Pomodori

di tonight
(/viewuser.php?uid=182447)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tranquillità ***
Capitolo 2: *** Partenza ***
Capitolo 3: *** From the moment I met you... ***
Capitolo 4: *** Giorno dopo giorno ***
Capitolo 5: *** Novità in arrivo ***
Capitolo 6: *** Dall'altra parte della città... ***
Capitolo 7: *** Scontro ***
Capitolo 8: *** Pause, note e libertà ***
Capitolo 9: *** Forza e coraggio ***
Capitolo 10: *** Sogno o realtà? ***
Capitolo 11: *** Questa poi, è davvero incredibile! ***



Capitolo 1
*** Tranquillità ***


Roma. Giugno. Il caldo era talmente forte da mozzare il respiro e solo una leggera brezza lo rendeva sopportabile. Le ultime settimane di scuola si avvicendavano noiose, mentre compiti in classe, interrogazioni e test vari, sempre più difficili, si susseguivano ogni giorno.
Approfittando della giornata all'apparenza noiosa, io, An e Marti avevamo deciso di fare due passi in città, così magari avremmo anche potuto comprare il vestito. Al ballo di fine anno mancavano ancora due settimane, ma noi eravamo probabilmente le uniche dell'istituto ancora indecise su cosa indossare.
Dopo aver girato per tutto il centro di Roma,dopo aver scandagliato ogni negozio, magazzino o boutique, ci eravamo inevitabilmente accorte che, l'acquisto di vestito, scarpe e borsa, andava decisamente oltre il nostro budget. Quindi ci eravamo accontentate di un semplice gelato. Solo An aveva comprato una sciarpa. Lei la adorava, io la ritenevo orribile. In effetti in nostri gusti erano molto diversi, anzi direi del tutto opposti, ma forse proprio per questo eravamo amiche da così tanto tempo.
Mentre passeggiavamo per le strade grandi e affollate, continuavamo ad incontrare gruppi di ragazzine, sui tredici o quattordici anni, che lanciavano gridolini ed esclamazioni ad ogni passo. Sembravano eccitatissime per chissà quale grande avvenimento di cui noi, ovviamente, non eravamo a conoscenza. Dopotutto non era la prima volta che ci sfuggiva qualche cosa che invece interessava particolarmente gli altri, per esempio una volta eravamo andate inutilmente a scuola senza immaginare che fosse chiusa per dei lavori.
Tra una chiacchiera e l'altra arrivammo ad un magazzino enorme. Senza dubbio quello era il luogo adatto a trovare un abito e, comunque, ci saremmo divertite ad aggirarci tra le montagne di oggetti, per la maggior parte inutili, che erano ammucchiati in ogni angolo.
Le porte a vetri si spalancarono al nostro passaggio, e un'ondata di profumo ci investì. Su tavoli, scaffali e ripiani erano appoggiate, in particolari composizioni, bottigliette di qualsiasi profumo una donna possa desiderare. Da nomi sconosciuti a marche costosissime, l'aria era impregnata del loro aroma. Commesse sorridenti venivano verso di noi per aiutarci nella scelta.
Impiegammo più di qualche minuti per attraversare tutto il piano ed arrivare a quello dedicato all'abbigliamento: la tentazione di provare il maggior numero possibile di fragranze era stata troppo forte.
Le scale mobili ci portarono lentamente al settore vestiti. Qui i colori sgargianti delle stoffe facevano a gara tra quale fosse il più abbagliante. Iniziammo a curiosare qua e là, tra magliette a righe o tinta unita, scollate, senza maniche, pesanti, leggere. Ci tuffammo tra pantaloni, gonne, jeans, scarpe e cappelli. Restammo lì fino a quando la stanchezza non iniziò a farsi sentire.
Stavamo quasi per uscire quando qualcosa attirò la ia attenzione. Due ragazze stavano discutendo per un vestito. Era senza dubbio molto bello, l'ultimo rimasto. Le due stavano iniziando ad usare parole piuttosto pesanti; una sembrava pronta a venire alle mani, se fosse stato necessario.
Marti alzò gli occhi al cielo, poi mi guardò storcendo il naso: << Ma la gente non si accorge di quanto può essere ridicola? Perchè non si prendono a testate già che ci sono? >>. Scoppiammo a ridere e uscimmo dal negozio.
Stavamo attraversando la strada quando An esclamò con voce stridula: << La sciarpa! >>. Io e Marti la guardammo con aria interrogativa: << L'ho dimenticata nel camerino! >>. An era davvero incredibile, se non avesse avuto la testa attaccata al collo, probabilmente avrebbe perso anche quella.
Quando rientrammo nel negozio la scena che si presentò ai nostri occhi ci lasciò sbalordite. Evidentemente le due ragazze avevano seguito il consiglio di Marti: mentre due commesse disperate gli intimavano di uscire dal negozio, pena la denuncia, le due si tiravano i capelli prendendosi a schiaffi. Restammo ammutolite, con gli occhi spalancati e la bocca aperta, mentre le donne, con uno sguardo implorante, ci chiedevano aiuto per separare le litiganti.
Dopo qualche secondo Marti corse in soccorso delle negozianti, io le tenni dietro mentre An ci guardava incapace di muovere un muscolo. Sembrava di stare in un pollaio. E le galline erano anche piuttosto maleducate.
Tra gridi e insulti, nella confusione più totale, un sonoro scricchiolio rese tutti immobili. Poi con uno strap una manica del vestito finì a terra.
Vidi le commesse lanciare degli sguardi infuocati verso le ragazzine. Guardai il cartellino: << Porca miserai! >>. Duecentoventi euro. Il vestito costava quasi quanto tutto il mio guardaroba.
An intanto aveva recuperato la sciarpa. Mentre ci avvicinavamo doloranti all'uscita, le commesse si avvicinarono sommergendoci di ringraziamenti esagerati. Ci regalarono anche un buono. Penso di averlo perso appena rientrata a casa.
<< Insomma, un pomeriggio tranquillo >>. An teneva gli occhi fissi sulla strada.
<< Direi che per oggi può bastare >>, disse marti sbuffando.
<< Penso di essere diventata sorda. Avete sentito come strillavano? >>.
Restammo tutte e tre in silenzio per un po'. Piano piano però dei sorrisi si affaciarono sui nostri volti. Poi una risata troppo a lungo trattenuta si riversò fuori di noi. Ci ritrovammo a ridere senza contegno, An con le lacrime agli occhi e io, piegata in due, non riuscivo neanche a vedere dove mettevo i piedi.Non riuscivamo a fermarci, stavamo zitte un paio di secondi, ma poi riprendevamo più forte di prima.
Eravamo in quelle condizioni già da troppo quando qualcosa, o meglio qualcuno, mi vanne addosso talmente forte da farmi cadere a terra. Sbattei un gomito sull'asfalto e mi caddero anche gli ochiali da sole. Un'automobile, evidentemente non soddisfatta della mia già abbondante sfortuna, ci passò sopra, frantumandoli.
Guardai verso l'alto per capire chi fosse stato a venirmi contro, pronta per dirgliene quattro e vendicare i miei occhiali.
Le parole mi si bloccarono in gola.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Partenza ***


Heilà bellissime\i !!!! Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto, comunque in ogni caso...ecco il secondoooo!! E' interamente dedicato ai 1D, però è un po' cortino... comunque per farmi perdonare vi pubblicherò presto il terzo. Mi farebbe molto piacere sapere le vostre opinioni, quindi..recensiteee!!!

Un bacio,

tonight

 

