Presto o tardi

di Jejje
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono ***
Capitolo 10: *** Capitolo Decimo ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


Wecome To PageBreeze

Alla fine sono tornata! XD (ma chi ti voleva NdTutti ù.ù) Occhei...alla fine ce l'ho fatta a far continuare una fan fiction per più di tre capitoli o_O Non credevo ci sarei mai riuscita XD Comunque, ancora non ho finito di scriverla, ma ho deciso di cominciare a postarla anche se di solito non lo faccio, almeno sono motivata a mandarla avanti XD ( l'ho cominciata da una vita .-.) Oooh, ma quanto mi piacerà ciarlare?! XDD Iniziamo, và...

Dedicata a una delle mie migliori amiche, Amy, che mi ha dato l'idea, e alla Lollo, che me l'ha sempre betata e che ormai è diventata per me un'amica indispensabile per la condivisione dello sclero ( e che mi ha aiutato a decidere il titolo, decisamente campato in aria XDDD). Vi adoro *_*!!!

CAPITOLO PRIMO

- Hermione, ti ricordi che cosa succede oggi, non è vero? - sentii urlare una voce nella stanza accanto alla mia, mentre stavo scrivendo una lettera. Aah, la voce che speravo non si ricordasse di quella piccola promessa. Mi alzai contro voglia dalla mia scrivania, e dopo aver spento la lampadina che fino ad un minuto prima mi illuminava il lavoro, mi diressi nella camera da cui proveniva la voce, con sguardo sconsolato. Prima di entrare scoccai un'occhiata all'interno; Ginny si stava infilando degli orecchini guardandosi in quell'enorme specchio che non avevo mai sofferto, e mi stava restituendo l'occhiata.

- Speravo l'avessi dimenticato - dissi sincera, appoggiandomi di lato allo stipite della porta, mostrando l'aria più stanca che ero riuscita a tirare fuori.

- Aha, mi dispiace - mi rispose lei, passando ad aggiustarsi un boccolo rosso fiamma che le solleticava una guancia. - ma io ti ospito in casa mia per il tempo in cui tu dai gli esami, e in cambio mi hai promesso di portarmi in quel centro commerciale tutti i venerdì, ricordi ? - mi domandò girandosi per guardarmi direttamente negli occhi.

- Come dimenticarselo - dissi io sbuffando, spostando lo sguardo al soffitto.

- Dài, lo sai quanto mi piace quel posto - disse lei con voce implorante, mentre passava a mettersi sulle labbra un filo di lucidalabbra.

- Già - fu l'unico tipo di risposta di cui la degnai. Girai i tacchi e tornai di nuovo nella mia stanza per mettermi indosso indumenti un po' più decenti della tuta scolorita che avevo su in quel momento. Presi il primo paio di jeans e la prima maglietta che il mio armadio mi offrì, senza perdere tempo a sceglierli. Me li infilai alla velocità della luce, per poi passare a pettinare i miei capelli, che negli ultimi giorni non volevano saperne di stare a posto. Dopo cinque minuti ero già a posto, e nonostante la mia semplicità, guardandomi allo specchio, non potevo dire di non essere presentabile. Le mie amiche mi invidiavano di essere carina sempre e comunque, cosa che anch'io, sinceramente, non capivo. Non mi prendevo molta cura di me stessa.

Afferrai la borsa che tenevo abbandonata sopra il letto e uscii dalla mia stanza, aspettandomi di dover aspettare ancora Ginny. Invece lei era già lì, e mi stava aspettando giocherellando con il portachiavi a forma di cuore che aveva appeso alla sua cintura. Era davvero stupenda.

- Ginny, stai benissimo - le confessai io sorridendole, mentre scendevamo le scale.

- Anche tu - mi disse lei con un sorriso radioso, stringendomi il braccio per un attimo. Molte persone che ci conoscevano erano stupite dalla profonda amicizia che ci legava, probabilmente per il fatto che eravamo completamente diverse l'una dall'altra; e sinceramente, a volte lo ero anch'io. Ogni volta che ne parlavamo lei faceva spallucce e continuava a ripetere che non vi deve essere per forza un motivo per cui due sono amiche. Lo sono e basta.

- Guidi tu, vero? - mi chiese lei con aria maliziosa, mentre io tiravo fuori le chiavi della mia macchina dalla borsa.

- Ovviamente - risposi io entrando velocemente nell'autovettura e accendendola. Lei si sistemò nel posto del passeggero, e non appena fummo partite disse :- Non essere sempre scocciata tutte le volte che andiamo lì - disse guardando davanti a sè - sono sicura che ti divertiresti anche tu, se solo ci provassi -.

- Gin, lo sai che non vado pazza per lo shopping - le risposi indifferente, aggiustando lievemente lo specchietto.

- Lo so, lo so - disse lei scuotendo la testa e roteando gli occhi - ma quel posto è così pieno di bei negozi, e soprattutto ci sono dei ristoranti favolosi...- continuò con aria sognante.

- Ho come l'impressione che tu vada lì solo per mangiare - le sorrisi io scoccandole un'occhiata in tralice.

- Be', signorina, non sono stata io a prendermi due porzioni di pasta al pesto al Pesce Blu, lo scorso venerdì! -

mi rimbeccò lei con un sorrisetto.

- Ma quel pesto era incredibile, non puoi negarlo! - dissi io ad alta voce, fintamente offesa, senza però distrarmi dalla guida.

- E pensare anche che era un ristorante di mare! - esclamò lei ridendo, per poi tornare a giocare con il cuore alla sua cintura.

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Dopo dieci minuti stavamo già superando l'entrata principale dell'edificio, forse l'unica parte dell'intero centro commerciale che mi piacesse. Era un attico enorme e rotondo, dove gli unici negozi presenti erano bar ed edicole, niente a che vedere con quei noiosissimi negozi di scarpe e abiti.

- Cerca di divertirti stasera, eh? - si raccomandò Ginny, dandomi una pacca sulla spalla.

- Non fai altro che farmi girare fra un mercatino e l'altro, come potrei?! - le feci notare io, ritrovando di nuovo la mia aria scocciata.

Lei roteò di nuovo gli occhi, cosa che le facevo fare fin troppo spesso, non mancavo mai di notare.

- Ok, ho un'idea - disse lei, illuminandosi. - oggi facciamo come vuoi tu. Non entreremo in nessun negozio di abbigliamento, non ci fermeremo a nessuna bancarella...faremo solo una passeggiata qua dentro. -

- Be', sempre meglio di niente - dissi io prendendola sotto braccio, aprendomi in un sorriso. Cominciammo a camminare senza una meta per gli immensi corridoi del centro, guardando le luci in alto di tanto in tanto. Oltre mangiare, era l'unica cosa che mi piaceva fare, lì dentro.

- Accidenti, ho sete - mi resi conto dopo qualche minuto, dopo che degli immensi bicchieroni di Cola mi erano passati di fronte, in mano a dei bambini cicciottelli.

- Te ne accorgi solo quando vedi gli altri bere - mi ricordò Ginny, come se ce ne fosse stato bisogno. - Già, e non chiedermi perchè - la ammonii io, cercando con gli occhi nel posto in cui sapevo esattamente esserci un bar. Lei seguì il corso dei miei occhi e sbuffò.

- Lì c'è una fila immensa, ci metterai un'eternità. Dài, prenditi qualcosa al distributore - mi consigliò lei, secca. Vidi anch'io la macchinetta che intendeva, ed era ignorata da tutti, a differenza degli stupidi negozi che la circondavano. Sorrisi a Ginny e mi avvicinai al distributore, frugandomi nelle tasche in cerca di qualche spicciolo. Dopo averli trovati li infilai dentro e premetti il tasto per avere una lattina di Cola. Niente. La macchinetta mi rese i miei soldi rumorosamente. Sbruffando appena, riprovai di nuovo. Sembrava non esserci niente da fare: la macchina mi restituì di nuovo le mie monete, senza dare segno di funzionare. Imprecai, dandole un pugno debole. Fu allora che sentii una voce maschile proveniente da appena dietro di me chiedermi: - Vuoi una mano? -

Restai impietrita, non mi aspettavo che qualcuno mi avesse notato. Senza girarmi a guardare in faccia il ragazzo a cui apparteneva la voce, balbettai :

- Questa macchinetta non fa il suo lavoro - Mi rimisi due ciocche di capelli dietro le orecchie.

- Ci credo, è vuota - notò la voce, divertita. Quando l'avevo sentita per la prima volta non avevo notato quanto fosse dolce e profonda. - Prova con questa accanto - continuò, e vidi una mano indicarmi una macchinetta simile appena un paio di metri più lontana. Maledicendo la mia stupidità gli dissi, finalmente voltandomi: - Grazie, come ho fatto a non...- e mi bloccai. Il motivo per cui l'avevo fatto era evidente, e mi stava davanti. Il ragazzo con quella bella voce era accanto a me e mi stava ancora guardando, con un sorrisetto sulle labbra. Aveva dei capelli rossi lunghi quasi fino alle spalle, uno sguardo intenso...ed era da mozzare il fiato. Non c'era altro modo per descriverlo.

-...notarla - conclusi io con evidente fatica, cercando di chiudere la bocca.

- Figurati - mi disse lui con un sorriso, prima di allontanarsi con le mani in tasca. Finchè la folla non lo nascose completamente non riuscii a togliergli gli occhi di dosso.

- Ehi, Hermione..?- mi chiamò Ginny, passandomi la mano davanti agli occhi. -che ti succede?-

La guardai con occhi sgranati. - Ma...ma l'hai visto?- chiesi io senza fiato.

- Quel ragazzo con i capelli rossi, intendi? - chiese lei confusa, grattandosi una guancia - solo di spalle. Perchè?-

Guardai di nuovo nella direzione dove l'avevo visto sparire, sperando di vederlo risbucare.

-Era...era stupendo - confessai io, e mi sentii arrossire. Ginny spalancò la bocca con aria eccitata, esclamando:

- Wow! Un ragazzo che piace a Hermione Granger? Doveva essere davvero fantastico! - e rise.

- Lo era - confermai io con aria sognante, avvicinandomi poi alla macchinetta che il rosso mi aveva indicato.

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


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Salve a tutti! ^.^ Non avevo intenzione di postare il secondo capitolo così presto, ma oggi mi va, quindi XDDD Prima di tutto volevo ringraziare chi mi ha recensito, mi fate sempre tanto piacere ç///ç Poi volevo rispondere a qualche domanda: qualcuno mi chiedeva se è un'AU, e io risponderei sì, decisamente XD Lo so che una R/Hr sarebbe più bella se fosse nell'ambito scolastico, ma la trama che avevo in mente non me lo permetteva ^^; spero che comunque continui a piacervi XD

Dedicata a una delle mie migliori amiche, Amy, che mi ha dato l'idea, e alla Lollo, che me l'ha sempre betata e che ormai è diventata per me un'amica indispensabile per la condivisione dello sclero ( e che mi ha aiutato a decidere il titolo, decisamente campato in aria XDDD). Vi adoro *_*!!!

CAPITOLO SECONDO

Guardai per l'ennesima volta l'orologio, con aria impaziente. Le 18.37.

- Ginny sbrigati, ti prego, è tardissimo - dissi nervosamente, facendo tintinnare i braccialetti che tenevo al polso. Stavo gironzolando nella sua stanza, mentre lei cercava di infilarsi le scarpe senza mettersi a sedere, non con poca difficoltà.

- Accidenti, Hermione, un attimo - si lamentò lei secca, mentre afferrava un paio di borse e rovesciava il loro contenuto in una sola, più grande. - Come mai tutta questa fretta? - chiese poi ansimando appena, mettendosi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.

Io spostai lo sguardo per tutta la stanza, cercando qualcosa da dire. Fermai gli occhi su quell'enorme specchio che odiavo.

- Mmbe'...- cominciai, mentre la mia mente lavorava frenetica.

- Ah, brutto inizio! - esclamò Ginny radiosa, mettendo al loro posto le cianfrusaglie che le occupavano la scrivania - Be', quando qualcuno inizia così una frase significa soltanto che sta cercando di trovare una scusa. E non guardarmi così - continuò, perchè mi ero girata fissandola stupita.

- Veramente...- ripresi io, gesticolando appena.

- Hermione - disse Ginny avvicinandosi a me e mettendomi la mano sulla spalla - Sono la tua migliore amica. Credo di potermi vantare di conoscerti più che bene - sorrise.

Sbuffai, arrendendomi. - Sì, hai ragione -

- E' per quel ragazzo, vero? Quello del distributore- disse, avviandosi verso la porta e facendomi segno di seguirla. Le ubbidii immediatamente.

- Suppongo di sì - dissi a voce non molto alta, mentre scendevamo le scale.

Ginny rimase in silenzio finchè non ci fummo messe ai nostri posti nell'auto, tanto che pensai non avesse sentito la mia risposta. Invece chiese, mentre mettevo in moto :- E...credi di trovarlo lì di nuovo? - aveva l'aria confusa.

Io risi. Adesso capivo perchè aveva taciuto; stava pensando a come dirmi che era altamente improbabile ritrovarlo là, come ad aspettare il mio ritorno. E alla fine aveva appurato che sarebbe stato meglio domandarmelo...era sempre così.

- Non lo so - dissi sincera, mentre maledivo un semaforo rosso. Lei mi stava guardando. - Ma la speranza è sempre l'ultima a morire...non è una delle tue tante frasi? - conclusi ridendo appena.

Anche lei si sciolse in una risatina, portandosi la mano alla bocca. - Già -, disse semplicemente.

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Quando entrai nel centro commerciale non feci nemmeno caso alla hall, forse per la prima volta da quando lo visitavo. Mi sentivo nervosissima e continuavo a muovere il collo per cercare di scorgere più persone possibili, mentre Ginny tornava a roteare gli occhi, come sempre.

