai alle parole che Kurt mi disse qualche giorno prima sul fatto che mi amava ancora e sul fatto che avrebbe lottato per riavermi. Però accadde l’impensabile, ovvero un abrraccio troppo affettuoso tra i due alla fine del comunicato di Rory che lasciò tutti a bocca aperta ed incapaci di esprimere qualsivoglia giudizio.
 
Mi sentivo preso in giro. Mi sentivo come se avessero entrambi pugnalato il mio cuore e questo mi lasciò l’amaro in bocca, però capii che se Kurt era contento con Rory, l’unica cosa  da fare era lasciarlo andare da colui che lo rendeva felice e non trattenerlo con la persona che gli aveva fatto del male facendolo soffrire, cosa che non meritava affatto.


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NDA: 

scusate se ho impiegato tanto per aggiornare, solo che non ho avuto molto tempo per scrivere XD

comunque questo capitolo ho voluto lasciarlo raccontare a Blaine, dato che l'impatto che poteva avere la notizia di questa fantomatica coppia doveva colpire lui... spero vi piaccia :)

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Capitolo 8
*** Pretending ***


CAPITOLO 8: Pretending
 

Mi sentivo una merda.
Sì, ok, l’ho voluta io questa orribile situazione, ma dopo aver visto la faccia di Blaine in sala prove, ho capito che stavo sbagliando tutto. Decisi che dovevo mettere a posto le cose.
 
Iniziando proprio da Rory. Lo chiamai chiedendogli di prendere un caffè al Lima Bean.
 
Dopo esserci salutati e seduti incominciai a parlare.
“Rory… Lo so che tu adesso stai pensando che abbiamo fatto un buon lavoro stamattina, ma ho capito di tenere talmente tanto a Blaine da non riuscire davvero a fargli una cosa del genere. Penso che abbia capito dove voglio andare a parare con questo ragionamento…”
Lui abbassò semplicemente lo sguardo verso il suo caffè che bevve tutto d’un sorso e mi rispose un po’ deluso “beh se è questo quello che vuoi..” prontamente risposi di si e disse frustrato “tu sai come mi sento, Kurt. io ho fatto coming out da solamente un giorno e già ho preso ben quattro granitate in faccia e sei spintoni contro gli armadietti. Tutto questo solamente per te, perché credevo che tra noi potesse nascere una bella amicizia, cosa che penso tu non voglia, a quanto pare.”
 
Rimasi spiazzato, lo ammetto. Ma trovai la forza di non farmi vedere in difficoltà e ripresi il discorso. “Beh, non è detto che un’amicizia non possa essere instaurata! Dopotutto… sei la new entry nel gruppo dei gay dichiarati! Tu sai che per qualsiasi cosa io ci sono come supporto, dato che sai cosa ho passato e conosci la mia esperienza molto da vicino avendomi visto anche succube, a volte, di atti di bullismo. La nostra amicizia è destinata a durare, diversamente dal nostro accordo per far ingelosire Blaine.”
Dopo quelle parole, sul suo volto uscì un sorriso. Un sorriso sincero che non aveva bisogno di altre parole tranne che di un “grazie” detto gioiosamente e senza imbarazzo. Dopo quell’attimo di tranquillità, capì che non era più il caso di rimanere a quel tavolo date le circostanze sfavorevoli e se ne tornò a casa.
 
Ora era il momento di attuare la seconda parte del mio piano per la riconquista di Blaine.
 
Era, se possibile, il più complicato e delicato, cioè parlare con la causa della rottura tra me e Blaine a cuore aperto e senza indugi: DAVID KAROFSKY.
 
Lo chiamai. Rispose dopo uno squillo con una voce felice e spensierata e quasi mi dispiaceva parlargli a mia volta in maniera più fredda e distaccata, ma era quello che doveva essere assolutamente fatto.
 
Ci ritrovammo al Breadstix, perché sapendo la delicatezza dell’argomento, avevo bisogno di un luogo in cui andare a mangiare con molta tranquillità.
 
Iniziai a parlare dopo un attimo di imbarazzo iniziale. Non mi vedeva da molto tempo e sembrava davvero contento di vedermi e di parlarmi, ma non si aspettava che l’avessi portato lì per chiederlo di uscire dalla mia vita in quanto ammiratore e di rimanere al posto dell’ amico o confidente.
 
“beh, Dave… Ti dovrei parlare di una questione un po’ delicata: noi.” Cercai di marcare il “NOI” in mondo da non lasciare spazio alle immaginazioni. Capì al volo ciò che volevo da lui, ma non volendo accettare un rifiuto immaginario, rispose “beh Kurt, cosa volevi dirmi?” e si pulì la bocca da quell’impiastro marroncino che doveva assomigliare ad una zuppa di patate e cetrioli con il tovagliolo che si era appositamente posizionato sulle gambe in modo da non sporcare quel pantalone beige di Dondup che aveva sempre definito come “i suoi preferiti”.
Mi sentivo davvero molto in colpa per ciò che stavo per dirgli, soprattutto dopo ciò che aveva passato, ma mi feci forza, lo guardai negli occhi e gli dissi “beh, Dave, ecco.. Tutto sta nel fatto che almeno per un periodo è meglio se stiamo lontani.. Sto cercando di tornare con Blaine e diciamo che se scoprisse che ci sentiamo o vediamo andrebbe di nuovo su tutte le furie.. se dovessimo tornare insieme, gli dirò che voglio comunque essere tuo amico, ma almeno per ora rallentiamo e cerchiamo di aiutarci a vicenda dato che so che mi ami e visto che io devo tornare con Blaine. Tu sai bene quanto ti voglia bene, ma appunto per questo ti chiedo di comprendermi in questo momento. È tutto così strano.”
“Strano perché?” replicò prontamente lui.
“Perché è strano, fine! Capisco che tu voglia mettermi i bastoni tra le ruote, ma non ci riuscirai, perché sono determinato!” dissi con aria quasi altezzosa.
“Kurt, ho trovato una persona, figurati se mi dispero adesso!?!?!?! Si chiama Sebastian Smythe e viene a scuola al McKinley!” mi disse sorridendo lasciandomi anche abbastaza spiazzato.
“b-b-beh allora siamo d’accordo!” gli risposi abbastanza sollevato ma curioso e felice perché aveva finalmente trovato l’amore.
Dopo una bellissima cena, decidemmo di andare a fare un giro, ma dovendo telefonare a Blaine, salutai quasi subito quell’adorabile nuova versione di Karofsky e me ne andai per la mia strada scrivendo solamente un messaggio di avvertimento a Blaine; “dobbiamo parlare. Ci vediamo domani mattina alle 10 al Lima. Metti il mio maglione di McQ, farà freddo.”
 
