The drug in me is you;

di Momos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


-Isabel muoviti, dobbiamo essere dall'altra parte della città tra 30 minuti- urlava Guen, la classica ragazza tutta rock'n'roll, converse nere, shorts pieni di catene, maglia dei Nirvana e gilet di Jeans chiaro, pieno zeppo di spille. Aveva due caratteristiche che la contraddistinguevano, una chioma folta rossa fuoco e gli occhi. Uno verde intenso, l'altro per metà verde per metà grigio. Isabel le ripeteva che in qualche vita precedente lei era stata sicuramente un meraviglioso felino e che gli occhi fossero rimasti sempre gli stessi. Rimbombò nella casa il rumore di una vecchia porta cigolante. -Oh, ce l'hai fatta! Pensavo ti fossi addormentata li dentro- disse Guen con i suoi modi un pò sgarbati vedendo Isabel uscire lentamente dal bagno. Lei rise -Mi hai dato un ottima idea! La prossima volta posso addormentarmi mentre aspetto l'acqua calda- ironizzò la ragazza mingherlina dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri come il cielo d'estate contornati da una linea nera di matita -e poi, se permetti, oggi dobbiamo lavorare per i Falling in Reverse, devo sistemarmi bene- disse ancora lei. Presero tutto l'occorrente e scesero giù in strada per prendere la macchina. Guen e Isabel erano due costumiste, due coinquiline, due smemorate ma soprattutto due grandi amiche dai tempi delle elementari.

-Senti, dobbiamo sistemare quella casa! Non funziona nulla- sbottò Isabel

-Ce l'hanno data solo per questo periodo, che ti aspettavi una villa con tanto di piscina? E poi tra una settimana chissà dove ci diranno di andare che intenzioni hai, sistemare tutte le case in cui andremo a vivere?- le rispose l'amica entrando nel parcheggio. Isabel la guardò sorridente e le strinse le guancie, come sempre da quando si conoscevano

-ma come sei bella Guen- le disse dolcemente, lei scosse la testa

-non mi incanti come una volta Isabel!- le rispose ridendo.

Entrarono nel palazzetto, mostrarono i pass e seguirono le indicazioni per arrivare ai loro camerini.

-ovviamente non sono arrivati- sbuffò Guen.

-ma smettila di lamentarti- rise Isabel -andiamo un pò fuori- disse tirandola per un braccio -voglio vedere quanta gente c'è a fare la fila, come li invidio anche io vorrei assistere al concerto- continuò. Uscite dal palazzetto girarono l'angolo e rimasero a bocca aperta. Davanti a loro una distesa di ragazzi e ragazze erano lì, sotto al sole ad aspettare pazientemente. Le due ragazze si avvicinarono alla folla che iniziava a scrutarle dalla testa ai piedi.

-Hanno i pass- urlò ad un certo punto una ragazza, la folla iniziò ad agitarsi e a urlare mille domande.

-Diteci solo se sono arrivati!- chiese sempre la stessa, Isabel sorrise

-Per ora non ci sono- rispose. Tutti sbuffarono. La tasca della bionda iniziò a vibrare così estrasse il suo cellulare e rispose. La chiamata fu breve e coincisa. Isabel ripose il cellulare nella tasca dei suoi Jeans e urlò -sono arrivati!- un attimo prima di afferrare Guen sottobraccio e tirarla via di corsa.

-Isabel, non correre! Perchè hai tanta fretta!? Non corri mai quando sei in ritardo!- le disse Guen affannata, Isabel la guardò seria e sbuffò

-Sono arrivati, non hai sentito?! Lo sai che mi piacciono tantissimo e poi ho un debole per Ronnie- le rispose lei. Si fermarono prima in bagno. Isabel si sistemò i lunghi capelli biondi, si ripassò la matita nera intorno agli occhi e prese per mano Guen.

Bussarono alla porta. Isabel teneva stretta la mano di Guen che ogni tanto muoveva per evitare che si addormentasse sotto la forte presa della sua amica. La maniglia si abbassò e da dietro alla porta comparve Derek. Guen spinse dentro Isabel che si era tutto ad un tratto pietrificata. I ragazzi si alzarono in piedi.

-e voi siete?!- chiese Ronnie, l'unico rimasto seduto. Guen pizzicò Isabel

-siamo le costumiste, ci hanno detto di venire- rispose alla fine timidamente. Non c'erano dubbi sul fatto che Ronnie facesse un certo effetto su di lei.

-Ah siete voi! Bene, vi stavamo aspettando. Aiutate Ron vi prego!- le implorò ridendo Ryan. Ronnie rise e scosse la testa

-Amico, loro ci vestono, non fanno miracoli!- gli disse ridendo

-No, davvero grazie amici. Voi si che mi fate sentire amato come in una famiglia, anche io vi voglio bene!- rispose Ron. Tutti risero.

-Non ci avete ancora detto come vi chiamate- disse poi Jacky guardandole

-Io sono Guen e lei è Isabel ma non perdiamo tempo! Avete portato qualcosa con voi?!- chiese Guen cambiando discorso. Non le piacevano, e questo era chiaro. I ragazzi si guardavano, forse i modi di Guen erano un pò aggressivi a volte, e questo, glielo ripeteva in continuazione anche Isabel ma lei non intendeva cambiare.

-Si, se vuoi venire a vedere sono nel nostro furgone, proprio accanto al mio accogliente letto- rise Ronnie alzandosi in piedi. La rossa si avvicinò minacciosa a lui che si ritrovò con il naso di Guen distante un respiro dal suo.

-se vuoi provarci fallo con qualcun'altra, non so se te ne sei accorto, nel caso contrario te lo dico apertamente. Mi stai sulle palle.- disse Guen scandendo bene le parole. Forse nessuna ragazza si era mai rivolta così a Ronnie, per questo si alzò nella stanza un -oooh- generale.

-Mi piacciono le sfide bella roscia- la provocò Ronnie. Guen spinse giù a sedere Ronnie e si allontanò furiosa. Isabel aveva gli occhi sbarrati, la sua migliore amica aveva appena trattato di merda uno dei suoi cantanti preferiti e lei non era neanche riuscita a presentarsi.

-Comunque la nostra roba è qui- disse Ryan spezzando il freddo silenzio.

Guen lo seguì trascinando con se Isabel. Rimasero un pò tra vestiti, scarpe e accessori. Isabel seguiva la sua amica in silenzio. Guen era consapevole che i silenzi di Isabel erano molto peggio di una brutta litigata.

-Parla. Tanto lo so che muori dalla voglia di dire qualcosa- le urlò Guen.

-Come ti è passato in mente di trattare così Ronnie? Hai presente l'umorismo? Ne hai mai sentito parlare Guen?- le urlò la bionda

-Senti, non ho intenzione di litigare con te per quello là. Lo sai come sono fatta e sai benissimo che le faccie da...- Guen si trattenne -le persone come lui mi fanno schifo- finì la frase ricominciando a guardare i vestiti

-ma neanche lo conosci Guen!- disse Isabel seguendola di nuovo.

Aveva afferrato svariati vestiti mentre camminavano, afferrò l'ultima maglia e guardò Isabel -fidati, persone come lui non serve conoscerle per capire come sono- le rispose la rossa troncando il discorso. Isabel arrossì appena realizzò di aver difeso spudoratamente Ronnie in sua presenza. I vestiti erano nella stessa stanza dei ragazzi solo divisi da una tendina colorata. Guen distribuì i vestiti ai ragazzi e poi si fermò di fronte a Ronnie.

-non ho trovato i tuoi, posso sapere dove sono?- chiese Guen cercando di mantenere la calma. Ronnie indicò la porta rivolta verso il corridoio.

-Nel mio camerino- rispose con tono provocatorio. Guen rise,

-Isabel, vai tu con Ronnie a prendere i suoi vestiti?- rispose Guen. Isabel stava aiutando Ron a legare un gilet così guardò Guen e scosse la testa.

-sembra che dovrai venire tu con me- disse Ronnie soddisfatto. Guen spalancò la porta e uscì nel corridoio. Ronnie camminava lentamente

-senti possiamo sbrigarci? Non ho tutta la serata- lo incitò Guen,

-come vuole signorina Guen- rispose Ronnie accellerando il passo. Arrivarono in fondo al corridoio, Ronnie aprì la porta e accese la luce.

-Li ci sono i miei vestiti- disse indicando un armadietto. Guen entrò e si diresse subito verso i vestiti senza guardarsi intorno. Rimase li davanti per qualche minuto, alla fine afferrò Jeans, maglia, cinta, vans e li lasciò su uno dei divanetti messi nella stanza. Guardò Ronnie, gli fece un finto sorriso e uscì sbattendo la porta. Tornò dagli altri e li trovò a chiacchierare con Isabel che sembrava stranamente a suo agio.

 

 

 

 

 

-Dov'è Ronnie? Dobbiamo andare- chiese Ron guardando Guen

-Ho capito. Vado a chiamarlo, sarà rimasto nel camerino- rispose lei.

Guen uscì dalla stanza, non era sua madre eppure doveva vestirlo e andarlo a cercare per evitare che facesse tardi. Spalancò la porta del camerino aspettandosi di trovare Ronnie comodamente seduto su uno dei suoi divanetti al telefono. Quando la aprì invece, si trovò di fronte a tutt'altra scena. Era tutto buio e silenzioso, così a tastoni trovò l'interruttore. Appena accese le luci vide Ronnie addormentato su uno dei suoi divanetti con le cuffiette nelle orecchie e l'ipod nelle mani. Guen si avvicinò a Ronnie e si accovacciò vicino al divanetto. Iniziò a scuoterlo

-Svegliati simpaticone!- ripeteva Guen. Ronnie aprì piano gli occhi e Guen si allontanò subito da lui.

-che vuoi rossa?- chiese Ronnie sbadigliando. Guen indicò l'orologio appeso sulla parete. Ronnie si alzò subito in piedi, si stiracchiò e si mise davanti allo specchio per ripassarsi il trucco.

-Che fai non vuoi lasciarmi da solo?- chiese Ronnie ridendo

-mi assicuro solo che tu non ti riaddormenti appena io mi giro- rispose lei.

Ronnie posò la matita nera, si sistemò i capelli, si infilò gli occhiali neri e uscì dalla porta seguito da Guen. I ragazzi erano già tutti in corridoio, pronti ad andare.

-Finalmente sei arrivato- disse Jacky,

-si era addormentato il signorino- rispose Guen scuotendo la testa

-lo fa ogni volta, ecco perchè arriviamo sempre in ritardo- rispose derek.

Tutti risero, compreso Ronnie. Salutarono Guen e Isabel e scesero giù nel backstage. Le amiche scesero al parcheggio, salirono in macchina e tornarono a casa. Ordinarono una pizza per cena.

-Isabel, volevo chiederti scusa per come mi sono comportata- disse Guen

-Scusami tu, non dovevo difendere Ronnie senza neanche conoscerlo, può essere che hai ragione- le rispose la bionda sorseggiando la sua coca cola

-forse, chi lo sa. Tanto ormai chi li vede più- rispose Guen afferrando la sua birra fredda, sbattè la bottiglia di vetro contro il metallo della coca cola e sorrise. Il telefono squillò e Guen svogliatamente rispose.

-signorina Guen- risuonò la voce del loro capo. Guen prese un respiro profondo -posso parlarle?- chiese lui

-Dica pure- rispose cercando di essere il più gentile possibile

-La band ha chiesto di voi due per tutta la durata del tour- disse secco -e ovviamente essendo il vostro capo, ho detto che andava bene anche per voi, spero non sia un problema! A domani Guen- disse il capo. La rossa sbattè il telefono sul tavolo e guardò Isabel.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-Cos'è successo? Chi era al telefono?- chiese preoccupata

-La band ha chiesto di voi per tutta la durata del tour e io ho detto di si essendo il vostro capo- ripetè Guen imitando la voce del boss. Isabel morse la pizza e sorrise,

-non sono male dopo tutto, a me non dispiace- rispose. Guen la guardò

-non sono male? Questo significa dover passare non so quanto tempo con quello là! No, no non ci sto- ripetè Guen afferrando di nuovo il telefono. Isabel la prese per le spalle e gli strappò il telefono dalla mano

-Guen, ma che dici! Ce hai intenzio di fare, lasciare il lavoro? Pensa che dovrai solo vestirli mica devi per forza parlarci. Ricordati che con quei soldi ti ci paghi i tatuaggi, i pircing gli accessori vari e tutti i milioni di cd che ci sono li dentro!- disse Isabel indicando la stanza di Guen.

-Ma io non lo sopporto!- dissse Guen sbattendo i piedi come una bambina

-secondo me un pò ti piace invece- rispose Isabel. La rossa rise

-non dire scemenze Isabel, sei sicura fosse solo coca cola? Non c'era neint'altro li dentro?- le rispose Guen bevendo un sorso dalla lattina dell'amica.

 

Guen non riuscì a chiuedere occhio per tutta la notte. Continuava a girarsi e rigirarsi nel letto finchè non decise di alzarsi. Accese il suo computer e cercò su youtube questi Falling in Reverse. Avrebbe dovuto passare con loro molto tempo, voleva almeno sapere che tipo di musica facessero. Si infilò le sue cuffie e iniziò ad ascoltare. La voce di Ronnie era particolare quando parlava ma non avrebbe mai immaginato potesse essere così meravigliosa quando cantava. Guen amava la musica più di se stessa ma era molto selettiva. Ti accorgevi subito quando una canzone non le piaceva, bastava guardare i suoi piedi. "Se il piede non si muove la canzone è bocciata" diceva Isabel. E quei piedi si muovevano solo in poche situazioni. I Falling in Reverse gli piacevano e anche parecchio. Passò tutta la notte ad ascoltare loro pezzi, erano tutti carichi di energia e emozioni.

 

 

 

Guen si svegliò dolorante. Si era addormentata con le cuffiette e il computer acceso. Nella notte si era arrotolata alle cuffie facendo rimanere in bilico tra il pavimento e il letto il pc. Impiegò qualche minuto a sciogliere le cuffie e rimettere tutto in ordine. Uscendo dalla stanza vide Isabel già vestita che stava bevendo un caffè. Si trofinò gli occhi pensando stesse ancora sognando.

-Isabel- disse Guen sorpresa -già sveglia?-

-sei sorpresa?- rise Isabel -ha chiamato il capo, dobbiamo tornare allo stesso palazzetto di ieri e lì ci spiegherà tutto- continuò la bionda. Guen si mise comodamente seduta sul divano a mangiare un pacchetto di biscotti.

-tra quanto è l'appuntamento?- sbadigliò la rossa

-alle 10 e mezza- rispose la bionda. Guen guardò l'orologio e urlò

-Bella bionda sono le 10! Perchè non mi hai svegliata prima?!-

-Guen, cosa aspetti muoviti allora!- rise Isabel.

Guen corse a vestirsi, prese a caso qualcosa dall'armadio e corse al bagno. Odiava fare le cose di corsa ma convivendo con Isabel aveva rinunciato all'idea di essere in anticipo ma sempre in ritardo. Si vestì più velocemente possibile, ripassò il trucco del giorno prima e uscì dal bagno afferrando le chiavi della macchina. Isabel la seguì e insieme scesero. La bionda al volante era capace di creare fila su una strada deserta così Guen si mise seduta al posto del conducente e ignorando le lamentele di Isabel partì. Riuscirono ad arrivare con soli cinque minuti di ritardo. Guen già si era preparata alla sgridata del capo, invece, quando salirono le scale lo trovarono solo in corridoio.

-Salve Signor Madison! Scusi il ritardo- salutò gentile Isabel, Guen fece solo un cenno con il capo.

-Tranquille, a quanto pare la puntualità non è il loro forte- rispose lui. Dalle scale iniziava a sentirsi un gran baccano, risate e battutine. La bionda era agitata, si arrotolava nervosamente i capelli sulle dita e si mordeva il labbro inferiore. Guen la guardò e sorrise, era sempre stata così, ogni volta che doveva incontrare qualcuno di importante. Un pò la invidiava, sembrava così spensierata e in un certo senso anche bambina.