- Hermione, calmati - mi disse dopo qualche secondo, prendendomi per un braccio.

- Sì, hai ragione - le risposi, facendole lasciare la presa e cercando di guardare solo dritto davanti a me. - Mi raccomando, se lo vedi...-

- L'ho visto solo di spalle, Hermione! - disse ad alta voce; sembrava spazientita.

- O-ok, scusami - dissi io, sconsolata.

Vidi Ginny riprendere a sorridere, spostando gli occhi da un negozio all'altro. - Allora, da dove cominciamo? - chiese eccitata. Sapeva riprendersi egregiamente.

Non aspettò neanche la mia risposta che si avviò trotterellando verso un negozio di scarpe che esibiva un grande cartellone di sconti.

Sbuffando, la seguii. Sarebbe stata un'altra serata noiosa, come tutti i venerdì. E io che ci avevo sperato...

Non seguii Ginny nel negozio, era troppo piccolo e pieno per i miei gusti. Invece restai appoggiata con la schiena ad un'enorme colonna che sorgeva di lì a pochi metri, dalla quale potevo scorgere la mia migliore amica che vagava fra gli scaffali. Tenevo le braccia incrociate, e i miei occhi vagavano per il soffitto con aria imbronciata, come una bambina a cui era stato negato un giro sul cavalluccio pieno di luci. Sono proprio infantile, mi ritrovai a pensare, chiudendo gli occhi e facendo un respiro profondo.

Fu in quel momento che sentii un dolore improvviso al piede, poi un'imprecazione a bassa voce, e infine un tonfo soffocato.

Qualcuno era inciampato nei miei piedi ed era appena riuscito a reggersi alla colonna per non cadere, tenendosi stretto. Stavo già quasi per scusarmi ( o per sgridare, dovevo ancora decidere ), quando notai che la persona che si stava rialzando era una ragazzo. Un ragazzo con i capelli rossi. Un bellissimo ragazzo con i capelli rossi.

- Mi scusi...- aveva cominciato a dire lui, sfregandosi la camicia, quando mi guardò in viso. - Oh - disse semplicemente, e gli si illuminarono gli occhi.

- Tu non sei la ragazza che stava facendo a botte con una macchinetta, una settimana fa? - aveva l'aria ancora divertita.

Ci misi un po' a rispondere alla domanda. Non mi capacitavo ancora della fortuna sfacciata che avevo avuto; ero venuta qui, in questo centro commerciale, sperando di vederlo ancora, e proprio adesso che mi stavo mettendo il cuore in pace, lui mi inciampa addosso?!

- Ehm...- fu l'unica cosa che venne fuori dalle mia labbra, mentre rimettevo dietro l'orecchio l'ennesimo ciuffo di capelli.

- Ok, rispondo io per te : sì, sei tu - disse lui sorridendo, senza che la sua perenne aria divertita sparisse.

Decisi di non perdere anche questa occasione, e aprii bocca per parlare. Ma Ginny mi anticipò.

- Hermione, con chi...- disse, apparendo da dietro il ragazzo, con aria un po' confusa. Aveva in mano una borsa del negozio. - Oh -, sospirò non appena vide chi mi era accanto, e sembrò capire all'istante.

- Ehm...lei è la mia migliore amica, Ginny - dissi meccanicamente, indicando Ginny, che sembrava fare uno sforzo disumano per non scoppiare a ridere. Seguì una cortese stretta di mano, e io non potevo fare a meno di rodermi il fegato; non gli avevo presentato me stessa, ma la mia bellissima amica?!

- Bene - disse il ragazzo, e io temetti che volesse andarsene. Sapevo che era inevitabile, ma perlomeno speravo accadesse il più tardi possibile.

- Che ne dici di presentarti anche tu? Non vorrai fare cattiva figura - continuò lui divertito, porgendomi la mano. Rimasi come incantata a fissare la sua mano, e fu solo la gomitata che mi diede Ginny a farmi riprendere. Per fortuna lui non se ne accorse, o almeno fu tanto gentiluomo da fingere di non averlo notato.

- Oh...certo...io sono Hermione, Hermione Granger - dissi prendendo la sua mano e stringendola, con un sorriso.

- Ronald Weasley - si presentò lui, sorridendomi di rimando. Ero al settimo cielo per aver scoperto il suo nome, ma il sorriso mi si spense quando lasciò la mia mano. Era così bello tenerla...non l'avrei mai lasciata. Riprendendomi, mi affrettai a stampare sul mio volto un sorriso tirato.

Oddio, adesso che dico, adesso che faccio...pensavo nervosamente, lanciando occhiate allarmate a Ginny.

- Be'...allora alla prossima, Hermione Granger - spezzò il silenzio Ron, alzando la mano a mò di saluto e indietreggiando.

- No!...- esclamai io senza potermi trattenere, per poi riprendermi subito - ...cioè...ciao, Ronald -

- Chiamami Ron - mi disse girandosi, mentre si stava già allontando - Tutti mi chiamano così. - Poi sparì tra la folla, in pochi secondi. Esattamente come la prima volta.

Ginny si voltò immediatamente verso di me; aveva ancora gli occhi fuori dalle orbite. - O-Mio-Dio, Hermione - disse senza fiato.

- Hai avuto la mia stessa reazione, eh? - chiesi io cercando di ridere, ma in realtà stavo pensando se mi sarebbe mai capitata un'altra occasione simile.

- Direi di sì - disse Ginny, voltandosi anche lei a guardare nel punto dove Ron era scomparso. - Ma lo lascio a te, non preoccuparti - si affrettò ad aggiungere lei, dandomi una veloce pacca sulla spalla.

- Magari, Ginny - sussurrai io con lo sguardo vuoto. - Magari...-

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Quella sera tornammo a casa un po' prima. Per il nostro ristorante preferito c'era una coda assurdamente lunga, e anche se a malincuore e io e Ginny avevamo deciso di prenderci una semplice pizza al fast food vicino. Decisamente non la stessa cosa.

A differenza di tutti gli altri Venerdì, dove appena tornata a casa mi piazzavo davanti alla televisione sperando di assorbire un po' di buon umore, non mi tolsi neanche i vestiti di dosso e mi buttai sul letto, ancora sfatto.

Adoravo la sensazione delle lenzuola fresche sulla pelle. Era come una delle piccole soddisfazioni che mi prendevo ogni giorno, senza dare nell'occhio.

Fissando il soffitto, mi resi conto che non facevo che pensare a lui. Ron...adesso quel volto stupendo aveva anche un nome. Sorrisi avvinghiandomi su me stessa mentre ripensavo all'incontro di quella sera; ma durò poco. Non appena ricordai che era uno sconosciuto, solo un dannatissimo sconosciuto, il mio sorriso si spense.

Mossa sbagliata, Hermione Granger.

 

E anche questa è andata. Aspetto recensioni XD! <--- speranzosa

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


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Allora, nanzitutto volevo scusarmi per essere stata poco chiara riguardo i personaggi, dato che molti mi hanno chiesto spiegazioni...^^; scusatemi XD Allora, questa ff è nata come una AU, quindi Ginny non riconosce suo fratello per il semplice fatto che in questo contesto non lo è xD Scusate ancora la poca chiarezza ==" Be'...spero che questo capitolo possa piacervi! ^///^

Dedicata a una delle mie migliori amiche, Amy, che mi ha dato l'idea, e alla Lollo, che me l'ha sempre betata e che è diventata per me ormai un'amica indispensabile per la condivisione dello sclero (e che mi ha aiutato a scegliere il titolo, decisamente campato per aria XDDD) Vi adoro *_*!

CAPITOLO TERZO

Scesi le scale velocemente, con solo i calzini ai piedi, dirigendomi in cucina. Era un semplice lunedì pomeriggio, e stavo studiando nella mia stanza quando mi accorsi di avere sete. Toccandomi lievemente la coda di cavallo, pregustai il bel bicchiere di tè ghiacciato che ero intenzionata a versarmi. Ma quando aprii il frigorifero fischiettando restai delusa: era praticalmente del tutto vuoto, non ci sarebbe stato niente neanche per la cena. Sentii dei passi non molto lontani avvicinarsi, e dissi:

- Ginny, il frigo è una desolazione! Dovremo fare la spesa...- e lo chiusi, sospirando.

La rossa si avvicinò a me e sbirciò dentro quell'enorme affare, alzando le sopracciglia.

- Mmh...Hermione, io però non posso, mi dispiace, sto uscendo...forse non tornerò neanche a cena...- disse lei, senza troppa enfasi.

- Oh, dove vai? - le chiese io, curiosa, mentre alzavo un sedia e mi mettevo a sedere.

- Ho un appuntamento di lavoro con una tizia...probabilmente la tireremo per le lunghe e mi ritroverò a decidere al tavolo di un fast food, succede sempre così - disse sconsolata, mentre versava un po' della poca acqua rimanente in due bicchieri. Quando mi porse uno dei due, concluse:

- Dovrai andare tu a fare la spesa -.

- Oddio, Ginny, ho bisogno di studiare...tra meno di un mese ho un esame importantissimo, lo sai...- mi lamentai, prima di svuotare il mio bicchiere in un solo sorso.

Lei prese la sua borsa dal tavolo e si avviò verso la porta. - O fai la spesa, o stasera resti digiuna - disse asciutta, prima di sbattere la porta dietro di me.

Meraviglioso, pensai, mentre mi alzai per mettere il bicchiere nel lavandino.

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Non lo troverai, non lo troverai, è inutile pensarci , mi diceva la mia mente mentre entravo per almeno la centesima volta nel vicino centro commerciale. Di certo non era un caso che avessi scelto proprio quel posto per fare le mie compere, ma ero già riuscita a mettere su una bella storiella per Ginny o per chiunque altro; sfortunatamente, tutti i minimarket fra la casa e il centro erano già chiusi, o c'era troppa coda. Dove sarei potuta andare se no?

Per la prima volta dopo tanto tempo ero lì senza dovermi preoccupare di tutti i negozi che odiavo, o di come fare per tenere a bada il portafoglio di Ginny. Mi avviai subito verso il grande supermercato che attreversava una buona metà del centro commerciale, cercando di formare una lista mentale per tutto quello che avrei dovuto comprare. Non potei però impedire al mio sguardo di vagare almeno un po' per il lungo corridoio, in sua ricerca. Ma cercai di non illudermi troppo: non era neanche venerdì, non potevo sperare che fosse lì tutti i santi giorni.

Quando entrai nel supermercato presi il cestello più piccolo, così non sarei stata incline a prendere troppa roba inutile. Girando per gli scaffali e i frigoriferi, presi solo il minimo indispensabile per la sera e il giorno dopo, senza preoccuparmi troppo. Nel giro di una decina di minuti ero già fuori, con in mano un sacchetto di plastica piuttosto pesante, che avrei dovuto trascinare all'automobile. Mentre camminavo scrutavo le persone che incrociavo, e mi sorpresi a riconoscere qualche viso, dando per scontato di averlo già visto lì.

Mentre i miei occhi erano puntati su un grosso cartellone che ornava il soffitto appena sopra dei negozi, sentii un orrido rumore, seguito dalla sensazione di non avere più nulla di pesante in mano. Guardai a terra, allarmata.

- Oh, accidenti, si è rotto il sacchetto! - bofonchiai, mentre mi abbassavo per cercare di riprendere il tutto. Stavo per raccogliere l'arancia che mi ero comprata per l'indomani, quando una mano mi precedette. Il mio sguardo si alzò subito sul volto del suo proprietario.

- Non riesci proprio a fare niente da sola, eh? - disse il ragazzo, porgendomi il frutto.

Ero rimasta di nuovo a bocca aperta, come sempre. Il proprietario della mano era Ron, il ragazzo dei miei sogni, e io mi proccupai più a chiedermi come facessi a incontrarlo sempre piuttosto che a rispondergli.

- Vieni, ti aiuto - disse poi lui avvicinandosi, dopo essersi reso conto che non sarei riuscita a portare tutto in mano. Mi tolse il cartone del latte dalle mani e si chinò a raccogliere due confezioni di pizza surgelata e una scatola di cereali.

- Oh...- riuscii a sussurrare, - non c'è bisogno, davvero...-

- Ma certo che c'è bisogno - disse lui senza farmi finire di parlare, mentre si rialzava. - Stavi andando via, no? Ti accompagno alla macchina, dài, se no faresti ricadere tutto questo ben di Dio almeno altre cinque volte - concluse, divertito.

Non riuscivo a dire niente quando lui mi guardava negli occhi, con quel sorriso. Le parole non mi uscivano dalle labbra, quando provavo a parlargli.

- Ok, grazie - mi arresi io, evitando il suo sguardo. Ero troppo elettrizzata per il fatto di dover passare altri pochi minuti con lui, e non volevo che mi vedesse sorridere.

Nè io nè lui parlammo per tutto il tragitto; io ero troppo impegnata a cercare di non far ricadere la famosa arancia, e credevo che Ron non volesse azzaddarsi a parlare per non farmi capire che stava per morire dal ridere. Lui mi precedeva di un paio di passi, e osservandolo da dietro non potei non notare che aveva un fisico spettacolare. Non che non l'avessi già notato, ma quei jeans scoloriti e il maglione bianco gli donavano proprio, pensai, cercando di distogliere lo sguardo.

Arrivata alla macchina, la aprii con la chiave automatica e gettai senza tanti complimenti nel sedile del passeggero tutto quello che avevo in mano; poi mi spostai per far fare lo stesso anche a Ron.

- Gra-grazie dell'aiuto - dissi infine, con la voce un po' spezzata e senza guardarlo.

- Figurati - mi disse lui, con un sorriso che mi fece girare la testa. Era troppo vicino, e sentii il bisogno di allontanarmi un po' per non rischiare di perdere il controllo.

