Strange Love

di MimiRyuugu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Salve *w* ebbene si, sono tornata a tormentarvi e stavolta con qualcosa che è il preludio di una catastrofe xD questa è la prima ff della mia saga. L'ho scritta sette anni fa circa (avrei potuto diplomarmi ad Hogwarts del frattempo, se mi fosse arrivata la lettera d'ammissione <.<) e penso fosse la prima vera ff che scrivevo xD
Ho semplicemente inserito due miei personaggi nel mondo potteriano: Giulia Wyspet ed Anna Alvis Haliwell (con la gentile partecipazione della cara Hermione Granger, oramai unita al gruppetto). Se avete letto All I Want For Christmas is You le conoscerete già. In questa ff la protagonista è Giulia, che parla in prima persona *w* siamo verso la fine del quarto anno u.u

Avvertenze: scrivendo per divertimento non ho prestato così tanta attenzione ai particolari quindi potreste trovarvi delle incongruenze man mano che leggerete la storia (come certi atteggiamenti OOC in cui sono caduta in pieno xD). Però ci sono affezionata e mi piangeva il cuore a cambiare qualcosa della storia. A parte che poi a me piaceva così.

Qui non ho ancora iniziato ad inserire i testi delle canzoni, spero comunque che vi piaccia ^__^
Ora vi lascio all'aggiornamento <3
Buona lettura :3