Scrissi ciò per poi dirigermi a casa dove mio padre mi aspettava sul divano con Finn guardando le partite in tv.
 

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Capitolo 9
*** Somebody That I Used To Know ***


CAPITOLO 9: Somebody That I Used To Know
 
La mia vita aveva ripreso ad essere quasi la stessa, soprattutto dopo aver appurato che Kurt e Rory erano semplicemente amici. Come facevo a saperlo? Perché Rory non era più così appiccicato a Kurt come la scorsa settimana. Da una parte ero felice di questo, perché in cuor mio sapevo benissimo di amare ancora quel ragazzo con gli occhi del cielo, il viso di una carnagione candida e bianca come la neve e quel carattere da persona che vive in un mondo tutto suo. Forse a farmi innamorare di lui era stata proprio la sua spensieratezza e la sua fierezza nel mostrare quella persona meravigliosa che è senza preoccuparsi di venire giudicato o etichettato.
 
Era una giornata fredda e piovosa. Ero in macchina per andare a scuola. Il mio cd di Katy Perry si era rotto e non sapevo cosa ascoltare nel tragitto, quando vidi il cd che Kurt aveva fatto per me. Era una compilation di tutte le canzoni che lui aveva detto di cantare nella sua testa ogni volta che mi vedeva o che pensava a me… Era stata una sorpresa che mi aveva fatto quando ero a casa dopo la granita che mi aveva tirato quell’idiota di Sebastian costringendomi ad un’operazione all’occhio. Lo inserii nel lettore cd della mia auto e partì la nostra canzone: Blackbird dei Beatles. Era la canzone che cantò quando capii di essere cotto di lui dopo la morte di Pavarotti durante il suo periodo nei Warblers. Non riuscii ad evitare di cantarla facendomi uscire qualche lacrima. D’un tratto a causa di una curva presa troppo velocemente, persi il controllo dalla macchina uscendo fuori strada e sbattendo contro un albero. Furono degli attimi di paura intensa e provai a chiamare qualcuno, quindi presi il mio telefono e cercai nella rubrica il numero di qualcuno da chiamare quando iniziai a sentirmi male. Mi girava la testa e vedevo tutto appannato. Premetti sul primo numero che mi capitò sotto gli occhi e chiamai. Da quel momento in poi il vuoto.
 
Ero svenuto.
 
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Ero arrivato molto in anticipo quel giorno a scuola, perchè conoscendomi avevo troppa paura di uscire di casa da solo con la pioggia in strada, quindi decisi di farmi accompagnare da mio padre. Ero in corridoio con Rachel, Santana, Mercedes e Brittany a ridere e scherzare quando sentimmo il telefono di Mercedes squillare. Vide il numero ed iniziò a guardare il telefono stranita: Era Blaine.
Non l’aveva mai chiamata prima di quel momento e tutto le sembrò così strano, ma rispose.
 
“Pronto?!” disse lei perplessa.
“Pronto???” ripetè qualche istante dopo. Sentiva tante voci in sottofodo, ma una persona in particolare, dalla voce sconosciuta alle sue orecchie incominciò a parlarle. In pochi istanti il suo visò mutò l’espressione da corrucciata ad intimorita. Fu capace di dire solamente, dopo un minuto di silenzio, un soffocato “arriviamo subito, grazie!”.
Mi preoccupai tantissimo e senza pensarci troppo le dissi “cosa è successo?!?!? Tutto bene?!?!?”
Fece segno di no con la testa. “Kurt… Blaine ha appena fatto un incidente. È svenuto ed ha diverse ferite in tutto il corpo. È riuscito a fare il mio numero appena prima di perdere i sensi. Lo stanno portando in ospedale!”
Il panico si impadronì di me. Presi velocemente le mie amiche sotto braccio ed iniziai a correre fuori senza curarmi del fatto che fossero rimaste indietro. Raggiunsi la macchina di Santana in silenzio e lacrimante facendo segno alle altre ragazze di sbrigarsi perché dovevo assolutamente raggiungere l’ospedale. Corsero, ed entrammo in macchina. Santana si mise al posto di guida e disse girandomi verso di me “tra 4 minuti massimo saremo lì. Ti faccio vedere come si guida a Lima Heights.” Non finì di pronunciare quella frase che già era uscita dal parcheggio ad 80km/h. ci impiegammo quattro minuti spaccati per arrivare. Scesi velocemente dalla macchina correndo fino al banco accettazioni.
Urlai spaventato “DOVE SI TROVA BLAINE ANDERSON?!?!?!?”
Mi indicarono una barella che stava attraversando il corridoio in quel momento. Prima che le altre mi raggiunsero dentro, ero già arrivato affianco alla barella per vedere le condizioni del mio ex fidanzato. Era ancora senza sensi con molti tagli sul viso. Gli infermieri stavano correndo con la barella entrando nel reparto di Terapia Intensiva. Appena lessi il nome del reparto il mio cuore si fermò. Stavo rivivendo le stesse sensazioni che avevo provato durante il periodo di coma di mio padre. Mi gettai per terra in ginocchio mentre le altre si avvicinarono cercando di rialzarmi dal pavimento. Piangevo come un disperato urlando e strepitando di fronte ad una ventina di sconosciuti che mi guardavano come fossi un isterico. Alla domanda di Rachel “dove l’hanno portato?”, risposi con un cenno indicando quel reparto che mi faceva riaffiorare tutti quei maledetti ricordi.
 