<< Zaaaaayn!!! >>. Il grido risuonò per tutta la casa. << Dove si è cacciato? Questa volta siamo veramente troppo in ritardo!!! >>
<< Secondo me sta ancora dormendo >>, rispose Niall tranquillo mentre sgranocchiava dei cereali.
Mike si aggirava disperato per le stanze.
Tutti i ragazzi erano già fuori dalla porta, con valigie e borse sul vialetto, pronti a partire.
Sentirono dei passi affrettati provenire dal piano superiore. Con un tonfo la valigia di Zayn si schiantò alla fine della rampa di scale. Allora apparve il ragazzo, stropicciandosi gli occhi, visibilmente scocciato e assonnato.
Mike sbuffando li fece salire sul furgoncino e mise in moto. Nessuno parlava. Erano le sei e mezzo, Londra era semideserta. Le strade, di solito sovraffollate, lasciavano passare il veicolo senza nessun intralcio, senza che nessun rumore coprisse il suo cigolio familiare. Mike premeva sempre di più sull'accelleratore per impedire che i ragazzi perdessero l'aereo, di nuovo.
<< Solo perchè questa volta useremo un aereo privato, non significa che si possa arrivare con più di quaranta minuti di ritardo! >>. I ragazzi annuivano in silenzio, troppo stanchi per protestare. Erano stati informati del fatto che avrebbero dovuto partecipare ad un evento importantissimo in Italia solo diciasette ore prima. Dopo un lunghissimo concerto, avevano dormito circa quattro ore, troppo eccitati all'idea di tornare in quel paese che amavano particolarmente. Inoltre non avavano ancora ben capito quale fosse il loro ruolo nella manifestazione, e la curiosità li divorava.
<< Mike, possibile che tu non possa assolutamente dirci nulla?>>. Liam era l'unico abbastanza sveglio da poter formulare una frase sensata.
L'uomo scosse la testa.
<< Neanche un indizio piccolo, piccolo? >>.
Mike li fissò attraverso lo specchietto retrovisore: << Posso solo dirvi che l'evento inizierà tra tre giorni >>. Liam sbuffò e indossò le cuffie, magari ascoltando un po' di musica la curiosità gli avrebbe dato tregua.
Impiegarone tre quarti d'ora per arrivare alla pista di decollo. Erano le sette e venti. Sarebbero dovuti partire alle sei e quarantacinque.
L'aereo era rosso e blu. Ai suoi piedi due hostess attendevano il loro arrivo, mentre il pilota li fissava nervoso. Mike elaborò una serie infinita di scuse, accennando più volte al concerto e ad una sconosciuta malattia di cui, a suo parere, soffriva Zayn.
Appena entrati lo stupore li fece svegliare di soprassalto. L'interno era decisamente più grande di quanto pensassero. I sedili erano larghi e dall'aspetto incredibilmente invitante, rivestiti di pelle beige. Gli oblò erano molto più grandi del normale, compresi tra due tavolini di legno su cui erano fissati vasi di fiori profumati. L'abitacolo era illuminato da una luce brillante e l'aria era piacevolmente fresca. Sulla parete di fondo c'era un maxischermo. Le hostess li fecero accomodare e gli offrirono appetitosi cornetti, fette di ciambellone, toast e tante altre cose che nessuno di loro ricordò esattamente. Nessuno, eccetto Niall ovviamente.
Il viaggio fu tranquillo e riposante. Le nuvole scorrevano veloci ai lati dell'aereo , sembravano grandi batuffoli di cotone dall'aspetto esageratamente soffice. Tutta quella tranquillità e quel silenzio, non aiutarono però i ragazzi ad assumere degli aspetti più vitali. Sembravano cinque zombie in gita scolastica.
Dormirono per la maggior parte delle tre ore successive.
Tuttavia quando mancavano pochi minuti all'arrivo, l'emozione iniziò a farsi sentire. Erano già stati in Italia, ma mai a Roma. Inoltre l'idea stessa di arrivare in un paese straniero per partecipare ad un evento così importante ( e del tutto sconosciuto) li rendeva talmente spaesati da impedirgli di stare zitti anche solo per un attimo. Così all'interno dell'aereo si passò dalla calma al caos più totale. Zayn e Louis non riuscivano a trovare i loro bagagli e, nella loro disperata ricerca, stavano mettendo a soqquadro l'intero abitacolo. Harry continuava a ripetere: << Ciao Italia! >> con un accento strambo. Mike lo fissava inebetito. Liam canticchiava e Niall passeggiava su e giù calpestando tutto ciò che intralciava la sua strada. Poi tutti furono obbligati a sedersi.
Finalmente Mike annunciò loro che era arrivato il momento di uscire.
Fuori dall'aereo il caldo li investì insieme alla luce accecante del sole estivo. Subito cominciarono a sentire un brusio. Divenne sempre più forte fino a trasformarsi in urla ed esclamazioni. L'unica cosa che riuscivano a capire era il nome della band, ripetuto più e più volte, fino quasi a perdere significato. Attraversarono la folla di fans e salirono sull'auto che li stava aspettando.
I One Direction erano arrivati.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** From the moment I met you... ***


Ciao a tuuuuutti !!! Ecco pronto il terzo capitolo!!! Torniamo a parlare delle nostre protagoniste, che hanno appena fatto un'incontro moooooolto speciale!! Spero che vi piaccia.

tonight

PS: vorrei sapere cosa ne pensate quindi...recensiteeee!! Pleaseeee *labbrino tremolante*

 

Quando finalmente riuscii a distinguere qualcosa oltre la luce abbagliante del sole, rimasi a bocca aperta.
La prima cosa che vidi fu una massa di capelli ricci, poi mi concentrai sul volto. Sugli occhi, degli occhi bellissimi. Davanti a me si ergeva un ragazzo piuttosto alto, e decisamente carino, che mi fissava stupito, neanche fossi un alieno.
Dietro di lui vedevo spuntare le teste di altri quattro ragazzi. Anche loro mi guardavano con aria interrogativa.
Invece io ero, più che sbalordita, terribilmente imbarazzata. Sentivo le guance avampare.
Dopotutto però non era certo colpa mia se ci eravamo scontrati, anzi si sarebbe dovuto scusare lui per primo, dato che ero io quella finita in terra. Così mi alzai a fatica e, di nuovo, rimasi bloccata dallo stupore. Intorno a noi si era radunato un numero incredibile di persone, per la maggior parte ragazze, che continuavano a spostare gli occhi curiosi da me ai ragazzi, e dai ragazzi a me. Avevano sguardi invidiosi (nda. chi non li avrebbe avuti?!?).
Marti a An si scambiavano bisbigli e, ogni tanto, osservandomi, ridacchiavano. Belle amiche! Alzai gli occhi al cielo. Mi girai per prendere la borsa che era caduta insieme a me. Allora ebbi come un'illuminazione, mi si accase una lampadina e, ancora oggi, non so ben spiegare per quale motivo capii solo in quel momento chi fossero quegli strani ragazzi. Mi ricordai di una band che avevo ascoltato fino a due anni prima. A me e marti piacevano molto. Dopo un po' però avevamo smesso di seguirli, non ricordavo bene il perchè, e ci eravamo dedicate ad altri generi musicali e ad altri artisti. Ora quella band era, al completo, davanti ai miei occhi.
Stavo per raccogliere la borsa quando vidi uno degli altri quattro ragazzi che me la porgeva con un sorriso. Mormorai un << Grazie >>, ma poi mi ricordai che erano inglesi e cercai di trasformare quel ringraziamento impacciato in un << Thank you >> deciso. Ovviamente non ci riuscii.
Sentivo gli sguardi della folla che mi pugnalavano alle spalle come lame. Fortunatamente An e Marti vennero in mio soccorso.
Ci stavamo finalmente allontanando tra scuse, complimenti e sorrisi confusionari, ma prima di riuscire a girare l'angolo, i ragazzi si avvicinarono. Quello che mi aveva letteralmente investita, indicando ciò che restava dei miei occhiali, una poltiglia di vetro, si scusò. Parlava in inglese con qualche accenno di italiano assolutamente fuori luogo. Sorrisi e gli dissi di non preoccuparsi, poi mi allontanai sempre più impacciata e sempre più colpita dalle occhiate affilate della gente.
Solo quando svoltammo in una via laterale riuscii di nuovo a respirare.
Già di mio ero un tipo piuttosto timido e insicuro, in una situazione del genere era da considerarsi un miracolo il fatto che non fossi collassata!
Camminammo ancora per qualche minuto nel silenzio più totale. Raggiunta la fermata dell'autobus, dopo esserci assicurate che non ci fosse nessuno troppo vicino, iniziammo a...urlare. Precisamente: urlavamo. Lanciavamo delle grida tanto forti che un uomo, affacciatosi alla finestra, ci lanciò contro insulti irripetibili. Non so perchè lo stavamo facendo, forse per sfogare la tensione di quei momenti o magari per le troppe emozioni che avevamo accumulato in un solo poeriggio o, più probabilmente, per entrambe le cose.
Quando finalmente l'autobus arrivò, ci lasciammo cadere esauste sui sedili semidistrutti, troppo distratte per dare importanza alla puzza di sudore che aleggiava all'interno.
Arrivata a casa, mia madre, dopo avermi osservata attentamente, scuotendo la testa, affermò decisa : << Tu e le tue amiche vi stancate troppo, dovrò prepararti come minimo tre frullati al pomodoro per far tornare la tua faccia di un colore normale >>. Mia madre era convinta che qualsiasi cosa, in qualunque momento, potesse essere risolta con dei pomodori.
<< Grazie mamma, ma penso che me ne andrò a studiare, i frullati me li gusterò la prossima volta >>.
Già, perchè il giorno dopo avevo anche l'interrogazione di chimica.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Giorno dopo giorno ***


Ciao bellissime\i!!!! Eccomi con il nuovo capitolo!!! Dopo l'incontro\scontro con i 1D la vita delle nostre protagoniste riprende ad essere normale...più o meno. Il capitolo é più tranquillo rispetto agli altri, spero vi piaccia!!! Un enorme GRAZIE a chi ha recensito il capitolo precedente, a chi ha aggiunto la storia tra le preferite, o tra quelle seguite o da ricordare. Mi avete fatto venire una gran voglia di continuareee!!! Un ringraziamento speciale anche a chi segue silenziosamente!!!