-Ciao ragazzi- Isabel si avvicinò per salutarli, Guen rimase ferma e salutò con un semplice -ciao- a mezza bocca. Il capo li portò tutti in una grande stanza, li fece accomodare e con il suo classico tono spiegò meglio tutto.

-Allora, vi ho chiamati per accordarci bene- disse, -Guen, Isabel, ieri vi ho detto che loro hanno chiesto di voi ma non mi è sembrato giusto aver accettato al posto vostro, quindi, ve lo chiedo ora. Siete d'accordo? Se si, potete andare via già oggi- disse il signor Madison.

Isabel sorrise e annuì -per me non c'è problema- Guen li guardò tutti, uno alla volta. Aveva la possibilità di scegliere. Iniziò a ticchettare con la punta delle dita sul tavolo per calmarsi un pò. Si sentiva tutti gli occhi puntati addosso, soprattutto quelli di Isabel. Voleva davvero lasciarla da sola?

-Guen, accetti?- fermò le sue dita con la mano Ronnie, lei lo guardò

-solo perchè non voglio lasciare Isabel da sola- rispose alzandosi dalla sedia e sbattendo la porta mentre usciva. Gli altri si alzarono con calma e stringendosi la mano uscirono dalla stanza lasciando il capo da solo.

-dov'è andata Guen?- chiese Derek

-sicuramente al bar- rispose Isabel scendendo le scale. Tutti la seguirono fino al piccolo bar dove trovarono Guen seduta ad un tavolo con una birra in mano. Ronnie si mise seduto di fronte a lei

-lo sai che fa male bere di mattina?- le disse. Non aveva il suo tono di sfida come sempre, Guen posò la birra e lo guardò

-non mi pare sia così piccola da aver bisogno dei tuoi consigli e non mi pare neanche che tu sia mia madre- rispose lei con i suoi soliti modi

-ma sei così antipatica solo con me?- chiese lui avvicinandosi con il viso

-si- rispose secca lei e si alzò lasciando i soldi sul tavolino. Isabel sbuffò e si mise seduta al suo posto.

-non ho intenzione di seguirla ancora- disse vedendo Ronnie seguirla con lo sguardo. -senti Ronnie, la conosco Guen. Ci sono cresciuta con lei, entro questa sera partirà con noi- Isabel cercava di tranquillizzare tutti quando lei era la prima ad essere agitata, non aveva mai visto Guen così. La rossa era sempre stata scontrosa ma dopo un pò decideva di conoscere le persone e cambiava completamente. Era sempre così.

-io vado a cercarla, proprio non capisco perchè mi odi- disse Ronnie alzandosi dal tavolino seuguito dagli sguardi di tutti. Cominciò a camminare con la sua solita tranquillità fino ad arrivare proprio sul palco dove avevano suonato la sera prima. Seduta a terra, con le spalle appoggiate al palco c'era Guen. Ronnie camminava così piano da far sembrare più pesante il suo respiro. Si mise seduto al suo fianco e gli prese una cuffietta.

-cosa vuoi Ronnie?- chiese la rossa senza neanche guardarlo

-vorrei solo sapere perchè mi odi tanto- chiese lui, Guen rise

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


-è inutile che ti spieghi il perchè, non capiresti- le rispose lei

-provaci, non sono tanto stupido! La droga e l'alchool mi ha bruciato milioni di neuroni ma non sono del tutto scemo- ironizzò lui. Guen rise

-non mi va, mi sentirei una stupida- rispose la rossa abbandonando il tono di sempre. Ronnie si sistemò di fronte a lei

-facciamo così, me lo racconterai quando ti andrà- le propose. Per la prima volta Guen alzò lo sguardo e sorrise annuendo.

-ti va di raccontarmi la tua di storia?- chiese Guen. Ronnie fece spallucce

-Non c'è molto da dire. Sono Ronnie, ho 28 anni e sono un cantautore. Non ho mai conosciuto mia madre ma non mi interessa, sono cresciuto con mio padre che ringrazio sempre e mio fratello. Ho passato gli ultimi anni in carcere e gli anni precedenti non facevo altro che bere e drogarmi. Ho buttato tanti, troppi anni così e ora sono pulito e felice- Ronnie racconò brevemente la sua vita, -non è molto interessante- disse poi alla fine.

-e non ti importa sapere perchè tua madre ti ha abbandonato?- chiese Guen

-sinceramente? Se l'ha fatto meglio così. Se fosse rimasta magari sarei diventato anche peggio di come ero. Insomma, avrà avuto i suoi buoni motivi per andarsene. Per fortuna c'era papà, lui mi ha sempre sostenuto- Ronnie cambiava quando parlava della sua storia, si agitava un pò e Guen lo notava perchè iniziava a giocare con la zip della sua felpa.

-Isabel aveva ragione, forse non sei così antipatico- disse la rossa dandogli una pacca sulla spalla. Ronnie rise e si rimise al suo fianco.

-cosa stavi ascoltando prima?- chiese infilandosi la cuffietta che era rimasta a penzoloni. Guen rise e gli mostrò la canzone timidamenete, per la prima volta. Ronnie si strofinò gli occhi,

-ti apprezzo come cantate, puoi chiedere a chiunque non sono una che scherza con la musica. Sono molto selettiva e...cavolo voi siete proprio forti!- disse Guen ridendo, -hai una bella voce, scrivi dei bei testi e delle belle melodie, davvero- continuò Guen. Ronnie fece come per inchinarsi

-grazie rossa! Tu suoni qualcosa?- le chiese Ronnie continuando a scorrere tra i vari artisti presenti nell'ipod di Guen.

-suono il basso- rispose lei salendo sul palco. Ronnie alzò lo sguardo

-dove vai ora? Devo inseguirti ancora?!- domandò preoccupato, Guen rise

-volevo solo farti sentire come suono, ma qui non c'è un basso!- rispose. Ronnie rimase giù, appoggiato con le braccia sul bordo del palco

-lì c'è una chitarra se vuoi- disse Ronnie indicando una chitarra appoggiata in un angolino, Guen la afferrò la collegò all'amplificatore e si mise seduta a terra. -Fammi sentire qualcosa rossa- disse Ronnie guardandola

-è una mia canzone, sei la seconda persona a cui la faccio sentire- le rispose Guen iniziando a suonare. Aveva scritto quella canzone pensando a degli episodi della sua vita. In quella canzone c'erano piccole parti di lei, una parte della sua breve infanzia, della sua brutta adolescenza e poi Isabel. Il suo sole, anche se non lo dimostrava spesso Guen considerava Isabel il suo angelo custode venuto per salvarla. Cantava con una voce roca, quasi rotta dal pianto. Ronnie finita la canzone salì sul palco.

-complimenti rossa, sono bellissime le parole ma, è tutto vero quello che racconti?- le chiese Ronnie aiutandola a tirarsi su. Guen posò la chitarra, si strinse nelle spalle e annuì -sono solo piccole parti- disse lei.

Ronnie si avvicinò a lei e la accarezzò sul braccio. Non voleva sbilanciarsi e questo era ovvio. Il viso di Guen si riempì di nuovo, dopo tanti anni, di piccole lacrime che iniziarono a rigarle il viso. La rossa si tuffò tra le braccia di Ronnie. Dopo tanti anni stava piangendo di nuovo, stava sfogando tutta quella rabbia che aveva dentro da tutta una vita nei confronti della sua "famiglia".

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Sentirono la porta aprirsi alle loro spalle, ma nessuno dei due si mosse. Guen si sentiva finalmente libera di piangere e Ronnie aveva capito perchè quella ragazza era così scontrosa con il mondo, ne aveva passate troppe. Guen prese un bel respiro, strinse un ultima volta Ronnie e guardò gli altri.

-Guen, perchè piangi?- le chiese Isabel avvicinandosi a lei

-Sto bene, ho solo cantato la canzone- le rispose la rossa, sicura che l'amica avrebbe capito. Isabel la strinse forte poi la guardò

-ma tu guarda, prima lo odi e poi gli fai sentire la tua canzone! Guen, non ti capirò mai- le disse ridendo. Guen guardò Ronnie e rise

-ho scoperto di avere tante cose in comune con lui. Avevi ragione, come sempre Isabel, in fondo non è poi così tanto male- disse Guen ridendo

-non sono poi così tanto male?! Faccio progressi- rispose Ronnie soddisfatto.

-non vorrei rovinare il momento, ma dovremmo andare- disse Jacky

-giusto, allora vieni con noi?- chiese Ronnie a Guen. La rossa guardò l'amica, rise e annuì.

Uscirono insieme in corridoio e si avviarono verso il tourbus.

-sono contenta che alla fine hai deciso di venire- le disse Isabel -ma cos'è che ti ha fatto cambiare idea su Ronnie, sul viaggio, e su tutto?!-

-Lui mi ha raccontato la sua vita, e mi ci sono riconosciuta un pò. Non ho idea di come abbia fatto ma...è riuscito a farmi fidare di lui tan..- Isabel la interruppe -tanto da fargli ascoltare la tua canzone- disse l'amica che poi continuò -è strano sai? Fino a qualche ora fa lo odiavi, e ora? Gli hai fatto ascoltare pezzi della tua vita. Forse è stato capace di smuovere qualcosa dentro di te come nessun altro. Non dimentichiamoci che hai pianto fra le sue braccia! Da quant'è che non piangevi Guen?- La rossa rise,

-una vita intera- rispose un attimo prima di salire sul bus.

I ragazzi fecero strada alle due amiche all'interno del gigantesco bus.

-questi sono i vostri letti- disse Ron indicando due lettini a scomparsa infilati uno sopra l'altro. Guen li guardò e si sentì mancare l'aria mentre Isabel iniziò a ridere e si sdraiò subito.

-Io lì non ci dormo, te lo posso giurare!- urlò Guen

-ecco che inizi a fare di nuovo l'antipatica- le rispose Ronnie seduto sul divano. Guen gli si piazzò davanti e gli coprì la tv.

-soffro di claustrofobia, se vuoi uccidermi obbligami a dormire li- rispose lei incrociando le braccia, Ronnie sbuffò

-ci mancava questa!- disse poi Ryan -dormiamo tutti in letti così-

-tutti tranne me- se ne vantò Ronnie ingenuamente. La rossa sorrise

-grazie Ronnie che rinunci al tuo letto per cederlo a me- rise Guen

-Rossa, stai scherzando? Io cedere il mio letto? Semmai condividerlo- rispose Ronnie facendo le sue solite battute, Guen diventò seria

-smettila scemo, ci metto poco a tornare come ero ieri eh- rispose

-ma io voglio dormire nel mio letto!- si lamentò come un bambino. Guen si mise seduta sul divano, ci saltellò un pò sopra e sorrise

-mi metto sul divano allora!- disse. Tutti la guardarono e fecero spallucce.

Guen rimase seduta lì per tutta la serata, non aveva l'abitudine di cenare. Si erano messi a giocare a guitar hero finchè Isabel non si era adormentata sulla spalla di Jacky che per non svegliarla l'aveva presa in braccio e portata nel suo letto. Gli altri avevano deciso di andare a dormire per lasciare il divano libero a Guen, che nel frattempo si era messa comoda

-sei strana in tuta lo sai?- le disse Ronnie prima di andare a dormire. Guen odiava farsi vedere in tuta ma non gli piacevano i pigiami così per non dormire in jeans usava delle vecchie tute. Si spensero tutte le luci e Guen, come tutti rimase sola al buio.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Quel divano non era poi tanto comodo, dovette ranicchiarsi per entrarci tutta. Dopo aver cambiato mille posizioni per cercare quella più comoda si alzò in piedi. La stanza di Ronnie era proprio in fondo al corridoio, così attenta a non svegliare gli altri silenziosamente aprì la porta della camera dove si pregustava un morbido letto. Il suo piano era dormire lì e svegliarsi presto per tornare sul divano prima che tutti si svegliassero. Guen cercando di fare meno rumore possibile si sdraiò accanto a Ronnie e si addormentò. Aveva ragione Ronnie, quel letto era davvero molto comodo e neanche lei lo avrebbe ceduto a nessuno. Guen non era capace a dormire immobole sullo stesso punto. Durante la notte iniziò ad agitarsi finchè Ronnie non si ritrovò senza cuscino e si svegliò per vedere cosa fosse successo. Iniziò a cercare il cuscino finchè non sentì qualcosa di morbido e umano. Accese una piccola lampada messa sul comodino e si voltò a guardare. Guen era dolcemente sdraiata accanto a lui con il suo cuscino stretto al petto. Ronnie rimase un pò a guardarla. Mentre dormiva sembrava più dolce, quasi una bimba. Spazzò via quel pensiero quando si ricordò come lo aveva trattato il primo giorno nel camerino. Le spostò i capelli da sopra il viso attento a non svegliarla e si sdraiò di nuovo accanto a lei. Ora che conosceva la sua storia sentiva il dovere di proteggerla e non permettere a nessuno di ferirla di nuovo. Facendo attenzione cercò di sfilare il cuscino dalle braccia di Guen che lo teneva ben stretto a se. Riuscì a riprendersi il suo cuscino ma appena chiuse gli occhi si sentì afferrare all'altezza dello stomaco.

-dovevo lasciarle il cuscino!- si sussurrò da solo. Guen gli si era letteralmente attaccata alla vita e aveva appoggiato la testa sulla sua pancia nuda. Come poteva dormire in quello stato Ronnie? Cercò di liberarsi dalla sua forte presa ma Guen iniziò a sussurrare qualcosa che Ronnie non riuscì a capire. Esasperato e stanco rinunciò e avvolse Guen con il suo braccio e si accucciò a lei. Riuscì a prendere sonno solo quando ormai un pò di sole entrava debole dalle finestre. Non capiva il motivo della sua agitazione, aveva dormito molte volte con altre ragazze ma avere Guen così vicina gli provocava un batticuore fortissimo.

La rossa iniziò a svegliarsi disturbata dal sole che ormai era ben fissato in cielo, quando aprì gli occhi sperava stesse ancora sognando. Ritrasse subito le braccia e si alzò dal letto facendo svegliare Ronnie.

-Buongiorno Rossa- disse sbadigliando. Guen arrossì e si strofinò gli occhi sbavandosi tutto il trucco.

-cosa ci fai tu qui?- urlò lei guardandolo. Ronnie rise

-è la mia camera, piuttosto tu cosa ci fai qui!?- le disse Ronnie. Guen si diede una botta sulla fronte. Il divano, il piano, era andato tutto storto.

-non doveva andare così!- disse lei, -è solo che il divano era scomodo e tu eri l'unico ad avere un letto normale e avevo pensato di dormire qui e poi svegliarmi prima che tu te ne fossi accorto- disse Guen abbassando lo sguardo. Ronnie si mise seduto sul letto e le sorrise

-ma non devi scusarti, era solo per sapere. Se vuoi puoi rimanere- disse lui tranquillo e a suo agio a differenza di Guen che era molto agitata e per niente tranquilla. Lo guardò e si voltò andando verso la porta. Ronnie prontamente l'afferrò per il polso -dove vai ora?- le chiese.

-non volevo disturbarti, ti lascio dormire in pace- rispose lei cercando di liberarsi dalla sua presa -mi lasci?!- disse alterata. Ronnie lasciò la presa e Guen abbassò la maniglia ma rimase ferma li, si voltò e gli sorrise

-magari ne approfitto per altri 5 minuti- disse richiudendo la porta.

-allora non sei così antipatica come credevo- disse Ronnie ridendo, Guen gli fece la linguaccia e si sdraiò di nuovo.