Dopo molto tempo che eravamo lì, chiesi alle ragazze di tornare a scuola a raccontare l’accaduto al professor Schue e agli altri del Glee Club. Io rimasi lì nel corridoio da solo aspettando notizie.
 
Dopo un’ora di attesa sbucò un dottore che stava trascinando la barella di Blaine. Mi avvicinai a lui di corsa. “in che stato è, dottore?!” lo guardai con occhi sognanti, sperando che mi avrebbe dato buone notizie, ma così non fu. O almeno in parte.
“è in coma, ma contiamo si svegli presto. Non è in situazioni gravissime.” Rispose il medico abbassando la fronte ed allontanandosi da me.
Rimasi nella stessa posizione per circa due minuti dal momento del suo allontanamento, ma realizzai solo dopo quei minuti ciò che mi aveva appena detto. Speranzoso, decisi di avvisare mio padre che non sarei tornato a casa fino al momento del risveglio di Blaine. Capì senza discutere, naturalmente.
 
Verso le 6 del pomeriggio, vidi entrare in massa tutti i ragazzi del Glee Club. Si avvicinarono a me correndo. Parlò Finn che mi chiese semplicemente le sue condizioni. Con rammarico gliele comunicai facendomi scappare l’ennesima lacrima della giornata.
Il professor Schue prese la mia mano e me la strinse in segno di comprensione e dispiacere, in fondo sapeva ciò che avevo già sofferto con mio padre non troppo tempo prima. Rimasero affianco a me tutti in silenzio aspettando notizie per un paio d’ore. Quelle notizie che non arrivarono. L’attesa era estenuante, quindi piano piano andarono via tutti tranne Mercedes che rimase con me per la notte. Alle 3 del mattino eravamo dormienti sulle poltroncine della sala d’attesa nel momento in cui si avvicinò a noi il dottore schiarendosi la voce per attirare la nostra attenzione. Alzai la testa istantaneamente guardandolo negli occhi.
Aveva un’aria rilassata e contenta quando mi disse che si era svegliato e che potevo parlarci da subito, quindi guardai in faccia Mercedes che annuì contenta capendo che sarei voluto entrare da solo.
Quel corridoio mi era estremamente familiare.
 
Era tutto maledettamente come la volta prima.

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NDA:

ok, lo so che mi odiate, ma non sapevo come movimetare la storia. L'idea del cd in macchina di Blaine l'ho presa dalla puntata di S. Valentino in cui Brittany regala il "cd" a Santana con lo stesso contenuto.
il prossimo capitolo sarà più fluffoso *-*

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Capitolo 10
*** Yoü And I. ***


Capitolo 10: Yoü And I.
 
Il corridoio che mi portava alla stanza 26 era sembrato interminabile. Mi fermai per circa due minuti di fronte alla porta della camera. Stavo davvero facendo la cosa giusta? Era questa la domanda che mi stava tartassando da tutta una giornata trascorsa in quell'ospedale.
Presi coraggio e bussai.
Da dentro sentii una voce debole che mi chiedeva di entrare, anche se non sapeva chi ci fosse dietro quella porta.
Entrai e mi ritrovai in quella che era la stanza più triste che io avessi mai visto. Era grande, si, ma l'odore era acre e l'aria viziata. Le tapparelle erano semi chiuse e lasciavano entrare solo qualche raggio di luce. Il suo letto era posizionato sulla destra. ed era solo come un cane. Incrociai il suo sgurdo stanco quasi immediatamente e vidi che sul suo volto apparì una sorta di sorriso.
"Devo essere quasi in fin di vita per sperare di vederti arrivare in un posto per me?" chiese sarcastico mentre mi fissava negli occhi con un'aria che a tratti sembrava mi chiedesse qualche attenzione.
"L'avrei fatto anche se nella tua situazione ci fosse stato il mio peggior nemico, anche se tu non lo sei, fortunamente." dissi con un tono quasi altezzoso, ma in realtà semplicemente ironico.
"Come hai fatto a scoprire che mi ero svegliato, Kurt? sono passati pochi minuti!" Domandò lui con aria perplessa. Pensai di mentire, ma dovevo dire la verità: "beh Blaine, sono qui nell'aspedale da questa mattina!" risposi accennando uno sbadiglio. La stanchezza si stava facendo sentire.
"DAVVERO?!?! Oh mio dio ma sei matto? chi te l'ha fatto fare? soprattutto dopo quello che ti ho fatto.."
Rimasi basito. Come mai non capiva che tutto questo lo facevo solo per lui? Io lo amo con tutte le mia forze, ma sembra come se non lo volesse capire. Probabilmente non voleva arrivare a quella conclusione perché mi avrebbe fatto del male sapere che il sentimento che provavo per lui non era più corrisposto, ma a senso unico.
A questo punto capii che dovevo essere del tutto sincero con lui.
“Beh, Blaine, io l’ho fatto solo per te… Mi è davvero dispiaciuto sapere dell’incidente perché, beh…” deglutii e dissi la frase più importante a testa bassa e con un filo di voce “perché ti amo ancora.”
Sbarrò quegli occhi ambrati contornati di un rosso che erano la conseguenza di stanchezza e dolore. Rimase qualche secondo in silenzio, ma poi trovò la forza necessaria ad alzare il braccio destro che usò per sollevare il mio viso segnato da una lacrima. Arrossii paurosamente. Dopotutto era troppo tempo che non sentivo le sue mani toccare il mio viso.
“Kurt… anche io non ho mai smesso di amarti.” Disse con voce roca ma sforzandosi per sorridermi il più possibile.
Rimasi senza fiato. Non mi aspettavo affatto una risposta del genere, anche se in cuor mio ci speravo. Senza pensarci troppo su, lo abbracciai dolcemente cercando di sentire di nuovo il suo calore sulla mia pelle. “tutto questo è paradisiaco” pensai tra me e me mentre sentivo che poggiava quelle mani sulla mia schiena.
“Blaine… so che adesso ti sembrerà brutto, ma devo andare. Devi riposare! Però passerò da te domani nell’ora di visita.” Detto ciò gli diedi una soffice bacio sulla guancia e mi dileguai.