- Bene...allora ti lascio andare - continuò lui dopo qualche secondo, spezzando il silenzio imbarazzante che si era creato. Sentii di non volere che se ne andasse, e le parole mi uscirono di bocca nello stesso istante in cui le pensai:

- No! Cioè...il minimo che possa fare per ringraziarti è almeno offrirti un caffè...- dissi velocemente, mentre sentivo le mie guance andare a fuoco. O mio Dio, cosa sto facendo?!

Ron sembrò lievemente stupito, ma poi si aprì in uno dei suoi soliti, meravigliosi sorrisi, e disse: - Ok, puoi offrirmi un caffè...ma solo se pago io -

Io risi, chiudendo di nuovo l'automobile e ricominciando a camminare verso l'entrata del centro commerciale. Cercai di nuovo di nascondere il mio sorriso soddisfatto.

Entrati, ci accomodammo nel piccolo bar vicino, sempre senza dire una parola. Mi torcevo le mani, ero nervosissima.

- Due caffè, per favore - disse Ron al primo cameriere che ci passò davanti. Poi posò lo sguardo su di me, facendomi mancare un battito.

- Hermione, noi dobbiamo essere uniti dal destino - disse sorridendo, sistemandosi meglio sulla sua sedia.

Rimasi senza fiato per un attimo: si ricordava il mio nome!

- Oh...non credevo ricordassi come mi chiamo - dissi, senza commentare cosa aveva detto.

Lui continuò a sorridere. - Non mai dimentico il nome di una bella ragazza...soprattutto se gli sono caduto addosso -

Risi piano, portandomi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. - Be', anch'io non dimentico il nome dei ragazzi che incontro nei centri commerciali praticamente ogni volta che ci vado...- dissi, senza più ombra di imbarazzo nella voce o nello sguardo.

- C'è una spiegazione logica a tutto questo...oh, grazie - si interruppe, ringraziando il cameriere che intanto ci aveva portato i caffè.

Riprese subito, mentre metteva lo zucchero nella sua tazzina. Un cucchiaino e mezzo.

- Io lavoro in un negozio di abbigliamento da uomo, qui dentro - si spiegò, cominciando poi a bere.

- Oh! - esclamai, mentre giravo il mio caffè con il cucchiaino. Come avevo fatto a non pensarci? - Ma questo non spiega perchè ci incontriamo sempre, dato che io e la mia amica non entriamo mai in negozi del genere...-

- Be', il destino vuole che anch'io abbia orari di entrata, di uscita o pause pranzo - disse divertito, mentre poggiava la tazzina vuota sul piattino. Io stavo ancora bevendo.

- Ora è tutto chiaro - dissi semplicemente, togliendo per un breve istante le labbra dalla tazzina. Ron continuava a guardarmi. Il tavolino era tondo e piuttosto piccolo, quindi non eravamo troppo lontani; avrei potuto toccarlo senza dover allungare troppo il braccio, e più di una volta dovetti fare attenzione a non toccare il suo piede con il mio.

- Oggi però non è venerdì. Non speravo di vederti - disse a voce bassa, mentre anche io rimettevo la tazzina al suo posto. Cercai di non sgranare troppo gli occhi, mentre le sue parole ripassavano nella mia testa. Sperare. Aveva usato voce del verbo sperare.

- Cosa? - fu l'unica cosa che riuscii a dire. Cercai di non arrossire troppo.

- Ho detto che non speravo di vederti. Ho notato che ti vedevo in giro solo di venerdì - ripetè lui, mentre il suo sguardo si addolciva sempre di più.

- Oh...be', sì, in effetti...Ginny praticamente mi obbliga di portarla qui almeno quel giorno, ecco...visto che mi fa vivere a casa sua per un po' di tempo...- spiegai, cercando di sembrare più spigliata possibile.

- Tu...tu non vivi qui? - chiese lui, confuso. Anche la confusione gli donava, non potei non notare.

- No...a circa 40 chilometri da qui, in un piccolo paese di provincia...- ripresi, facendo un respiro profondo. - Ginny mi ospita qui per il tempo di cui ho bisogno per dare un esame molto importante, mi sto laureando in Biologia. -

- Wow! - esclamò lui, sinceramente interessato. Poi però si riprese subito. - E quindi...non resterai qui per molto?-

- No, spero di no - gli risposi io, girando il cucchiaino dentro la mia tazzina vuota, - prima facevo la pendolare, venivo pochi giorni a scuola. Adesso vivendo qui posso frequentare meglio e avere più tempo per lo studio - conclusi.

- Mi fa davvero piacere per te - mi disse, con un sorriso. Anch'io gli sorrisi, e non avrei certo smesso di farlo se non fosse arrivato il solito cameriere a toglierci le tazzine dal tavolino. Fu come tornare alla realtà; Ron si alzò e mise la mano in tasca, probabilmente alla ricerca di qualche spicciolo.

- Purtroppo adesso devo andare, ricomincio il lavoro - disse, mentre il suo sguardo passava dalle monetine che teneva in mano, a me.

- Oh, certo. Io devo tornare a studiare - dissi, più a me stessa che a lui. Cercai di non sembrare triste.

- Allora...a venerdì - mi disse lui sorridendo, dandomi un buffetto sulla guancia e avviandosi a pagare.

- A venerdì - sussurrai con un sorriso radioso, per poi uscire velocemente dal centro commerciale. Mi imposi categoricamente di non saltellare durante il tragitto fino alla macchina, ma non riuscii a nascondere la mia aria felice.

Salita sull'automobile, non misi in moto finchè non sfiorai con la mano la guancia che mi aveva toccato lui, sentendomi andare a fuoco. Stavo provando qualcosa di assolutamente sconosciuto, qualcosa che non avevo mai provato prima.

Ma che cosa fosse, non volevo ancora pensarci.

 

Abbiate pietà e recensite XD

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***


Wecome To PageBreeze

Ed arriva anche il quarto. Ultimamente non sto lavorando molto su questa ff, mi sono bloccata all'inizio di un capitolo e non riesco ad andare avanti ç_ç Ma sicuramente presto mi piazzerò davanti alla scrivania e ce la farò :power:! Grazie per chi continua a recensirmi, mi fate davvero piacere **! E scusatemi se i capitoli sono corti, ma sono anche solo scioccata dal fatto di essere riuscita a iniziare una ff a capitoli (prediligo le one shot xD), e non scrivo molto °°. Spero che questo capitoli vi piaccia ^.^!

Dedicata a una delle mie migliori amiche, Amy, che mi ha dato l'idea, e alla Lollo, che me l'ha sempre betata e che ormai è diventata per me un'amica indispensabile per la condivisione dello sclero ( e che mi ha aiutato a decidere il titolo, decisamente campato in aria XDDD). Vi adoro *_*!!!

CAPITOLO QUARTO

- Amici. Quindi tu credi che possiamo considerarci amici. - dissi per l'ennesima volta, passeggiando su e giù per la stanza di Ginny. Avevo in mano un piccolo blocknotes e stavo apputtando disattentamente la lezione che avevo appena finito di ripassare. Sentii Ginny mugolare, in segno di assenso. Si stava riposando sul suo letto dopo la sua giornata di lavoro.

- Già - ripresi io, sforzandomi di farla parlare - ma davvero credi che due persone che hanno preso appena un caffè insieme siano amiche?-

- Hermione - disse lei con evidente fatica, mentre si girava verso di me - lui ti ha fatto praticamente capire che vuole rivederti...ti ha dato praticamente appuntamento a domani!...- e si lasciò nuovamente cadere sul cuscino.

- Mmm. Sì, hai ragione - commentai, girando pagina al mio blocchetto. Da quando mi aveva detto quell' A venerdì era diventato molto difficile concentrarmi su qualsiasi cosa. Non vedevo davvero l'ora di rivederlo.

Mi avviai con passi strascicati verso la porta, intenzionata a lasciare Ginny da sola. Prima di uscire, però, mi fermai e mi voltai di nuovo verso il letto, guardando il pavimento.

- Credi che riuscirò a non soffrire, quando me ne dovrò andare di qua? - chiesi, gesticolando appena.

Ginny non mi rispose; sentii il suo respiro regolare diventare sempre più pesante, mentre si rigirava goffamente nel letto.

Sorridendo, tornai nella mia camera.

-----------------------------------------------------------------------------------------------

Il giorno dopo, mi feci prestare un bel paio di scarpe da una stupita Ginny, che sembrava non poter credere ai suoi occhi.

- Herm, la cosa è grave - disse con una nota divertita nella voce, prendendo un altro paio dal suo immenso armadio - la cosa sta davvero degenerando - ripetè.

Sbuffai, mentre tentavo di infilarmene. - Oh, andiamo, Ginny - dissi con tono un po' irritato - sono solo delle scarpe. -

- Non sono solo delle scarpe, se chi le vuole in prestito è Hermione Granger - disse con un lieve affanno, gettandosi a sedere sul suo letto. - Sai, stavo pensando di non venire, oggi. Non vorrei essere di troppo...- Si fermò, non appena la colpii con uno sguardo furioso.

- Non ci pensare neanche per scherzo - dissi io scandendo bene le parole, cercando di avere un tono autoritario. - lui sa che io accompagno te lì, e che non lo faccio per piacere personale...-

- Be', almeno fino a poche settimane fa - mi interruppe lei, stavolta. Mi lanciò uno sguardo sarcastico, che io evitai con molta cura.

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Quando superai l'entrata del centro per l'ennesima volta, mi sentivo stranamente nervosa. Mentre torcevo continuamente le mani, dissi velocemente:

- Ginny, sono stranamente molto molto nervosa -

Ginny mi afferrò un braccio e mi tirò più vicina a sè, facendomi sobbalzare. - Hermione, non preoccuparti. Fa' come se fosse una di quelle noiose giornate dove sei obbligata a portarmi in giro, dài. -

- S-sì, certo - dissi io, provando a respirare profondamente, mentre lasciavo che il mio sguardo vagasse da un lato all'altro dell'enorme ingresso.

Dopo pochi minuti di camminate silenzione, Ginny disse : - Ehm...vuoi andare a vedere in qualche negozio di abbigliamento maschile? - Aveva un po' di timore nella voce...a volte mi stupivo di quanto potessi mettere in soggezione.

- Già, se avessi anche solo un motivo per andare in quei negozi, proverei - risposi io con ironia - e poi chissà quanti ce ne sono.-

- Hermione, ma tu ce l'hai, un motivo - disse Ginny sbuffando. Stavolta sembrava stufa.

- Sì, direi di sì - risposi io, mentre continuavo a camminare fissando il pavimento - ma non posso certo espormi troppo. -

- Fa' come vuoi - tagliò corto Ginny, lasciandomi il braccio e avvicinandosi ad osservare una vetrina di gioielleria, incuriosita. Io la seguii, più per fare qualcosa che per guardare le cianfrusaglie esposte, ma rimasi colpita da qualche orecchino dorato davvero orrido, e mi divertii a cercare le cose più inguardabili che potessi vedere. Mi potei considerare soddisfatta solo quando notai un ciondolo enorme di una forma che ricordava la cozza, fatto di un materiale a me sconosciuto.

- Francamente, credevo tu avessi dei gusti migliori - sentii dire improvvisamente da una voce appena dietro di me. Non c'era bisogno che mi girassi per capire di chi fosse, e no, non perchè era riflesso nella vetrina. Guardai Ron negli occhi attraverso il vetro per pochi secondi, solo per darmi il tempo di riprendermi, poi mi girai.

- Oh! - gracchiai. Cercai nella mia mente qualcosa da dire, al più presto.

- Okay, farò finta che tu abbia detto : oh, ciao, Ron, come va? Ciao anche a te, Hermione, va molto bene, grazie! - fece, tutto da solo.

Lo guardai stupefatta. Non sapevo se trattenermi dallo scoppiare a ridere.

- Accidenti, devo avere un umorismo davvero pessimo...non riesco neanche a farti sorridere - disse scrutandomi, con un'aria fintamente secca.

Ecco, avrei dovuto ridere.

- In effetti, stavo decidendo se ridere o trattenermi - dissi sinceramente, sorridendo.

- Oddio, non ti sentire così sotto pressione! Puoi fare tutto quello che ti passa per la testa, compresi calci negli stinchi...- esclamò lui, sembrando sorpreso.

Finalmente mi sciolsi nella mia risata, portando la schiena lievemente indietro.

- Oh, ce l'ho fatta - disse Ron soddisfatto, strofinandosi le mani - ehm...che fine ha fatto la tua amica? Era qui un attimo fa - continuò, guardandosi intorno. Mi girai a rimirare lo spazio vicino alla vetrina, affacciandomi poi dentro il negozio con la testa, ma di Ginny neanche l'ombra.

Stupidascemacretinaidiota. Era sparita per lasciarci soli. A parte l'intero centro commerciale, ovvio.

- Oh...ehm...è vero - deglutii. - Sarà meglio che la cerchi... - dissi, per poi maledirmi da sola. Era praticamente come mandarlo via.

- Credo che sia abbastanza grande da stare un po' per conto suo - disse lui sorridendo, mettendosi le mani in tasca.

Dio, era così inevitabilmente perfetto. I suoi capelli mi sembravano più lunghi della prima volta in cui l'avevo incontrato, e anche se non perfettamente pettinati, gli donavano tantissimo. Tutto gli donava tantissimo, anche quelle scarpe sportive che di solito non potevo vedere.

- Hai ragione - dissi io, toccandomi appena i capelli e distogliendo lo sguardo. Mi sentivo in imbarazzo, non ero capace di aprire un argomento, di fare una battuta stupida, niente. Amavo i momenti che passavo con lui, ma allo stesso tempo non vedevo l'ora che finissero, per non provare più questo imbarazzo perenne.