-posso chiederti una cosa Rossa?- disse Ronnie, Guen annuì -perchè dormi con qualcosa stretto a te?- passarono vari secondi prima che Guen rispose

-perchè sentire qualcosa stretto a me...mi fa sentire protetta. So che può sembrare stupido perchè un cuscino non può proteggerti ma a me basta- rispose Guen giocherellando con il laccio della sua tuta. Ronnie non rispose, si sdraiò solamente, nella stessa posizione della notte prima. Guen per un attimo si tolse quella sua corazza e si sdraiò di nuovo. Lo strinse alla vita e posò delicatamente la testa sulla sua pancia. A Ronnie venne spontaneo accarezzargli i capelli aspettandosi una reazione scontrosa da parte della rossa che invece rimase lì, in silenzio sotto le carezze di Ronnie. Si riaddormentarono entrambi finchè la porta della stanza non si spalancò.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Jacky entrò -Ronnie devo parlarti, urgentemente si tratta di...- si interuppe vedendoli insieme -ho interrotto qualcosa?- chiese poi guardando Guen.

-Perfetto, ora dovremmo dare anche spiegazioni- disse Guen -Stammi bene a sentire- urlò la rossa -io sono qui perchè il divano era scomodo e quindi mi sono intrufolata nel suo letto questa notte solo che non ho un sonno tranquillo quindi Ronnie se ne è accorto e ora eccoci qua- disse Guen

-è tutto un malinteso- disse poi Ronnie.

-volete che creda sia un malinteso? Ok, è un malinteso! Volete che creda sia come dice Guen? Ok, è come dice Guen- disse Jacky abbassando lo sguardo

-smettila scemo, è davvero un malinteso!- disse Ronnie lanciandogli il cuscino. Jacky fece spallucce, gli lanciò indietro il cuscino

-Sentimi bene, se ne fai parola con qualcuno giuro che ti polverizzo, nessuno deve sapere!- disse Guen con tono minaccioso. Jacky annuì.

-cosa dovevi dirmi?- chiese Ronnie un attimo prima che il ragazzo uscisse dalla porta -no, niente- e uscì.

-cos'ha Jacky?- chiese la Rossa.

-non ne ho idea, dopo ci parlo- rispose Ronnie.

-Meglio che io vada, non voglio creare altri casini! e comunque, continui a starmi antipatico, non farti strane idee- disse la Rossa alzandosi.

Ronnie rise ma non obiettò anche se dentro moriva dalla voglia di farla rimanere con lui. Cosa gli stava capitando? Ronnie si sdraiò di nuovo e sbuffò quando la Rossa uscì.

-troppi pensieri amico?- Ryan era entrato nella stanza e si era messo seduto sul letto. Ronnie sbadigliò e sbuffò di nuovo.

-mi sono appena svegliato e già mi scoppia la testa Ryan!- rispose lui

-vuoi parlarne?- chiese lui amichevolmente, -si tratta di Guen vero?-

-Ryan, ti sei mai sentito battere forte il cuore da aver paura che uscisse fuori quando eri vicino ad una ragazza? Bè,a me non era mai capitato fino a ieri sera- Ronnie odiava parlare delle sue cose, di solito si chiudeva in camera e scriveva ma aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno che sapesse parlare, non gli bastava scrivere su un foglio i pensieri, gli serviva un aiuto, un amico.

-Bè è una cosa bella no? Cioè, significa che Guen non ti è indifferente-

-ed è una cosa bella?- chiese Ronnie facendo spallucce

-Ronnie, ti sei mai innamorato in vita tua?- chiese Ryan confuso

-come faccio a saperlo!?- rispose Ronnie più confuso di prima

-Io sarò anche il timidone del gruppo ma tu Ronnie, come puoi non sapere quando si è innamorati? Insomma, è una bella sensazione. Ti senti felice senza un motivo preciso, hai le farfalle nello stomaco quando sai che vedrai la tua ragazza, ti senti di poter fare tutto anche se ci sono cose che te lo impediscono- Ryan era stato innamorato in passato, questo era ovvio.

-e ti senti il cuore battere forte forte?- chiese Ronnie spaventato. Ryan fece di si con la testa. -No, non può essere!- disse Ronnie stringendo il cuscino

-come non può essere? Capita a tutti prima o poi. E poi Guen è bella!-

-ma come faccio? Insomma, Isabel è la sua migliore amica, litigherebbero e io non voglio la colpa. Cioè, Guen non me lo ha detto ma è ovvio che a Isabel piaccio. Questo so riconoscerlo Ryan- rispose Ronnie, Ryan rise

-aspetta aspetta, a te piace Guen a Guen piaci tu ma tu piaci anche a Isabel che è la sua migliore amica. Amico, che casino!-

-a Guen non piaccio, lei mi odia e ogni tanto mi sopporta ma sono sicuro di non piacerle neanche un pochino. Questo so riconoscerlo!- disse Ronnie dandogli una pacca sulla spalle.

-Ronnie, lascia perdere, non sai riconoscere neanche quello- Ryan si alzò e uscì dalla stanza lasciando Ronnie seduto sul suo letto. Parlare con Ryan era servito, ma gli aveva fatto sorgere altre mille domande a cui lui ovviamente, non trovava nessuna risposta.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


-buongiorno- disse Ronnie entrando in salotto

-buongiorno? Tra poco è ora di cena e tu dici buongiorno!- rise Derek. Ronnie guardò l'orologio, -sono solo le tre del pomeriggio- rispose

-in effetti è strano che tu ti sia svegliato così presto! Qualcosa ti avrà svegliato- disse Jacky ridendo. La rossa lo fulminò con lo sguardo

-qualcosa che potrebbe non far dormire anche te- rispose Ronnie serio

-io dormo benissimo, non ho pensieri ne tantomeno persone attorno- disse scandendo bene la parola persone. Ronnie rise,

-Jacky dormi tu nel mio letto questa sera, secondo me è il materasso che mi fa svegliare. Poi domani mattina mi dici se ho ragione- rispose Ronnie. Forse aveva intuito cosa era successo la mattina quando Jacky aveva improvvisamente cambiato umore. Guen era la causa di tutto.

-non penso che niente o nessuno mi disturberà questa notte- rispose Jacky

-avete intenzione di far capire anche a noi?- chiese Ron

-non c'è niente da capire, ho solo ceduto il mio letto a Jacky per questa notte. Vediamo come ci dorme- rispose Ronnie

-Ceduto? Non avrei mai pensato che lo avresti fatto- rise Ryan

-c'è sempre una prima volta- rispose la Rossa.

-giusto Rossa- rispose Ronnie. Ryan rise e se ne andò.

Appena il salotto fu sgombro Guen prese da perte Jacky

-senti carino, smettila di fare così! Io non voglio che Isabel sappia nulla, non c'è nulla da dire perchè non è successo nulla ma la situazione era abbastanza strana! Se lei soffre per amore sappi che tu soffrirai fisicamente- lo minacciò la Rossa

-ma cosa credi di fare? Sei così magrolina- rise Jacky senza prenderla sul serio. Guen rise con tono amaro.

-faccio boxe da quando ho sedici anni, preferirei non rovinarti il tuo bel visino ma se continui così, non mi lasci altra scelta- rispose lei seria

-ma come sei cattiva, sto morendo di paura!- rise ancora Jacky. La vista di Guen si annebbiò e senza controllarsi stampò sulla guancia del ragazzo il suo destro. Jacky tirò fuori un urlo di dolore che risuonò in tutto il bus. Guen lo guardò massaggiarsi il viso, -stammi lontano- disse prima di andare via. Erano tutti corsi in salotto e alla vista di Jacky avevano iniziato a tempestarlo di mille domande. Appena Jacky riuscì a riprendere respiro li guardò tutti -chiedete a Guen, è lei che mi ha colpito- tutti si voltarono.

-Guen, ma che ti è saltato in mente! Sei impazzita per caso?- le urlò Isabel

-Ho i miei motivi, lo sai che non picchio la gente per hobby- rispose lei

-avresti potuto rompergli qualcosa- ribattè l'amica

-quante storie per un pugno, lui mi ha provocata e io gli ho solamente mostrato la verità- rispose lei senza il minimo interesse.

-e per quale motivo l'avresti provocata?- chiese Ronnie a Jacky

-ora le domande le fai a me? È lei che mi ha dato un pugno- disse Jacky

-ma non credo lo abbia fatto così tanto per fare, cosa le hai fatto?- urlò lui

-ma chi te la tocca la tua Rossa! Tienila pure tutta per te. Non ho intenzione di mettermi in mezzo, godetevi il vostro amore- rispose Jacky

-ma che stai dicendo brutto scemo?!- urlò Guen alzandosi dal divano

-che c'è vuoi darmi un altro pugno?!- la sfidò Jacky. La Rossa si avvicinò pericolosamente a lui -potrei farti troppo male- rispose rimandendo ferma

-Smettetela! Tutti e due!- disse Derek separandoci.

-hai ragione, non devo scendere ai suoi bassi livelli- disse Jacky

-adesso basta, hai veramente superato il limite idiota!- urlò la Rossa liberandosi dalla presa di Derek e lanciandosi letteralmente addosso a Jacky che cadde a terra sotto il peso di Guen. Lei lo teneva per il colletto della maglietta -chiedimi scusa- le urlò lei. Jacky scosse la testa -peggio per te- disse lei caricando il pugno. Si sentii afferrare il polso, così alzò lo sguardo e vide Ronnie accanto a lei che la guardava come volesse calmarla

-Guen, gli fai male!- disse Ronnie cercando di tenere il polso di lei

-è quello il mio scopo- urlò la Rossa liberandosi dalla sua presa. Appena il polso fu libero lo avvicinò violentemente al viso di Jacky che chiuse gli occhi di scatto. La rossa venne presa di peso un attimo prima che riuscisse a stampare un altro pugno sul viso del ragazzo. Guen si dimenava ma erano intervenuti tutti e la tenevano stretta per le braccia e lontana da Jacky che aiutato da Isabel si era andato a mettere del ghiaccio sulla guancia e sulla spalla che aveva battuto mentre cadeva. Guen non riusciva a guardare Ronnie negli occhi talmente si vergognava. Si era ripromessa di controllare la rabbia, ma non ci era riuscita questa volta.

-vieni, andiamo dillà- disse Ronnie prendendola sotto braccio

-dove andate?- chiese Isabel guardando Ronnie

-la porto il camera- rispose, poi guardò Jacky -tranquillo, non ho intenzione di toccarla neanche con il respiro se è questo che ti disturba-

Jacky non rispose, guardò solo altrove.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Entrati in camerca Guen si sdraiò sul letto e scoppiò in lacrime. Capitava troppo spesso ultimamente e questo non le piaceva affatto.

-Scusami Ronnie! Non volevo creare tutto questo casino- singhiozzò

-Tranquilla Guen, non devi preoccuparti. Capita a tutti di perdere il controllo ogni tanto- rispose lui abbracciandola.

-A me non deve succedere- rispose lei stringendosi a lui

-sei umana, è normale capiti- rispose lui. La rossa si staccò

-no Ronnie, a me non deve succedere- urlò -mai più-

-c'è qualcosa che dovrei sapere Guen?- le chiese Ronnie. Guen sentì come se il cuore le venisse trafitto da un pugnale, le faceva male, troppo male ricordare così mentì e rispose di no.

-ne sei sicura Guen?- chiese ancora Ronnie

-ti ho detto che non c'è niente da sapere- ulrò Guen uscendo dalla stanza. In quel momento la cosa che voleva di più al mondo era scendere dal quel dannato bus sul quale desiderava non essere mai salita. Neanche a farlo apposta il pullman si era fermato per una sosta. Erano fermi in un piazzale deserto.

-Chris scendo a fare un giro- disse Guen al conducente del bus

-tranquilla Guen, ti avverto quando ripartiamo! Comunque stiamo fermi per un pò, ho guidato per tutta la notte sono distrutto- rispose stendendo un telo sul prato del pizzale.

-ti lascio il mio numero di telefono, così se mi allontano mi fai uno squillo e torno-rispose Guen salvando sul telefono del ragazzo il suo numero. La Rossa si allontanò senza dire nulla a nessuno, portando con se solo il cellulare, l'ipod e il blocco da disegno. Iniziò a camminare superando il piazzale e ritrovandosi in un meraviglioso boschetto. Si assicurò di essersi allontanata abbastanza dagli altri e si mise seduta. Si mise le sue cuffie e iniziò a disegnare quello che gli passava per la testa. Ogni tanto guardava il cellulare per assicurarsi di non perdere la chiamata di Chris.

Nel frattempo Ronnie era tornato in salotto

-dov'è Guen?- chiese a Ron che fece spallucce -sapete dov'è Guen?- urlò

-no Ronnie, l'abbiamo vista uscire- rispose Derek. -forse è meglio lasciarla da sola un pochino no?- disse ancora Derek

-ma io devo capire- rispose Ronnie.

-ma cosa vuoi capire? quella è una pazza e basta- disse Jacky ancora dolorante

-adesso basta!- urlò Isabel -Ronnie lascia in pace Guen e Jacky smettila di parlare così di lei non la conosci, non puoi giudicarla- Jacky rimase di sasso, Isabel era furiosa, Guen restava comunque la sua migliore amica anche se non appoggiava l'uso della violenza. Ronnie scese dal bus sbattendo la portiera.

-Chris, hai visto Guen?- chiese a lui come ultima spiaggia

-si, è andata da quella parte! mi ha detto di chiamarla quando stavamo per ripartire- rispose disponibile Chris.

Ronnie sorrise e iniziò a camminare alla ricerca di Guen. Iniziò a camminare finchè una folata di vento portò con se il profumo della Rossa, lo avrebbe riconosciuto tra mille così si avvicinò all'albero più grande e vide la folta chioma rossa di Guen appoggiata alla corteccia dell'albero -perchè continui a fuggire da me?- le chiese Ronnie avvicinandosi un pò a lei

-credimi, è meglio per te- rispose lei.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


 

Ronnie non capiva, quella ragazza aveva una corazza impenetrabile, -Guen, andiamo! Non dire queste cose! parli come se fossi una criminale!-disse Ronnie ridendo. Guen rimase in silenzio.

Ronnie si avvicinò ancora a lei e cinse le sue spalle con il braccio. La Rossa si scansò facendo arrossire Ronnie.

-scusami- disse piano lui.

-no, scusami tu...non sono più abituata a queste cose- disse lei.

Ronnie alzò lo sguardo e sorrise, allargò le braccia come se stesse aspettando un abbraccio. Guen sorrise e lo abbracciò forte. Non riusciva a resistere troppo a lungo a quel ragazzo

-Rossa, se hai voglia di parlare, io ci sono sempre- disse Ronnie stringendola a se. La Rossa sciolse l'abbraccio e lo guardò perdendosi nel profondo dei suoi occhi.

-grazie Ronnie- disse lei donandogli un bacio sulla guancia.

La Rossa si mise comoda appoggiando la testa sulla spalla di Ronnie e la mano sul suo ginocchio piegato vicino al volto. Le loro mani si sfioravano appena, ma ogni volta che accadeva Ronnie si sentiva correre un brivido lungo la schiena.

