Effetto domino di Fagiano Arcobaleno (/viewuser.php?uid=74798)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutto ebbe inizio... ***
Capitolo 2: *** Il primo a farsi avanti... ***
Capitolo 3: *** Senonchè, per un motivo o per l'altro... ***
Capitolo 4: *** Non che Giovanni... ***
Capitolo 5: *** Gabriele lasciò al fratello... ***
Capitolo 1 *** Tutto ebbe inizio... ***
RATING:
Sostanzialmente giallo, ma chissà -potremmo arrivare
all’arancione e oltre, lol.
GENERE:
Commedia,
Romantico (?).
AVVERTIMENTI:
Slash, Lime (??), linguaggio a tratti colorito.
DISCLAIMER:
Qualsiasi riferimento a fatti, persone e luoghi realmente esistenti non è puramente casuale. I
nomi, per
motivi di privacy ed esigenze di copione, sono stati modificati e
alcuni
avvenimenti inventati di sana pianta…Per il resto,
è una RPS (Real Person
Slash) in piena regola :3
DEDICA:
Al Fagiano Arcobaleno che ci ha ispirato questa storia e anche il nick:
senza
di te tutto ciò non avrebbe mai visto la luce <3 E
alle nostre compagne di
slash che aspettavano da mesi di leggerne le gesta.
NOTE:
Mi sembra
doveroso spendere due
parole per presentarci: io sono Il_Genio_del_Male (http://www.efpfanfic.net/user.php)
e la mia collega, nonché beta e consigliera di fiducia e
anima gemella è Cloud
Ribbon (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=48987).
Insieme formiamo un duo fangirlante e pericolosissimo; vediamo lo slash
ovunque
e shippiamo Tizio random con Caio random perché ci viene
naturale, spontaneo.
Siamo due graziosi esserini che sprizzano arcobaleni e
ammmòòòre da tutti i
pori e il nostro piano segretissimo è di conquistare il
mondo.
Ah, quasi
dimenticavo: questo primo capitolo partecipa
al contest indetto dalla sottoscritta su Facebook, Let’s ship again, con
due prompt del Giovedì: Nerd e Liceo.
*Tremate,
tremate, le Marte son tornate*
Bando alle
ciance e buona lettura: che il sipario si
alzi!
Tutto ebbe
inizio durante i loro ultimi mesi da
liceali.
Uno
sfolgorante e luminoso pomeriggio di aprile -di
lì a due settimane Martina avrebbe compiuto diciannove anni-
Giovanni, suo
cugino nonché migliore amico (a senso unico, sospettava
talvolta lei) la rese
partecipe di un segreto che segnò una svolta epocale nel
loro rapporto.
Prima di
allora, infatti, i due ragazzi si erano
limitati ad intrattenere un tipo di amicizia piuttosto tranquillo e
nella
norma, fatto di scaramucce e battibecchi, risate complici, versioni di
greco
faticosamente tradotte insieme (erano entrambi alunni della III B del
liceo
classico della loro città), una ristretta cerchia di
conoscenze comuni e
manifestazioni d’affetto cameratesche benché
sporadiche.
Niente di
rimarchevole, insomma.
Anche
perché, con non poca frustrazione da parte di
Martina, il cugino non era propriamente d’indole socievole ed
espansiva; i suoi
modi di fare erano spesso bruschi e privi di tatto -talvolta persino
incomprensibili- e non era quasi per nulla incline a mettersi a nudo o
a
confidarsi con il prossimo. La sua naturale scontrosità
unita ad una spiccata
intelligenza (grazie alla quale si era conquistato la nomea di
primo-della-classe-secchione-sconfinante-nella-genialità)
avevano spinto
Martina a soprannominarlo Sherlock,
data la passione della ragazza per l’omonimo sceneggiato
targato BBC.
Purtroppo per
lui, però, Giovanni non possedeva un
grammo della bellezza anglosassone dell’attore protagonista;
non aveva gli
occhi color cielo d’Irlanda, gli zigomi cesellati o la
delicata struttura ossea
di Benedict Cumberbatch. Non che fosse particolarmente brutto,
intendiamoci:
aveva uno sguardo espressivo, la bocca ben disegnata e riflessi biondi
nei
folti capelli castani. Non raggiungeva il metro e ottanta di altezza e
ne
soffriva, ma la sua magrezza lo faceva apparire ben più
slanciato di quanto non
fosse in realtà.
Ciò
che davvero lo penalizzava, almeno secondo la
cugina, era il suo discutibile gusto in fatto
d’abbigliamento; si ostinava a
portare jeans larghi e cascanti -rigorosamente senza cintura- che lo
ingoffavano e felpe abbondanti comprate da H&M, che alternava
d’estate con
bermuda e t-shirt anonime. Martina non ricordava di averlo mai visto
indossare
una camicia, un golf aderente o dei pantaloni degni di questo nome.
Tuttavia, nonostante il look a metà tra il menefreghista e
il nerd andante,
Giovanni si ritrovava con un codazzo di femmine che pendevano dalle sue
labbra.
Certo, non era un seduttore incallito come Michele -un loro compagno di
classe-
cui bastavano uno sguardo marpione ed una battuta brillante delle sue
per far
capitolare l’ennesima conquista. Giovanni non sapeva nemmeno
cosa volesse dire
flirtare, eppure solo nella III B poteva vantare quattro o cinque
ragazze che
non c’avrebbero pensato due volte prima di limonarselo
selvaggiamente. Eppure
-Martina non se ne capacitava- i quasi cinque anni di liceo aveva avuto
un’unica storia, peraltro all’inizio della quarta
ginnasio e durata solo un
mese. Punto.
Qualcosa non
quadrava. La cugina aveva una sua
teoria al riguardo; non le restava che verificarne la fondatezza o meno.
I
protagonisti della nostra storia stavano pigramente
fumando una sigaretta, seduti su una panchina all’ombra di un
tiglio del parco
giochi comunale dove avevano trascorso molti pomeriggi della loro
infanzia,
quando Giovanni sganciò la bomba.
“Sai,
sono stato abbordato da due ragazzi”.
Martina
aspirò bruscamente il fumo, rischiando di
soffocare. Prese a tossire convulsamente, ma il cugino le
assestò prontamente
delle vigorose pacche sulla schiena, allarmato.
“Ti
sembra questo il modo di darmi una notizia così epica?!” protestò la
ragazza una volta recuperato
il fiato.