Baci

tonight

Ps: ho ancora (ovviamente) bisogno del vostro aiuto quindi...lasciate qualche recensioneee!

Quando la sveglia suonò, quasi caddi dal letto. Con un gesto brusco la spensi, ma feci cadere la lampada che, inevitabilmente, si fulminò.
<< Magnifico >>, pensai: << La giornata inizia bene >>.
Avevo dormito piuttosto male, anzi direi che non avevo dormito affatto. Ero agitata per l'interrogazione e non facevo altro che pensare a quei cinque ragazzi. Ero rimasta colpita dalla folla che li seguiva e li adorava, ma anche dalla loro gentilezza.
Mi lavai e mi vestii velocemente. Come sempre ero in ritardo.
Uscita da casa mi diressi verso la stazione della metropolitana. Era deserta, solo due ragazze chiacchieravano allegre su una panchina. Il cielo era coperto di nubi e tirava anche un leggero vento. Il treno arrivò cigolando.
Salii e mi sedetti nel primo posto libero. Accanto a me c'era un giornale abbandonato, lo presi e iniziai a sfogliarlo, così, giusto per sapere cosa scucceddeva nel mondo. La maggior parte degli articoli trattavano di scandali e omicidi, o comunque di notizie tutt'altro che positive. Io puntai sullo sport. I primi articoli erano dedicati al calcio, ma quasi tutte le altre pagine parlavano delle Olimpiadi che tra poco si sarebbero tenute a Roma.
Dopo pochi minuti arrivai in centro. Uscita, il rumore dei clacson e della vita cittadina mi colpì in pieno, lasciandomi per un attimo frastornata. Le strade erano piene di persone, alcune camminavano troppo velocemente per dare le dovute attenzioni a ciò che le circondava, altre si muovevano decisamente troppo piano per essere puntuali.
C'erano uomini e donne d'affari in abiti seriosi, negozianti sorridenti, bambini che piangevano o ridevano. Una signora mi sfiorò passandomi accanto con la bici. Tra tutti spiccavano i turisti, con i loro cappellini di paglia, le macchine fotografiche e le mappe della città che puntualmente li portavano dalla parte opposto al loro obbiettivo. Panetterie e pasticcerie, con i loro profumi e le loro vetrine invitanti, tentavano e, nella maggior parte dei casi, vincevano gli animi anche dei più fedeli alla dieta. Un paio di cani abbaiavano dal balcone vedendo i loro padroni che si allontanavano.
Ben presto cominciai a distinguere tra la folla gli alunni della mia scuola, segno che ormai ero quasi arrivata. L'edificio si stagliava cupo contro il cielo. Alto e stretto, era più un condominio che una struttura pubblica.
Entrai nel bar accanto alla scuola, An e Marti erano già arrivate, insieme ad altri miei amici.
<< Hei, buon giorno!! >>, le salutai.
An sollevò lo sguardo assonnato e mi rispose con un grugnito. Marti accennò un sorriso che non nascose le occhiaie.
E io che pensavo di non esssere in forma.
<< Si puo' sapere che avete? >>
<< No, niente...solo che dopo l'incontro di ieri pomeriggio...>> , e a questo punto An abbassò il tono di voce: << Ho pensato di documentarmi un po'>>
<< Sulla band dei ragazzi? >> chiesi, anche se già sapevo la risposta. Chissà quante ore aveva passato al computer.
<< Sì, e non sono per niente male!!! >>.
Marti la guardò storto: << Te ne sei accorta presto! Quando eravamo noi a dirti di ascoltarli, non ci hai mai dato retta! >>.
Per tutta risposta An le fece una linguaccia, poi continuò: << Hanno anche un sacco di fans, e poi sono simpaticissimi! >>.
Sorrisi. Quando An faceva così, voleva dire che stava iniziando a fissarsi con qualcuno o qualcosa.
<< Mi chiedo cosa siano venuti a fare a Roma...>>.
Mentre dicevo queste parole, suonò la campanella e noi fummo costrette ad entrare.
Salendo le scale chiesi a Marti: << Tu invece pechè sembri uno zombie? >>
<< Guarda che nemmeno tu hai l'aspetto di un fiore! Comunque..>> sbuffò << E' colpa di Fabio>>
<< Aaaah, ecco >>. Quel ragazzo la tormentava.
Quando arrivammo in classe, la professoressa di chimica era già dietro la cattedra. Ci precipitammo ai nostri posti, ma non mi diede neanche il tempo di disfare lo zaino,
<< Valeria, non dovevo intorrogare te, oggi? >>. Come se non lo sapesse.
Feci un cenno affermativo con la testa e mi avvicinai a lei. Iniziò così un'ora di stressante interrogatorio su atomi, elettroni e cose di questo tipo. Facevo il liceo classico, ma ero costretta a studiare scientifiche. Che meraviglia.
Alla fine riuscii a cavarmela con un sei e mezzo, che per me, in chimica, valeva più di un nove in qualunque altra materia.
Il resto della giornata trascorse lento e tranquillo. Per la maggior parte del tempo parlammo dei One Direction. An ormai conosceva a memoria i nomi dei componeneti della band e aveva ascoltato anche numerose interviste. Non faceva altro che investirci con fiumi di notizie sul loro conto. Non osavo immaginare quante ore avesse impiegato per ottenere tutte quelle informazioni. Dovevo ammettere, però, che io stessa, la sera precedente, avevo ascoltato qualcuno dei loro brani più recenti. Effettivamente erano bravi. Mi piacevano. Le loro musiche erano coinvolgenti e riuscivano a mettermi di buon umore. Per non parlare del ritmo! Mi era entrato in testa e non aveva alcuna intenzione di uscirne.
Quando le lezioni terminarono, il sole batteva alto in cielo, ma era coperto da un sottile strato di nuvole. La giornata non era delle migliori.
Io, An e Marti stavamo andando alla fermata dell'autobus, quando in lontananza vidi Fabio che veniva verso di noi. Marti, non appena si accorse di lui, si immobilizzò. Si guardò intorno circospetta, cercando una via di fuga. Dato che non c'era modo di sfuggire al suo spasimante, ci obbligò a salire su un'autobus che si era appena fermato e che impiegò quaranta minuti in più del normale, per portarci a casa.
<< Non puoi continuare così! Se non ti interessa, devi dirglielo! >>
<< Non è così facile, Vale! Non voglio ferirlo, dopotutto è pur sempre un mio amico>>.
A me invece sembrava fin troppo ovvio che la cosa più giusta da fare fosse parlargli chiaramente. In realtà però non ero molto esperta in affari di cuore, anzi. Di solito ero io a chiedere consigli, mentre, i miei, venivano accuratamente evitati.
Finalmente arrivai a casa. Avevo una fame da lupi. Avrei potuto divorare tutto l'arrosto cucinato da papà, in meno di cinque minuti.
Appena entrata, mi sedetti subito a tavola e lanciai lo zaino sulla poltrona. Avevo già la forchetta in mano, quando mia madre mi porse una busta: << Una lettera per te>>.
Che strano. Non aspettavo nulla del genere, tanto più che, se qualcuno avesse voluto dirmi qualcosa, sicuramente mi avebbe spedito una e-mail.
Mamma mi fissava con aria interrogativa, curiosa di sapere cosa dicesse il messaggio. La scacciai con lo sguardo. Solo allora aprii la busta.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Novità in arrivo ***


Saaaaalve gente!!! Oggi è Pasqua, quindi: tanti auguri a tutti quanti!! Ecco il quinto capitolo, spero sia di vostro gradimento!!! Siamo pronti a scoprire cosa contiene la misteriosa busta arrivata a Vale, anche se sono sicura che già ve ne siete fatti un'idea ;) Vi chiedo ancora una volta di recensire, per farmi sapere cosa ne pensate della storia...

baci

tonight

 