- Be'...mi hai visto al lavoro o ti sono sfuggito? - mi chiese lui dopo pochissimi secondi, spezzando il silenzio.

- C-cosa? - chiesi io, volgendo di nuovo lo sguardo verso di lui.

- Io lavoro qui - disse, togliendo una mano dalla tasca e indicandomi un negozio lì accanto, che era vicino a quella gioielleria tanto trash. Si chiamava Simple Man, ed aveva un aspetto piuttosto curato, anche se l'abbigliamento era decisamente casual.

- Oh! - esclamai, continuando a guardare il negozietto - è davvero carino! -

- Non ce bisogno di complimentarsi, io ci lavoro e basta - disse lui, sorridendo. Sentii un brivido lungo la schiena, mentre guardavo il suo ghigno.

- Be', è carino lo stesso - continuai io con un sorriso, osservando senza apparente motivo la gente che passava davanti a noi. Più di una volta notai sguardi femminili decisamente non disgustati dalla persona che avevo accanto, e come biasimarli.

- Se ti piace perchè non ci passi più tempo? - chiese lui fingendo indifferenza, grattandosi disattentemente una guancia.

- In che senso? - chiesi io confusa, mordendomi un labbro.

- Stanno cercando personale - disse lui semplicemente, facendo spallucce. Poi mi lanciò un'occhiata sorridende.

Capii dove voleva andare a parare, e mi sentii fin troppo lusingata dalla sua proposta, ma mi sforzai di rispondere:

- Ron, lo sai che non ho molto tempo, studio continuamente - strinsi la mano intorno ad una cortissima matita che avevo in tasca.

- Lo so, ma potresti venire anche solo un paio di ore al giorno - disse, gesticolando un po' - avrei davvero bisogno di qualcuno che mi aiuti, credo saresti perfetta. Poi qualche soldo extra non fa mai male - mi fece l'occhiolino.

A quel punto non potei resistere. Potevo dire di no a quel sorriso?

- Ehm...se è solo per un paio d'ore, va bene - sorrisi. - a chi devo chiedere?...-

- Non preoccuparti, penso a tutto io - mi bloccò lui, sembrando improvvisamente più pimpante - tu vieni qui domani alle sedici. Ti spiegherò tutto meglio, allora - Mi fece un sorriso stupefacente.

- D'accordo - riuscii a balbettare, mentre sentivo che le mie gambe cominciavano a cedere, e non per la stanchezza.

- Devo andare - disse velocemente, lanciando un'occhiata al suo orologio da polso. - A domani, allora - continuò, dandomi una pacca sulla spalle e superandomi, per poi entrare nel negozio dove lavorava. Dove io avrei lavorato.

Presi a camminare per l'enorme corridoio, ancora un po' confusa. Mi accarezzai la fronte e sospirai forte, quando all'improvviso qualcuno mi afferrò per le spalle da dietro, rischiando quasi di farmi cadere. Mi voltai allarmata, sperando che non fosse un malintenzionato, ma mi calmai subito.

- Cosa ti ha detto cosa ti ha detto cosa ti ha detto - disse Ginny velocemente, finalmente mollando la presa.

Le scoccai uno sguardo di rimprovero, ma tornai subito a sorridere. Mi sentivo stranamente felice.

- Niente di che, Ginny. Mi ha solo invitato a lavorare con lui. Tu, piuttosto, che fine avevi fatto? - dissi.

- Aspetta, frena - balbettò, gesticolando pesantemente con un braccio. - tu lavorerai con lui? Ah, perchè ti conosco troppo bene, Hermione. Non puoi avergli detto di no -

- Ehm - iniziai io - per te è un problema? -

- Certo che no, Herm - disse sospirando. Sembrava essersi ripresa. - Ma tu non puoi permetterti un lavoro, ora come ora, e lo sai. Credo...credo non dovresti fare questo -. Mi guardò timorosa, aveva paura della mia risposta.

- Sì, lo so - le risposi tranquillamente, facendo sparire il timore dal suo volto - ma è solo per un paio d'ore al giorno, cosa vuoi che sia. Ho bisogno di staccare un po', ogni tanto -

- Solo tu puoi staccare un po' lavorando - mi rimbeccò lei, prendendomi di nuovo sottobraccio e trascinandomi dietro di lei.

 

Recensite **?

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto ***


Wecome To PageBreeze

Uh, scusatemi tantissimo per il ritardo! Non mi ero neanche resa conto che sono passate quasi due settimane da quando ho aggiornato '_____' e vabbè XD Volevo solo dire che probabilmente sarò un po' più lenta a postare gli utlimi capitoli, dato che il mio monopolio sul computer si è ulteriormente abbassato, e avrò sempre meno tempo per scrivere >///< Comunque mi dispiacerebbe lasciare incompiuta questa ff, quindi cercherò almeno di finire questa, anche se probabilmente non ne inizierò altre...festeggiate XD!!

Dedicata a una delle mie migliori amiche, Amy, che mi ha dato l'idea, e alla Lollo, che me l'ha sempre betata e che è diventata ormai per me un'amica indispensabile per la condivisione dello sclero (e che mi ha aiutato a scegliere il titolo, decisamente campato per aria XDDD). Vi adoro *_*!

CAPITOLO QUINTO

Non ero mai stata così elettrizzata guardando decine di negozi uno dietro l'altro. Camminavo velocemente per il corridoio del centro, ansimando lievemente. Notai che il pomeriggio c'era decisamente meno gente, una cosa che per me non poteva evitare di essere positiva. Lanciai uno sguardo all'orologio elettronico appeso sopra un negozio di attrezzature sportive, e mi resi conto che ero quasi in ritardo. Non ero riuscita ad arrivare prima perchè una lezione particolarmente difficile mi aveva tenuta attaccata alla mia scrivania, ma dopo che Ginny mi ebbe minacciato di buttarmi fuori di casa se non me ne fossi andata da sola, decisi che non era più il caso di fingere che la cosa mi interessasse poco.

Quando arrivai davanti al Simple Man, con mio immenso piacere, vidi Ron accanto all'entrata, con l'aria di chi sta aspettando qualcuno.

- Sono le quattro spaccate, mi fa piacere dire che inizi egregiamente il tuo turno lavorativo - mi disse con aria allegra non appena mi fermai davanti a lui, sorridendo apertamente. Mi sentivo molto più libera, molto più aperta, e qualunque fosse il motivo questo poteva solo cambiare le cose in meglio.

- Sì, sono sempre stata brava in queste cose - risposi io, sempre sorridendo, mentre mi sfilavo il cappotto.

Lui me lo prese di mano e lo appese ad un attaccapanni striminzito dietro il bancone, invitandomi a seguirlo.

- Allora, ti spiego cosa fare, anche se dubito ce ne sia bisogno - cominciò lui, unendo le mani rumorosamente.

- Quindi non ci sono problemi? Lavoro qui? - chiesi io, mordendomi il labbro.

- Esatto! Dalle sedici alle diciotto, dal lunedì al venerdì, paga il 28 di ogni mese - liquidò lui, con un sorriso che mostrava i suoi bellissimi denti.

- Oh - riuscii a balbettare io, quando capii di dover staccare gli occhi dai suoi. - bene -

- Quindi - riprese lui come se non fosse stato interrotto - l'unica cosa che devi fare è far sì che la nostra cara clientela non esca di qua senza averci dato i soldi che ci deve, ossia stai alla cassa -

- Quindi sarei una specie di commessa - commentai io, più a me stessa che a lui.

- Tu sei una commessa, esattamente da...adesso! - disse Ron, indicandomi un signore che si stava dirigendo verso di noi, con un paio di maglioni fra le mani. Ron mi prese per la schiena e mi spinse gentilmente davanti la cassa, per poi indietreggiare, probabilmente per godersi la scena.

Sospirai forte e chiesi al signore, che aveva un'aria lievamente insospettita : - Ehm...desidera altro? -

L'uomo mi squadrò per qualche interminabile secondo, poi bofonchiò : - Nient'altro -.

- Oh, perfetto. Sono...ehm...sono...- balbettavo, perchè non avevo idea di cosa fare. L'avevo visto fare tantissime volte, dall'altra parte del tavolo, ma in quel momento avevo un buco di memoria. Mi sentivo molto in imbarazzo, e Ron evidentemente l'aveva notato, perchè lo sentii avvicinarsi e levarmi di mano i maglioni, sussurrandomi : - Ti faccio vedere -.

Mi allontanai di un passo, evitando lo sguardo freddo e altezzoso del mio primo cliente. Ron sfiorò i cartellini dei maglioni con un oggetto non meglio identificato, e con un sonoro bip segnò i prezzi direttamente alla cassa, la quale sfornò un piccolo scontrino, qualche secondo dopo.

L'uomo pagò e strappò il sacchetto in cui Ron aveva messo gli acquisti dalle sue mani, dicendo : - grazie - nel modo più antipatico che avesse potuto tirare fuori. Non appena uscì dal negozio mi girai verso Ron, che si nascondeva il viso fra le mani.

- Ok. Ehm...non avrebbe dovuto fare così, ma non importa - disse, ricomponendosi.

- Sono tutti così scortesi, qua? - chiesi freddamente, lasciandomi andare in un sospiro.

- Oh, ma no - riprese lui subito - sì vede che quello là aveva la luna storta, non preoccuparti -

- Mmm - bofonchiai. Stavo notando che nonostante il negozio non fosse troppo grande, era piuttosto frequentato, anche da donne, evidentemente alla ricerca di qualcosa da far indossare al marito. Oltre a me e a Ron c'erano un altro paio di dipendenti che girovagavano per gli scaffali, aiutando le persone che non erano in grado di scegliersi una sciarpa da sole. Li avevo riconosciuti grazie ad un semplice cartellino col nome che avevano attaccato sul petto, e quando facendo scivolare il mio sguardo su quello di Ron notai che ce l'aveva anche lui, mi chiesi se avrei dovuto metterlo anch'io.

- Ehm...quel...quel coso...- cominciai, indicandolo - dovrei...dovrei metterlo anch'io, no? -

Lui si diede uno schiaffo sulla fronte, per poi avvicinarsi al tavolo della cassa e aprire un cassetto un po' nascosto. Ne tirò fuori un cartellino identico al suo, ma con il mio nome.

- Te l'ho preparato ieri - disse sorridendo, porgendomelo. Io glielo presi di mano, ringraziandolo sottovoce, e lo attaccai un po' sotto il colletto. Diedi una sbirciatina ad uno specchio lì vicino, ma l'oggetto mi fece solo notare che già due persone, una signora grassa e sudaticcia e un ragazzino con le cuffie alle orecchie, stavano aspettando che qualcuno li servisse. Ron mi lanciò un'occhiata maliziosa, e indietreggiò come aveva fatto prima.

Sospirai, avvicinandomi alla cassa. Quanti clienti avrei fatto scappare fino alla fine del mio primo turno di lavoro?

---------------------------------------------------------------------------------------------

Appoggiata con la schiena al muro, mi torturavo le mani, mentre osservavo con espressione vuota le persone che mi passavano davanti. Ero arrabbiata anche con il ciuffo di capelli che non voleva saperne di restarmi dietro l'orecchio. Sbuffando, provai per l'ennesima volta a metterlo al proprio posto.

- Hai intenzione di restare qui per molto? - chiese una voce conosciuta, avvicinandosi a me.

- Ti stavo aspettando per scusarmi, Ron - dissi io. Lui si mise accanto a me, poggiando anche lui la schiena al muro. Guardava davanti a sè.

- E perchè, di grazia? - chiese, molto tranquillamente.

- Andiamo! - cominciai io a voce alta, girandomi un po' di più verso di lui. - E già il mio quarto giorno di lavoro e un paio di clienti sono praticamente scappati, ho fatto inciampare una signora e ho fatto cadere tutto lo scaffale delle T-shirt! -

Lui smise di guardare daventi a sè e posò i suoi occhi su di me, aggrottando le sopracciglia. - Sì, ma hai anche fatto andare via felici tre persone dopo aver pagato, cosa che non accade molto spesso, e sei riuscita a convincere un uomo che non sarebbe mai stato felice senza quel dolcevita nero. - Sorrise.

Anch'io non riuscii più a restare seria, e sorrisi di rimando. Quando sorrideva era ancora più bello di quanto non fosse normalmente...

- Allora...che fai adesso? - mi chiese lui, proprio mentre stavo aprendo bocca.

- Credo che adesso tornerò a casa e ripasserò un po' la lezione di oggi - dissi stancamente, ricordandomi di quello che dovevo fare.

Lui restò in silenzio, e tornò a guardare davanti a sè. Sapevo che avrei dovuto muovermi, ma quella situazione mi regalava uno speciale tepore dentro che non riuscivo a negarmi.

- Manca poco, vero? - mi chiese dopo qualche secondo, senza muovere lo sguardo. Capii immediatamente cosa intendeva, senza bisogno di chiedergli niente.

- Sì - risposi con semplicità, e anche se lui non mi guardava, io lo fissavo. - fra dodici giorni ho un esame...e dopo due settimane un ultimo...e sarò laureata. -

Sembrò sorpreso dal fatto che non avessi fatto domande su cosa intendesse. Finalmente si decise a guardarmi. Eravamo ancora entrambi appoggiati al muro, e nonostante non fosse troppo più alto di me dovetti alzare il collo per vederlo bene. Per la prima volta da quando ci conoscevamo, fui io a spezzare il silenzio.

- Ti mancherò? - chiesi, con aria divertita. Ci eravamo uniti molto, soprattutto da quando lavoravamo insieme, e le persone potevano tranquillamente scambiarci come vecchi amici...ma non sapevo ancora se lui si era affezionato a me anche solo un po'. Per quanto riguardava me, invece, non avevo dubbi. Era molto, molto di più.

