Il Ciclo Dei Cavalieri Dei Draghi

di Iaky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1- La Caccia ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2-Il Dono ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3- In Cielo ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4-LEZIONI DI SCHERMA ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


“Gli uomini accumulano conoscenze,
ma io penso che il punto ultimo
è poter ascoltare il suono della valle
e guardare il colore della montagna.
Insomma, non guardare gli uomini,
ma guardare la luna,
guardare gli alberi
e ascoltare il sermone dell’intero universo”.
 
 
Kodo Sawaki Roshi
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                                            
PROLOGO
Era appena scesa la notte e le stelle e la luna illuminavano la città degli elfi, quella che loro chiamavano Lòrien.
Una lieve folata di vento  accarezzava il paesaggio incantato che si estendeva per tutta la foresta della Dheweldarin, le luci nelle case e negli enormi palazzi rendevano l’atmosfera ancora più magica e incantevole.
In lontananza, nei meandri  più profondi della foresta si potevano ascoltare le melodie che gli Elfi dedicavano alla natura con i propri flauti.
Era il luogo più silenzioso e tranquillo che potesse esistere, soltanto quando la luna fu nella parte più alta del cielo, si iniziarono a sentire  lievi canti che gli elfi dedicavano alla natura circostante per renderle omaggio e prosperità.
Gli alberi sembrava si muovessero a tempo con quelle voci graziate, come se stessero ballando, sembravano quasi un sussurro, una ninna nanna.
Ascoltare quella dolce melodie era come ipnotico, anche l’anima più oscura e sofferente avrebbe trovato la pace  nel rimanere anche un solo minuto in quel luogo.
L’entrata della città era sbarrata da un enorme cancello, le case erano situate tutte in fila sia da destra che alla sinistra dell’enorme viale che portava al centro della città.
Al centro era situato un enorme palazzo con i suoi giardini, i giardini erano addobbati da moltissimi fiori e rose, insieme ad i giardini c’erano anche svariate fontane ognuna con una forma diversa.
Tra loro ciò che le accumunava erano proprio le loro forme, diverse si ma ognuna raffigurava un animale diverso.
Lungo i giardini della città ogni fontana nel suo interno emanava una luce lieve, qualche volta si vedevano saltare fuori e poi rigettarsi in acqua moltissimi pesci dal colore blu che emanavano una luce fioca, forse erano loro la causa di quel bagliore all’interno dell’acqua.
Fu proprio in quel momento che le porte della città si aprirono  ed un cavallo bianco con un corno in mezzo alla fronte entrò quasi silenzioso all’interno della città.
Silenzioso quanto veloce, il cavallo con in sella un Elfa coperta da un mantello bianco attraversò il lunghissimo viale che collegava la città ed arrivava nel palazzo situato al centro di essa.
“Estat”sussurro l’Elfa sporgendosi in avanti con un movimento aggraziato, quasi invisibile con voce soave e cristallina. Il cavallo si fermo nitrendo e l’Elfa scese con lo stesso movimento aggraziato di poco prima senza emettere il minimo rumore.
Posò la testa sul meraviglioso animale e le accarezzo il muso, lui nitrì di rimando mente lei pronunciava parole incomprensibili al suo orecchio.
Come se le fosse stato dato un ordine il cavallo  si voltò e scomparve nella foresta con la stessa grazia di poco prima senza emanare alcun rumore.
 
L’Elfa percorse l’enorme viale del giardino, e lasciò che il cappuccio del mantello scendesse lento su le sue spalle, mentre percorreva l’enorme viale teneva lo sguardo alzato verso l’imponente costruzione.
Il palazzo era  come tutta la città addobbato con varie luci, la differenza è che ognuna di loro a cospetto del resto della città avevano un colore diverso l’una dall’altra.
In più la parte iniziale del palazzo era a forma di torre che portava a più di trenta metri di altezza.
Appena si entrava nel palazzo su la destra c’erano delle lunghissime scale a chiocciola che portavano al tetto, e  in fondo un enorme  portone che portava al resto del palazzo.
L’Elfa entrò nel palazzo e percorse l’enorme scala a chiocciola che portava fino al tetto.
Salì gli ultimi gradini fermandosi dieto un possente drago dal colore rosso, il drago era sdraiato e con la sua enorme statura occupava gran parte del tetto aperto della torre.
La possente creatura rimase a fissare la luna con sguardo pensieroso, passarono alcuni minuti, il vento si fece sempre più fievole  quando l’enorme creatura si sbloccò.
“Mae govannen … aranel Aredhel” disse telepaticamente la dragonessa voltandosi quando la sentì dietro di se salutandola nell’antica lingua che stava a significare salve … principessa Aredhel.
Ci fu un attimo di silenzio, poco dopo l’enorme drago  si mise a quattro zampe fissando la giovane Elfa.
La dragonessa era di un colore rosso accesso, ed i suoi occhi avevano una sfumatura dorata, aveva artigli enormi ed affilati, anche le sue zanne erano molto affilate.
La sua coda era lunghissima, solo a guardarla incuteva moltissima paura,  includendo la coda la sua lunghezza era di venti metri e la sua altezza di tre metri o poco più.
L’Elfa si avvicinò tenendo il viso basso e parlò.
“ Salve a voi, mia carissima amica. Siete sempre molto gentile nei miei confronti e la vostra gentilezza mi riempio il cuore di gioia, sono qui per portarvi una buona notizia mia vecchia amica”appena finì di parlare l’Elfa portò il pugno della mano destra sul petto e si inginocchiò difronte l’enorme drago in segno di rispetto.
”ti prego Aredhel non devi inginocchiarti difronte a me sei pur sempre una Principessa dovresti mantenere più integro il tuo titolo anche difronte ad un drago” disse la dragonessa emettendo  un suono gutturale dalla gola simile ad una risata.
Aredhel sorrise all’affermazione dell’enorme drago e si rialzò.
Le si avvicino fino a posare una mano sul suo muso accarezzandolo, dopo posò la fronte su di esso chiudendo gli occhi e sospirando dolce.
”Una buona notizia hai detto amica mia? … per il bene di tutte le creature di questo mondo ditemi che lo avete trovato e partirò subito”.
Disse l’enorme dragonessa muovendo il muso. Quest’ultima fece vari versi simili a delle fusa mentre la giovane Elfa le grattava il muso, poco dopo ispirò con  le enormi narici e si scostò da quel tocco, guardò Aredhel negli occhi aspettando una risposta.
Aredhel si spostò e si sedette accanto a lei guardando la luna, ci furono altri lunghissimi istanti di silenzio, dopo la giovane principessa  voltò il viso verso una pozzanghera accanto a lei e rimase a fissare la sua immagine.
Stava decidendo con cura le parole da usare, rimase ad osservare a lungo quella pozzanghera catturandone ogni particolare.
Dal colore ad i più minuscoli frammenti di terra.
I suoi occhi celesti sembravano brillare con l’immagine riflessa della luna, Aredhel fece un grosso respiro e alla fine ruppe il silenzio.
“ I nostri esploratori ci hanno assicurato che c’è un villaggio, nascosto  nella parte più estrema del regno.
È nascosto all’interno del monte Bendor, difficile da individuare essendo coperto dagli alberi, dicono che questo luogo prende il nome di “valle di Nowhen”.
Aredhel tacque un secondo e si girò verso la dragonessa, la vide sdraiarsi accanto a lei posando il muso su le zampe anteriori ed osservandola con i suoi enormi occhioni dorati.
L’Elfa sorrise rimanendo a guardarla e poi riprese a parlare tornando a guardare la luna.
“Hai vagato per più di tremila anni per tutto l’impero cercando il tuo cavaliere, non lo hai trovato … Hope sono sicura, e sono pronta a scommetterci che questa volta lo troverai e insieme distruggerete l’usurpatore  e ristabilirete la pace all’interno di questo regno.
D’altronde sono sicura di questo anche perché è l’unico posto dove non abbiamo cercato, non possiamo aspettare che le uova si schiudano, il tempo passa, ogni giorno, ogni ora, anche adesso il nostro nemico si rafforza … dobbiamo fare presto”concluse infine l’Elfa guardandola.
La dragonessa attese che Aredhel finisse di parlare, quando fu certa  avesse detto tutto si alzo scrollandosi  e la guardò.
La dragonessa prese rimase a fissarla a lungo meditando su le sue parole, non avrebbe impiegato moltissimo ad arrivare, quella notte aveva anche il vento a suo favore, decise che sarebbe partita immediatamente sarebbe arrivata alle prime luci dell’alba.
Il tempo era passato molto velocemente senza che la dragonessa se ne accorgesse, Aredhel comunque non si scompose, rimase ferma per tutta l’ora attendendo la risposta di Hope.
Fino a quel momento era sembrata una statua di Gargoyle, ad una vista umana sembrava come se non respirasse, o come se dormisse ad occhi aperti.
Alla fine si scosse come se qualcosa l’avesse risvegliata dai suoi pensieri e guardò Aredhel con sguardo che brillava dall’eccitazione, d’altronde se gli esploratori della regina avevano saputo di questo luogo anche le spie del Rè lo avevano saputo e in quel momento potevano andare alla caccia del possibile Cavaliere.
”Che così  sia, partirò all’istante, avverti tua madre la regina Nolwë che sono andata a prendere il mio cavaliere !! “disse la dragonessa alzandosi e scrollando il suo enorme corpo come i cani ed i gatti facevano per togliersi l’acqua di dosso, infine aprì di scatto le sue enormi ali, e con uno slancio con le zampe, scattò in volo creando una corrente d’aria che costrinse Aredhel,  a coprirsi il volto con una mano per non far entrare la polvere negli occhi.
Aredhel scoppiò a ridere sentendo la dragonessa parlare e rimase a guardarla.
“Che le stelle ti proteggano amica mia,  e che gli spiriti dei tuoi antenati possano condurti verso la luce”disse Aredhel sorridendo, scoprendo appena i suoi denti affilati simili a quelli dei felini.
Hope rispose con un ringhio  assordante degno della sua specie, ogni battito delle sue possenti ali creava una fortissima corrente d’aria che alzava la polvere dal terreno.
Subito dopo la dragonessa scomparve nel cielo stellato dirigendosi verso Ovest alla ricerca del suo cavaliere.
Aredhel  rimase per un lungo istante a vedere in direzione della luna, verso la quale si era diretta Hope; quasi potesse ancora vederla con la sua vista sviluppata da Elfa.
Un secondo dopo si coprì il volto con il cappuccio del mantello e voltò appena il viso un ultima volta verso la luna.
“Cuio nin mellyn”sussurrò Aredhel nell’antica lingua, che stava a significare buona fortuna.
Subito dopo scoprì un lieve sorriso verso le stelle, per poi darle definitivamente le spalle e rientrare a palazzo per avvertire la regina, sua madre.
Dopo la discussione con Hope, Aredhel scese di nuovo le enormi scali a chiocciola pregando per la sua amica.
Quando Aredhel tornò di nuovo giù entro l’enorme portone situato in fondo alle scali a chiocciola,  appena lo aprì il portone feci un rumore chiassoso per poi richiudersi sbattendo dietro di lei.
Lungo i lati dell’enorme e lunghissimo corridoio c’erano le varie stanze della servitù di sua madre, ed infondo, al cento c’era l’enorme trono dove era situata la regina.
Quando il portone si richiuse Aredhel attraversò l’enorme corridoio con i presenti che la guardavano e bisbigliavano su di lei.
Sua madre la vidi arrivare e si alzo sorridendo andandole incontro a mani aperte.
“ Figlia mia, ben tornata a casa, spero che il tuo viaggio sia stato di tuo gradimento”.
“Si, grazie madre, è un vero piacere potervi riabbracciare”, rispose Aredhel sorridendole, e quando furono l’una vicina all’altra si scambiarono un abbraccio.
“Devi essere molto stanca tesoro, vai a riposarti dopo mi spiegherai cosa hai scoperto e il motivo della partenza di Hope, spero che questa volta tu non ti sia sbagliata, non possiamo più aspettare e i Nani, i nostri stregoni e Baldor aspettano spazientiti.
Non c’è più tempo, Darkas quest’oggi ha attaccato le nostre forse ed abbiamo perso più di mille uomini”.
“State tranquilla madre, questa volta c’è l’abbiamo fatta, adesso scusatemi ho bisogno di riposare … e cosa dovrei dirvi? Se non quello che sapete già?”, ribattezzò secca Aredhel congedandosi con un lieve inchino riportando il pugno della mano destra sul petto, dopo si rinchiuse nella sua stanza ed andò a farsi un bagno caldo, pregando che Hope trovi il suo cavaliere … sua madre aveva ragione, non c’era più tempo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1- La Caccia ***