<< Pronto? >>
<< Tu e An dovete venire subito a casa mia >>. La mia voce era profonda e seria.
<< Cosa succede? >>
<< Vi spiegherò quando arriverete >>.
Marti era evidentemente preoccupata.
<< Ma è una cosa grave? >>
<< Gravissima >>. Riattaccai il telefono.
Probabilmente l'avevo terrorizzata, ma avevo bisogno di loro. Adesso.
Erano già le cinque e dovevamo prendere una decisione il prima possibile.
Dopo dieci minuti sentii il campanello suonare. Alla porta, An e Marti mi guardavano desiderose di notizie. Erano pallide e visibilmente agitate. Per tranquillizzarle le accolsi con un gran sorriso e le feci accomodare in casa. Entrate in soggiorno, lanciarono le borse su una sedia, poi si sedettero al tavolo continuando a fissarmi perplesse.
An prese la parola: << Ti devi trasferire vero? E immagino che sia un posto lontanissimo! >>
<< Cos...? No, no, tranquille >>. Forse avevo esagerato un pochino. Le vidi che tiravano un sospiro di sollievo.
<< Devi cambiare scuola? >>
<< Classe? >>
<< Ci hanno sospese? >>. Cominciarono a tartassarmi di domande sempre più assurde e infondate. Non avevo neanche il tempo di rispondere, che già avevano elaborato una nuova e improbabile ipotesi. Stavo cercando ormai da qualche minuto di riportare la calma ma, vedendo che non avevano alcuna intenzione di stare zitte, fui costretta a lanciare un cuscino sulla faccia di Marti.
<< Vi volete dare una calmata? Va tutto bene, è solo che mi è arrivata una lettera e... >>
<< Cosa? >>. Marti era scandalizzata.
<< Ci hai fatte venire fin qui all'improvviso, di corsa, con questo caldo, solo perchè ti è arrivata una lettera?!? >>
<< Si, ma...>>. Non riuscii a finire la frase.
<< Ogni giorno alle persone arrivano lettere, Vale! >>. Capitan ovvio.
Le proteste stavano diventando sempre più rumorose e violente. Il secondo cuscino volò allora sulla faccia di An.
<< La lettera è da parte dei One Direction! >>. Per sovrastare le loro voci, gridai tanto forte da far sobbalzare il cane che dormicchiava tranquillo sul tappeto. Almeno però ero riuscita ad attirare la loro attenzione. Ora mi fissavano in silenzio.
<< Quando sono tornata da scuola, mia madre mi ha consegnato quella busta >>. La inidicai. Era appoggiata sul tavolino all'ingresso.
<< Ha detto che le era stata consegnata a mano da un uomo che diceva di essre il loro manager >>.
<< Scusa, ma come hanno fatto a sapere dove abiti? >>
<< Questa è esattamente la stessa cosa che mi sono chiesta io, ma... >>
<< Ehm... >>. An aveva un'aria imbarazzata, tuttavia si alzò in piedi con un'espressione seria stampata in volto, pronta a rivelare qualche sua gloriosa impresa.
<< Quando l'altro giorno sei caduta, uno dei ragazzi, dopo essersi accorto della fine dei tuoi occhiali, mi ha chiesto quale fosse il tuo nome >>
<< Si, ma questo non spiega come hanno fatto a trovare... >>. Marti era ancora perplessa, ma io la interruppi subito: << Non importa come abbiano fatto a scovare casa mia, l'importante è il contenuto della busta! >>.
An aveva preso dei biscotti e li stava iniziando a sgranocchiare in silenzio, come faceva sempre quando qualcosa la interessava particolarmente.
Feci un profondo respiro e poi gridai: << Nella busta ci sono tre biglietti per il loro concerto di domani pomeriggio! >>.
Entrambe rimasero a bocca aperta.
<< E sono per il backstage! >>.
A quel punto, An sputò il biscotto.
<< Wooooooow! >>
<< Dobbiamo decidere se andare o meno >>
<< Ma è ovvio! Dobbiamo andare! >>. An era quasi troppo entusiasta.
Marti invece rispose tranquilla: << Bhe, anche secondo me non dovremmo rifiutare. Penso sia il loro modo per farsi perdonare l'incidente dell'altro giorno. Sono stati gentili >>.
Ero ancora un po' scettica: << In effetti... >>. Poi divenni più decisa: << E comunque non abbiamo niente da perdere, no? >>. Le feci l'occhiolino.
<< A che ora inizia il concerto? >>
<< Alle quattro >>
<< Perfetto, allora ci si vede domani qui, alle tre e un quarto. Adesso devo proprio scappare! >>. Ancora con mezzo biscotto in bocca, An uscì di casa sbattendo la porta. Io e Marti ci fissammo per un momento, poi scoppiammo a ridere.
Anche io, all'idea di assistere al concerto, ero euforica.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Dall'altra parte della città... ***


Salve tuuuuutti!!! Eccomi con il sesto capitolo...spero vi piaccia. Come preannuncia il titolo, lasciamo per un po' Vale, An e Marti e andiamo a dare un'occhiatina a quello che stanno facendo i ragazzi....

Un grazie specilae a _Lil_ e harrys_woop che hanno recensito i capitoli precedenti, e ovviamente anche a tutti gli altri lettori!!!

Vi chiedo, come sempre, di lasciare qualche recensione per dirmi le vostre opinioni sulla storia.

Buona lettura!!

tonight

Quando Zayn aprì gli occhi, erano le dieci e mezzo pasate. Dalle pesanti tende filtrava appena qualche raggio di sole. Si alzò stropicciandosi gli occhi e si affacciò alla finestra. La luce lo abbagliò per un attimo, ma poi la sua vista si abituò. Il panorama era fantastico. Il loro hotel era il più grande ed elegante di Roma e, le loro stanze, erano le più lussuose.
Solo Mike alloggiava in una camera più piccola, che, però, avrebbe fatto comunque invidia a qualunque altro ospite dell'albergo.
Le strade erano già affollate e, lo spiazzo davanti al palazzo, era gremito di fans. Non appena videro il ragazzo che si sporgeva per osservare la città, cominciarono a scattare foto e ad urlare. Zayn si illuminò di un gran sorriso dedicato a tutte quelle ragazze e poi rientrò.
Un certo languorino gli stuzzicava lo stomaco. Nella stanza alleggiava un buon profumo di pane appena sfornato. Sul tavolino accanto alla finestra era appoggiato un vassoio con la sua colazione. E che colazione! C'erano uova strapazzate, bacon e toasts, ma anche biscotti e cornetti. Il tutto era accompagato da una tazza di cappuccino fumante e da un bicchiere di succo.
Impiegò qualche minuto per scegliere cosa mangiare, poi addentò un cornetto.
Stava per sedersi sulla poltrona, quando bussarono alla porta. Andò ad aprire.
<< Buoooon Giornoooo!!! >>. Niall lo salutò con un largo sorriso, poi corse all'interno della stanza. Louis ed Harry lo seguirono e si lanciarono sul letto.
<< Zayn, è possibile che tu sia sempre così lento? >>, disse Harry guardandosi intorno.
<< Noi siamo pronti da quasi un'ora! >>, Louis gli diede manforte.
<< Bhe, ero stanco...>>. Aveva ancora la voce impastata dal sonno.
<< Dai, sbrigati! >>. Harry lo spinse in bagno.
Mentre si faceva la doccia, chiese attraverso la porta: << Che fine ha fatto Liam? >>
<< E' di sotto, nella hall, che cerca di calmare Mike >>. Niall aveva la bocca piena. Evidentemente gli sembrava un peccato che nessuno assaggiasse il resto della colazione di Zayn.
<< Calmare Mike? Perchè, che cosa è successo? >>. Chiuse l'acqua e si apprestò ad uscire.
Niall rispose tranquillo: << Questa mattina c'è il meeting con le fans e siamo già in ritardo di venti minuti. Mike voleva venire qui di persona a strangolarti>>.
<< Il meeting! Merd...>>
Sentirono un tonfo sordo e poi un'imprecazione. Zayn uscì dal bagno ancora completamente bagnato. Aveva i capelli di un pazzo e, un dito del piede, tendeva verso una colorazione violacea.
Harry e Louis caddero dal letto per le risate, mentre Niall rischiava rischiava di soffocare per un pezzo di biscotto.
<< Non c'è niente da ridere! Mi sono fatto un male cane! >>. Ma non c'era verso di farli tacere, sopratutto perchè il dito si stava gonfiando.
Cinque minuti dopo avevano raggiunto Mike. Il loro manager aveva gli occhi fuori dalle orbite e si sarebbe sicuramente avventato su Zayn, se non ci fosse stato Liam a trattenerlo.
Uscirono dalla porta di servizio, ma questo non evitò loro di perdere altri preziosi minuti per firmare qualche autografo e scattare delle foto.
Salirono velocemente sul furgoncino. Mike mise in moto e partì con le porte ancora aperte e mentre un piede di Liam era ancora fuori dal veicolo.
Dovettero prendere un numero non ben definito di stradine secondarie per evitare il traffico e i gruppi di giornalisti. Mike rigò in più punti il furgone, che era decisamente troppo largo per passare nelle strette vie del centro storico. Una vena pulsava sulla fronte dell'uomo.
Durante il percorso, i ragazzi, rimasero con la faccia appiccicata al finestrino, attratti dalla vita cittadina. Gli italiani, completamente diversi dai pacati inglesi, erano sempre allegri e confusionari.
<< Dobbiamo fare un giro in città prima di andarcene >>
<< Magari si potrebbe fare domani pomeriggio, dopo il concerto...>>
<< Approvo! >>. Harry aveva un'aria incredibilmente seria. Poi però si sciolse in un sorriso: << Dicono che le ragazze italiane siano tra le più carine d'Europa! >>.
<< Harry! >>, urlarono gli altri. Scoppiarono tutti in una fragorosa risata, compreso Mike che, finalmente, sembrava essersi tranquillizzato.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Scontro ***


Eccomi finalmenteee!!! Scusatemiii..sono terribilmente in ritardo con il capitolo!!! Comunque alla fine sono riuscita a pubblicarlo...spero che vi piaccia abbastanza da perdonarmi! E' arrivato il momento di entrare nel backstage ed assistere allo show dei ragazzi!