“E
come avrei dovuto annunciartelo, scusa: con
fanfare e squilli di tromba? Manco fosse una bella cosa, poi”
borbottò
incupitosi.
“Dipende
dai punti di vista” ridacchiò
maliziosamente Martina, ch’era una slasher convinta e
dichiarata.
Poi tacque,
guardando di sottecchi il profilo
dell’altro -il naso leggermente a patata, il mento piccolo, le
orecchie che gli
davano una curiosa aria da scimmietta- e percepì il disagio
e la tensione che
gli deformavano i lineamenti.
“Hai
voglia di parlarne?” domandò cautamente.
“Insomma”
lui scrollò le spalle. “M’imbarazza
anche
solo pensarci, ma d’altra parte sei tu quella che mi
rimprovera perché mi tengo
sempre tutto dentro…”
“Lo
dico per il tuo bene, Gio. E’ normale aver
bisogno di sfogarsi, una volta tanto” mormorò.
“Ne hai parlato con qualcun
altro?”
Giovanni
scosse la testa, rivolgendole un’occhiata
fugace, quasi timorosa.
“Perché
proprio io? Di solito devo cavarti le parole
di bocca anche solo per sapere che impegni hai al sabato o cosa ne
pensi dell’ultimo
singolo dei Coldplay” si accigliò lei.
“Beh,
sei mia amica e mia cugina; nonostante la tua
propensione genetica al gossip ad oltranza mi fido di te”
borbottò, imbarazzato
per quell’ammissione. “Senza contare che,
frociarola come sei, non hai alcun
pregiudizio al riguardo”.
Le iridi
verdi di lei s’illuminarono di puro
compiacimento.
“Awww,
tu sì che sai come lusingarmi! Se solo non
fossi mio consanguineo, portatore sano di anemia mediterranea e tragicamente lontano dal mio ideale
fisico di uomo, credo che ti avrei già chiesto di sposarmi e
contribuire al
concepimento di splendidi pargoli con il tuo cervello ed il mio sense
of humor”
rise, dando un tiro alla sigaretta.
“Gnè
gnè, simpaticona”replicò il ragazzo,
ancora
rosso in volto ma decisamente più sereno di prima.
“Dai,
GioGio, vuota il sacco con la tua confidente
preferita” ammiccò lei.
“Non
ci credo!” esclamò Beatrice esterrefatta.
“Credi
che scherzerei su un argomento spinoso come
la sessualità sospetta di Giovanni, sangue del mio
sangue?” disse Martina,
raccogliendosi la massa di capelli biondo-rossi in uno chignon.
“Vabbè,
adesso solo perché è stato rimorchiato da
due ragazzi non è detto che la sua sessualità
debba per forza essere sospetta”
obiettò Virginia con la pacatezza che le era tipica.
“Credimi:
dopo che vi avrò riferito tutto quello che
mi ha rivelato sarai della mia stessa opinione”
affermò l’altra, sicura del
fatto suo.
“Dicci,
dicci! Sono curiosissima” incalzò Miriam.
Martina
cominciò a raccontare.
________________________________________________________________________________
Cloud mi ha
fatto giustamente notare che non tutti
hanno avuto in sorte di frequentare il liceo classico, quindi una
precisazione
sulla suddivisione delle classi è dovuta. La quarta
ginnasio, che viene citata
nel capitolo, corrisponde al primo anno di superiori; la quinta
ginnasio al
secondo e la prima, seconda e terza liceo rispettivamente al terzo,
quarto e
quinto anno. Semplice, no?
Poi, nel caso
vi stiate chiedendo chi è Benedict
Cumberbatch (fatto assai grave, lasciatemelo dire) e cosa sia
‘Sherlock (BBC)’,
cliccate sul link (http://it.wikipedia.org/wiki/Sherlock_%28serie_televisiva%29)
e colmate al più presto le vostre lacune: non ve ne
pentirete, è davvero un
capolavoro di telefilm!
Visto che
sarò principalmente io, Genio, a postare i
prossimi capitoli -sperando che la storia vi piaccia e abbiate voglia
di
seguirla- vi lascio il link della mia pagina autore su Facebook, per
anticipazioni, gossip succulenti (?!) e altre amenità (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).
A risentirci
presto (diciamo ogni due settimane,
all’incirca)! *^*
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Capitolo 2 *** Il primo a farsi avanti... ***
RATING:
Sostanzialmente giallo, ma chissà -potremmo arrivare
all’arancione e oltre,
lol.
GENERE:
Commedia,
Romantico (?).
AVVERTIMENTI:
Slash, Lime (??), linguaggio a tratti colorito.
DISCLAIMER:
Qualsiasi riferimento a fatti, persone e luoghi realmente esistenti non
è
puramente casuale. I nomi, per motivi di privacy ed esigenze di
copione, sono
stati modificati e alcuni avvenimenti inventati di sana
pianta…Per il resto, è
una RPS (Real Person Slash) in piena regola :3
DEDICA:
Al Fagiano Arcobaleno che ci ha ispirato questa storia e anche il nick:
senza
di te tutto ciò non avrebbe mai visto la luce <3 E
alle nostre compagne di
slash che aspettavano da mesi di leggerne le gesta.
NOTE:
Mah, che
dire? Le due settimane sono passate ed io sono di
nuovo qui ad aggiornare…Il prologo ha riscosso abbastanza
successo e ne sono
felice (qui Genio che vi parla, a proposito), per cui grazie di cuore a
chi ha
commentato e inserito la storia tra le Seguite e le Ricordate -e anche
a chi ha
semplicemente letto.
Non
ho molto tempo per dilungarmi in convenevoli, sicché non mi
resta che augurarvi
Buona
lettura!
Il
primo a farsi avanti, le aveva confidato Giovanni, era stato un ragazzo
di
un’altra città che circa un mese prima si era
recato a Belvedere per prendere
parte ad un certamen indetto dal
loro
liceo, il Caio Sempronio.
Il
concorso, che durava due giorni, consisteva in una gara di traduzione
di più
versioni dal latino, ognuna di un autore diverso; vi partecipavano
studenti
meritevoli provenienti da tutta Italia e persino dall’estero,
e il rappresentante
del Caio veniva eletto previa sfida all’ultimo sangue tra i
migliori latinisti
dell’Istituto.
