Effetto domino

di Fagiano Arcobaleno
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutto ebbe inizio... ***
Capitolo 2: *** Il primo a farsi avanti... ***
Capitolo 3: *** Senonchè, per un motivo o per l'altro... ***
Capitolo 4: *** Non che Giovanni... ***
Capitolo 5: *** Gabriele lasciò al fratello... ***



Capitolo 1
*** Tutto ebbe inizio... ***


RATING: Sostanzialmente giallo, ma chissà -potremmo arrivare all’arancione e oltre, lol.

GENERE: Commedia, Romantico (?).

AVVERTIMENTI: Slash, Lime (??), linguaggio a tratti colorito.

DISCLAIMER: Qualsiasi riferimento a fatti, persone e luoghi realmente esistenti non è puramente casuale. I nomi, per motivi di privacy ed esigenze di copione, sono stati modificati e alcuni avvenimenti inventati di sana pianta…Per il resto, è una RPS (Real Person Slash) in piena regola :3

DEDICA: Al Fagiano Arcobaleno che ci ha ispirato questa storia e anche il nick: senza di te tutto ciò non avrebbe mai visto la luce <3 E alle nostre compagne di slash che aspettavano da mesi di leggerne le gesta.

NOTE: Mi sembra doveroso spendere due parole per presentarci: io sono Il_Genio_del_Male (http://www.efpfanfic.net/user.php) e la mia collega, nonché beta e consigliera di fiducia e anima gemella è Cloud Ribbon (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=48987). Insieme formiamo un duo fangirlante e pericolosissimo; vediamo lo slash ovunque e shippiamo Tizio random con Caio random perché ci viene naturale, spontaneo. Siamo due graziosi esserini che sprizzano arcobaleni e ammmòòòre da tutti i pori e il nostro piano segretissimo è di conquistare il mondo.

Ah, quasi dimenticavo: questo primo capitolo partecipa al contest indetto dalla sottoscritta su Facebook, Let’s ship again, con due prompt del Giovedì: Nerd e Liceo.

*Tremate, tremate, le Marte son tornate*

Bando alle ciance e buona lettura: che il sipario si alzi!

 

 

 

 

 

Tutto ebbe inizio durante i loro ultimi mesi da liceali.

Uno sfolgorante e luminoso pomeriggio di aprile -di lì a due settimane Martina avrebbe compiuto diciannove anni- Giovanni, suo cugino nonché migliore amico (a senso unico, sospettava talvolta lei) la rese partecipe di un segreto che segnò una svolta epocale nel loro rapporto.

Prima di allora, infatti, i due ragazzi si erano limitati ad intrattenere un tipo di amicizia piuttosto tranquillo e nella norma, fatto di scaramucce e battibecchi, risate complici, versioni di greco faticosamente tradotte insieme (erano entrambi alunni della III B del liceo classico della loro città), una ristretta cerchia di conoscenze comuni e manifestazioni d’affetto cameratesche benché sporadiche.

Niente di rimarchevole, insomma.

Anche perché, con non poca frustrazione da parte di Martina, il cugino non era propriamente d’indole socievole ed espansiva; i suoi modi di fare erano spesso bruschi e privi di tatto -talvolta persino incomprensibili- e non era quasi per nulla incline a mettersi a nudo o a confidarsi con il prossimo. La sua naturale scontrosità unita ad una spiccata intelligenza (grazie alla quale si era conquistato la nomea di primo-della-classe-secchione-sconfinante-nella-genialità) avevano spinto Martina a soprannominarlo Sherlock, data la passione della ragazza per l’omonimo sceneggiato targato BBC.

Purtroppo per lui, però, Giovanni non possedeva un grammo della bellezza anglosassone dell’attore protagonista; non aveva gli occhi color cielo d’Irlanda, gli zigomi cesellati o la delicata struttura ossea di Benedict Cumberbatch. Non che fosse particolarmente brutto, intendiamoci: aveva uno sguardo espressivo, la bocca ben disegnata e riflessi biondi nei folti capelli castani. Non raggiungeva il metro e ottanta di altezza e ne soffriva, ma la sua magrezza lo faceva apparire ben più slanciato di quanto non fosse in realtà.

Ciò che davvero lo penalizzava, almeno secondo la cugina, era il suo discutibile gusto in fatto d’abbigliamento; si ostinava a portare jeans larghi e cascanti -rigorosamente senza cintura- che lo ingoffavano e felpe abbondanti comprate da H&M, che alternava d’estate con bermuda e t-shirt anonime. Martina non ricordava di averlo mai visto indossare una camicia, un golf aderente o dei pantaloni degni di questo nome.

Tuttavia, nonostante il look a metà tra il menefreghista e il nerd andante, Giovanni si ritrovava con un codazzo di femmine che pendevano dalle sue labbra. Certo, non era un seduttore incallito come Michele -un loro compagno di classe- cui bastavano uno sguardo marpione ed una battuta brillante delle sue per far capitolare l’ennesima conquista. Giovanni non sapeva nemmeno cosa volesse dire flirtare, eppure solo nella III B poteva vantare quattro o cinque ragazze che non c’avrebbero pensato due volte prima di limonarselo selvaggiamente. Eppure -Martina non se ne capacitava- i quasi cinque anni di liceo aveva avuto un’unica storia, peraltro all’inizio della quarta ginnasio e durata solo un mese. Punto.

Qualcosa non quadrava. La cugina aveva una sua teoria al riguardo; non le restava che verificarne la fondatezza o meno.

 

 

I protagonisti della nostra storia stavano pigramente fumando una sigaretta, seduti su una panchina all’ombra di un tiglio del parco giochi comunale dove avevano trascorso molti pomeriggi della loro infanzia, quando Giovanni sganciò la bomba.

“Sai, sono stato abbordato da due ragazzi”.

Martina aspirò bruscamente il fumo, rischiando di soffocare. Prese a tossire convulsamente, ma il cugino le assestò prontamente delle vigorose pacche sulla schiena, allarmato.

“Ti sembra questo il modo di darmi una notizia così epica?!” protestò la ragazza una volta recuperato il fiato.