Capitolo 1
LA CACCIA
 
Il sole aveva appena iniziato ad accarezzare la valle situata sul monte Bendor, Il vento soffiava impetuoso e più di una volta si erano sentiti gli scricchiolii dei rami e degli alberi che si spezzavano.
Durante la notte, come accadeva di continuo durante l’inverno, la valle era invasa da trombe d’aria potentissime che spazzavano via qualunque cosa avesse la sfortuna di capitarvi a tiro.
L’inverno passato una tromba d’aria aveva distrutto una casa.
Questa però, era peggiore, non aveva portato con se soltanto il vento e la pioggia, ma anche il gelo.
Era un annata terribile per la popolazione; i campi erano tutti ghiacciati ed inutilizzabili e le case avevano i tetti che cadevano a pezzi.
Il pane scarseggiava così come l’acqua, la carne fortunatamente c’è n’era in abbondanza grazie agli animali usati per l’allevamento.
Gli abitanti erano andati persino a chiedere soccorso al Re, il quale aveva promesso di aiutarli; ma erano passati sei mesi e nessuno era ancora andato in loro aiuto.
La tempesta si calmò solo a metà mattinata, e come di consueto gli abitanti si riunirono nella taverna del vecchio Navuel.
Mentre si recavano alla taverna, Aaron e sua sorella Stefy sentirono da fuori le urla di Bower, il fabbro. L’uomo non aveva più di cinquant’anni e continuava ad imprecare e maledire il Re.
Gli abitanti del villaggio non sapevano nulla del fabbro, Bower era arrivato li da tre anni ormai.
Nessuno le chiedeva chi fosse, da dove venisse, era sempre stato gentile con tutti, era sempre il primo a soccorrere chi ne avesse bisogno, proprio per il suo carattere, per non aver mai litigato con nessuno e per le sue azioni tutti si fidavano di lui pur non sapendo la sua storia.
“Sono sei mesi! , sei mesi che aspettiamo che quel maiale ci aiuti, e cosa ne abbiamo rimediato?! Soltanto… fame, case e campi distrutti. Dovremmo ribellarci, unirci alla resistenza”,urlò l’uomo furioso, che era salito sopra un tavolo e vi sbatteva uno scudo.
Tutti per la prima volta rimasero ad ascoltarlo, muovendo la testa in assenso per dargli ragione, Ogni giorno, ore, minuti… il cibo diminuiva ed erano stanchi di morire di fame.
Nell’ultimo anno il villaggio aveva perso trenta abitante per la malattia e il freddo, tra questi quattro bambini venti contadini e sei donne.
“Bower ha ragione, ma cosa faremo? Non abbiamo cibo, soldi… come pensate di poter attraversare tutto il regno fino al deserto di Tambragat? ”. Disse il macellaio del villaggio Thor.
“Per giunta non sappiamo neanche il punto esatto dove sono nascosti i ribelli. Nessuno lo sa. Si dice che siano da qualche parte nel deserto, siamo sicuri?, nessuno potrebbe sopravvivere a quelle temperature…il sole picchia forte, la temperatura sfiora i cinquantaquattro gradi, sembra l’inferno, non c’è anima viva, soltanto sabbia  …. E morte,  poi ci sono i soldati; appena ci vedranno andare via dalla città, ci ammazzeranno tutti come cani”. Concluse in fine Michelle, una giovane contadina  che abitava vicino alla casa di Aaron e sua sorella Stefy e che l’anno prima aveva perso suo marito.
“ Invece lo sappiamo, vi ci porterò io, ma dobbiamo partire adesso o non supereremo all’inverno”.
“lo sai? … come?, sei qui da tre anni e non sappiamo nulla di te, chi sei veramente…fabbro?!” tuonò in quel momento Thor.
Fu la prima volta che uno degli abitanti le rivolse quella domanda, tutti i presenti fino a quel momento mugolavano, imprecavano, chi addirittura sussurrava che non avrebbero superato la notte. Tutti fino ad allora parlarono, ma dopo la domanda del vecchio macellaio calò il silenzio e si voltarono tutti verso il fabbro.
Bower  non fece in tempo a ribattere, ed in quel momento entrarono i soldati del Re, ridevano e bevevano.
All’interno della taverna calò un silenzio, quasi innaturale considerando in quale luogo si trovavano i presenti. Si sentivano soltanto il rumore dei bicchieri che venivano posati sui tavoli, l’aria era carica di tensione, rabbia, e repulsione contro il Re.
I soldati si avvicinarono a Bower  e gli dissero di scendere prima che lo avrebbero ammazzato come un cane, Il vecchio si  ribellò e non si sedette, una delle guardie estrasse la spada e la alzò come per colpirlo;
Ma Bower fu più veloce, parò il colpo in modo fulmineo ed estrasse una spada da sotto il mantello uccidendo il soldato.
Subito dopo tirò un calcio al secondo soldato al suo fianco e colpì al volto il terzo con il pomolo della spada  prima che lo colpisse, Bower scese dal tavolo, parò un fendente dritto alla gola ed uccise il secondo;
attese che anche il terzo soldato si alzasse, l’uomo si alzò barcollando e come i suoi due compagni poco prima tentò di colpire il fabbro che parò di nuovo l’ennesimo fendente  e l’uomo fece la stessa fine dei suoi compagni.
Poco dopo Bower guardò i presenti, e chiese a  Navuel e sua moglie Diana di far sparire i corpi, i due ubbidirono senza discutere e quando tornarono i presenti erano in un silenzio quasi funebre, nei loro visi si leggeva la paura, il vuoto, la rabbia.
Di fuori Aaron e sua sorella avevano assistito alla scena, il ragazzo rimase pietrificato fissando la fossa dove erano stati seppelliti i soldati, Poco dopo si ricompose e parlò.
“Il vecchio Bower ha ragione. Dovremmo ribellarci, fare qualcosa, non possiamo continuare a vivere in questo modo”,sussurro Aaron fuori la taverna voltandosi per guardare sua sorella.
Lei gli scoccò uno sguardo pensieroso, subito dopo si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Ma anche Michelle ha ragione, e io non posso permettere che ti accada qualcosa Aaron. Preferirei non far nulla… piuttosto che farti intraprendere un viaggio che potrebbe concludersi ancora prima di iniziare”.
Concluse sua sorella, e come sempre a sottolineare che il discorso era chiuso e lo strinse a se.
Aaron e Stefy erano fratelli, ma non si assomigliavano per niente, Lei aveva i capelli rossicci e gli occhi verdi, una carnagione chiarissima. Aveva il naso leggermente all’insù, aveva un fisico perfetto, era bassa e suo fratello più delle volte la prendeva in giro per l’altezza.
Lui invece aveva le orecchie leggermente a punta, era moro, capelli corti e tutti in disordine, era molto alto, sul metro e settanta all’incirca, aveva gli occhi marroni e i suoi denti sembravano leggermente appuntiti.
Sua sorella lo prendeva spesso in giro per il suo aspetto metà felino.
“Io invece preferirei morire… anche perché morire sarebbe sempre meglio che vivere così, se solo i draghi esistessero, e con loro i loro cavalieri, quel … CANE…”ringhiò Aaron, spingendola via e si sciolse dal suo abbraccio correndo verso la foresta.
“Dove vai?...”  gli gridò lei, indecisa se bloccarlo o meno.
Aaron si fermò, poi la guardo addolcendo lo sguardo e le sorrise dolcemente.
“ Vado a caccia, o vuoi mangiare ancora pane e acqua? Sai che scarseggiano, mi chiedo perché non vuoi che vado a cacciare, bhé mi dispiace ora vado, che ti piaccia o meno…almeno che tu non vuoi morire di fame sorella”.
Subito dopo si voltò e corse il più veloce possibile tenendo la testa bassa, era stufo di mangiare soltanto pane e acqua, avvertiva il bisogno di una bella fetta di carne. Al sangue, calda, morbida.
Aaron corse a lungo, quando si fermo riprese il fiato stremato dalla corsa e si voltò a guardare dietro di se, non vide più la sorella, e iniziò a vagare per la città a testa bassa, chiedendosi cosa sarebbe potuto accadere se i Cavalieri con i loro Draghi fossero ancora vivi.
Avrebbero di sicuro cacciato il Re senza troppi sforzi, si rispose, iniziò a fantasticare di essere uno di quei cavalieri e di cavalcare un enorme drago… subito dopo aver fatto quel sogno ad occhi aperti scoppiò a ridere. Lui non era forte, ne impavido. Era pieno di paure, almeno così pensava, ma era tutto il contrario forse il suo unico difetto era quello di avere paura dell’altezza.
Qualche minuto più tardi, mentre ancora camminava, alzò il viso e si fermò di colpo. Sconcertato si chiese come fosse riuscito a tornare a casa, incurante di dove stesse andando e senza vedere la strada. 
Rimase a guardare la sua casa cadere a pezzi. L’acqua ormai entrava dal tetto quasi del tutto crollato; il fieno era l’unico materiale che proteggeva l’abitazione.
Aaron tornò a vagare coi suoi pensieri e si disse che i Cavalieri dei Draghi molto probabilmente non erano mai esistiti, che fossero solo leggende, messe in circolazione dalla resistenza, per poter arruolare chiunque volesse ribellarsi al Re e alla sua tirannia, che fosse solo un pretesto per morire aspettando che delle stupide leggende si avverassero, quando invece non si sarebbero mai avverate, dopo aver vagato per ore in quei pensieri sospirò ed entrò in casa.
Il piano terra più che una casa era un fienile; il secondo piano era composto da due comodini e due letti, il suo e quello di sua sorella. Salì le scale di legno che scricchiolarono sotto il suo peso e si chinò verso il comodino prendendo l’arco e le frecce.
Aveva rubato l’arco e la faretra l’annata precedente ad un soldato che si era addormentato ubriaco alla taverna.
Per sua grande fortuna non ci furono ripercussioni contro la popolazione; ma ricordava chiaramente come al risveglio il soldato, furioso per l’accaduto, aveva minacciato di far fare la fine dei topi a tutti loro, bruciando le loro case e abusando delle loro donne davanti i loro stessi occhi, qualora non gli avessero portato ciò che aveva perso.
Quel giorno però il comandante dell’esercito se la prese soltanto con il soldato. Lo colpì di fronte a tutti dandogli dell’incapace e poi ordinandogli di andarsene con i suoi uomini.
Aaron Uscì poco dopo di casa e si diresse a grandi passi verso la foresta vietata, che costeggiava la città.
Arrivato in città si acquattò e si mosse silenzioso rimanendo attaccato ai muri delle case e buttandosi dentro il fieno o sotto i carri. Se le guardie lo avessero preso mentre cacciava sul monte Bendor lo avrebbero arrestato; avrebbe subito ogni genere di torture per lunghissime ore, e poi sarebbe stato condannato a morte.
Il solo pensiero gli fece venire la pelle d’oca. Attese qualche minuto dentro il fieno, facendo capolino per quel poco che bastava per vedere fuori. Aveva il bosco alle spalle, prese un bel respiro e appena le guardie si allontanarono corse il più veloce possibile e si gettò nel bosco.
Quando fu sicuro che nessuno lo avrebbe avvistato rallentò la sua corsa fino a camminare, attraversò il bosco facendo meno rumore possibile e rimanendo acquattato, l’unico rumore che si sentiva erano gli ululati dei lupi, il vento che soffiava sempre più forte, i rami degli alberi spezzarsi.
Aaron camminò per tutto il pomeriggio, all’improvviso ci fu un silenzio assordante,  si fermò, e in pochissimi istanti la nebbia lo circondò. Non riusciva a vedere a più di una manciata di metri. Un brivido gli percorse la schiena e trattenne il respiro, un secondo prima c’era il sole, ora la nebbia, aveva sentito parlare da molti abitanti che la foresta fosse stregata ma non ci aveva mai creduto … almeno fino a quel momento.
Passarono lunghissimi minuti, tutto tacque, ma Aaron non riusciva a muoversi, sentiva qualcosa, una presenza dietro di se.
“Fatti coraggio”,si disse tra se e se, e si girò lentamente stringendo l’arco nel pugno della mano sinistra, e la feccia fra due dita dell’altra mano pronta per scoccarla.
Il movimento fu veloce, scattante se non fulmineo, Aaron trattenne il fiato e veloce come un fulmine si girò e scoccò la freccia.
La freccia saettò e tagliò la nebbia, sembrava invisibile, non aveva mai scoccato una freccia con quella velocità. Si sentì un guaito, subito dopo un ringhio.
Il corpo di Aaron tremò come una foglia al suono di quel ringhio e poi iniziò a correre, qualsiasi cosa fosse, però, fu più veloce di lui. Gli saltò addosso e lo morse sul braccio. Aaron urlò di dolore e cercò di togliersi di dosso quella cosa.
Lo scontro fu cruento, durò qualche minuto, durante i quali la carne di Aaron veniva trapassata da quegli artigli, o denti… non sapeva dire cosa fossero. Tirò un calcio a quella figura nera che saltò via guaendo… Aaron questa volta fu più reattivo della creatura, fece suo quei piccoli preziosi secondi di vantaggio alzandosi di scatto, scoccò una seconda  freccia prendendo l’animale in mezzo agli occhi.
La creatura cadde a terra facendo un tonfo secco ed emettendo un altro guaito, questa volta strozzato., Aaron non sentì più nulla, si avvicino per esaminare che cosa lo avesse attaccato, e si accorse che il suo assalitore era un lupo.
“Non vedevo dei lupi ormai da quattro anni…”sussurrò colpito guardando l’animale ad i suoi piedi. Lentamente il sangue uscii dalla testa del lupo, era molto scuro; scavalcò la carcassa dell’animale per non calpestarne il sangue ed estrasse le frecce.
Si inginocchiò di fronte l’animale ed estrasse il suo pugnale da caccia.
Pugnalò con violenza la carcassa del lupo e sentì la carne lacerarsi. Fece penetrare le mani e tolse le interiora dall’animale. Mentre finiva di ripulirlo fece una faccia disgustata, della caccia la parte che più lo ripugnava era dover togliere le interiora delle sue prede.
Passò più di un ora e mezza a togliere le interiora e il pelo al lupo, e quando ebbe finito cercò una grotta dove poter passare la notte al caldo.
Era la prima volta che cacciava nella foresta proibita, aveva sentito parlare che nel sotto bosco dall’altra parte della città gli animali erano tutti morti, sorrise al pensiero di essere il primo a cacciare in quel terreno;
quando sarebbe tornato nel villaggio si ripromise di vantarsi con sua sorella e gli uomini della taverna.
Aaron prese in spalla il corpo del lupo ansimando, era stanco, affamato, assetato, sentiva le forze diminuirgli con il passare dei minuti. Si trascino con la sua preda per delle salite tortuose del monte Bendor, imprecò quando si arrampicò per il sentiero scivoloso scontrandosi contro un ramo spinato.
Cadde a terra ringhiando di dolore e si tocco la fronte che sanguinava, insieme alla fronte anche le gambe erano piene dei graffi.
Inizialmente non aveva fatto caso al morso su la spalla, in quei momenti aveva l’adrenalina a mille e non aveva sentito nulla, anche quella ferita iniziò a farle male, bruciava, Aaron strinse i denti e posò una mano su la spalla, sentì la ferita, la tastò, non era profonda, ma andava disinfettata.
Prese il pugnale e si liberò delle spine, la sua pazienza lasciò spazio all’ira, alla frustrazione, alla rabbia e alla fame. Camminava ormai non sapeva da quanto, e non era riuscito a trovare una grotta dove riposare e mangiare.
Purtroppo era tarda serata, ma si ripromise di cacciare un'altra preda il giorno dopo, tirò un pugno a terra.
“Stupido albero, stupido tempo, maledetto Re!”, urlo furioso per poi rialzarsi e riprendere in spalla la carcassa dell’anomale che aveva ucciso.
Camminò per tutta la sera, fino a quando la luna si trovava nella parte più alta del cielo, trovò infine la grotta.
 Entrò e si lasciò cadere a terra insieme alla carne dell’animale. Gattonò verso una pozzanghera che si trovava al cento della grotta e bevve assetato, si accostò al muro della grotta boccheggiando esausto. E si guardò intorno.
La grotta era umida; da ogni piccolo frammento di roccia cadevano piccole goccioline di acqua. Tentò più volte di accendersi un fuoco, ma imprecò più di una volta perché quando sembrava che il fuoco stesse per accendersi, cadeva sempre una goccia di acqua che lo spegneva. Anche per accedere il fuoco Aaron impiegò più di un ora, e quando ci riuscì sorrise. Il tepore sprigionato dal fuoco lo aiutò a calmarsi, dandogli nuove energie.
Sfregò le mani nel fuoco per riscaldarle e poi cucinò un pezzo di carne. Quando la carne fu ben cotta iniziò a strapparla con i denti masticando lentamente, era buonissima; di sicuro l’acqua, il fuoco e del cibo caldo lo aiutarono a calmarsi.
Assaporò la carne del lupo, era morbida, dolce, un tantino al sangue, Aaron non ricordava più il sapore di quel cibo caldo, masticò lentamente assaporandone ogni minimo particolare, ne prese un altro pezzo, lo mangio nello stesso identico modo.
Quando ebbe finito di mangiare fece per sdraiarsi ed addormentarsi ma qualcosa di enorme e pesante crollò fuori la grotta, sobbalzò e prese l’arco e frecce, e si fece luce utilizzando un tizzone ardente. Fece per aprire bocca quando sentì una presenza insinuarsi nella sua testa.
 