Quell’anno
l’onore e onere era toccato proprio a Giovanni -che
personalmente preferiva il
greco, ma de gustibus- e il fato
aveva voluto che, tra una traduzione e l’altra, gli si
avvicinasse tale
Federico e attaccasse bottone con lui. I
due ragazzi avevano chiacchierato di tutto un po’ e al
momento di tornare ai
propri banchi Federico gli aveva chiesto il numero di cellulare.
Si erano visti quella sera stessa; Giovanni l’aveva guidato
sotto gli alti
archi delle vie del centro storico e gli aveva fatto assaggiare la
migliore
birra artigianale del miglior pub irlandese di Belvedere. Avevano
bevuto e riso
come vecchi amici, e infine corso nelle piazze meno frequentate della
città per
smaltire la sbornia, inspirando a pieni polmoni il profumo di calicanto
di
quella notte d’inizio marzo.
Federico
aveva meravigliosi riccioli scuri, occhi orlati da ciglia lunghissime
ed un
sorriso disarmante nel suo candore spontaneo. Gli aveva circondato la
spalle
con un braccio -la bocca pericolosamente vicina che gli alitava fiato
bollente
nell’orecchio- e l’aveva invitato a pranzo per il
giorno seguente, un cui
sarebbero stati annunciati i vincitori del certamen.
Giovanni aveva accettato, pur avendo intuito confusamente le reali
intenzioni
del ragazzo.
Così,
quando si erano ritrovati seduti su una panchina con un döner
kebab e una Red Bull a testa per festeggiare il meritatissimo secondo
posto di
Giovanni e l’altro, dopo avere tergiversato alcuni minuti,
gli aveva confessato
di trovarlo molto simpatico e di essere interessato a ben
più di una semplice
amicizia, lui non se n’era stupito troppo. Ciò non
gli aveva tuttavia impedito
di arrossire, a disagio e un filino lusingato, e di balbettare una
risposta
garbata ma decisamente negativa. Federico l’aveva presa con
filosofia;
sospettava (sospettava -non sapeva!, aveva
pensato tra sé e sé
Martina) di non avere chance, ma aveva comunque deciso di provarci per
esserne
sicuro.
Si erano salutati, promettendosi di restare in contatto, e quello
stesso
pomeriggio Federico aveva lasciato Belvedere.
Pericolo
scampato, insomma.
Senonché,
neanche dieci giorni dopo, Giovanni era stato trascinato dai suoi
scapestrati
amici d’infanzia ad una festa che, aveva scoperto una volta
arrivato sul luogo,
era stata organizzata in onore del suo imminente compleanno. Martina
non era
stata invitata; col senno di poi, irritata per essersi persa un simile
spettacolo,
se la legò al dito. E non dimenticò mai lo sgarbo
subito…Ma questa è un’altra
storia.
Quella
sera, infatti, il nostro eroe era stato nuovamente concupito da un
ragazzo.
Il
secondo pretendente era palesemente figo (tanto che persino Giovanni,
nella sua
ottusità, ne riconobbe senza difficoltà
l’avvenenza), tutto capelli biondi,
occhi blu e fisico da urlo -nonché diversi piercing
all’orecchio sinistro come
tocco di classe.
Il tipo l’aveva puntato sin dall’inizio della
festa; era amico di un amico di
un amico -un imbucato, in sostanza- e aveva atteso il momento clou
della
serata, subito prima l’apertura dei regali, per
avvicinarglisi.
“Sei
tu
il festeggiato?” aveva urlato per sovrastare la musica spacca
timpani.
“Sì!
Giovanni, piacere” e gli aveva teso la mano amichevolmente,
ignaro delle mire
dell’ interlocutore.
“Auguri,
allora”.
L’altro aveva afferrato la mano, tirandola verso di
sé per farlo sbilanciare;
come previsto Giovanni era oscillato, perdendo l’equilibrio,
e a quel punto il
biondo si era chinato e l’aveva baciato…
Così, con tutta la nonchalance del mondo. E con la lingua
più insinuante con
cui la sua preda, dal basso della sua miserrima esperienza, avesse mai
avuto a
che fare (questa fu una supposizione di Martina, cui non era sfuggita
la
tonalità rosso peperone tendente al violaceo che aveva
assunto il volto del
cugino mentre le riportava i fatti).
Gli
altri invitati, un po’ alticci e un po’ intrigati
dall’ambiguità della
situazione, si erano esibiti in un applauso scrosciante, abbellito da
qualche
fischio d’incitamento che, però, avevano decretato
la fine dello
slinguazzamento. A staccarsi per primo era stato il bellone.
“Sono
Giacomo, a proposito” gli aveva sussurrato
all’orecchio. “Questo è il mio
numero di telefono, se t’interessa approfondire
l’argomento”.
Gli
aveva infilato un foglietto di carta nella tasca dei jeans sdruciti e
si era
volatilizzato, non prima d’avergli indirizzato una
strizzatina d’occhio a mo’
di congedo.
A quel
punto del racconto Martina aveva preteso una descrizione dettagliata e
minuziosa dell’aspetto fisico dei corteggiatori.
“Marti,
lo sai che non presto molta attenzione a queste cose -a maggior ragione
nel
caso di due maschi” si era schermito il cugino.
“Però
che Giacomo fosse un pezzo di gnocco che non finiva più te
ne sei accorto, no? E
dai Gio, sono curiosa!” aveva sfarfallato le ciglia lei, con
i suoi occhioni da
Bambi.
“Vabbè”
aveva ceduto infine. “Diciamo che somigliavano parecchio a
due attori del cast
di Merlin”.
“Merlin
-uno dei capolavori della BBC?” aveva drizzato le antenne,
perché si trattava
di un’altra delle sue passioni, al pari di Sherlock.
“Ovverosia
il telefilm che mi hai costretto a vedere per farmi una presunta
cultura sullo
slash, esatto” aveva rettificato l’altro.
“Che poi, quella che c’è tra Arthur e
Merlin è tutt’al più
bromance”.
“Bromance
‘sto cavolo! Quei due idioti si amano, discorso
chiuso” aveva ribattuto Martina,
infervorata. “Allora, queste fantomatiche
somiglianze?”
“Beh,
Federico ricordava l’attore che interpreta Lancelot
-è lui il cavaliere che va
dietro a Gwen, giusto?”
“Ah-ah”
aveva assentito. “Santiago Cabrera, eh? Buttalo
via…”
“E
Giacomo era praticamente identico ad Arthur”.
“ODDIO,
un sosia di Bradley James?!” aveva esclamato la ragazza,
facendo tanto d’occhi.