“E come avrei dovuto annunciartelo, scusa: con fanfare e squilli di tromba? Manco fosse una bella cosa, poi” borbottò incupitosi.

“Dipende dai punti di vista” ridacchiò maliziosamente Martina, ch’era una slasher convinta e dichiarata. 

Poi tacque, guardando di sottecchi il profilo dell’altro -il naso leggermente a patata, il mento piccolo, le orecchie che gli davano una curiosa aria da scimmietta- e percepì il disagio e la tensione che gli deformavano i lineamenti.

“Hai voglia di parlarne?” domandò cautamente.

“Insomma” lui scrollò le spalle. “M’imbarazza anche solo pensarci, ma d’altra parte sei tu quella che mi rimprovera perché mi tengo sempre tutto dentro…”

“Lo dico per il tuo bene, Gio. E’ normale aver bisogno di sfogarsi, una volta tanto” mormorò. “Ne hai parlato con qualcun altro?”

Giovanni scosse la testa, rivolgendole un’occhiata fugace, quasi timorosa.

“Perché proprio io? Di solito devo cavarti le parole di bocca anche solo per sapere che impegni hai al sabato o cosa ne pensi dell’ultimo singolo dei Coldplay” si accigliò lei.

“Beh, sei mia amica e mia cugina; nonostante la tua propensione genetica al gossip ad oltranza mi fido di te” borbottò, imbarazzato per quell’ammissione. “Senza contare che, frociarola come sei, non hai alcun pregiudizio al riguardo”.

Le iridi verdi di lei s’illuminarono di puro compiacimento.

“Awww, tu sì che sai come lusingarmi! Se solo non fossi mio consanguineo, portatore sano di anemia mediterranea e tragicamente lontano dal mio ideale fisico di uomo, credo che ti avrei già chiesto di sposarmi e contribuire al concepimento di splendidi pargoli con il tuo cervello ed il mio sense of humor” rise, dando un tiro alla sigaretta.

“Gnè gnè, simpaticona”replicò il ragazzo, ancora rosso in volto ma decisamente più sereno di prima.

“Dai, GioGio, vuota il sacco con la tua confidente preferita” ammiccò lei.

 

 

“Non ci credo!” esclamò Beatrice esterrefatta.

“Credi che scherzerei su un argomento spinoso come la sessualità sospetta di Giovanni, sangue del mio sangue?” disse Martina, raccogliendosi la massa di capelli biondo-rossi in uno chignon.

“Vabbè, adesso solo perché è stato rimorchiato da due ragazzi non è detto che la sua sessualità debba per forza essere sospetta” obiettò Virginia con la pacatezza che le era tipica.

“Credimi: dopo che vi avrò riferito tutto quello che mi ha rivelato sarai della mia stessa opinione” affermò l’altra, sicura del fatto suo.

“Dicci, dicci! Sono curiosissima” incalzò Miriam.

Martina cominciò a raccontare.

 

 

 

________________________________________________________________________________

Cloud mi ha fatto giustamente notare che non tutti hanno avuto in sorte di frequentare il liceo classico, quindi una precisazione sulla suddivisione delle classi è dovuta. La quarta ginnasio, che viene citata nel capitolo, corrisponde al primo anno di superiori; la quinta ginnasio al secondo e la prima, seconda e terza liceo rispettivamente al terzo, quarto e quinto anno. Semplice, no?

Poi, nel caso vi stiate chiedendo chi è Benedict Cumberbatch (fatto assai grave, lasciatemelo dire) e cosa sia ‘Sherlock (BBC)’, cliccate sul link (http://it.wikipedia.org/wiki/Sherlock_%28serie_televisiva%29) e colmate al più presto le vostre lacune: non ve ne pentirete, è davvero un capolavoro di telefilm!

Visto che sarò principalmente io, Genio, a postare i prossimi capitoli -sperando che la storia vi piaccia e abbiate voglia di seguirla- vi lascio il link della mia pagina autore su Facebook, per anticipazioni, gossip succulenti (?!) e altre amenità (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).

A risentirci presto (diciamo ogni due settimane, all’incirca)! *^*

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Capitolo 2
*** Il primo a farsi avanti... ***


RATING: Sostanzialmente giallo, ma chissà -potremmo arrivare all’arancione e oltre, lol.

GENERE: Commedia, Romantico (?).

AVVERTIMENTI: Slash, Lime (??), linguaggio a tratti colorito.

DISCLAIMER: Qualsiasi riferimento a fatti, persone e luoghi realmente esistenti non è puramente casuale. I nomi, per motivi di privacy ed esigenze di copione, sono stati modificati e alcuni avvenimenti inventati di sana pianta…Per il resto, è una RPS (Real Person Slash) in piena regola :3

DEDICA: Al Fagiano Arcobaleno che ci ha ispirato questa storia e anche il nick: senza di te tutto ciò non avrebbe mai visto la luce <3 E alle nostre compagne di slash che aspettavano da mesi di leggerne le gesta.

NOTE: Mah, che dire? Le due settimane sono passate ed io sono di nuovo qui ad aggiornare…Il prologo ha riscosso abbastanza successo e ne sono felice (qui Genio che vi parla, a proposito), per cui grazie di cuore a chi ha commentato e inserito la storia tra le Seguite e le Ricordate -e anche a chi ha semplicemente letto.

Non ho molto tempo per dilungarmi in convenevoli, sicché non mi resta che augurarvi

Buona lettura!

 

 

 

 

 

Il primo a farsi avanti, le aveva confidato Giovanni, era stato un ragazzo di un’altra città che circa un mese prima si era recato a Belvedere per prendere parte ad un certamen indetto dal loro liceo, il Caio Sempronio.

Il concorso, che durava due giorni, consisteva in una gara di traduzione di più versioni dal latino, ognuna di un autore diverso; vi partecipavano studenti meritevoli provenienti da tutta Italia e persino dall’estero, e il rappresentante del Caio veniva eletto previa sfida all’ultimo sangue tra i migliori latinisti dell’Istituto.