-Ronnie, posso farti una domanda?- disse Guen rimanendo accucciata a lui -dimmi-

 -perché fai tutto questo per me? Altri si sarebbero già stancati dei miei comportamenti, invece tu, è come se mi proteggessi, perchè?- chiese la Rossa
-non lo so, mi viene da dentro. È una cosa involontaria, quasi come respirare. Proteggerti è qualcosa di cui sento la necessità- rispose lui.
Guen arrossì. Ronnie sorrise e intimidito abbassò lo sguardo -che c'è?!- chiese ridendo. Guen gli si mise di fronte in ginocchio, gli tirò su il viso e lentamente si avvicinò a lui, poggiando delicatamente le labbra sulle sue. Ronnie la avvicinò a lui cingendole le spalle con le sue braccia. A Guen mancò l'equilibrio quando si sentì tirata in avanti così cadde tra le braccia di Ronnie che con il respiro tremante la strinse in un forte abbraccio. Rimasero così per tutto il tempo, lei seduta tra le gambe di Ronnie e appoggiata con la schiena al suo petto. Non parlarono più. Si tenevano la mano e ogni tanto si scambiavano un piccolo bacio, di quelli dolci e pieni di emozioni. Quelli che Guen non provava da tanto tempo.
-Guen vibri!- rise Ronnie. Lei tirò fuori dalla tasca il cellulare un attimo prima che smise di squillare.
-È Chris, dobbiamo tornare- disse lei alzandosi. Ronnie la tirò di nuovo giù facendola cadere a terra. -ahi- disse lei ridendo.
-adesso che torniamo lì tu  diventi di nuovo antipatica?- le chiese Ronnie tenendole la mano. Guen abbassò lo sguardo
-no, non sarò più antipatica. Ma non possiamo farci vedere insieme, insieme così- disse lei tirando su le loro mani che si tenevano strette l'una all'altra. Ronnie sorrise,
-immaginavo. È per Isabel vero?- la Rossa annuì. -va bene, basta che ogni tanto riusciamo a starcene un pò da soli- disse lui.
-tutte le notti ti bastano?- rispose lei iniziando a camminare.
Ronnie scoppiò a ridere -vorrei anche qualche minuto del giorno se possibile- disse lui correndole dietro -non che la notte mi dispiaccia- continuò lui
-vedremo Ronnie- rise lei.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


 -L'hai trovata!- disse Ryan
-Stava facendo amicizia con un albero- rise lui. Guen lo spinse e si sdraiò sul divano accanto. Isabel e Derek si erano addormentati nei loro lettini e Ron era seduto sul tavolo della cucina intento a ascoltare la musica con il suo nuovo ipod.
-Jacky posso parlarti-  chiese la Rossa, il ragazzo annuì
-dove?- chiese poi. Guen guardò Ronnie che prese sotto braccio Ryan e lo portò in camera con lui. 
-che vuoi?- chiese lui guardando in aria. La Rossa rise
-devi per forza parlarmi così?- Jacky la guardò in faccia
-mi hai picchiato Guen- urlò lui
-ma tu mi hai provocata- rispose lei
-Guen ma proprio non lo capisci?- rispose lui quasi senza speranze
-Cosa dovrei capire?- chiese lei
-Lasciamo stare...facciamo finta che non sia mai successo nulla- sbuffò lui
-vedi perchè litighiamo? Tu non parli mai! Spiegami- rispose lei cercando di essere il più dolce possibile.
-Guen, mi sei simpatica, non voglio pià farti arrabbiare va bene?- disse lui
-sono sicura che non dovevo capire questo..ma..io voglio davvero stare bene con tutti voi! E poi anche tu mi sei un pò simpatico- rise lei dandogli una pacca sulla spalla. Jacky rise e le spettinò i capelli in segno d'affetto.
-Guen- la chiamò Ronnie dalla sua camera. La Rossa sbuffò e sorridendo a Jacky come salto iniziò a camminare lungo il corridoio
-vai da lui?- chiese Ryan dolcemente
-si, perchè?- rispose la Rossa
-tranquilla, il segreto è al sicuro- disse lui facendogli l'occhiolino. La Rossa arrossì e gli sorrise. Superò Ryan e entrò in camera di Ronnie.
-Ei Rossa- Ronnie era sdraiato sul suo letto sorridete. Guen per la prima volta si sentì un brivido corrergli su per la schiena di fronte a tanta bellezza. Gli sorrise e si avvicinò al letto rimanendo in piedi
-dimmi Ronnie- rispose lei. Ronnie allungò le braccia e aspettò che Guen le riempisse.
-non ti ci abituare a tutto sto affetto eh- rise lei. Ronnie la strinse forte
-posso chiederti una cosa?- disse lui
-chiedi- rispose lei
-come fai ad essere così meravigliosamente perfetta? I tuoi capelli- disse lui giocherellando con una ciocca dei suoi capelli -il tuo viso- disse mentre tracciava con il dito il contorno del suo volto -il tuo sguardo- disse guardandola dritta negli occhi -le tue labbra- disse infine dandole un bacio.
Guen scoppiò a ridere -sei una gran furbo caro Ronnie- rispose
-io? Con questa faccia?- rise lui
-si, proprio tu! Con quella faccia, con quel sorriso, con quella voce e con quello sguardo- rispose lei accarezzandolo. -sei proprio bello- Ronnie rise e la strinse a se. Guen era imbarazzata, era da molto tempo che non si trovava in quelle situazioni con dei ragazzi e ugualmente Ronnie.
-che silenzio- disse Ronnie. Guen non rispose. Il ragazzo confuso cercò di alzarsi ma Guen era più pesante del normale così restò nella stessa posizione di prima
-Guen- disse lui ridendo piano -dormi piccola mia?- La Rossa mormorò qualcosa di incomprensibile e si ranicchiò strinigendo forte la vita di Ronnie. Come la prima volta. Ronnie cercò di addormentarsi ma Guen continuava a farfugliare parole senza filo logico e tra queste c'era anche il suo nome. 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


 Quando si svegliarono era di nuovo giorno ed erano arrivati a destinazione.
-Rossa- disse Ronnie quando la vide sveglia, lei sorrise e lo baciò
-Ronnie- rispose stiracchiandosi
-siamo arrivati- disse lui guardando il bus fermo nel parcheggio del palazzetto in cui si sarebbe tenuto il concerto.
-Mi piace sentirvi suonare- rispose lei
-A me piaci tu- disse lui alzando gli occhi al cielo per non farsi vedere in imbarazzo. Guen rise e gli saltò in braccio. Si ritrovarono uno sopra all'altra, a distanza di un respiro. Scoppiarono a ridere e iniziarono a farsi il solletico come due bambini.
Quando qualcuno bussò alla porta si fecero subito seri e Guen si mise sdraiata ad un lato del letto, ben distante da Ronnie che intanto aveva urlato avanti
-Tranquilli sono io- disse Ryan affacciandosi alla porta. Guen tirò un sospiro di sollievo e si riavvicinò a Ronnie. -entra entra- disse Ronnie. -Ronnie dobbiamo andare, abbiamo già scaricato tutte le cose. Dobbiamo andare a fare le prove e poi ricordi che ci sono i 20 fan con il pass?-
-Me ne ero completamente dimenticato!- disse Ronnie dandosi una botta sulla fronte. Guen si alzò e senza dire niente iniziò a camminare verso la cucina.
-Che cosa ho fatto ora?!- chiese Ronnie a Ryan.
-Vai da lei subito- gli rispose.
Ronnie passando gli diede una pacca sulla spalla come ringraziamento e corse da Guen.  Nel bus non c'era nessuno, anche Ryan era sceso per lasciarli da soli.
Ronnie vide Guen rannicchiata sul divano, con le ginocchia premute contro il volto.
-Guen che hai?!- disse lui. La Rossa si voltò a guardarlo.
-Stiamo sbagliando tutto! Questo è lavoro per me, io sono venuta qui per lavorare non per fidanzarmi con il cantante della band, e poi, rovinerei la tua immagine di "cantante figo per fortuna single"- disse lei asciugandosi le lacrime. Ronnie la strinse in un abbraccio 
 

-Guen ma cosa stai dicendo. Nessuno nel contratto ha scritto che tu non ti possa innamorare di me e poi, i nostri sono veri fan, non smetteranno di seguirci solo perchè io sono fidanzato! Non metterti queste strane idee in testa- le rispose lui cercando di avvicinarsi.

Ormai conosceva Guen, e sapeva quando poteva avvicinarsi a lei o era meglio starle a distanza

-Guen, non roviniamo qualcosa che sta nascendo- disse ancora lui

-Ronnie, scusami- disse lei stringendolo in un forte abbraccio.

Sul viso di Ronnie comparve un sorriso enorme

-è la prima volta che mi abbracci di tua spontanea volontà- le sussurrò lui

-Perchè ci tengo davvero a te- le rispose lei, Ronnie rise e si sentì mordere il collo

-Rossa-urlò ridendo lui -tutto questo affetto?!- le chiese lui ridendo

-non ti ci abituare eh- le rispose lei prendendolo per mano.

Quando scesero dal bus, Guen esitò un attimo prima di continuare ma vedendo il sorriso di Ronnie si rassicurò, così stringendolo forte camminarono insieme passando a passo veloce.

Appena prima di entrarti in una grande stanza ben arredata si lasciarono la mano e attenti a non farsi vedere da nessuno si scambiarono un rapido bacio.

-Oh, ce l'avete fatta! Credevo vi foste persi!- disse Derek vedendoli entrare -scusate per il ritardo- rispose Ronnie.

Tutti lo guardarono con gli occhi sbarrati -cosa ho detto?!- chiese lui confuso.

-hai chiesto scusa per un ritardo? Non è mai successo- rispose Ryan

-c'è sempre una prima volta no?!- lo difese subito Isabel

-tranquilla Bel- rispose Ronnie senza riflettere.

Isabel sorrise sentendosi chiamare con un soprannome e abbracciò Ronnie che un pò controvoglia la strinse a se.

Guen si voltò per evitare di guardarli e strinse forte i pugni.

Quando sciolsero l'abbraccio la Rossa si alzò in piedi e uscì dalla stanza dando una botta a Ronnie con la spalla.

Isabel le corse dietro -andiamo a lavorare- disse uscendo.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Camminarono lungo il corridoio, Guen con lo sguardo basso e le mani in tasca e Isabel con gli occhi persi nel vuoto e con un sorriso stampato
-Ti rendi conto, mi ha chiamata Bel- disse quando si chiusero la porta di un camerino alla spalle. La Rossa la guardò
-sei felice per così poco?- le disse frugando fra i vestiti
-Così poco? Io e lui parliamo talmente tanto poco che un solo gesto è importantissimo per me- le rispose l'amica.
Guen si sentiva gli occhi sempre più carichi di lacrime, continuò a rimanere di spalle, scelse dei vestiti e li lasciò su una poltroncina che si trovava lì. Attenta a non farsi vedere da Isabel uscì dalla stanza in cerca di una terrazza, le serviva aria fresca.
Iniziò a camminare per gli immensi corridoi finchè non trovò un enorme terrazzo. Si mise seduta in un angolino e finalmente lasciò le sue lacrime libere di sporcarle il viso facendo colare tutto il trucco.
Iniziò a riflettere su quanto lei fosse fortunata ad avere Ronnie, a poterlo avere accanto davvero. Le parole di Isabel avevano fatto scattare qualcosa di nuovo in lei. Una consapevolezza. Lei aveva Ronnie pronto a sostenerla, a abbracciarla ogni volta lei ne avesse avuto bisogno. Si sentiva maledettamente in colpa per quello che stava facendo, si sentiva una pessima amica ma non poteva negare che tutte quelle emozioni le erano mancate e che Ronnie stava ricominciando a farle battere il cuore. Quell'organo che Guen odiava tanto, che per tanto tempo era rimasto come in letargo, che aveva deciso di non risvegliare mai più talmente tanto era stato maltrattato. Si decise che era arrivato il momento di smettere di piangersi addosso e di ricominciare tutto.
Si asciugò le lacrime e tornò dentro. Incrociò Isabel nel corridoio e la accompagnò a prendersi un caffè.
Quando tornarono su trovarono i ragazzi già vestiti e allegri. Ronnie sembrava tranquillo, chiacchierava con Ryan e Derek e ingurgitava patatine da un enorme pacchetto. Isabel si diresse subito verso di loro e si mise seduta sulle gambe di Ronnie pescando una patatina dal pacchetto. Ronnie sbarrò gli occhi e si alzò lasciando Isabel seduta tra Ryan e Derek. Uscì dal camerino guardando Guen seduta in un angolino.
-amico ricordati che tra 10 minuti arrivano i fan- urlò Ron prima che Ronnie uscisse. Passarono il resto del tempo a mangiare finchè un ragazzo dello steff entrò seguito da Ronnie.
-Stanno arrivando- disse poi guardandoli tutti seduti.
Loro annuirono e continuarono a mangiare.
Guen e Isabel si erano spostate in un angolo della stanza per non disturbare. Quando la porta di aprì entrarono delle ragazze e dei ragazzi, tutti con uno stile simile a quello dei falling. Guen fu colpita da una in particolare, era diversa da tutti gli altri, era "normale".
Aveva jeans strettissimi, scarpe con un tacco vertiginoso e un mini top che le copriva pochissimo il seno e parte della pancia.
Appena entrò nella stanza corse subito da Ronnie abbracciandolo forte.
-Ronnie tesoro! Come stai?!- disse lei. Guen la fissava.
-Mary ciao!- rispose lui sorridendo
-Dio quanto mi sei mancato!- disse ancora lei accarezzandogli il viso. Ronnie non rispose. Continuarono a chiacchierare tutti insieme, Mary continuava a stargli troppo vicina e questo faceva alterare Guen che tirò un sospiro di sollievo solo quando il ragazzo dello staff iniziò a far uscire i ragazzi, il tempo era volato.
Mary rise e stampò sulle labbra di Ronnie un bacio.
-Così dopo continuiamo- disse lei voltandosi.
Guen si sentiva ribollire il sangue nelle vene, quello era il suo uomo!
Non poteva agire altrimenti avrebbe reso pubblico il loro segreto. I loro sguardi si incrociarono per un istante. La Rossa si avvicinò a Mary e Ronnie corse subito verso di loro. Aveva visto tanto odio nello sguardo di Guen. 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Ronnie la prese per un braccio finché lei riuscì a liberarsi e trattenendosi si rimise accanto a Isabel. Voleva urlare, picchiare forte qualcosa. Odiava lui, odiava quella ragazza, odiava se stessa per essersi lasciata andare di nuovo, si odiava per aver permesso a qualcuno di distruggere la sua vita, un altra volta.
Finito il concerto senza aspettare nessuno uscì dal palazzetto e correndo si rinchiuse nella stanza da letto. Perchè aveva permesso a se stessa di farsi del male? Perchè? La testa di Guen era piena di domande, di grida, di paure. Si mise sul letto abbracciando un cuscino, e senza rendersene conto si addormentò.
Si svegliò per bere un bicchiere d'acqua e passando per il salotto si accorse che c'erano tutti, tranne Ronnie.  
Tornò in camera e si mise ad aspettare.
Il mattino dopo si ritrovò rannicchiata in un angolo di letto e con delle occhiaie paurose.
Qualcuno bussò alla porta.
-vattene- ulrò la Rossa senza sapere chi fosse.
-Rossa apri ti prego- la voce di Ronnie risuonò nella sua testa
-Non voglio neanche vedere la tua faccia- urlò lei
-fammi almeno spiegare- la voce di Ronnie era supplichevole.
-cosa vuoi spiegare Ronnie! Vattene- urlò ancora lei
-no, io non mi muovo da qui finchè tu non esci- rispose il ragazzo.
Guen si alzò di scatto spalancò la porta e si ritrovò faccia a faccia con Ronnie.
-Mi fai schifo- urlò tirandolo dentro -ti odio- urlò di nuovo
-smettila- disse lui cercando di afferrarle i polsi
-vattene da quella, io non ti voglio più vedere- le urlò lei dimenandosi
-ma io non voglio- rispose lui guardandola negli occhi
-non avrei mai voluto incontrarti- urlò lei con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Si sentì la gola bruciare e il cuore tamburellarle il battito cardiaco in testa. Lo guardò negli occhi e corse sul letto, mettendosi di spalle e abbracciandosi le ginocchia. Il suo non era più un pianto era un susseguirsi di singhiozzi e lacrime infinite.
-dove sei stato tutta la notte allora?!- chiese lei tra un singhiozzo e un altro.
-con lei- rispose lui sussurrando.
Guen si strinse ancora di più le ginocchia contro il petto.
-e con quale faccia vieni da me? come hai potuto Ronnie? Come?-
Ronnie voleva non aver mai ceduto alle avance di quella ragazza. Si sentiva uno stupido.
-scusami- sussurrò lui avvicinandosi
-sai cosa ci faccio con le tue scuse Ronnie?!-  si trattenne e si voltò a guardarlo. -proprio oggi che avevo finalmente deciso di lasciarmi andare completamente, di riprovare!- si alzò e gli si piazzò davanti quasi a volerlo sfidare. -sai qual'è la cosa brutta? È che non riesco ad odiarti, e non so se è perchè odio più me stessa o perchè non si può odiare la persona di cui ci si stava innamorando- disse lei.
Lo guardò di nuovo e se ne andò.
Era pronta agli sguardi inquisitori e alle mille domande a cui andava incontro ma avrebbe preferito tutto pur di non rimanere in quella stanza con Ronnie.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Quando arrivò in salotto erano tutti in silenzio e con lo sguardo basso. Sicuramente avevano sentito tutto. Sicuramente Isabel aveva sentito tutto.
Senza dire una parola si mise seduta sul divano accanto a Ryan che le sorrise affettuosamente. Quel silenzio pesava più di milioni di parole. Si avvicinò le ginocchia al volto e ci si tuffò dentro.
-Puoi spiegarmi?!- disse Isabel costringendo la Rossa a tirare su la testa. Delle piccole e calde lacrime scendevano sul suo viso, di nuovo.
-Non c'è molto da dire- le rispose. Isabel scosse la testa
-No, tu adesso mi dici tutto!- urlò. -Come hai potuto farmi questo? A me, la tua migliore amica!- urlò di nuovo. -O forse lo ero- aggiunse.
Guen si sentiva sempre più pentita quando l'unica persona che doveva pentirsi ora era Ronnie. La Rossa si buttò di nuovo a capofitto nelle ginocchia.
-Parla Guen! Sono stanca dei tuoi silenzi- urlò l'amica. In quel momento Ronnie entrò in salotto e rimase appoggiato allo stipite della porta.
-Isa, cosa devo dirti? Che mi ero innamorata di un cretino? Di uno che non conosce il significato di amore? Si, io ero innamorata di Ronnie. Mi sono innamorata di lui perchè lo vedevo simile a me- disse lei guardandola. Poi si voltò e si accorse della presenza del ragazzo. -non volevo lo venissi a sapere così- disse quasi in un sussurrò Guen.
-No infatti, me lo avresti dovuto dire tu! Eravamo amiche una volta- rispose lei -sei veramente la più grande delusione della mia vita- urlò un attimo prima di chiudersi in bagno.  Guen continuava singhiozzare.
Si sentiva la peggio persona del mondo, a parer suo non meritava neanche di esser chiamata persona. Aveva tradito la sua migliore amica.  Guen si alzò e prendendo Ryan per mano lo portò con se verso la camera.
-cosa vuoi fare?- disse Ronnie ostruendo il passaggio.
-niente che ti riguarda- rispose lei
-vuoi vendicarti Rossa?- chiese Ronnie. Guen rise.
-non sono così infantile- urlò leispingendolo. Poi si voltò e sempre con Ryan per mano scese dal bus. Lui stava in silenzio mentre lei lo trascinava di nuovo dentro al palazzetto ormai deserto. Solo quando entrarono in un camerino e Guen chiuse la porta a chiava lui parlò.
-cosa hai intenzione di fare?- chiese
-non lo so- rispose lei continuando a girare per la stanza abbastanza spaziosa.
-fantastico! Cosa siamo venuti a fare qui allora?- chiese ancora lui
-Ma vuoi stare un pò zitto?- rispose sbuffando lei. Ryan rise e sussurrò
-calmati però non ti ho tradita io- ma lo disse talmente tanto piano che all'orecchio di Guen arrivò solo un piccolo lamento.
-cosa hai detto?- chiese lei
-Dicevo che non sono stato io a tradirti, quindi non arrabbiarti- rispose
-hai ragione, scusa- rispose lei guardandolo
-perchè mi guardi?- chiese lui
-aah, lascia stare- rispose lei.
-no dai dimmi!- rispose lui. Guen rise
-No niente, hai una bella giacca- rispose lei sedendosi al suo fianco.
-Grazie- rise lui. -Me l'hai scelta tu- rise ancora.
Guen rimase in silenzio.
-Guen, non preoccuparti- rispose lui -passerà, lui si sarà già pentito-
-no io mi preoccupo invece!- rispose Guen -e non mi importa che lui si penta. Ha superato il limite- continuò lei
-Lo so che ha esagerato, che hai perso la sua fiducia. Ma dagli un altra possibilità, non sbaglierà di nuovo- rispose lui dolcemente.
-Ryan a me nessuno a mai dato una seconda possibilità, mai!- urlò lei
-Appunto! Proprio per questo dovresti darla tu a lui. Per non fare lo stesso errore che tutti hanno fatto con te- le rispose lui asciugandole una lacrima.
-Io non voglio farmi del male, non di nuovo- rispose la Rossa.
-Ti prometto che se ti farà del male di nuovo mi arrabbierò io- rise Ryan
-Ryan, io non ci voglio tornare lì- rispose lei -ma ti rendi conto che Ronnie ha fatto il carino con me, mi ha detto che voleva proteggermi e alla fine è l'unico che davvero mi ha ferita?- disse lei guardando in basso trattenendo invano le lacrime.
-Guen, non piangere ti prego!- disse lui cercando di abbracciarla.
-E la cosa che mi da più fastidio è che io ci sono cascata!- rispose lei.
-capita di sbagliare a volte- rispose consolandola
-ma alla fine mi ferisco sempre da sola- rispose Guen alzandosi.
Parlare con Ryan l'aveva fatta calmare. Forse era una decisione affrettata ma decise di seguire il suo istinto. Tornarono nel bus. Guen raccolse tutta la sua roba e senza guardare o parlare con nessunò se ne andò. Saluto Ryan con un piccolo bacio sulla guancia che fece arrossire violentemente il ragazzo.
-non puoi andare via- urlò Ronnie correndole dietro. La Rossa si fermò
-e perchè no?- chiese con aria di sfida, la stessa che aveva quando li aveva conosciuti. -consolati con la tua amichetta- disse schifata
-Perderesti il lavoro- rispose lui con tono più dolce. La Rossa rise.
-Verrei assegnata a qualcun'altro- rispose
-ma io come faccio senza di te?- disse avvicinando la mano al viso della ragazza. Lei schivò la carezza
-potevi pensarci prima Ronnie- rispose lei prima di voltarsi e iniziare a camminare.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Tirava un leggero vento estivo che le scompigliava i capelli e faceva scendere ancora più velocemente le lacrime sul suo viso.
Mentre prendeva un taxi per tornare indietro si tormentava chiedendosi se davvero fosse stata la cosa migliore. Non aveva neanche salutato Isabel. Il suo angelo custode. Chiamò il suo capo e raccontando qualche piccola bugia riuscì a farsi venire a prendere per proseguire il lavoro con un altra band.Tornare a casa e sentire solo il rumore dei suoi passi aumentavail tormento interiore di Guen. Aveva davvero fatto la scelta giusta? Forse aveva esagerto ma ormai aveva perso Isabel, Ronnie, tutti. Anche se stessa.
Odiava dover ammettere che il suo modo di risolvere i problemi era fuggire. Fuggiva da tutto ormai. Aveva smesso di affrontare le situazioni.
 