- No - rispose lui, senza scomporsi. I miei occhi sobbalzarono, e cercai di evitare di guardarlo. Con una sola parola era riuscito a spezzarmi il cuore, e non volevo che me lo leggesse negli occhi.

- No, perchè non lascerò che tu te ne vada - riprese, sempre con un'aria tranquilla. Stavolta non riuscii a obbligarmi a non guardarlo.

- Cosa stai dicendo? - chiesi io, guardando verso di lui, che aveva smesso di fissare davanti a se.

- Non lascerò che tu esca dalla mia vita in un attimo, come ne sei entrata - non aveva il solito sorriso divertito stampato sulle labbra, non sembrava scherzare. O era un ottimo attore, o lo pensava davvero. Nonostante tutto, non potei evitare che un brivido mi attraversasse la schiena, e mi sentii il viso molto caldo. Come poteva non essere amore quello che provavo quando mi guardava così?

- Ron, lo sai che non posso restare a casa di Ginny per sempre, e in questo momento non posso neanche lontanamente pensare di trasferirmi - dissi io, cercando di non balbettare. Ovviamente, non ci riuscii.

- Non pensavo questo - rispose lui - ok, non pensavo niente in particolare - continuò, vedendo il mio sguardo confuso. - So solo che non voglio che tu te ne vada. -

Restai in silenzio per qualche attimo. - Manca ancora più di un mese, può cambiare tutto. - dissi infine.

- E' esattamente quello che pensavo - disse lui a bassa voce, tornando a guardarsi intorno.

 

Altro capitolo cortissimo...'__' non riesco proprio a fare di meglio XD Recensite? **

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Capitolo 6
*** Capitolo Sesto ***


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E ormai sono arrivata al sesto capitolo...mi sa tanto che devo rimettermi a scrivere XD Sono un po' indietro...comunque non smetto di ringraziare chi mi recensisce ç__ç! Grazie davvero...spero che questo capitolo vi piaccia =*!

CAPITOLO SESTO

Il giorno dopo andare a lavoro non fu una cosa semplice. E non per i soliti motivi, non per lo studio, non per la stanchezza, e neanche per il traffico selvaggio che incontravo durante il tragitto. Stavolta il problema era soltanto lui. Un bel problema, in effetti.

Le parole che mi aveva detto fuori dal negozio solamente il giorno prima mi erano ripassate dentro la testa per tutta la sera, e non ero riuscita a pensare a niente che non riguardasse il nostro discorsetto, anche dopo una bella dormita.

Avevo paura che arrivata come al solito al Simple Man lui non sarebbe stato ad aspettarmi all'entrata come al solito, che non mi avrebbe passato il mio cartellino, che non mi avrebbe sorriso come faceva sempre. Non volevo che le cose cambiassero fra noi proprio adesso che ci eravamo uniti, proprio adesso che io ero felice. Forse avrei sofferto, dopo, sicuramente avrei sofferto, ma non riuscivo a tirarmi indietro da...lui, semplicemente.

Con mio immenso sollievo, però, tutto ciò di cui mi ero preoccupata non aveva fondamento. Alle 16 spaccate io arrivai, e lui era lì, come tutti i giorni, ad aspettarmi col suo solito sorrisetto stampato in faccia.

- Benarrivata - disse, con un tono che non riuscii a decifrare. Non sembrava affatto imbarazzato, e decisi di seguire il suo esempio, facendo finta di niente.

- Ciao, Ron. Allora, c'è qualche cliente irritato che mi aspetta per rinfacciarmi di non saper piegare i maglioni decentemente? Qualche maglietta impazientemente desiderosa di finire a terra? - chiesi, togliendomi il cappotto e andando ad appenderlo prima che lo facesse lui. Mi chiesi se sembrassi abbastanza naturale.

- Questo non te lo saprei dire, ma ho la sensazione che combinerai comunque qualche guaio - mi rispose lui divertito, mentre piegava qualche T-shirt dimenticata alla cassa.

- Che strano, lo penso anch'io - commentai, sospirando. Tenevo d'occhio un signore distinto che sembrava indeciso fra due paia di pantaloni particolarmente orrendi.

- Ah, comunque spero che ti piaccia mangiare presto, perchè quando finiamo andiamo in un ristorante - continuò Ron, facendomi concentrare tutta la mia attenzione su di lui. Aveva usato un tono quasi autoritario.

- Come, scusa? - chiesi, fissando la sua nuca da dietro il tavolo della cassa.

- Noi due abbiamo bisogno di parlare - disse semplicemente, senza smettere di lisciare le maglie che aveva in mano, e senza guardarmi.

Rimasi qualche attimo in silenzio, pensando a cosa avrei potuto dire. Tutto quello che mi venne fuori fu un...

- Ehm...- Ovviamente.

- Sì, non hai abbastanza denaro dietro, ok, non preoccuparti, tanto pago io - sottolineò.

- Non volevo dire questo - risposi. Sperai ardentemente che il signore distinto si decidesse a venire a pagare, almeno avrei fatto qualcosa per fingere di non poter rispondere.

- Hermione - sospirò Ron, finalmente girandosi verso di me, lasciando perdere le magliette ormai perfettamente piegate. - Non possiamo continuare così per sempre, quindi stasera parleremo. Mi dispiace se devi studiare, ma dovrai rimandare - poi si rigirò, prese in mano le T-shirt e si avviò a rimetterle al loro posto. Io non lo mollavo un attimo con lo sguardo.

Aveva ragione. Lo sapevo che aveva ragione. E quindi, nonostante il nervosismo, pensai che fosse la cosa più giusta da fare. Per tutto il turno non feci che guardare l'orologio, cercandomi di non farmi scoprire da lui, che intanto era tornato il solito Ron, e mi stava raccontando di un cliente insopportabile che l'anno prima veniva normalmente.

- Una volta pretese addirittura uno sconto del 40% su un paio di guanti solo perchè il colore non lo soddisfava, ci credi? - diceva. Io annuivo di tanto in tanto, mentre mettevo a posto degli scaffali completamente sottosopra.

- E un'altra...oh! - si bloccò, senza continuare. - sono le diciotto meno cinque! Oggi il tempo è passato velocemente - commentò alzando le sopracciglia, mentre si levava il cartellino da petto.

- Oh, davvero...non me ne ero accorta...- dissi io, guardando il mio orologio da polso senza più nascondermi. Inutile dire che contavo i minuti ormai da parecchio, e me ne ero accorta più che bene.

- Dài, prendi tutta la tua roba e andiamo - disse lui sbrigativo, mentre con le mani sembrava cercare rumorosamente qualcosa nel cassetto. Io mi strappai il cartellino, sospirando. Mi sentivo così nervosa che sarei scappata da lì senza pensarci molto, ma per fortuna dentro di me, da qualche parte, c'era anche un briciolo di razionalità. Mi avviai verso il mio cappotto e lo presi, senza però indossarlo.

---------------------------------------------------------------------------------------------

Quasi a farlo apposta, Ron mi portò al Pesce Blu, il ristorante che adoravo. In occasioni normali glielo avrei detto, ma in quel momento mi sentivo troppo nervosa per aprire bocca senza essere stata interrogata.

Lui mi indicò un tavolo per due, non molto grande. Di solito io e Ginny ci prendevamo quelli da quattro posti, per stare più comode, ma di certo se ci fossimo sedute in uno più piccolo non avrei provato la strana tensione che provavo con Ron.

Ron mi passò l'unico menù che era sul tavolo, e io lo aprii e feci finta di scorgerlo, anche se sapevo esattamente cosa avrei preso. Ogni volta che mi sentivo in imbarazzo cercavo sempre qualsiasi cosa da fare, per farmi apparire indaffarata. Lo vidi sorridere; forse cominciava a conoscermi abbastanza bene da capirlo.

- Hermione, questo non è un appuntamento - mi disse lui, senza smettere di sorridere, come per calmarmi. Io alzai lo sguardo dal menù, un po' stupita.

- Oh...ehm...sì, certo, lo so - dissi, tornando a fingere di leggere le pietanze. Di certo non ero stata credibile. Ringraziai mentalmente il cameriere che venne a prendere le ordinazioni, che aveva l'aria di essere un po' perplesso dal fatto di avere due clienti pronti per la cena, a quell'ora.

Mi resi conto che avevo davvero fame quando l'uomo ringraziò e ci portò via il menù, promettendo che ci avrebbe servito presto. Non avevo mangiato molto a pranzo, e non avevo neanche preso il mio solito caffè delle cinque e un quarto.

Ron mi scoccò uno sguardo indecifrabile, e temetti che volesse iniziare a parlare. Avevo le mani tutte sudate, sotto il tavolo.

- Hai pensato a cosa fare dopo la laurea? - Ecco.

- Be', tornerò a casa, darò una festicciola e cercherò un lavoro, credo - dissi io, fingendo di non aver capito la domanda.

Ron rise. Mi misi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio, confusa: non mi aspettavo quella reazione.

- Tu sei fantastica! - disse, ancora ridacchiando - Credo che sia per questo che mi dispiacerebbe se tu te ne andassi; sai farmi ridere meglio di chiunque altro -.

- Che ho detto di divertente? - domandai, con un sorriso perplesso. Intanto il cameriere ci aveva portato una bottiglia d'acqua, e io me ne versai un bicchiere.

- E' che hai un'aria così ingenua - rispose, stavolta sorridendo. Era un sorriso diverso da i soliti che faceva quando era divertito, sembrava un sorriso di affetto. Sì, come se mi volesse bene. - e non capisco se ci sei o ci fai -, riprese a ridere, versandosi anche lui un po' d'acqua.

Io decisi di smettere di fare la gnorri, e gli dissi esattamente quello che pensavo:

- No, solo non capisco cosa dobbiamo dirci. Anzi, più che altro come dircelo e perchè dircelo - Bevvi un sorso dal mio bicchiere, tanto per fare qualcosa.

- Okay, andiamo al punto - disse lui, muovendo le mani. - Mi dispiace di averti lasciato confusa con quello che ti ho detto ieri, davvero, mi dispiace tanto. Ma...anche se ci conosciamo ancora poco, so che mi mancherai molto, quando dovrai andartene -. Mise particolare enfasi nella parola ancora.

- Ron, non abito molto lontano da qua, non è un addio. Noi siamo amici - aggiunsi velocemente, aprendo il mio tovagliolo. Mi sembrò di averlo sentito sospirare. Lo guardai: sembrava voler dire qualcosa, ma proprio mentre aveva aperto bocca per parlare, il solito cameriere gli apparve dietro e gli mise davanti il piatto che aveva ordinato, di cui mi ero già dimenticata il nome. Dopo pochi secondi anch'io avevo davanti la mia fumante pasta al pesto, e questo lo fece sogghignare.

- Qui il pesto è ottimo, non ridere - dissi io sarcastica, cercando di smorzare la tensione. Sembrai riuscirci abbastanza bene, perchè anch'io mi sentivo piuttosto meglio da quando eravamo arrivati là. Mi aspettavo che lui riprendesse il discorso, che mi facesse qualche domanda, invece cominciò a mangiare in silenzio, e io feci lo stesso. Fino a quando finimmo non disse niente, ma stranamente non mi sentivo più in imbarazzo. Probabilmente anche lui avvertiva che ero tranquilla, perchè sembrava stranamente rilassato, e giurai di aver adocchiato uno dei suoi sorrisi sul suo volto. Poi andò a pagare, ignorando le mie promesse di risarcimento, il giorno dopo. Lo aspettai all'uscita, con un sorriso che lui mi ricambiò.

- Come mai non abbiamo parlato, come volevi tu? - gli chiesi, mentre camminavamo per il corridoio. Lui sembrò stupito dal fatto che io avessi ripreso il discorso, ma sicuramente non più di me. Che diavolo mi stava prendendo?

- Mi sembravi troppo nervosa, e non volevo vederti così a causa mia - rispose, con aria sincera. In quel momento l'unica cosa che riuscivo a pensare era che era adorabile.

- Oh - dissi, come al solito, sperando di non arrossire. In effetti non mi sentivo le guance calde, cosa che contribuì a stupirmi ancora di più.

Mi resi conto che eravamo arrivati alla hall, e lui si fermò. Poi mi disse, voltandosi dalla mia parte:

- Tu mi piaci -. Ecco, adesso ero arrossita.

Cercai disperatamente qualcosa da dire, mentre sentivo il mio cuore che cominciava a galoppare.

- Io...- iniziai a balbettare, mentre alzavo il braccio per rimettere dietro l'orecchio l'ennesimo ciuffo di capelli. Ma la sua mano arrivò prima, e la sentii mentre rimetteva dolcemente al suo posto la mia ciocca.

-...e sei troppo prevedibile - concluse, per poi girarmi le spalle e uscire dal centro, lasciandomi più innamorata che mai.

Recensite? ^.^ Jejje *-*

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Capitolo 7
*** Capitolo Settimo ***


Wecome To PageBreeze

E rieccomi ò.ò! Ultimamente aggiorno con meno velocità perchè ormai la ff la scrivo via via, e quindi non ho più capitoli in cantiere XD Temo addirittura di non riuscire a finirla, ma sono ottimista^^! Ringrazio la Lollo più del solito per l'aiuto che mi ha dato in questo capitolo...come farei senza di te?! XD

CAPITOLO SETTIMO

Per qualche secondo, l'unico rumore udibile nella mia stanza fu lo sgranocchiare di Ginny. Eravamo sedute a gambe incrociate sul letto, e lei stava mangiando delle patatine. Oltre a fissarmi incredula, ovvio.

- Mi stai dicendo che lui ti ha detto che tu gli piaci? - chiese, con tono stupito e con gli occhi ancora sgranati.

- Mi ha detto esattamente così! - esclamai, unendo le mani in un colpo secco. Dovevo avere un sorriso enorme.