Quell’anno l’onore e onere era toccato proprio a Giovanni -che personalmente preferiva il greco, ma de gustibus- e il fato aveva voluto che, tra una traduzione e l’altra, gli si avvicinasse  tale Federico e attaccasse bottone con lui. I due ragazzi avevano chiacchierato di tutto un po’ e al momento di tornare ai propri banchi Federico gli aveva chiesto il numero di cellulare.


Si erano visti quella sera stessa; Giovanni l’aveva guidato sotto gli alti archi delle vie del centro storico e gli aveva fatto assaggiare la migliore birra artigianale del miglior pub irlandese di Belvedere. Avevano bevuto e riso come vecchi amici, e infine corso nelle piazze meno frequentate della città per smaltire la sbornia, inspirando a pieni polmoni il profumo di calicanto di quella notte d’inizio marzo.

Federico aveva meravigliosi riccioli scuri, occhi orlati da ciglia lunghissime ed un sorriso disarmante nel suo candore spontaneo. Gli aveva circondato la spalle con un braccio -la bocca pericolosamente vicina che gli alitava fiato bollente nell’orecchio- e l’aveva invitato a pranzo per il giorno seguente, un cui sarebbero stati annunciati i vincitori del certamen. Giovanni aveva accettato, pur avendo intuito confusamente le reali intenzioni del ragazzo. 

Così, quando si erano ritrovati seduti su una panchina con un döner kebab e una Red Bull a testa per festeggiare il meritatissimo secondo posto di Giovanni e l’altro, dopo avere tergiversato alcuni minuti, gli aveva confessato di trovarlo molto simpatico e di essere interessato a ben più di una semplice amicizia, lui non se n’era stupito troppo. Ciò non gli aveva tuttavia impedito di arrossire, a disagio e un filino lusingato, e di balbettare una risposta garbata ma decisamente negativa. Federico l’aveva presa con filosofia; sospettava (sospettava -non sapeva!, aveva pensato tra sé e sé Martina) di non avere chance, ma aveva comunque deciso di provarci per esserne sicuro.
Si erano salutati, promettendosi di restare in contatto, e quello stesso pomeriggio Federico aveva lasciato Belvedere.

Pericolo scampato, insomma.

 

Senonché, neanche dieci giorni dopo, Giovanni era stato trascinato dai suoi scapestrati amici d’infanzia ad una festa che, aveva scoperto una volta arrivato sul luogo, era stata organizzata in onore del suo imminente compleanno. Martina non era stata invitata; col senno di poi, irritata per essersi persa un simile spettacolo, se la legò al dito. E non dimenticò mai lo sgarbo subito…Ma questa è un’altra storia.

Quella sera, infatti, il nostro eroe era stato nuovamente concupito da un ragazzo.

Il secondo pretendente era palesemente figo (tanto che persino Giovanni, nella sua ottusità, ne riconobbe senza difficoltà l’avvenenza), tutto capelli biondi, occhi blu e fisico da urlo -nonché diversi piercing all’orecchio sinistro come tocco di classe.
Il tipo l’aveva puntato sin dall’inizio della festa; era amico di un amico di un amico -un imbucato, in sostanza- e aveva atteso il momento clou della serata, subito prima l’apertura dei regali, per avvicinarglisi.

“Sei tu il festeggiato?” aveva urlato per sovrastare la musica spacca timpani.

“Sì! Giovanni, piacere” e gli aveva teso la mano amichevolmente, ignaro delle mire dell’ interlocutore.

“Auguri, allora”.

L’altro aveva afferrato la mano, tirandola verso di sé per farlo sbilanciare; come previsto Giovanni era oscillato, perdendo l’equilibrio, e a quel punto il biondo si era chinato e l’aveva baciato…
Così, con tutta la nonchalance del mondo. E con la lingua più insinuante con cui la sua preda, dal basso della sua miserrima esperienza, avesse mai avuto a che fare (questa fu una supposizione di Martina, cui non era sfuggita la tonalità rosso peperone tendente al violaceo che aveva assunto il volto del cugino mentre le riportava i fatti).

Gli altri invitati, un po’ alticci e un po’ intrigati dall’ambiguità della situazione, si erano esibiti in un applauso scrosciante, abbellito da qualche fischio d’incitamento che, però, avevano decretato la fine dello slinguazzamento. A staccarsi per primo era stato il bellone.

“Sono Giacomo, a proposito” gli aveva sussurrato all’orecchio. “Questo è il mio numero di telefono, se t’interessa approfondire l’argomento”.

Gli aveva infilato un foglietto di carta nella tasca dei jeans sdruciti e si era volatilizzato, non prima d’avergli indirizzato una strizzatina d’occhio a mo’ di congedo.

 

 

A quel punto del racconto Martina aveva preteso una descrizione dettagliata e minuziosa dell’aspetto fisico dei corteggiatori.

“Marti, lo sai che non presto molta attenzione a queste cose -a maggior ragione nel caso di due maschi” si era schermito il cugino.

“Però che Giacomo fosse un pezzo di gnocco che non finiva più te ne sei accorto, no? E dai Gio, sono curiosa!” aveva sfarfallato le ciglia lei, con i suoi occhioni da Bambi.

“Vabbè” aveva ceduto infine. “Diciamo che somigliavano parecchio a due attori del cast di Merlin”.

Merlin -uno dei capolavori della BBC?” aveva drizzato le antenne, perché si trattava di un’altra delle sue passioni, al pari di Sherlock.

“Ovverosia il telefilm che mi hai costretto a vedere per farmi una presunta cultura sullo slash, esatto” aveva rettificato l’altro. “Che poi, quella che c’è tra Arthur e Merlin è tutt’al più bromance”.

“Bromance ‘sto cavolo! Quei due idioti si amano, discorso chiuso” aveva ribattuto Martina, infervorata. “Allora, queste fantomatiche somiglianze?”

“Beh, Federico ricordava l’attore che interpreta Lancelot -è lui il cavaliere che va dietro a Gwen, giusto?”

“Ah-ah” aveva assentito. “Santiago Cabrera, eh? Buttalo via…”

“E Giacomo era praticamente identico ad Arthur”.

“ODDIO, un sosia di Bradley James?!” aveva esclamato la ragazza, facendo tanto d’occhi. “Tu…Tu non ti rendi conto del culo che c’hai”.