Erano 9 mesi che non sentiva Isabel, Ronnie o chiunque altro avesse a che fare con loro. Diceva a se stessa che ormai si era abituata a vivere senza di loro. Mentiva. Era impossibile abituarsi a tutto quel silenzio, a tutto quel vuoto accanto a lei. Dentro di lei. Camminava con lo sguardo basso, strusciando i piedi, senza badare molto a come si vestiva. Aveva abbandonato il rosso fuoco per decolorarsi completamente, aveva deciso di diventare bionda. Cosa che non avrebbe mai fatto in vita sua. Si stava lasciando andare. Faceva tardi la sera, e la mattina faceva fatica a svegliarsi, lei che lo rimproverava sempre Isabel. Aveva ricominciato a bere, a fumare, a frequentare vecchi giri di amicizie. Quelle da cui la sua amica l’aveva sempre messa in guardia. Ma lei non c’era più al suo fianco. Era diventata routine accompagnare la giornata da birra e sigarette e la notte con qualsiasi tipo di alcolico circolasse. Non badava a cosa beveva, voleva solo uscire da quella tremenda realtà per aggrapparsi a quei ricordi che la facevano sentire viva.  Aveva ricominciato a frequentare un suo vecchio amico, Tom. Non aveva mai pensato a lui come fidanzato, non dopo aver conosciuto Ronnie. Ma lui riusciva a farla ridere, anche se non era proprio tutto merito suo. Il ragazzo dalla lunga e folta chioma rossiccia la faceva bere di continuo. Le ripeteva che scaldava l’anima. Lei lo faceva per lo più per noia.
-Tom, dove si va oggi?- chiese Guen finendosi di truccare
-Un locale un po’ fuori città, apre oggi. Si mangia e beve gratis- rispose lui
-Dicono ci siano anche da persone famose oggi- si intromise Ryanne
-Proprio quello di cui ho bisogno- sussurrò tra se e se. Non era proprio di altre star che aveva bisogno dopo Ronnie.
-Dai andiamo ragazze- si lamentò Tom. Erano tutti pronti. Scesero giù e salirono in macchina.
-Mi piace questa macchina- rise Guen avvistando delle bottiglie di birra
-Visto? Se non ci fossi io- rise Tom iniziando a bere.
-Se non ci fossi tu- rispose lei stampandogli un bacio sulle labbra.
Tom, al volante, continuava a sorseggiare la sua birra mentre Guen e Ryanne erano impegnate a ridere e dividersi una bottiglia che avevano trovato lì sul sedile. Non si accorsero del tempo impiegato per arrivare. Quando scesero un vento fresco si fece largo nei polmoni di Guen facendola sbarellare. Entrarono dirigendosi direttamente verso il bancone. Guen si mise seduta a fatica sullo sgabello e chiamò schioccando le dita il cameriere che si voltò a guardarla.
-Posso avere qualcosa di forte?- chiese lei mangiandosi le parole
-Non ti pare di aver bevuto abbastanza?- chiese lui scuotendo la testa
-non ti ho chiesto di darmi un consiglio se bere o no. Giusto? Allora dammi da bere- rispose lei. Di certo i suoi modi scontrosi non si erano attutiti con l’achool o con la lontananza da Ronnie, anzi. Il cameriere si voltò e iniziò a mischiare più e più liquidi colorati.
-Ecco, finisci di ubriacarti- gli disse poggiando il bicchierino sul bancone
-Grazie..mm..- guardò il nome sulla targhetta della giacca –Ryan- disse. Mandò giù tutto in un sorso. Strizzò gli occhi per un attimo e poi scoppiò in una  risata che fece girare molte persone li vicino. Afferrò per la giacca il cameriere costringendolo a voltare verso di lei.
-Che vuoi ancora?- chiese lui cercando di mantenere la calma
-Mi piace questo coso! Un altro- ordinò lei. Ryan sbuffò e ne preparò un altro. Quando lo ricevette lei sorrise.  –Grazie Ryan. Lo sai..- prese una pausa per mandare giù il liquido –il mio migliore amico si chiamava Ryan. Era molto bello, peccato che è amico di quel cretino. Bè, è bello proprio come te- disse lei dandogli una pacca sulla guancia. Il cameriere si allontanò un po’ da lei e la guardò confuso, poi scosse la testa.
-Molto interessante- disse servendo un altro cliente
-Mi manca molto sai? Era davvero carino nei miei confronti. Lui invece mi ha tradita, con una bionda.- continuò lei come se al cameriere interessasse. –Vedi cosa ho fatto per lui? Io ero rossa fuoco, ora sono completamente decolorata, domani divento bionda, magari gli interesserò di nuovo-
-Ma lui chi? Ma poi a me cosa interessa- disse lui guardandola. Guen rise, stava giusto per ricominciare a parlare quando ecco apparire alla sue spalle Tom. La avvolse e la baciò il collo.
-Guen, andiamo? Non immagini che ora è- disse aiutandola a scendere. In quel momento il cameriere le afferrò la mano. Si guardarono negli occhi.
-Sta attenta- gli disse. Tom rise e la tirò a se. Guen salutò Ryan con la mano e se ne andò con il suo ragazzo. Camminava a fatica senza sbarellare, si aggrappava spesso a Tom per non cadere a terra. Trovarono Ryanne che li aspettava all’uscita. Si presero sotto braccio e camminarono verso la macchina. Si misero seduti mentre ridevano senza un motivo preciso.
-Forse non dovresti guidare Tom- era quel briciolo di buon senso a parlare al posto di Guen. Il ragazzo rise e mise in moto ignorandola. Tom correva.
-Almeno rallenta- rise Ryanne seduta da sola al posto di dietro.
Tom si voltò per afferrare l’ultima bottiglia di birra facendo scorrere l’altra mano sul volante e inavvertitamente fece spostare la macchina.
-Tom- urlarono Ryanne e Guen quando si accorsero che dei grandi fari bianchi erano a pochi centimetri da loro. 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Il camion che viaggiava nella corsia opposta cercò di evitarli ma ormai la loro macchina si era completamente schiacciata contro di lui. Tutti e tre i ragazzi erano rimasti intrappolati nell’abitacolo. Apparentemente privi di vita.
Ambulanze e polizia arrivarono tempestivamente. Caricarono i tre ragazzi e li portarono urgentemente in ospedale. Erano gravemente feriti. Guen sentiva tutto quello che le accadeva intorno. L’infermiera che cercava di farla svegliare, ma lei non aveva forze. Desiderava rispondere, dirle che sentiva tutto, ma le sue labbra si rifiutavano di muoversi. Si limitò, con grande fatica, ad aprire gli occhi e incrociarli con quelli dell’infermiera che avvertì subito il collega. Li richiuse, era esausta. Quel gesto equivaleva ad aver tirato su un masso di svariate tonnellate in quel momento.
Si sentì chiamare da una voce maschile e puntare negli occhi una forte luce biancastra, simile a quella del camion. Aprì di nuovo gli occhi appena in tempo per vedere una siringa infilarsi nella sua pelle e uno strano sonno impadronirsi di lei.
 
 
-Siamo qui per Guen Innistal- chiese all’entrata Isabel con voce preoccupata. Era seguita dai Falling in Reverse al completo.
-Terzo piano. Credo che non possiate ancora vederla- rispose lei.
-Grazie- risposero un attimo prima di sparire su per le scale. 
Appena arrivati incrociarono un medico che usciva proprio da quel corridoio.
-Scusi, sa dove possiamo trovare una ragazza che ha fatto un incidente qualche ora fa?- chiese subito Isabel.
-Oh si, la ragazza bionda?- chiese. I ragazzi si guardarono
-No, veramente è Rossa- si affrettò a rispondere Ronnie
-No, qui sono arrivati tre ragazzi. Una ragazza con lunghi capelli biondi, una con dei capelli biancastri, e un ragazzo, lui ha i capelli rossi- rispose il dottore sicuro di quello che stava dicendo. I ragazzi si guardarono di nuovo. Ryan puntò gli occhi sul medico
-Noi cerchiamo una ragazza di nome Guen- disse stufo di quel tira e molla
-Appunto, la ragazza con i capelli biancastri. Vi accompagno- dissi facendogli strada. Tutti lo seguivano ancora incerti sulla vera identità della ragazza. Quando arrivarono davanti ad un vetro Isabel si aggrappò al braccio di Jacky. Non poteva credere a quello che le si mostrava.
-Guen- sussurrò Ronnie appoggiando le mani sul vetro.
-Si riprenderà?- chiese subito Derek
-L’intervento è finito poco fa. Ha subito molte ferite gravi su tutto il corpo. Ma sono più che sicuro che ne uscirà- rispose il medico gentilmente.
-Come è successo?- chiese poi Ron. Il medico scosse la testa
-Le dinamiche non sono proprio precise ma abbiamo trovato un elevato tasso alcolico nel sangue di tutti e tre. Probabilmente erano ubriachi e si sono messi al volante e in qualche maniera sono andati a finire nella corsia opposta e un camion, li ha travolti- spiegò.
-Chi sono gli altri due?- chiese Isabel sperando di non sentire gli stessi nomi che sentiva una volta.
-Mi pare che il ragazzo si chiami Tom mentre l’altra Ryanne. Lei e il ragazzo sono i più feriti, era lui al volante e lei le sedeva accanto- rispose, poi abbozzo un sorriso e se ne andò.
Isabel scosse la testa.
-Aveva smesso di bere. Aveva smesso di frequentare quelle persone. Ci era riuscita- disse stringendosi al petto di Jacky.
-E ci riuscirà di nuovo, appena sarà uscita di qui- la rassicurò Jacky facendola sedere. Ronnie era rimasto a fissare quel vetro, come se potesse perforarlo con lo sguardo e arrivare da lei.
-Non ha più i capelli rossi- disse quasi in un sussurro
-Voleva diventare bionda per piacere a uno- disse ad un tratto un ragazzo. Ronnie si voltò a guardarlo con aria interrogativa. -è stata lei a dirmelo, la notte dell’incidente. Ha detto che questo tipo l’aveva tradita con una bionda e quindi lei aveva rinunciato al suo rosso fuoco per diventare bionda così magari lui l’avrebbe apprezzata di più-
-Io sono quel ragazzo- disse lui pentendosi di essere se stesso
-Piacere, io sono Ryan. Sono un barista- disse guardando oltre il vetro. Ronnie non rispose. Continuava a guardare Guen mentre Isabel continuava a darsi la colpa. Era come se i suoi incubi fossero improvvisamente diventati realtà.
Ronnie era rimasto accanto al ragazzo, entrambi di fronte al vetro.
-Come hai saputo che era qui?- chiese Ronnie
-Ho sentito dei ragazzi parlare di questa storia appena sono uscito dal pub. Hanno specificato che una delle ragazze aveva i capelli biancastri e subito mi è venuta in mente lei. Mi sono precipitato qui perché il ragazzo che era con lei non mi sembrava molto affidabile- spiegò il ragazzo.
Ronnie continuava a guardare oltre il vetro. Non solo si odiava per averla fatta scappare, ora se le fosse successo qualcosa, si sarebbe ritenuto completamente responsabile.
 