 
”Aaron … Aaron, avanti non respingermi fammi entrare nella tua testa, non ti farò del male tranquillo”.
Era una voce melodiosa, limpida. Una voce che sembrava cantare invece che parlare, pensò Aaron incantato rimanendo ad ascoltarla.
“Aaron, mi senti? Parla!, anche mentalmente ma parla, io posso sentirti e tu, come puoi intuire… senti me”,le disse la voce nella sua testa.
“Sì, ti sento? Chi sei?, che cosa vuoi da me?”chiese il ragazzo con la mente. Era curioso ma non spaventato. Al contrario si sentiva vivo, al sicuro; non riusciva a spiegarselo, ma mentre tante domande gli inondavano la testa, la voce gli intimò di stare zitto e lui si scusò.
“Aaron, so che hai molte domande e io ti darò una risposta ad ognuna di esse. Inizierò con dirti che … tutto quello che hai sentito nelle tue storie, la magia, i cavalieri, i draghi, tutto quello che sai, che fino ad ora per te erano semplici leggende … SONO VERE”.
“C…COSA?!”,urlò il ragazzo sia a voce alta che attraverso la mente.
“Aaron, esci fuori… e tutto quello che hai sognato, e sperato, diverrà realtà”.
La voce tacque e nella grotta regnò il silenzio. Nessuno dei due parlò, Aaron ero indeciso; cosa sarebbe successo?, Sarebbe morto se fosse uscito?, Che cosa voleva dire quella voce?, Chi era?, Era un drago che gli aveva chiesto di uscire per parlare?, E da quando i draghi parlavano?.
Mentre si faceva un milione di domande, qualcosa dentro di se lo spinse a muovere le gambe, lentamente Aaron uscì dalla grotta, affrontando ciò che lo attendeva nel buio degli alberi, che si trovavano nel bosco del terrificante Monte Bendor.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2-Il Dono ***