Buona lettura...

tonight

 

 

Il giorno dopo, esattamente alle tre e un quarto, sentii il campanello suonare. Io non ero ancora pronta, di solito infatti sia Marti che An arrivavano con minimo dieci minuti di ritardo. Spalancai la porta.
<< Come mai così puntual...Ma cos'è tutta quella roba? >>.
L'unica cosa che riuscivo a vedere di An erano i suoi occhi azzurri che mi fissavano allegri. Il resto della faccia e il busto erano completamente nascosti da una pila di giornali che, ad ogni passo, traballavano tra le sue braccia.
Entrò subito in casa e lasciò cadere le riviste sul tavolino all'ingresso. Lo sentii scricchiolare pericolosamente sotto il loro peso.
<< Marti non è venuta con te? >>
<< Sì, ma è ancora fuori. Sta parlando con qualcuno >>
<< Fabio? >>
<< Già...>>.
Osservai meglio il mucchio di carta ammassato nell'ingresso di casa mia. Erano tutti articoli sui One Direction. Guardai An con aria interrogativa.
<< Bhe, che cosa c'è di strano? Prima di vederli dal vivo, volevo informarmi su quello che si dice di loro >>, come se già non sapesse tutto, sul loro conto.
<< Sì, certo, ma...perchè hai portato tutto a casa mia? >>.
An mi fissò come se le avessi appena rivolto la domanda più stupida del mondo: <>
Ovvio. Invece mia mamma non vedeva l'ora di riempire la casa con dei giornali per teenager. Forse ci sarebbe stata una possibilità se si fosse trattato di cassette di pomodori, ma così...
Mentre mi cominciavo a perdere tra quegli strani pensieri, nel tentativo di comprendere la mente contorta di mia madre, Marti entrò sbattendo la porta alle sue spalle.
<< Quello è completamente scemo! >>.
Io e An la fissammo perplesse. Era tutta rossa e sembrava tremare per la rabbia.
<< Mi ha baciata! >>.
Non riuscii a nascondere un'epressione schifata. Fabio era esattamente il tipo di ragazzo che non sopportavo, tutto muscoli e niente cervello. La maggior parte delle ragazze della nostra scuola cadeva ai suoi piedi solo per un sorriso. Marti era l'unica in grado di tenergli testa.
<< E tu che hai fatto? >>
<< Gli ho tirato uno schiaffo >>. Mi sembrava che si stesse tranquillizzando. Poi sorrise maliziosa : << Il segno della mia mano rimarrà sulla sua faccia per mooolto tempo >>.
Immaginai la faccia di Fabio dopo la reazione della mia amica e scoppiai a ridere.
<< Allora, andiamo? >>.
Cinque minuti dopo eravamo fuori. Salimmo sull'auto di papà che ci portò allo stadio. Lì si sarebbe tenuto il concerto. Durante il viaggio non riuscii a dire una parola. Una strana agitazione si era impadronita di me. Sentivo le farfalle nello stomaco e avevo anche un leggero senso di nausea.
Papà ci fece scendere dalla macchina a quasi cinquecento metri dall'entrata. Era tutto bloccato per l'enorme quantità di persone accorse al concerto.
Quando finalmente riuscimmo a raggiungere lo stadio, impiegammo altri dieci minuti per scoprire quale fosse l'entrata del backstage.
Un uomo enorme, quasi un armadio, si ergeva davanti alla porta. Aveva un aspetto severo ma, contemporaneamente, dava l'idea di essere piuttosto annoiato. In generale però, incuteva il terrore necessario ad un "buttafuori", per svolgere ottimamente il suo compito.
Ci avvicinammo con cautela. Accennai un sorriso: << Salve! >>
<< Biglietti prego >>. Ma che persona loquace!
Presi la borsa, la aprii e cominciai a frugarci dentro. L'uomo sembrava impaziente. Rovistai con ansia crescente tra le mie cose, mentre un dubbio orrendo mi assaliva. An e Marti stavano impallidendo. Rovesciai tutto il contenuto per terra. I biglietti non c'erano.
<< Oh...merda >>. Le mie amiche mi fulminarono con lo sguardo. Mi sentivo incenerita sia da loro che dall'uomo. Presi coraggio e mi rivolsi a quest'ultimo con aria innocente:<>. Quello sbuffò.
<< Ma..>>, continuai a parlare prima che fosse lui ad interrompermi:<< Ci erano stati regalati dai One Direction stessi! Era un modo per scusarsi perchè...>>. Stavo giusto iniziando a raccontare tutta la storia, quando quello, alzando gli occhi al cielo, si avvicinò e mi sollevò di peso.
<< Ehi! Brutto gigante! Lasciami andare!! >>.
An e Marti gli si avventarono contro, ma sembrava che i nostri tentavi fossero utili quando degli spilli contro un carrarmato. Comincia a strillare, nel tentativo di attirare l'attenzione di qualcuno. Poi, in preda al panico più totale, lanciai una scarpa contro una delle finestre. Il vetro si frantumò. L'energumero mi guardò negli occhi visibilmente arrabbiato.
Mi teneva ancora a mezz'aria.
In quel momento la porta del backstage si aprì e ne uscì un uomo. Era magrolino e piuttosto alto, portava degli occhiali tondi e una simpatica barbetta.
<< Cosa sta succedendo qui, Bob? >>
<< Niente di importante, Mike >>.
L'uomo scrutò Bob e me in silenzio.
<< Perchè stai tenendo quella ragazza sospesa per aria? >>
<< Bhè dice di aver dimenticato i biglietti, stava iniziando a sommergermi di parole. Ho pensato che, dato che non le avrei permesso di passare, si sarebbe scagliata verso la porta. La stavo portando dalle altre >>. Solo allora mi accorsi che noi tre non eravamo le uniche ad aspettare fuori dal backstage. C'era un gruppo di ragazze, tutte in un angolo, che mi fissava.
<< Uhm...>>. Mike, riflettendo, rimase in silenzio. << Intanto rimettila a terra >>.
Quando finalmente sentii qualcosa di solido sotto i miei piedi, riacquistai le energie necessarie per difendermi. Aprii la bocca, pronta a spiegare al nuovo arrivato la situazione. Mike però mi zittì con un gesto. Chiamò Bob e cominciarono a parlottare sottovoce, cercando di farci capire il meno possibile. Ogni tanto Mike lanciava a me, Marti ed An delle occhiate indagatrici.
Dopo pochi minuti si rivolse a noi: << Aspettate qui un momento, per favore >>. Scomparve all'interno del backstage.
Vedemmo Bob che si posizionava davanti all'altro gruppo di ragazze, coprendo loro la visuale della porta.
Solo allora Mike uscì nuovamente. Questa volta insieme a lui c'era il ragazzo riccio che mi era venuto addosso l'altro giorno. Secondo quanto ci era stato detto da An, doveva trattarsi di Harry. Quando ci vide, si illuminò di uno splendido sorriso. Le ragazze dietro a Bob cominciarono ad urlare. Allora, fece un segno affermativo con il capo a Mike e rientrò.
Finalmente anche a noi fu dato il permesso di varcare la porta nera del backstage.
Marti e An si lanciarono all'interno della costruzione, io, prima di seguirle, non potei fare a meno di voltarmi, e fare una linguaccia a Bob.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Pause, note e libertà ***


Ciao bellissime\i!!!! Eccovi l'ottavo capitolo...Vale, An e Marti sono finalmente riuscite ad entrare nel backstage, chissà chi ci sarà ad aspettarle...

In ogni caso mi sembra doveroso ringraziare i miei lettori: siete mitici!!! Spero che andando avanti la storia vi piaccia sempre di più!! Vi chiedo nuovamente di recensire, per dirmi cosa vi piace e cosa vi fa schifo, in modo che la ff migliori!!!