 

 

“Beh, beh” tossicchiò Beatrice, esterrefatta.

“Direi che, date le circostanze, i dubbi sono più che leciti” sentenziò Miriam.

“Se non altro la situazione è sospetta” si vide costretta ad ammettere Virginia.

“L’hai detto: sospetta. Terrò d’occhio l’adorato cuginetto: e non è una promessa, è una minaccia” concluse Martina, con un sorriso che non prometteva nulla di buono stampato in faccia.

 

 

 

________________________________________________________________________________

Considerazioni generali sul capitolo: secondo me, stilisticamente parlando, fa abbastanza pena, ma Cloud -ch’è sempre troppo magnanima- sostiene il contrario. Come si suol dire: ai lettori l’ardua sentenza! *__*

Noticina dell’autrice: nel caso siate cascati dalle nuvole leggendo di una roba misteriosissima di nome ‘Merlin’, vi consiglio di cliccare su questo bel link (http://it.wikipedia.org/wiki/Merlin_%28serie_televisiva%29) e di correre presto ai ripari guardando tutte e quattro le stagioni fino ad ora trasmesse in Inghilterra; come avrete vagamente intuito dalle allusioni di Martina, pullula di attori fighi ed è un inno allo Slash con la s maiuscola XD

I prossimi due capitoli sono già stati scritti, ma aspettano il betaggio e il nulla osta da parte di Cloud, sicché non garantisco che l’attesa per l’aggiornamento sarà più breve…Portate un po’ di pazienza, ecco *sguardo da Bambi*

Visto che sarò principalmente io, Genio, a postare i prossimi capitoli, vi lascio il link della mia pagina autore su Facebook, per anticipazioni, gossip succulenti (?!) e altre amenità (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).

Un bacio a tutti! <3

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Capitolo 3
*** Senonchè, per un motivo o per l'altro... ***


RATING: Sostanzialmente giallo, ma chissà -potremmo arrivare all’arancione e oltre, lol.

GENERE: Commedia, Romantico (?).

AVVERTIMENTI: Slash, Lime (??), linguaggio a tratti colorito.

DISCLAIMER: Qualsiasi riferimento a fatti, persone e luoghi realmente esistenti non è puramente casuale. I nomi, per motivi di privacy ed esigenze di copione, sono stati modificati e alcuni avvenimenti inventati di sana pianta…Per il resto, è una RPS (Real Person Slash) in piena regola :3

DEDICA: Al Fagiano Arcobaleno che ci ha ispirato questa storia e anche il nick: senza di te tutto ciò non avrebbe mai visto la luce <3 E alle nostre compagne di slash che aspettavano da mesi di leggerne le gesta.

NOTE: Buondì lettrici e lettori, siete pronti per un’altra, entusiasmante (si spera) puntata di ED? Ancora una volta a presentarvelo è Genio, ma non temete: presto anche Clò si farà viva -e anzi, visto che non siamo riuscite ad organizzare un meeting in tempo per questo aggiornamento, le dedico il capitolo e le mando una valanga di ammmòòòreH <3

Ma non indugiamo oltre, ché “la vita fugge e non s’arresta un’ora”.

Buona lettura e a risentirci a fine pagina!

 

 

 

 

 

Senonché, per un motivo o per l’altro -tra gli esami di maturità e le ore trascorse sui libri per prepararsi al test d’ingresso di Medicina- Giovanni non ebbe tempo da dedicare alla cugina. Anzi, si può dire che si rese reperibile quanto un mafioso latitante da oltre vent’anni, incatenato alla scrivania e servendosi di sms per comunicare con il resto del mondo (familiari compresi).

Una limpida mattina di luglio, tuttavia, Martina provò ad espugnare la fortezza.
Si presentò a casa del ragazzo, pimpante nonostante la calura; ad aprirle la porta fu Gabriele, il fratello minore di Giovanni.

“Marti, ciao!” un sorriso entusiasta comparve sul volto dell’adolescente.

“Buongiorno, sugghènes” esclamò lei, sporgendosi in avanti per abbracciarlo.

“Sug- che?” replicò lui, preso in contropiede.

“Scusami, sono rigurgiti di greco. In tal modo veniva appellata una persona intima del Gran Re persiano, e col tempo ha assunto il significato di cugino, consanguineo” spiegò, tirando fuori dalla borsa un ventaglio rosso splendidamente intagliato e sventolandolo per rinfrescarsi.

“Sospettavo che si trattasse di qualche citazione colta e snob di voi classicisti” ghignò Gabriele. “Posso offrirti qualcosa da bere, cuginetta?”

“Acqua fresca o del succo d’ananas se ne avete, grazie. E non usare questo tono irriverente con chi è già maggiorenne, moccioso” lo rimbrottò affettuosamente. “Piuttosto, com’è andato il tuo secondo anno allo scientifico? Media fissa del nove?” domandò, accettando il bicchiere che l’altro le porgeva.

“Nove e mezzo” precisò lui quietamente, senza un briciolo di autocompiacimento.

“Ma sei un dannato genio, Gabrie’! D’altra parte, con il fratello che ti ritrovi, era inevitabile” si congratulò Martina, alzatasi sulle punte per scoccargli un bacio  in fronte.

“Beh, adesso non esagerare; sono solo all’inizio, e poi si sa che il triennio è la prova del nove, un vero e proprio giro di boa” balbettò lui, arrossendo vistosamente.

“Non sottovalutarti, tesoro. Sono sicura che te la caverai alla grande” gli si rivolse con aria da mamma chioccia.

“Lo spero…Comunque”, si affrettò a cambiare argomento, “ il mio sesto senso di secondogenito mi suggerisce che non sei venuta a trovarci solo per informarti dei miei risultati scolastici. Ho ragione?”

“In effetti sto cercando Gio”, ammise lei. “O meglio, spero che si degni di concedermi udienza. Deve distrarsi, non è umano studiare dodici ore al giorno come fa lui-”

“Quattordici, a dire la verità” precisò Gabriele.