Capitolo 1

Sfogliai con poco entusiasmo il libro di Storia della Magia che avevo tra le mani. Fuori il sole batteva sui vetri, facendo entrare luce e caldo. Sbuffai, chiudendo di botto il libro. “Basta!” esclamai, stufa di date, nomi e gente di cui non mi sarebbe mai servito a nulla. “Giulia dai! Sono gli ultimi sforzi, poi avrai tutto il tempo che vuoi…” cercò di dissuadermi Hermione. Io scossi la testa. “In effetti ha ragione Giulia…sto diventando strabica a forza di leggere pergamene e libri!” commentò Anna, sospirando. “Fate quello che volete, ma io non vi farò copiare nulla!” rimbeccò acida. Io sorrisi e guardai l’ora: 18.38. Balzai dalla poltrona e buttai da una parte il libro. “Dove vai?” chiese Anna. “A prendere un po’ d’aria…ci vediamo a cena…” le salutai. Hermione alzò la testa, poi tornò a concentrarsi sul libro. Io, con passo veloce percorsi i corridoi, stando attenta a non farmi prendere in giro dalle scale, e uscii, diretta verso il lago. Ero in anticipo di due minuti. Mi diressi nel bosco e mi nascosi. Guardai l’orologio ansiosa, e poi dalla parte del castello. Erano le 18.40. Una figura dal mantello nero si avviò a passo svelto verso il lago. Sospirai ed iniziai a seguirlo nascondendomi dietro a tutto quello che trovavo. Poi si fermò: si sedette sotto un albero, all’ombra, in riva al lago, ed iniziò a leggere. Cosa stava leggendo? La copertina era cambiata, non sembrava uno dei soliti manuali di Pozioni avanzate. Mi sedetti anche io, nascosta tra i cespugli, e iniziai ad osservarlo. Non si era cambiato dalla lezione del mattino, anche perché di giovedì, aveva due ore con Serpeverde e Grifondoro del quinto anno che gli impegnavano il pomeriggio fino alle 18.30. Aveva giusto il tempo per sgattaiolare nel suo ufficio a prendere il libro, ed uscire senza farsi vedere. Era strano però: era da almeno un mese che anche io uscivo puntualmente alla stessa ora, di giovedì, ma né Hermione né Anna mi avevano mai detto nulla. Che sapessero dove andavo? Improbabile. Oramai, dopo quattro anni di scuola, avevo imparato a nascondere la mia passione per Piton. Dopotutto, cosa poteva fare una ragazzina di quindici anni, per attirare l’attenzione del suo professore di Pozioni? Una ragazzina di Grifondoro per di più. In quattro anni, non ero mai riuscita a ricevere né un complimento per il mio lavoro, né un qualcosa che si potesse dire di umano. Questi comportamenti, Piton li riservava solo ad Anna. La trattava come una figlia, con affetto. Tutti lo sapevano: l’unico studente a cui abbia mai voluto bene Severus Piton è Anna Alvis Haliwell. L’avevo invidiata parecchio, nonostante fosse una delle mie due migliori amiche, insieme ad Hermione. Certe volte mi sembrava che fosse Anna la più fortunata delle tre: aveva l’affetto dei suoi cari qui a scuola, un posto nella squadra di Quiddich, un fidanzato tra i più rinomati e aveva saputo sciogliere il cuore del professore più gelido di Hogwarts. Sospirai. Scoprii per caso che Piton veniva a leggere qui: ero scappata dall’ennesima predica di Hermione, quando notai il professore concentrato nella lettura. La settimana dopo tornai, per vedere se era una cosa abituale, e scoprii che, oltre quel giorno, anche il venerdì era dedito alla lettura. Alla fine, presi l’abitudine di venire ogni giovedì e venerdì. Rimanevo per mezzora a fissare il professore, che saltava anche la cena. Solo due volte anche io non mi presentai. Il resto dei giorni me ne andavo qualche minuto prima delle 19.30, ora in cui di solito, Anna e Hermione si recavano a cena assieme agli altri Grifondoro. Già…Grifondoro. Se magari fossi stata di Serpeverde, avrei ottenuto un po’ più di considerazione. Sospirai ancora. Cercai di avvicinarmi, ma feci un passo falso e pestai un ramo che si spezzò, facendo rumore. Piton si girò di scatto. “Chi c’è?” chiese, lasciando il libro e prendendo la bacchetta. Imprecai sotto voce e non mi mossi. Era la prima volta che mi succedeva! Il cuore mi batteva a mille. “Vieni fuori!” ordinò lui, avvicinandosi con la bacchetta puntata nella mia direzione. Io arretrai, cercando di non fare movimenti bruschi. Piton non accennava a metter giù la bacchetta così con uno scatto fulmineo iniziai a correre tra gli alberi, allontanandomi da lui. L’uomo, ancora sull’attenti, si guardò in giro. Poi tornò a sedersi, con la bacchetta in mano. Era troppo rischioso tornare li, così mi limitai a salutarlo con la mano da lontano, mandandogli anche un bacio. Poi, iniziai a correre verso il castello. Mi diressi subito verso la Sala Grande, dove le mie amiche mi aspettavano. “Pensavamo che non venissi…” disse Hermione, con in mano il bicchiere ricolmo di succo di zucca. Anna annuì. “Ho fatto un po’ tardi…” mi scusai. Loro mi guardarono e poi sorrisero. Avevo iniziato a cenare, quando Anna mi interruppe. “Sei passata in camera?” mi chiese Anna. “No…perché?” chiesi. “Prima avevi il bracciale con i teschi, ora è sparito…” osservò, indicando il braccio. Mi si bloccò il cibo in gola: non potevo averlo perso! Non quel bracciale! L’avevo comprato all’ultima uscita a Diagon Alley con Anna ed Hermione, ci tenevo molto. “Magari è caduto in Sala Comune…dopo lo cerco…” dissi. Anna annuì, così proseguimmo la cena. Io non dissi parola e appena tutto fu sparecchiato, mi precipitai di sopra. Controllai ogni centimetro, chiesi a tutti, ma nessuno mi diede risposta positiva. Affranta andai in camera e lessi fino all’ora di andare a dormire. Mi addormentai piena di agitazione, non solo per il bracciale, ma anche per altro.
La mattina mi svegliai in orario, e scesi di ottimo umore, come ogni venerdì mattina, nonostante avessi dormito male. Dopo colazione, andammo nei sotterranei per le due solite ore di Pozioni con i Serpeverde. Piton non tardò ad arrivare, ma sembrava più arcigno del solito. “Prima di iniziare la lezione…” iniziò a dire, serio. “Devo mettervi al corrente di un fatto spiacevole che mi è capitato ieri sera…” continuò. Anna lo guardò dubbioso. “Mentre mi stavo dedicando alla lettura in riva al lago, qualcuno mi ha seguito…ed era uno studente…” proseguì. Mi si gelò il sangue. Un bisbiglio generale si levò da tutti gli studenti presenti. “Ho trovato questo ieri sera” disse poi, tirando fuori e mostrando a tutti qualcosa. “Ma quello è…” iniziò a dire Anna. “…il mio bracciale” dissi con le lacrime agli occhi. Ecco dov’era!! Ed ecco spiegato il mio brutto presentimento. “È chiaro che questo appartiene al colpevole…ebbene, se il proprietario è tra voi, sappia che se non si farà avanti entro stasera brucerò il suo tanto amato bracciale…” concluse. Il bisbiglio cessò, appena Piton batté l’oggetto incriminato sulla cattedra. Anna ed Hermione mi guardarono interrogative, così presi un foglio e scrissi tutto, poi lo passai. Entrambe mi scrissero che avevano un sospetto su dove andassi, ed Hermione mi disse di andare a scusarmi con il professore. Io scossi la testa. Non volevo essere odiata più di quanto lo ero già. Le ore passarono, così come anche Cura delle Creature Magiche, Incantesimi e Trasfigurazione. Arrivò sera che pensavo ancora al braccialetto, sciolto e irriconoscibile sulla scrivania di Piton. Sospirai e dopo cena mi diressi nel punto di ieri sera. Non pensavo che Piton si sarebbe presentato, ma puntualmente alle 21.05, lui si sedette sotto l’albero, con la bacchetta che illuminava le pagine. Rimasi incantata ad osservarlo. All’improvviso, si girò di scatto e lanciò un incantesimo nella mia direzione. Mi sfiorò la spalla. Spaventata, non mi mossi, così lui mi raggiunse, pronto a scagliare un altro incantesimo. “Sono io! Non mi faccia nulla!” esclamai, con le mani davanti al viso. “Signorina Wyspet?! Che diavolo ci fa in giro a quest’ora?” mi chiese. Io arrossii. “Immagino l’ennesimo appuntamento con qualche ragazzo…” commentò acido. Scossi la testa. Lui aggrottò la fronte. Rimasi in silenzio per qualche minuto. “Il…braccialetto…è mio…” confessai. Piton mi guardò con superiorità. “Torni al castello se non vuole che chiami la professoressa McGranitt e la faccia mettere in punizione…” mi