Buona lettura!!!

baci

tonight

 

Finalmente entrai nel backstage. Mancava veramente poco all'inizio del concerto e noi dovevamo ancora trovare i nostri posti. Ero agitatissima. Avevo la strana sensazione che le farfalle nel mio stomaco si stessero moltiplicando, per non parlare del senso di nausea che, grazie a Bob e alla sua delicatezza, era aumentato.
<< Vale, stai bene? Sembri un lenzuolo! >>. Marti mi scrutava accigliata.
<< Sì, sì, tutto okay >>. E cosa avrei potuto dirle? Che ero agitata per l'esibizione di una band che praticamente non conoscevo? Sì, forse sì...
Tuttavia non riuscii ad aprire bocca.Qualche metro più avanti infatti, poco lontano dall'entrata del palco, cinque ragazzi chiacchieravano allegri.
Noi rimanemmo immobili per qualche secondo, indecise sul da farsi, poi ci avvicinammo caute. Avevamo intenzione di non dare troppo nell'occhio ma, come sempre, finimmo per fare esattamente il contrario: mentre avanzavamo con passo felpato, An inciampò in un cavo e volò distesa per terra. Io e Marti non riuscimmo a trattenerci e scoppiammo a ridere. I ragazzi interruppero la loro conversazione e si voltarono verso di noi. An riuscì a rialzarsi con estrema rapidità, ma ormai era troppo tardi. Tutti si erano accorti della nostra presenza.
Quando i ragazzi capirono chi eravamo, ci salutarono con un gran sorriso e ci fecero segno di raggiungerli.
OH.
PORCA.
MISERIA.
Sentii le gambe che stavano per cedere.
Stavano salutando noi. NOI!! E' vero, io non ero una loro grande fan però... Accidenti, si trattava pur sempre di star internazionali che stavano sorridendo a me!
Il mio viso da bianchiccio qual'era, diventò rosso pomodoro.
Marti, l'unica ad essere rimasta quasi calma, si avvicinò leggermente più veloce di me ed An.
<< Ciao! >>, dissero loro quando fummo abbastanza vicine.
<< Ciao...>>. Io e An stavamo dando l'idea di essere socievoli quanto due cactus.
Per fortuna Marti prese la parola: << Io sono Martina, queste sono Anna e Valeria >>
<< Piacere! Noi siamo...bhe, immagino che sappiate già chi siamo >>. Sorrisero. Feci automaticamente un segno affermativo con la testa. In realtà però, da quando mi trovavo a meno di cinque metri da loro, avevo completamente rimosso ogni informazione sull'argomento "One Direction". Cercavo di concentrarmi principalmente sul restare in piedi.
Iniziammo così un'impacciata e, dal mio punto di vista, terribilmente imbarazzante conversazione.
<< Tu sei la ragazza che Harry ha investito, vero? >>, mi chiese il biondo.
<< Già...>>. Accennai un sorriso. Non oso immaginare quale orribile smorfia sia comparsa, in realtà, sul mio volto.
I ragazzi sembravano fin troppo a loro agio mentre, per noi, era quasi impossibile comporre una frase di senso compiuto. Per di più in inglese.
Proprio quando la situazione stava diventando meno tesa e la mia voce tornava ad essere più alta di un sussurro, Mike arrivò correndo.
<< Ragazzi, preparatevi! Stiamo per iniziare >>, poi parlò con noi: << Voi dovete salire quella rampa di scale. I vostri posti sono i numeri sette, otto e nove della prima fila >>
<< Perfetto >>.
Stavamo per mettere piede sul primo scalino, quando il riccio si voltò e urlò: << Dopo il concerto ci aspettiamo che ci portiate a conoscere Roma! >>.
In risposta ricevette un sonoro schiaffo in testa dal ragazzo con la maglietta a righe vicino a lui.
Rimanemmo ancora per qualche secondo ferme in mezzo alla sala. Poi ci trascinammo fino ai nostri posti. Mi lasciai cadere sulla poltrona con il numero otto. Avevo la testa vuota. An e Marti si accomodarono accanto a me.
Presto si spensero le luci. Eravamo esattamente sopra al palco. Riuscivo a vedere la folla in delirio che aspettava solamente che i ragazzi entrassero in scena.
Sentivo l'emozione di tutte quelle persone tanto forte da avere l'impressione che a provarla fossi io. Forse, in parte, era proprio così.
Poi iniziò la musica.
Le urla aumentarono.
Le note si infrangevano le une sulle altre, si allontanavano, si univano e si mescolavano in composizioni sempre nuove e sorprendenti. Il ritmo era trascinante.
Il momento migliore però, fu quando, alla base musicale, si aggiunsero le voci. I One Direction fecero il loro ingresso in scena e cominciarono a cantare, dando a tutto qualcosa in più. Vedevo i loro volti rilassati e allegri. Un susseguirsi di sorrisi mozzafiato.
Piano, piano, riuscivano a far entrare il pubblico in quell'universo di perfezione che è la Musica.
Io mi ci feci accompagnare molto volentieri, trasportata da note e voci unite in un'incredibile armonia.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Forza e coraggio ***


Ciaooo a tuttiiiii!!! So che in quest'ultimo periodo sono un po' lentina con gli aggiornamenti, scusatemiii!!! Comunque ecco il nono capitolooo!! E' leggermente diverso dagli altri, o almeno a me sembra così, perchè è dedicato soprattutto ai sentimenti e alle emozioni delle protagoniste...spero vi piaccia!!!

baci, tonight

PS: proprio perchè ho qualche dubbio sul capitolo, ditemi cosa ne pensate con qualche recensione, pleaseee!!!

Terminato il concerto, mi ci volle più tempo del normale per riuscire ad alzarmi. Il mio didietro non sembrava avere alcuna intenzione di sollevarsi dalla poltrona. Il cervello continuava ad inviargli disperato ogni tipo di impulso, affinchè, se proprio non voleva farmi spostare, mi permettesse almeno di fare qualcosa, di qualunque tipo, per non sembrare una completa idiota. Purtroppo però anche il resto del corpo sembrava essersi coalizato contro di me. Così, mentre tutti lasciavano la sala sorridenti e allegri, io rimanevo incollata al mio posto.
Non pensavo che dipendesse solo dall'emozione del concerto, quanto piuttosto per la paura di quello che doveva venire dopo.
Temevo che Harry ci avesse solo prese in giro, che non avesse alcuna intenzione di visitare Roma con noi, mentre a me sarebbe piaciuto veramente molto, conoscerli. Contemporaneamente però, ero terrorizzata all'idea di passare del tempo con loro, perchè non avevo la più pallida idea di come comportarmi.
Stavo andando nel panico.
<< Sei ancora tra noi? >>.
La voce squillante di An mi riportò alla realtà.
Giusto, non ero sola. C'erano le mie amiche con me.
<< Certo che ci sono! >>, risposi allegra.
Anche il mio didietro sembrò comprendere i miei pensieri e, finalmente, mi lasciò libere di muovermi.
Scendemmo la rampa di scale e ritornammo nella sala principale del backstage. Un mucchio di persone si era radunato lì. Tutti, orgogliosi del contributo dato al successo del concerto, si scambiavano abbracci, complimenti e strette di mano.
Noi ci mettemo in un angolo, per non dare troppo nell'occhio. Eravamo piuttosto indecise su cosa fare.
I minuti passavano lenti, ma ancora nessuno dei ragazzi era uscito dai camerini.
Ormai stavamo aspettando da quasi un quarto d'ora.
Guardai An e Marti. I loro sguardi erano tristi e delusi.
E quali altre espressioni avrebbero potuto avere?
<< Dai ragazze, andiamo >>. Provai a buttarla sul ridere: << Si vede che siamo troppo per loro >>.
Non riuscii a strappargli neanche un mezzo sorriso, ma almeno si mossero.
Uscimmo dal backstage, sperando che, come nelle favole, succedesse qualcosa all'ultimo minuto.
Ma non accadde nulla.
Erano le sei e mezzo passate, fuori l'aria era più fresca e frizzante. Mi fece piacere sentire il vento che soffiava violento. Aiutava a scacciare i pensieri tristi, a sostituirli con altri più risoluti e determinati.
Ripercorremmo la strada che avevamo fatto all'andata. Non parlammo quasi per niente. Cominciai a pensare che, forse, fosse stato meglio così. Forse se fossimo diventati amici, sarebbero subito sorti dei problemi, primo fra tutti la lingua. Noi eravamo italiane, loro inglesi.
Poi la parte razionale del mio cervello si accese e decise di darmi il colpo di grazia.
Ma non farmi ridere!
Era come se una vocina acida e stridula, che ricordava molto quella della mia professoressa di chimica, mi vibrasse nella testa.
Anche tu non vedevi l'ora di fare un giro con loro. Non hai pensato ad altro, durante il concerto! E poi, quali grandi problemi possono nascere da un'amicizia? Nessuno! Gli amici sono dei tesori, non delle maledizioni!
Purtroppo, la parte razionale di me, era molto più sveglia di quanto pensassi. E, per di più, aveva perfettamente ragione. Dovevo solo abituarmi all'idea che, ad un passo dal sogno di migliaia di ragazze della mia età, mi ero lascita sfuggire l'occasione.
Facile, no?
Sentivo l'autostima scivolare lentamente sotto i piedi.
<< E adesso basta però! >>. Mi voltai incredula verso Marti. << Stiamo camminando da quasi mezz'ora e non abbiamo ancora detto una parola! Fino a pochi giorni fa, non sapevamo nemmeno chi fossero i One Direction! >>.
Provai a precisare: << Bhe, in realtà non ricordavamo chi fossero... >>.
Marti mi fulminò con lo sguardo. << E' la stessa cosa. Sono celebrità e sono un po' stronzi come tutti i personaggi famosi. Facciamocene una ragione! >>
Anche lei aveva ragione. Possibile che, l'unica a pensare cose prive di senso, fossi io?
Ormai era andata così. Inutile piangerci addossso.
Anche An aveva assunto uno sguardo più vivo.
Stavamo camminando sulla strada ai lati del fiume. Il sole, ormai prossimo al tramonto, si rifletteva sull'acqua. Creava giochi di luce spettacolari.
Salii in piedi su una panchina, pronta a far venire un'attacco di risate alle mie amiche.
<< E allora, adesso, andiamo tutte al ristorande di papà a festeggiare! >>, urlai.
An e Marti mi guardavano sconvolte. Non eravamo le uniche, sul viale. Numerosi occhi si voltarono a fissarmi. Un gruppo di cinesi mi fece anche una o due foto.
<< I One Direction ci hanno dato buca! In ogni caso non è una cosa che in molti possono dire di aver provato! >>. Non ero del tutto convinta di ciò che stavo dicendo, ma dovevo avere un'espressione tanto seria, da far scoppiare le mie amiche in una risate ben più fragorosa del solito.
Ero riuscita nel mio intento.
Anche io mi lasciai andare a quella malinconica allegria.
<< Andiamo ad abbuffarci con i frullati al pomodoro di mia mamma, sicuramente ci tireranno su il morale! >>.
Nel vedere le loro facce schifate, le mie risate divennero tanto forti da farmi quasi soffocare.
Fu il rumore di un motore alle mie spalle, che mi salvò.
L'auto doveva essere molto vicina alla panchina. Mi girai lentamente. Non si trattava di un'automobile, ma di un furgoncino con i vetri oscurati.
Un finestrino si abbassò. Quando riconobbi la persona che si era affacciata, per la sorpresa, caddi dalla panca.
<< Possibile che tu finisca a terra ogni volta che vi incontriamo?! >>