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NDA:
 
*-* finalmente segni di pace * saltella come un idiota battendo le mani compiaciuto *
lo so che questo capitolo è davvero corto, ma l’ho fatto solo perché così nel prossimo capitolo potrò parlare bene delle sensazioni di entrambi creando un capitolo un po’ più lunghetto J
 
ad ogni modo ringrazio tutti per il sostegno che mi state dando con le recensioni!
Un grazie particolare a 
ToXiC per la pubblicità ed i commenti così carini! *-*
 
Love Ya All!!! <3

Klainer forever u.u 

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Capitolo 11
*** Body And Soul. ***


Capitolo 11: Body And Soul
 
Appena uscito dalla porta della sua camera d’ospedale, vidi i suoi genitori parlare con il dottore.
Capii che avevo fatto la cosa giusta. Lo avevo affrontato prendendomi le mie responsabilità. Cosa che aveva portato i suoi frutti: avevo sentito dire di nuovo da quella meravigliosa bocca che lui, il MIO Blaine Anderson, mi amava ancora.
 
Perchè mi sentivo un groppo in gola, allora? Ero sicuro di avergli detto tutto ciò che dovevo, anche se in cuor mio sapevo che non era così. Avevo omesso una frase che avevo studiato nei minimi dettagli, ma che trovandomi davanti a lui non riuscii a dire.
Mi accorsi che un sorriso era spuntato sul mio viso senza accorgermene e che avevo addirittura versato un paio di lacrime, di gioia, naturalmente.
Una volta uscito poi da quel luogo dopo quasi un giorno intero passato con ansia e sonnolenza, guardai Mercedes dormiente che mi aspettava sulle poltroncine e l’orologio: erano le 4 del mattino.
 
Mi ricordai un dettaglio molto importante nel mentre che svegliavo la mia amica: NON AVEVO UNA MACCHINA PER TORNARE A CASA! A quell’ora non avrei trovato neppure un mezzo pubblico disponibile a parte un taxi, ma con 4$ e 99 centesimi non avrei di certo potuto affrontare una spesa per il taxi.
 
Mercedes, in preda al dormiveglia, mi domandò: “beh com’è andata? Come sta?”
Con uno sguardo sorridente risposi “si è appena svegliato e mi ha detto che non ha mai smesso di amarmi.. è il giorno più bello della mia vita!!!”
 
Lei sbarrò gli occhi incredula e mi chiese “e tu cosa gli hai risposto?”
 
“Beh, in realtà mi sono dichiarato per primo io, quindi è stato lui a rispondere a me!” risi come non facevo da tempo e tornai alla mia preoccupazione sul come tornare a casa, però decisi che avrei chiamato Finn.
 
Non avevo assolutamente intenzione di svegliare e scomodare né mio padre né la mia matrigna, quindi chiamai il mio fratellastro che dormiente acconsentì. In circa un’ora riuscimmo a riaccompagnare la mia amica a casa e a tornare nella mia.
 
Mi buttai a capofitto nel mio letto senza fare parola con Finn della mia conversazione con Blaine e dormii convinto del fatto che non mi sarei svegliato prima delle 2 di pomeriggio saltando senza preoccupazioni la scuola.
 
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Dopo le mie parole, Kurt lasciò la mia stanza di corsa. Mi liquidò con un semplice bacio sulla guancia. Quel semplice bacio mi fece rabbrividire. Era tanto che non sentivo le sue labbra a contatto con me e tutto questo mi faceva stare meglio.
 
Avevo dolori forti dappertutto, ma in quel momento riuscivo solamente a pensare a lui.
Era passato abbastanza tempo da permettere ad entrambi di provare a conoscere nuove persone, ma sia io che lui sapevamo che prima o poi ci saremmo ricongiunti, sapevamo di essere fatti l'uno per l'altro. Un CORPO ed UN'ANIMA. Ci eravamo sempre completati a vicenda. Io ero la parte mancante di quella fierezza che lui per alcune cose ostentava con tanta facilità mentre io ero quasi sempre abbastanza "vergognoso" o troppo confidente nelle opinioni altrui, mentre lui era “semplicemente” tutto ciò che di buono e bello c’era nella mia vita.
Con il tempo, anche grazie al nostro amore, Kurt aveva trovato quell'equilibrio che difficilmente avrebbe perso o capovolto in insicurezza e vulnerabilità, anche se a me facevano impazzire anche quei due aspetti del suo carattere.
 