liquidò. Io abbassai lo sguardo, rassegnata a dover tornare in camera. “Ah, dimenticavo…20 punti in meno a Grifondoro per essere uscita dopo il coprifuoco e aver infastidito un’insegnante…” commentò ancora, camminando verso l’albero. “Io…non volevo infastidirla!” risposi. “Ah no signorina Wyspet? Allora come mai se ne stava nascosta tra i cespugli?” mi chiese, con sguardo duro. “Bhe…volevo solo…io…non avevo intenzione di disturbarla…volevo solo osservarla…” mi lasciai sfuggire. Piton mi guardò dubbioso. “Volevo osservare il lago!” mi corressi, imbarazzata. Piton sbuffò e tornò a sedersi. Io lo seguii. “Allora è un vizio signorina Wyspet!” rimbeccò, vedendomi apparirgli vicino. “Io…mi chiedevo se...ecco...potessi riavere il mio braccialetto...” chiesi. Piton scosse la testa. “Non lo avrà già bruciato? Mi dica di no per favore! Era una cosa speciale tra me, Anna ed Hermione!” lo pregai. “Ora torni in dormitorio! Anche se domani non ci sono lezioni non è permesso gironzolare per la scuola a quest’ora!” rimbeccò, severo. Io mi arresi. Altro che 20 punti in meno a Grifondoro! Erano 20 punti in meno per Giulia Wyspet. “Non siamo a lezione…e pure è di parte lo stesso…” osservai, triste. Lui alzò la testa verso di me dubbioso. “Se fossi stata Pansy oppure Millicent mi avrebbe ridato il bracciale senza storie…” continuai. Lui si alzò. “Io non faccio preferenze!” disse irritato. Io abbassai lo sguardo, con un falso sorriso sulle labbra. “Ah…allora sono proprio io che non le vado giù…bene…” conclusi. “Signorina Wyspet, non so per quale motivo lei sia qui, ma se ha qualcosa da dirmi me lo dica!” ringhiò seccato. “Nulla…ecco io…vorrei solo essere come Anna, ma questo non è possibile ovviamente…” dissi ancora più abbattuta. “Cosa centra la signorina Haliwell ora?” chiese Piton, che aveva perso il nesso delle cose. “Lei…lei ha tutto….mentre io…non riesco nemmeno ad avere un po’ di stima…da nessuno…nemmeno dai professori…” spiegai, passandomi una mano sugli occhi, oramai lucidi. “Mi dispiace per la scarsa autostima, ma non sono il suo psicologo…” commentò freddo. Io annuii. “Ha ragione…che stupida…lei è lo psicologo solo di Anna…” rimbeccai arrabbiata. “Torni al castello!” mi ordinò. Io scossi la testa. “Osa contraddire un suo insegnante?!” ribattè, pronto ad un’altra mia risposta da alunna impertinente. Strinsi i pugni e mi feci coraggio. “Posso…posso solo rimanere qui con lei?” chiesi. Lui sospirò esasperato. “La prego! Non parlerò, non mi muoverò, non respirerò nemmeno!” lo pregai. Piton mi guardò stupito. Io risposi con uno sguardo di speranza. “Non dica sciocchezze signorina Wyspet!” esclamò lui. Io continuai a guardarlo speranzosa. “Se è uno scherzo non mi diverte affatto! Chi c’è dietro a tutto, Potter per caso?” chiese lui. Io scossi la testa. Piton sbuffò e tornò a sedersi, così lo seguii e mi sedetti accanto a lui. Mi guardò storto, poi ricominciò a leggere. Io facevo finta di osservare il lago, ma in realtà guardavo verso di lui. Lessi il titolo del libro: era un horror, il classico sui vampiri. Poi guardai lui: sotto la luce della luna sembrava ancora più pallido, a far concorrenza perfino ad un fantasma. Aveva una camicia nera leggera sotto al mantello, con tutti i bottoni chiusi. Pantaloni stretti e neri. La bacchetta a terra, che non stava ferma, facendo dondolare la luce. Presi la mia bacchetta. “Lumos!” esclamai. Appena si accese la luce, la sporsi sul libro, in modo che Piton vedesse bene. Mi avvicinai e iniziai a leggere anche io qualche riga, in modo da tenere la bacchetta in una posizione utile. Rimasi a fargli da lampada per un’ora buona, in cui lui mi ignorò completamente. A me però non importava: ero finalmente riuscita a sfruttare un’occasione in cui ero da sola con lui! Non mi interessava cosa dicessero gli altri di lui: per me, Severus Piton era un uomo intelligente, fascinoso, dai mille segreti. Lo avevo capito subito, da quando entrando nella Sala Grande quattro anni prima, lo avevo guardato con occhi meravigliati. Allora ero ancora una bambina, però quell’uomo mi trasmetteva una strana scarica emotiva che non era nemmeno attribuibile al fatto degli ormoni che iniziavano ad impazzire. Il mio braccio indolenzito mi riportò alla realtà. “Può abbassare la bacchetta…la luce tremolante mi sta deconcentrando…” disse Piton. Io sorrisi e ripresi sensibilità al braccio, poi lo riportai nella posizione di prima. Ero vicina a lui più di quanto non lo fossi mai stata. Se avessi voluto avrei potuto dargli un bacio, ma non era il fatto del volere o no, e nemmeno che lui fosse un mio professore: l’unica cosa che mi impediva di farlo era la timidezza. Se mi avessero sentito Hermione e Anna, avrebbero riso. Io timida? Loro lo sapevano che l’unico uomo in grado di farmi perdere ogni mia sicurezza era Piton. Rimasi li, per non so quanto, con i nostri visi quasi attaccati. Quando però alzammo gli occhi, una luna piena splendeva nel cielo stellato, riflessa nel lago dalla superficie liscia e nera come la pece. Piton chiuse il libro e prese la bacchetta. “Cavolo! È già mezzanotte e mezza!” esclamai, guardando l’orologio. “Le ricordo che è in presenza di un suo insegnante…” commentò. Io tossii. “Acciderbolina, è già mezzanotte e mezza!” mi corressi. La mia battuta non diede i risultati sperati. “Io non mi assumo la responsabilità se la professoressa McGranitt la dovesse sorprendere a rientrare a quest’ora…” disse, alzandosi. Io lo guardai mentre si sistemava il mantello. Aveva iniziato a far freddo. “Mi inventerò qualcosa…e poi, mica abbiamo fatto qualcosa di illecito!” esclamai divertita. Lui sbuffò. “Si muove oppure vuole che la lasci qui?” chiese Piton. “Rimaniamo ancora un po’…guardi che stelle ci sono stasera…” commentai, cercando di dissuaderlo. Lui sbuffò ed iniziò ad avviarsi verso il castello. “Non mi lasci qui da sola al buio!” squittii, alzandomi e correndo per raggiungerlo. “Non pensavo che leggesse libri di quel genere…” commentai, camminandogli a fianco. Piton alzò la testa al cielo. “Mi chiedevo come avesse fatto a star zitta fino ad ora…” osservò lui. Io feci un mezzo sorriso. Camminammo assieme fino all’entrata, poi anche per i corridoi. Lui era teso, si guardava in giro nervoso. Io invece avevo un sorriso stampato in faccia. Arrivati ai sotterranei ci dovemmo separare. Li si che mi pentii di non essere una Serpeverde! “Grazie per la bella serata…” lo ringraziai, sfoderando un sorriso a trecentosessantacinque denti. “Lo sa signorina Wyspet che lei è una ragazza molto strana?” rispose Piton. “No…sono solo una ragazza…” lo corressi. Lui si girò, pronto per scendere gli scalini. D’impulso lo presi per il mantello e tirai timidamente. Piton si girò stupito. “Io…volevo chiederle se…se la prossima volta che andrà a leggere…se può chiamarmi…così…leggeremo assieme…” chiesi. Rimase a fissarmi per qualche minuto. “Torni su…si è fatto anche troppo tardi. Uno studente non dovrebbe aggirarsi per i corridoi a quest’ora!” mi ordinò. Io sospirai. Stavo per girare i tacchi e avviarmi, quando d’impulso mi avvicinai a Piton. “Buonanotte professor Piton…” gli dissi, poi mi levai in punta di piedi e gli diedi un bacio sulla guancia. Mi girai e corsi via, per evitare delle conseguenze, come una Maledizione Senza Perdono. Arrivai in dormitorio con il fiatone, prendendomi anche un rimprovero dalla Signora Grassa. Pestai quasi il rospo di Neville e scivolai per le scale del dormitorio. Avevo la bacchetta che mi faceva luce. Aprii la porta e andai a sbattere contro il baule infondo al letto di Hermione. Quest’ultima, dormiva tranquilla usando Grattastinchi come peluche, mentre nel letto in mezzo, anche Anna dormiva beatamente. Mi cambiai e mi infilai a letto, ripensando al coraggio che avevo avuto, e che probabilmente non avrei più usato. Mi addormentai con il morale alle stelle e il sorriso sulle labbra.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Salve *w* stavolta mi sono trattenuta e non ho aggiornato subito u.u non vi garantisco per i prossimi capitoli xD spero che anche questo capitolo vi piaccia *.*