“Tu…Tu non ti rendi conto del culo che
c’hai”.
“Beh,
beh” tossicchiò Beatrice, esterrefatta.
“Direi
che, date le circostanze, i dubbi sono più che
leciti” sentenziò Miriam.
“Se
non
altro la situazione è sospetta” si vide costretta
ad ammettere Virginia.
“L’hai
detto: sospetta. Terrò
d’occhio l’adorato cuginetto: e non è
una
promessa, è una minaccia” concluse Martina, con un
sorriso che non prometteva
nulla di buono stampato in faccia.
________________________________________________________________________________
Considerazioni
generali sul capitolo: secondo me, stilisticamente parlando, fa
abbastanza
pena, ma Cloud -ch’è sempre troppo magnanima-
sostiene il contrario. Come si
suol dire: ai lettori l’ardua sentenza! *__*
Noticina
dell’autrice: nel caso siate cascati dalle nuvole leggendo di
una roba
misteriosissima di nome ‘Merlin’, vi consiglio di
cliccare su questo bel link (http://it.wikipedia.org/wiki/Merlin_%28serie_televisiva%29)
e di correre presto ai ripari guardando tutte e quattro le stagioni
fino ad ora
trasmesse in Inghilterra; come avrete vagamente intuito dalle allusioni
di
Martina, pullula di attori fighi ed è un inno allo Slash con
la s maiuscola XD
I
prossimi due capitoli sono già stati scritti, ma aspettano
il betaggio e il
nulla osta da parte di Cloud, sicché non garantisco che
l’attesa per l’aggiornamento
sarà più breve…Portate un
po’ di pazienza, ecco *sguardo da Bambi*
Visto
che sarò principalmente io, Genio, a postare i prossimi
capitoli, vi lascio il
link della mia pagina autore su Facebook, per anticipazioni, gossip
succulenti
(?!) e altre amenità (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).
Un
bacio a tutti! <3
|
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Capitolo 3 *** Senonchè, per un motivo o per l'altro... ***
RATING:
Sostanzialmente
giallo, ma chissà -potremmo arrivare all’arancione
e oltre, lol.
GENERE:
Commedia,
Romantico (?).
AVVERTIMENTI:
Slash, Lime (??), linguaggio a tratti colorito.
DISCLAIMER:
Qualsiasi riferimento a fatti, persone e luoghi realmente esistenti non
è
puramente casuale. I nomi, per motivi di privacy ed esigenze di
copione, sono
stati modificati e alcuni avvenimenti inventati di sana
pianta…Per il resto, è
una RPS (Real Person Slash) in piena regola :3
DEDICA:
Al Fagiano
Arcobaleno che ci ha ispirato questa storia e anche il nick: senza di
te tutto
ciò non avrebbe mai visto la luce <3 E alle nostre
compagne di slash che
aspettavano da mesi di leggerne le gesta.
NOTE:
Buondì
lettrici
e lettori, siete pronti per un’altra, entusiasmante (si
spera) puntata di ED?
Ancora una volta a presentarvelo è Genio, ma non temete:
presto anche Clò si
farà viva -e anzi, visto che non siamo riuscite ad
organizzare un meeting in
tempo per questo aggiornamento, le dedico il capitolo e le mando una
valanga di
ammmòòòreH <3
Ma
non indugiamo oltre, ché “la vita fugge e non
s’arresta
un’ora”.
Buona
lettura e a risentirci a fine pagina!
Senonché,
per un motivo o per l’altro -tra gli esami di
maturità e le ore trascorse sui libri per prepararsi al test
d’ingresso di
Medicina- Giovanni non ebbe tempo da dedicare alla cugina. Anzi, si
può dire
che si rese reperibile quanto un mafioso latitante da oltre
vent’anni,
incatenato alla scrivania e servendosi di sms per comunicare con il
resto del
mondo (familiari compresi).
Una
limpida mattina di luglio, tuttavia, Martina provò ad
espugnare la fortezza.
Si presentò a casa del ragazzo, pimpante nonostante la
calura; ad aprirle la
porta fu Gabriele, il fratello minore di Giovanni.
“Marti,
ciao!” un sorriso entusiasta comparve sul volto
dell’adolescente.
“Buongiorno,
sugghènes”
esclamò lei, sporgendosi in avanti per abbracciarlo.
“Sug-
che?” replicò lui, preso in contropiede.
“Scusami,
sono rigurgiti di greco. In tal modo veniva
appellata una persona intima del Gran Re persiano, e col tempo ha
assunto il
significato di cugino, consanguineo”
spiegò, tirando fuori dalla borsa un ventaglio rosso
splendidamente intagliato e
sventolandolo per rinfrescarsi.
“Sospettavo
che si trattasse di qualche citazione colta e snob
di voi classicisti” ghignò Gabriele.
“Posso offrirti qualcosa da bere,
cuginetta?”
“Acqua
fresca o del succo d’ananas se ne avete, grazie. E
non usare questo tono irriverente con chi è già
maggiorenne, moccioso” lo
rimbrottò affettuosamente. “Piuttosto,
com’è andato il tuo secondo anno allo
scientifico? Media fissa del nove?” domandò,
accettando il bicchiere che l’altro
le porgeva.
“Nove
e mezzo” precisò lui quietamente, senza un
briciolo di
autocompiacimento.
“Ma
sei un dannato genio, Gabrie’! D’altra parte, con
il
fratello che ti ritrovi, era inevitabile” si
congratulò Martina, alzatasi sulle
punte per scoccargli un bacio in
fronte.
“Beh,
adesso non esagerare; sono solo all’inizio, e poi si
sa che il triennio è la prova del nove, un vero e proprio
giro di boa” balbettò
lui, arrossendo vistosamente.
“Non
sottovalutarti, tesoro. Sono sicura che te la caverai
alla grande” gli si rivolse con aria da mamma chioccia.
“Lo
spero…Comunque”, si affrettò a cambiare
argomento, “ il
mio sesto senso di secondogenito mi suggerisce che non sei venuta a
trovarci
solo per informarti dei miei risultati scolastici. Ho
ragione?”
“In
effetti sto cercando Gio”, ammise lei. “O meglio,
spero
che si degni di concedermi udienza. Deve distrarsi, non è
umano studiare dodici
ore al giorno come fa lui-”
“Quattordici,
a dire la verità” precisò Gabriele.