Si era fatto davvero tardi, ma non volevo dormire. L'unica cosa che avrei voluto in quel momento era sentirlo di nuovo con me. Sentire la sua pelle morbida e bianca, che anche per un minimo di imbarazzo diventava scarlatta ed estremamente innocente, a contatto con la mia, era la mia unica prerogativa e dopo quella sera, avevo capito che tutto ciò si sarebbe avverato di nuovo.
 
Dopo qualche minuto mi lasciai accogliere tra le braccia di Morfeo ed iniziai un sonno riparatore che sarebbe durato, ahimè, per pochissimo tempo, dato che avrei dovuto svolgere delle visite da lì ad un paio d'ore di distanza.
 
 Verso le 6 e mezza venni svegliato in maniera brusca dal medico.
 
"Dai Kurt, lasciami dormire!" dissi nel dormiveglia, abituato al mio ex fidanzato che per svegliarmi mi metteva dita nelle orecchie, nel naso e faceva di tutto per darmi fastidio, ma quando mi svegliai vidi il volto del medico perplesso che mi guardava negli occhi. "Signor Anderson non sono questo Kurt di cui parla. Sono il dottor Lee e lei si deve svegliare per sottoporsi alle analisi! Potrebbe essere dimesso tra un paio di giorni se non ci sono complicazioni. Ora però le lascio cinque minuti per svolgere i suoi bisogni in tutta tranquillità, poi le verrà consegnata una colazione adatta al tipo di analisi che dovremmo svolgere e tornerò da lei."
 
 A quelle parole fu come se una nuova forza si stava impadronendo di me, anche se in realtà un pò ero deluso dal fatto che Kurt non era lì.
 
Sapevo che sarebbe passato a salutarmi nell'arco della giornata, o almeno lo speravo fortemente.
 
Avevo bisogno di lui. Di sentire il suo paradisiaco profumo di Jean Paul Gaultier invadermi la narici e di provare di nuovo un tuffo al cuore durante e dopo ogni nostro bacio.
 
Ero follemente innamorato di lui e ne ero consapevole, anche se avevo impiegato troppo tempo per ammetterlo sia a me che al diretto interessato.
 
Sia durante la misera colazione formata da una tazza di latte e due biscotti talmente secchi e stepposi che non riuscii a mangiare, che durante le varie analisi a cui venni sottoposto, non facevo altro che rivedere nella mia mente le immagini di quel breve incontro con Kurt della sera precedente.
 
Alla fine di queste, mi venne lasciato del tempo per riposare, anche se lo impiegai a parlare del mio incidente con i miei genitori e tutti i vari parenti che mi erano venuti a trovare per assicurarsi che stessi bene che però liquidai in quattro e quattr’otto con la scusa del poco tempo lasciatomi per dormire.
 
 
 
 
 
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NDA
 
Scusate se c’ho messo tanto tempo, ma ero in silenzio stampa per il fatto che avrei dovuto comprare il biglietto per GaGa. QUINDI YO, ANDRò A VEDERE LA MIA MOTHER MONSTEEEEER! SIATE FELICI PER ME. :D
 
Passando al capitolo, essendo di 1000 parole precise, diciamo che non l’ho fatto della lunghezza che speravo, ma essendo stato troppo breve nel capitolo precedente, è già troppo che non ho concluso dopo il pensiero di Kurt! ahahah

Grazie a tutti coloro che mettono la storia tra le seguite/preferite e a chi commenta, siete tanto carini e mi riempite d’orgoglioo! *-*
Vi avverto che, ahimè, penso di chiudere la storia tra massimo 5 capitoli, che però cercherò di rendere intensi e facili da leggere.
I love ya ALL!
*saluta con la mano con un sorriso da ebete*
 
Alessandro.

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Capitolo 12
*** Lean On Me. ***


Capitolo 12: Lean On Me
 
La mattina, o meglio, il pomeriggio dopo il mio risveglio fu bellissimo. Mi sentivo più leggero e spensierato, oltre che tremendamente felice. Per la prima volta da quando ci eravamo lasciati, non mi ero svegliato neanche una volta durante il sonno e non avevo fatto incubi. Sapevo che tutto questo era sia per il fatto di essermi liberato di quel peso, sia del fatto che mi aveva detto quello che provava per me in maniera esplicita.
Mi era bastato guardarlo negli occhi. In quei bellissimi e profondi occhi color miele per dimenticare tutto l’astio che provavo nei suoi confronti per avermi lasciato in quel modo e per quel motivo così “futile”. Era più forte di me: avevo BISOGNO di Blaine. Era importante come l’aria che respiravo, come il cibo dopo un lungo digiuno o come una forte pioggia dopo due mesi di estrema siccità.
Guardai l’orologio: erano le 3. Avevo un’ora per lavarmi, vestirmi in maniera decente e precipitarmi al Mc Kinley per le prove con il Glee Club. Sapevo benissimo cosa avrei voluto cantare quel giorno, ovvero…
 
…Lean On Me.
 