Quando Aaron uscì allo scoperto si accorse che fuori era scoppiata una bufera, nevicava, riusciva a vedere a malapena il luogo circostante dove si trovasse; attraversò a passi lenti e a testa bassa  la distanza tra gli alberi e l’entrata della grotta.
Continuò fino ad arrivare in mezzo al bosco, teneva impugnato il suo arco e la freccia  nelle sue dita della mano destra pronta per essere scoccata. Sentì qualcosa muoversi e tremare alla sua desta, si voltò di scatto.
“Nàre !!”urlo Aaron  nel profondo del suo essere e mentre la freccia fu scagliata prese fuoco, Aaron traballò e cadde in ginocchio, si sentì un possente schiocco di mascelle e la freccia spezzarsi, subito dopo una palla di fuoco bruciò gli alberi intorno a lui, Aaron urlò e appena alzò il viso per vedere chi fosse il suo assalitore, si ritrovò una dragonessa, dal mantello rosso difronte a se acquattata a quattro zampe che lo fissava con i suoi occhioni dorati.
“Bene, molto bene direi”disse la voce nella sua testa e la dragonessa le si avvicinò lentamente, Aaron indietreggiò a bocca aperta e deglutendo.
Ci furono attimi di assoluto silenzio, la dragonessa lo guardava stupito, lui con  ammirazione ed una fiammella di paura; fu la dragonessa a proferire parola per prima e chinò il suo possente muso ad altezza d’uomo fissandolo  intensamente negli occhi.
”Aredhel sembra che avesse ragione, non me lo aspettavo da un piccolo cacciatore  che sapesse usare la magia antica degli elfi, e precisamente l’elfico antico. Sei pieno di sorprese giovane cucciolo” .
Ci fu un istante di puro silenzio, l’unico rumore era quello del vento e degli alberi bruciare mentre la neve cadeva sempre più forte e la nebbia rendeva il paesaggio quasi inverosimile, era notte inoltrata ,le temperature erano scese in modo precipitoso, di sicuro qualche grado sotto lo zero.
Aaron respirò a bocca aperta, il gelo che entrava ad ogni suo respiro sembravano piccole schegge che lo trafiggevano dall’interno, Aaron rimase in silenzio e la dragonessa riprese a parlare.
”Andiamo Aaron, non è stato sempre un tuo sogno vedere i draghi?” le chiese la dragonessa ormai ad un palmo dal suo viso che lo fissava intensamente negli occhi.
Aaron chiuse la bocca e deglutì, prese una lunga boccata d’aria e rimase ad ammirare l’enorme mole della dragonessa, il suo sguardo cadde sui suoi artigli, per poi fermarsi ad ammirarle la coda.
La coda come tutto il corpo della dragonessa era di un rosso acceso, ma a differenza di quest’ultimo aveva striature colore blu  scuro che le davano l’aspetto ancora più  incantevole.
Dopo aver ammirato a lungo la dragonessa Aaron decise finalmente di degnarla della sua parola.
“S… sei un drago, non posso crederci, esistete davvero … perché allora non combattete l’impero?! Perché non la smettete di nascondervi ?! avete paura?!” urlò il ragazzo contro di lei affrontandola con sguardo furioso.
La dragonessa emise una sbuffata di fumo dalle narici ”ogni tua domanda avrà una risposta, è una promessa Aaron, ma ora dovrai lasciarmi parlare, ti spiegherò tutto … d’accordo? “ chiese lei ed il ragazzo la fissò annuendo.
Rimasero ancora alcuni istanti a scambiarsi occhiatacce poi la dragonessa emise una risata gutturale e diede un buffetto sui capelli al giovane ragazzo.
” Su adesso, entriamo, fa molto freddo questa sera non vorrai ammalarti spero”.
In quel momento Aaron alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere come per rispondere alla risata di poco prima della dragonessa, poco dopo le sorrise.
Rientrò nella grotta e la dragonessa infilò il suo enorme muso in essa mettendo le zampe anteriori sotto il suo possente muso.
Dragonessa e ragazzo rimasero a fissarsi a lungo, quasi tutta la notte, nessuno dei due parlava, rimasero semplicemente a fissarsi, la bufera iniziò a calmarsi con il passare delle ore … poco dopo, il silenzio più totale.
Hope stava studiando Aaron in ogni minimo movimento, le era stato insegnato a capire tutto di una persona rimanendo semplicemente a fissarla ed osservando ogni movimento.
Rimanendo semplicemente a guardarlo Hope ne vide l’odio, la frustrazione, la speranza … per poi passare alla forza, all’animo puro, il coraggio.
Dopo un tempo che sembrava  un eternità Aaron si alzò, si stiracchio  e riacceso il fuoco che si era appena spento.
Tentò di riaccenderlo, ma le sue speranze furono vane. Fu in quel momento che si voltò verso la dragonessa e le parlò.
“ Prima … quando scoccai la freccia, prese fuoco … appena dissi NàRE … perché?”.
”Finalmente ti sei deciso a parlare piccolo cucciolo di uomo, molto semplice Nàre significa FUOCO nella lingua degli elfi … ecco perché la freccia prese fuoco”.
Aaron ascolto molto attentamente le sue parole, poi ricordò quando la freccia fu scagliata … e la perdita di forse. La dragonessa però lesse la sua domanda nella sua mente e lo bloccò rispondendole.
”Ogni incantesimo, ogni magia che tu pronunci  ti sottrae energia… più l’incantesimo è potente, più perdi energia, ma stai attento Aaron non scherzarci, non dico che puoi morire, ma se usi incantesimi potenti non alla tua portata il tuo nemico potrebbe cogliere l’occasione ed affondarti appena sarai esausto, fino a quando non sarai pronto non provare mai più ad usare la magia, questa volta ti è andata bene … ma la prossima? Potresti svenire, perdere  sangue dal naso, perdere la memoria … o peggio … perdere addirittura il senno …”disse la dragonessa sussurrando le ultime parole con dolore. Anche se si conoscevano appena il loro legame si poteva sentire, toccare con lo sguardo che era già molto potente.
La dragonessa si avvicinò inarcò il muso ed unì la propria mente a quella di Aaron, le trasferì tutto il suo sapere, Aaron la sentì dentro di se mentre le raccontava la sua storia, lo sterminio di quasi tutta la sua razza, gli anni passati ad addestrarsi, le notti a vedere la luna, ed una giovane Elfa doveva essere Aredhel, ipotizzò Aaron … in fine pronunciò un incantesimo con la sua voce soave nella mente di Aaron fissandolo dritto negli occhi.
Gli occhi del ragazzo si trasformarono, lentamente presero la forma di quelli di  …  un gatto, poco dopo divennero color dorato come quelli della dragonessa. Quando Hope uscì dalla sua mente riprese a parlare.
”Ora sai tutto, siamo rimasti in pochi Aaron, troppo pochi, dobbiamo aspettare, dobbiamo aspettare che le uova si schiudano e che i nuovi draghi trovino i loro cavalieri come io ho trovato te, poco fa ti ho trasferito tutto il mio sapere, ti sarà più facile usare la magia ma non farlo non sei ancora pronto, ma il tuo olfatto, la vista, la forza sono potenziati e con essi anche i tuoi riflessi, siamo una cosa sola Aaron, da ora tutto quello che vedrai lo vedrò anche io, e tutto quello che vedrò lo vedrai te, in più quando uno di noi due sarà in pericolo potremmo sentirlo, le ferite che subirai le subirò anche io nello stesso punto … se muoio muori anche te così viceversa … siamo una cosa sola”ripeté la dragonessa.
Aaron fece per parlare quando ad un tratto sentì il morso su la spalla tirare, strinsi i denti e posò la mano su di essa … senti un formicolio poco dopo la ferita si chiuse.
Lo stesso accadde alle ferite su i piedi, Aaron guardò le ferite guarire in meno di pochi secondi e rimase a bocca aperta stupito.
“Un … dono … sono … un cavaliere …”sussurrò Aaron e vide una zanzara sfrecciarle davanti, con un movimento quasi invisibile la bloccò nella mano schiacciandola nel pugno … quando aprì la mano era macchiata di sangue, lasciò cadere la zanzara e rimase sbalordito.
“Incredibile …”sussurrò, quasi non ci credeva. Il suo sguardo cadde sul fuoco ormai spento, era buio pesto ma riusciva a vederci come fosse giorno, poi il suo sguardo cadde su la roccia della caverna e su i rami bruciati. Rimase a fissare a lungo la brace, chiuse gli occhi respirando lentamente, riusciva a sentire l’odore della brace, del muschio fuori la caverna, l’odore delle carcasse degli animali morti e tanto altro ancora. Dopo essere rimasto a lungo a sentire gli odori di ogni tipo fece la stessa cosa con l’udito.
Richiuse gli occhi, senza volerlo le sue orecchie appuntite si mossero da sole, rimase ad ascoltare la cascata a leghe di distanza, i rami spezzarsi sotto il peso della neve, il vento, il cadere della neve sul terreno, un lupo che azzannava la carne di una sua preda, ed era pronto a scommetterci che fosse un cervo, e tanto altro ancora.
Dopo aver studiato a fondo i suoi poteri Aaron tornò a fissare il fuoco ormai spento e si concentrò nel più profondo del suo essere.
“Nàre”sussurrò il giovane cavaliere, il fuoco riprese vita con un sonoro “Puff”. Aaron aprì di scatto gli occhi e rimase a bocca aperta, poi scoppio a ridere e guardò Hope.
Dopo aver pronunciato l’incantesimo si accorse che costui a differenza della prima volta non le aveva causato nessuna perdita di forse, la cosa lo mise di buon umore e parlò.
“voglio imparare la magia, mi aiuterai vero?” disse con foga il giovane cavaliere guardando la sua dragonessa con occhi che le brillavano per la felicità.
Si sentiva qualcuno di importante, come aveva sempre sognato, ora era voglioso di imparare, diventare potente e farla pagare all’impero per tutto il male che aveva causato e che causava tutt’ora, sentiva dentro di se rivivere quella speranza di libertà … quella speranza che era stata soffocata troppo a lungo e che ora brillava come le stelle sul manto azzurro.
”Non tocca a me insegnarti Aaron”disse la dragonessa che posò lo sguardo su le sue orecchie.
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“Alle prime luci? No, non possiamo … Stefy, mia sorella, devo dirglielo, dobbiamo portarla con noi, noi dobbiamo …”.
“Non possiamo Aaron,  le guardie del Rè mi hanno vista, stanno marciando verso la tua casa dobbiamo andarcene alla svelta o ci troveranno” la interruppe la dragonessa ed Aaron sobbalzò alle sue parole urlandole contro.
“Portami a casa adesso !! non lascerò morire mia sorella è un ordine che ti do come tuo cavaliere … ORA !!” .
Appena Aaron finì di parlare la dragonessa  ringhiò, lo prese su di se. Una volta fuori spiccò il volo con schiocchi talmente potenti che spensero gli alberi in fiamme … poco dopo ricalò la notte.
”tieniti, non ho potuto portare la sella attento alle squame stupido !!”.
Ringhiò la dragonessa volando più veloce che potesse, ogni battito di ali faceva ricoprire una grande area di terreno.
Arrivarono alla casa di Aaron dopo  poco di due minuti. La dragonessa picchiò in discesa ad una velocità impressionante facendo mozzare il fiato ad Aaron, il giovane cavaliere si tenne con forza alla dragonessa stringendo i denti.
Hope ruotò su se stessa uccidendo alcuni soldati con le proprie ali.
Hope atterrò poco dopo, Aaron scese e tentò di usare di nuovo il fuoco ma la dragonessa lo bloccò.
Hope ringhiò mettendosi su quattro zampe ed i soldati terrorizzati arretravano davanti la mole della possente dragonessa.
Hope non ebbe pietà e sputò una palla di fuoco bruciando vivi molti soldati, alcuni li mangiò, altri spezzò loro le ossa o li azzannava con violenza … la casa era in fiamme. Aaron guardò in direzione della propria casa rimanendo fermo… urlò in lacrime correndo verso la casa poco dopo, erano arrivati troppo tardi …  la dragonessa le sbarrò la strada.
“NO !! Stefyy !!” urlò in lacrime Aaron.
”Non era in casa, le sue orme la portano dentro la foresta … Aaron vi ho visti a lungo in questa giornata, è forte … c’è la farà, dobbiamo andarcene, adesso  o sarà troppo tardi, quando le altre guardie non li vedranno tornare verranno a cercarli, andiamo ora tua sorella c’è la farà … è una promessa te lo giuro sul mio cuore e su la fedeltà che ho verso di te, c’è la farà ed un giorno verremmo a prenderla” disse la dragonessa ed Aaron la guardo in lacrime annuendo. Hope chinò il muso e le leccò le lacrime emettendo un suono gutturale dalla gola simile ad un guaito e lo fece salire.
“Ahi...”sussurro Aaron appeno la sua gamba toccò vicino le squame della dragonessa, sanguinavano entrambi nello stesso punto.
”Dovevo immaginarlo, sei ferito, hai una ferita profonda, devi curarla piccolo mio” disse la dragonessa mettendolo giù.
”Ascoltami piccolo mio, metti la mano su la ferita e sussurra “Envinyata”, gli incantesimi come questi puoi usarli, fasciare la ferita o usare il fuoco per disinfettarla non servirà, la ferita è troppo profonda rischieremmo di morire dissanguati in poco tempo prima di arrivare a destinazione, e se usassimo il fuoco ancora peggio … le mie squame sono magiche essendo anche io una creatura magica, nessuna cura umana può guarire queste ferite”  le disse la dragonessa guardandolo con sguardo dolce.
Aaron la fissò ed annui poco dopo. Si sdraiò a terra e poso la mano su la ferita, era profonda, vide il sangue pulsarle dentro, bruciava, spinse appena la mano su la ferita e vide molto sangue uscirle fuori, strinse i denti per il dolore  si concentrò attentamente e infine sussurrò.
“Envinyata”.Un secondo dopo, sentì la pelle tirarsi, strinse i denti faceva male ma non come qualche secondo prima.
Vide la propria ferita e quella di Hope ricucirsi in meno di un minuto, quando tolse la mano la luce scomparve.
“Ooh, wow”  disse in fine e si rilassò riprendendosi un secondo, tutto questo era nuovo per lui, non riusciva ancora a metabolizzare la cosa….poco più di qualche ora prima era una semplice contadino, ora era di più, era un cavaliere e sapeva usare la magia. Se lo avrebbe detto a sua sorella lei non le avrebbe creduto, anzi lo avrebbe canzonato e dato dell’ubriaco.
”Tutto ok piccolo mio? Stai bene”.
“Si, tutto ok, possiamo partire, dammi soltanto un minuto per riprendermi”.
”Ma certo piccolo mio, fai con calma, oggi hai speso molte energie utili, potrai dormire tranquillamente sopra di me durante il volo”.
“Perdonami … se … se i soldati ti avessero ferita … dovevo aiutarti”  sussurrò Aaron guardando a terra
“Stai tranquillo, non saranno delle inutili  reclute ad infilzare un drago di mille anni”concluse infine la dragonessa emettendo una risata gutturale dalla gola, Aaron la fissò, poco dopo guardò i cadaveri dei soldati che avevano tentato invano di difendersi … Hope doveva sentirsi profondamente fiera di se stessa per il lavoretto appena svolto.
Al solo pensiero Aaron scoppiò a ridere ed Hope continuò.
 “E poi, avremmo molto tempo per imparare a volare insieme, a combattere insieme, e quando verrà il momento … allora saremo pronti Aaron, io e te … porremo fine a questa guerra, a questo regno, toglieremo la corona a quel verme di Darkas” ringhiò eccitata la dragonessa ed i due si scambiarono un sorriso elettrizzato.
“Si, hai ragione, forza perché siamo qui a perdere tempo? Andiamo abbiamo molte leghe da lasciarci alle spalle”disse Aaron alzandosi e facendo dei grattini sotto la gola della dragonessa che sembrava accettare facendo le fusa.
Aaron ridacchiò e salì sopra di essa … i due si scambiarono ancora qualche battuta, poco dopo Hope fece per staccarsi da terra con uno dei suoi poderosi salti.
 