 
-Il medico aveva detto che si sarebbe ripresa. Perché dopo una settimana quei due sono svegli e Guen no?- sbraitava Ronnie. Isabel sembrava uno zombie, i suoi capelli sempre lisci avevano lasciato spazio a dei lunghi e scompigliati boccoli biondi e i suoi occhi erano rossi e cerchiati di un leggero viola. Non dormiva più.
-Odio dover stare qui e non poter fare niente- ripeteva ormai da giorni Ronnie. Si sentiva inutile. Avevano ottenuto il permesso di entrare, uno alla volta, nella sua stanza. Lo facevano spesso, volevano tutti starle vicini.
Ormai non riuscivano più a distinguere il giorno dalla notte. Erano sempre chiusi lì con i neon a fargli da sole e da luna. Ronnie si stropicciò gli occhi e entrò nella stanza di Guen. Ogni volta vederla era come strapparsi un pezzo di anima. Sembrava priva di vita con quegli occhi chiusi, ma sentire il suo respiro gli faceva ricordare che ancora non era finita.
Come faceva di continuo nell’ultima settimana si mise seduto su una sedia di fianco al letto di Guen e le accarezzò la mano.
-Quand’è che tornerai a urlarmi contro?- disse quasi in un sussurro Ronnie. Era stanco di parlare e non ricevere alcuna risposta. Voleva che Guen gli rispondesse, anche solo per insultarlo, come qualche tempo fa.
-Dio Guen, svegliati! Ti prego- aveva alzato il tono di voce, era quasi un urlo di disperazione. Aveva lasciato che qualche piccola gocciolina salata gli sfiorasse il viso. Non si vergognava, era umano anche lui.
I giorni passavano e tutto restava sempre uguale. I ragazzi si davano il cambio durante la notte per restare svegli in caso di cambiamenti.
-Forse dovrei andare a casa, ho bisogno di cambiarmi- disse Isabel. Jacky si alzò con lei e insieme si incamminarono mentre tutti gli altri continuavano a fissare ininterrottamente quel vetro che li separava. 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


-Eccoci, è qui- disse Isabel frugando nella borsa per afferrare le chiavi. Salirono su. Tutto era come lo aveva lasciato, lo stesso disordine, le stesse cose abbandonate nel lavandino. Jacky si guardò intorno e sorrise.
-Ti aspetto sul divano, fai con calma- gli disse regalandogli un piccolo bacio sulla fronte. Lei, trascinando i piedi, afferrò qualcosa dall’armadio e si rifugiò in bagno.
Jacky si era fatto spazio tra gli abiti lasciati sul divano e si accese la tv. C’era un posa cenere stracolmo di sigarette. Lo guardò con evidente disappunto e lo tirò su per svuotarlo. Alzandosi si accorse di un diario nascosto tra le pieghe del divano. Lo aprì e iniziò a leggere. Era scritto con una calligrafia quasi invidiabile. L’ultima pagina era datata al giorno dell’incidente.
 
Non puoi immaginare quanto mi manchi Isabel e quel cretino di Ronnie. Sai credo di averlo perdonato. Capita a tutti di sbagliare no? E lo dice una che di sbagli ne ha fatti a dozzine. Probabilmente, anzi, sicuramente io ho esagerato come al solito.E hai visto? Sono scappata di nuovo. Bells me lo dice sempre che la mia soluzione a tutto è scappare ma che posso farci? Forse ho sofferto troppo e scappare mi è sempre sembrata la giusta soluzione. Fuggire è uguale a non soffrire. Credo sia la prima volta che non è proprio così. Fuggire è stato solo uno sbaglio, soffro come quel giorno in cui ho litigato con Ronnie, soffro come quel giorno in cui ho dovuto rinunciare al mio bambino per lasciarlo a lui, soffro come il giorno in cui quell’essere faceva credere a tutti che io fossi pazza, che non fossi in grado di accudire mio figlio. Mi sento bruciare dentro, ogni volta che, anche per sbaglio, il mio pensiero cade su di loro. Ero riuscita a ritrovare una piccola felicità, e ho perso anche quella. Forse per sempre.
 
 
Jacky era confuso, di chi parlava Guen? Iniziò a sfogliare le pagine precedenti, erano scritti tutti con la stessa calligrafia, molte frasi erano cancellate, molte sottolineate come per attirare l’attenzione. Arrivò alla prima pagina. Lì non trovò nessuna frase, niente da leggere tranne una piccola data in alto a destra. La data risaliva a sei anni prima. Su quel foglio c’era una foto, Jacky riconobbe subito la folta chioma rossa di Guen, aveva il volto stanco e molto più paffuto di ora. Era sdraiata su un lettino d’ospedale, proprio come quello su cuoi era ora e tra le sue braccia spuntava un bambino, vestito con un piccolo body azzurro.
Il ragazzo si guardò intorno in cerca di altre foto di quel bambino, ma niente.
-Jacky andiamo?- disse Isabel arrivandogli alle spalle. Il ragazzo consapevole che quello che aveva letto sarebbe dovuto rimanere un segreto sussultò attirando l’attenzione della ragazza bionda.
-Cos’hai in mano?- gli chiese subito. Jacky abbassò repentinamente lo sguardo.
-Ho..ho trovato questo- disse porgendo il diario.
-Avevo detto a Guen che quello non era un buon nascondiglio. Bè, quindi ora sai anche tu- rispose senza un minimo accenno di rabbia.
-Si ma...non dirò niente. Lo prometto- rispose repentino Jacky.
-Io, volevo farlo leggere a Ronnie. Che ne pensi?- chiese Isabel.
-Forse, dovrebbe sapere. Ma se a Guen da fastidio? Insomma, sono cose sue, personali- disse Jacky alzandosi in piedi.
-Bè, Ronnie fa parte della vita di Guen molto più di quanto sembri. Forse è meglio che sappia- poi si voltò e camminò verso l’uscita.
 
 
 
 
Appena arrivati in ospedale Isabel entrò nella stanza di Guen e lasciò a Jacky il compito di consegnare il prezioso diario.
-Ehm..Amico, devo...devo darti una cosa- disse tirando fuori dalla tasca il diario con la copertina nera.
-Cos’è un diario per scriverci che giorni di schifo sto passando qui?- rispose brusco Ronnie
-Bè, non è proprio così. Ci sono i giorni di schifo di qualcun altro- lasciò il diario sulla sedia accanto a lui e se ne andò. Passò qualche minuto prima che Ronnie si decise ad aprire quel diario. A differenza di Jacky iniziò proprio dalla prima pagina. Guardò con sguardo perplesso la stessa foto che prima aveva sconvolto Jacky. Si affrettò a voltare pagina. Le parole che più gli saltavano all’occhio erano: Gravidanza, abbandono, figlio, affidamento, odio, rancore.
Non aveva trovato nessuna pagina, frase o parola che tendesse alla felicità. Solo quando parlava di Isabel riusciva a percepire dalle parole la gioia di averla accanto. Tutto ciò che leggeva lo faceva sentire sempre più riluttante verso quell’uomo.  L’uomo che l’aveva usata e poi abbandonata. Si sentiva in colpa per averla tradita, e solo ora capiva perché aveva reagito così.
-Ti piace la sua vita?- gli chiese Isabel sedendosi al suo fianco
-No, per niente- rispose chiudendo il diario
-Neanche a me e neanche a lei- rispose –c’erano poche cose che la rendevano felice, e la più importante le è stata portata via- continuò lei
-Brian- disse quasi in un sussurro.
-Si, proprio lui- tirò su col naso –era suo figlio. Il suo piccolo Brian-
-Chi era il padre?- chiese rimangiandosi subito le parole. Non voleva sapere chi era quell’essere spregevole che l’aveva ridotta così.
-Tom-  rispose martoriandosi le labbra.
-Quello che l’ha ridotta così ora?- urlò alzandosi in piedi.
-Si, lui. Di nuovo.- rispose Guen. Lo afferrò per la mano –stai calmo-
-Come posso stare calmo se l’uomo che l’ha fatta soffrire è proprio qui vicino? Come posso stare calmo se l’ha ridotti in fin di vita per due volte?- urlò attirando l’attenzione di tutti che si avvicinarono a lui.
-Devi farlo per lei. Lei odia quando le persone di fanno del male. E se hai letto quel diario hai capito anche perché.- rispose lei riuscendo a farlo rimettere seduto.
-No, non ho avuto il coraggio di andare avanti. Mi viene voglia di uccidere tutto ciò che lei odia, vorrei renderla felice dopo tutto quello che ha sofferto- rispose Ronnie afferrando il diario –non voglio leggere questo, questo è il passato io voglio solo il presente, con lei-
-C’è bisogno che tu sappia tutto di lei, ora. Quando si sveglierà non ti racconterà niente, non lo ha mai fatto con nessuno-
-Allora raccontami tu, perché Guen è sempre triste, sempre insicura-implorò Ronnie.
-Guen quando è nata, come ricorderai dalla sua canzone, non ha mai vissuto un infanzia felice, viveva con la madre, il padre e un altro fratello, suo gemello, si chiamava Brian. Quando morì, all’età di 11anni, la madre cadde in depressione e il padre iniziò ad ubbricarsi. Vedevano entrambi in Guen non la loro figlia ma la copia di Brian. La accudivano come se fosse un maschio, ecco perché molto spesso è poco femminile, spesso capitava anche che la chiamassero Brian. Quando era piccola non dava molto peso a questa situazione, non si rendeva conto che la mamma stava impazzendo, continuava a vivere con Guen solo perché vedeva in lei il fantasma di Brian. Quando si accorse che la situazione stava peggiorando, decise che la migliore cosa da fare era andare via. Lasciare i due genitori da soli, consapevole  di arrecargli un dolore ancora più profondo. Noi ci conoscevamo già da parecchi anni, andavamo a scuola insieme ma non ci eravamo mai state molto simpatiche, eravamo completamente diverse. Quando poi siamo diventati un po’ più grandi, abbiamo scoperto di avere una cosa in comune, la passione per la moda. Nonostante questo, lei restava un mistero per me, non capivo il suo modo troppo diverso di vestirsi, di comportarsi, di parlare. Con il tempo mi abituai a lei, alle sue amicizie e alle sue continue fughe. Quando decise di andare via di casa mi chiese se poteva venire da me ma io aveva casa molto piccola così lei si trasferì da Tom. Bastò poco per farli fidanzare- prese un respiro –ricordo benissimo il giorno in cui Guen scoprì di essere incinta. Aveva 18 anni, era il giorno del mio compleanno. Mi chiamò felice, aveva la voce squillante come non mai, era davvero innamorata. Quando arrivai a casa di Tom la scena che mi si presentò non era quella immaginata. Guen era seduta sul divano in lacrime e Tom le urlava contro.-
-Cosa? Perché?- urlò Ronnie
-Non voleva figli, da nessuno, neanche da lei. Continuava a dirle che l’amasse più della sua vita, che voleva una vita intera con lei ma senza figli. Guen gli urlava che non era un vero uomo, che lei non avrebbe abortito e che avrebbe tenuto il bambino, con o senza il suo consenso. Ma Tom è potente, ha tanti soldi, così appena venne a conoscenza che Guen aveva partorito, rintracciò tutti gli avvocati che conosceva e riuscì a far togliere il bambino, chiamato anche lui Brian, a Guen. Da quel giorno, non l’ho vista più sorridere come una volta- finì di raccontare tra le lacrime Isabel. Ronnie aveva la testa tra le mani e continuava a scuotere la testa come a non voler credere a quella storia.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


-Quindi lei, dal giorno in cui gli è stata portato via Brian, non lo ha più visto? Mai?- chiese Ronnie con la voce tremante.
-Mai. Tom non gli ha mai fatto sapere dove lo avesse portato. Lui è riuscito a far credere che lei fosse troppo immatura, troppo giovane e che vivesse una vita troppo sregolata con quel lavoro e che quindi non fosse in grado di prendersi cura di un bambino- spiegò Bells.
-E come ha fatto ha sopportare tutto questo per questi anni?- chiese Ryan che era arrivato a metà discorso insieme agli altri ma che aveva ben chiaro di cosa si parlasse.
-Infatti non lo sopporta. Non l’ho vista più come una volta. Lei muore dentro ogni giorno che passa, avreste dovuto sentirla i primi tempi mentre dormiva. Era un continuo urlare e piangere nel sonno, chiamava Brian- ormai Isabel aveva la voce spezzata dal pianto, ma prendendo un altro respiro profondo ricominciò a parlare –era straziante per me vederla così e non poter fare niente. Èper questo che lei dorme sempre con un cuscino abbracciato o comunque con una persona stretta a se. Dorme come quei pochi giorni in cui è stata tutta la notte stretta a Brian-
Ronnie continuava a guardare in basso lasciando che qualche lacrima bagnasse il pavimento.
-Io non voglio che lei soffra ancora. Io, voglio trovare Brian e portarlo da lei. Costi quel che costi- disse alla fine alzando lo sguardo. Isabel aveva gli occhi lucidi che si inondarono nuovamente di lacrime sentendo quelle parole. -Non voglio farlo per farmi perdonare, voglio farlo perché lei merita la felicità, quella che nonha mai avuto- finì lui. Ryan gli poggiò una mano sulla spalla
-Credo di parlare a nome di tutti- disse guardando tutti i suoi compagni –anche noi vogliamo aiutare. Guen è nostra amica- continuò lui. Ronnie sorrise e tornò a fissare il pavimento.
 