- E sai cosa significa questo, non è vero? - mi chiese, riprendendosi, mentre si ficcava in bocca un'altra manciata di patatine.

- Ehm...cosa significa? - le risposi con una domanda, perplessa, mentre mi mettevo per la millesima volta quel giorno un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.

- Significa che presto non potrai più fare finta di non provare niente per lui - disse lei semplicemente, roteando gli occhi.

Io sbuffai, e rubai una patatina dal sacchetto di Ginny, per poi mangiarla senza pensarci. - Uffa, Ginny...lo sai che non ne sono capace -

Lei cambiò posizione, e si mise con movimenti goffi a pancia in giù, tornando a fissarmi non appena potè.

- Presto o tardi dovrai parlargli del fatto che non è solo un collega di lavoro incontrato per caso in un centro commerciale - sbuffò lei, sbriciolando sul mio letto.

- Be', in un certo senso lo è. Anzi no, lo è e basta - commentai io, in tono sarcastico. Ginny mi scoccò una delle sue occhiate furenti. -Parlavo della situzione sentimentale, non puramente oggettiva - mi rispose per le rime.

- Lo so, lo so - dissi io, con aria stanca. Mi sentivo veramente sfinita, tanto che avevo permesso a Ginny di farmi compagnia anche se avrei dovuto studiare. Sapevo che non sarei riuscita a connettere.

- Solo che non ho assolutamente idea di dove cominciare. Cioè, sono timida, e non mi sono mai innamorata...non mi ero mai innamorata...- sottolineai.

- C'è sempre una prima volta per tutto - mi rispose Ginny con una delle sue solite frasi. - E comunque, te l'ho detto; in queste situazioni si fa sempre qualche passo: a volte avanti, a volte indietro, ma non si resta mai fermi. Presto o tardi...-

- Sì, sì, lo so come la pensi - tagliai corto io, ridendo - ma adesso fuori di qui, che voglio farmi una bella dormita. E' stata una giornata dura, che ti credi! -

Ginny ridacchiò e si alzò con uno scatto dal mio letto, rovesciando il resto del pacchetto di patatine sulla mia coperta.

- Oh, scusami. Prima pulisci, e poi fuori di qui - mi corressi io, sarcasticamente.

Ginny sbuffò.

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Nei giorni seguenti non ebbi neanche il tempo di andare al lavoro. Contavo i giorni che mancavano al penultimo esame come se stessi aspettando il momento della mia morte, e mi sembrava di non studiare mai abbastanza. Sette, sei, cinque, quattro...
In effetti non riuscivo a dare il meglio di me, dato che erano ormai giorni che non vedevo Ron. Sbuffai, stiracchiandomi e lanciando un'occhiata all'orologio a muro. L'ora di cena era passata da un pezzo, e non me ne ero neanche accorta. Guardai il mio cellulare che giaceva sul mio letto, sperando di vederlo illuminarsi... era l'unico modo che avevo per tenermi almeno in contatto con lui. O quasi... una volta me lo ero addirittura trovato in casa, con mio più che immenso stupore, accompagnato dalla sua complice, alias la mia migliore amica, alias Ginny. Ma non era restato molto; un breve saluto sorridente per poi tornare a studiare, passando poi il resto della giornata a fingere di essere arrabbiata con Ginny, quando in realtà l'avrei baciata. Non c'era niente di cui avessi più bisogno che vedere lui.
Veloci, i miei pensieri tornarono al giorno dopo della sua dichiarazione (ma davvero potevo chiamarla così? Io non ci capivo molto, ma Ginny sembrava così sicura...e lei mi aveva spesso dimostrato di avere sempre ragione). Nonostante tutte le preoccupazioni che mi avevano assillato tornando al lavoro, trovai Ron esattamente come il giorno dopo del suo strano comportamento: normalissimo, cioè. Degna della mia fama di timida cronica, non potei fare a meno di apprezzarlo infinitamente, ma la situazione mi faceva sentire anche stranamente a disagio. Ci è o ci fa?, pensavo mentre mi prendeva in giro per i miei capelli, increspati dalla pioggia.

Per quanto riguardava l'università non fece più domande, tanto che temetti che avesse rinunciato a convincermi. Di cosa, poi, neanche lo sapevo, ma sentivo che dentro di me, qualsiasi cosa lui voleva che io facessi, sarei ceduta molto, molto volentieri. Restare qui, restare con lui, era questo che lui aveva sempre cercato di dirmi, secondo l'opinione di Ginny. E questo mi faceva riflettere, perchè sentivo di volerlo anch'io. Cioè, in realtà non mi importava poi molto di questa città...magari lui sarebbe potuto tornare con me. In fondo eravamo solo ad una manciata di chilometri di distanza, non eravamo così lontani...uhm, allora io avrei potuto tornare a casa tranquillamente, lasciando Ron qui, con la sua vita. Anche questo non sarebbe un problema, perchè non sarebbe certo un addio, pensavo.
Probabilmente avevo pensato anche troppo. Guardai di nuovo l'orologio, e notai che era già passato un quarto d'ora da quando mi ero concessa una piccola pausa dallo studio, completa di immancabile stiracchiamento. Sospirando, sfogliai indietro le pagine del libro e ripresi a ripetere a voce alta:
I linfociti T, come i globuli rossi e altri globuli bianchi, derivano...
All'improvviso fui svegliata da un rumore non meglio identificato. Mi resi conto di essermi addormentata sul libro aperto, probabilmente da non meno di mezz'ora, e mi guardai intorno, senza capire ancora esattamente cosa stesse succedendo, mentre sentivo una voce familiare dire: - C'è un messaggio per lei, Hermione Granger, fresco fresco dalla cassetta della posta -.
Guardai Ginny come ancora immersa nel mondo dei sogni, mentre lei mi fissava con un sorrisetto inesplicabile. Mi lasciò un piccolo biglietto sulla scrivania, e mentre farfugliava qualcosa che somigliava molto a ecco come si studia al giorno d'oggi, girò sui tacchi e uscì dalla mia stanza richiudendo la porta, facendo lo stesso identico rumore che mi aveva svegliata. Sbadigliando, cominciai ad aprire il foglietto che mi aveva portato, chiedendomi perplessa cosa fosse. Sopra c'era scritto Per Hermione con una bella scrittura. Pensai che fosse un suo scherzo idiota, finchè non lo lessi.
Sì, lo so che stai studiando, e so anche che dopodomani hai un esame importantissimo...ma non lo sai che andrai male se almeno il giorno prima non ti dai alla pazza gioia? Ti aspetto al solito posto. Ron

Un sorriso enorme si allargò sul mio viso, mentre mi alzavo e richiudevo senza leggerezza il libro che era rimasto aperto sulla scrivania.

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- Ahahah, che simpatica, mi stai facendo uno scherzo! - disse Ginny in tono allegro il giorno dopo, mentre si versava un quantità industriale di caffè latte nella sua tazza. - Vuoi farmi credere che non studierai come una dannata l'ultimo giorno prima di un esame? Che non andrai a letto alle tre del mattino per non mancare di avere le borse sotto gli occhi come ogni studente universitario meriterebbe? Ah, non ci casco, sai -
- Andiamo, Ginny - dissi io alzando un po' la voce e dando un morso al mio cornetto - non vorrai farmi credere che non hai letto il biglietto che mi hai portato ieri! -
- Certo che no! - esclamò Ginny con l'aria offesa, rovesciandosi un po' di latte sul pigiama. Io la squadrai con uno sguardo della serie non-provare-a-prendere-in-giro-Hermione-Granger, e lei sbuffò.
- Ok, ok, l'ho fatto - ammise, facendomi sorridere - ma non avrei mai creduto che tu avresti accettato. Non hai mai perso lo studio del giorno prima dell'esame neanche per venire con me a quel veramente enorme centro commerciale che aprirono a solo un'ora e quarantacinque minuti di macchina da casa nostra. - Mentre ne parlava gli brillavano gli occhi.
- Wow, che perdita - dissi io ironicamente - comunque non so, credo che Ron abbia ragione, dovrei distrarmi un po' almeno oggi. E poi probabilmente sarà solo questione di un paio di ore...e ho tutta la mattina per ripassare un po'. E ti ricordo - mi affrettai ad aggiungere prima che lei aprisse bocca - che so molto bene l'argomento dell'esame. O almeno credo -
Ginny mi guardò perplessa, ma non smettendo di sorridere. - Sei veramente assurda - commentò, mentre faceva cadere anche del caffè sulla sua macchia di latte. Io fui costretta a sorbirmi le sue imprecazioni fino a che non tornai nella mia camera a studiare.

 

Spero che il capitolo vi sia piaciuto...è Natale, fate i buoni e recensite XD! A proposito...AUGURI A TUTTI *_*!

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Capitolo 8
*** Capitolo Ottavo ***


Wecome To PageBreeze

Salve gente! Aggiorno un po' prima di quanto mi aspettassi, dato che ho miracolosamente scritto qualcosina ultimamente XD Credo che la ff si stia lentamente avvicinando alla sua conclusione, fortunatamente per tutti XD Be', basta chiacchiere, ecco l'ottavo capitolo ^^!

 

CAPITOLO OTTAVO

Era davvero una bella giornata. La temperature era pungente, ma il cielo era sereno e stranamente aperto; mi era sempre sembrato un po' strano rendermi conto che i giorni per me unici erano oggettivamente solo alcuni dei tanti. Ero nervosa come non mai: non avevo idea di quello che mi sarebbe successo entro sera, per non parlare del giorno dopo...mi sentivo tesa come una corda di violino, ma in realtà questa sensazione mi piaceva. In realtà piace a tutti.
Quando arrivò l'ora afferrai il cappotto che avevo poggiato sul letto e chiusi il libro su una delle sue pagine che sapevo ormai praticamente a memoria, sospirando. Cominciavo a rendermi conto di sentirmi davvero stanca, e forse proprio per questo pensavo sorridente che dopo due settimane sarebbe tutto finito. Solo due settimane...
Scesi le scale cercando di fare meno rumore possibile, evitando in questo modo la battutina ironica che sicuramente Ginny aveva preparato per l'occasione. Non ne sentivo proprio il bisogno.
Arrivata in fondo alle scale mi avvicinai alla porta guardandomi intorno, segretamente soddisfatta del mio silenzio. Sorridevo, mentre mettevo la mano sulla maniglia.
- Lo sapevo che saresti andata via senza salutarmi - disse una, purtroppo, conosciutissima voce alle mie spalle - di che cosa hai paura, che ti prenda in giro? Come se non ci fossi abituata -. Risi mio malgrado, osservando l'espressione compiaciuta di Ginny, che mi guardava a braccia incrociate, appoggiata al muro.
- Il fatto che io ci sia abituata non significa che non voglia che la situazione finisca - le dissi sorridendo, riportando sul fianco la mano che stava per aprire la porta.
- Su, non perdere tempo, và da lui e torna presto, che stasera devi lavarti e andare a letto presto per la scuola - continuò lei con tono ironico, agitando una mano in mia direzione.
- Uuh, ho veramente una migliore amica simpatica! - commentai io sarcasticamente, facendole inarcare le sopracciglia. Allora non resistetti e mi avvicinai velocemente a lei, cingendola in un abbraccio spezza-costole. - Ti voglio bene -, sussurrai.
- Oh, non fare la sentimentale e vattene per tornare vincitrice! - mi disse lei dandomi una pacca sulla spalla.
- Non ho idea di cosa intendi ma...ciao - dissi io mollandola e andando ad aprire la porta.
L'ultima cosa che vidi prima di chiuderla alle mie spalle era Ginny che mi faceva ciao ciao con la mano, con un sorriso che sembrava esasperato.

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Presi a camminare più velocemente quando mi resi conto che mancavano solo cinque minuti alle quattro, borbottando. Vedere le persone guardare le vetrine così tranquillamente mi dava sui nervi, lo aveva sempre fatto quando ero preoccupata per qualcosa, e questo probabilmente era l'unico piccolo pensiero egoista che tenevo dentro di me, anche se non gli davo importanza. Avevo appena cominciato a pensarci che me ne dimenticai subito, non appena vidi apparire la vetrina del Simple Man davanti a me, un po' più diversa dall'ultima volta che l'avevo vista. Ma non riuscivo a focalizzare cosa.
Forse era il fatto che Ron non mi stava aspettando lì davanti come al solito? Strano, in effetti...magari quel giorno non lavorava e se ne era dimenticato, pensai, lasciando che una strana sensazione mi attanagliasse lo stomaco.
Invece guardai meglio dentro il negozio e lo vidi, girato di spalle, mentre parlava con una ragazza che teneva in mano un maglione color nocciola. Fortunatamente per lei la signorina se ne allontanò subito, senza però tralasciare di scoccare a Ron un ultimo sguardo di apprezzamento, che a differenza di lui io non avevo mancato di notare. Mi avvicinai a lui con passi veloci, mentre mi dava ancora le spalle, ripiegando un maglione che sicuramente era stato scartato dalla signorina.
- Sei veramente un idiota - cominciai a parlare io da dietro le sue spalle - ormai che eri arrivato fino a casa mia per lasciarmi un bigliettino potevi anche entrare a salutare, o più semplicemente avresti potuto mandarmi un messaggio...ma no, tu vuoi fare le cose in grande stile! Ah, e quella ragazza di prima ti stava guardando come se tu fossi un ghiacciolo nel deserto, potresti farci un pensierino -.
Ron restò fermo per un attimo, e poi lo vidi girarsi lentamente verso di me, con una specie di sorrisetto colpevole stampato in viso. Io non riuscii a resistere a quegli occhi, e gli sorrisi di rimando.
- Be', rispondendo alla tua prima insinuazione direi che lasciare un biglietto mi sembrava molto più monumentale. E rispondendo alla seconda insinuazione...be', non è colpa mia se quella ha degli ottimi gusti! -.
Io lo guardai fintamente perplessa, mentre dentro di me gridavo la mia approvazione a quello che aveva appena detto. Restammo in silenzio per qualche secondo, finchè io cominciai a togliermi il cappotto dicendo : - Allora, anche oggi cominc...-
- Ehi ehi ehi! Cosa stai facendo? - mi interruppe lui cercando di non farmi spogliare e rinfilandomi una manica attorno al braccio - non crederai che per rilassamento intenda lavoro! Lo so che sei un po' strana...ma cerco di condurti lungo la retta via -.
- Quindi...oggi non si lavora? - chiesi io perplessa, mettendomi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.