Avvertenze: scrivendo per divertimento non ho prestato così tanta attenzione ai particolari quindi potreste trovarvi delle incongruenze man mano che leggerete la storia (come certi atteggiamenti OOC in cui sono caduta in pieno xD). Però ci sono affezionata e mi piangeva il cuore a cambiare qualcosa della storia. A parte che poi a me piaceva così.

Ora vi lascio a Giulia e al nuovo capitolo :3
Buona lettura <3


Capitolo 2


La mattina dopo, fui l’ultima a svegliarmi. Scesi dal letto, mi vestii, finalmente in abiti normali, senza l’uniforme e il mantello, sbadigliai e scesi in Sala Comune. “Hey pigrona! Sono le undici!” disse divertita Hermione. Io sorrisi. “Sono piccoli problemi di cuore, dove un bacio rubato è qualcosa di più!” cantai io. Anna e Hermione si scambiarono un’occhiata. “Sono piccoli problemi di cuore, dove anche un sorriso, è qualcosa di più!” continuai. Anna si alzò e mi mise una mano sulla fronte. “No…non ha la febbre!” giudicò. “Che fame!! Però mi tocca aspettare il pranzo…”  mi lamentai. “Piuttosto, com’è che canti da appena sveglia?” chiese Anna, tornando alla sua poltrona. “È vietato?” rimbeccai, ma sempre allegra. Anna scosse la testa divertita. “Dove sei stata ieri sera? Sei andata a consegnarti al professor Piton?” chiese curiosa Hermione. Io scossi la testa. “Non sarai andata a spiarlo un’altra volta?!” chiese poi. Io annuii, sorridendo. “Non mi piace quel sorriso…” commentò Herm, chiudendo il libro. Anna si avvicinò con la poltrona. “Racconta, avanti!” disse entusiasta. Io feci un riassunto a grandi linee. Hermione rimase a bocca aperta, mentre Anna esultava. “Che fate ragazze? È ora di pranzo, non venite giù?” chiese Ginny, spuntando dal dormitorio femminile. Noi annuimmo, e tutte e tre a braccetto scendemmo fino in Sala Comune. Appena misi piede al tavolo dei Grifondoro però, mi si avvicinò la McGranitt. “Signorina Wyspet, può cortesemente seguirmi?” mi chiese. Io annuii e iniziai a camminarle a fianco. Avevo una fame assurda, contando che dovevo mangiare sia per il pranzo, che per la colazione! E poi, perché mi aveva chiamato? Mi condusse nell’aula di Trasfigurazione e chiuse la porta. “Come mai mi ha portato qui professoressa?” le chiesi, curiosa. “Per il semplice motivo che, ieri sera, è stata vista dal prefetto di Grifondoro aggirarsi per i corridoi. Per essere precisi, stanotte a tarda ora” spiegò la McGranitt, con tono seccato. Subito bussarono alla porta. “Minerva, volevi vedermi?” chiese Piton, affacciandosi alla porta. “Scusa Severus…ora devo risolvere una questione” disse, indicandomi. “Siediti pure…lo risolverò in un minuto…” continuò. Piton richiuse la porta alle sue spalle e rimase in piedi vicino al muro. “Dicevamo…cosa ci faceva per i corridoi passata la mezzanotte?” chiese ancora la McGranitt. Mi girai verso Piton per ricevere sostegno, ma lui si limitò a guardarmi freddamente. Era vero: la sera prima mi aveva detto che non si sarebbe assunto nessuna responsabilità se mi avessero vista. Bhe, dopotutto ero io quella che lo aveva seguito, ed ero sempre io quella che gli aveva chiesto di stare con lui. Cercai una scusa plausibile. “Io…tornavo in camera mia…” risposi stupidamente. La McGranitt aggrottò un sopracciglio. “Questo è chiaro signorina Wyspet, ma perché? Il coprifuoco è alle 21.15 precise, al massimo 21.30 e lei lo ha allungato non di molto, ma addirittura di tre ore!” iniziò a sgridarmi. “Io…” riuscii solo a dire. Non mi veniva in mente una scusa plausibile. Sembrava che la McGranitt mi leggesse nel pensiero! “Prima la signorina Haliwell, poi lei…non mi resta che comunicare tramite lettera ai suoi genitori…” commentò. Io abbassai lo sguardo. “Minerva, in verità ho visto anche io la signorina Wyspet ieri sera…” disse freddo Piton. Mi ricordai dei 20 punti che mi aveva tolto la sera prima. Incrociai le dita perché non si trattasse di quello. La donna, stupita, lo guardò curiosa. “Date le scarse attitudini della signorina Wyspet nella mia materia e, avendo concesso ripetizioni private ad una sua coetanea, ho pensato a delle ripetizioni anche per lei…” spiegò. Rimasi a bocca aperta: Piton aveva appena mentito! E per cosa? Per giustificarmi! Per giustificare me, una delle sue ricorrenti disgrazie! “Però…dato che la qui presente non sapeva nemmeno i concetti base, siamo andati per le lunghe…” concluse infine. La McGranitt mi guardò sospettosa. “Il professor Piton non vuole che si sappia che da ripetizioni private. Mi ha fatto promettere di non dir nulla, nemmeno agli insegnanti…” risposi allo sguardo inquisitorio. La donna sospirò alleggerita. “Bene signorina Wyspet…ora può andare…buon appetito!” mi augurò la professoressa. Piton mi aprì la porta e io gli sussurrai un grazie. Lui mi guardò cupo e richiuse la porta. Corsi in Sala Grande a mangiare. Appena ebbi inghiottito qualcosa, spiegai a Hermione e Anna quello che era accaduto. Tutte e tre tornammo nel dormitorio. “Sei stata fortunata…hai evitato una bella punizione!” disse Hermione, prendendo in braccio una pila di volumi in pelle, vecchi di un po’ di anni. “Dove vai? A riciclare?” scherzò Anna. “Vado a restituire questi in biblioteca…immagino che sia troppo chiederti di alzarti per venire ad aiutarmi…” dedusse Hermione. Anna annuì sorridente. “Ti aiuto io se vuoi…” mi proposi. Andare in biblioteca non mi avrebbe fatto male, anche perché una certa ideuzza mi balenava in testa già da un po’. Herm mi guardò stupita, poi annuì. Mi dette metà volumi e ci avviammo. Di solito mi ero recata in biblioteca poche volte, dato che usufruivamo dei libri che portava su Hermione per i suoi temi. “Ecco qua tutti i volumi…” esclamò la castana, appoggiando tutti i libri sul bancone della bibliotecaria. Anche io feci lo stesso. “Senti Giulia…io vado a dare un’occhiata e torno…” mi disse Hermione. Io annuii e la lasciai andare ad ispezionare gli scaffali. Mi girai verso la donna al di la del bancone, che leggeva dei fogli con gli occhiali che le stavano sulla punta del naso. “Avete dei libri horror?” chiesi. La donna alzò la testa. “Prego?” chiese. “Mi chiedevo…se aveste dei libri di genere horror…” ripetei, timida. Lei si tolse gli occhiali. “Signorina, le sembra forse una biblioteca pubblica? Qui diamo solo testi scolastici!” mi rimproverò. “Ehm…avreste qualcosa sui vampiri?” chiesi. Lei mi guardò ancora, poi riabbassò la testa sul foglio. “Infondo, penultimo scaffale…” rispose. Io ringraziai e corsi a vedere: un’intera parte dedicata ai vampiri, licantropi e alle altre creature magiche leggendarie! Puntai subito su un libro dalla copertina lucida, nera. “Storia dei vampiri, vampirismo e credenze babbane” diceva il titolo rosso sul davanti. Perfetto! Tornai dalla donna. “Io prendo questo…” dissi, mostrandolo. Lei annuì, scrisse una cosa e la pergamena diventò bianca. “Nome e cognome, casa e anno” ordinò. “Giulia Wyspet, Grifondoro, quarto anno” dettai. Lei scrisse. “Hai tempo un mese” disse infine. Infondo non era poi così diverso dalle normali biblioteche! Hermione tornò con altri cinque volumi, uno più spesso dell’altro. La donna non le chiese nulla, e ci lasciò andare. “Un libro sui vampiri?” chiese, incuriosita. “Si…ho deciso che è ora di documentarmi!” disse allegra. Anche Hermione sorrise, sommersa dalla pila di libri. Mentre stavo leggendo il sommario, sentii un botto. Mi girai, e vidi Hermione a terra, con i libri sparpagliati intorno. “Ti sei fatta male Herm?” le chiesi. Lei scosse la testa ed iniziò a raccogliere i libri. “Signorina Granger, dovrebbe degnarsi di tenere gli occhi fissi davanti a se quando cammina per i corridoi…” la rimproverò maligno Piton. Lei storse il naso. Lo vidi scrutare anche me, e poi soffermarsi sul libro. Mi passò vicino. “Professor Piton…grazie per prima…” lo ringraziai, prima che andasse troppo lontano. Lui si girò. “Prima e ultima volta signorina Wyspet, sia chiaro!” rimbeccò. “Per quello che le ho detto ieri sera…ecco…” ricominciai a chiedergli. Lui mi ignorò, camminando dritto davanti a se. Io sospirai. “Su Giulia…lo sai che davanti alla gente Piton deve mantenere la sua reputazione di freddo professore…si sarà limitato perché c’ero io!” spiegò Hermione. Io annuii, sconsolata. Riprendemmo il cammino e arrivammo in dormitorio. Anna lasciò un biglietto, dicendo che era andata a passeggiare con Draco. Hermione aprì un libro e si immerse nella lettura. Io presi il mio volume ed uscii. Decisi di fregare l’albero a Piton. Mi sedetti comoda, ed iniziai a sfogliare il libro. Qualcuno mi abbracciò da dietro, piombandomi alle spalle. Era Josh, uno del quinto anno, di Corvonero, mio attuale fidanzato da un mese. “Ciao piccola! Che fai, leggi?” chiese. Io annuii. “Vieni qui, c’è altro di meglio da fare!” esclamò, baciandomi. Io lo spinsi via. “Non rompere Josh…non ho voglia ora…” rimbeccai. Lui mi guardò dubbioso. “Qualcosa non va Giuly?” chiese. “Si…senti…ci ho pensato…” iniziai a dire. Lui mi ascoltava tranquillo. “…non credo sia giusto stare assieme a te…perché…io amo un altro…” confessai. Josh si alzò di scatto. “Stai scherzando vero?!” esclamò. Io scossi la testa. Lui sbuffò e, dopo aver dato un calcio all’albero, si diresse verso il castello. Mi dispiaceva, ma oramai non riuscivo più a stare con lui sapendo che c’era qualcun’altro nel mio cuore. Anche se qualcuno di irraggiungibile purtroppo. Ricominciai a leggere, ed andai avanti fino all’ora di cena. Non me ne accorsi, così la saltai e rimasi sotto l’albero anche quando oramai tutti gli studenti erano