“Oh cielo, è peggio di quel che pensassi. Devo salvarlo da se stesso!” sbottò, costernata. “A proposito, hai impegni per stasera?”

“Vado a dormire da un amico, ha organizzato una mega festa nella sua villa di campagna. Perché?”

“Peccato. C’è l’apertura stagionale del Pride Village, con la Littizzetto e Franca Valeri come madrine dell’evento”.

“Figata!” si entusiasmò il ragazzo -sua cugina aveva sempre delle idee così fighe. “E vorresti portarci quel vecchio trombone di mio fratello?”

“Sarebbe mia intenzione, sì -sempre che riesca a schiodarlo dai libri per qualche ora” alzò gli occhi al cielo. “Dici che potrebbe interessargli? Il biglietto d’ingresso viene solo cinque euro, e lui adora la Litti”.

“Contaci. E non solo per lei o il prezzo stracciato” stirò le labbra in un sorriso allusivo, inarcando un sopracciglio.

“Per l’eccellente compagnia?” la voce di Martina acquisì una sfumatura, indicando se stessa.

“Non solo” ripeté l’altro, maliziosamente.

I due si scambiarono uno sguardo d’intesa.

“Tu ed io dovremo fare quattro chiacchiere al riguardo, prima o poi” decise lei, il sorriso che le andava da un orecchio all’altro.

“Non vedo l’ora” ribatté Gabriele, con una luce divertita negli occhi.

“Vado su da Gio a fare opera di persuasione” posò il bicchiere vuoto sul tavolino di vetro del salotto. “Ti chiamo presto, però. Ho idea che avremo tante belle cosine da raccontarci”.

“Quando vuoi, Marti: ultimamente di tempo libero ne ho anche troppo…Adesso scusami, devo fare un salto al supermercato perché il frigo piange miseria. In bocca al lupo con il monaco di clausura” le augurò il cugino, chinandosi a baciarla.

“Crepi” Martina lo guardò prendere le chiavi e chiudersi la porta di casa alle spalle.

Poi s’incamminò lungo le scale, agitando il ventaglio.



“Vengono pure Miriam, Beatrice e Marta -hai presente la mia amica di Belsentire? Sono mesi che vuole conoscerti, le ho fatto una testa così parlandole di te” tentò di lusingare la vanità di Giovanni, omettendo accuratamente che la Marta in questione fosse per l’80% lesbica e desiderasse incontrarlo unicamente perché intrigata dalla storia dei due abbordaggi maschili.

Inutilmente: assenza di reazioni, encefalogramma piatto.

“E’ perché guido io? Non ti fidi delle mie innate doti di pilota di Formula 1? O ti inibisce l’idea di accompagnare un manipolo di strafighe perché non ti consideri all’altezza?” provò a buttarla sul ridere, accomodandosi sulle ginocchia del cugino.

“Niente di tutto questo, Marti. Devo studiare, semplicemente” fu la sua risposta monocorde.

“Fammi capire: vorresti rintontirti a suon di”, diede una sbirciata al libro aperto a pagina 69, “anatomia cellulare e compagnia bella fino all’una di notte? Tu non stai bene, lasciamelo dire”.

“Credimi, mi sottrarrei volentieri ai miei obblighi, ma non posso permettermelo. Sono un botto indietro con il programma di biologia”.

“Va bene, ma datti tregua! Siamo a inizio luglio, hai ancora due mesi per metterti in pari”.

“Davvero, fa’ come se avessi accettato” si scusò lui.

“Ma è assurdo, Gio. Quattro ore al massimo, passaggio assicurato all’andata e al ritorno e la prospettiva di trascorrere una bella serata in tutta sciallezza in compagnia di persone amiche: cosa vuoi di più dalla vita, un Lucano?” insistette Martina. “A meno che…”

“Sì?” replicò l’altro distrattamente, occhieggiando il libro con desiderio.

“A meno che il problema non siano il Village in sé e l’alta percentuale di fauna maschile omosessuale che sarà presente stasera” insinuò, incrociando le braccia sotto il seno.

“Cosa- no! Assolutamente no!” negò con forza.

“Sicuro sicuro sicuro? Guarda che a me puoi dirlo, sai. Date le tue precedenti esperienze è comprensibile che ti senta a disagio” tubò lei con finta soavità.

“Figurati” s’imporporò lievemente. “E’ che finirei per annoiarmi, me lo sento. Voi ragazze starete tutto il tempo a guardare i ragazzi e a fangirlare -è così che si dice, giusto?- ed io non saprò che cavolo fare, a parte seguirvi come un cagnolino o sconfiggere la noia con l’alcool”.

“Zeus egioco, quando ti atteggi a cucciolo sperduto in cerca d’adozione sei assolutamente spupazzabile!” gli diede un buffetto sulla guancia, ridacchiando deliziata.

“Piantala, non abbiamo più cinque anni” si schermì lui, pur abbozzando un sorriso.

“Non hai proprio intenzione di uscire stasera, quindi” affermò Martina, più che chiedere.

“Non prendertela, non è nulla di personale” la rassicurò Giovanni conciliante, sfiorandole i capelli per lisciare una ciocca ribelle sfuggita alla sua elaborata acconciatura.

“E sia” si alzò d’un tratto lei, dirigendosi verso la soglia della camera. “Per questa volta ti lascio alle sudate carte, ma ricorda: non c’è due senza tre” mormorò, sibillina, prima di andarsene.

 

 

 

 

Pride Village: chi era costui?, vi starete chiedendo. Ebbene, qui potrete soddisfare la vostra curiosità (http://www.padovapridevillage.it/) e magari segnarvi date ed eventi e -perché no?- programmare una gitarella in quel di Padova…Inutile dire che le autrici si stanno già organizzando per presenziare a più serate possibili XD

Ah, per amor di precisione: la Littizzetto e la Valeri sono state davvero le madrine della serata d’apertura del Pride, l’anno scorso. Sapevatelo, lol.

Visto che sarò principalmente io, Genio, a postare i prossimi capitoli, vi lascio il link della mia pagina autore su Facebook, per anticipazioni, gossip succulenti (?!) e altre amenità (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).

Un abbraccio (e scusate il lieve ritardo)!