- Certo che no, commessa - mi rispose lui finendo di aggiustarmi il cappotto - Domani hai un esame, quindi oggi andiamo a divertirci! -
- Uhm, io avrei detto quindi oggi devo studiare - commentai io sarcasticamente, mentre lo accompagnavo a prendere il suo cappotto all'appendiabiti. Lui stette in silenzio finchè non se lo mise, e poi disse :

- Smettila, anche tu sei d'accordo con me - La sua espressione non potè fare a meno di farmi arrossire, sotto il mio sorriso.

- E poi anch'io ho cambiato i miei programmi...sono venuto a lavorare prima per poter uscire a quest'ora - disse con tono superiore, mentre uscivamo dal negozio e ci avventuravamo nel grande corridoio, che intanto si era affollato.

- Oh, grazie, caro - dissi ironicamente. In quel momento mi impaurii del mio stesso istinto, che mi aveva appena suggerito di prendere la sua mano, che era fin troppo vicina alla mia, tentatrice. Lo calmai all'istante, deglutendo, per chiedere con voce balbettante:

- Allora...dove mi porti? -. All'improvviso mi sentivo stranamente più tesa.

Lui mi lanciò un'occhiata come per dire che la sapeva lunga, e disse: - In un posto che credo ti rilasserà tanto...è quello che ti ci vuole -.

Se possibile, in quel momento mi sentivo ancora più agitata di prima.

---------------------------------------------------------------------------------------------
Il viaggio in macchina era stato imbarazzante, ma sicuramente solo da parte mia; Ron non faceva che parlare e farmi domande, alle quali io puntualmente rispondevo a monosillabi, torturandomi le mani. Arrivai a capire che la mia improvvisa tensione era dovuta al fatto di vedermi così da vicino i miei desideri, cioè volerlo vicino, volergli stringere la mano, volerlo e basta. Forse non sarei stata così nervosa se non fosse mancato così poco al ritorno a casa mia, forse non sarei stata nervosa se avessi saputo dove stavamo andando, forse non lo sarei stata se non fossi stata innamorata di lui, semplicemente. Era...

- Ehi, ma mi stai ascoltando? Scommetto che stai cercando di ricordare una di quelle complicatissime formule chimiche - lo sentii alzare la voce, riemergendo dai miei pensieri.

- Oh...ehm...sì, proprio quello...- mentii io, cercando in tutti i modi di non arrossire di nuovo. Quando mi resi conto che non era una cosa possibile, mi finsi molto interessata al paesaggio fuori dal finestrino. In effetti non era per niente male, mi accorsi.

- Dài, non ci pensare - cercò di consolarmi impacciatamente lui - andrà tutto bene, tu sei brava a scuola -.

- Come fai a saperlo? - gli chiesi io girandomi verso di lui, con un sorrisetto.

- Be'...- sembrava cercare di non ridere - tu hai la faccia di una persona intelligente. E poi io e la tua amica dovevamo pur parlare di qualcosa, mentre mi portava a casa sua!-.

- Di me, ovviamente - , commentai io, alzando le sopracciglia.

Lui tolse lo sguardo dalla strada per un attimo, per posarlo su di me, con un espressione tale che sentii un brivido attraversarmi la schiena. - Ovviamente -, confermò, per tornare a guardare davanti a sè. Lui non aveva idea...

Improvvisamente la macchina inchiodò, facendomi fare un piccolo balzo, nonostante avessi allacciato la cintura di sicurezza. Allarmata, guardai davanti a noi, ma non c'erano ostacoli lì. Quindi mi girai verso di lui, stupita.

- Ma chi diavolo ti ha dato la patente, si può sapere?! - esclamai ad alta voce, mentre lo vedevo togliersi la cintura.

- Non mi ero accorto che eravamo arrivati, calma gli spiriti - disse ironicamente, lasciandomi perplessa. Mi guardai meglio intorno, cercando di scorgere qualcosa, ma vedevo solo campi e collinette intorno a noi.

- Qui? Ma...- cominciai, slacciando anch'io la cintura, senza però perdere la mia aria perplessa.

- Sì, qui - mi confermò lui con un sorriso, prima di aprire la portiera e scendere dall'auto. Io lo imitai.
Quando fui in piedi su quella strada sterrata, lo guardai mentre appoggiava le braccia sul tettuccio della sua auto, per poi appoggiare la testa fra le sue mani unite, con un'espressione beata. Il mio istinto mi mostrò ancora delle immagini in cui io correvo da lui e lo stringevo a me, ma cercai di togliermele dalla testa, quando mi disse:

- Scommettiamo che sarà un bel giorno? -.

 

Ricordate che spero sempre in una recensioncina...spero vi sia piaciuto questo chap ^__^! E felice anno nuovo con un leggero ritardo xDD!

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Capitolo 9
*** Capitolo Nono ***


Wecome To PageBreeze

Ebbè...°° altro capitolo molto corto da aggiungere alla mia collezione xD Io ci provo ad allungarli, ma proprio non c'è verso, sorry °-° xD Cooomunque, ancora non so come o quando finirà, ma credo che ormai manchi davvero poco ^.^ Spero vi piaccia! **

CAPITOLO NONO

Stavo tremando. Non riuscivo a far scendere la tensione, ed ero ancora più nervosa per questo, perché avevo il terrore che lui se ne accorgesse. Sicuramente non esistevano emozioni che io non stessi provando in quel momento; sentivo tutto e non sentivo niente.
Ron mi aveva invitato a seguirlo verso l'interno del bel campo che ci circondava, e io lo avevo fatto subito, senza una sola parola. Se aveva sospetti sul mio nervosismo allora, sicuramente erano diventati certezze quando si era avvicinato e mi aveva preso la mano.
- Ehi, ma che hai? - mi chiese immediatamente, riprendendo a camminare. - hai le mani sudate e tremi come una foglia...non sono un maniaco, e non pratico sacrifici umani, puoi stare tranquilla! - concluse, ridendo delle sue stesse parole.
- Lo so, lo so - dissi io, deglutendo e cercando di sembrare più impassibile che potessi. E la sua mano lì, intrecciata alla mia, certo non mi aiutava. - ma, ehm...fa caldo -, mi giustificai.
Lui mi scoccò un'occhiata scettica. - Hermione, ci sono cinque gradi -.
- Oh... oh, okay! Sono nervosa, contento? - esclamai io, arrendendomi. Lui rallentò di poco e si mise a ridere, portandosi l'altra mano sulla faccia.
- Sei un'adorabile stupidotta...non so cosa abbia fatto per meritarti l'amicizia di un ragazzo perfetto come me - commentò, con la sua immancabile ironia.
- Ok, ragazzo perfetto...mi vuoi dire dove mi stai portando? - gli chiesi io con un filo di acidità.
- Abbi pazienza, siamo quasi arrivati - disse disattento, muovendo la testa da destra a sinistra per scrutare il posto.
Io sospirai, ascoltando il mio cuore, che non aveva smesso di battere all'impazzata. Rischiai di cadere come minimo sei volte, ma dopo pochi minuti Ron finalmente si fermò, davanti ad una piccola discesa, e mi lasciò la mano. Già ne sentivo la mancanza, quando mi disse: - Vieni, scendiamo! -, e cominciò a correre di sotto, spezzando rumorosamente con i piedi i rametti nel terreno. Io lo seguii sospirando, nonostante fossi famosa per essere una caditrice esperta, e... ovviamente dimostrai anche a lui di non possedere quella fama per niente. Misi male il piede proprio durante l'ultimo passo della discesa, e mi ritrovai a terra quasi senza accorgermene. Non mi ero fatta male, ma mi sentivo una perfetta idiota... senza contare il mio cappotto seminuovo, che si era sicuramente sporcato ben bene sopra l'erba umida.
- Ti sei fatta male? - mi chiese lui avvicinandosi, fra le risate, mentre mi dava una mano a rimettermi in piedi.
- Nnno - sbuffai io, risistemandomi il cappotto come meglio potevo - spero che tutto questa sia successo per un motivo valido, o giuro che scappo con la tua macchina e ti lascio qui - continuai, guardandolo col migliore sguardo esasperato che ero riuscita ad imprimermi in faccia. In realtà mi sentivo decisamente meglio, e stavo quasi cominciando a divertirmi.
- Be', dimmelo tu - disse, spostandosi da davanti a me e indicandomi con un braccio il paesaggio che ci stava intorno. C'era un piccolo lago davanti a noi, praticamente alle radici di un enorme salice piangente dalle foglie secche... il mio albero preferito. Ma non era finita lì... in lontananza, ma comunque abbastanza vicino da poterle scorgere perfettamente, c'erano le collinette che cingevano quei campi, e il sole ci si stava nascondendo, regalandoci un tramonto da favola.
- Allora, che ne dici? - mi chiese lui. Forse per la prima volta aveva un'aria vagamente imbarazzata.
- Dico che tu e Ginny non avete parlato solo dei miei risultati scolastici, ma anche di alcune mie preferenze - dissi io, senza smettere di guardarmi attorno.
- Accidenti, non te ne scappa proprio una! Eh sì, appena mi ha detto che adori i salici ho pensato che prima o poi avrei trovato una scusa per portarti qui...- mi disse Ron sorridendo, spostando lo sguardo da me al laghetto.
- Comunque... è favoloso - confessai io, con un sorriso che lui non potè notare.
- Lo so - disse, riprendendomi la mano e ricominciando a camminare. - Credo che sia proprio questo che ti serve, oggi... guardare un bel posto così non ti fa pensare più a niente... pensa che quando venivo qui ai tempi del liceo, ogni tanto riuscivo a racimolare anche una sufficienza in matematica! -, scherzò.
Io risi, cercando di spostare la mia attenzione dalle nostre mani a qualsiasi altra cosa. Quella luce arancione sui suoi capelli ci riuscì più che bene, devo dire. Arrivati finalmente vicino alla riva del lago mi disse silenziosamente con un gesto della mano di mettermi a sedere a terra, e io non mi lamentai, nonostante non fosse decisamente la cosa più pulita che avessi mai visto. Lui, forse per mantenere le distanze cercando di non farmi innervosire, non si sedette e restò in piedi dove era, guardando davanti a sé. Se possibile, mi sembrava ancora più bello di come era sempre stato.
Non volendo che mi vedesse mentre lo guardavo, spostai la mia attenzione verso il laghetto, che aveva un'acqua stranamente limpida.
- Non posso credere che tu faccia qualcosa di così romantico - dissi io con un sorriso malizioso, strappando l'erba umida col pugno. Lui sembrò stupito da quello che avevo detto.
- Non è affatto una cosa romantica! - esclamò, e sembrava serio - Solo non ti avrei mai permesso di studiare oggi, e non mi sembrava saggio portarti a fare qualcosa di impegnativo... e, be', direi che questo non lo è particolarmente... te lo dico io, è esattamente quello che ci vuole -.
- Okay, okay, stavo solo scherzando! - dissi io, con una risata un po' forzata. Non era romantico, no.
Per la centesima volta quel giorno, cercai di spostare la mia attenzione altrove, senza però riuscirci nel modo in cui volevo. Mi misi a fissare il salice, pensando con impazienza al silenzio che era calato, e chiedendomi se dovessi sentirmi in imbarazzo o no. Stranamente, non mi sentivo la timidezza addosso come forse avrei dovuto, e mi chiesi se quel posto fosse davvero così magico come Ron mi aveva detto.
Dopo circa un minuto, però, mi trovai a chiedermi il perché Ron stesse muto come un pesce, e temetti che si fosse impermalosito per le mie parole, anche se mi sembrava assurdo. Dopo altri lunghissimi sessanta secondi cominciavo ad innervosirmi, e cercando di muovere il meno possibile la testa, roteai gli occhi in alto verso di lui, per vedere almeno l'espressione del suo viso. Non sembrava teso o arrabbiato, era perfettamente normale. Con un piccolo sospiro di sollievo, tornai velocemente a guardare il tramonto.
- Ti ho vista - mi arrivò da dietro la sua voce immancabilmente ironica, e senza smettere di guardare davanti a me, scoppiai a ridere.
- Mi scopri sempre - dissi con voce tranquilla, riprendendo a strappare un po' d'erba dalla terra.
- Te l'ho già detto che sei prevedibile - mi disse lui, con un mezzo sorriso che riuscii a vedere da dietro la mia spalla. Improvvisamente, sentii un lungo brivido dentro di me, ripensando alla situazione in cui me l'aveva detto, e mi sentii arrossire. Finsi di essere molto interessata all'acqua per non far scoprire anche questo.
Questa volta il silenzio fu molto più lungo, ma io non avevo intenzione di spezzarlo. Rimasi lì, seduta a terra, fissando il sole che velocemente scompariva dietro le collinette, assaporandomi completamente quei rilassanti momenti e senza neanche rischiare di fare rumore con la mano a terra. Non appena vidi il sole completamente oscurato, Ron disse :
- Sarà meglio andare, domani sarà un lungo giorno. E poi fra cinque minuti non vedremo più niente -. Mi allungò di nuovo la mano, e io mi alzai, rispondendo al suo sorriso. Per tutto il cammino verso la sua automobile mi concesse di sentire il calore della sua mano sulla mia, mandando ancora una volta il mio cervello in corto circuito. Quando dovette lasciarmela per entrare in macchina il mio sorriso sparì dalla mia faccia, cosa che lui non mancò di notare, a giudicare dallo strano sorriso che sembrava non riuscire a cancellare dal suo volto. Sembrava quasi soddisfatto.
- Allora, immagino che adesso Ginny non ti darà pace finché non si addormenterà - disse lui non appena mise in moto, con aria divertita.
- Oh no, lei non me la darà finché non morirà, è diverso - risposi io con un sospiro, per poi lanciargli uno sguardo sorridente.
- Be', credo che almeno oggi avrà pietà di te, visto che domani hai un esame - disse, sfiorandosi la fronte con una mano.
- Può darsi, ma con lei non si va mai sul sicuro - dissi io, prendendogli la mano che aveva alzato e rimettendogliela sul volante. Lui sembrò stupito e divertito insieme, e abbandonò il nostro discorso su Ginny per dire :
- Tu non ti fidi delle mie arti sulla pista? Guarda che la patente non l'ho comprata - perlomeno guardava la strada.
- Oh, di questo non ne dubito, ma dopo aver assistito alla frenata di prima non ci tengo ad altre tue dimostrazioni - dissi io, quasi con tono di superiorità.
- Be', peccato, anche perché ora non c'è più tempo... guarda, siamo arrivati - continuò, indicandomi con un movimento della testa la casa dove vivevo. Non mi ero resa conto che il nostro "appuntamento" era già finito, e mi sentii rattristare molto velocemente. Non volevo lasciarlo andare...
- Mhh... be', allora ciao, e grazie - mi sentii costretta a dire io, stampandomi sulla faccia un sorriso falso, e levandomi la cintura.
- Ciao - mi salutò lui, e quello che fece subito dopo mi lasciò senza fiato. Si era avvicinato lentamente, con spontaneità, e mi sfiorò appena le labbra con le sue, nel bacio più casto e dolce che avrei mai potuto immaginare. Lo aveva fatto come se fosse stata la cosa più normale del mondo. Socchiusi gli occhi, mentre sentivo il mio cuore cominciare a galoppare ferocemente, ma ebbi appena il tempo di connettere i miei pensieri che lui si era già allontanato di nuovo, senza smettere di guardarmi negli occhi. Io lo guardai stupefatta per un paio di secondi, fino a che non aprii la portiera e scesi dalla macchina, ubbidendo a quello che l'istinto mi stava dicendo di fare. Stavo quasi per richiuderla, quando Ron disse: - Hermione! -
Io bloccai il mio movimento, lo guardai e cercai di dire, senza poter evitare di balbettare : - S-sì? -
- Buona fortuna - disse semplicemente, aprendosi in un sorriso. Per un momento avevo creduto che mi avrebbe detto qualcosa di molto diverso. Io gli sorrisi di rimando, sentendo l'imbarazzo e l'impaccio sparire da dentro di me.
- Grazie - gli dissi, per poi chiudere lo sportello dell'auto e restare ferma a guardarlo mentre se ne andava.
Mentre cercavo di aprire il portone con le mie chiavi, di una cosa ero certa: per quanto il giorno dopo fosse importante, non sarebbe mai potuto arrivare al livello di quello...