 
Continuavano a passare giorni ma niente sembrava cambiare. Guen era sempre lì, apparentemente priva di vita e Ronnie continuava a girare per tutte le case famiglie in cerca di questo Brian aiutato da Ryan e da suo zio, un prestigioso avvocato. Il tempo era nuvoloso, probabilmente avrebbe iniziato a piovere da un momento all’altro ma Ronnie e Ryan entrarono in ospedale con un sorriso raggiante.
-Non ti vedo sorridere così da quando Guen se ne è andata- notò Jacky. Ronnie lo afferrò per il gilet e lo trascinò dagli altri.
-Ragazzi buongiorno! Abbiamo una notizia meravigliosa- disse allegro Ronnie. Isabel rimase con lo sguardo basso
-A meno che voi non abbiate ritrovato Brian e abbiate convinto la casa famiglia a ridarlo a Guen non mi interessa- brontolò la bionda.
-Allora potrebbe interessarti- rispose Ryan. La ragazza alzò lo sguardo confusa. Osservava dal basso Ronnie e poi Ryan, e poi di nuovo Ronnie e poi di nuovo Ryan come per cercare una risposta.
-Si, lo abbiamo trovato! Non li abbiamo convinti a ridare a Guen suo figlio ma hanno promesso che appena lei si sveglierà lo porteranno qui per farlo rivedere a Guen. Per riaverlo dovrò parlare bene con mio zio- spiegò allegramente Ryan. Isabel scatto in piedi e strinse i due in un abbraccio.
-Grazie- furono le uniche parole che riuscì a dire.
-Ora non ci resta che sperare che si svegli presto- mormorò Ronnie –io vado dentro da lei- disse dirigendosi verso la stanza. Isabel lo afferrò prontamente per un braccio costringendolo a voltarsi.
-Che hai Bells? Lasciami- disse senza capire quel gesto.
-No Ronnie, è meglio se non vai ora- gli rispose lei
-Perché? Cosa..o meglio chi, c’è li dentro?- chiese. Isabel non rispose, non c’era bisogno di dire il suo nome. Ronnie si liberò con facilità dalla presa fragile della ragazza e a passo veloce arrivò davanti al vetro. Al fianco di Guen, seduto su una sedia c’era niente poco di me che lui, Tom. Ronnie era accecato dalla rabbia e senza riuscire a contenersi entrò sbattendo la porta della stanza della ragazza.
-Come osi sederti al suo fianco lurido verme?!- gli urlò. Tom alzò lo sguardo e sorrise provocatorio
-io lurido verme? Ma per favore, tu lurido traditore- gli rispose con quei toni spregevoli. Ronnie lo afferrò per il braccio non ingessato e lo trascinò fuori dalla stanza. Tutti erano accorsi lì per evitare altri danni.
-Tu non puoi permetterti di dirmi lurido traditore, tu sei una persona cattiva, insensibile, falsa, schifosa, non meriti neanche di essere chiamata persona- gli urlò Ronnie. Tom rise di nuovo
-Senti, io so chi sei tu “cella 289”!- rispose Tom. Ronnie si sentì trafitto da una lancia appuntita proprio nel centro del cuore.
-Quello è il mio passato, ho chiuso con quella roba- rispose cercando di restare calmo.
-Si, so anche questo ma la tua fedina penale rimarrà macchiata per sempre con un omicidio- gli urlò Tom.
-Una cosa che forse non sai è che la sto per sporcare di nuovo la mia fedina penale, con un altro omicidio, il tuo- urlò Ronnie –ringrazia solo che sei ingessato per ¾ di corpo- continuò lui.
-Che paura Ronnie! Ti sei un po’ rammollito sai? Non eri così buono qualche anno fa-
-Quello che ero io non ti riguarda chiaro? Devi solo ricordare che tu hai distrutto la vita della donna più importante della mia vita, per ben due volte e questo non te lo permetto- rispose lui. Isabel intanto si era avvicinato al vetro, aveva visto qualcosa muoversi. Sperava non fosse un illusione.
-Smettetela di litigare! Ronnie corri- urlò lei. Guen aveva aperto gli occhi. Ronnie non ci pensò due volte ed entrò nella stanza.
-Guen oh mio dio sei sveglia- urlò appena entrato. Guen gli sorrise.
-Mi sono fatta una bella dormita- rise lei. Ronnie le accarezzò la mano.
-Sono così felice di vederti sveglia!- gli disse. Guen sorrise di nuovo e guardò oltre il vetro.
-Ma ci siete tutti!?- chiese osservando Isabel, Jacky, Ryan, Derek e Ron appoggiati al vetro intenti a salutarla.
-Siamo venuti non appena abbiamo saputo- gli spiegò Ronnie. Nel frattempo era entrato un medico che stava leggendo con attenzione la cartella clinca.
-Finalmente sveglia signorina Innistal- disse felice il dottore
-quanto ho dormito?- chiese lei.
-Due settimane, giorno più o giorno meno- rispose il medico.
Poi guardò Ronnie e lo invitò ad uscire dalla stanza per permettere al dottore di visitare la paziente. Quando Ronnie uscì Tom si era seduto, lontano dal vetro.
-Che c’è non hai il coraggio di farti vedere eh verme?- urlò. Tom si alzò in piedi e tornò nella sua stanza zoppicando. Isabel continuava a piangere senza sosta tra le braccia di Jacky mentre gli altri ridevano felici. 



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Scusate se ci ho messo tanto ma ho avuto da fare a scuola e ora sono tornata più carica che mai! Spero che il capitolo vi piaccia e ringrazio ancora tutti/e quelli/e che recensiscono, aggiungo la storia tra le seguite, le preferite ecc ecc! 
With Love
Sty;

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Passarono altri due giorni in cui Guen si fece raccontare tutto quello che era successo per filo e per segno da tutti, compreso il barista del locale in cui aveva bevuto per l’ultima volta. Il medico gli aveva detto che sarebbe dovuta rimanere per un altro giorno e poi sarebbe potuta tornare a casa per riposarsi e tornare ogni settimana per dei controlli. Ronnie e Ryan avevano preso accordi con la due assistenti sociali proprio per l’ultimo giorno in ospedale di Guen. Li aspettarono per qualche minuto all’entrata dell’ospedale finché non li videro arrivare tutti e tre insieme.
-Salve signora- disse stringendo la mano di lei e poi quella del suo collega
-Grazie per aver accettato, grazie davvero- disse Ronnie. Loro sorrisero
-Di niente, è un piacere conoscere la mamma del piccolo Brian. Ci siamo sempre chiesti come fosse- rispose lei accarezzando il bambino.
-Bè ora non è proprio in forma ma spero ci saranno altre occasioni per vederla al massimo- rispose subito Ryan
-Oh ma certo- rispose l’uomo. Ronnie si mise in ginocchio di fronte al piccolo Brian. Era proprio uguale a Guen. Aveva i suoi stessi occhi.
-Ciao piccolino- disse Ronnie. Brian sorrise e lo salutò con la manina.
-prego è di qua- fece strada Ryan.
-Guen non sa niente, è una sorpresa- li avvertì per le scale Ronnie.
-Scusa signore, ma tu mi stai portando dalla mia mamma?- gli chiese Brian tirandogli un piccolo lembo della maglia
-Si piccolino sei contento?- gli chiese. Lui annuì. Quando arrivarono davanti la porta della stanza di Guen, Ronnie bussò e la aprì.
-Buongiorno Guen, come stai?- chiese Ronnie
-Felice di uscire di qui e di nuovo roscia! I medici hanno fatto uno strappo alla regola, qui dentro non si potrebbe ma io sono un ottima paziente- rise lei alzandosi per abbracciarlo.
-Senti io ho una sorpresa per te- disse poi facendo entrare il bambino seguito dai due assistenti sociali. La ragazza rimase immobile per qualche secondo. Non capiva chi fosse quel bimbo, non lo vedeva da sei anni.
-Ciao- disse il bimbo avvicinandosi. Guen si mise in ginocchio con gli occhi pieni di lacrime e gli cinse i fianchi con le braccia. Era così piccolo.
-Come ti chiami?- gli chiese cercando conferma
-Brian. Tu sei la mia mamma?- appena sentito quel nome aveva lasciato scorrere le lacrime sul viso.
-Si, io sono la tua mamma- gli disse un attimo prima di stringerlo in un forte abbraccio. Non si sentiva così viva da tanto tempo, era come rinata.
-Che bei capelli che hai- gli disse il bimbo accarezzandogli la chioma folta
-Grazie, e tu lo sai che hai proprio dei bei occhi?!- gli disse.
Il bimbo sorrise. Era una scena davvero commovente, Ronnie era rimasto in un angolo insieme ai due in silenzio. Era il loro momento. Poi Guen si alzò e prese per mano il piccolo
-Salve- disse stringendo la mano ai due
-Molto piacere signorina- disse l’uomo. –Sta meglio?-
-Ora potrei scalare una montagna- rispose lei guardando il piccolo.
-I suoi amici sono molto convincenti sa?- rise la donna indicando Ronnie e Ryan.
-Siete stati voi?!- chiese stupita la ragazza
-Ryan ha uno zio avvocato molto bravo- rispose sorridente Ronnie.
Guen tornò in ginocchio di fronte al bambino accarezzandogli i capelli.
-Ma posso chiamarti mamma?- gli chiese lui. Guen si sentì in difficoltà così alzò lo sguardo verso la donna
-Come vuole lei- disse rivolgendosi alla signora
-Se il bambino vuole chiamarla mamma è libero di farlo, in fondo sei quella vera- gli rispose dolcemente.
-Allora si, puoi chiamarmi mamma- rispose Guen al bambino.
-Che bello! Ora ho una mamma- disse abbracciandola. –meno male che sei arrivata, pensavo di dover restare lì tutto il tempo-
 
 
 
Passarono il resto della giornata insieme, tra risate, disegni e abbracci. Aveva ragione Isabel, Guen era diversa, aveva una luce negli occhi mai vista prima. Brian aveva preso bene il fatto di aver ritrovato la sua mamma a differenza di quanto avevano detto gli assistenti sociali, avevano paura potesse restare traumatizzato da questa scoperta.
-Mamma quando ci rivediamo?- gli chiese il bambino prima di andare via
-presto spero- rispose Guen.
-Molto presto- la corresse la signora.
 Appena il bimbo scomparve dalle scale Guen si lanciò tra le braccia di Ronnie. Lo aveva ringraziato per tutto il giorno ma non era mai abbastanza secondo lei.  
-Ronnie, grazie grazie grazie- continuava a ripetergli
-me lo avrai ripetuto circa 80 volte, può bastare- disse accarezzandole il braccio senza sbilanciarsi troppo –l’ho fatto per vederti sorridere un po’- continuò lui.
-Ci voleva proprio un po’ di sole, mi sembrava di vivere in una galleria buia, mai un uscita, ma un po’ di luce- rispose lei. Aveva mentito in parte, un po’ di luce l’aveva vista, quando aveva conosciuto Ronnie per poi ricadere nel baratro più totale. Quando guardò Ronnie negli occhi venne travolta dalla irrefrenabile voglia di riassaporare quella labbra che gli erano tanto mancate e per la prima volta in amore, agì senza riflettere e rapidamente lasciò che il sapore della labbra del ragazzo si mescolasse con il suo. Si senti quasi volare quando Ronnie la trattenne a se per prolungare quel bacio tanto desiderato.
-Mamma, ma ora ho trovato anche un papà?- la voce di Brian rimbombò nei corridoi vuoti dell’ospedale. Guen arrossì e si inginocchio davanti al bambino.
-Lui non è il tuo vero papà- rise lei abbracciandolo. Quando si separarono il bambino guardò Ronnie e lo fece avvicinare.
-Ronnie, devo chiamarti papà anche se non lo sei davvero?- gli chiese lui appoggiando le manine sulle guance del ragazzo che arrossi forse per la prima volta in vita sua.
-Come preferisci tu, io sono solo il fidanzato della mamma- disse con tono fiero. Il bambino ci pensò un po’ su
-Credo che per ora ti chiamerò Ronnie, se poi sposerai la mamma diventerai papà- rise e lo abbracciò. Si era voltato per scendere di nuovo le scale quando una voce lo chiamò dal corridoio.
-Brian, amore di papà- urlava Tom in lontananza. Il bambino scivolò dalla presa dei due e corse verso Guen saltandogli in braccio.
-Mamma io non lo voglio vedere quello- gli sussurrò il bambino all’orecchio. Guen lo strinse forte e lo rassicurò.
-Tom che vuoi?- chiese Guen a brutto muso
-Voglio vedere mio figlio- rispose lui con tono fermo avvicinandosi al bambino che si stringeva sempre di più al collo di Guen.
-Vattene via- urlò il bambino da sopra la spalla della Rossa.
-Non vuole vederti mi pare- sottolineò lei.
-Non importa cosa vuole lui, è mio figlio ed è piccolo posso decidere io per lui- rispose con tono aggressivo.
-No, è diverso! A te non importa di nessuno a prescindere da che età abbia. Quando mi hai tolto il bambino non ti importava cosa volessi io, cosa provassi o quanto abbia sofferto! Volevi solo liberarti di lui e di me e ora hai anche il coraggio di dire amore di papà? Devi solo vergognarti. Questo bambino potrà anche essere tuo figlio perchè quella notte purtroppo ero con te, ma non lo sarà mai veramente, tu non lo hai mai amato. Ti giuro che farò di tutto per riprenderlo con me e farlo vivere in una vera famiglia- urlò lei iniziando a piangere. Tom si girò e tornò in camera. Si sentì accarezzare i capelli
-mamma non devi piangere, ci sono qui io- il bambino le sorrideva e lei non poté fare a meno di ricambiare con un grande abbraccio.



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Ok, visto che vi ho fatto aspettare quasi un mese ho deciso di pubblicare due capitoli oggi! Mi perdonate per l'attesa?
Continuate a seguire la Fic perchè ci saranno altre sorprese assolutamente da non perdere ** 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Ormai era passato più di un mese dal giorno in cui era stata dimessa dall’ospedale e ogni singolo giorno Guen lo trascorreva in compagnia di suo figlio Brian e insieme allo zio di Ryan per riuscire a ottenere l’adozione del bambino. Era davvero un'altra persona, sorrideva in continuazione, era positiva, non aveva più quei modi scontrosi che però avevano fatto innamorare Ronnie. Anche con lui andava tutto bene, ora che c’era di mezzo anche Brian erano più uniti che mai, lei era riuscita a dimenticare quello che aveva fatto Ronnie e lui le aveva promesso che non si sarebbe più avvicinato a una bionda in vita sua, eccetto Isabel.
-Guen il problema più grande è che tu non hai uno stipendio fisso perché guadagni solo quando ti chiamano e loro credono che questo non possa garantire al bambino tutto ciò di cui avrà bisogno-lo zio di Ryan spiegava per l’ennesima volta alla ragazza quale fossero i problemi mentre lei scuoteva la testa continuamente.  
-Ma se è questo il lavoro che faccio cosa devo fare? Dovrei chiedere al capo di farmi lavorare con tutte le band? Non credo sia disposto- rispose lei cercando di trovare una soluzione.
-Potresti sempre..- la ragazza stroncò il discorso di Ronnie con un
 –NO- secco.
Lo zio di Ryan guardò i due ragazzi e poi si rivolse a Ronnie
-Che idea hai?- gli chiese mentre Guen sbuffava sonoramente
-Bè, lei potrebbe diventare parte dello staff, quindi potremmo assicurargli uno stipendio che soddisfi i giudici.- Quell’idea balenava nelle mente di Ronnie da parecchi giorni ma Guen continuava a opporsi.
-Ronnie scavalchi un problema e ne crei un altro. Brian dove va a scuola?!- sbraitò la Rossa.
-Forse sarebbe diverso, perché siete fidanzati e avete entrambi uno stipendio tale da poter permettere un insegnante a Brian. Devo informarmi. Vi chiamerò io appena avrò novità- si alzò dal tavolo della cucina e se ne andò. La Rossa si abbandonò con tutto il corpo sulla sedia appoggiando la testa sulla spalla di Ronnie.
-Ci riusciremo?- le chiese lei sbuffando
-Certo che si! Brian verrà a vivere con noi. Costi quel che costi- rispose con tono deciso. Guen si alzò e lo guardò dritto negli occhi
-Con noi? Già ti senti parte della famiglia Signor Radke?- rise lei
-No, sei tu che fai parte della mia signorina Baker- rispose lui rubandole un piccolo bacio. Si alzò e uscì fuori in balcone.
Guen aveva messo su un sorriso ebete dopo quell’affermazione.
Famiglia, che parola strana per lei.
 