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Capitolo 4
*** Non che Giovanni... ***


RATING: Sostanzialmente giallo, ma chissà -potremmo arrivare all’arancione e oltre, lol.

GENERE: Commedia, Romantico (?).

AVVERTIMENTI: Slash, Lime (??), linguaggio a tratti colorito.

DISCLAIMER: Qualsiasi riferimento a fatti, persone e luoghi realmente esistenti non è puramente casuale. I nomi, per motivi di privacy ed esigenze di copione, sono stati modificati e alcuni avvenimenti inventati di sana pianta…Per il resto, è una RPS (Real Person Slash) in piena regola :3

DEDICA: Al Fagiano Arcobaleno che ci ha ispirato questa storia e anche il nick: senza di te tutto ciò non avrebbe mai visto la luce <3 E alle nostre compagne di slash che aspettavano da mesi di leggerne le gesta.

NOTE: In ritardo vergognoso e riprovevole (soprattutto perché sostanzialmente ingiustificato) mi decido a pubblicare il sospirato quarto capitolo…Non indugiando un secondo di più. Scusatemi, davvero: d’ora in poi prometto di fare la brava bambina °__°

Ah, comunicazione di servizio: questo è il primo di una serie (non più di tre, secondo i calcoli miei e di Cloud) di capitoli dedicati quasi interamente a Giovanni e al suo modo di rapportarsi con il fratellino e la cugina. Va bene che la storia è di genere comico, ma un minimo d’introspezione psicologica è doverosa.

Detto ciò, buona lettura e a risentirci a fine pagina!

 

 

 

 

 

Non che Giovanni avesse qualcosa contro sua cugina, anzi.

Martina era una forza della natura, ma di indole sostanzialmente quieta; alle rumorose esternazioni e alle plateali manifestazioni d’affetto preferiva la sottigliezza di una battuta ironica, la discrezione di un regalo infilato di soppiatto nella cassetta della posta, l’intima segretezza di un sorriso appena accennato.

Aveva grandi occhi, Martina, dal taglio allungato e al tempo stesso rotondeggiante, che truccava con mascara ed una spessa riga di matita nella rima inferiore. Aborriva le lenti a contatto e sopportava stoicamente la sua miopia, esibendo un paio d’occhiali Marc Jacobs che le conferivano un’aria compita, autorevole, vagamente snob.
Eppure qualcosa, in lei, faceva pensare ad un felino. La criniera di capelli lunghi fin quasi alle scapole, lo sguardo verde bottiglia contornato di nero, il naso leggermente largo alla radice: somigliava ad una leonessa. Una leonessa mite benché leggermente pazzoide, talvolta malinconica. Le bastava un niente per scoppiare a ridere, ma con la stessa prontezza era capace -con una zampata, un’osservazione tagliente- di annientare l’interlocutore.

Si era iscritta alla facoltà di Lettere Moderne e sognava di insegnare italiano alle scuole medie, un giorno.
Giovanni non aveva dubbi al riguardo, sapeva che sarebbe stata un professoressa in gamba. L’aveva vista all’opera più di una volta con Gabriele e con i ragazzini a cui dava ripetizioni; ne aveva ammirato la capacità di mettere a proprio agio le persone con il suo modo di porsi tranquillo e disinvolto, il tono di voce ben modulato e la pazienza con cui spiegava una regola di grammatica, correggeva un errore, richiamava all’ordine.
Agli adolescenti che prendevano lezioni da lei piaceva moltissimo: ad attirarli erano il suo carattere amichevole e la sua aria -nonostante il trucco marcato- da eterna sedicenne. Più di una volta, ridendo, Martina gli aveva parlato di questi corteggiatori goffi ed imbranati che, più che lusingarla, suscitavano in lei istinti protettivi “da mamma chioccia”, come l’aveva definito.

Vorrei riuscire a dimostrarle che le voglio bene, pensava Giovanni. Renderla partecipe della mia vita, capire cosa le passa per la testa. Imparare a trattarla nel modo giusto.

Così rimuginava il ragazzo, muovendo il mouse sul tappetino.

Martina non aveva più dato cenni di vita dal fatidico giorno del Pride -eccezion fatta per un sms di congratulazioni inviatogli quando lui, esultante, le aveva comunicato di essere entrato a Medicina- e Giovanni, dal canto suo, non aveva fatto nulla per opporsi a quell’embargo del silenzio. Bloccato da qualcosa che somigliava vagamente alla coscienza sporca, aveva incassato il tacito rimprovero della cugina, lasciando che i giorni si susseguissero senza interruzione e giungesse il mese di ottobre.

 

 

“Sei un coglione, Gio. Più tempo fai passare, più Marti si sente ignorata e s’incazza” aveva osservato Gabriele giusto la sera prima, mentre caricavano la lavastoviglie.

“Veramente è stata lei ad eclissarsi” aveva precisato, non senza un pizzico di acrimonia.

“Era ora che lo facesse, se vuoi sapere come la penso. Sei stato abituato troppo bene: tutti a subire il tuo fascino di lupo solitario, a cercare la tua compagnia, a supplicarti di non rinchiuderti nella tua torre d’avorio; a degnarti di unirti a loro comuni mortali, senza che tu muovessi un dito per meritarti la loro simpatia…Un principino sul pisello in piena regola!”

Non ci era andato giù leggero, il fratellino.

“Notevole, mi sembra di sentire parlare Martina” aveva sbuffato lui. “Ne deduco che continuate a sentirvi su Messenger. Attento solo a non farti plagiare -o ad innamorarti di lei. E’ troppo sgamata per uno come te”.

“Non mi sta plagiando”, era avvampato Gabriele, “né sono tanto folle da prendermi una scuffia per nostra cugina. Sarebbe quasi un incesto, per Giove” e aveva scosso recisamente il capo, come ad esorcizzare una simile eventualità.

“Ne sei sicuro?” aveva insinuato malignamente l’altro. “Sono settimane che ci fai una testa così riferendoci quello che Martina dice, pensa, legge, detesta; e quanto è intelligente Marti, quanto è spiritosa Marti, quanto è lucida e critica e bella…Ci manca solamente che tu appenda una sua foto sopra il letto di modo da baciarla quando ti svegli e prima di andare a dormire” aveva proseguito.