Be', che dire se non alla prossima? O almeno spero xD Recensiteeee se vi va **

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Capitolo 10
*** Capitolo Decimo ***


Wecome To PageBreeze

Eccomi di nuovo qui...in ritardissimo. Mi dispiace, ma non avevo davvero ispirazione O.O Questo capitolo era nato come l'ultimo in assoluto, ma dopo una chiacchierata con la Lollo ho deciso di scrivere almeno un corto epilogo XDD Quindi a meno che non abbia un'illuminazione improvvisa (cosa molto poco probabile XD) il prossimo sarà l'ultimo capitolo ^^.

 

CAPITOLO DECIMO

Facevo girare la matita fra le dita, mentre guardavo con aria perplessa il foglio che avevo sotto gli occhi. Ecco, questa è sicuramente giusta...questa non sono così sicura...ma chi se ne importa, tutto il resto va bene. Perfetto, pensai.
L'esame era andato meglio di quello che pensassi. Sicuramente a casa, ripensandoci, avrei trovato qualche errore quando sarebbe stato troppo tardi, ma ero abbastanza soddisfatta di me stessa. La laurea è ad un passo, Granger.
Sorrisi, alzando il polso per riuscire a leggere l'ora. Notai che anche gli altri ragazzi cominciavano ad agitarsi per il tempo che stava per finire, e decisi di prevedere tutti, alzandomi e consegnando i fogli all'accigliato professore che ci stava controllando.
Gli sorrisi, più per il ridicolo farfallino che portava che per educazione, e abbandonai l'aula con un preoccupazione decisamente grande in meno sullo stomaco.

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- Non dirmelo. E' andata malissimo...forse hai fatto addirittura un paio di errori - disse Ginny dopo essere corsa alla porta verso di me, probabilmente per la mia espressione tranquilla.
- No, ma quasi - le risposi - forse ne ho fatto uno -.
- Aaah, l'ho sempre detto che la mia migliore amica è un mito! - esclamò lei saltandomi addosso e baciandomi la guancia con affetto.
Non ebbi neanche il tempo di ringraziarla che mi allontanò bruscamente, tenendomi solo per le spalle.
- A proposito, lui ha chiamato - mi disse, seria.
- Lui chi? - finsi di essere perplessa, anche se le guance troppo rosate mi tradirono.
Ginny alzò le sopracciglia, lanciandomi il suo classico sguardo non-provare-a-prenderti-gioco-di-me. - Molto divertente. -
- Okay, forse non ero credibile. Che ha detto? - le chiesi, smettendo di rinchiudere dentro di me la mia contentezza.
- Ha detto che avrebbe voluto sentirti per festeggiare...o per consolarti - rise all'ultima affermazione.

Mi spostai da lei senza dire una parola e mi gettai sul divano.
- Oddio, non posso rivederlo - dissi io a bassa voce dopo qualche secondo, fissando il soffitto.
- E perchè no? - mi chiese Ginny mentre si sedeva accanto a me.
Io la guardai con un'espressione colpevole. - Ehm... - mi bloccai.
- Dài, prima o poi dovrai dirmelo - continuò lei con l'aria di chi la sapeva lunga.
Le scoccai uno sguardo fusioso: - Tu sai -
- Sì, in effetti sì - rispose, guardandosi le unghie - a cosa ti riferisci esattamente, però? -
- Lo sai - continuai io imperterrita, senza addolcire lo sguardo.
Senza il mio stupore, Ginny scoppiò a ridere. - Mi stavo chiedendo quando me l'avresti detto...ci sono rimasta male, credevo di essere la tua migliore amica -.
Io scattai in piedi, senza toglierle gli occhi di dosso. - Tu ci hai visti e non hai neanche il buon senso di dirmelo?! -
- Be', neanche tu hai avuto il buon senso di dirmi che ti aveva baciata! - continuò, affatto spaventata dalla mia reazione.
Fissai il suo sguardo deciso per qualche secondo, poi sospirai e mi ributtai sul divano con un puff.
- Okay, lasciamo perdere. E' una giornata troppo bella per rovinarla discutendo - sbuffai, cercando di calmarmi.
- Certo, anche perchè non parleremo molto per il resto della giornata, visto che adesso vai da lui. Ah, tranne quando tornerai, a qualsiasi ora, perchè ovviamente voglio sapere tutto. -
La guardai, esasperata: - Da lui? Ma dove? -
- Non lo so e non mi importa. Esci, cercalo, trovalo e poi fate quello che vi pare, basta che stiate insieme. Aaah, lo sento, manca poco all'inizio, ormai! -
- Se lo dici tu...- dissi, senza convinzione. Poi alzai la testa di scatto, facendo sobbalzare Ginny. - Anzi, sai cosa? Hai ragione, adesso esco - e senza darmi neanche il tempo di cambiare idea mi alzai e afferrai il cappoto, senza metterlo. Mentre aprivo la porta sentivo Ginny ridere a crepapelle.
Mi bloccai immediatamente non appena vidi un paio di piedi accanto allo zerbino, sobbalzando indietro dallo spavento. Alzai lo sguardo per scroprire chi ne fosse il proprietario, e lo stupore sul mio volto si trasformò in un sorriso.

- Andiamo, credevi sul serio che non sarei venuto? - mi chiese Ron alzando le sopracciglia, cercando di nascondere l'aria divertita.
- In effetti me lo sarei dovuto aspettare - dissi semplicemente, avvicinandomi a lui per abbracciarlo. Come al solito, era capace di farmi passare l'imbarazzo per qualsiasi cosa, nonostante tutto. Un bacio, in quell'occasione.

- E' andata bene, non è vero? - mi chiese lui avvolgendomi le spalle con un braccio e spingendomi a camminare. Prima di rispondergli chiusi la porta dietro di me senza salutare Ginny, dato che aveva stranamente finto di non essere presente.
- Sì...sì - risposi, mentre la mia convinzione andava man mano sfumando. Intanto il mio cuore cominciò a galoppare a causa della sua mano sulla mia spalla, me lui non sembrò accorgersene.

- Bene! Ne ero sicuro...- sembrava felice davvero, ma avevo come l'impressione che la tristezza si nascondesse dietro i suo occhi sorridenti. - e dato che dobbiamo festeggiare, adesso ti porterò ovunque tu voglia! Magari evita mete troppo lontane però, ci facciamo un piacere entrambi -
Io scoppiai a ridere. - Al negozio. Voglio andare a lavorare! -
Lui mi lasciò le spalle e si mise davanti a me, stupito. - Cioè, in un giorno come questo tu vuoi andare a fare la commessa? -
- Esatto! Mi piace stare lì, sento di farne parte in qualche modo...e in questi giorni mi siete mancati... - dissi, rimettendo un boccolo al suo posto.
Lui sorrise con aria ancora perplessa, prima di dare il suo ok.

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Ne avevo davvero sentito la mancanza durante quegli interminabili giorni in cui non facevo altro che studiare. Incredibilmente, avevo sentito la mancanza del lavoro. O almeno era quello che pensavo...mentre ridevo di nuovo alle battute di Ron sul mio modo di rimettere a posto le maglie, mi resi conto che in fondo era solo lui quello che mi era mancato. Il lavoro per me era solo l'occasione per stare con lui, quindi stare bene.
Negli attimi di silenzio mi ritrovavo sempre a pensare all'esame con ansia. Ma non ansia di aver sbagliato, di aver fatto anche quel minimo errore con cui sarei stata buttata fuori.
Ero davvero ansiosa di essere andata bene?
Diedi la schiena a Ron, occupato in non so che modo con la cassa, mentre i miei occhi si riempivano di lacrime.
Stava finendo. Il tempo a nostra disposizione stava davvero finendo.

Una lacrima cadde sul maglione che tenevo in mano, ricordandomi dove fossi e cosa stessi facendo. Mi passai una mano sulle guance, cercando in ogni modo di non singhiozzare. Rendendomi conto che mi sarei fatta scoprire, mi avviai velocemente verso un camerino dall'altra parte del negozio e continuai a piangere pur cercando di smettere.
Lo specchio mi restituiva il riflesso. Avevo gli occhi rossi e il viso tutto bagnato. Dio, sono orribile.

Chiusi gli occhi fortemente, illudendo che questo avrebbe impedito alle lacrime di scendere, quando sentii una mano sulla mia spalla, di nuovo.
- E' inutile darmi le spalle per non farti vedere quando hai uno specchio davanti - mi sussurrò Ron con la voce dolce, mentre riaprivo gli occhi per lo stupore e cominciavo a piangere più forte. Non dissi niente, e lui mi abbracciò da dietro, poggiando il mento sulla mia spalla.
Vedevo il suo sorriso attraverso lo specchio.

- Vedrai che andrà tutto bene - mi disse.
- E' proprio quello che mi fa paura - riuscii a dire, balbettando per il pianto.
- Vedrai che andrà tutto bene - ripetè lui, lanciandomi uno sguardo.
Io feci una risatina - Ok - risposi semplicemente.
- E' per il mio fascino, vero? Non puoi più staccarti da me -. Sentivo il suo respiro sul mio collo.
Continuai a ridere, mentre le lacrime cadevano sempre meno abbondantemente. E' sempre lui, daltronde.

- Lo so che adesso dovrei fare una battutina acida, ma è proprio per questo, sì - fui sincera, lasciandolo apparentamente senza parole.
- Non vuoi andare - disse. Non era una domanda.
- Non voglio andare. Ma devo - risposi, mordendomi un labbro per cercare di non ricominciare a piangere.
Lui si staccò da me senza rispondere, prendendomi per le spalle e obbligandomi a girarmi, con un movimento veloce. Mi guardò per un attimo negli occhi e poi mi baciò, tenendomi una mano dietro al collo.
Non era lo stesso bacio del giorno prima, quello a fior di labbra, quello casto; stavolta ci aveva messo tutta la passione che probabilmente aveva sempre represso, e io gli risposi con altrettanta. Mi alzai in punta di piedi e incrociai le mie mani fra i suoi capelli, mentre il cuore stava per esplodermi e le lacrime si asciugavano.

Credo che se non fosse stato per quell'uomo non ci saremmo fermati mai.
- Ehi, c'è nessuno? - sentii dopo circa un minuto, ed era probabilmente la voce di un ometto che non sembrava particolarmente allegro. Ron mi prese il viso fra le mani e allontanò le nostre labbra, per poi fare due passi indietro senza smettere di guardarmi e sorridere.
- Pensaci - mi disse solamente, sparendo dalla mia vista per andare a fare il suo lavoro.

 

Spero in qualche recensioncina, ormai si sa XD A presto!

Jejje

 

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