Aaron guardò le zampe del possente drago, vide i muscoli indurirsi, prima ancora che la dragonessa scoccò il salto per iniziare il volo qualcuno uscì dalla foresta.
La dragonessa schioccò la coda che frusto a terra a pochi centimetri da quella figura. Era il vecchio Bower.
“Ciao, Hope”disse il vecchio e la dragonessa lo riconobbe, i due sembravano vecchi amici, Hope ringhiò.
”Ciao, Bower, ti ho sempre detto di non comparirmi così alle spalle”ribattè lei e poi emise una  risata gutturale, sembrava essere felice di rivederlo dopo chissà quanto.
“C… cosa? Voi due vi conoscete?”si mise in mezzo Aaron non capendo più nulla.
La giornata era già stata stressante di suo, per non dire dura e piena di colpi di scena, non riusciva ancora a metabolizzare ancora che lui era un cavaliere, Hope la sua dragonessa, che era un mago e un mezz’elfo … e ciliegina su la torta ora ci mancava anche il vecchio fabbro.
”Si, Bower è un ex cavaliere dei draghi, la sua dragonessa morì venti anni fa per colpa del Rè che ora è su quel trono, l’unico cavaliere che è sopravvissuto dopo la morte della sua dragonessa. Vedi Aaron, devi sapere che se un drago perde il proprio cavaliere o viceversa, quello dei due che sopravvive impazzisce, perde il senno e poi si suicida … ma non per Bower, lui è l’unico a non essere impazzito”.
La dragonessa parlò nella mente di entrambi continuando a vedere il vecchio.
Aaon rimase ad ascoltarla e guardò Bower con ammirazione.
“Bene, ora posso dire di aver sentito davvero tutto oggi”,  sbofonchiò  quasi irritato Aaron.
Penso anche che le sarebbero serviti giorni per metabolizzare il tutto, Bower e Hope naturalmente potevano sentirlo, le loro menti erano unite e le rivolsero uno sguardo più che comprensivo … dopo il vecchio cavaliere parlò.                                            
“Già, ed ho vagato per anni fino a stanziarmi qui, ho tentato invano di rivoltare queste persone, ma ora …>”disse e fissò di nuovo  Aaron.
“Chi lo avrebbe mai detto, TU un CAVALIERE DEI DRAGHI”il vecchio scoppiò a ridere, Aaron fu irritato e lo guardò offeso.
“Bhé, non sei l’unico ad essere sorpreso, siamo in due vecchio”disse Aaron sprizzante e sorridendole con fare di sfida.
Bower rispose a quel sorriso poi continuò.
“Vi accompagnerò lungo il viaggio, ci sono soldati ovunque che vi sbarrano la strada, vi seguirò da terra e vi terrò informati”.
Il vecchio cessò di parlare e rimase a guardare Hope per mezz’ora, e  Hope fece lo stesso, sembrava che parlassero telepaticamente e che Aaron era stato escluso.
Il ragazzo non capì, ma dai loro sguardi sembrava che stessero chiarendo qualcosa.
Mezz’ora dopo Bower entrò nel bosco e uscì con un cavallo ed una sella in mano offrendola a Aaron.
“Tieni, legala  sul dorso di Hope, e poi indossa questi”,disse il vecchio slacciando vecchi scarponi dalla sella del cavallo e li offrì al ragazzo.
“Così che non ti tagli le gambe con le squame di Hope, erano i miei, abbiamo più o meno la stessa taglia dovrebbero andarti”.
Aaron preso ciò che il vecchio le offrì, poi prese dell’acqua, e quel poco che era rimasto di cibo e li caricò su la sella di Hope.
“Oh, dimenticavo”disse il vecchio ed estrasse una fodera con una spada dalla lama argentata.
“Lei, è Silmë … era la mia spada, prima che …. Rà…”,sussurrò il vecchio cavaliere,“il mio drago morisse”. Concluse il vecchio poco dopo e rimase in silenzio qualche secondo, Detto ciò offrì la spada ad Aaron.
“Fino a quando gli elfi non ne forgeranno una per te, tienila, io combatterò con arco e magia”.
Detto ciò Aaron accettò la spada ringraziandolo e legò il fodero a se e poi la estrasse.
Rimase a bocca aperta, splendeva più della luna e delle stelle messa assieme, l’impugnatura era troppo grande per lui. La rinfoderò poco dopo e ringraziò di nuovo Bower.
“Io, Aaron Cavaliere dei draghi prometto … e giuro sul mio nome di rendere onore a questa spada”  dissi il ragazzo guardando Bower negli occhi.
“ E io, mio giovane Cavaliere … mi sento onorato di offrirvela e vi proteggerò … e giuro sulla mia stessa vita che vi difenderò fino alla fine del vostro viaggio a costo della mia stessa vita”.
”Ok, adesso basta, ci siamo attardati troppo…sono stufa dei complimenti, sbrighiamoci. allora, Aaron sbrigati a salire”. Disse Hope rompendo i giuramenti dei due Cavalieri ed il  giovane Aaron sentendo voce della dragonessa nella sua testa si voltò verso quest’ultima e legò la sella sul dorso di Hope;
salì su di essa, si legò bene alla sella e quando fu pronto Hope spiccò un salto enorme volando verso Nord.
Sotto di loro Bower correva a grandissima velocità con il suo cavallo, dando così inizio alla loro avventura.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3- In Cielo ***


Bower tirò uno scarpone addosso ad Aaron, il sole ancora non faceva capolino tra le montagne e gli alberi del bosco, era appena prima mattina, l’aria era fresca, il minimo soffio di vento poteva far pensare ad una giornata gelida, il fuoco dell’accampamento era quasi spento, erano rimasto soltanto  piccole scie di fumo, si cominciarono a sentire i primi cinguettii degli uccelli e gli ultimi ululati che i lupi rivolgevano alla luna.
Svegliati, forza è ora di alzarsi ragazzo”.
Aaron mugolò come in risposta, odiava essere svegliato in quel modo brusco, era passato un solo giorno da quando erano partiti e già non vedeva l’ora di arrivare.
Hope non era presente all’accampamento, era andata a caccia di cervi, lupi, tutto quello che avrebbe trovato e sarebbe tornata poco dopo.
“ Forza Aaron, alzati, datti una lavata e fai colazione … non perdere altro tempo, non c’è lo possiamo permettere”ribatté ancora il vecchio.
Aaron sbuffò e aprì gli occhi, aveva delle leggere occhiaie, aveva dormito tutt’altro che  bene, per tutta la notte la sua mente era percorsa da immagini di guerre di un paio di secoli prima, dei tradimenti, delle perditi di draghi e cavalieri.
Rimase su la nuda roccia mettendosi in posizione seduta, si strofinò gli occhi e fu sorpreso che ancora non fosse giorno, guardò il vecchio Bower ridare vitalità al fuoco e poi  cuocere della carne, fu sorpreso di vedere il vecchio che aveva cacciato un cinghiale, da solo poi.
“ Ma che ore sono?!”chiese Aaron ancora assonnato.
“Il sole sorgerà tra mezz’ora, Hope è andata a caccia qui vicino, tornerà tra qualche minuto, era ora ti svegliassi ragazzo, e ti conviene abituartici fino a quando non saremo a destinazione, il nemico non aspetta … lo abbiamo addosso, ci insegue, ci blocca le vie di comunicazione, dobbiamo essere più veloci e intelligenti, ora muoviti partiremo tra quindici minuti”.
Aaron rimase ad ascoltare il vecchio, poco dopo sentì la presenza di Hope insinuarsi nella sua mente mentre andava sul fiume a darsi una sciacquata.
“Buon giorno piccolo mio, come stai? Hai riposato?”.
“Hope…” disse a mente Aaron sorridendo e guardò Bower.
“Ci ascolta?”.
“No piccolo, siamo soli soletti per quindici minuti”.
“Bene, mi fa piacere parlare con te quando siamo soli …. Comunque, no non ho affatto riposato, tutte quelle immagini….”
“Lo so piccolo mio lo so, perdonami, comunque ora non  appariranno più, accade nelle prime dodici ore avere quelle immagini quando un Cavaliere si lega ad un drago, dopo non si fanno più vive almeno che non è il cavaliere stesso a pensarle”.
A quelle parole Aaron tirò un sospiro di sollievo, almeno ora avrebbe riposato e non avrebbe avuto più quell’odioso mal di testa.
Aaron e Hope rimasero a parlare del più e del meno nei restanti minuti mentre il ragazzo si rifocillava.
Il giovane Cavaliere le feci varie domande, ad esempio quanto poteva essere alto un drago, quando iniziavano a sputare fuoco, e piano piano passò a domande che per Hope, furono del tutto imbarazzanti.
“ Quando i draghi iniziano ad accoppiarsi?”  le chiese Aaron ridendo, trovava la domanda molto divertente, a differenza di Hope che era in totale imbarazzo.
“Queste domande non devono interessarti cucciolo d’uomo, e poi, non ti serviranno a nulla e non intendo risponderle .. sono domande superflue”disse Hope chiudendo definitivamente il discorso ed atterrò pesantemente al fianco di Aaron che sobbalzò.
“Ma sei pazza?! Non ti ho sentita arrivare, avverti almeno” urlò il ragazzo mettendosi una mano sul petto tirando un sospiro di sollievo.
“Non è colpa mia, ricordati che tu vedi quello che vedo io e viceversa, se non stai attento ad i miei pensieri è normale che ti colgo alla sprovvista … per quanto eri distratto avrei potuto mangiarti con un sol boccone”disse la dragonessa emettendo un suono gutturale dalla gola simile ad una risata, trovando l’argomento al quanto divertente.
Bower era rimasto tutto il tempo a fissare Aaron, capiva che parlava con Hope, ed intuì i loro pensieri pur non sentendoli.
“Hope ha ragione, devi stare attento Aaron, se fosse stato un combattimento, ed avresti affrontato un altro drago saresti già morto. Ecco perché oggi ho un allenamento speciale per voi, voglio che diventiate subito una cosa sola. Aaron Sali su Hope per favore”.
Le chiese Bower incrociando le braccia, Aaron guardò Bower, Hope fece lo stesso non riuscendo a capire.
Aaron legò la sella sul dorso della dragonessa, indossò gli scarponi, guanti e il cinturone con la spada da cavaliere di Bower; poco dopo salì sul dorso di Hope.
Bower si avvicinò a loro guardandoli intensamente, poi inchiodò lo sguardo su Aaron e parlò.
“Ho un compito molto importante per te  giovane cavaliere, oggi voglio che tu ti alleni nel corpo di Hope”.
“c…cosa? In che senso?”chiese Aaron capendo ancora di meno le intenzioni di Bower mentre Hope capì al volo e nei suoi occhi si accese una scintilla di eccitazione.
“Tieniti forte piccolo mio, questa cosuccia è divertente”disse la dragonessa  spiccando un volo possente e sbattendo le ali eccitata.
Quando te lo dirò di … Hen-Hlòce” le disse la dragonessa sorridendole ed arrivarono fin sopra le nuvole, l’aria li era fredda, Aaron iniziò a tremare e le chiese di scendere un pochino.
Poco dopo Hope le disse di unire le loro menti.
Aaron fece come le veniva detto, unì le loro menti e si concentro nel profondo del suo essere.
Hen-Hlòce” sussurrò il giovane cavaliere ed i suoi occhi divennero dorati come quelli della dragonessa, Aaron rimase quasi scioccato e  sbatté le ciglia due volte, l’immagine del panorama da lui prodotta divenne quattro volte più vicina, come una specie di Zoom, Aaron rimase a bocca aperta, vedeva addirittura le formiche su la terra quando erano a più di trentamila leghe di altezza.
Hope non lo sentiva ed emise ancora una volta quella risata gutturale dalla gola.
“Aaron ci sei? Ora come ora è come se vedessi con i miei occhi, noi draghi vediamo mille volte più di voi umani, e cento volte più degli elfi, ogni drago vede con un colore diverso, dipende tutto dal colore dei suoi occhi.
Per focalizzare di più la visione dell’ambiente circostante devi sbattere le ciglia due volte velocemente, come hai appena fatto, per una visione normale che già una perfetta visione devi sbattere le ciglia lentamente. Noi draghi usiamo la visione con cui vedi tu adesso, quando dobbiamo uccidere le nostre prede o per focalizzare punti deboli come ferite, cicatrici capisci?”.
Mentre Hope parlò Aaron muoveva la testa in segno di assenso, riusciva a vedere anche la creatura più minuscola come se l’avesse sul palmo di una mano, fece per aprire la mano sembrava come se le potesse prendere.
Poco dopo guardò sotto di loro, vide la striscia di fiume che attraversava tutto il bosco del possente monte Bendor, Aaron riuscì a vedere i primi spicchi di sole accarezzare l’acqua, vide i pesci saltare fuori e riscomparire sotto il fiume, subito dopo non solo i suoi occhi, anche la visione dell’ambiente cambiò colore, come disse Hope iniziò a vedere tutto dorato.
Quando rialzò lo sguardo emise un grido di terrore, vide un aquila  che era lontana di qualche lega ma con la visione d’ottica che manteneva sembrava che le fosse andata addosso, rise come un matto e con lui anche Hope.
“Aaron ascoltami attentamente ora, con questo incantesimo non puoi soltanto vedere come me, ma puoi anche comandare il mio corpo, un cavaliere usa questo incantesimo quando il suo drago è ferito gravemente, è una sorta di controllo del corpo, ti basterà pensare dove vuoi planare, a quanto vuoi andare veloce o lento ed io lo farò, adesso ti lascerò entrare completamente nella mia mente, sarai te a comandarmi, ma stai attento ora come ora sono anche vulnerabile ad attacchi mentali, non devi soltanto comandare il mio corpo che già di perse è faticoso, ma devi anche difendermi da attacchi mentali esterni, capisci ora cosa intendeva Bower?”
Aaron rimase in ascolto delle parole della dragonessa, rimase in silenzio tutto il tempo, ora capiva cosa voleva dire Bower con “controllare il corpo di Hope”, guardo la dragonessa  e feci di si con la testa.
“Molto bene, entra…adesso!!”disse Hope ed Aaron allagò la sua mente del tutto nella mente della dragonessa.
Appena ebbe del tutto il controllo della sua mente si accorse che era una mente enorme, trovò in essa moltissime cose, sembrava come se fosse risucchiato nell’ombra, nell’oblio.
Tutte quelle informazioni, quelle tecniche di combattimento che la dragonessa aveva imparato nei secoli lo inondarono di botto, subito dopo l’intera vita della dragonessa le si scaraventò addosso.
Qualche minuto dopo la sua visione ottica cambiò, era come se non fosse più nel suo corpo, o meglio c’era, ma nello stesso tempo è come se non ci fosse, era come se si fosse sdoppiato, una parte di lui era nel proprio corpo l’altra in quello di Hope, ora non vedeva più come se fosse in sella ad Hope ma era come se lui fosse la dragonessa stessa.
Decise di planare in discesa su la propria destra e così accadde, poco dopo sbattè con violenza le ali di Hope e prese velocità in modo brusco.
 