rientrati. Appena alzai la testa, mi accorsi che stava diventando buio. Feci spallucce  ricominciai a leggere, rapita dalle leggende e le credenze popolari. Ero arrivata infatti al capitolo dove si narravano le credenze dei babbani. Stavo leggendo del Conte Dracula, quando un rumore mi fece sobbalzare. Alzai la testa, mi girai e vidi Piton: bacchetta in mano che gli illuminava il viso, libro a braccetto. Gli sorrisi. “Cosa ci fa ancora fuori?” chiese, acido. Io indicai il libro. “Non mi ero accorta che si fosse fatto così tardi…” dissi. Lui aggirò l’albero e si sedette. “Lo sapevo che non mi avrebbe chiamato…” commentai, sorridendo tristemente. Piton si sedette contro l’albero, poco distante da me e aprì il libro. “Perché ora non va a fare un giro da qualche altra parte signorina Wyspet?” chiese freddo Piton. Io non risposi. A quanto pare, di ciò che era accaduto la sera prima, solo io ero felice. “Non ha un appuntamento con quel ragazzo di Corvonero? Ecco, vada da lui!” continuò seccato. Io mi avvicinai. “Josh? L’ho lasciato oggi pomeriggio…” raccontai. Piton non mi diede segni di vita. “Non sembrava molto felice…spero che non combini nulla…” riflettei. “Sono fatti suoi…la cronaca delle sue relazioni sentimentali penso possa interessare alla signorina Granger e alla Haliwell, ma a me no!” rimbeccò scontroso. “Amo un altro uomo…ehm…ragazzo…per questo l’ho lasciato…” spiegai. Piton si girò ancora. “Professor Piton…ecco…” iniziai a dire, imbarazzata. “Quell’uomo è lei!” pensai. “Torni nel castello. Sappia che non la difenderò ancora!” rimbeccò senza aspettare che continuassi. “Grazie ancora per oggi…” dissi, sporgendomi. Ebbene si: volevo dargli un altro bacio sulla guancia, ma lui mi fermò. “Signorina Wyspet, non sono un suo coetaneo!” obbiettò. Io tornai a sedere composta, rossa in viso. “Lo…lo so…però…volevo ringraziarla…” mi giustificai. “Non mi deve ringraziare di nulla! E ora, sparisca!” mi ordinò. Strinsi al petto il mio libro. “Non…non mi mandi via per favore!” gli chiesi, a testa bassa. Lui si girò scocciato. “Spero che non ricomincerà con i suoi piagnistei signorina Wyspet! Le sue mancanze d’affetto non sono affare mio, per cui, vada a lagnarsi con le sue amiche…” ripetè Piton. Perché non capiva?! Perché non lasciava che anche io entrassi nel suo cuore? Perché continuava a mandarmi via? Non lo capiva che mi faceva male? Probabilmente no. Dopotutto, come diceva Hermione, lui era un professore e io solo la sua alunna. Io decisa mi avvicinai ancora, fino a che fummo braccio contro braccio. Piton aprì la bocca per replicare, ma si zittì quando mi guardò in viso. Senza che io volessi, lacrime avevano iniziato a rigarmi il viso. Lui aprì la bocca un paio di volte per parlare, ma alla fine la richiuse sempre senza aver detto nulla. Mi sentivo davvero una bambina. Patetica. Una stupida bambina patetica che sperava di infrangere le regole. “Cosa le prende?!” esclamò infine Piton. Io scossi la testa. “Questa non è una risposta!” rimbeccò lui. “Bhe, allora mi tolga punti! Come fa sempre…dato che io sono solo una delle sue alunne di Grifondoro a cui togliere speranze, dignità e felicità…” commentai acida e con un certo tono forse troppo drammatico. Vidi Piton stringere i pugni. “Lei mi odia, non è così?” chiesi, con un sorriso triste. Lui aggrottò la fronte: non captava il nesso tra le cose che stavo dicendo, lo sapevo. “Lo so…sono una ragazza semplice, senza aspettative, goffa, che non riesce nemmeno a preparare una pozione senza che esploda…una stupida ragazza che si mette a piangere davanti ad un suo insegnante…” continuai, sempre più affranta. “No…lei è solo una ragazza strana…che tutto ad un tratto si sminuisce in questo modo…” obbiettò Piton. “Se la rimprovero, non lo faccio per trarne piacere, ma perché impari! È vero, qualche volta tendo ad essere di parte, ma lo faccio solo perché voi me ne date atto!” continuò il professore. Lo guardai stupita: aveva appena ammesso di dar preferenze a degli alunni! Piton non l’aveva mai ammesso, nemmeno con Anna! Rimanemmo in silenzio per qualche minuto. “Professore…lei crede ai vampiri?” chiesi. Lui scosse la testa. Lo sapevo che non centrava nulla, ma non volevo che quella conversazione finisse così, in un abisso fatto di silenzio e lacrime. Mi asciugai il viso e lo guardai. “Certo signorina Wyspet…se studiasse Storia della Magia probabilmente non mi porrebbe nemmeno questa domanda…” rispose poi Piton. Non aveva abbandonato il suo tono canzonatorio. Ma stavolta non c’era quella solita vena acida. Io gli porsi il mio libro e gli indicai una pagina. Lui lesse attentamente, poi annuì ancora. Io sorrisi, presi la mia bacchetta, e ricominciai a leggere. Dopo qualche minuto, anche Piton ricominciò. All’improvviso, il silenzio si interruppe. “E comunque io non la odio…” finì lui. Io sorrisi, continuando a leggere. Passammo anche quella sera così: leggendo, alzando la testa per qualche minuto, aggiustando la bacchetta in modo da vedere bene. L’ultima mezzora però, la dedicai a guardare il professore, cercando di non farmi vedere. Mi sembrava ancora così strano trovarmi con Piton a leggere tranquillamente! Si era creato un silenzio magico, che però svanì quando io starnutii. Piton si girò e io rabbrividii. Guardai l’ora: mezzanotte. “È tardi…si sta facendo freddo…” osservò lui, alzandosi. Io non volevo andarmene, maledetto raffreddore! “Io non ho freddo!” commentai, stringendomi nella mia misera camicia primaverile. Piton mi squadrò e mi guardò in modo strano. Poi, sciolse il nodo del mantello e me lo lanciò. Lo presi al volo, stupita. “Sono sempre un suo insegnate, nonché responsabile di lei e della sua salute, essendo io ora a doverla controllare…” si giustificò, risedendosi vicino a me. Mi misi il mantello. Era più lungo di quello che usavamo noi studenti portare durante l’inverno, e che grazie a Merlino, Silente aveva deciso di abolire da aprile in poi. Mi strinsi nel mantello, dal profumo intenso, forte, ma che mi arrivava al cuore. Chiusi il libro e appoggiata con la schiena all’albero, iniziai a giocherellare con la bacchetta. Facevo apparire piccole figure nell’aria. Scintille colorate. Un albero, un fiore, una nuvola, una stella, un cuore. Trafissi il cuore, di scintille rosso fuoco, con una freccia verde. Risi tra me e me, per quello che quei colori mi ricordavano, o almeno le presone che mi ricordavano. Sospirai, dopo che tutte le scintille sparirono contro il cielo scuro, punteggiato da poche stelle. Alzai la testa e mi abbandonai ad osservarle: quei puntini luminosi dispersi nel cielo. Non so cosa sia stato, se il ritorno del magico silenzio, le stelle, oppure il fatto che la notte non avevo dormito molto, mi abbandonai totalmente, chiudendo gli occhi e lasciandomi cullare dal nulla. Ebbene si, mi addormentai. Ne ebbi la prova più sicura quando riaprii gli occhi: non capivo dov’ero, cosa facevo, e come mai sentivo quella sensazione di calore tutt’intorno a me. Lo capii quando riaprii gli occhi: ero ancora appoggiata all’albero, però mi tenevo a qualcosa di soffice, ed avevo una lunga coperta che mi copriva. Sbadigliai. “Finalmente si è svegliata signorina Wyspet…mi farebbe la cortesia di ridarmi il mio braccio?” chiese Piton, osservandomi. Sobbalzai, e mi accorsi di essere appoggiata con la testa alla sua spalla, mentre tenevo stretto a me il suo braccio. Mi staccai imbarazzata. “Mi sono addormentata…” sussurrai. Guardai l’ora: 01.35. “Caspita, è tardissimo!” esclamai. Piton sospirò e si alzò, poi mi diede una mano per aiutarmi. Io la accettai e mi alzai di rimando. “È stata una serata molto costruttiva!” dissi, soddisfatta, iniziando a camminagli al fianco. “Vedo che ha imparato nuovi termini…” osservò ghignando Piton. Io sorrisi e iniziai a saltellare. “Non ha più paura del buio signorina Wyspet?” chiese ancora. “No…non se c’è lei con me, professor Piton!” risposi, sorridente. Lui mi guardò strano, poi sorrise, quasi volesse trattenere una risata. Io capii il perché qualche minuto dopo. Non vidi un sasso e caddi a sedere in giù contro l’erba. Sbuffai e lui mi aiutò ancora. “Poteva avvertirmi…” rimbeccai. “Credo che sia più opportuno usare questa bacchetta non solo come ferma capelli…” osservò ancora, illuminando la via con la mia bacchetta. Me la consegnò e mi accompagnò dentro, per i corridoi, fino ad arrivare ai sotterranei, dove ci dovevamo separare. “Mi sono divertita…” commentai. “Non mi sembra…si è addormentata…” obbiettò acido. “Da sveglia mi sono divertita!” mi corressi. Piton scosse la testa. “Allora…buonanotte…” lo salutai, timida. Lui annuii. “Posso…darle il bacio della buonanotte?” chiesi. Lui rimase stupito, e non disse una parola. Io mi avvicinai piano, mi alzai in punta di piedi, e gli diedi un leggero bacio sulla guancia. “Grazie…ancora…” dissi, poi corsi via come la sera prima. Arrivai in camera e vidi che Anna non era nel suo letto. Dedussi che sarebbe rimasta da Draco a dormire. Mi infilai sotto le coperte, buttando il mantello sul baule dove lo buttavo di solito. Poi mi accorsi che il mio mantello era già li, così mi ricordai che era quello di Piton quello che avevo appena maltrattato. Lo ripresi e lo usai come peluche. Mi riaddormentai, stavolta nel mio letto, ma con lo stesso profumo di prima che mi attorniava.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Saaalve *w* ebbene si, non ho resistito xD ecco un altro aggiornamento ** penso sia il penultimo capitolo ç_ç anyway, spero che vi piaccia *^*