Il testo era azzeccato, dato che avevo bisogno di fargli capire che io c’ero per lui e che si sarebbe dovuto fidare di me, lasciando che l’amore sconfiggesse la gelosia che lui poteva nutrire nei confronti di David o di chiunque altro.
Dopo tutti i miei soliti rituali di idratazione, mi affrettai a dirigermi a scuola in modo da poter eseguire finalmente, dopo tanto tempo, un assolo davvero importante.
 
Arrivai giusto in tempo per le prove. Erano tutti già seduti ed appena entrato, tutti mi incominciarono a chiedere informazioni su Blaine. Risposi un pochino imbarazzato, date le circostanze, ma dopo poco smisero dato che il professor Schue era entrato in aula canto. Chiesi di esibirmi per primo, cosa che probabilmente a Rachel non andò molto a genio dato che era sempre stata lei la prima persona a cantare, ma me ne importò poco.
 
Finita la mia esibizione, tutti mi applaudirono facendomi arrossire. Era una cosa che accadeva ogni volta, naturalmente, ma non riuscivo mai ad abituarmi all’ovazione che ricevevo dopo ogni canzone.
 
La lezione passò in fretta. Sapevo benissimo cosa avrei dovuto fare dopo: andare a trovare quel ragazzo che mi aveva rubato il cuore in ospedale.
 
Entrai di corsa nella sua stanza senza sapere bene cosa gli avrei detto, ma in realtà la cosa importante era solo stare vicino a lui e tenergli la mano, ciò che mi era davvero mancato insieme ai suoi baci appassionati ed al suo profumo.
 
“Ciao, dormiglione!” gli dissi sorridente guardandolo in quei magnifici occhi color miele.
“Ciao, simpaticone!” mi disse lui allungando le braccia in cerca di un abbraccio che naturalmente gli concessi. Gli stampai un bacio romantico ed appassionato sulle labbra. Era troppo tempo che desideravo farlo. Era il nostro primo vero bacio dopo troppo tempo.
 
“Come stai? Ti hanno già detto quando potrai uscire?”
“Beh dai diciamo che ho avuto giorni migliori, ma è tutta colpa delle medicine. Sono troppo potenti e mi stordiscono!” mi rispose ridendo “comunque mi dimetteranno domani. Fortunatamente non ho nulla di anomalo, quindi dovrò stare solo una settimana a casa una volta uscito da qui per far guarire un po’ i graffi che ho sul viso!” continuò contento. Quasi non ci credeva neanche lui.
“com’è andata la tua giornata?” mi chiese dopo qualche attimo di silenzio in cui eravamo rimasti a guardarci negli occhi sorridenti e sognanti.
“Bene! Naturalmente stamattina non sono andato a lezione, ma sono andato al Glee ed ho cantato Lean On Me. Ho rubato i pezzo di apertura delle prove a Rachel! Non è una cosa bellissima? “risi non credendo neanche io alle stupidaggini che stavo dicendo. Probabilmente solo perché ero sotto effetto della Blaine-droga, (che, per intenderci, è il suo sorriso) ma mi sentivo davvero a mio agio. Era come se non ci fossimo mai lasciati.
 
“Blaine, scusami ma ora devo scappare! Dato che esci domani dall’ospedale, devo assolutamente andare a comprare una cosa! Scusa, scusa, scusa, scuuusaaa!” gli dissi riflettendo per un attimo in maniera lucida.
 
“tranquillo! Lo so bene quanto sei pianificatore! Mi raccomando allora, fai tutto per bene!” disse sorridendomi. Ci baciammo romanticamente e scappai.
 
Erano le 6 e 25. In negozi avrebbero chiuso di lì a poco, quindi avrei dovuto fare tutto con estrema fretta. Ero pronto. Sapevo di amarlo e avrei accettato tutto pur di stare con lui per TUTTA LA VITA.
 
Arrivai al centro commerciale 10 minuti prima della chiusura. Speravo che vedendomi ancora dentro, il negoziante avrebbe posticipato di qualche minuto la chiusura. Con questa speranza, mi lanciai nella gioielleria più vicina velocemente, in modo da poter fare tutto con estrema rapidità.

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NDA:

Ma sciaaaaao! questo capitolo è cortino (più o meno come gli altri XD ), ma è una preparazione ad un capitolo fluffoso :)
spero non vi abbia delusi :D
Alessandro.
 

 

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Capitolo 13
*** Who Cares Baby? ***



NOTA D’INIZIO CAPITOLO:
Avevo pensato ad un modo per coinvolgere meglio voi lettori, quindi, quando metterò un asterisco in questo modo ((*)), dovrete aprire la canzone e leggere il tutto con quel sottofondo. THAAAAANKS <3
 

 
Capitolo 13 : Who Cares Baby?
 
 
Sì, quello probabilmente poteva essere ricordato come “Il giorno più importante della mia vita”, dato che avrei fatto quello che più temevo ma speravo nella mia vita. Dopotutto era sempre stato nei miei progetti fin da quando ne ho memoria. A 9 anni avevo cominciato a collezionare riviste per matrimoni, ma essendo consapevole della mia omosessualità, non avrei mai pensato che prima o poi sarebbe arrivato quel momento anche per me. Blaine era tutto ciò che di più bello c’era al mondo. Mi aveva sopportato durante il mio periodo del trasferimento alla Dalton, mi aveva fatto coraggio nel momento in cui avrei dovuto parlare con il vecchio ed omofobo Dave, mi aiutava a stare bene psicologicamente e moralmente.
 
Quel giorno mi sarebbe servito molto, anzi, troppo coraggio per affrontare IL discorso. Avevo studiato tutto nei minimi dettagli: dall’outfit al luogo, all’atmosfera, alla musica ed avevo passato un’intera notte a cercare le parole giuste. Tutto era perfetto. Mi servivano solo tre parole per rendere il mio sogno raealtà e speravo con tutto il mio cuore che sarebbero arrivate.
 