Poco dopo, iniziò a sentire le forze mancarle, tornò ad una visione normale, poi annullò l’incantesimo … i suoi occhi si chiusero, divenne tutto scuro, Hope riprese immediatamente il controllo del proprio corpo capendo cosa accadesse, si insinuò immediatamente nella mente di Aaron.
“Aaron, Aaron…”sentiva la voce di Hope rimbombarle nella testa e svenne.
Hope planò bruscamente verso terra, atterrò vicino al fiume e chiamò Bower con la mente.
“Svelto, siamo qui è svenuto!!”.
Il vecchio arrivò poco dopo smontando da cavallo e corse affianco ad Aaron, le si inginocchiò accanto esaminandolo.
Aaron si svegliò qualche minuto dopo, erano su la terra ferma, appena aprì gli occhi trovò intorno a se Hope  e Bower, vide il vecchio sorridere.
“Si riprenderà…forse ho esagerato, ma è impressionante quanto sia durato, nessuno ha usato quel potere per più di mezz’ora, ricordo che io durai a malapena cinque minuti mentre lui, si è davvero un buon segno, ha una gran forza … forze la profezia si sta avverando”.
Aaron ascoltò la voce del vecchio, era come un rimbombo, poi richiuse gli occhi.
Si sentiva stordito, per lui quel momento era durato si e no un minuto, era impressionante come il tempo fosse andato così veloce in quel momento.
Riaprì gli occhi un secondo dopo e vide una luce accecante, era Hope che le stava dando un po’ della sua energia.
Qualche minuto dopo Aaron si sentì di nuovo in forma e si alzò lentamente guardandoli, ma Bower le intimò di restare giu e riposare.
“ Che cosa è successo? … ricordo che eravamo in volo, e poi tutto è diventato scuro”.
“Sei svenuto, era un incantesimo potentissimo, ti ha sottratto quasi tutte le energie vitali e sei svenuto, non sei ancora pronto per questo incantesimo, perdonami se ti ho chiesto di usarlo … come ti senti ora?”
Le chiese il vecchio guardandolo incuriosito, Aaron non colse il significato di quello sguardo e neanche ci fece molto caso, si limito giusto a rispondere.
“Sto bene, molto bene, allora ci rimettiamo in volo si o no?”chiese il ragazzo sorridendo ed Hope e Bower le sorrisero accennando un si con la testa.
“Sei quasi morto e chiedi di torni di tornare subito in sella, te sei pazzo ragazzo, credo che tu abbia perso il senno”.
“Per sconfiggere un pazzo, c’è bisogno di un pazzo”sussurrò Aaron e poco dopo salì in groppa ad Hope e le si avvicinò all’orecchio.
“Voglio rifarlo, ti prego”le sussurrò.
“No, per oggi basta, lo potremmo fare tutti i giorni una volta che sarai più potente ed addestrato con gli incantesimi.
Aaron sbuffò e Hope voltò il muso dandole un buffetto su la testa sorridendole e facendole l’occhiolino.
“ So che hai voglia di diventare forte subito, immediatamente, ma non è così facile come pensi, il tuo addestramento richiederà un anno, e sarà duro, estenuante per la mente e per il corpo. Tieniti forte adesso piccolo mio, pronti, via si riparte !”e spiccò un possente volo staccandosi da terra creando una fortissima corrente d’aria che costrinsi Aaron a tenersi con forza.
Quando furono di nuovo su in cielo Aaron ebbe le idee più chiare di come vedevano i Draghi, era impressionante la loro vista ,  quando aveva visto Hope la prima volta si era sentito minuscolo … ora come ora si sentiva come se non valesse proprio nulla al cospetto di una creatura così possente come lei.
Aaron sciolse lo sguardo dal panorama e rimase a guardare la dragonessa ringraziando il cielo che fosse dalla sua parte e sorrise facendole un grattino sotto il collo, Hope di rimando rispose soddisfatta emettendo un ringhio di approvazione.
Volarono per tutta la mattinata, e quando il sole fu nella parte più alta del cielo decisero di scendere per riposare ma in quel momento Bower intervenne.
“FERMI, truppe nemiche avanti a te Hope”  disse il vecchio nelle loro menti e Aaron e Hope guardarono sotto di loro.
Hope rimase in cielo planando intorno, decisero la tattica da usare, Bower li avrebbe attratti verso di se mentre fingendosi di essersi perso, Hope invece con in sella Aaron li avrebbe uccisi alle spalle con una palla di fuoco … il loro piano era semplice; veloci e silenziosi.
Hope e Aaron aspettarono il segnale di Bower, il vecchio andò verso i soldati  e chiese loro indicazioni facendo finta di essersi perso.
“ORA!!” ringhiò la dragonessa e si fiondò  dietro le guardie. Rimase sopra di loro che appena furono coperti dalla sua imponente ombra emanarono urla e sguainarono le spade, ma ormai il più era fatto, non avevano speranze e Bower si tuffo dentro il fiume nel momento in cui Hope sputò una palla di fuoco incenerendoli tutti.
Bower riemerse poco dopo e Aaron scese da Hope.
Si avvicinarono al carro che le guardie avevano trasportato e lo aprirono, era pieno di armi, cibo e armature;
Bower prese alcune spade, e porse un armatura a Aaron che la indossò, era pesante e goffa ma almeno lo avrebbe protetto dai vari fendenti.
“Le armi e le armature che ti forgeranno gli elfi saranno leggerissime, ti sembrerà come non averle addosso, ma per ora dovrai abituarti, questa sera ci addestreremo con la scherma, forza adesso, ho visto una caverna più giù, sarà il nostro rifugio andiamo”  disse loro il vecchio e lo seguirono.
Giunti alla caverna Aaron vide subito che era molto profonda e alta, Hope poteva entrarci facilmente, sorrise dopotutto non voleva che la dragonessa dormisse separata da loro, la voleva affianco a se.
Bower posò le armi, il cibo e le armature all’interno della grotta, appena uscì disse loro che andava a trovare delle legna e che loro dovevano occuparsi del cibo.
Aaron non si fece pregare e salì in un secondo sopra di Hope.
“Adoro la caccia, mi mette di buon umore, forza cucciolo d’uomo ora ti faccio vedere come cacciamo noi draghi”.
Poco dopo Hope e Aaron  furono di nuovo in cielo insieme.
Hope decise di cacciare nelle vette più alte dicendo che i lupi andavano a coprirsi li quando ci sarebbe stata una bufera.
Aaron non capiva che voleva dire Hope, il cielo era sereno e pieno di nuvole, come poteva esserci una bufera di neve in quel momento? In più il sole picchiava e anche forte.
Ma fu proprio in quel momento che Aaron rimase quasi scioccato, era appena mattina e i sole batteva come se fosse  già metà mattinata, come se fosse in piena estate.
Non si era mai accorto di quanto era strano il tempo sul grande monte, solo n quel momento se ne rese conto, ma Hope lo stava leggendo nella mente e parlò divetita.
“Hai ancora molte cose da imparare sui draghi Aaron, pensi che soltanto i lupi, oh grizzly, o gatti possano sapere i cambiamenti climatici o catastrofi della terra qualche ora prima? Ti ricordo che sono un drago, anzi ti dirò anche il momento esatto in cui accadrà.
Quando il sole sarà nella parte più alta delle cime il cielo si oscurerà, prima i tuoni, poi la grandine … il vento batter à violentemente e dopo … la bufera di neve, durerà due ore”.
Aaron rimase ad ascoltare Hope sbalordito, a bocca aperta non riusciva a crederci … negli ultimi due giorni la sua vita era cambiata in modo esponenziale.
Tornò a ripensare alle mattine quando saltava sul letto della sorella, quando le tirava i capelli per dispetto e le diceva “svegliati pulce, su che giorno su che giorno non farti prendere dal sonno”, oppure nei pomeriggi quando l’aiutava a tessere nuovi abiti, il lavoro nei campi, la taverna del vecchio Navuel.
Aaron sorrise al pensiero di quei ricordi, Hope lesse di nuovo i suoi pensieri e decise di intromettersi.
“So come ti senti piccolo mio, anche io ho perso la mia casa, tutto … non volevo farti questo, non è colpa mia, sei l’unico che aveva il cuore giusto per essere il mio cavaliere …. Ti prego Aaron, spero che tu accetti le mie scuse, le più sincere …. Lo giuro sul mio nome Aaron, non volevo farti questo … perdonami”.
“Hope, non è colpa tua tranquilla, non c’è l’ho con te, la colpa è di quel … RE …  faremo tornare la normalità in questo regno… INSIEME … ti voglio bene Hope”.
I due si guardarono intensamente negli occhi e si sorrisero.
“Te ne voglio anche io Aaron”.
Poco dopo Hope tornò a guardare il territorio sotto di loro, individuò un lupo che scavava una buca e sorrise.
“Gnam Gnam, si mangia … tieniti forte piccolo”.
Hope piombò velocemente sul lupo, le infilzò le zanne nei fianchi, il lupo guai … un secondo dopo il silenzio.
Continuarono a cacciare insieme ed individuarono un alta preda … un Grizzly, Hope ripercorse lo stesso schema di poco prima con la differenza che azzannò l’enorme orso sul collo strappandole via la gola, lo azzannò con le zanne e tornò in cielo.
“Bene bene, vedo proprio che ti piace prendertela con i più deboli”le disse Aaon scoppiando a ridere come per stuzzicarla.
“Con i più deboli? Ha ha  questa è bella Aaron, dammi il Drago del Re ti dimostro che ti stai sbagliando” le rispose Hope di rimando soffocando un ringhio di eccitazione.
“Ok, ok stai calma”le disse Aaron ridacchiando.
“Si vede che non vedi l’ora di scendere sul campo di battaglia è? Bhè siamo in due, voglio vendicarmi … mi hanno portato via tutto”.
Sibilò Aaron ed Hope annuì.
“Avremo la nostra vendetta piccolo mio, avrà quel che merita … insieme c’è la faremo”.
Poco dopo Dragonessa e Cavaliere tornarono all’accampamento.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4-LEZIONI DI SCHERMA ***