Avvertenze: scrivendo per divertimento non ho prestato così tanta attenzione ai particolari quindi potreste trovarvi delle incongruenze man mano che leggerete la storia (come certi atteggiamenti OOC in cui sono caduta in pieno xD). Però ci sono affezionata e mi piangeva il cuore a cambiare qualcosa della storia. A parte che poi a me piaceva così.

Ora vi lascio al capitolo,
buona lettura bimbe <3 **



Capitolo 3

Fu un tuono a svegliarmi. Aprii gli occhi ed ebbi la visione del lago colpito dalla pioggia. “Finalmente ti sei svegliata…” commentò Hermione. Io sbadigliai e mi sedetti. Guardai l’ora: 10.35. Mi girai e vidi una cosa rara quanto shockante: Hermione era ancora nel letto, in pigiama, con il solito libro appoggiato sulle gambe. “Che fai ancora in pigiama?!” le chiesi, stupita. “Guarda il tempo…volevo andare in Sala Comune, ma dato che piove sarà pieno di gente. Non si può leggere in pace li!” spiegò. “Che noia!!! Quando piove questo posto diventa un mortorio!” esclamò Anna, uscendo dal bagno, sempre in pigiama. “Non eri da Draco tu?” le chiesi. Lei sorrise e si spaparanzò sul mio letto, spingendomi in là. “Ero! Sono sgattaiolata qua mezzora fa…approfittando del casino creato da Pix…” spiegò Anna. Sbadigliai ancora, evitando di voltarmi verso la finestra. La prima cosa a cui pensai fu che non potevo uscire a leggere quel giorno. “A proposto di casini…bella mossa la tua Giulia…” commentò Anna. Io la guardai dubbiosa. Anna scese dal letto, si alzò in punta di piedi e schioccò un bacio nel nulla. Io arrossii. Hermione mi guardò dubbiosa. “Ieri ho…lasciato Josh…” dissi. Anna scosse la testa. “Mentre giravo per i sotterranei stamattina, l’ho vista mentre parlava con Piton…all’improvviso si è avvicinata e gli ha dato un bacio sulla guancia…” raccontò lei. Hermione rimase a bocca aperta. “Ma…eri da sola vero?” chiesi. Lei annuì. “Hai…hai…” iniziò a dire Hermione. Io sospirai, poi mi ributtai sotto le coperte. Dovetti raccontare tutto, per filo e per segno. Lo feci sorridendo. Dopotutto, era pur sempre una conquista no? Alzai il cuscino e trovai il mantello. Oramai aveva perso il suo profumo, ed aveva preso quello delle mie lenzuola. Profumo di zucchero filato. Rimasi a pancia in su sul letto, mentre Anna finiva il tema di Storia della Magia, scopiazzando qualche pezzo da quello di Hermione. Mentre quest’ultima leggeva, occhi fissi sul libro, niente la poteva distrarre. Fu a metà pomeriggio che mi decisi: balzai dal letto e mi cambiai. “Dove vai Giulia?” chiese Anna, curiosa. “A fare un giro...” commentai, prendendo il mantello. Anna e Hermione si scambiarono un’occhiata maliziosa. Io sorrisi ed uscii. Passai per la Sala Grande, che come aveva previsto Hermione era affollata. Con i gemelli Weasley che facevano chiasso e il prefetto di Grifondoro che li richiamava. Salutai la Signora Grassa e percorsi le scale, stando attenta che non si spostassero nella direzione opposta. Camminavo tranquilla, quando un ragazzo che conoscevo bene mi si parò davanti: Josh. “Ciao…” lo salutai. Lui non rispose, poi vide il mantello nella mia mano e impallidì. “Dove stai andando?” mi chiese. Io sbuffai e lo sorpassai, ma lui iniziò a seguirmi. Continuai a percorrere la mia strada, ma dopo un po’ mi stufai. “La smetti di seguirmi!?” obbiettai, girandomi. “No!” rispose secco lui. “Non ho tempo da perdere…devo ancora fare tutti i compiti, quindi lasciami stare!” inventai. “Stai andando dal tuo nuovo ragazzo?” chiese. Io scossi la testa. “E allora di chi è quel mantello?” chiese ancora. Io non risposi, gli voltai le spalle e continuai a camminare. Arrivai nelle vicinanze dei sotterranei quando Josh, stufo di rincorrermi, mi prese per un braccio e mi trascinò nell’aula più vicina. Chiuse la porta e le fece un incantesimo. “Che fai?!” dissi stupita. “Voglio sapere chi è l’altro!” ordinò. Io scossi la testa. “Weasley?” chiese. Io scossi la testa ridendo. “Allora Potter!” provò ancora. Io negai. “Allora…è Malfoy?” chiese. “Ma ti pare che potrei rubare il ragazzo ad una delle mie migliori amiche?!” rimbeccai furiosa. “Scommetto che è quel Blaise Zabini…stavi andando verso i sotterranei…” dedusse. Io scossi la testa esasperata. “Mi vuoi lasciare in pace?!” dissi stanca, andando verso la porta. “No! Tu sei mia, solo mia Giulia, non ti lascerò a nessun altro!” esplose Josh. Io lo guardai allibita. “Stiamo bene insieme…non resisto senza di te nemmeno un giorno! Sto impazzendo!” raccontò arrabbiato. Io sospirai. “Mi dispiace…però penso che sia meglio andare avanti ognuno per conto proprio che continuare ad illudersi…” cercai di spiegargli. “Per me ci sei solo tu Giulia…” disse languido lui. Mi faceva pena, povero ragazzo. E in effetti, cosa speravo? Che Piton iniziasse ad amarmi da un giorno all’altro, solo per aver letto un libro oppure dormito accanto a lui? “Mi dispiace Josh…ma per me non è così…” dissi. Lui avanzò e di scatto mi prese il mento con una mano. “Tu non hai capito…sei solo mia, non hai il permesso di frequentare nessun altro!” disse, alzando la voce. Io mi liberai e mi allontanai. “La vita è mia, e decido io chi frequentare!” risposi. Lui avanzò, così corsi tra i banchi. Però Josh fu più veloce e mi prese il braccio, poi mi scaraventò addosso ad un banco. Volevo tanto che arrivasse qualcuno, ma era improbabile: Dovevo cavarmela da sola! “Petrificus Totalus!” dissi, cercando di prenderlo. Sbagliai mira. Lui scosse la testa e si avvicinò, mi tirò su per la camicia e mi sbattè contro il muro, impedendomi una via di fuga. Poi mi baciò. “Smettila!” intimai, impaurita. “Un’ultima volta Giuly…” chiese. Io non capii. “Il bacio te lo sei già preso no?!” esclamai, arrabbiata. Lui mi baciò di nuovo, stavolta ficcandomi la lingua in gola. “Smettila!” ripetei, spingendolo via. Josh si avvicinò, fino ad appiccicarsi a me. Ero premuta sul muro, non potevo scappare. Ero sempre stata una furia nelle risse e nei combattimenti fisici. Per la prima volta però avrei voluto che arrivasse un professore. O anche solo qualcuno che potesse farlo smettere. “Giuly…” sussurrò, tirandomi dietro ad un orecchio una ciocca di capelli. Io cercai di allontanare la mano. Lui mi zittì e mi mise una mano sulla coscia. “Che…cosa…” iniziai a chiedere. “Ssst Giuly…io e te staremo assieme per sempre…” mi zittì, poi mi mise una mano sulla bocca. Io gli morsi il dito, quando sentii l’altra mano salire. “Aiuto!!! Vi prego, aiutatemi!” gridai. Lui sorrise e agitò la bacchetta. Mi trovai immobile in pochi secondi. “Che mi hai fatto?!” ringhiai. “Un piccolo trucchetto…si scioglierà quando lo dirò io!” spiegò a grandi linee Josh. “Ora stai ferma Giuly…mia Giuly…” sussurrò, baciandomi sulla guancia. Iniziò a scendere, poi ad allentare il cravattino. Io non riuscivo a far nulla. Non pensavo che un ragazzo arrivasse a tanto! Non Josh! Mi sollevò la gonna ed iniziò a palparmi il sedere. Avrei voluto urlare, ma la mano che aveva sulla mia bocca me lo impediva. “Se solo ci avessi pensato Giuly…bhe, ora siamo qui no? Sarà il nostro piccolo segreto…” mi sussurrò, iniziando a slacciarsi la cintura dei pantaloni con la mano libera. “Alohomora!” sentii dire. La porta si aprì con un tonfo e sbatté contro la parete. “Fermo ragazzo!” ordinò una voce. Josh si girò e impallidì. Il professore si avvicinò, puntandogli la bacchetta contro, poi lo obbligò ad allontanarsi. Lui obbedì, andando infondo all’aula. In men che non si dica Josh sparì, mentre una voce chiamava il suo nome e cognome. “Vedo che la McGranitt ha avuto il mio messaggio…” disse Piton, soddisfatto. Si girò verso di me e mi liberò dall’incantesimo. Scivolai contro la parete, seduta sulle mia ginocchia. “Tutto bene signorina Wyspet?” chiese. Io rimasi a boccheggiare per qualche minuto, poi ripercorsi gli ultimi fatti. “Signorina Wyspet? Tutto bene?” ripetè Piton, abbassandosi per raggiungermi. Io lo guardai negli occhi, poi come fossi ritornata bambina, di scatto gli saltai in braccio ed iniziai a piangere. Piton rimase notevolmente stupito e le sue guance si colorarono. Non riuscivo a smettere di singhiozzare. “Signorina Wyspet, si calmi!” cercò di dirmi. Io non lo ascoltavo, continuavo a piangere, piangere. “Andiamo…si alzi…la porterò nella mia camera, si deve riposare…” commentò, alzandosi piano. Mi prese in braccio, ed uscì dall’aula. Mi ricordo poco della strada. Era tutto sfocato, in mezzo alle lacrime. Mi appoggiò su qualcosa di morbido, poi mi guardò preoccupato. “Ora calma…come mai stava girando da sola?” mi chiese. Io non parlai. Gli porsi il mantello, che avevo tenuto stretto per tutto il viaggio nella mia