 
-Guen- Isabel arrivò alle sue spalle facendo prendere uno spavento alla povera ragazza assorta nei suoi pensieri.
-Dimmi Bells- rispose voltandosi a guardarla.  –Perché sei vestita così?- era bellissima, indossava un abitino bianco con una cinta larga proprio sotto al seno e delle decolté nere.
-Andiamo a cena fuori- rispose sorridendo.
-Chi?- chiese di getto l’amica. Bells la indicò senza proferire parola.
–Devo vestirmi anche io così?- chiese prima di alzarsi. Di nuovo, senza dire una parola la bionda annuì.
Guen assunse un espressione dubbiosa e entrò in camera a cambiarsi.
Non aveva molti vestiti, non gli era mai servito comprarli. Frugando nell’armadio, in un angolo riuscì a intravedere un vestitino che aveva completamente dimenticato. Aveva il corpetto di pizzo che faceva intravedere la stoffa viola al di sotto e la gonna nera che si fermava prima delle ginocchia. Per la seconda volta nella sua vita indosso le decolté nere, erano identiche a quelle di Isabel, tranne per dei piccoli dettagli. Sotto la suola c’erano disegnati dei teschi e applicati sopra al tacco c’erano delle piccole borchie argentate. Erano la sua firma. Sistemò i capelli e trucco e uscì dalla stanza infilando più cose possibili in una minuscola borsa nera con delle borchie argentate.
-Guen? Guen sei tu?!- Ryan era rimasto immobile davanti la porta da cui era appena uscita la ragazza e la fissava. La Rossa sorrise impacciata.
-Sto bene?!- chiese mentre anche gli altri si avvicinavano a lei.
-Stai una meraviglia- rispose Derek dando una gomitata a Ron che alzò gli occhi dal cellulare e li puntò su lei.
-Oh mio..Guen! Stai benissimo- disse sorridendo. Poi la ragazza si voltò verso Ronnie. La bocca del ragazzo aveva preso la forma di una “O”
-Tu cosa ne dici?- chiese facendo un giro su se stessa. Il ragazzo si grattò la fronte e guardò altrove
-Sei la donna più bella del mondo- disse camuffando le parole con dei piccoli colpetti di tosse. Guen si avvicinò a lui e spostò il suo volto fino a far incrociare i loro sguardi.
-Ripetilo- sussurrò lei dolcemente. I ragazzi erano rimasi in un silenzio tombale per non disturbare quel momento. Ronnie cercò lo sguardo gli altri ragazzi che aspettavano pazienti la sua risposta.
-Ho detto che..sei la più bella del mondo- si convinse a ripetere in un sussurro. Ryan e gli altri fecero partire un applauso e Ronnie scuotendo la testa gli fece gesto di tacere.
-Guen andiamo dai- disse Isabel afferrando per un braccio la sua amica e sottraendola così dagli sguardi di tutti. 

 

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Angolo di Sty;
Questo è un capitolo di passaggio, spero non vi arrabbierete per questo! 
Al prossimo capitolo!
Sty;

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


-Allora, come mai mi hai portata a cena fuori?- chiese Guen appena si furono sedute su un prato dopo aver cenato. Isabel picchiettava con le unghie smaltate di un azzurro intenso sulla sua borsetta.
-Sono incinta- parlò talmente veloce che Guen dovette farsi ripetere svariate volte le parole per riuscire a capirle.
-Oh mio Dio- urlò la Rossa. –Da quanto? Jacky lo sa? Stai bene tu? Nausea, vomito o voglie strane?- l’aveva riempita di domande in circa due secondi. Isabel che prima aveva messo su una faccia da funerale scoppiò in una risata.
-Avevo paura che ti arrabbiassi- disse poi afferrandole la mano. Guen rise
-Arrabbiarmi? Per una cosa così bella?!- disse continuando a sorridere. –Allora, lo hai detto a Jacky?- chiese di nuovo. Bells scosse la testa. –E perché no?- chiese ancora Guen.
-Se non vuole tenere il bambino? Se non volesse più me? Se non mi amasse a tal punto da voler costruire una famiglia con me?- la ragazza teneva strettissima la mano dell’amica e delle piccole lacrime avevano iniziato a rigare il suo viso dolce.
-Bells, sai già la risposta a tutte queste domande. C’è bisogno che te le ripeta io?- chiese la Rossa dolcemente. Bells annuì e lasciò la mano dell’amica.
-Bells, tu ci sei passata con me. Hai visto Tom, lui non voleva un bambino con me, non voleva una famiglia, non voleva me! Ti sembra che Jacky si comporti allo stesso modo?- Bells scosse la testa –Esatto, Jacky ti guarda in un modo così intenso, non ti ha mai ferita, non ti ha mai trattata male-
-Si, hai ragione ma non mi ha mai dato la certezza...non mi ha mai detto “mi piacerebbe avere una famiglia con te” mai Guen-
-Bells, ma non sono cose che si dicono! Sono parole che non devono uscire dalla bocca sono parole che escono dai gesti, dagli sguardi, dalle carezze- rispose l’amica. Bells annuì.
-Quindi dovrei dirglielo?-  chiese ancora Isabel.
-Senza dubbio. Anzi sai cosa ti dico?- La Rossa afferrò la borsetta e la mano della sua amica e la trascinò in macchina.
-Glielo dici ora, appena arriviamo a casa. Lo prendi da parte e ci parli, poi lo dici a tutti gli altri- disse mettendo in moto. La bionda non aveva osato contraddire l’amica e Guen era sicura che se non avesse fatto così Isabel si sarebbe tenuta il segreto fino a che la pancia non avrebbe svelato tutto.
Arrivarono a casa e dopo svariati minuti impiegati per convincere Bells a scendere dalla macchina salirono in casa dove tutti erano ancora svegli e attivi.
-Siete già tornate?- chiese Jacky aprendoci la porta e stampando un bacio sulle labbra di Bells.
-Jacky posso parlarti?- disse lei afferrandolo per mano e portandolo in camera da letto. Gli altri guardarono Guen e poi tornarono a concentrarsi su una partita di football in tv senza curarsi della situazione. Dopo svariati minuti i due tornarono in salotto con dei sorrisi che avrebbero illuminato anche le giornate più cupe d’inverno.
-Dobbiamo farvi un annuncio- urlò Jacky. Nessuno dei ragazzi si voltò
-Jacky c’è la partita, puoi dircelo dopo?- si lamentò Ron. Isabel lasciò la mano a Jacky e con gesti furtivi afferrò il telecomando e spense la tv. Quel gesto fu seguito automaticamente da varie imprecazioni contro Jacky e Isabel.
-Ora ci ascoltate?- disse Jacky più convinto che mai
-Spero per te che sia qualcosa di davvero importante oppure fai meglio a scappare- protestò Derek. Jacky li ignorò e guardò Isabel che sorrise.
-Sono incinta- disse guardando tutti. I ragazzi si guardarono stupiti
-Cosa? Incinta? Che notizia meravigliosa- urlò Ryan alzandosi ad abbracciare i due ragazzi. Derek e Ron scossero la testa e corsero ad abbracciare Jacky che sorrideva continuamente. Ronnie silenziosamente si alzò e strinse Isabel in un abbraccio fortissimo
-Sono davvero contento per te Bells- le sussurrò dolcemente poi guardò Jacky e gli diede una piccola spinta sulla spalla
-sempre a fare danni eh pivellino- disse poi abbracciandolo. Guen era rimasta seduta sul bracciolo del cuscino con le braccia incrociate. Bells la guardò e gli fece l’occhiolino.
-Bene, la cosa mi fa sentire sempre più solo- disse Derek quando si rituffò sul divano.
-Come solo? Sei sempre a messaggiare- rispose confuso Ryan
-Nessuna storia seria- rispose facendo finta di piangere. I ragazzi lo abbracciarono e ridendo fecero finta di consolarlo. Guen per un momento si sentì davvero a casa e viva come se fino a quel momento fosse stato solo un corpo usato per conservare quello che della sua anima distrutta era rimasto.
-Questo significa niente alcolici- disse Ronnie a Jacky
-Ma è lei a essere incinta! Non io- protestò
-Ma per amore rinuncerai anche tu- rispose Ronnie avvolgendo con un braccio le spalle di Guen.
-Non sei obbligato- disse dolcemente Isabel. Jacky la strinse forte
-Ma per te questo e altro- le rispose.
-E tu avevi paura a dirglielo? Questo ragazzo ti ama alla follia- disse Guen scuotendo la testa.
Mentre gli altri parlavano tra loro, Ronnie prese Guen da parte e la portò in cucina chiudendosi la porta alle spalle.
-Che hai Guen?- le chiese secco, senza giri di parole. Era l’unico modo per farle dire tutto, continuava ad avere sbalzi d’umore e lui non sapeva come rimediare. Odiava vederla così.
-Perché?- chiese lei appoggiandosi al tavolo
-Perché sorridi ma è come se non lo facessi davvero-
-Sbagli- rispose in fretta la ragazza. Ronnie si avvicinò a lei
-No, non mentirmi- le disse scostandole una ciocca di capelli da davanti al viso.
-Ronnie sono solo molto felice per Isabel e Jacky. Felice che loro potranno avere una famiglia bellissima, un figlio tutto loro, una vita felice-
-Non è vero Guen! Sei felice per loro ma arrabbiata perché non puoi avere tuo figlio, arrabbiata perché non riusciamo a trovare una soluzione. Questa è la verità- la corresse il ragazzo.
-Ma cosa ne sai tu? Credi di sapere sempre qual è la verità? Qual è la cosa giusta o quella sbagliata? Tu non sai niente Ronnie! Non sai quanto io mi senta inutile, quanto io mi senta cattiva. Questo non lo sai- urlò la ragazza allontanando il cantante da lei.
-Guen- il ragazzo la afferrò per un braccio –tu non sei cattiva e tantomeno inutile chiaro?- disse tirandola a se. Guen si abbandonò tra le sue braccia. Ormai Ronnie la conosceva talmente tanto bene che capiva quando le sue arrabbiature erano solo richieste di aiuto.
-Sono cattiva Ronnie perché mio figlio è ancora lontano da me- rispose lei stringendosi al ragazzo.
-Ti ho promesso che saremmo riusciti a riavere Brian e io mantengo sempre le mie promesse- disse il ragazzo accarezzandole la testa.
Uscirono insieme dalla cucina e dopo aver salutato tutti andarono a dormire. 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


-Ronnie, ho tanta paura- Guen stringeva la mano del ragazzo fortissimo.
-Stai tranquilla, devi solo dire come sono andate le cose, tutta la tua storia, come ti ha detto lo zio di Ryan e vedrai che andrà tutto bene- la tranquillizzò lui.
Ronnie non aveva mai visto Guen così agitata e vestita in quel modo. Aveva i capelli raccolti in un elegantissima coda, un trucco leggero sugli occhi, niente piercing, e un tailleur nero aderente con una camicetta bianca. Sembrava un'altra donna.
Agitatissima entrò in aula dove un giudice sedeva su un immensa cattedra rialzata in legno.
C’erano solo lo zio di Ryan e accanto ai due assistenti sociali un avvocato. Guen non aveva mai avuto problemi a parlare con le persone ma in quel momento sentiva la sua lingua paralizzata, la mente vuota e le gambe molli. Avevano deciso per qualche strano motivo che nessuno eccetto i due avvocati sarebbe potuto entrare.
Tutta la band compresa Isabel con ormai un evidente e dolce pancione li aspettavano di fuori.
L’attesa era straziante per chi era all’esterno e dopo quasi due ore la stanchezza sia mentale che fisica iniziava a farsi sentire.
-Quanto manca secondo te?- Chiese Isabel a Ryan
-Non ne ho idea ma parliamo di un bambino quindi ci vorrà molto e credo che questa non sia l’unico, chiamiamolo, processo- rispose Ryan sottolineando l’ultima parola con delle virgolette. Appena finita la frase si spalancò l’enorme porta di legno rimasta chiusa per ore e ore e Guen accompagnata dall’avvocato uscì.
-Finalmente ce l’avete fatta!- Isabel corse ad abbracciare Guen che aveva sfoderato un sorriso immenso.
-Allora, racconta- Derek fremeva, voleva sapere tutto.
-Niente, hanno detto che i requisiti per l’affido ci sono tutti, perché comunque Tom ha fatto delle carte false per togliermi Brian quindi ci sono buone probabilità- spiegò brevemente la Rossa.
-E quando saprai tutto?- chiese Ron
-Entro una settimana dovrebbe arrivare una lettera.- rispose Guen.
I ragazzi si strinsero in un grande abbraccio. Il cuore di Guen aveva ripreso a battere normalmente come se una parte del macigno che risiedeva in lei si fosse disintegrato.
 
Quella settimana sembrò non passare mai. Guen apriva la cassetta della posta circa otto volte al giorno per sicurezza.
Quella mattina pioveva a dirotto quando Ronnie tutto zuppo arrivò a casa sventolando una busta bianca. Gli occhi di Guen brillarono e corse ad aprila. Per la prima volta non si rifugiò in un angolino a leggerla da sola ma a gran voce lesse parola per parola. Calde lacrime scorrevano sul suo viso mentre le parole “permesso di affido dalla settimana successiva all’arrivo della lettera” uscivano dalla sua bocca. Strinse la lettera al petto come fosse il suo più grande tesoro e abbracciò tutti. Aveva vinto la sua battaglia, aveva riavuto indietro la persona più importante della sua vita, poteva finalmente costruire una sua famiglia, poteva essere di nuovo e per sempre felice. Inserì quella lettera nel suo quadernino perennemente incastrato tra le pieghe del divano. Quello era il simbolo di un nuovo inizio, con Ronnie e con suo figlio.
 
 
 
Erano giorni che Ronnie era continuamente fuori casa e decisamente troppo misterioso per i gusti di Guen. Ogni volta che lei provava a chiedergli qualcosa lui rispondeva sempre in modo molto vago.  Non capiva cosa stesse succedendo ma era così felice per l’arrivo di Brian che si ripromise di chiarire in seguito.
-Guen sei pronta?-  Ronnie la chiamava dal salotto. Lei chiuse la porta della camera e lo raggiunse. –Gli altri sono già in macchina-
Guen afferrò il cellulare e lo seguì per le scale. Il tragitto per arrivare da Brian non le era mai sembrato così lungo, era insofferente!
Quando arrivarono la Rossa fu la prima a scendere all’auto e camminare a passo veloce nel vialetto. Quando furono tutti dentro accompagnati dai due assistenti sociali salirono in camera di Brian. Il bambino era in piedi di fronte alla porta con la sua valigia accanto.
-Sei arrivata finalmente!- urlò il bimbo correndogli in braccio! Guen era scoppiata a piangere di nuovo, era un gesto incontrollato.
-Sei pronto a venire via con me?- chiese rimettendolo a terra. Il bambino scosse la testa e si avvicinò a Ronnie.
-No- rispose secco il bambino. Guen spallidì e si sentì mancare la terra sotto i piedi. –Voglio dire...devi prima rispondere a una domanda e poi verrò con te- disse spingendo Ronnie verso Guen. La ragazza non capiva, continuava a spostare lo sguardo da Ronnie al bambino, dal bambino a Isabel ma nessuno sembrava poterle spiegare qualcosa. Tornò a guardare Ronnie che nel frattempo si era inginocchiato
-Guen- disse guardandola negli occhi –tutti passano metà della vita a cercare la propria anima gemella, quella che ti capisce, che ti fa ridere, che ti fa arrabbiare, che ti rende una persona speciale e migliore. Quando la si trova si cerca in tutti i modi di non farla scappare, di farla restare sempre al proprio fianco e con lei si cerca di costruire una famiglia. Sono consapevole che saresti in grado di prendermi a calci in questo momento ma voglio rischiare perché ti amo, perché sei la persona più importante della mia vita- si schiarì la voce e Brian gli consegnò una scatolina nera di velluto, quando la aprì comparve un anello con un meraviglioso diamante. Anche il bambino di inginocchiò accanto a Ronnie e guardando la mamma disse insieme a Ronnie la fatidica frase.  
-Vuoi sposarmi?-  
Guen era rimasta in silenzio tutto il tempo, lasciando che le lacrime le rigassero il viso. Si inginocchiò e baciò Ronnie, lo baciò così profondamente tanto da sentire le due anime unirsi.
-Voglio passare il resto della mia vita con te..-poi guardò Brian e lo strinse entrambi –anzi, con voi!-

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