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Sogno o realtà? ***


Ciao a tutti !!! Eccomi con il decimo capitolo!!! Spero che vi piaccia...e in ogni caso grazie mille a tutti quelli che seguono la storia! Vi prego ancora una volta di recensire, perchè mi fa veramente piacere sapere quello che pensate della fanfiction!!

baci tonight


Niall mi sorrideva sporgendosi dal finestrino del furgone.
Scese ed allungò una mano per aiutarmi a rimettermi in piedi. Feci finta di non vederla. Mi appoggiai alla panchina e, barcollando, mi alzai.
Nel frattempo anche gli altri erano scesi sul marciapiede. Li fissai torva. Non sapevo se desiderassi di più sorridere fino a farmi dolorare le mascelle, o prenderli a schiaffi. Quindi mi limitai a lanciargli delle occhiatacce.
Loro le ignorarono tranquilli.
<< Come mai ve ne siete andate senza dire nulla? >>, chiese Harry mentre osservava An allacciarsi una scarpa.
La conoscevo bene e sapevo perfettamente che lo stava facendo per nascondere, almeno in parte, la felicità che le si era stampata sul volto.
Io invece, sentendo le parole del riccio, strabuzzai gli occhi:<< Veramente, siete stati voi a lasciarci lì ad aspettare inutilmente, come delle idiote, per venti minuti!>>.
Il mio tono sicuramente non era dei più gentili, per questo, Marti mi tirò una gomitata nel fianco.
I ragazzi per un attimo rimasero spiazzati dal mio rimprovero, poi assunsero delle espressioni più divertite che infastidite.
Louis portò le mani in avanti come per ripararsi dalle mie accuse, poi disse:<< Non è certo colpa nostra se giornalisti e fans ci tengono occupati dopo i concerti>>.
<< Giornalisti e fans? >>.
Stupida, stupida, stupida! Come avevo fatto a non pensarci? Era ovvio che sarebbero stati trattenuti dopo l'esibizione. Però avrebbero potuto avvertirci...
<< Forse...>>, Zayn stava parlando con Liam, ma usò di proposito un tono abbastanza alto da far sentire anche noi quello che stava dicendo: << ...sono gelose e ci vogliono tutti per loro! >>.
Sentii le guance avampare e divenni tutta rossa, orecchie comprese. Non risposi.
Niall si illuminò di quel suo sorriso irlandese mozzafiato, e disse ridacchiando: << Non vi preoccupate, siete già perdonate >>.
Fantastico. Oltre al danno, la beffa.
Guardai l'orologio. Le sette erano passate da un pezzo e, ormai, la città si stava preparando ad assumere la sua veste notturna.
<< Bhe, comunque adesso è tardi per fare un giro turistico >>, dissi con una nota di tristezza nella voce.
<< Ma io non ho mai parlato di fare un "giro turistico" >>, mi rispose Harry. Lo guardai in attesa del resto della frase. << Non vogliamo certo fare una gita scolastica! Ci basta solo fare due passi per la città con qualcuno che la conosce bene >>. Poi aggiunse sottovoce: << Se poi, le nostre accompagnatrici sono anche carine...>>. Louis lo colpì per la seconda volta in testa.
<< Ahia! >>.
Notai che, parlando, spesso Harry lanciava delle occhiatine furtive ad An. Non potei reprimere un sorrisetto malizioso al pensiero.
Allora feci finta di riflettere sulla proposta che ci aveva fatto. Non volevo dargliela vinta troppo facilmente.
<< Bhe, in questo caso..andiamo! >>. Poi aggiunsi: << In realtà, però, qui siamo piuttosto lontani dal centro. Forse sarebbe meglio prendere l'autobus..>>. Mi resi immediatamente conto dell'assurdità della proposta:<< O usare il furgoncino, anche se poi per trovare il parcheggio impiegheremmo un sacco di tempo..>>
<< Non c'è problema, faccio una telefonata e sistemo tutto. Intanto avviciniamoci a piedi>>. Liam sembrava piuttosto sicuro di ciò che stava facendo, così non mi intromisi. Non avevo bisogno di aggiungere altre figuracce a quelle già magistralmente realizzate.
Così mi ritrovai a passeggiare tranquillamente per Roma con i One Direction.
Assurdo.
Impossibile.
Mentre gli altri non ci guardavano, chiesi a Marti di darmi un pizzico. Il dolore che avvertii subito sul braccio, mi fece capire che non stavo sognando.
Camminammo ancora per un po' lungo il fiume, parlando sia delle nostre normali e noiose vite, sia delle loro straordinarie.
Mia accorsi, con piacere, che non erano poi tanto diversi dagli altri ragazzi della loro età. Certo, erano sovraccaricati da impegni di ogni tipo, dovevano partecipare continuamente a meeting, interviste e show televisivi, conoscevano un sacco di persone che io consideravo irragiungibili, ma non erano vanitosi, nè montati o pieni di se come temevo. Anche loro avevano molti dubbi e incertezze, come tutti gli esseri umani. Si poteva perfino affermare che fossero, per certi versi, più normali di me.
Mentre ero persa nei miei pensieri, sentii che Liam mi stava chiedendo qualcosa: << Conosci questo posto? >>. Mi mostrò un nome scritto sul cellulare.
<< Sì, certo. E' un bar. Si trova proprio là dietro >>
<< Perfetto. Andiamo lì a prendere qualcosa da bere? >>
<< E da mangiare! >>, aggiunse Niall.
<< Sì, sì. Per me va bene >>. Mi voltai verso Marti e An. Anche loro sembravano d'accordo.
Ci accomodammo nei tavolini esterni e aspettammo il cameriere. Subito ci venne portato il nostro spuntino: tramezzini e patatine, accompaganti da bevande fresche.
Avevamo finito ormai da qualche minuto, quando un'enorme limousine passò sulla strada e, con mia grande meraviglia, si fermò a pochi metri dal bar. Eravamo in una zona lussuosa, perciò immaginai che fosse stata chiamata da qualche ricco personaggio. Attesi ansiosa di sapere chi sarebbe stato il fortunato passegero, ma non si vedeva nessuno.
Dopo poco Louis si alzò: << Che ne dite di andare? Se non ci diamo una mossa, non faremo in tempo a vedere nulla! >>.
<< Giusto! >>. Mi sollevai dalla sedia, pronta a riprendere la mia funzione di guida, ma i ragazzi mi precedettero. Si avvicinarono alla limousine, aprirono uno sportello e poi si rivolsero a noi: << Prego signorine! Per questa sera abbiamo pensato di usare un mezzo più elegante del nostro amato furgoncino>>.
An, prima di salire, mi diede un colpetto al mento per farmi chiudere la bocca. L'avevo spalancata non appena avevo realizzato ciò che Liam e gli altri avevano fatto per noi.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Questa poi, è davvero incredibile! ***


Ciao bellissime\i!!! Eccovi il nuovo capitolo...ci saranno interessanti sviluppi nella storia!! In realtà ho inserito una novità veramente...nuova.