mano. Lui non capì, finche vide la S ricamata su un lato. “Era venuta a riportarmelo?” chiese. Io annuii. Lui buttò il mantello su una sedia, poi sbuffò. “Poteva anche tenerlo…non è l’unico mantello che ho…” rimbeccò acido. Era il modo di parlare ad una ragazza traumatizzata?! “Io…volevo…io volevo solo farle un piacere!” spiegai, piangendo ancora. “Inutile aggiungerei…” commentò ancora, secco. “Volevo…volevo rivederla…” confessai, timida. Piton si girò dubbioso. “Anche se fossi uscita oggi non l’avrei vista…il tempo è da schifo… e lei non mi avrebbe chiamato per farle compagnia…” continuai. Piton sbuffò. “Un attimo prima sembra che a lei importi qualcosa di me, mentre l’attimo dopo mi ignora…perché fa così?” chiesi, affranta. “Sono un professore, non sono obbligato ad instaurare un rapporto di amicizia con i miei alunni…” commentò, arcigno. Io mi tirai su a sedere e abbassai la testa. “Voglio solo che lei mi voglia bene…solo questo…” dissi. Piton mi guardò stupito. “Io la trovo un professore meraviglioso, non m’importa di quello che dicono gli altri…lei per me è un idolo, un’icona da seguire…la ammiro, perché riesce a tenere a bada noi studenti, così cattivi e maldestri. Soprattutto io, una pasticciona che non sa nemmeno lanciare un incantesimo pietrificante…” continuai, triste. Mi voltai verso Piton: anche se non cercava di tradire emozione dal suo viso, si notava che fosse rimasto sbalordito dalle mie parole. Io lo guardai e lui tese una mano. Chiusi gli occhi per paura di qualche punizione, ma lui si limitò ad accarezzarmi la guancia. Io feci un debole sorriso, poi di scatto mi alzai e lo abbracciai. “Si…signorina Wyspet!” mi richiamò. “Lei è il mio professore preferito…” conclusi. Lui tentò di staccarmi, probabilmente preoccupato di cosa avrebbe pensato una persona entrando nel suo ufficio, davanti a quella scena. “Promette che mi chiamerà?” chiesi. Lui ci pensò, poi annuì. Io mi staccai, sorridente. Si alzò ed andò alla scrivania, dove c’era una pila di fogli. “Ora devo correggere questi compiti, lei riposi…ho già avvertito la professoressa McGranitt e le sue amiche…ha bisogno di riposo, quindi si metta sotto le coperte e dorma!” mi ordinò Piton, prendendo una penna e iniziando a dare un’occhiata ai compiti. Io obbedii e mi girai sul fianco dal suo lato, in modo da vederlo. In confronto alla mia stanza nel dormitorio, quella di Piton era più sobria, elegante, arredata con il verde e nero come colori principali. Il letto era soffice e le coperte morbide. Non avevo voglia di dormire. “Che fine farà Josh?” chiesi. “Probabilmente verrà espulso…quel ragazzo, proprio alla fine dell’anno doveva combinare una! Comunque il verdetto finale sarà di Silente…” spiegò Piton, rimanendo chino sui fogli. “Non è stanco?” chiesi ancora. “Di lei? Si…ma mi tocca tenerla lo stesso signorina Wyspet!” disse acido. “Per quanto dovrò stare qui?” chiesi. “Finché non avrà la cera di una ragazza normale…è impallidita…” commentò lui. Poggiò la penna e si alzò, poi sparì dietro ad una porta. Tornò poco dopo con una tazza che emanava nuvolette. “Beva…” mi disse, porgendomela. Io mi tirai su e guardai la bevanda. “È solo the caldo…” spiegò Piton, tornando alla scrivania. Io bevvi un sorso. “Ora capisco perché nei weekend è già tanto se la vediamo a cena…” riflettei, osservandolo ancora. “Ma non si annoia a stare chiuso qui tutto il giorno?” chiesi poi. “Ci ho fatto l’abitudine…cos’altro può fare un’insegnante…” commentò, sospirando. Io mi alzai e appoggiai la tazza sul comodino. Mi avvicinai e sbirciai da dietro i compiti. “Allora le verrò a fare compagnia più spesso professore!” proposi. Lui sbuffò e si girò. “Sto bene anche da solo signorina Wyspet…non mi serve la sua compagnia…” rimbeccò. Io abbassai la testa. “Come mai tutto questo interesse nei miei confronti?” chiese poi. Io arrossii. “Così all’improvviso poi…” finì. “In verità è dal primo anno che vorrei essere considerata di più da lei…però qualunque cosa io faccia finisce sempre male, così mi ero arresa…però, dalla sera del bracciale, ci ho pensato…e ho deciso di perseverare…” spiegai. “Non ha risposto alla mia domanda…” precisò Piton, guardandomi negli occhi. Io lo guardai a mia volta. “Io…io credo che lei sia un uomo interessante, da frequentare! Mi annoiano le chiacchiere con i coetanei…” inventai in parte. Piton non mi rispose, ma aprì un cassetto e ne tirò fuori una cosa. “Mi dia la mano…” disse. Io gli porsi la mano destra e lui ci mise qualcosa: il mio bracciale! “Ma…non l’aveva incenerito?” chiesi, stupita. “A quanto pare no…” commentò, secco. Io scoppiai di gioia. “Grazie mille! Ci tenevo tanto! Grazie!” dissi contenta. Lui abbozzò un sorriso e per nascondersi si girò subito verso i compiti. Troppo tardi, l’avevo visto! “Prometto che starò buona…” gli dissi, tornando al letto. Mi misi sotto le coperte e chiusi gli occhi. “Grazie per essere intervenuto…senza di lei…io…ora…” lo ringraziai. “Dovere…” rispose Piton. Io sorrisi e mi addormentai. Mi svegliai ancora per colpa di un tuono. Feci un salto sotto le coperte. “Era solo un tuono…” commentò acido Piton, ancora chino sulla scrivania. Guardai l’ora: 21.34. “Quanto…quanto ho dormito?” gli chiesi. “Tre ore signorina Wyspet…ha saltato anche la cena…ho preferito non svegliarla...” commentò. “Le dispiaceva svegliarmi?” chiesi, stupita. “Più che altro mi dispiaceva interrompere il silenzio che finalmente si era ripristinato in questa stanza…” rispose. “Che cattivo che è prof!” rimbeccai, sbuffando. “Prima è passata la professoressa McGranitt…mi ha detto che il suo ex fidanzato è in guai grossi…sono stati chiamati i suoi genitori…” raccontò. “Così impara…se solo ci fosse stata Anna gli avremmo dato una lezione con i fiocchi!” fantasticai. “Credo che ora lei stia bene…penso che possa tornare nella sua camera…” osservò Piton. Io mi rattristai. “La prego! Mi lasci stare qui con lei!” gli chiesi. Lui scosse la testa. “Per favore! Le farò da radio…mi dica cosa devo cantare e io canto!” proposi. Lui sospirò, alzando gli occhi al soffitto. “Sarebbe meglio se stesse zitta…” rimbeccò. Io feci finta di cucirmi la bocca, chiuderla e buttarne via la chiave. “Così può andare…” commentò. “Allora posso restare?” chiesi. “Mi sembrava troppo bello che lei mantenesse la promessa…” sbuffò. “Ha fatto il tema che vi ho assegnato per domani?” chiese poi. Io tossii. “Sappia che non le riserverò un trattamento diverso dagli altri…” specificò. Io annuii. “Troverò il modo di farlo…” dissi. Piton ghignò divertito. Io mi rimisi sotto le coperte. “Secondo lei riuscirò ad avere la sufficienza nella sua materia?” chiesi. “Il fatto è che, signorina Wyspet, lei ha delle potenzialità notevoli, solo che non le sfrutta! Se studiasse di più in teoria e, dato che in pratica non se la cava poi così male, potrebbe anche superarla la sufficienza…se solo non si riducesse a fare i compiti all’ultimo minuto…” rispose. Io sorrisi. Vidi che erano quasi le dieci. “Lei non va a dormire prof?” chiesi. “Vorrei giusto farle notare che il mio letto è occupato, e poi ho ancora compiti da correggere…” rispose. “Credo che i miei coetanei saranno ben felici di non ricevere quei compiti…” dissi, alzandomi. Piton mi guardò dubbioso. “Torno in dormitorio…ma lei in cambio deve andare a dormire!” spiegai. “Si rammenta chi dei due da gli ordini, vero signorina Wyspet?” disse secco lui. Io annuii. “Dovrà mettersi gli occhiali se continua a stare nottate intere davanti a quei fogli… già qui è buio! Non è stanco?” chiesi. Lui scosse la testa. “Andiamo prof.! Non faccia il duro, riposi…altrimenti non me ne vado!” lo ricattai. Piton sbuffando si alzò dalla sedia e ripose i fogli in un cassetto. “Buonanotte, e grazie per oggi…” lo ringraziai, sorridente. “Tre ore fa piangeva come una fontana, ora sorride…” commentò divertito lui. “Ora sono con lei no? È per questo che sorrido! Mi rallegra la sua compagnia…” spiegai. Lui mi guardò scettico. Lo salutai con una mano ed uscii dalla stanza. Percorsi i sotterranei e le scale. Arrivai in dormitorio tranquilla, come fosse stata una giornata come le altre. Appena arrivata, Anna ed Hermione mi saltarono in braccio, poi vollero avere spiegazioni. Io raccontai tutto, poi sbadigliai e mi infilai a letto. Mi dimenticai completamente del tema.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Salve :3 ecco che sono giunta all'ultimo capitolo anche di questa ff çwç non vi preoccupate, la prossima la posterò a giorni promesso u.u non vi liberate di me così facilmente : D xD grazie per le recensioni agli altri capitoli e a quelle che verranno <3