“Oh
cielo, è peggio di quel che pensassi. Devo salvarlo da
se stesso!” sbottò, costernata. “A
proposito, hai impegni per stasera?”
“Vado
a dormire da un amico, ha organizzato una mega festa
nella sua villa di campagna. Perché?”
“Peccato.
C’è l’apertura stagionale del Pride
Village, con
la Littizzetto e Franca Valeri come madrine
dell’evento”.
“Figata!”
si entusiasmò il ragazzo -sua cugina aveva sempre
delle idee così fighe. “E vorresti portarci quel
vecchio trombone di mio
fratello?”
“Sarebbe
mia intenzione, sì -sempre che riesca a schiodarlo
dai libri per qualche ora” alzò gli occhi al
cielo. “Dici che potrebbe
interessargli? Il biglietto d’ingresso viene solo cinque
euro, e lui adora la
Litti”.
“Contaci.
E non solo per lei o il prezzo stracciato” stirò
le labbra in un sorriso allusivo, inarcando un sopracciglio.
“Per
l’eccellente compagnia?” la voce di Martina
acquisì una
sfumatura, indicando se stessa.
“Non
solo” ripeté l’altro, maliziosamente.
I
due si scambiarono uno sguardo d’intesa.
“Tu
ed io dovremo fare quattro chiacchiere al
riguardo, prima o poi” decise lei, il
sorriso che le andava da un orecchio all’altro.
“Non
vedo l’ora” ribatté Gabriele, con una
luce divertita
negli occhi.
“Vado
su da Gio a fare opera di persuasione” posò il
bicchiere vuoto sul tavolino di vetro del salotto. “Ti chiamo
presto, però. Ho
idea che avremo tante belle cosine da raccontarci”.
“Quando
vuoi, Marti: ultimamente di tempo libero ne ho anche
troppo…Adesso scusami, devo fare un salto al supermercato
perché il frigo
piange miseria. In bocca al lupo con il monaco di clausura”
le augurò il
cugino, chinandosi a baciarla.
“Crepi”
Martina lo guardò prendere le chiavi e chiudersi la
porta di casa alle spalle.
Poi
s’incamminò lungo le scale, agitando il ventaglio.
“Vengono
pure Miriam, Beatrice e Marta -hai presente
la mia amica di Belsentire? Sono mesi che vuole conoscerti, le ho fatto
una
testa così parlandole di te” tentò di
lusingare la vanità di Giovanni,
omettendo accuratamente che la Marta in questione fosse per
l’80% lesbica e
desiderasse incontrarlo unicamente perché intrigata dalla
storia dei due
abbordaggi maschili.
Inutilmente: assenza di reazioni, encefalogramma piatto.
“E’
perché guido io? Non ti fidi delle mie
innate doti di pilota di Formula 1? O ti inibisce l’idea di
accompagnare un
manipolo di strafighe perché non ti consideri
all’altezza?” provò a buttarla
sul ridere, accomodandosi sulle ginocchia del cugino.
“Niente
di tutto questo, Marti. Devo studiare,
semplicemente” fu la sua risposta monocorde.
“Fammi
capire: vorresti rintontirti a suon di”,
diede una sbirciata al libro aperto a pagina 69, “anatomia
cellulare e
compagnia bella fino all’una di notte? Tu non stai bene,
lasciamelo dire”.
“Credimi,
mi sottrarrei volentieri ai miei
obblighi, ma non posso permettermelo. Sono un botto indietro con il
programma
di biologia”.
“Va
bene, ma datti tregua! Siamo a inizio
luglio, hai ancora due mesi per metterti in pari”.
“Davvero,
fa’ come se avessi accettato” si
scusò lui.
“Ma
è assurdo, Gio. Quattro ore al massimo,
passaggio assicurato all’andata e al ritorno e la prospettiva
di trascorrere
una bella serata in tutta sciallezza in compagnia
di persone amiche:
cosa vuoi di più dalla vita, un Lucano?”
insistette Martina. “A meno che…”
“Sì?”
replicò l’altro distrattamente,
occhieggiando il libro con desiderio.
“A
meno che il problema non siano il Village
in sé e l’alta percentuale di fauna maschile
omosessuale che sarà presente
stasera” insinuò, incrociando le braccia sotto il
seno.
“Cosa-
no! Assolutamente no!” negò con forza.
“Sicuro
sicuro sicuro? Guarda che a me puoi
dirlo, sai. Date le tue precedenti esperienze è
comprensibile che ti senta a
disagio” tubò lei con finta soavità.
“Figurati”
s’imporporò lievemente. “E’
che
finirei per annoiarmi, me lo sento. Voi ragazze starete tutto il tempo
a
guardare i ragazzi e a fangirlare -è così che si
dice, giusto?- ed io non saprò
che cavolo fare, a parte seguirvi come un cagnolino o sconfiggere la
noia con l’alcool”.
“Zeus
egioco, quando ti atteggi a cucciolo
sperduto in cerca d’adozione sei assolutamente
spupazzabile!” gli diede un
buffetto sulla guancia, ridacchiando deliziata.
“Piantala,
non abbiamo più cinque anni” si
schermì lui, pur abbozzando un sorriso.
“Non
hai proprio intenzione di uscire
stasera, quindi” affermò Martina, più
che chiedere.
“Non
prendertela, non è nulla di personale” la
rassicurò Giovanni conciliante, sfiorandole i capelli per
lisciare una ciocca
ribelle sfuggita alla sua elaborata acconciatura.
“E
sia” si alzò d’un tratto lei,
dirigendosi
verso la soglia della camera. “Per questa volta ti lascio
alle sudate carte, ma
ricorda: non c’è due senza tre”
mormorò, sibillina, prima di andarsene.
Pride
Village: chi era costui?, vi starete chiedendo.
Ebbene, qui potrete soddisfare la vostra curiosità (http://www.padovapridevillage.it/)
e magari segnarvi date ed eventi e -perché no?- programmare
una gitarella in
quel di Padova…Inutile dire che le autrici si stanno
già organizzando per
presenziare a più serate possibili XD
Ah,
per amor di precisione: la Littizzetto e la Valeri sono
state davvero le madrine della serata d’apertura del Pride,
l’anno scorso.
Sapevatelo, lol.
Visto
che sarò principalmente io, Genio, a postare i
prossimi capitoli, vi lascio il link della mia pagina autore su
Facebook, per
anticipazioni, gossip succulenti (?!) e altre amenità (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).