Hope atterrò al campo pesantemente lasciando cadere a terra le prede da loro cacciate, in quel momento Bower accese il fuoco sussurrando un incantesimo ed alzò lo sguardo verso di loro.
“Vedo, che la nostra giovane dragonessa ha portato molta carne di cui cibarsi, ben fatto Hope”.
“Che ti pensavi vecchio?  Sono un drago, dubitavi della mia caccia? È risaputo che noi draghi siamo i migliori cacciatori di cielo … e di terra”concluse con tono di superiorità  e di orgoglio la dragonessa schioccando vivacemente la lingua.
Aaron scese dal dorso della dragonessa sorridendo e presi un pugnale, iniziò a togliere il pelo e le interiora degli animali e poi li fece a piccoli pezzettini, ciò che sarebbe avanzato lo avrebbero messo nelle sacche e mangiato nei giorni seguenti, d’altronde i Grizzly erano davvero enormi, sarebbe bastato per una settimana.
Finito di pulire la carcassa strappo quattro pezzi di carne e li mise sul fuoco, sarebbero bastati due pezzi a testa per lui e  Bower mentre Hope si nutriva del lupo.
Mentre Aaron sistemò a carne sul fuoco la dragonessa si posizionò al suo fianco, ed il vecchio Bower parlò.
“Dopo pranzo ci alleneremo, ci sono troppe pattuglie lungo il tragitto, da oggi dopo ogni pasto ci alleneremo per mezz’ora nella scherma, voglio che tu sia pronto per qualsiasi evenienza Aaron”le disse il vecchio sedendosi su una roccia dando le spalle alla caverna dietro di loro.
Aaron alzò lo sguardo e rimase a guardarlo qualche secondo, poco dopo annuì … non era mai stato bravo con la spada, preferiva l’arco, era dell’idea che colpire bersagli dalla lunga distanza era il modo migliore per  non essere ferito in battaglia, come sempre, Hope ascoltò i suoi pensieri e si intrufolò.
“Si, ottimo, ma ti stai dimenticando di un piccolo difetto … e se dovessi essere costretto a usare la spada? Pensi davvero, che il Re ti permetterà di usare il tuo arco? E in battaglia? Si, sarai sul mio dorso, ma sarai sempre costretto ad usare la spada specialmente quando scenderò in picchiata Aaron, l’arco è un ottima arma… ma la scherma, se sai usare la spada e allo stesso tempo l’arco… saresti il soldato perfetto, devi imparare entrambe le arti Aaron, non esiste soltanto l’arco, è vero, avrai anche la magia, ma ti toglierebbe energie se la usassi ogni secondo … non focalizzarti su una sola arma piccolo mio, è l’errore più grande che possa fare un cavaliere”.
Aaron rimase ad ascoltare le sagge parole della sua dragonessa, aveva ragione, non aveva pensato a tutte quelle cose, soltanto ora si rese conto di quanto anche la spada potesse essere un arma così mortale e pericolosa … sospirò.
“Hai ragione, non ci avevo mai pensato, non ci riuscirò mai Hope, sono ormai dieci anni che uso l’arco, ormai sono abituato ad usare quello, non mi ci vedo con la spada in mano … non so come usarla… non so  come pararmi dai colpi, non so nulla sull’arte della scherma…non…”
“Aaron, smettila immediatamente, proprio per questo dopo cena inizierai ad usarla, non è difficile, so che imparerai in fretta … non esiste miglior spadaccino di Bower, lui è il migliore”.
Hope concluse così il dialogo mentale che ebbero i due e guardò Bower con gli occhi che le luccicavano per l’ammirazione.
La dragonessa  in quel momento toccò  la mente del vecchio Cavaliere  che la guardo di scatto e la lasciò entrare.
“Come va, Bower?”pensò telepaticamente la dragonessa  accucciandosi  affianco ad Aaron e mettendo le zampe anteriori sotto il muso.
“Sto bene Begli occhi, allora di cosa devi parlarmi?”
“Avrai molto lavoro da fare con Aaron, è in panico, non ha neanche la minima idea di cosa sia una spada, come pensi di insegnargli tutto pima che arrivi dagli elfi?”
“non intendo insegnargli tutto, e poi .. una volta dagli elfi saranno loro ad addestrarlo, intendo solo insegnargli a sopravvivere, ho la netta sensazione che gli servirà saper usare la spada, e poi ci servono cibo, acqua, dovremmo attaccare i rifornimenti, far sentire di noi al Re e alla resistenza … tutti devono sapere che un Drago ha trovato il suo Cavaliere, si deve spargere la voce, si deve tornare a provare speranza … e noi gliela daremo”