Bho in realtà non so cosa verrà fuori, ma spero che il capitolo vi piaccia e che continuiate a seguire le vicende, sempre più pazze, di Vale, An e Marti!

Lasciate qualche recensione, giusto per farmi sapere cosa ve ne pare del capitolo!!

Baci

tonight

 

Non ero mai stata in un auto tanto lussuosa, e non immaginavo certo che mi sarebbe successo in compagnia di persone così speciali.
Continuavo a chiedermi come fosse possibile che tutte quelle cose stessero succedendo a me. Dopotutto io, fino ad allora, ero sempre stata considerata da tutti, e da me me prima, meno di una nullità. Non riuscivo veramente a capacitarmi di quell'improvvisa scarica di novità che stava investendo la mia vita.
Stavamo girando in limousine per la città già da un'ora e, sicuramente, avremmo continuato, se il mio cellulare non si fosse messo a squillare ferocemete.
<< Pronto? >>
<< Dove cavolo sei finita? >>.
Porca miseria! Mi ero completamente dimenticata di avvertire i miei genitori del "piccolo" contrattempo.
<< Saresti dovuta rientrare un'ora fa! Tua madre era preoccupatissima! >>
<< Ehm..scusami, sono successe un po' di cose...>>
<< Quali cose? >> Mio padre era peggio di una vecchia zitella. Voleva sapere sempre tutto di tutti. Quella parte del suo carattere mi divertiva moltissimo, era decisamente in contrasto con l'idea di uomo severo e autoritario che, la maggior parte della gente, si faceva vedendolo.
Sorrisi: << Ti racconto dopo >>
<< Va bene, ci vediamo a casa >>
<< Ciao >>.
Guardai An e Marti. Anche loro, nel frattempo, si erano ricordate di avere delle famiglie.
Parlai con voce malinconica: << Mi dispiace, ma noi dobbiamo proprio andare >>
<< Non restate a cena con noi? >>
<< Ci farebbe piacere, veramente, ma...>>, poi Marti si interruppe. Sicuramente le era venuto in mente qualcosa e, pensavo anche di sapere cosa. Mi guardava con uno sguardo implorante. Anche An aveva compreso l'oggetto della nostra muta conversazione e, come Marti, voleva che la mia risposta alle loro silenziose domande fosse affermativa.
I ragazzi ci guardavano curiosi.
Alzai gli occhi al cielo divertita:<< Va bene, va bene! >>.
Mi rivolsi a tutti sorridendo:<< Possiamo andare al ristorante dei miei >>.
<< I tuoi genitori hanno un ristorante? Fantastico! >>. Niall era entusiasta.
<< In realtà, il locale è di mio padre, ma ci lavora anche mamma... >>
<< Questa sì, che è una bella notizia! >>.
Veramente non pensavo che la mia proposta avrebbe riscosso tutto quel successo, però mi faceva piacere. E poi sarebbe stata anche una bella pubblicità per il ristorante.
Comunicai l'indirizzo all'autista che subito svoltò a destra per portarci il più rapidamente possibile a destinazione.
<< Dico a Mike di raggiungerci, questa sera avremmo dovuto cenare con lui >>
<< Per me va bene >>. Se c'era posto per otto persone, una in più non sarebbe stata certo un problema.
Presto l'insegna luminosa comparve ai nostri occhi: " Il Pomodoro Rosso".
Alla scelta del nome, com'era evidente, aveva partecipato anche mia madre.
Scesa dalla limousine, entrai nel ristorante seguita dagli altri e vidi mio padre venirci incontro correndo. Il volto sconvolto dallo stupore.
Quando finalmente staccò gli occhi dall'elegante veicolo, la sua voce era tremolante:<< Quella fa, ehm.. parte delle "cose" che sono successe oggi? >>.
Risposi con un largo sorriso:<< Già >>.
Era ancora un po' scosso: << Okay >>.
Mi voltai verso la limousine. Effettivamente sembrava decisamente fuori luogo lì, parcheggiata tra due piccole e vecchie auto, una delle quali, era quella semidistrutta che papà si ostinava ad usare per spostarsi in città. Affermava che fosse << Comoda, veloce e facile da parcheggiare >>.
Se ne era convinto lui...
<< Ho portato qualcuno a cena >>, aggiunsi poi.Gli presentai i ragazzi.
<< Aspettiamo anche un'altra persona, è un problema? >>. Harry stava cercando di essere il più gentile possibile.
<< No >>.
Arricciai il naso. Dopo aver capito chi fossero i miei nuovi amici, papà aveva assunto un colorito verdastro. Rispondeva alle domande solo per monosillabi.
<< Ci sistemiamo dove vogliamo? >>.
Fece un segno affermativo con la testa. Magnifico. Adesso non parlava neanche più. Lo osserva preoccupata mentre si trascinava in cucina.
Occupammo un tavolo più appartato rispetto agli altri. Mike ci raggiunse presto.Dopo che mi aveva salvata dalle grinfie di Bob, provavo verso di lui un'innata simpatia.
Stavamo chiacchierando allegramente, quando ci fu servita la cena.
<< Allora, come mai siete venuti in Italia? >>, chiese Marti. Per tutto il pomeriggio avevamo evitato di parlare del loro...lavoro.
Vidi Mike sorridere per la domanda.
<< Esattamente? >>, Louis sorrise, mentre assaggiava gli spaghetti: << Non lo sappiamo >>
<< In che senso, non lo sapete? >>. Ero sbalordita.
<< Non ne abbiamo la più pallida idea. Mike ci ha detto solo che l'evento sarebbe cominciato tre giorni dopo il nostro arrivo >>, rispose Zayn.
Avevano affrontato quel viaggio senza sapere perchè. Assurdo.
<< Il gran giorno è domani. Non è che, per caso, voi avete un'idea di quale possa essere questo famoso evento? >>, ci chiese Liam.
<< Uhm... >>
Iniziai a pensare a tutte le cose che sarebbero successe in città quella settimana. Non mi veniva in mente niente. Ad un tratto però, prese forma nella mia mente un'ipotesi a dir poco assurda.
Il boccone mi si bloccò in bocca e, per mandarlo giù, fui costretta ad ingurgitare due bicchieri d'acqua.
No, non era possibile.
Guardai le mie amiche. Entrambe avevano un'espressione abbastanza sconvolta da farmi capire che, la mia idea, non era poi così assurda.
I ragazzi si accorsero della nostra strana reazione alla domanda.
<< Si puo' sapere che avete? >>. Harry appariva preoccupato.
<< Ci guardate come se fossimo degli alieni >>, disse Niall alzando un sopracciglio.
<< No, è solo che...>>. Non riuscivo a trovare le parole giuste per dirglielo. Non avevo intenzione di scioccarli, ma pensai che il modo più rapido fosse anche il migliore. Respirai a fondo e poi, con voce solenne, dissi: << Domani c'è la cerimonia d'apertura delle Olimpiadi >>.
Strabuzzarono talmente tanto gli occhi che quasi gli caddero nel piatto. Harry, che stava bevendo, sputò tutta l'acqua, innaffiando il cellulare di An.
Niall rischiò di strozzarsi con uno spaghetto e Liam cominciò a dargli delle forti pacche sulla schiena.
Nessuno parlava. Tutti gli sguardi erano rivolti verso di me. Alzai le spalle.
Lentamente ci girammo verso Mike. Era l'unico che non aveva ancora smesso di mangiare.
Sentendo otto paia di occhi puntati su di lui, finalmente posò la forchetta. Si pulì la bocca con un tovagliolo e poi versò del vino nel suo bicchiere. Lo sorseggiò tranquillo.
Noi aspettavamo solo un suo cenno. Pendevamo dalle sue labbra.
Alla fine parlò, la voce era calma, ma si capiva perfettamente che si stava trattenendo a fatica dal ridere: << E' vero, parteciperete alla cerimonia >>.

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1010029