Un
abbraccio (e scusate il lieve ritardo)!
|
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Capitolo 4 *** Non che Giovanni... ***
RATING:
Sostanzialmente
giallo, ma chissà -potremmo arrivare all’arancione
e oltre, lol.
GENERE:
Commedia,
Romantico (?).
AVVERTIMENTI:
Slash, Lime (??), linguaggio a tratti colorito.
DISCLAIMER:
Qualsiasi riferimento a fatti, persone e luoghi realmente esistenti non
è
puramente casuale. I nomi, per motivi di privacy ed esigenze di
copione, sono
stati modificati e alcuni avvenimenti inventati di sana
pianta…Per il resto, è
una RPS (Real Person Slash) in piena regola :3
DEDICA:
Al Fagiano
Arcobaleno che ci ha ispirato questa storia e anche il nick: senza di
te tutto
ciò non avrebbe mai visto la luce <3 E alle nostre
compagne di slash che
aspettavano da mesi di leggerne le gesta.
NOTE:
In
ritardo
vergognoso e riprovevole (soprattutto perché sostanzialmente
ingiustificato) mi
decido a pubblicare il sospirato quarto capitolo…Non
indugiando un secondo di
più. Scusatemi, davvero: d’ora in poi prometto di
fare la brava bambina °__°
Ah,
comunicazione di servizio: questo è il primo di una
serie (non più di tre, secondo i calcoli miei e di Cloud) di
capitoli dedicati
quasi interamente a Giovanni e al suo modo di rapportarsi con il
fratellino e
la cugina. Va bene che la storia è di genere comico, ma un
minimo d’introspezione
psicologica è doverosa.
Detto
ciò, buona lettura e a risentirci a fine pagina!
Non
che Giovanni avesse qualcosa contro sua cugina, anzi.
Martina
era una forza della natura, ma di indole
sostanzialmente quieta; alle rumorose esternazioni e alle plateali
manifestazioni d’affetto preferiva la sottigliezza di una
battuta ironica, la
discrezione di un regalo infilato di soppiatto nella cassetta della
posta, l’intima
segretezza di un sorriso appena accennato.
Aveva
grandi occhi, Martina, dal taglio allungato e al tempo
stesso rotondeggiante, che truccava con mascara ed una spessa riga di
matita
nella rima inferiore. Aborriva le lenti a contatto e sopportava
stoicamente la sua
miopia, esibendo un paio d’occhiali Marc Jacobs che le
conferivano un’aria
compita, autorevole, vagamente snob.
Eppure qualcosa, in lei, faceva pensare ad un felino. La criniera di
capelli
lunghi fin quasi alle scapole, lo sguardo verde bottiglia contornato di
nero,
il naso leggermente largo alla radice: somigliava ad una leonessa. Una
leonessa
mite benché leggermente pazzoide, talvolta malinconica. Le
bastava un niente
per scoppiare a ridere, ma con la stessa prontezza era capace -con una
zampata,
un’osservazione tagliente- di annientare
l’interlocutore.
Si
era iscritta alla facoltà di Lettere Moderne e sognava di
insegnare italiano alle scuole medie, un giorno.
Giovanni non aveva dubbi al riguardo, sapeva che sarebbe stata un
professoressa
in gamba. L’aveva vista all’opera più di
una volta con Gabriele e con i ragazzini
a cui dava ripetizioni; ne aveva ammirato la capacità di
mettere a proprio agio
le persone con il suo modo di porsi tranquillo e disinvolto, il tono di
voce ben
modulato e la pazienza con cui spiegava una regola di grammatica,
correggeva un
errore, richiamava all’ordine.
Agli adolescenti che prendevano lezioni da lei piaceva moltissimo: ad
attirarli
erano il suo carattere amichevole e la sua aria -nonostante il trucco
marcato- da
eterna sedicenne. Più di una volta, ridendo, Martina gli
aveva parlato di
questi corteggiatori goffi ed imbranati che, più che
lusingarla, suscitavano in
lei istinti protettivi “da mamma chioccia”, come
l’aveva definito.
Vorrei
riuscire
a dimostrarle che le voglio bene, pensava
Giovanni. Renderla partecipe della mia
vita, capire cosa le passa per la testa. Imparare a trattarla nel modo
giusto.
Così
rimuginava il ragazzo, muovendo il mouse sul tappetino.
Martina
non aveva più dato cenni di vita dal fatidico giorno
del Pride -eccezion fatta per un sms di congratulazioni inviatogli
quando lui,
esultante, le aveva comunicato di essere entrato a Medicina- e
Giovanni, dal
canto suo, non aveva fatto nulla per opporsi a quell’embargo
del silenzio.
Bloccato da qualcosa che somigliava vagamente alla coscienza sporca,
aveva
incassato il tacito rimprovero della cugina, lasciando che i giorni si
susseguissero
senza interruzione e giungesse il mese di ottobre.
“Sei
un coglione, Gio. Più tempo fai passare, più
Marti si
sente ignorata e s’incazza” aveva osservato
Gabriele giusto la sera prima,
mentre caricavano la lavastoviglie.
“Veramente
è stata lei ad eclissarsi” aveva precisato, non
senza un pizzico di acrimonia.
“Era
ora che lo facesse, se vuoi sapere come la penso. Sei
stato abituato troppo bene: tutti a subire il tuo fascino di lupo
solitario, a
cercare la tua compagnia, a supplicarti di non rinchiuderti nella tua
torre d’avorio;
a degnarti di unirti a loro comuni mortali, senza che tu muovessi un
dito per
meritarti la loro simpatia…Un principino sul pisello in
piena regola!”
Non
ci era andato giù leggero, il fratellino.
“Notevole,
mi sembra di sentire parlare Martina” aveva
sbuffato lui. “Ne deduco che continuate a sentirvi su
Messenger. Attento solo a
non farti plagiare -o ad innamorarti di lei. E’ troppo
sgamata per uno come te”.
“Non
mi sta plagiando”, era avvampato Gabriele,
“né sono
tanto folle da prendermi una scuffia per nostra cugina. Sarebbe quasi
un incesto, per Giove” e
aveva scosso
recisamente il capo, come ad esorcizzare una simile
eventualità.
“Ne
sei sicuro?” aveva insinuato malignamente l’altro.
“Sono
settimane che ci fai una testa così riferendoci quello che
Martina dice, pensa,
legge, detesta; e quanto è intelligente Marti, quanto
è spiritosa Marti, quanto
è lucida e critica e bella…Ci
manca
solamente che tu appenda una sua foto sopra il letto di modo da
baciarla quando
ti svegli e prima di andare a dormire” aveva proseguito.