Erano passati 4 giorni da quando Blaine era uscito dall’ospedale. Avevamo passato molto tempo insieme per parlare della nostra relazione. Avevamo avuto modo di chiarire il tutto in modo da non avere scheletri nell’armadio o altre cavolate del genere.
 
Quel giorno Blaine sarebbe tornato a scuola e quello sarebbe stato il giorno giusto. Avevo chiesto ai ragazzi di cantare per noi durante la dichiarazione una canzone importante che cantammo tutti insieme durante il nostro primo anno di Glee Club con il signor Schue. Era perfetta.
 
Mi svegliai per le 7. Avevo troppe cose da fare e non riuscivo a dormire per l’agitazione, quindi questo significava che avrei dovuto usare più correttore per nascondere le occhiaie, ma non mi pesava, in quanto lo facevo per amore. La doccia mattutina durò poco, perché per la fretta, non avevo neanche voluto fare una seconda passata di balsamo sui capelli, ma i rituali d’idratazioni, che come di consueto duravano dai 15 ai 20 minuti, quel giorno ne durarono circa 30 dato il nervosismo che mi faceva sbagliare nei dosaggi e nei tempi di asciugatura delle varie creme.
 
Il mio outfit era formato da: un camicione bianco lungo fino quasi fino al ginocchio, un pantalone nero molto stretto con un risvolto finale, un paio di Nike Blazer nere e bianche con le borchie ed un papillon. Era il papillon che aveva indosso durante la nostra prima uscita.. significava troppo per me e volevo che fosse presente anche in quell’occasione, anche se avrei cambiato la camicia per la dichiarazione ed avrei aggiunto una giacca dello smoking nera.
 
Arrivai a scuola con l’occorrente alle 8 e 15 spaccate. Avevo solamente un quarto d’ora prima dell’inizio delle lezioni e dovevo portare il materiale in sala prove prima del ritorno di Blaine. Correndo riuscii a sbrigare tutte le commissioni ed entrai in classe dove mi attendeva il mio ragazzo seduto al suo solito posto, ovvero vicino a me. Dopo un rapido bacio, iniziammo a seguire la lezione. Ero agitatissimo e mi sudavano le mani.
 
La prima ora volò, così come il resto della giornata. Il momento catartico stava pian piano arrivando e più realizzavo il tutto, più mi assaliva una stretta insopportabile allo stomaco.
 
Molto velocemente arrivò la pausa pranzo. Avevo intenzione di mangiare in velocità per poter preparare la sala prove alla perfezione, ma Blaine doveva essere trattenuto, quindi chiesi cortesemente a Santana di fermarsi con lui per una decina di minuti in modo da permettermi di fare il tutto. Le avevo addirittura permesso di insultare i suoi capelli e la sua statura, visto che altrimenti non mi avrebbe mai aiutato.

 
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“Beh, pigmeo, sappi che sarà un pranzo d’inferno, perché fino a quando non avrò finito di insultarti, dovrai rimanere qui ad ascoltarmi, pena, un pomeriggio intero nell’armadietto di quel troll di Finn che quando suda sembra una bombetta puzzolente alle uova marce.” Disse Santana sedendosi al mio tavolo proprio di fronte a me.
 
“Wow, Santana, non pensavo che fossi così contenta di riavermi a scuola da dedicarmi addirittura un’intera pausa pranzo!” le risposi ironico.
 
 Alla fin fine mi erano mancate le “attenzioni” di Santana. Era una ragazza molto fragile nascosta dietro una corazza di cemento armato. Il suo modo di dimostrare affetto era quello di offendere gratuitamente tutti quelli che gli passavano affianco, ma dopo averci fatto l’abitudine, diventava anche divertente scoprire quale nuovo nomignolo aveva in mente per ognuno e quel giorno il mio nuovo soprannome era “pigmeo”.
 
Il vero dubbio, in quel momento, era uno solamente: DOVE DIAMINE ERA KURT?
Sapevo che aveva in mente una sorpresa per me, ma non avendo minimamente idea sul tema della sorpresa, potevo solamente continuare a fantasticare, ma alla fine sapevo benissimo che non ci sarei mai arrivato.
 
Dopo i vari insulti di Santana protratti per tutta la pausa pranzo, arrivò la lezione del signor Shue. Nel momento in cui entrai, vidi tutti tranne Kurt. cominciai a preoccuparmi seriamente, dato che non era sua abitudine fare ritardo alle prove. Pochi istanti dopo venni a conoscenza del motivo.
Si avvicinarono a me Mercedes e Rachel sorridenti.
“beh, ora inizia il bello, Blaine. Prima abbiamo una canzone da cantare, poi un biglietto da darti. Siediti e goditi la prima parte!” mi disse Mercedes appena si avvicinò a me.
 
Con un cenno della mano, chiamò a raccolta Artie, Rachel e Santana che si posizionarono al centro della stanza. Mi sedetti in mezzo in prima fila in modo da godermi meglio la prima parte della sorpresa architettata da Kurt.
 
Dopo alcuni secondi, Artie cominciò a cantare Somewhere Only We Know, la canzone che dedicai a Kurt il giorno del suo ritorno al McKinley. Cantarono una srofa a testa ed il ritornello tutti insieme. Alla fine della canzone, Puckerman si avvicinò con un foglietto in mano. C’era scritto:
 “So tell me when you’re gonna let me in, I’m getting tired and I need somewhere to BEGIN. Il tutto comincia dal giardino sul tetto della scuola. Sbrigati a venire o ti requisisco tutti i tubetti di gel. Ti Amo.”
 