Avvertenze: scrivendo per divertimento non ho prestato così tanta attenzione ai particolari quindi potreste trovarvi delle incongruenze man mano che leggerete la storia (come certi atteggiamenti OOC in cui sono caduta in pieno xD). Però ci sono affezionata e mi piangeva il cuore a cambiare qualcosa della storia. A parte che poi a me piaceva così.
Questo capitolo è particolarmente OOC u.u ok, vi ho avvertito xD

Ora vi lascio all'aggiornamento *_*
Buona lettura <3


Capitolo 4


Fui svegliata di soprassalto. Eravamo in ritardo, grazie ad Hermione, che si era dimenticata di fissare la sveglia. Ci precipitammo giù fino ad arrivare nei sotterranei. Entrammo con gli ultimi fortunati scampati al pericolo e ci sedemmo. “Ora, uno della vostra fila raccolga i temi e me li porti…” ordinò Piton. Hermione si alzò ed iniziò a raccogliere. Arrivata a me, saltai sulla sedia, ricordandomi di non aver scritto nemmeno una riga. Hermione andò alla cattedra e poggiò i compiti. Piton iniziò a scorrere brevemente i fogli, poi li sistemò e li rimise sulla cattedra. “Bene…vedo che finalmente tutti hanno lavorato!” esclamò, anche se la faccia dava più l’idea di insufficienze a go go. Io strabuzzai gli occhi. “Sbaglio o tu il tema non l’hai fatto?” chiese Anna. Io annuii e alzai la mano. Piton mi concesse la parola. “Credo che non abbia controllato bene…il mio tema non ci può essere li in mezzo…non l’ho fatto…” spiegai. La classe trattenne un respiro. “Signorina Wyspet, so contare fino a prova contraria…” rimbeccò acido Piton, tornando ai compiti. Li ripercorse e poi tirò fuori un foglio. “Giulia Wyspet, Grifondoro. C’è scritto a chiare lettere…oramai conosco la sua grafia…” lesse. Io rimasi stupita. Com’era possibile?! “Le consiglio di andare da Madama Chips, se alla sua età già non si ricorda cos’ha fatto il giorno prima…” disse ancora Piton. I Serpeverde ridacchiarono. Io abbassai la testa, ancora stranita. Lui iniziò a spiegare la lezione, per poi segnare ingredienti sulla lavagna. Quando suonò la campanella di fine ora, Piton mi fece segno di avvicinarmi. Lasciai andare avanti Anna e Hermione, dicendo che le avrei raggiunte subito. Appena la classe fu vuota, iniziai. “Posso…posso vedere il foglio di prima?” chiesi. Piton me lo porse: a destra, c’era scritto Hermione Granger, Grifondoro. Lo ridetti a Piton e lo guardai stupita. “Perché mi ha coperto?” chiesi. “Mi aveva detto che avrebbe provveduto a svolgere il compito…” disse lui. “Lo…lo so, ma mi è passato di mente…” confessai. Lui ghignò divertito. “Le è passato di mentre? Davvero? Bhe, per la prossima lezione, voglio che svolga il compito per oggi…” iniziò a dire. Io annuii. “E voglio anche una relazione sui vampiri, dato che ho visto che si sta documentando…” finì. Io mi ricordai che la prossima lezione era il giorno dopo, ma non mi lamentai. Mi congedai e andai alle serre di Erbologia. Il pomeriggio, dopo un’ora di Cura delle Creature Magiche, mentre Hermione era al corso di Antiche Rune, e Anna ad aspettare Draco fuori dall’aula di Astronomia, io mi rinchiusi in biblioteca. Volevo fare il miglior tema che avessi mai fatto, a costo di stare in piedi fino all’alba. Fortunatamente ci impiegai solo tre ore, poi filai in dormitorio. Feci leggere gli scritti ad Hermione, che si complimentò. Quella sera andai a dormire soddisfatta, poi il giorno successivo, entrai tra le prime in aula e consegnai il mio lavoro. Quattro fogli il secondo, tre il primo. La lezione la passai con un sorriso sulle labbra, contenta di come avevo risolto le cose. A fine lezione, dopo lo squillo della campanella, Piton mi fermò. Solo quando l’aula si era svuotata, a parte me, Anna ed Hermione, iniziò a parlare. “Vedo che si è impegnata stavolta…ho corretto tutte e due i temi e devo dire che mi ha sorpreso” disse, porgendomi i compiti. Nel primo, quello per il giorno prima, c’era una bella O scritta in rosso, mentre nel secondo, una stupefacente E, che fece trattenere il fiato ad Hermione, splendeva. Io sorrisi da orecchio a orecchio, ma non era finita. Piton si riprese i compiti, poi continuò. “Oltretutto l’aspetto stasera al solito posto, alle 20.00 precise. Sia puntuale…” finì. Io annuii felice. Lui ci lasciò andare, così salutai e ci dirigemmo verso l’aula successiva. “Un Eccezionale?! Ma ti rendi conto Giulia?! Sarà il primo volto altissimo che ha messo a Grifondoro quest’anno!” esclamò Hermione, anche un po’ con invidia. “Herm, è inutile…credo che i voti siano solo un motivo per cui la nostra Giulia è felice…ha un appuntamento con Piton stasera…” commentò Anna. Io le ignorai, e passai il pomeriggio felicemente. La sera, mi presentai con il mio libro, al solito posto. Anche Piton arrivò puntuale, così ci sedemmo subito. “Professore…grazie per i voti…” ringraziai. “Non è un favore, incredibilmente se li è meritati signorina Wyspet…” commentò, acido. Io sorrisi. “Professore…lei mi vuole bene?” chiesi. Lui mi guardò stupito. “Che domande fa?!” esclamò, a disagio. “Avanti…si o no?” chiesi. Piton ci pensò, poi scosse la testa. “Se non le volessi bene non l’avrei invitata, le pare signorina Wyspet?” rimbeccò. “Giulia…” lo corressi. Lui mi guardò. “Mi chiami Giulia…non mi piace essere chiamata per cognome…” spiegai. Lui accennò ad aprire il libro. “Ora che finalmente possiamo parlare in pace, ho un mucchio di domande da farle…” dissi, speranzosa. Piton richiuse il libro e mi guardò negli occhi. “Se…se le avessi chiesto di venire al Ballo del Ceppo con me, avrebbe accettato?” chiesi. Lui aggrottò la fronte. “Certo che no! Lei è una mia studentessa signorina Wyspet” rispose secco. “Giulia” lo corressi. “E comunque è proprio perché è un professore che può fare quello che vuole! Avrei tanto voluto che venisse con me…ma non ho avuto il coraggio di chiedergli se…” continuai. Lui sbuffò. “Perché è così chiuso in se stesso? Perché non si fida degli altri a tal punto da starsene giorni interi in quell’antro buio chino sulla scrivania a correggere compiti?” chiesi. “Non sono fatti che la riguardano!” rimbeccò Piton, furente. Io guardai in basso. “Con me si può confidare…non ne parlerò ad anima viva…nemmeno al mio peluche!” promisi, buttandola sul divertente. Lo guardai sperando che dicesse qualcosa. Piton sospirò, poggiando a terra il libro. “La sua insistenza è pari solo a quella di una persona…” disse, guardando in basso. Io mi avvicinai. “Mi ricordi una mia vecchia conoscenza…una di quelle che vorresti seppellire nei tuoi ricordi, per non affiorare mai più…” continuò, iniziando a darmi del tu. “Se le fa ancora male parlarmi di questa persona, non la obbligo…” dissi io. Lui scosse la testa. “Esattamente uguale…forse è per questo ho sempre cercato di mantenere le distanze da te, per non fare gli stessi errori fatti in passato, oppure per paura di affezionarmi troppo…” proseguì. “Però è troppo tardi…oramai il danno è fatto, quindi tanto vale che te ne parli…” esordì, alzando la testa e guardandomi negli occhi. “Tu mi ricordi una persona che sicuramente avrai sentito nominare…Lily Evans…” rivelò. Io ripercorsi con la mente i nomi a me famigliari: Evans? Evans…dunque…Lily Evans e…James Potter! I genitori di Harry! “La…la madre di Harry…” sussurrai, stupita. Lui annuì. “Frequentavamo tutti Hogwarts…io, Lily, anche Black, Lupin e Minus…” continuò. I Malandrini! Ora mi ricordavo! È stato al terzo anno che avevamo scoperto la verità su Sirius Black, il padrino di Harry. “…e anche Potter…” finì Piton, con un tono nervoso nella voce. “Sirius aveva accennato a qualcosa…” dissi. Lui annuì. “Si può dire che Lily mi sia stata amica, anche se, ad essere sincero forse provavo qualcosa di più di semplice amicizia…però, c’era sempre quel Potter di mezzo…” raccontò. “Mi hanno reso la vita impossibile, con i loro scherzi e il loro modo di chiamarmi…non lo sopportavo. Poi, finii anche per perdere Lily” concluse. “Lei cercava sempre di farmi sorridere, le dispiaceva vedermi solo” disse infine. “Le voleva bene…” commentai. Esattamente quello che volevo io. Rimase in silenzio qualche minuto. Ero abbastanza stupita: Piton mi aveva appena confidato uno dei suoi segreti. Quello che nemmeno Anna era riuscita a fare! “Non suscitavo molte simpatie tra gli studenti, e si può dire che nemmeno il mio status famigliare non era dei più rosei. Ma non entrerò nel dettaglio…” riprese. “Successivamente, feci un errore…mi lasciai tentare dalla potenza di tu-sai-chi e…” disse, scoprendosi l’avambraccio. Li, il Marchio Nero stava immobile, tatuato a fuoco nella pelle. Sobbalzai, stupita. Si coprì il braccio. “Poi mi pentii e Silente mi accolse qui…” finì ancora. Io annuii. “Ora capisco…la sua non è stata una vita molto allegra…mi dispiace Severus…” mi lasciai scappare. Lui si girò di scatto e mi guardò. Io abbassai la testa, arrossendo. Ci fu un attimo di silenzio. Mi avvicinai fino a che fummo attaccati, poi appoggiai la testa sulla sua spalla. Presi una sua mano e la appoggiai sulla mia, mentre con l’altra, l’accarezzavo. “Mi dispiace per tutto quello che le è successo…però… d’ora in poi le cose cambieranno…vorrei tanto renderla più felice, ma non so come fare…” confessai. Piton sorrise debolmente, mentre io incrociavo la sua mano con la mia. Chiusi gli occhi. Lui pensò che stessi dormendo, così sospirò. “Mi basta che tu rimanga con me…dolce Giulia” sussurrò, accarezzandomi con la mano libera una guancia. Trattenei le lacrime dalla felicità. Mi addormentai. E anche Piton. Ne ebbi la conferma quando mi risvegliai: aveva la testa appoggiata alla mia, con gli occhi chiusi. La sua mano che stringeva la mia. Guardai l’ora: era quasi mezzanotte. Rimasi un po’ così, poi mi decisi a svegliarlo. “Professore? Professor Piton?” lo chiamai. Aprì piano gli occhi, poi mi guardò. “Ci siamo addormentati…” spiegai, sorridendo. Lui si allontanò, lasciando anche la mia mano. Poi si alzò. “Andiamo…non voglio altri problemi con la professoressa McGranitt…” rimbeccò, acido. Io mi alzai e iniziai a camminargli vicino. Rimanemmo in silenzio per tutto il tragitto, fino ad arrivare ai sotterranei. Quanto avrei voluto accompagnarlo fino in camera, e dormire accoccolata a lui ancora un po’. “Buonanotte…e grazie per avermi raccontato…” iniziai a dire. Lui mi zittì. Mi alzai in punta di piedi, ma lui si avvicinò. Lo guardai stupita. Mi scostò la frangia, e mi diede un bacio sulla fronte. “Stessa ora, stesso posto…buonanotte, Giulia…” disse in fretta. Io arrossii, poi Piton di scatto si girò ed iniziò a camminare. Io rimasi in piedi da sola imbambolata per non so quanto. Quando mi ripresi, corsi in dormitorio. Appena arrivata in camera, mi buttai felice sul letto, noncurante delle altre. Le ragazze mi guardarono, stupite. “Mi ha…mi ha chiamata per nome! Mi ha dato il bacio della buonanotte sulla fronte!” dissi d’un fiato. Hermione aprì gli occhi d’improvviso, poi cercò di mettersi in piedi, ma non fece altro che cadere dal letto. Anna boccheggiò qualcosa. Io sorrisi un’ultima volta, resami conto di aver finalmente avuto ciò che volevo: Piton mi aveva dato la chiave del suo cuore.

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