“Stronzo”
era sbottato il fratello minore. “La verità
è che stai
rosicando come il povero sfigato che sei, perché a
differenza tua io so come
tenermi stretta un’amica. So come comportarmi con Martina,
come farla ridere,
come incoraggiarla, come dimostrarle il mio affetto. Non sono
vigliacco, io, non ho paura di
telefonarle e
confidarmi con lei” gli aveva rinfacciato.
Touché,
Gabriele. Touché.
“Ti
avverto, Gio: continuando a fare il sostenuto e a
tenerle il muso non giochi a tuo favore. Forse all’inizio
poteva sembrarti una
scaramuccia da niente, ma il silenzio di Marti testimonia che non
è affatto
così. Questa volta la vostra amicizia è
seriamente a rischio. Devi essere tu a
andarle incontro -qualunque cosa sia successa tra di voi”.
“Come
se tu non lo sapessi nei minimi particolari” aveva
borbottato.
“Non
ne so niente, infatti. Marti non mi ha voluto rivelare
nulla; è corretta, non vuole coinvolgermi nelle vostre
beghe”.
“Oh”
aveva battuto le palpebre una volta, lentamente. Sorpreso.
“Chiamala,
Gio. Invitala a cena da noi, a prendere un
aperitivo, al cinema -dille che ti manca, che le vuoi bene.
Fa’ qualcosa e
fregatene di sembrare un coglione imbranato, perché tanto
è quello che sei” aveva
sorriso incoraggiante, allungandogli una pacca sulla spalla.
Fosse
stato così semplice.
Come
riuscire a fare breccia nel muro compatto di assenza e
velato rancore che la cugina aveva eretto contro di lui? Giovanni ci
pensava e
ripensava; mentre cercava di decidersi, preferiva stalkerare il profilo
Facebook di Martina. Era un modo come un altro per non perderla di
vista. Non
del tutto, almeno.
Un
post nella bacheca della ragazza catturò la sua
attenzione.
Melania
Dato
che ho tempo un giorno per
farmi venire l'ispirazione e cercare di scrivere qualcosa: Martina, con chi
preferisci
essere shippata?
9 ottobre alle
ore 16.06
· Mi
piace
Martina
Mi
piacerebbe
con Beatrice,
se lei è
d'accordo. XD
9 ottobre alle
ore 16.07
· Mi
piace
Beatrice
Oh sì!
Mel,
facci
fare sozzerie durante le spiegazioni di Petrarca che mai nessuna delle
due ca*a
di striscio (materia: Letteratura italiana 1). Questo è il
mio prompt personale,
ma sbizzarrisciti pure! XD
(Voglio proprio vedere come salto fuori in una storia.)
(Sarà da deprimersi. XD
Mi odierei) (Scrivi scrivi scrivi.)
9 ottobre alle
ore 16.25
· Mi
piace
Martina
...Jesus Christ Superstar. IN
AULA?! O__o
9 ottobre alle
ore 16.43
· Mi
piace · 2
Quella
sì che poteva essere una buona scusa per riallacciare i
rapporti: chiederle -così,
senza impegno- se per caso non avesse scoperto di essere lesbica! Per
quale
motivo, altrimenti, pretendere di venire shippata (Giovanni era
abbastanza
sicuro di aver azzeccato il termine) con una delle sue migliori amiche?
Bravo
pirla. Così Martina avrebbe
la scusa perfetta per saltarmi alla gola e divorarmi in un sol boccone.
…Come
non detto. Come non detto.
Ritenta
e sarai più fortunato.
Capitolo
un pochino più lungo del solito (lo ammetto, sto
cercando di farmi perdonare) e, per quanto apparentemente di
transizione, molto
significativo: anche i particolari più banali hanno una loro
ragion d’essere
*ammicca allusivamente*
Comunque,
ripeto: mi vergogno moltissimo di aver tardato
così tanto (due settimane, ugh) per aggiornare. Prometto che
la prossima volta
sarò puntuale come il mal di denti *__*
Visto
che sarò principalmente io, Genio, a postare i
prossimi capitoli, vi lascio il link della mia pagina autore su
Facebook, per
anticipazioni, gossip succulenti (?!) e altre amenità (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).
Che
altro dire? Un bacio a tutti voi e grazie per non avermi
linciato! XD
|
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Capitolo 5 *** Gabriele lasciò al fratello... ***
RATING:
Sostanzialmente
giallo, ma chissà -potremmo arrivare all’arancione
e oltre, lol.
GENERE:
Commedia,
Romantico (?).
AVVERTIMENTI:
Slash, Lime (??), linguaggio a tratti colorito.
DISCLAIMER:
Qualsiasi riferimento a fatti, persone e luoghi realmente esistenti non
è
puramente casuale. I nomi, per motivi di privacy ed esigenze di
copione, sono
stati modificati e alcuni avvenimenti inventati di sana
pianta…Per il resto, è
una RPS (Real Person Slash) in piena regola :3
DEDICA:
Al Fagiano
Arcobaleno che ci ha ispirato questa storia e anche il nick: senza di
te tutto
ciò non avrebbe mai visto la luce <3 E alle nostre
compagne di slash che
aspettavano da mesi di leggerne le gesta.
NOTE:
Beh,
a dire la verità avevo intenzione di aggiornare diversi
giorni fa;
però, tra la sessione estiva, il caldo africano che mi fa
sragionare e le altre
long e OS che richiedevano la mia attenzione ho finito inevitabilmente
per
ritardare. Chiedo venia, ma sono un po’ culopesa XD
Ah,
comunicazione di servizio: da
oggi Cloud ed io ci dichiariamo ufficialmente in ferie, almeno per
quanto
riguarda questa storia. Non intendiamo però chiudere i
battenti e rifarci vive
a settembre; continueremo a scrivere e ad aggiornare, solo con pause
più lunghe
del solito tra un capitolo e l’altro. Non vi lasciamo soli,
don’t worry XD
Buona
lettura e a risentirci a fine pagina!
Gabriele
lasciò al fratello una
settimana di tempo perché riflettesse sulle sue parole ed
escogitasse un piano
per fare pace con Martina. Allo scadere del settimo giorno, vedendo che
Giovanni a tutto aveva pensato, meno che a darsi da fare in tal senso,
capì che
era ora di passare all’azione.