“Stronzo” era sbottato il fratello minore. “La verità è che stai rosicando come il povero sfigato che sei, perché a differenza tua io so come tenermi stretta un’amica. So come comportarmi con Martina, come farla ridere, come incoraggiarla, come dimostrarle il mio affetto. Non sono vigliacco, io, non ho paura di telefonarle e confidarmi con lei” gli aveva rinfacciato.

Touché, Gabriele. Touché.

“Ti avverto, Gio: continuando a fare il sostenuto e a tenerle il muso non giochi a tuo favore. Forse all’inizio poteva sembrarti una scaramuccia da niente, ma il silenzio di Marti testimonia che non è affatto così. Questa volta la vostra amicizia è seriamente a rischio. Devi essere tu a andarle incontro -qualunque cosa sia successa tra di voi”.

“Come se tu non lo sapessi nei minimi particolari” aveva borbottato.

“Non ne so niente, infatti. Marti non mi ha voluto rivelare nulla; è corretta, non vuole coinvolgermi nelle vostre beghe”.

“Oh” aveva battuto le palpebre una volta, lentamente. Sorpreso.

“Chiamala, Gio. Invitala a cena da noi, a prendere un aperitivo, al cinema -dille che ti manca, che le vuoi bene. Fa’ qualcosa e fregatene di sembrare un coglione imbranato, perché tanto è quello che sei” aveva sorriso incoraggiante, allungandogli una pacca sulla spalla.

 

 

Fosse stato così semplice.

Come riuscire a fare breccia nel muro compatto di assenza e velato rancore che la cugina aveva eretto contro di lui? Giovanni ci pensava e ripensava; mentre cercava di decidersi, preferiva stalkerare il profilo Facebook di Martina. Era un modo come un altro per non perderla di vista. Non del tutto, almeno.

Un post nella bacheca della ragazza catturò la sua attenzione.

 

Melania Dato che ho tempo un giorno per farmi venire l'ispirazione e cercare di scrivere qualcosa: Martina, con chi preferisci essere shippata?

9 ottobre alle ore 16.06 · Mi piace

 

Martina Mi piacerebbe con Beatrice, se lei è d'accordo. XD

9 ottobre alle ore 16.07 · Mi piace

 

Beatrice Oh sì! Mel, facci fare sozzerie durante le spiegazioni di Petrarca che mai nessuna delle due ca*a di striscio (materia: Letteratura italiana 1). Questo è il mio prompt personale, ma sbizzarrisciti pure! XD
(Voglio proprio vedere come salto fuori in una storia.) (Sarà da deprimersi. XD Mi odierei) (Scrivi scrivi scrivi.)

9 ottobre alle ore 16.25 · Mi piace

 

Martina ‎...Jesus Christ Superstar. IN AULA?! O__o

9 ottobre alle ore 16.43 · Mi piace · 2

 

Quella sì che poteva essere una buona scusa per riallacciare i rapporti: chiederle -così, senza impegno- se per caso non avesse scoperto di essere lesbica! Per quale motivo, altrimenti, pretendere di venire shippata (Giovanni era abbastanza sicuro di aver azzeccato il termine) con una delle sue migliori amiche?

Bravo pirla. Così Martina avrebbe la scusa perfetta per saltarmi alla gola e divorarmi in un sol boccone.

…Come non detto. Come non detto.

Ritenta e sarai più fortunato.

 

 

 

 

Capitolo un pochino più lungo del solito (lo ammetto, sto cercando di farmi perdonare) e, per quanto apparentemente di transizione, molto significativo: anche i particolari più banali hanno una loro ragion d’essere *ammicca allusivamente*

Comunque, ripeto: mi vergogno moltissimo di aver tardato così tanto (due settimane, ugh) per aggiornare. Prometto che la prossima volta sarò puntuale come il mal di denti *__*

Visto che sarò principalmente io, Genio, a postare i prossimi capitoli, vi lascio il link della mia pagina autore su Facebook, per anticipazioni, gossip succulenti (?!) e altre amenità (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).

Che altro dire? Un bacio a tutti voi e grazie per non avermi linciato! XD

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Capitolo 5
*** Gabriele lasciò al fratello... ***


RATING: Sostanzialmente giallo, ma chissà -potremmo arrivare all’arancione e oltre, lol.

GENERE: Commedia, Romantico (?).

AVVERTIMENTI: Slash, Lime (??), linguaggio a tratti colorito.

DISCLAIMER: Qualsiasi riferimento a fatti, persone e luoghi realmente esistenti non è puramente casuale. I nomi, per motivi di privacy ed esigenze di copione, sono stati modificati e alcuni avvenimenti inventati di sana pianta…Per il resto, è una RPS (Real Person Slash) in piena regola :3

DEDICA: Al Fagiano Arcobaleno che ci ha ispirato questa storia e anche il nick: senza di te tutto ciò non avrebbe mai visto la luce <3 E alle nostre compagne di slash che aspettavano da mesi di leggerne le gesta.

NOTE: Beh, a dire la verità avevo intenzione di aggiornare diversi giorni fa; però, tra la sessione estiva, il caldo africano che mi fa sragionare e le altre long e OS che richiedevano la mia attenzione ho finito inevitabilmente per ritardare. Chiedo venia, ma sono un po’ culopesa XD

Ah, comunicazione di servizio: da oggi Cloud ed io ci dichiariamo ufficialmente in ferie, almeno per quanto riguarda questa storia. Non intendiamo però chiudere i battenti e rifarci vive a settembre; continueremo a scrivere e ad aggiornare, solo con pause più lunghe del solito tra un capitolo e l’altro. Non vi lasciamo soli, don’t worry XD

Buona lettura e a risentirci a fine pagina!

 

 

 

 

 

Gabriele lasciò al fratello una settimana di tempo perché riflettesse sulle sue parole ed escogitasse un piano per fare pace con Martina. Allo scadere del settimo giorno, vedendo che Giovanni a tutto aveva pensato, meno che a darsi da fare in tal senso, capì che era ora di passare all’azione.