Tutti mi guardarono con occhi sognanti, mentre io cominciavo a correre con tutte le mie forze per raggiungere il tetto. Correvo perchè avevo intenzione di abbracciare e di baciare l’artefice di questa meraviglia, anche se ero ben consapevole del fatto che la sorpresa non era finita lì.
 
Appena arrivato, vidi Kurt in smoking che mi aspettava al centro del giardino con un sorriso stampato in volto e le mani giunte dietro la schiena. Un raggio di sole gli illuminava il viso e quegli occhi blu come il cielo che quel giorno era privo di nuvole. Aveva indosso il mio papillon della prima uscita insieme e lo notai quasi subito. Mi fermai a qualche centimetro da lui che cominciò a parlare appena dopo l’ingresso degli altri che iniziarono a cantare a mo’di sottofondo “Bleeding Love” di Leona Lewis. ((*))
 
“Blaine, fin da quando ti ho visto la prima volta alla Dalton durante la mia operazione -miseramente fallita- di spionaggio, mi sei sembrato immediatamente un bravo, bellissimo e meraviglioso ragazzo, ma che ero consapevole di non poter avere. Poi hai cominciato ad aiutarmi con il bullismo di Dave, con l’accettazione della mia sessualità, e con il cambio di liceo nel momento in cui ti raggiunsi alla Dalton. Poi però arrivò il giorno in cui mi dichiarai a te. Tu mi avevi respinto e distrutto il cuore. Dopo la morte di Pavarotti, tutto cambiò e ti dichiarasti. Fu il momento più bello della mia vita. Mi sentivo finalmente amato ed accettato per quello che ero, così cominciammo ad avere una relazione e la mia vita migliorò drasticamente perché avevo te al mio fianco. Anche dopo il mio ritorno al McKinley tu mi sei rimasto accanto e mi hai sostenuto in ogni momento e la nostra relazione è rimasta solida. Poi sei arrivato anche tu qui nella mia stessa scuola per rimanermi più accanto. Da quel momento, però, sono cominciati i problemi. Poco dopo San Valentino mi lasciasti. Mi sentii fragile ed indifeso, perché fino a quel momento la mia unica ancora di salvezza eri tu. Passammo circa due mesi separati, ma poi trovammo la forza di riprovarci ed ora eccoci qui: uno di fronte all’altro più innamorati di prima e vicini come non mai mentre i nostri amici cantano per noi una delle nostre canzoni preferite. Ora però arriva il clou e la parte finale della sorpresa!”
 
Sorrise guardando nei miei occhi che nel frattempo non erano riusciti a contenere le lacrime di commozione e gioia per le meravigliose parole di Kurt.
Mise una mano nella tasca interna della giacca ed iniziai ad avere un tuffo al cuore.
 
 Non potevo credere ai miei occhi.
 
Tirò fuori una scatolina nera con i bordini dorati, un adesivo a forma di cuore ed un altro affianco a quello, a forma di papillon. Volevo morire. Avevo paura di trovarmi in un sogno, così mi diedi un pizzicotto al braccio mentre avevo la bocca aperta a mo’di pesce lesso e seguivo con gli occhi i suoi movimenti.
 
Si inginocchiò di fronte a me porgendomi la scatolina nera ed aprendola. Dentro c’era un meraviglioso anello d’oro bianco.
 
“Blaine Anderson, Vuoi iniziare una nuova vita con me come mio marito?”
 
Rimasi pietrificato per un minuto intero con la bocca aperta e gli occhi fissi sull’anello. Non me l’aspettavo assolutamente, ma poi senza accorgermene, dalla mia bocca uscì una parola: “Cazzo”. Sentii dietro di me ridacchiare per la mia uscita poco opportuna, ma mi ripresi immediatamente scuotendo la testa e risposi

“Sì, Kurt Hummel, voglio diventare tuo marito! Fosse l’ultima cosa che faccio. Ti amo più della mia stessa vita!” detto questo, Kurt cominciò a piangere di gioia, mi mise l’anello al dito e mi baciò come non aveva mai fatto. Era un bacio sincero, pieno d’amore e liberatorio. Avevamo l’opportunità di cambiare le cose. Potevamo far vedere al mondo intero che nessuno ci avrebbe sconfitti o scalfiti con le loro offese, perché eravamo insieme.
 
All’improvviso venimmo assaliti da una folla di persone scalmanate che ci abbracciavano, urlavano e piangevano commossi. Era tutto perfetto e sarebbe rimasto così per sempre, ne ero sicuro, perché eravamo io e lui, due uomini accomunati dall’amore che provavamo l’uno per l’altro. L’omosessualità non è una malattia, ma un modo di essere, così com’è l’eterosessualità o la bisessualità ed avevano tutti e tra la stessa ragione d’esistere, perché ognuno e libero di amare chi diavolo vuole senza paura delle conseguenze positive o negative che ne possono scaturire.
 

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NDA:
 
innanzitutto PERDONO per i quasi due mesi di ritardo, ma per partorire questo capitolo in maniera decente, c’ho messo troppo... spero vi sia piaciuto ed annuncio che il prossimo è l’ultimo capitolo… :’(
la mia prima figlioletta FF sta per finireeeee! Ma comunque avverto che ne ho un’altra in mente che spero di poter cominciare presto! :) beh, fatemi sapere cosa ne pensate e mi raccomando, non siate brutali <3
 
Alessandro.

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