Aspettò che fosse tornato
dall’università -il martedì si
tratteneva in facoltà
fino alle tre e mezza- e appena udì un tintinnio di chiavi e
la porta di casa
che veniva aperta mise da parte i compiti per il giorno dopo e si
scapicollò al
piano di sotto.
Giovanni
era ancora sulla soglia, con
il casco in mano e la borsa a tracolla appesa ad una spalla; fece per
togliersi
le Converse, ma un gesto perentorio del fratello minore glielo
impedì.
“Tieni
pure le scarpe, stai per uscire di nuovo”.
“Eh?
No, non ho impegni questo pomeriggio” ribatté
stralunato l’altro.
“Ti
sbagli, mio caro. Hai appuntamento con una persona che
hai poco elegantemente evitato per tre mesi o giù di
lì” il tono di Gabriele
era glaciale.
“Non
credo proprio” si oppose, sulla difensiva.
“Scommettiamo
che invece ho ragione io?” insistette.
“Lele,
per favore” sospirò alzando gli occhi al cielo.
“Sono
reduce da sei ore di lezione massacranti, devo riordinare gli appunti,
ho
bisogno di un’endovena di caffeina e ho pure saltato il
pranzo, di conseguenza
ho l’appetito di un lupo marsicano a digiuno da un
mese-”
“Toh”
lo interruppe l’altro, porgendogli un sacchetto di
carta da panificio. “Pranzo al sacco preparato amorevolmente
da me medesimo con
tanto di thermos di caffè: puoi rifocillarti mentre vai da lei”.
Giovanni,
caparbiamente, scosse la testa in segno di
diniego.
“Fratellone,
per favore, non costringermi ad essere volgare”
replicò Gabriele senza scomporsi. “Capisco che noi
maschi abbiamo un’età
cerebrale di qualche anno inferiore rispetto a quella delle coetanee
femmine,
ma prova ad usare la tua brillante intelligenza e comportati da persona
matura.
Sei stato un perfetto stronzo con Martina, hai sbagliato: ti tocca
pagare pegno”.
“Ah,
io avrei
sbagliato? Ma se è stata lei a cominciare! E’ da
luglio che non si fa sentire”
sbottò il ragazzo.
“E
tu non l’hai fermata in alcun modo, genio! Ripeto, non so
cosa vi siete detti, ma se avverti che una persona a cui tieni
è arrabbiata con
te cerchi di scoprirne il motivo, no? E non venire a raccontarmi che
è tutta
colpa dell’università che ti tiene impegnato,
perché il tempo per andare in
palestra e vederti con i tuoi amichetti lo trovi sempre” lo
accusò.
Giovanni
abbassò la testa, la baldanza di poco prima
evaporata come gocce di pioggia al sole.
“Mi
conosci, sai che preferisco evitare i conflitti, se è
possibile” ammise, tristemente. “E detesto litigare
con Martina, ogni volta ne
esco come se mi avesse masticato per benino e sputato fuori”.
“Vabbè,
neanche fosse un orco!” si ammorbidì un poco il
fratello. “Non nego che sia un’esperienza
spiacevole averci a che fare quando
le vengono i cinque minuti, ma non credere che lei si diverta. Ci sta
male,
sai, per questa storia. Non me l’ha proprio detto”,
aggiunse intuendo i
pensieri dell’altro, “ma lo so. La conosco da
quando sono nato, in fondo”.
A
queste parole Giovanni risollevò lo sguardo; nei suoi
occhi si leggeva la resa.
“E
sia, hai vinto. Se mi muovo adesso la trovo a casa?”
chiese, con faccia patibolare.
“Senza
dubbio. Il martedì pomeriggio è libera come
l’aria, e
comunque a scanso di equivoci l’ho sentita giusto mezzora fa:
sta buttando giù
idee per una fanfiction, il fervore artistico le impedirà di
staccarsi dal computer
per le prossime due ore”.
“E
il pranzo al sacco? Come faccio a mangiare se devo
guidare il motorino?” provò a temporeggiare.
“Giusta
osservazione” Gabriele incrociò le braccia.
“Ti
concedo un quarto d’ora per placare i morsi della fame da
lupo marsicano, poi
però mi farai il favore di muovere il tuo bel culo e precipitarti dalla nostra amata
cugina” rispose con il più
smagliante dei suoi sorrisi.
La
zia (sorella di sua madre), venuta ad aprirgli la porta,
nel vederlo per poco non si lasciò sfuggire la tazza di
tè fumante che teneva
in mano.
“Giovanni,
tesoro, che bella sorpresa!” si riprese Michela,
scostandosi per lasciarlo entrare. “E’ da un bel
pezzo che non ti si vedeva da
queste parti”.
“Sono
stato piuttosto impegnato con le lezioni, zia, sai
com’è.
Bella camicia, a proposito” sorrise lui.
“Grazie
-piuttosto, fatti vedere un po’” lo
scrutò con
attenzione. “Caspita, il tuo nuovo look
è..”
“Ridicolo?
Osceno?”
“Al
contrario, è sorprendente. Non esattamente il mio
genere, ma devo ammettere che ti dona moltissimo; sembri
un’altra persona,
davvero” fu il responso.
“Lieto
di aver passato l’esame” il tono di Giovanni si
fece
più serio. “Martina è in
casa?”
“Sospettavo
che fosse lei il motivo della tua visita” la zia
gli rivolse uno sguardo indagatore.
“L’ho
un po’ trascurata, ultimamente” annuì
nervosamente. “Devo
rimettere insieme i tasselli del puzzle”.
“Beh,
allora in bocca al lupo; la trovi in camera sua. Se ne
esci tutto intero fermati per un tè, prima di
andartene” lo incoraggiò lei con
una pacca sulla spalla, prima di eclissarsi in cucina.
Giovanni
deglutì, fissando le scale alla sua sinistra.
Ce
la poteva fare.
La
resa dei conti è imminente: quale sarà la
reazione di
Martina? E come sarà il nuovo look di Giovanni? *__*
Visto
che sarò principalmente io, Genio, a postare i
prossimi capitoli, vi lascio il link della mia pagina autore su
Facebook, per
anticipazioni, gossip succulenti (?!) e altre amenità (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).
Buone
vacanze estive a tutti e in bocca al lupo ai maturandi
(se ce ne sono) e agli universitari alle prese con la sessione estiva
come noi!
Un
bacione e a risentirci <3
|
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