Aspettò che fosse tornato dall’università -il martedì si tratteneva in facoltà fino alle tre e mezza- e appena udì un tintinnio di chiavi e la porta di casa che veniva aperta mise da parte i compiti per il giorno dopo e si scapicollò al piano di sotto.

Giovanni era ancora sulla soglia, con il casco in mano e la borsa a tracolla appesa ad una spalla; fece per togliersi le Converse, ma un gesto perentorio del fratello minore glielo impedì.

“Tieni pure le scarpe, stai per uscire di nuovo”.

“Eh? No, non ho impegni questo pomeriggio” ribatté stralunato l’altro.

“Ti sbagli, mio caro. Hai appuntamento con una persona che hai poco elegantemente evitato per tre mesi o giù di lì” il tono di Gabriele era glaciale.

“Non credo proprio” si oppose, sulla difensiva.

“Scommettiamo che invece ho ragione io?” insistette.

“Lele, per favore” sospirò alzando gli occhi al cielo. “Sono reduce da sei ore di lezione massacranti, devo riordinare gli appunti, ho bisogno di un’endovena di caffeina e ho pure saltato il pranzo, di conseguenza ho l’appetito di un lupo marsicano a digiuno da un mese-”

“Toh” lo interruppe l’altro, porgendogli un sacchetto di carta da panificio. “Pranzo al sacco preparato amorevolmente da me medesimo con tanto di thermos di caffè: puoi rifocillarti mentre vai da lei”.

Giovanni, caparbiamente, scosse la testa in segno di diniego.

“Fratellone, per favore, non costringermi ad essere volgare” replicò Gabriele senza scomporsi. “Capisco che noi maschi abbiamo un’età cerebrale di qualche anno inferiore rispetto a quella delle coetanee femmine, ma prova ad usare la tua brillante intelligenza e comportati da persona matura. Sei stato un perfetto stronzo con Martina, hai sbagliato: ti tocca pagare pegno”.

“Ah, io avrei sbagliato? Ma se è stata lei a cominciare! E’ da luglio che non si fa sentire” sbottò il ragazzo.

“E tu non l’hai fermata in alcun modo, genio! Ripeto, non so cosa vi siete detti, ma se avverti che una persona a cui tieni è arrabbiata con te cerchi di scoprirne il motivo, no? E non venire a raccontarmi che è tutta colpa dell’università che ti tiene impegnato, perché il tempo per andare in palestra e vederti con i tuoi amichetti lo trovi sempre” lo accusò.

Giovanni abbassò la testa, la baldanza di poco prima evaporata come gocce di pioggia al sole.

“Mi conosci, sai che preferisco evitare i conflitti, se è possibile” ammise, tristemente. “E detesto litigare con Martina, ogni volta ne esco come se mi avesse masticato per benino e sputato fuori”.

“Vabbè, neanche fosse un orco!” si ammorbidì un poco il fratello. “Non nego che sia un’esperienza spiacevole averci a che fare quando le vengono i cinque minuti, ma non credere che lei si diverta. Ci sta male, sai, per questa storia. Non me l’ha proprio detto”, aggiunse intuendo i pensieri dell’altro, “ma lo so. La conosco da quando sono nato, in fondo”.

A queste parole Giovanni risollevò lo sguardo; nei suoi occhi si leggeva la resa.

“E sia, hai vinto. Se mi muovo adesso la trovo a casa?” chiese, con faccia patibolare.

“Senza dubbio. Il martedì pomeriggio è libera come l’aria, e comunque a scanso di equivoci l’ho sentita giusto mezzora fa: sta buttando giù idee per una fanfiction, il fervore artistico le impedirà di staccarsi dal computer per le prossime due ore”.

“E il pranzo al sacco? Come faccio a mangiare se devo guidare il motorino?” provò a temporeggiare.

“Giusta osservazione” Gabriele incrociò le braccia. “Ti concedo un quarto d’ora per placare i morsi della fame da lupo marsicano, poi però mi farai il favore di muovere il tuo bel culo e precipitarti dalla nostra amata cugina” rispose con il più smagliante dei suoi sorrisi.

 

 

La zia (sorella di sua madre), venuta ad aprirgli la porta, nel vederlo per poco non si lasciò sfuggire la tazza di tè fumante che teneva in mano.

“Giovanni, tesoro, che bella sorpresa!” si riprese Michela, scostandosi per lasciarlo entrare. “E’ da un bel pezzo che non ti si vedeva da queste parti”.

“Sono stato piuttosto impegnato con le lezioni, zia, sai com’è. Bella camicia, a proposito” sorrise lui.

“Grazie -piuttosto, fatti vedere un po’” lo scrutò con attenzione. “Caspita, il tuo nuovo look è..”

“Ridicolo? Osceno?”

“Al contrario, è sorprendente. Non esattamente il mio genere, ma devo ammettere che ti dona moltissimo; sembri un’altra persona, davvero” fu il responso.

“Lieto di aver passato l’esame” il tono di Giovanni si fece più serio. “Martina è in casa?”

“Sospettavo che fosse lei il motivo della tua visita” la zia gli rivolse uno sguardo indagatore.

“L’ho un po’ trascurata, ultimamente” annuì nervosamente. “Devo rimettere insieme i tasselli del puzzle”.

“Beh, allora in bocca al lupo; la trovi in camera sua. Se ne esci tutto intero fermati per un tè, prima di andartene” lo incoraggiò lei con una pacca sulla spalla, prima di eclissarsi in cucina.

Giovanni deglutì, fissando le scale alla sua sinistra.

Ce la poteva fare.

 

 

 

La resa dei conti è imminente: quale sarà la reazione di Martina? E come sarà il nuovo look di Giovanni? *__*

Visto che sarò principalmente io, Genio, a postare i prossimi capitoli, vi lascio il link della mia pagina autore su Facebook, per anticipazioni, gossip succulenti (?!) e altre amenità (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).

Buone vacanze estive a tutti e in bocca al lupo ai maturandi (se ce ne sono) e agli universitari alle prese con la sessione estiva come noi!

Un bacione e a risentirci <3

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