“Se i ribelli sapranno di noi, non pensi che vorranno che rimanessimo con loro ad aiutarli a conquistare le città prima di andare dagli elfi?”
“Ci ho pensato, ma non abbiamo altra scelta Hope … il tempo dell’oscurità e della tirannia è finito, il tempo del popolo … è giunto”
“Hai ragione, bhé…facciamolo”, la dragonessa concluse emettendo un ringhio gutturale dalla gola e chiudendo la telepatia col vecchio Cavaliere.
In quel momento Aaron si alzò e girò la carne.
“è quasi pronto”
“Perfetto, ah… Aaron dopo voglio che tu indossi l’armatura non useremo la magia per non farsi male … voglio che tu ti abitui al dolore, ed hai riflessi … come se fosse un vero combattimento”le disse Bower, ed Aaron lo guardo e deglutì annuendo non molto sicuro di se.
Qualche minuto dopo il celo iniziò ad annuvolarsi e l’aria a farsi più fredda.
“ Tra un ora inizierà una stupenda bufera di neve, non vedo l’ora”disse Hope divertita.
“Sbaglio o il cattivo tempo ti mette di buon umore?”intervenne Aaron.
“In un certo senso, sono gli unici momenti che permettono ad un drago di non volare, in poche parole perdiamo due ore di viaggio e saranno due ore di riposo per me”.
Aaron scoppiò a ridere.
 “Scansafatiche”  le disse il giovane cavaliere scuotendo la testa.
Poco dopo anche la dragonessa rise insieme a lui,  anche Bower pur non sapeva perché ridevano si aggiunse alle risate generali.
Il pranzo fu pronto poco dopo e mentre Aaron servì la carne a Bower il vecchio riempiva due calici di idromele.
Il pranzo passò in modo tranquillo, parlando del più e del meno, ma piano piano si iniziava a parlare della scherma, della magia, di come andava usata, quali erano gli incantesimi più efficaci e quelli che procuravano più danni alle proprie energie vitali.
Una volta finito di mangiare bevvero l’ultimo sorso di idromele, subito dopo Aaron si alzò, Spense il fuoco e si stiracchio.
“Perfetto, non perdiamo tempo, abbiamo ancora mezz’ora, indossa l’armatura Aaron”le ordinò Bower e il giovane cavaliere non se lo fece ripetere più di due volte.
Una volta indossata l’armatura anche se con un po’ di fatica Aaron sfoderò una delle spade rubate ad i soldati e la impugnò con entrambe le mani.
Bower si mise in posizione davanti a lui e gli ordinò di attaccarlo.
Hope rimase a poco più di tre metri affianco a loro, alla loro destra rimanendo a guardare l’allenamento, Aaron corse verso Bower impugnando con entrambe le mani la spada e tentando un affondo.
Bower però fu velocissimo, schizzo al suo fianco destro,  lo disarmò con un movimento fulmineo del polso e assestò un colpo violento al fianco di Aaron che rimanendo senza fiato si piego in due dolorante fino a ritrovarsi in ginocchio.
“Riprendi la spada, e se provi un affondo tieni la spada con una sola mano, la spada si tiene con entrambe le mani quando si parano i colpi provenienti dai lati o dall’alto, non provare mai un attacco con due mani terresti tutte le tue parti del corpo scoperti e non avresti il tempo per parare i miei fendenti”lo ammonì Bower ed Aaron si rialzo ansimante e riprendendo la spada si rimise in posizione.
Essendo destro si mise in guardia destra e impugnò la spada.
Questa volta Aaron provò a colpire il vecchio mulinando la spada verso l’alto, ma ancora una volta Bower parò il colpo, il colpo delle spade scontrarsi fu rumoroso, Bower non attese un secondo di più, non appena parò quel colpo  diede un calcio sul ginocchio di Aaron che urlò di dolore e si ritrovò ancora una volta in ginocchio ma con la spada di Bower posata lungo il collo.
“Sei morto, riproviamo … alzati l’impugnatura andava bene, ora prova a mettere la gamba destra più in avanti e quando ti muovi tieni sempre un po’ le gambe piegate … e rimani sciolto non indurire il corpo, devi essere veloce, scattante…riproviamo !!”disse il vecchio.
Appena Aaron si mise di nuovo in guardia assumendo la posizione, si aspettava di partire ancora lui per prima, invece fu il vecchio bower che prese l’iniziativa questa volta, il vecchio fece mulinare la spada verso l’alto, Aaron la impugnò con entrambe le mani, bloccò il colpo, mise Bower in ginocchio e sorrise .. era fatta fece calare la spada velocemente sul collo del vecchio, ma anche questa volta il cavaliere fu reattivo, alzò la spada nella guardia interna bloccando il colpo e fece cadere Aaron a terra con un calcio puntandole la spada alla gola.
Hope emise una risata gutturale, alla fine, Aaron non se l’era affatto cavata male, anzi aveva imparato in fretta, vide il suo giovane cavaliere fare una smorfia quando tento di alzarsi e zoppicava e rise ancora una volta … ciò diverti molto la dragonessa ma Aaron non la pensò nello stesso modo e le scoccò un occhiataccia.
“Bene bene, hai parato molto bene il mio fendente…molto bravo … peccato che hai pensato subito di averla vinta … ricordati Aaron .. non pensare mai di averla vinta con nessuno avversario .. è il peggior errore di un cavaliere … e anche l’ultimo e grave errore che possa commettere… proviamo ancora ma voglio che tu sia ad attaccare per primo”.
Aaron annuì, questa volta lui voleva averla vinta, non accettava  di prendersele da un vecchio,  la cosa lo frustava … si sentiva già tutto dolorante, il fianco .. la gamba, alzò con fatica la guardia e si mise in posizione aspettando l’ordine del vecchio cavaliere.
Bower fece un cenno con il capo ed Aaron tentò un fendente, Bower però parò facilmente il colpo del giovane cavaliere e provo  un fendete al ginocchio, Aaron fu reattivo, saltò e tentò un calcio in pieno volto ma Bower fece un salto indietro evitandolo.
Hope guardò attentamente il combattimento, Aaron in dieci minuti aveva imparato a parare i colpi, a stare in guardia, non aveva mai visto nessuno fare passi così da giganti e ne rimasi stupita.
I due girarono intorno avvicinandosi lentamente, fu il vecchio ad attaccare questa volta provando un affondo in pieno petto, Aaron mosse velocemente il polso per deviare il colpo, ma il vecchio fu più intelligente, fintò all’ultimo secondo e colpì col pomolo della spada Aaron in pieno volto rompendole il naso … il giovane cavaliere cadde a terra stordito.
Hope rise divertita ancora una volta, ci mancò poco che quel ragazzo sconfisse uno spadaccino esperto come Bower.
Anche il vecchio rimase stregato dalla rapidità di apprendimento di Aaron che in quel momento si teneva il naso provando a rialzarsi e ringhiando.
“Ancora !!”urlò il giovane cavaliere che si rialzò traballante.
Non ne aveva mai prese così tante fino a quel momento, Aaron si trovò per la prima volta umiliato, preso a calci e dolorante dappertutto, non riusciva ad accettare a se stesso l’idea che pur essendo un cavaliere dei draghi non riuscisse neanche a battere un suo simile invecchiato di quarant’anni, pensò in quel momento che forse non sarebbe riuscito a sconfiggere neanche il Re stesso.
Non era più una questione di imparare a combattere, lui voleva vincere,  e far credere a se stesso di poter sconfiggere chiunque le se parasse davanti.
“Aspetta, pensiamo al tuo naso prima, vieni qui Aaron”le disse Bower rinfoderando la spada e prendendole il viso tra le mani.
Le sfiorò appena il naso e sussurrò “Envinyata” .
Un secondo dopo il sangue smise di scendere lungo la bocca di Aaron e il naso tornò in perfetto stato, mentre Bower lo curava avvolte Aaron storceva il viso sentendo un po’ di dolore, ma nulla a cui non potesse resistere.
“Devo farti i miei complimenti Aaron, non ho mai conosciuto nessun cavaliere che potesse imparare in quindici minuti a rimanere in guardia perfetta, parare, schivare e colpire con una velocità come la tua, continuando di questo passo sarà molto più semplice insegnarti tutto quello che so su la scherma .. tu ragazzo, tu sei speciale, nessun cavaliere ha mai fatto quello che tu hai fatto oggi, sono molto fiero di te”
“Grazie, ma io non ho fatto assolutamente nulla, ti ho soltanto ascoltato, tu parlavi, e io cercavo di ripetere al meglio i tuoi consigli, tutto qui”
“l’ ho sempre detto che tu eri speciale piccolo mio”si intromise Hope avvicinandosi a loro  sorridendo.
Aaron li guardò senza capire, era un quarto d’ora che non faceva altro che prenderle a destra e sinistra, a lui non era sembrato affatto di aver fatto nulla di speciale, anzi tutt’altro.
“Dite così soltanto per incoraggiarmi, ma andiamo  è un quarto d’ora che non faccio altro che prendermele”
Sbottò Aaron  infastidito.
“Aaron, tu non capisci, una persona normale impiega  un mese ad assumere la posa esatta per la guardia, altri due mesi per muoversi e rimanere nella guardia perfetta senza sbilanciarsi … ci mette sei mesi per imparare ad attaccare senza scoprirsi troppo, ed altri due mesi per schivare ogni colpo, i tuoi sono passi da gigante… tu sarai molto più forte di me, tra poco …”sussurrò il vecchio, e il giovane cavaliere non poté far altro che rimanere stizzito da quelle dichiarazioni.
“D..dici davvero?”sussurrò Aaron.
“Mai stato più serio, forza adesso riprendiamo voglio insegnarti a contro accattare, prendi la spada abbiamo ancora dieci minuti”.
A quelle parole Aaron sorrise, estrasse la spada rinvigorito.
Bower non attaccò subito anzi le girò intorno, studiandolo attentamente, Aaron fece lo stesso.
“Attaccami, voglio insegnarti una cosa”.
A quelle parole Aaron corse verso di lui, tentò un affondo, ma tempestivamente e come previsto il vecchio cavaliere schivò il colpo girando su se stesso a 360 gradi, la spada lo sfiorò appena, subito dopo colpì Aaron con una ginocchiata e affondò un fendente sul ginocchio che lo feci inginocchiare e urlare di dolore.
Aaron si toccò il ginocchio ringhiando il contraccolpo che si prendeva con quelle armature era violento, non era abituato a tutto ciò e questo lo indeboliva moltissimo.
Strinse i denti e si rialzò zoppicante, facendo una smorfia di dolore, ora sentiva entrambe le gambe che le crollavano, non aveva più le forse per andare avanti.
“Forza piccolo mio, c’è la puoi fare”le disse Hope telepaticamente trasferendole un pizzico della sua energia.
Aaron si sentì rinvigorito e sul suo volto si disegnò una striscia di sorriso.
“Stai bene?”le chiese Bower.
“ è ok, continuiamo”
“Perfetto, voglio che tu ora la usi su di me, ma al momento opportuno, studia il mio movimento, osserva le gambe e il movimento del busto … guarda oltre ciò che vedi”.
A quelle parole Aaron si mise in guardia… tornarono entrambi a girare lungo il campo di combattimento studiandosi attentamente.
Continuarono così per un altro minuto fino a quando non iniziarono ad avvicinarsi lentamente, Bower colpì la spada di Aaron per stuzzicalo ad attaccare, ma il giovane cavaliere non ci cascò e le sorrise.
“Che c’è vecchio? Sei già stanco? Sarà meglio che torni a raccontare storie, lascia il combattimento ad i cavalieri”dissi Aaron sorridendo con fare beffardo.
Bower rise a quell’affermazione e tentò un affondo, Aaron schivò facendo un salto indietro e il secondo dopo provò anche lui l’affondo, ma Bower mosse velocemente il polso rotandolo e facendo scoccare le spade … i due cavalieri si scambiarono una serie di sorrisi ed affondi che servivano per studiarsi.
Fu solo dopo cinque minuti di studio profondo che fu Bower a iniziare le danze.
Il vecchio cavaliere tentò un affondo al fianco, fintando all’ultimo e facendo saettare la spada alla gola di Aaron che fulmineo si abbassò appena spostandosi di lato.
Il giovane cavaliere non rimase a guardare però,  scattò in avanti sfondando la difesa di Bower colpendolo con un pugno in pieno volto.
Il vecchio cavaliere indietreggiò stordito e scuote la testa per riprendersi.
“e questo che sarebbe?”
“io lo chiamo istinto di sopravvivenza” Rispose secco Aaron ridendo.
Il combattimento fra i due andò per le lunghe, il vento iniziò a tirare violentemente, la neve iniziò invece
A scendere in modo sempre più forte … la temperatura inizio ad Abbassarsi in modo drastico, in pochissimi minuti si era passata da
una piacevole giornata ad una giornata di pieno inverno, i due cavalieri iniziarono a subire il freddo
ma entrambi non avevano alcuna intenzione di chiudere l’incontro, volevano continuare.
Hope guardò attentamente i due cavalieri scambiarsi affondi uno dopo l’altro, più passava il tempo più sembrava che nessuno
Dei due avesse la meglio sull’altro.
In dieci minuti la neve iniziava ad attaccarsi sul terreno, si iniziava a scivolare, fu proprio questo che portò alla fine dell’incontro,
Bower tentò l’ennesimo affondo questa volta sul ginocchio di Aaron che saltò evitandolo, il vecchio scivolò, Aaron fece un passo     
In avanti, Bower tentò di tenerlo lontano con l’ennesimo affondo  ma Aaron girò su se stesso a 360 gradi e lo colpi con una
Ginocchiata al fianco, subito dopo provo un fendente deciso e Diretto sul ginocchio di Bower che saltò all’ultimo secondo.
Aaron cadde rovinosamente sul terreno e si ritrovò la spada del vecchio appoggiata su la gola.
Hope non credette ad i suoi occhi e si alzò di scatto, fu estasiata per come si fosse conclusa la battaglia dei due, non si aspettava
Quel finale, quella rapidità del vecchio Bower di schivare un fendete ben assestato dal proprio cavaliere.
“Non posso crederci… sembra che gli anni non lo abbiano affatto arrugginito, è incredibile di come sia rimasto in forma”
pensò incredula la dragonessa mentre Aaron salto di in piedi e urlando.
 
“Maledizione”sibilò il giovane cavaliere non credendo ad i propri occhi
Bower rinfoderò la spada esausto cercando di riprendere fiato.
“Questo incontro lo riprenderemo la prossima volta, sei stato molto sfortunato, devo dire che in una mezz’ora hai fatto davvero
Passi da gigante, devo farti i miei complimenti”le disse il vecchio cavaliere e le sorrise.
Aaron guardò Hope, la dragonessa le sorrise.
“Non posso crederci hai quasi battuto Bower, devi essere fiero di te piccolo mio, per me oggi sei te il vincitore”
“Grazie Hope, ti prometto che la prossima volta riuscirò a batterlo”rispose Aaron sorridendole e tutti entrarono nella grotta a
Ripararsi E a riposarsi dopo l’estenuante battaglia.
Una volta dentro accesero un fuoco, Aaron si tolse l’armatura facendo dei versi di dolore, si accorse di avere lividi dappertutto,
braccia, fianco, gambe, si sentiva stremato, quel suo prima combattimento lo aveva distrutto, non aveva neanche le forse di
rialzarsi se glie lo avessero chiesto, posò leggermente la testa sull’enorme petto della dragonessa che lo coprì con la sua
imponente Ala riparandolo dal freddo.
“Oggi mi hai quasi battuto giovane cavaliere, ma ogni combattimento non viene deciso soltanto dalla maestria con cui un
Cavaliere impugna la propria spada, o dai riflessi con cui schiva ed affonda i colpi, ma anche dalla velocità in cui fa tagliare
L’aria alla sua spada. Tu, oggi hai perso perché è quella che ti manca, nei prossimi giorni lavoreremo su la velocità, sono sicuro
Che quando avrò finito con te non esisterà nessun cavaliere che possa sconfiggerti con la spada”concluse il vecchio Bower 
sdraiandosi affianco a loro e iniziando a fumare la pipa.
Aaron sorrise a quella affermazione e guardò felice Hope, la dragonessa le sorrise a sua volta dandole un buffetto sui capelli.
“Sai cosa non mi va giù Hope? Quello di non essere riuscito a batterlo”pensò il giovane cavaliere emettendo un sospiro che
sapeva di dispiacere.
“C’è sempre un altro giorno Aaron, c’è sempre un altro giorno”sussurro la dragonessa cullandolo.
“E io non vedo l’ora che sia questa sera, voglio migliorarmi, giorno dopo giorno, e voglio battere Bower una volta per tutte,
ci ero quasi riuscito oggi, mancava davvero poco … davvero …poco ….”. Aaron sussurrò le ultime parole e si addormentò.
“Riposati ora piccolo mio, riposati”sussurro dolce la dragonessa nella mente del giovane cavaliere stringendolo dolcemente a se.

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